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Autore: ChocolateClaire    25/02/2013    1 recensioni
{01. Scialuppe e mostri marini; Sirius Black non si era mai sentito del tutto normale, ma doveva ancora capire se effettivamente la colpa fosse o non fosse sua}
{02. Bauli, mantelli, maglioni e biscotti; Remus, nonostante i suoi undici anni, aveva un buon metodo quasi per ogni cosa. Quindi i suoi genitori non si stupirono più di tanto quando, dopo essere entrati nella camera da letto del figlio, lo videro intento ad appallottolare i calzini e a riporli con cura all’interno del vecchio baule di famiglia. Aveva persino separato i bianchi dai colorati}
{03. Iniziare nel peggiore dei modi; Il ragazzo che lo aveva salutato, lo riconobbe immediatamente, era lo Spettinato del treno}
{04. Preludio all'amicizia; La loro amicizia non era sbocciata immediatamente, ma aveva avuto bisogno di tempo per mostrarsi in tutte le sue potenzialità. Certo, James e Sirius si erano conosciuti sull’Espresso per Hogwarts, ma il primo incontro non aveva sancito da subito il solido rapporto che tra i due si sarebbe instaurato solo parecchie settimane dopo}
Raccolta di momenti riguardante la Old Generation, focalizzata in particolare su Sirius, Regulus, Remus e James.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Granelli di sabbia

 

 

 

 

 

 

Hogwarts, inverno 1972

 

Remus Lupin non solo non si era mai sentito del tutto normale, ma aveva anche la certezza di non esserlo. La licantropia aveva reso la sua esistenza una sorta di menzogna ben pianificata; lui non doveva parlarne, nessuno doveva sapere. Remus aveva sempre vissuto nell’ansia di venire scoperto, fin da bambino, quando i genitori lo portavano al parco per farlo giocare con i suoi coetanei; giocava con gli altri, ma era sempre un po’ reticente, un po’ sulle sue.

Crescendo le cose si erano fatte più complesse. Se prima Remus aveva solo la vaga idea di quanto l’essere un lupo mannaro fosse una cosa brutta, più in là si rese conto che la maggior parte dei maghi, tutti forse, consideravano quelli come lui feccia sulla terra, un male da debellare con tutte le forze. Lo aveva letto su un libro che trattava di creature magiche ― semplicemente per il gusto di leggere; ancora non si era mai considerato una creatura magica, una specie di bestiola ― e ne era rimasto sconvolto. La conferma negli occhi cupi dei suoi genitori, poi, era stata devastante.

Infine, l’arrivo ad Hogwarts aveva dato l’avvio alle paranoie. Una delle tante si focalizzava sulle sue cicatrici, così maledettamente poco discrete, così chiassose, pensava, nel rendere evidente a tutti la loro origine. Camminava spesso a testa bassa per non attirare l’attenzione su quei profondissimi solchi e, quando qualche curioso riusciva a braccarlo e a fargli domande in merito, lui rispondeva farfugliando storie una meno credibile dell’altra. Avesse ricevuto, insieme alla licantropia, anche il dono del saper mentire bene, almeno avrebbe saputo come tirare avanti.

Un’altra delle paranoie riguardava l’avere degli amici. Era una cosa sconsigliabile, sconsigliabilissima. Con gli amici si entra in confidenza, gli amici si sentono a loro agio nel fare domande personali; no, no, non poteva proprio permetterselo. Quindi evitava tutti nella maniera più accurata possibile, sperando che, col tempo, gli altri studenti lo avrebbero etichettato come asociale e lo avrebbero lasciato nel suo brodo. Ma alcuni erano proprio difficili da evitare, le tipiche persone che più vengono respinte e più si lanciano alla carica; questi erano i suoi compagni di dormitorio. Bella fortuna.

Il più pressante era James. Da ragazzino viziato che era, non accettava un no come risposta; gli aveva chiesto talmente tante volte di unirsi a lui e agli altri che Remus non sapeva più che scusa inventarsi. Poi c’era Sirius, quello che inizialmente lo fissava spesso con aria di sfida. Da quando lui e James erano diventati culo e camicia era cambiato completamente; non più scontroso e aggressivo, ora scatenava la sua energia progettando scherzi e combinando guai. Era simpatico però, Remus lo aveva rivalutato; a volte doveva trattenere una risata quando sentiva i discorsi che faceva con James e Peter.

Pettigrew era invece quello che faceva sentire Remus più a suo agio; era un tipo tranquillo, perfettamente in grado di rispettare gli spazi altrui. Capitava anche che Remus si mettesse a parlare con lui spontaneamente, cosa impensabile con gli altri due, che, sicuramente, avrebbero preso la palla al balzo per trascinarlo in qualche casino.

Poi, inspiegabilmente, quasi senza accorgersene, i quattro fecero amicizia. La cosa avvenne così gradualmente che, quando Remus se ne rese conto, anche volendo non avrebbe più potuto fare marcia indietro. All’improvviso il lupo mannaro faceva parte di un gruppo.

Avere degli amici era una cosa meravigliosa, così meravigliosa che Remus si chiedeva come aveva fatto a vivere undici anni senza averne avuto mai neanche uno. Ma quel senso di felicità, di appartenenza, era costantemente minacciato dalla paura di venire scoperto. Come avrebbero reagito James e Peter? Come avrebbe reagito Sirius, il rampollo purosangue? Lo avrebbero considerato anche loro feccia?

Remus cercava di seppellire dentro di sé quel terrore, sperando che il giorno in cui lo avrebbero smascherato non arrivasse mai, ma era sempre più difficile trovare scuse per le sue assenze, perfettamente cadenzate una volta al mese, per le ferite che ne seguivano, per la sua aria malaticcia.

 

***

 

Il secondo anno scolastico era iniziato sotto il segno delle domande scomode. Remus era tornato ad Hogwarts con una cicatrice nuova di zecca, sul mento; se l’era fatta un paio di settimane prima e, oltre ad essere fresca, era anche parecchio profonda.

L’anno precedente se la era cavata perché, per un caso fortuito, si era procurato cicatrici solo sul corpo, quindi in punti che non attiravano l’attenzione. Quelle in faccia, vecchie, le aveva potute spiegare semplicemente inventandosi un incidente avuto da piccolo. Adesso, però, il nuovo sfregio era sotto gli occhi di tutti e, ovviamente, i suoi amici avevano iniziato a tartassarlo. Remus detestava raccontare loro bugie ― lo faceva sentire una cacchina schifosa ma si sentiva costretto a non essere sincero. In ogni caso, essendo un pessimo bugiardo e, allo stesso tempo, un ottimo interprete degli atteggiamenti altrui, sapeva benissimo che quelli non si bevevano né l’attacco del coniglio selvatico, né l’incidente col trattore del vicino babbano, né tutte le altre scemenze che raccontava.

Alla fine, il giorno della verità giunse con l’arrivo dell’inverno. Remus si accorse subito che c’era qualcosa che bolliva in pentola; sorprendeva spesso i suoi amici a confabulare e, soprattutto, a smettere di confabulare ogniqualvolta fosse a portata d’orecchio. All’inizio pensò che avessero in mente di combinarne qualcuna, forse così grossa da temere che lui, sempre avverso ai piani megalomani, avrebbe messo loro i bastoni tra le ruote. Ma i giorni passavano, non succedeva niente e quelli continuavano a parlottare. Remus iniziò a preoccuparsi.

 

« Ragazzi, » si fece coraggio alla fine, dopo averli sorpresi per l’ennesima volta, « mi volete spiegare cosa succede? »

 

Si trovavano tutti e quattro nel loro dormitorio. Remus, entrando all’improvviso, aveva provocato il solito silenzio imbarazzato. Peter si mordeva le unghie; c’era qualcosa che non andava.

 

« Niente. Perché ce lo chiedi? » chiese James innocentemente.

 

Remus lo guardò in tralice; James che faceva il santarellino era qualcosa che non si poteva vedere.

 

« Ditemi cosa volete combinare » disse Remus sospirando.  « Prometto che non cercherò di fermarvi. »

 

I tre si guardarono sorpresi, poi Sirius sogghignò. « Non saresti mai in grado di fermarci » disse con aria spavalda. « E comunque James ha detto la verità. Ci stiamo comportando da bravi bambini, per ora. »

 

« E allora perché confabulate da giorni?! »

 

I tre si scambiarono un’altra occhiata. Contrariamente alle loro abitudini, anche James e Sirius sembravano un po’ nervosi.

 

« Be’, sappiamo che sei un lupo mannaro » disse alla fine James, la faccia così seria da non sembrare neanche la sua.

 

Il silenzio, da imbarazzato che era, divenne freddo e pesante come un macigno. Remus, diventato più pallido del solito, sentì il bisogno di sedersi, ma alle spalle aveva solo la porta. Ecco, è la fine, pensò. E adesso? Non solo avrebbe perso i suoi amici, ma avrebbe dovuto andarsene da Hogwarts…

 

« Wow, amico. Che tatto » cercò di sdrammatizzare Sirius, gli occhi puntati sul viso cereo di Remus.

« Almeno avresti potuto dargli la buona notizia. »

 

Remus, recepita una nota positiva dal barastro in cui stava sguazzando, guardò Sirius in una maniera a lui estranea, quasi animale.

 

« Lo sappiamo da un po’, in realtà » continuò James, preoccupato alla vista di quella reazione. « Ci siamo documentati, abbiamo cercato se esistono rimedi— »

 

« Non ce ne sono » lo interruppe Remus, quasi meccanicamente.

 

« Be’, no… Però abbiamo pensato… Forse ti sembrerà stupido, ma— »

 

« Ma pensavamo di diventare Animagi » tagliò corto Sirius.

 

Ancora silenzio. Remus aveva la bocca aperta e ne era consapevole.

 

« Per stare con te, sai, nelle notti di luna piena… »

 

« Pare che i lupi mannari aggrediscano solo gli uomini, non gli animali— »

 

« Come pensate di farcela?! » chiese d’un fiato Remus, sconvolto. In realtà, non era quella la domanda che gli premeva di più.

 

« Io e James abbiamo tutti Eccezionale in Trasfigurazione » disse Sirius senza il minimo imbarazzo. « Ci vorrà un bel po’. Anni, forse. Ma ce la possiamo fare— »

 

« Non direte niente a nessuno?! » chiese Remus in preda ad una crisi isterica.

 

« Di cosa? »

 

« Di cosa?! »

 

Remus era allibito. No, non era possibile. Non era plausibile. Non era contemplabile.

 

« Del fatto che sono un lupo mannaro! Di cosa! »

 

« Be’, no. Passeresti dei guai » disse James con semplicità. « Però avresti potuto dircelo— »

 

« E continuerete ad essere miei amici?! »

 

« Ovvio, no?! »

 

« E non scapperete via come ragazzine urlanti?! »

 

« Certo che no » rispose Sirius, indignato. « Non essere ridicolo. »

Remus non ci poteva credere. Tirò un respiro profondo e si diresse, nonostante le gambe tremanti, verso il suo letto. Poi vi si lasciò cadere a peso morto e alzò lo sguardo sui suoi amici, che lo guardavano in attesa.

 

« Wow » riuscì a biascicare. Non si era mai sentito così grato in tutta la sua vita. E, ancora, non riusciva a crederci. Si sarebbe dato un pizzicotto se non l’avesse considerato un gesto troppo patetico.

 

« Pensavi veramente di potercelo nascondere per sempre? » chiese alla fine James, divertito. « Il coniglio selvatico, Remus? Ci credi davvero così idioti? »

 

« Be’, lo sapete che faccio schifo a mentire. »

 

James e Sirius sogghignarono. Peter, che era rimasto zitto tutto il tempo, pareva sollevato ora che la situazione si era stabilizzata. Aveva anche smesso di massacrarsi le unghie.

 

« E non mi ululerete dietro, vero?! » chiese infine Remus con un sorriso, il colorito tornato normale.

 

« Su questo non posso garantire » rispose Sirius sedendosi accanto a lui e tirandogli una pacca sulla spalla.

 

Stavano ridendo. Neanche nelle sue più rosee prospettive Remus aveva immaginato che avrebbero riso. Inoltre quei due avevano avuto la faccia tosta di affrontare l’argomento come se nulla fosse! Toh, è un lupo mannaro! E si erano messi a blaterare sul diventare Animagi, o qualcosa del genere; Remus era troppo contento, non voleva rovinare tutto definendo la loro idea assoluta follia ― si rendevano conto di avere solo dodici anni?! ―. Ma l’importante era che non lo avrebbero abbandonato. Non lo avrebbero abbandonato! Remus non si era mai sentito così felice in tutta la sua vita.

 

 

 

 

Note dell’autrice:

Ed ecco il capitolo incentrato su Remus :D. Fatemi sapere cosa ne pensate! ;)

 

angyp: spero ti piaccia anche questo capitolo! Ti ringrazio moltissimo per i complimenti (e il capitolo di Natale piace moltissimo anche a me)! Un bacione! :*

 

Claire

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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