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Autore: pennafluo    23/02/2013    1 recensioni
Cassidy, 17 anni, Denver. Ironica e a tratti agressiva si ritrova al terzo anno del liceo. Stanca della solita routine, convince i genitori a farla partire per sei mesi affinchè possa studiare in una nuova scuola di una nuova città: San Diego! Nuovi amici, feste, tante risate e la prima vera cotta.. Crede sia il vero amore, ma poi le si piazzano davanti due occhioni verdi e un sorriso sghembo "Piacere, Blake."
-Lo fissai a lungo, dai capelli alla mascella squadrata. I nostri occhi si trovarono e lui sostenne il mio sguardo senza batter ciglio. Mi domandai se anche lui provava quello che provavo io ogni volta che ci guardavamo, anche solo per qualche secondo. Poi mi sorrise, e come ogni dannata volta mi rinnamorai di quelle labbra storte, di lui. Si avvicinò e mi sussurò nell'orecchio "Ti amo, Cassy." Inconsciamente aveva risposto alla mia domanda.-
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Mi feci spazio fra la gente, qualcuno mi imprecò contro mentre aliti di alcol mi impregnavano la pelle del collo e delle braccia. Sentii un vaso o delle bottiglie cadere, e poi urla e stridii. Era chiaro che la situazione stesse sfuggendo di mano a Kate e a me stessa, ma ero troppo distratta e c’era troppa gente. Anche gente “non affidabile”, quelli da cui i tuoi ti dicono di star lontano, ma non m’importava. I tacchi con il plateau tintinnarono sugli scalini. Probabilmente ero perfino bella, stretta nel mio tubino blu. Eppure dall’inizio della festa, almeno due ore e mezza, l’unica persona a cui mi interessasse mostrarmi non si era fatta viva. Ma era lì, ne ero sicura. Avevo sentito perfino qualcuno dire che si era ubriacato, ed ero preoccupata. E ridicola in più, mi sentivo una mammina.

‘Dove cazzo è?!’

L’avevo cercato ovunque, senza risultati. Con lo sguardo ripercorsi tutto il salone sottostante, incrociai gli occhi di Samuel e poi quelli di Grace accennando un saluto. Mi sembrò anche di incontrare quelli di Blake, ma sorvolai poco interessata. Ormai rimaneva solo il piano superiore, anche se mi pareva strano fosse arrivato fin là.

‘Certo, la voglia di vomitare ti può portare lontano’

In fondo solo ora capisco quanto fui stupida, e quanto fosse banale e ovvia quella scena, quell’insieme di avvenimenti. Quanti film avevo visto che seguivano la stessa trama? Quante volte avevo preso per il culo gli autori perché non avevano fantasia? Ma credevo mi amasse, nonostante stesse con me da un mese e mezzo, nonostante il fatto che fosse popolare e bellissimo, nonostante in realtà non sapessi davvero chi fosse, nonostante fosse impossibile, credevo mi amasse.

***


Mi bloccai sulla porta della camera da letto di Daiva e Carl. I miei occhi non si inumidirono neanche, per mia fortuna il mio orgoglio era più forte delle lacrime, strinsi però i pugni premendo le unghie sui palmi. Non capii cosa fosse, se dolore o delusione, o se entrambi. Ma fece male, poco sotto al cuore e un po’ allo stomaco: come quando sei sulle montagne russe e senti un vuoto dentro forse per la paura o per l’adrenalina, solo che in quell’istante fu perché ero stata tradita.
Chad mezzo nudo sovrastava una bionda in reggiseno. Le mani che stringevo io tra i i suoi capelli, le braccia che cingevano me ora premevano sui suoi fianchi, le labbra che si adagiavano sulle mie ora bramavano le sue. Feci appena in tempo a girarmi e correre verso la mia stanza che mi intravide di striscio.

***


Stavo per arrivare alla mia camera, desiderosa di chiudermi dentro e non uscirne mai più, quando mi si parò davanti l’ultima persona che avrei voluto incrociare.

‘Blake,no’


“Blake non è il momento..” sperando che la mia voce non si rompesse in pianto.

“Se la spassano già da un po’, sei in ritardo” disse in tono tranquillo.

Alzai lo sguardo, sbalordita. Non potevo crederci, era un figlio di puttana. Non capiva neanche minimamente come potessi sentirmi? No, no,no,no. Non potevo sopportare anche questo senza crollare.
Non risposi neanche e gli tirai un pugno in un occhio. Non si mosse di un millimetro, come se se lo aspettasse, e continuò a puntarmi quegli schifosi occhi verdi dentro. E mi sentii nuda e bambina sotto di essi, sussultai.

‘Ma cosa ha da guardare, cosa!’

Presi a sferrargli pugni sul petto e mentre lui incassava e le lacrime cominciavano a rigarmi le guance. Ed aumentarono ed aumentarono. E continuai a picchiare, fino a quando la vista non fu troppo annebbiata. Blake mi afferrò i polsi, mi asciugò le lacrime con il dorso della mano. Mi lasciai affogare in quei suo offuscati punti verdi, vulnerabile. Sorrise, quel sorriso sghembo che mi fece sentire quel vuoto un po’ meno pesante.

“Ci penserò io, Cassy” quel diminutivo pronunciato dalle sue labbra suonava diverso, suonava bene.

Mi accompagnò in camera e si portò a sedere contro il muro, mi imprigionò contro il suo corpo. Continuai a piangere per non so quanto tempo, mentre lui mi stringeva in silenzio. L’ultima immagine che vidi fu il suo occhio nero, poi mi addormentai
  
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