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Autore: Mirrine    25/02/2013    3 recensioni
Matt, Mello e Near.
In Death Note abbiamo visto i tre autentici eredi di L lottare contro il caso Kira e... basta.
Sì, credo che manga e anime non ci abbiano mostrato il lato "umano" di questi tre piccoli geni e io spero invece di scoprirlo proprio in questa mia storia! Desidero che i nostri amati successori di L scendano un po' dall'alto piedistallo creato dalla loro intelligenza per tornare a essere ragazzi con gioie e, purtroppo dolori.
Il caso Kira rivisitato in maniera umana, nel proprio background più denso di sentimenti.
Buona lettura!!!
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Near, Watari | Coppie: Matt/Mello
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lo zippo produsse un secco schiocco metallico quando lo feci scattare con un unico, abituato, colpo di mano per liberare la magica benzina che avrebbe alimentato il mio personale vizio capitale.
Una leggiadra nube di denso fumo grigio si liberò improvvisamente dalla sigaretta che tenevo precariamente in equilibrio fra le labbra schiuse dandomi un’effimera sensazione di calma.
E c’era da scommettere che, seppur falsa, me ne sarebbe servita, di calma.
Perché infine era arrivato.
Il momento della fine.
Della mia.
Della nostra.
Fine.
Mi ero detto che, in fondo a quel cratere bollente che era la mia anima, l’avevo sempre saputo.
Che quella guerra assurda ci avrebbe condotti entrambi a morte.
Ora che c’eravamo però iniziavo a rendermi conto che una cosa era averlo sempre saputo...
Perché, be’, viverlo era un altro paio di maniche.
Molto lunghe e terrorizzanti.
 
Me ne stavo scompostamente seduto sul caldo sedile in pelle scura della macchina che, con tante fatiche e parecchi trucchetti di “magia”, ero riuscito a comprare.
Quella  magnifica Chevrolet che, forse per un macabro scherzo del fato, aveva un’intensa colorazione purpurea.
Poco distante dalla tonalità bronzea dei miei capelli indomabili e perfettamente uguale invece a quella che avrebbe avuto il sangue che, di lì a poco, avrei sicuramente versato.
Già, perché, arrivati a questo punto, era inutile illudersi.
Sarei morto.
Saremmo morti.
Stecchiti, inermi e dimenticati.
Un sorriso ironico mi solcò involontariamente un lato della bocca mettendo a rischio l’acrobatico equilibrio della sigaretta, non avrei mai pensato di cadere in riflessioni simili.
Mihael, lui sì che avrebbe potuto essere così cinico, d’altra parte lo era sempre stato.
L’appropinquarsi della Morte però sembrava aver invertito un po’ i poli del nostro piccolo mondo.
 
- Ce la faremo.
Erano state queste le ultime, innocentemente false, parole che il mio dolce demone dagli occhi di ghiaccio mi aveva rivolto guardandomi con uno stupefacente velo di preoccupate lacrime mentre mi rivestivo.
Per pochi istanti ero rimasto attonito.
Immobile e senza fiato.
Come se una maledetta piovra gigante mi avesse agguantato per la vita e mi tenesse stretto tra i propri schifosi tentacoli viscidi per divorarmi.
Semplicemente il mio cervello non riusciva a comprendere come solo pochi attimi prima avessi raggiunto le vette della gioia più pura tra le braccia del mio Paradiso personale e mi stessi poi preparando per andare a morire.
Un istante dopo però avevo visto l’espressione colpevole dipinta sullo splendido volto distrutto dal dolore di Mihael e tutte le ragioni che mi avevano spinto ad offrirgli la mia vita senza rimpianti o rancori avevano preso a sfilarmi severamente davanti destandomi immediatamente.
Mi ero avvicinato nuovamente a lui e col cuore in procinto di restare schiacciato fra la disperata gioia e un furente dolore, gli avevo  posato il mio addio sulle labbra cercando di metterci tutto il marasma di sentimenti che provavo per lui dalla notte dei tempi.
Un singhiozzo aveva minacciato di uscirmi dalle labbra contratte ma l’avevo soffocato assieme alla fiumana di lacrime che spingevano freneticamente per fuoriuscire dai miei occhi, già purtroppo vagamente lucidi.
- Sono felice di morire per te.- avevo sussurrato dolcemente prima di voltargli le spalle nel goffo tentativo di nascondergli la cascata di amaro dolore che mi si stava riversando sulle guance.
- Mail...
Lo sgangherato stipite della porta d’ingresso si era lamentato con intensi scricchiolii, unendosi al canto di profonda disperazione ineluttabile che il mio cuore cantava ormai ininterrottamente da giorni che sembravano secoli, quando ci avevo serrato convulsamente la mano sopra nel tentativo di reggermi.
- Lo so, Mihael.
La saliva sembrava essersi fatta di colla quando avevo cercato di mandarla giù insieme al bollente grumo di acide lacrime, prima di voltarmi per l’ultima volta.
- Ti amo.- avevo biascicato aprendomi in un vago sorriso con cui speravo mi avrebbe ricordato, vivo o morto che ne fosse uscito.
A quel punto però non avevo saputo resistere oltre e mi ero lanciato fuori da quel maledetto buco che aveva protetto il nostro fragile amore e che ora conservava un pezzo della mia anima in frantumi.
Ero letteralmente fuggito in macchina, futura tomba metallica della mia morte fiammante.
Ed ora ero qui nell’abitacolo nebbioso del fumo convulso che avevo consumato in soli cinque minuti, a cercare di ignorare quel senso di impotente piccolezza da cui mi sentivo schiacciato.
 
Un rombo possente accompagnato da un’audace sgommata.
 
La rombante tromba di guerra aveva squillato.
Il pendolo della mia morte aveva scoccato la mezzanotte.
Il motore della Chevrolet sbuffò vistosamente quando girai piano la chiave nel quadro per invitarla ad accendersi cercando al contempo di non scoppiare a ridere follemente per l’ironico destino che mi spingeva a guidare incontro alla mia stessa fine.
 
Gli infiniti grattacieli di quella impossibile città brillavano delle calde luci aranciate di case e uffici.
Per un attimo mi persi in quell’arcobaleno artificiale che sapeva di sogno.
Certo, il sogno!
Adesso ricordavo!
Era stato anni fa, il giorno in cui ero finito in infermeria perché Mihael mi aveva spaccato il naso.
Avevo sognato di trovarmi in una macchina a guidare attraverso una nefanda notte oscura con la Morte nel cuore.
La sigaretta cominciò a tremarmi convulsamente fra le labbra mentre una serie ininterrotta di brividi di gelida paura mi torturavano malignamente la schiena.
Della serie non sempre è un bene che i sogni si realizzino.
Bene.
Grazie tante, avrei voluto urlare a quel gelido cielo insensibile che sembrava semplicemente infischiarsene del mio destino di morte.
Sarebbe stato inutile, lo sapevo.
Così come sarebbe stato del tutto inutile sperare di salvarci.
In realtà niente più era utile in quel momento.
 
Lo specchietto retrovisore lampeggiò delle attese luci giallastre di alcune macchine scure e il mio piede si mosse istintivamente sull’acceleratore.
In un attimo mi balenò il volto angelico di Mihael, con quel sorriso sereno che solo da bambino gli avevo visto fare.
Lo stesso sorriso che mi aveva fatto innamorare follemente di lui.
Dal primo giorno all’ultima ora.
- Addio Mihael...- mormorai asciugandomi l’ultima lacrima della mia vita prima di calarmi i suoi googles sugli occhi, accendermi una sigaretta e andare infine a morire per l’unica ragione al mondo per cui avrei desiderato cessare definitivamente di esistere.
Mihael.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccoci qui.
Ciao a tutti.
Dopo un’attesa deplorevolmente lunga eccovi l’ultimo atto di questa grande tragedia che spero di aver rappresentato dignitosamente dall’inizio alla fine.
Ringrazio la mia amata Dogliva che con tanta pazienza e amore ha continuato a seguirmi con la stessa fedeltà di una cara amica.
Grazie ad Uni che si è unita alle lettrici e ha avuto il valore aggiunto di recensirmi spesso, il che ha contribuito a portarmi fino alla fine di questa esperienza.
Grazie a Nomeda che ha deciso magnanimamente di recensire qualche capitolo così come soniuccia.
Grazie a tutti.
Ho pianto molto su questo chap e crudelmente spero che lo facciate anche voi.
Ora però basta stressarvi ulteriormente, mi inchino al gentile pubblico e vi do il mio addio.
Mirrine.
  
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