Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: MaryLouise    22/02/2013    7 recensioni
«I miei amici cupidi, postini d'amore» annunciò raggiante Allock. «Oggi andranno in giro per tutta la scuola, consegnando i vostri auguri di San Valentino».
La porta dell'aula si aprì e dall'uscio, esitante, comparve un nano tozzo e bitorzoluto, con un grande naso rosso e delle ampie ali dorate.
«Oh, auguri di San Valentino persino per i ragazzi del primo anno!», sbottò infastidita.
I suoi alunni si guardarono intorno incuriositi, come se cercassero di indovinare chi sarebbero stati i destinatari dei messaggi tanto attesi.
«Sto cercando una certa Minerva McGranitt»
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt | Coppie: Albus Silente/Minerva McGranitt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Saint Valentine's Day

 

«Vede, quello di cui la scuola ha bisogno in questo momento è un sostegno morale. Cancellare i ricordi dell'ultimo trimestre! Ora non voglio anticipare niente, ma credo si sapere esattamente che cosa...»
Quello che intendesse Allock quando parlava di sostegno morale fu chiaro la mattina del 14 febbraio, a colazione.
[...]
Ron indicò il tavolo degli insegnanti, troppo disgustato per parlare. Allock, che indossava un abito dello stesso colore rosa acceso delle decorazioni, stava agitando le braccia per chiedere silenzio. Gli insegnanti che sedevano al suo fianco erano impassibili, come pietrificati. Dal punto dove si trovava, Harry vedeva un muscolo contrarsi sulla guancia della McGranitt. Quanto a Piton, pareva gli avessero propinato un bel bicchierone di Ossofast.
«Buon San Valentino!» esclamò Allock. «E il mio grazie alle quarantasei persone che mi hanno mandato una cartolina di auguri! Sì, mi sono preso la libertà di farvi una piccola sorpresa... e non finisce qui!»
Così dicendo batté le mani e dalle porte della Sala d'Ingresso entrarono una dozzina di nani dall'aria arcigna. Ma non erano nani qualsiasi. Allock li aveva dotati tutti di ali dorate e di un'arpa.
«I miei amici cupidi, postini d'amore» annunciò raggiante Allock. «Oggi andranno in giro per tutta la scuola, consegnando i vostri auguri di San Valentino».
[...]
[Harry Potter e la Camera dei Segreti - Capitolo 13: Il diario segretissimo]

 

 

Minerva infilzò il proprio bacon con forza. «Non riesco a credere che l'abbia fatto», borbottò, «No, sto sognando».
L'uomo al suo fianco ridacchiò.
La forchetta che stava portando alla bocca si bloccò a mezz'aria e la professoressa si voltò lentamente verso il Preside, «Non è divertente, Albus».
«No, non lo è», replicò lui, cercando di apparire serio.
Lei ingoiò il pezzo di bacon guardandolo di sottecchi, «Ti vedo, sai. Stai ridendo».
«Minerva, la scuola ha bisogno di tirarsi su il morale dopo i recenti eventi; oggi è San Valentino e...».
«E?».
«Beh, Gilderoy ha colto la palla al balzo, come dicono i Babbani».
«E' semplicemente un'altra occasione perché il caro professor Allock possa mettersi in mostra», fece notare lei, prima di bere un sorso di succo di zucca.
«Io penso che sia un'idea originale».
La professoressa di Trasfigurazione sgranò gli occhi e la bevanda le andò quasi di traverso. «Spero tu stia scherzando».
«Mai stato più serio».
Minerva scosse la testa, «E' del tutto inadeguato, fuori luogo».
«Per una volta potresti fare buon viso a cattivo gioco».
Lei si pulì le labbra con il tovagliolo, «Per una volta; di certo non questa», gli rispose, alzandosi dalla sedia senza guardarlo.
Albus osservò la sua figura alta e distinta mentre si allontanava dal tavolo degli insegnanti, «Vedremo se alla fine non farai buon viso a cattivo gioco, mia cara», mormorò.
 
*
 
La mattinata era nel pieno del suo fervore e Minerva era più impegnata che mai: aveva trascorso la prima ora insegnando ai ragazzi del terzo anno che iniziavano un programma particolarmente difficile, durante la seconda ora aveva preparato i Grifondoro del quinto anno per i G.U.F.O. e, alla terza ora, stava distribuendo topolini da trasformare in tabacchiere agli alunni del primo anno.
«L'incantesimo è semplice», iniziò, «basta agitare leggermente la bacchetta e...».
La porta dell'aula si aprì e dall'uscio, esitante, comparve un nano tozzo e bitorzoluto, con un grande naso rosso e delle ampie ali dorate.
«Oh, auguri di San Valentino persino per i ragazzi del primo anno!», sbottò infastidita.
I suoi alunni si guardarono intorno incuriositi, come se cercassero di indovinare chi sarebbero stati i destinatari dei messaggi tanto attesi.
«Sto cercando una certa Minerva McGranitt», replicò il nano, non prestando attenzione al suo commento.
Avrebbe voluto che il pavimento della sua aula la risucchiasse lì, sul posto. Gli occhi dei venti ragazzi seduti di fronte a lei si allargarono per lo stupore e alcune ragazzine iniziarono a ridere coprendosi la bocca con le mani.
«Sono io», rispose, tentando di trattenersi dal far Evanescere il piccolo cupido.
Il nano estrasse l'arpa e, dopo essersi schiarito la voce, cominciò:
«Amo la sua chioma nera corvina,
i suoi occhi penetranti da bambina,
la sua agile figura di forma felina,
così lo dico, senza vergogna, questa mattina».
Merlino, era anche peggio di quanto avesse immaginato.
«Grazie. Se è tutto, può andare».
Il messaggero chinò lievemente la testa e sparì, richiudendosi la porta alle spalle.
Minerva rivolse la sua attenzione ai propri allievi, lanciando uno sguardo che prometteva solo guai in caso avessero sparso la voce in giro.
 
*
 
«Allora, Gilderoy, quanti auguri hai ricevuto quest'oggi?», domandò Albus a cena.
Di fianco a lui, Minerva tentò di concentrarsi sul suo pasticcio di rognone.
«Moltissimi, signor Preside! Stamattina erano a malapena quarantasei, ma alla fine di questa giornata hanno toccato la cifra di ottantadue - solo gli auguri provenienti da questa scuola, s'intende».
«Certo, s'intende», replicò Minerva a denti stretti.
«Ho sentito che anche tu hai ricevuto un augurio di San Valentino, Minerva, è vero?», domandò incuriosito il vanesio professore di Difesa Contro le Arti Oscure.
Da chi era venuto a saperlo? La donna si appellò a tutto il suo autocontrollo per evitare di estrarre la bacchetta dalla tasca e lanciargli una fattura.
«Sì, è così», ammise, «Anche se tutto ciò non è affar tuo, Gilderoy».
«Oh - oh, Minerva, non essere così suscettibile. Mi stavo solo informando».
«Preferirei non lo facessi, grazie», tagliò corto lei.
Allock, visibilmente a disagio, si rivolse a Vitious, cercando di intavolare una discussione con lui. «E' così allora? Hai ricevuto un augurio per San Valentino, oggi?», le domandò Albus.
Minerva alzò gli occhi al cielo. «E anche se fosse?».
«Era solo per togliermi una curiosità».
«Sì, ho ricevuto un augurio di San Valentino», sbuffò infine. «Pure pessimo, oserei dire».
Silente ridacchiò. «Com'erano le rime?».
«Semplici; le frasi invece erano abbastanza confuse - sembrava che avesse scelto a caso le parole rima che, per pura coincidenza, riguardano la mia persona».
«Magari l'ha scritta di fretta».
Minerva gli scoccò un'occhiataccia, che il Preside ignorò. «Di cosa parlava?».
«Oh, non ricordo esattamente - cerco di cancellare i brutti ricordi il prima possibile! Qualcosa riguardo ai miei capelli e alla mia forma di Animagus, poi non ricordo».
«Dimentichi gli occhi verdi», mormorò l'altro.
«Cosa?», domandò lei, completamente distratta nel tentativo di ricordare la poesia.
«Niente», replicò. «Ti sei domandata chi potrebbe essere?», chiese dopo qualche minuto di silenzio, in cui entrambi si godettero la cena.
«No, ma sarà uno scherzo di qualche studente che si crede divertente».
«Dici?».
Minerva masticò il boccone appena ingoiato prima di rispondere, «E' solo una mia supposizione».
«Chi lo sa, magari qualcuno è segretamente innamorato di te», commentò lui, per poi tagliare la coscia di pollo che aveva nel piatto.
«Sì, bella battuta», replicò lei, chiudendo il discorso.
 
*
 
«Che giornata!», si lamentò Filius in sala professori dopo cena.
Minerva chiuse il quaderno contenente il plico di verifiche che stava correggendo con un sospiro, «Già, che giornata».
«Io direi che me ne vado a letto», annunciò lui, dopo aver richiuso il suo cassetto con un rumore secco, «Buonanotte, Minerva».
«E' una buona idea; penso che andrò a letto anch'io. Buonanotte, Filius».
La porta della sala insegnanti si riaprì poco dopo, «Credevo che volessi andare a dormire, Filius».
«Non so se Filius sia andato a letto o meno, io di certo sono ancora sveglio», le rispose Albus.
«Oh, Albus, non pensavo fossi ancora in piedi a quest'ora: è molto tardi».
Lui estrasse uno strano orologio Babbano dalla tasca della veste e l'osservò con attenzione, «Sono le undici, non è così tardi».
Minerva sbadigliò in risposta.
«Date le circostanze penso sia meglio che tu vada a letto», replicò l'uomo con un sorriso.
La professoressa annuì in silenzio, raccogliendo la propria borsa e inserendovi il quaderno con le verifiche all'interno.
«E' stata una giornata impegnativa; ho avuto una classe del terzo anno, una del quinto e una del primo, dopodiché due ore con i ragazzi del settimo anno - il martedì non è uno dei miei giorni migliori».
Silente ridacchiò, «Già; quello spasimante segreto, poi, deve aver occupato non poco i tuoi pensieri».
«Meno di quanto pensi», replicò lei piccata, «Non mi interesso di queste cose».
«Oh, andiamo, non dirmi che non vorresti sapere chi è».
Minerva lo scrutò con circospezione, per poi rispondere, «Almeno avrebbe potuto avere il buonsenso di dirmelo in faccia».
«Confessare i propri sentimenti non è così semplice come pensi; magari è un po' intimidito da te».
«Intimidito? Da me?».
«Sì, sei una donna combattiva, con un carattere forte, inoltre sei particolarmente terrificante quando ti arrabbi».
«Non vedo perché dovrei arrabbiarmi, al massimo lo rifiuterei gentilmente».
«Non ti arrabbieresti nemmeno se avesse scelto di metterti in imbarazzo davanti ai tuoi studenti del primo anno?».
Minerva strabuzzò gli occhi - come faceva a sapere questi particolari?
Non li aveva detti a nessuno e di certo i suoi allievi non si sarebbero azzardati a farlo, non dopo le minacce di morte che aveva loro assicurato con un solo sguardo.
«Nemmeno se ti ha scritto una pessima poesia che parla della tua chioma corvina, i tuoi occhi da bambina e la tua forma felina?».
Minerva lo fissò in silenzio, la bocca leggermente aperta per lo stupore.
«Come...?», domandò qualche secondo dopo, incapace di concludere la frase.
Albus continuò a guardarla, immobile.
«E' stato qualcuno dei Tassorosso del primo anno, vero?», chiese irritata, «Hanno sparso la voce in giro, altrimenti Gilderoy non avrebbe potuto...».
Silente scosse la testa.
«E allora chi...?», si fermò a metà frase, realizzando finalmente ciò che aveva tentato di comunicarle implicitamente.
«Sei stato tu», sussurrò.
Lui le sorrise debolmente, annuendo.
«Perché? Era per prenderti gioco di me, Albus?», domandò con un filo di voce.
«No», rispose l'altro, «Questo mai».
«Allora perché? Per quella discussione avuta stamane a colazione?».
«Stai cercando tutte le spiegazioni possibili, ma non hai ancora preso in considerazione la più ovvia», mormorò.
«La più ovvia...». Le pupille di Minerva si dilatarono per lo stupore, «Di certo tu - no, non è possibile».
Le si avvicinò lentamente, posando le mani sulle sue braccia.
«E' uno scherzo, vero? Perché tu...», fu interrotta di nuovo dal contatto delle labbra di Albus sulle sue. Fu un bacio leggero, quasi casto, della durata di un secondo; Minerva era senza parole.
«Ci credi ora?», sorrise lui.
«Io... non lo so», mormorò confusa.
«So che può averti colto di sorpresa, è stato tutto molto affrettato, mi dispiace e...». Minerva gli posò un dito sulle sue labbra, «No - devo solo abituarmi all'idea, ecco», concluse accarezzandogli, con un poco di esitazione, la guancia.
Albus prese la mano nella sua e le baciò l'interno del polso.
Lei gli sorrise timidamente, «Vorrei farti presente solo una cosa».
«Cosa?», chiese Silente, appoggiando la fronte su quella della donna e percependo il suo respiro tiepido.
Minerva ridacchiò, «Quella poesia era davvero orrenda!».




Sera gente!
E' una fic semplice e senza pretese, un'idea malata che mi è venuta in mente l'anno scorso, quando, purtroppo, San Valentino era già passato.
So che la sto pubblicando con un bel po' di ritardo, ma l'ho finita il prima possibile, spero vi piaccia.
Aggiornerò la mia long Albus/Minerva, Set Fire to the Rain, appena posso - la mia beta adorata deve finire di correggere il nuovo capitolo ^^
Buona serata a tutti
Jo


   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: MaryLouise