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Autore: giuliasvoice    25/02/2013    0 recensioni
Dal prologo:
"Mi avvicino all’uomo ripromettendomi di non fare più favori Nicole. “Salve” dico per attirare la sua attenzione. L’uomo si volta, mi si blocca per un attimo il respiro e vedo passare sul suo volto la stessa espressione che doveva esserci in quel momento sul mio mentre vengo trasportata indietro dai ricordi a qualche anno prima, al mio ultimo anno di liceo."
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3


Quando tutti gli studenti sono usciti dall’aula la professoressa inizia ad espormi il programma e mi da una lista degli autori e delle opere che hanno già studiato.
Esco dall’aula scorro velocemente i nomi e i titoli, sono tutte cose che ho già affrontato nella mia vecchia scuola e perciò non avrò bisogno di mettermi in pari con il programma.
Il resto della giornata passa velocemente, riesco a trovare tutte le aule senza difficoltà grazie all’aiuto di una piantina che ho trovato in mezzo ai fogli che mi aveva dato la segretaria, non so come abbia fatto a non accorgermene prima.
Certo, camminare tutto il tempo con una piantina sotto al naso non è esattamente il massimo ma è sempre meglio che chiedere informazioni ad ogni persona che incontro.
Poco prima di arrivare in mensa sento la borsa vibrare. La apro e comincio a cercare a tentoni il cellulare, tra il numero infinito di cose (molte inutili) che mi ostino a portarmi dietro.
Dopo numerosi squilli riesco a trovare il cellulare e rispondo senza nemmeno leggere il nome sul display.
“Pron...” non riesco a finire di parlare che un urlo squillante e dal tono irritato mi perfora il timpano e allontano di qualche centimetro il cellulare dall’orecchio.
“Sentimi bene, ragazzina, il fatto che tu ti sia trasferita in un’altra scuola non ti autorizza a dimenticarti di me, della tua migliore amica rimasta in questo…in questo…” riesco quasi a vedere le sue labbra arricciarsi nella sua tipica smorfia di disappunto “SCHIFO!” urla più forte con voce piagnucolante.
“Nicole, calmati, mi stai rompendo un timpano, abbassa la voce” dico entrando nel bagno lì vicino per poter parlare più tranquillamente.
Abbozzo un sorriso educato, di saluto, alle due ragazze nel bagno che si girano appena entro. Mi squadrano dall’alto al basso, con uno sguardo altezzoso, prima di tornare alla loro occupazione, rifarsi il trucco.
Sono conciate come delle modelle in passerella. Vestite firmate dalla testa ai piedi, una ha i capelli biondi e lisci l’altra, con la pelle più scura, molto più ricci.
Sembra che abbia messo le dita in una presa elettrica penso istintivamente.
“Karen? Mi stai ascoltando?” chiede Nicole con una voce infastidita.
“Sì, Niky, datti una calmata però, sembri una fidanzata isterica”
“Non chiamarmi Niky, lo sai che lo odio” continua irritata.
“Sì, lo so” dico cercando di trattenere una risata al ricordo di Nicole che, un paio di anni fa, quando ci eravamo conosciute da poco, aveva cominciato ad urlare in mezzo al bar dove stavamo prendendo un caffè di non chiamarla Niky e il proprietario aveva quasi dovuto cacciarla.
“Bene, almeno non ti sei dimenticata di me” dice sospirando.
Inarco un sopracciglio, a volte (sempre) quella ragazza si comporta come una bambina di cinque anni. “Nicole, è passata una settimana da quando mi sono trasferita e oggi è solo il primo giorno di scuola” mi blocco vedendo che le due ragazze mi stanno guardando di nascosto, attraverso lo specchio, con un’espressione di disgusto.
“Qualche problema?” chiedo non riuscendo a trattenermi, irritata dai loro sguardi. Loro si voltano e mi lanciano un’occhiata di superiorità “No, nessuno” dice piano la bionda.
“Bene” dico con voce quasi incolore ma lanciandogli un’occhiata che speravo risultasse tagliente, poi mi volto per entrare in una delle cabine per mettere più spazio possibile tra me e quelle due.
Appena mi chiudo la porta alle spalle sento le due ragazze sghignazzare e sento una frase che non riesco a capire che suona molto come “Ha visto come si era vestita?”.
Quasi istintivamente abbasso gli occhi per guardarmi. Indosso un paio di jeans e un maglione bianco, non mi pare di essere vestita in modo così terribile.
Chiudo gli occhi e conto fino a dieci, lentamente. Mi ci vuole tutto il mio autocontrollo per non uscire a rovinare quei visini truccati.
Apro gli occhi e faccio un respiro profondo e solo allora mi accorgo del terribile tanfo che c’era in quell’ambiente. Non che mi aspettassi di trovarlo profumato ovviamente ma è comunque un colpo per le mie narici.
Sento Nicole blaterare qualcosa di insensato dall’altro capo del telefono, ha continuato a parlare nonostante non la stessi ascoltando, tipico.
“Scusa, non stavo ascoltando, che stavi dicendo?”la interrompo sperando che non si arrabbi come è solita quando smetto di seguire i suoi discorsi, alle volte quasi deliranti.
Sbuffa scocciata ma quando parla ha stranamente una voce tranquilla, devo mancarle molto se non si sforza nemmeno di sembrare arrabbiata. “Che è successo?” chiede.
“Niente, gente che non sopporto” dico alzando le spalle pur sapendo che non può vedermi.
“Fammi indovinare,” dice tranquilla “sono ragazze. Truccate, firmate, altezzose che guarderebbero te e un insetto più o meno allo stesso modo?”
“Già” confermo annuendo.
“Stile Janette, quindi”
Janette era una nostra compagna del corso di spagnolo. Era la tipica ragazza bella, ricca e oca. Capelli corvini, occhi color ghiaccio e naso alla francese. Credo di non averla mai vista con un capello fuori posto in tre anni di liceo o con un vestito che costasse meno di uno stipendio addosso.
Sarebbe stata comunque sopportabile se non avesse avuto la brutta abitudine di guardare tutti dall’alto in basso, come se non fossero degni di lei, come se tutte le cose che possedesse la facessero valere più degli altri. Probabilmente aveva più puzza sotto al naso lei di quella che ho io in questo momento. 
“Peggio di Janette” dico con fare melodrammatico “Perlomeno lei aveva la decenza di stare zitta la maggior parte delle volte”aggiungo aprendo la porta della cabina e andando davanti ai lavandini. Le due ragazze se ne sono andate.
“Dai, smettila di pensarci” mi dice Nicole “Ti rovinerai la giornata”. È davvero stano sentire un consiglio equilibrato da parte di Nicole. Mi limito ad emettere un mugugno poco convinto.
“Sul serio, lascia perdere, le hai appena incontrate, potresti esserti sbagliata. Piuttosto, a parte le due simpaticone, hai incontrato qualcun altro?”
Subito mi ritorna alla mente l’immagine del ragazzo di stamattina e vedo nello specchio che le mie guancie si sono colorate leggermente di rosso. “N-no, nessuno…” dico impacciata.
“Bugiarda” dice subito Nicole.
“E tu che ne sai scusa?” dico accigliandomi e  mettendomi una mano su un fianco nonostante sappia che non può vedermi. Per quella ragazza sono un libro aperto e non sempre la cosa mi pace.
“Innanzitutto è molto probabile che tu abbia parlato con qualcuno perché non essendo estremamente timida non credo che tu sia stata sola tutto il tempo e poi ti sei innervosita quando ti ho chiesto se avevi incontrato qualcuno…è un ragazzo?” sento che sta sorridendo pronunciando le ultime parole e avvampo.
“Sei la stessa Nicole che ho lasciato una settimana fa? Non ti avranno sostituito gli alieni? Dopo un consiglio sensato e dieci secondi di conversazione quasi seria mi fai preoccupare” dico sorridendo, cercando di cambiare discorso.
“Simpatica” bofonchia Nicole. Sento delle voci dall’altro capo del filo. “Adesso devo andare a mensa ma non credere che dimenticherò questo discorso, ne riparliamo più tardi” dice. Riattacca senza darmi il tempo di ribattere.
Alzo gli occhi al cielo, sorridendo e rimetto il telefono in borsa. La mia migliore amica è quello che più mi manca della mia vecchia città. Sospiro uscendo dal bagno.
Appena mi chiudo la porta alle spalle vedo, a qualche metro da me, Zayn che sta sfogliando il quaderno che aveva durante l’ora di letterature camminando in mezzo al corridoio. Probabilmente sta andando a mensa. Rimango ferma un attimo, indecisa se andare a salutarlo, a causa del suo comportamento durante l’ora di letteratura.
Faccio qualche passo titubante quando vedo un gruppo di ragazzi oltrepassarlo. Il ragazzo dalla parte più esterna del gruppo gli da un violento spintone mentre passa e Zayn cade in avanti facendo finire il quaderno quasi accanto a me.
Lo raccolgo e in pochi passi raggiungo Zayn. “Tutto a posto?” chiedo porgendogli il quaderno mentre mi chino per aiutarlo a rimettersi in piedi. Lui si alza massaggiandosi la spalla sinistra. “Sì, grazie. È colpa di quel bastardo di Liam” dice fra i denti.
Mi alzo di scatto per andare da quel Liam a dirgliene quattro poichè comportamenti del genere mi fanno andare fuori dai gangheri, quando lui e il suo gruppetto si girano ridendo di Zayn. Fisso gli occhi in quelli del ragazzo che lo aveva spinto a terra e mentre riconosco in lui il ragazzo di stamattina sento mi sento invasa da un’ondata di delusione.
“Liam” mormoro senza riuscire a dire altro.


Ciao a tutti :)
Ecco svelata l'identità del "ragazzo di stamattina" :P anche se immagino che si era capito fosse Liam. Così il ragazzo che sembrava tanto gentile è in realta un bulletto coglione, sorpresa! :D
Sinceramente non ero convintissima di questo capitolo, spero comunque che vi sia piaciuto. Recensite se vi va e ditemi che ne pensate :)
Al prossimo capitolo :)
P.S. Ho visto che due persone hanno inserito la mia storia tra le seguite asdfghjkl grazie! :D

  
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