Libri > Il diario del vampiro
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Autore: cate25    25/02/2013    3 recensioni
ehm.. ed ecco qua la mia seconda Fic sui miei personaggi preferiti. Damon e Bonnie. ma.. comunque andrà avanti questa storia cercherò di inserire anche momenti con altre coppie.. non ho idea da dove sia saltata fuori questa "cosa" e non so come continuerà. Per ora, Damon è alle prese con qualcosa in cui non è mai stato bravo, i sentimenti.. ne salterà fuori? forse sì, forse no. magari con l'aiuto di qualcuno.. Spero che riuscirò a non deludere voi lettori.. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Quasi tutti | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il salotto del pensionato era illuminato da eleganti candelabri, disposti ai lati della stanza. La legna bruciava nel camino e al centro della sala un tavolo piccolo e rettangolare era imbandito di cibo. Un profumino davvero invitante aleggiava nell’aria.“Spero che il cibo italiano ti piaccia.” Le sussurrò Damon da dietro le spalle. Bonnie impose alle gambe di muoversi, avvicinandosi al tavolo pieno di squisitezze.
“Hai cucinato tu?” chiese, voltandosi per guardarlo. Era vestito di nero, come sempre, ma aveva qualcosa di diverso. Una luce diversa in quegli occhi scuri come la notte.
“Certo, Uccellino.” Le sorrise compiaciuto Damon, raggiungendola. “Avanti, mangia. Così poi potrai farmi i complimenti per essere anche un ottimo chef.” Aggiunse, sedendosi con eleganza.
“E tu?” domandò Bonnie, cauta, mentre si sedeva.
“Non preoccuparti. Ho questo.” Disse lui, versandosi nel bicchiere di cristallo un bel po’ di Black Magic.
“Mm.” Rispose titubante Bonnie, distogliendo lo sguardo dal vampiro.
“Magari assaggio qualcosa.” La informò Damon, addentando un pezzo di pane. Aveva notano il disagio della Streghetta e voleva rimediare subito. Bonnie gli sorrise, assaggiando gli spaghetti cosparsi dal sugo al ragù. Erano deliziosi!
“Hai ragione. Sei davvero bravo, sono buonissimi!” si complimentò, sistemandosi distrattamente un ricciolo rosso dietro all’orecchio.
“E tu sei molto bella, Uccellino.” Le sorrise Damon, guardandola malizioso. Bonnie arrossì violentemente sotto il suo sguardo, deglutendo a fatica. All’improvviso le era passata la fame.
“Stefan è fuori?” chiese Bonnie agitata, spezzando il silenzio carico d’imbarazzo, almeno per lei.
Damon irrigidì i muscoli delle spalle “Sei sola con me e pensi al mio fratellino?” chiese scettico, penetrandola col suo sguardo. Bonnie sussultò.
“No! Io, io volevo solo..” cercò di dire, balbettando e mordendosi il labbro inferiore. Abbassò lo sguardo, mortificata. Aveva combinato uno dei suoi soliti casini! Non poteva stare zitta?!
“Non volevo che, nel caso si trovasse al piano di sopra, sentisse i nostri discorsi..”continuò, arrossendo sempre di più e iniziando a torturarsi le dita, frenetica.
“Tranquilla Uccellino, siamo soli.” le assicurò Damon, sorridente. Con una mano afferrò quelle intrecciate della strega, bloccandole. Bonnie alzò di scatto lo sguardo, incontrando due pozzi neri. Il suo cuore aumentò la velocità dei battiti, e senza accorgersene i loro visi si avvicinarono, piano.
Una mano impaziente bussò forte alla porta del pensionato, e una voce squillante urlò.
“Ehi, Damon!! So che ci sei! Fammi entrare su!”
“E.. E.. Elena!!” sussurrò sotto voce Bonnie, scattando in piedi in preda al panico. Iniziò ad immaginarsi le torture a cui la sua cara amica l’avrebbe sottoposta. Un brivido di paura la percorse, immaginando lo sguardo famelico della bionda su tutte le furie.
“Ma che ci fa qui!?” domandò Damon, maledicendola. Guardò verso la porta e poi verso Bonnie, che lo fissava con sguardo implorante.
“Che facciamo, Damon??” chiese la rossa, mentre la voce squillante non smetteva di urlare “Damon!! Dai, sbrigati!!”
“Arrivo! Un secondo!” urlò Damon, rivolto alla porta. Prese Bonnie per un braccio, cercando di non farle male, e la trascinò fino a una piccola porticina, vicino agli scalini del piano superiore. La aprì piano, e Bonnie vi guardò dentro, incerta. Era una specie di sgabuzzino per conservare gli alcolici! Ed era tutto buio!!
“Vuoi che vada lì dentro?” chiese la ragazza, indicando con un dito la porticina di legno.
“A meno che tu non voglia goderti insieme a me la sfuriata di Elena..” cominciò Damon, alzando un sopracciglio. Bonnie lo fissò con i suoi occhioni.
“Oh, andiamo! Non guardarmi con quegli occhi da cucciolo bastonato!” la supplicò Damon, avvinandosi alla ragazza.
“Mi libero di lei subito. Promesso.” Aggiunse, soffiando sulle sue labbra, le quali si schiusero appena.
“Damon! Mi vuoi aprire o no!?!” insistette ancora Elena, stavolta più irritata di prima. Bonnie sentendo quella voce, scattò dentro alla sgabuzzino buoi e Damon, sorridendo, chiese veloce la porta.
“Elena.” Disse il vampiro, spalancando il portone del pensionato, ritrovandosi davanti la ragazza del suo fratellino, ancora con la mano per aria, pronta a bussare di nuovo.
“Ce ne hai messo di tempo per aprire.” Lo rimproverò lei, sorpassandola per entrare. Arrivò in salotto in tutta velocità e si precipitò in cucina. “Avevo dimenticato la borsa!” urlò a Damon, che si limitò a sbuffare, raggiungendo il salotto.
La ragazza uscì dalla cucina a passo spedito, bloccandosi all’improvviso. Damon seguì il suo sguardo. elena stava fissando con occhio critico il tavolo al centro della sala.
“Damon.. Hai un’ospite?” chiese Elena, acida, guardando il vampiro con sguardo inquisitorio.
“Io..” cominciò Damon, cercando una scusa plausibile, poi si bloccò.
“Non sono affari tuoi, Elena.” Disse con voce tagliente, facendo sussultare la ragazza.
“Pensavo avessi un pigiama party.” Aggiunse Damon, piegando la testa di lato, aspettando.
“E io pensavo che le donne te le portassi solo a letto, non che cucinassi per loro.” Sbottò lei, dando un’ultima occhiata al tavolo pieno di cibo, prima di incamminarsi verso l’uscita.
“Forse non mi conosci così bene, dopotutto.” Disse Damon, scandendo bene ogni parola. Elena si voltò verso di lui, pronta ad uscire. Lo guardò arrabbiata e prima che potesse ribattere, Damon la precedette.
“Buonanotte Elena.” La liquidò con voce fredda. Lei si girò di scatto, sbattendosi la porta alle spalle. Damon scosse la testa, sentendo il rombo dell’auto sfrecciare via. Si precipitò dal suo Uccellino, spalancando la porta di legno.
“Streghetta?” la chiamò dolcemente, aspettando che uscisse.
“Lì dentro c’è tutto buio!!!” si lamentò Bonnie, catapultandosi fuori dallo sgabuzzino, scontrandosi contro il petto di Damon. Alzò lo sguardo e sentì le guance scaldarsi. Il suo viso era ad un centimetro da quello di Damon.
“E.. e poi c’è freddo..” continuò Bonnie, balbettando un po’ .
“Mmh.. Forse potrei aiutarti a scaldarti..” sussurrò Damon, seducente. Accarezzò col dorso della mano una guancia del suo Uccellino, e posò dolcemente le labbra sulle sue, muovendole piano.
Bonnie chiuse gli occhi, inspirando il profumo inebriante di Damon. Le sue labbra risposero al bacio con decisione e impazienza, che nemmeno lei sapeva di avere, fino a quel momento.
La mano di Damon spinse il corpo di Bonnie con una certa urgenza più vicino a sé, facendolo aderire completamente al suo petto. Un piccolo gemito uscì dalla bocca di lei, mentre Damon si staccò per lasciarla respirare.
“Hai ancora freddo?” chiese Damon, anche lui col fiatone, guardando in quegli occhi color cioccolato.
“Sì. Molto, molto freddo.” Mentì Bonnie, con il viso in fiamme. Se quello era il modo di Damon per scaldarla, allora avrebbe avuto freddo per tutta la serata. E forse anche dopo.
Damon la guardò interrogativo, colpito dall’audacia della Streghetta. Sorrise compiaciuto prima di rituffarsi sulle sue labbra. Bonnie legò le sue esili braccia intorno al collo del vampiro, alzandosi in punta di piedi per arrivare meglio al suo viso. Damon notò il tentativo del suo Uccellino e, intenerito, strinse le mani sui suoi fianchi, alzandola un po’ da terra.
Lì, con Bonnie tra le braccia, si sentiva davvero a casa. Colpito da tutte quelle emozioni, quasi non si accorse di essersi mosso con la sua super velocità, fino al divano del salotto e con Bonnie ancora stretta a lui, si lasciò cadere.
Damon si staccò a malincuore dalle labbra del suo Uccellino, per concederle un po’ d’ossigeno, ma non abbandonò il contatto con la sue pelle morbida e cominciò a lasciarle piccoli baci sul collo.
Bonnie aprì gli occhi, cercando di mantenere un po’ di lucidità. Si accorse così della situazione. La sua schiena era appoggiata al divano in pelle, Damon era spalmato sul suo corpo e cercava di non pesarle addosso. Miliardi di brividi la scossero.
“Bonnie” sussurrò Damon sul suo collo, con voce roca. “Dimmi di fermarmi.” Aggiunse poi, scendendo con la bocca fino allo scollo della maglietta.
La ragazza mugugnò una risposta incomprensibile, mordendosi le labbra per soffocare un gemito. Fermarsi? Lei non voleva che Damon si fermasse.
“Bonnie! Dillo, o non riuscirò a fermarmi.” Le ordinò lui, tornando a baciarle la bocca. Bonnie intrecciò le nani nei capelli neri di Damon, cogliendolo di sorpresa. Proruppe un ringhio animale, avventandosi maggiormente sulla sua bocca, mordendole piano il labbro inferiore.
“Mmm Damon.. Fe.. Fermati!” riuscì a dire Bonnie tra un bacio e l’altro.
Il peso di Damon scomparve, e le loro labbra si staccarono producendo un piccolo schiocco. Bonnie si sentì tirare da due braccia robuste e si ritrovò seduta sul divano, con Damon di fronte.
I due si guardarono negli occhi, per quelle che sembrarono ore, mentre Bonnie cercava di far tornare il respiro a un ritmo regolare. Il suo cuore, invece, non dava segni di miglioramento e continuava a rimbombarle frenetico nel petto. Le guance erano arrossate e, a contatto con lo sguardo di Damon, lo divennero ancora di più.
Bonnie distolse lo sguardo, imbarazzata. “Damon, io..” mormorò piano.
“Sssh.” La zittì lui, posandole l’indice sulle labbra “Non dire niente che possa rovinare questo momento.” Disse in un sussurro, quasi pregandola, incatenando di nuovo i loro sguardi.
Bonnie gli sorrise, ancora con il dito di lui sulle labbra. Damon spostò la mano, carezzando la guancia, ancora in fiamme, del Suo Uccellino.
Avvicinò piano il viso, e le lasciò un casto bacio a fior di labbra, con dolcezza. Bonnie, con gli occhi chiusi, spinse il capo in direzione del vampiro, per annullare maggiormente le distanze.
Un sorriso compiaciuto spuntò sulle labbra di Damon, ancora incatenate a quelle rosee di lei, per il tentativo della sua piccola Streghetta di approfondire il bacio.
“Mm. Vieni qui.” Disse Damon, interrompendo il bacio e prendendo Bonnie tra le braccia e lasciando che si appoggiasse a lui.
“Che ne dici se parliamo un po’ ? Mi sembra un’ottima soluzione per distrarsi..” propose Damon, cominciando a giocherellare con un boccolo rosso.
“Certo..” sospirò Bonnie, rilassandosi tra le braccia del vampiro, stringendosi contro il suo petto marmoreo, poggiandovi la testa e la piccola mano. Sotto le dita sentì i suoi pettorali e, come una scema, arrossì di botto.
“Allora..” cominciò allegro Damon “Il tuo colore preferito?” domandò poi, continuando ad accarezzare i morbidi boccoli rossi, con dolcezza.
Bonnie non si mosse, ma sbarrò gli occhi per la sorpresa. “Stiamo giocando al gioco: fare più domande inutili in minor tempo possibile??” chiese, sorridente.
“Cosa? No!” rispose subito Damon “Aspetta. Esiste davvero un gioco così stupido?!” domandò, scettico.
“No. Non voglio saperlo.” Comunicò subito dopo, precedendo la risposta di Bonnie, che iniziò a ridere.
“Non mi hai risposto, comunque.” Disse Damon, deciso. “Voglio sapere tutto di te, Uccellino.” aggiunse dolcemente, con voce vellutata.
“Anch’io voglio sapere tutto ciò che ti riguarda, Damon!” disse Bonnie di getto, sentendo le guance farsi più calde. Damon sorrise intenerito.
“Il verde.” Aggiunse lei, nascondendo di più il viso sul petto del vampiro. “Mi è sempre piaciuto.”
“Ma in generale adoro i colori. E anche il nero mi piace, mi affascina.” Continuò, ormai le sue guance erano incandescenti, ma non le importava.
“Il tuo fiore preferito?” chiese Damon, continuando con la sua lista di domande.
“Mm..” fece Bonnie, pensierosa. “Veramente non so se ho un fiore preferito..”mormorò lei e Damon ghignò divertito.
“Il mio è il girasole.”disse, sincero. “Mi ricordi tu.” Le confessò con voce bassa, avvicinando la bocca all’orecchio di lei.
“Io?” chiese Bonnie, mentre un brivido le percorse la schiena.
“Sì. Mi ricorda il tuo modo di essere così solare, spontanea e innocente. Mi ricorda il tuo dolce viso a forma di cuore, e tutta la purezza che i tuoi grandi occhi esprimono.”
Bonnie rimase interdetta, con il cuore che prese a battere come impazzito. Voleva dirgli che per lui era speciale, voleva dirgli come si sentiva ogni volta che incontrava i suoi occhi neri come la notte, voleva esprimergli tutte le emozioni che solo lui era capace di provocarle.
“Damon..” sussurrò Bonnie, un attimo prima di buttarsi sulle labbra del vampiro.
Damon, stupito, ricambiò con passione il bacio del suo Uccellino. Posò le mani sulle sue guance bollenti, scostandola delicatamente.
“Ottimo tentativo per distrarmi, ma non ho ancora finito con l’interrogatorio.” Le disse, ad un centimetro dalle labbra. Bonnie sorrise, tornando ad appoggiare la testa sul petto di Damon.
“Il tuo animale preferito?” domandò lui, riprendendo a giocare con quei capelli rosso fuoco.
“E non dirmi che non lo sai, o sarò costretto a dirti che sei la ragazza più strana al mondo.” La avvertì subito.
“Ehi! Non è colpa mia se mi piacciono tutti gli animali! ” disse contrariata Bonnie, fintamente imbronciata.
Damon per tutta risposta si lasciò andare in una fragorosa risata, alla quale si unì anche Bonnie.
“Dunque..” iniziò lei, sorridente. Cominciò a esporgli tutta la lista degli animale che aveva avuto o che avrebbe voluto addomesticare, facendolo ridere maggiormente.
Le chiacchiere continuarono per molto, e entrambi persero la condizione del tempo. Stavano così bene, l’uno perso nell’altra, fino a che Bonnie si addormentò, con ancora il sorriso sulle labbra, accoccolata sul petto di Damon.
Il vampiro la strinse più a sé, sollevandola senza fatica dal divano, cercando di fare attenzione per non svegliarla.
La porta del pensionato si aprì e Stefan entrò nel salotto trovando Damon con Bonnie in braccio, profondamente addormentata.
“Che hai fatto?” chiese subito, allarmato.
“Tranquillo fratellino. Non ho fatto niente. Stavamo parlando da ore ormai, e si è addormentata.” gli spiegò Damon, fissandolo con rimprovero. Non aveva fatto niente di male! Non stavolta!
“Oh. D’accordo..” mormorò Stefan, mortificato.
“La stai portando a casa?” chiese poi, guardando l’amica stringersi beata nelle braccia del fratello.
“Mm. Veramente pensavo che potrebbe dormire qui. Con me.” Disse Damon, posando lo sguardo su Bonnie. Stefan non aveva mai visto suo fratello guardare in quel modo una ragazza. Nemmeno Elena.
“E va bene.” Si decise. “Ma se provi anche solo a toccarla o..”
“Non ne approfitterò, se è questo che ti preoccupa.” Disse sicuro Damon. il suo tono non ammetteva repliche.
“Ok. Mi fido.”acconsentì Stefan, poi si girò diretto alla sua camera. “Comunque.. mi piace come hai allestito il salotto, Damon.” ghignò divertito, facendo l’occhiolino al fratello, prima di scomparire al piano di sopra.
“Sì, scappa fratellino. Domani ti farò vedere io..” sussurrò Damon, minaccioso.
Tornò a guardare il volto della Streghetta. senza accorgersene sorrise come un ebete, mentre contemplava la bellezza innocente di quella ragazza tanto minuta quanto speciale.
La portò al piano di sopra ed entrò nella sua camera. Si avvicinò all’enorme letto e con estrema delicatezza la staccò da lui, facendola coricare sulle coperte.
“Mm..” mugugnò lei, in segno di protesta, e Damon la guardò allarmato, pensando si fosse svegliata. Sospirò quando si accorse che Bonnie stava ancora sognando.
Stava per coricarsi vicino a lei, quando sentì una vibrazione. Trovò subito la fonte del rumore e, piano, estrasse il cellulare della Streghetta dalla tasca dei jeans. Guardò il display.
“Mer cuoricino?” sussurrò scettico, alzando un sopracciglio. Sarà Miss Inquietudine, pensò, mentre rispondeva.
“Qui è il cellulare di Bonnie, al momento non è raggiungibile, lasciate un mes..” cominciò Damon, imitando sottovoce la segreteria telefonica.
“Damon!?” urlò Meredith, presa alla sprovvista.
“Sì?” chiese il vampiro, sbuffando.
“Dov’è Bonnie? Perché rispondi al suo cellulare?” domandò Meredith, preoccupata.
“Senti Miss Inquietudine, Bonnie sta benissimo. Alla fine della serata si è addormentata e..”
“E per questo hai pensato che potesse dormire lì? Con te!?” lo interruppe Meredith, irritata.
“Sì, esatto. Non vorrai certo che la svegli, vero? Sta dormendo così beata..”
“Damon, risparmiami la commedia.” Commentò acida Meredith, sospirando.
“Puoi fidarti di me e basta? Non farò niente di male, credimi.” Sbottò Damon, alzando gli occhi al cielo.
Dopo pochi secondi di silenzio “Sì, va bene. Lasciala dormire lì.” Sbuffò la ragazza, dall’altra parte del cellulare. “Ma..”
“Oh, giusto. Ci mancava la minaccia di morte..” mormorò sarcastico Damon.
“Bè, mi sembra d’obbligo.” Disse Meredith, ma dal tono sembrava che sorridesse.
“Ti avverto Damon. Se approfitterai di Bonnie, non ritroveranno mai più il tuo cadavere.”
“Sai, in tutta la mia esistenza non penso di aver incontrato nessuno di più inquietante..” disse Damon.
“Ti ringrazio. Dormi con un occhio aperto, mio caro vampiro.”
“Buonanotte anche a te, Miss Inquietudine.” Detto questo, Damon chiuse la telefonata.
Con uno scatto fulmineo, si sdraiò sul letto, accanto al corpicino di Bonnie. Guardò il viso rilassato del suo Uccellino e si soffermò su quelle labbra morbide che lo facevano impazzire. Si voltò, appoggiando meglio la schiena al letto, fissando il soffitto.
Bonnie si mosse, nel sonno, spostandosi più vicina a Damon. Strofinò il viso sul petto, raggomitolandosi addosso al vampiro, che non riuscì a trattenere un sorriso.
Abbracciò il suo tenero Uccellino con possessività e si lasciò andare, chiudendo gli occhi con un sospiro. Finalmente si sentiva a casa. Bonnie era la sua casa. Gli aveva donato tanto amore, nonostante tutti gli errori che aveva commesso. Sorridendo come un ebete, Damon si addormentò, in pace.
 
Bonnie allungò le gambe, stiracchiandosi. Aveva dormito così bene e naturalmente aveva sognato Damon. sorrise ancora con gli occhi chiusi, poi, acquistando un po’ di lucidità, si accorse di non essere appoggiata al suo morbido cuscino, ma a qualcosa di freddo e duro.
Il petto di.. QUALCUNO!
Il panico la sommerse come un secchio d’acqua gelida, facendola rabbrividire. Tenendo gli occhi ben chiusi, iniziò a pensare alle idee per salvarsi da chi l’avesse rapita o, peggio, torturata nel sonno.
Opzione numero 1: afferrare il cellulare e chiamare la polizia.
Opzione numero 2: correre, senza mai voltarsi indietro.
Opzione numero 3: urlare a squarciagola, nel tentativo di attirare l’attenzione di qualche possibile vicino e far prendere un infarto al suo possibile aggressore.
Osservò le tre scelte a sua disposizione, scartando quelle meno convenienti. La prima era troppo rischiosa, in quanto la polizia ci avrebbe messo troppo ad arrivare. La seconda era più che altro pericoloso, perché sarebbe sicuramente inciampata da qualche parte o semplicemente non avrebbe trovato la porta d’uscita. Optò dunque per la terza, sperando che funzionasse.
Aprì piano la bocca, catturando tutto l’ossigeno possibile.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH !!!” cacciò un urlo, facendo massimo uso delle sue corde vocali, scostandosi  da quel qualcuno su cui era appoggiata.
Damon rotolò giù dal letto per lo spavento, producendo un tonfo sordo. Aprì gli occhi, frastornato.
“Ma che..?!” iniziò a dire, imprecando. Poi guardò la Streghetta in ginocchio sul letto, con gli occhi ancora chiusi e le mani strette a pugno vicino al petto.
“Bonnie!” la chiamò Damon allarmato, ancora per terra.
Sentendo quella voce vellutata, come per magia le urla cessarono e Bonnie aprì lentamente un occhio, sbirciando. La scena che le si presentò davanti la mandò totalmente in confusione.
“Damon?” mormorò stupita “Che ci fai qui?” domandò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
“Uccellino, ti senti bene?” Damon si alzò da terra e si inginocchiò di fronte a Bonnie, sul letto.
Bonnie si guardò attorno. Quel letto. Non era il suo. Le pareti. Non erano dello stesso colore che avevano i muri della sua camera. Già, la camera. Quella non era camera sua!!!!
“Non è stato un sogno.” Esclamò, tornando a guardare Damon negli occhi. Poi, diventò più rossa dei suoi stessi capelli e si morse le labbra, capendo che razza di figuraccia aveva fatto.
Dopo questa, pensò Bonnie, posso direttamente scavarmi una fossa e sotterrarmi.
“Penso di non capire..” annunciò Damon, confuso da quella strana situazione.
Bonnie abbassò la testa, e iniziò a torturarsi le mani, imbarazzata.
Damon mise insieme tutti i pezzi di quella assurda situazione e..
“Aspetta.” Cominciò Damon, piegando la testa di lato.
“ Non dirmi che hai pensato di aver solamente sognato il nostro appuntamento di ieri sera!”
 “E che quindi questa mattina non avevi idea di dove potessi essere??” finì lui, saltando alle conclusioni.
Aspettò la conferma della Streghetta, ma questa non arrivò.
“Bè.. detta così sembra molto divertente, ma..” cercò di giustificarsi Bonnie, ma senza finire la frase, perché venne interrotta da una forte risata, incontrollata direi, del vampiro.
Damon, infatti, si teneva entrambe le mani sulla pancia e si stava sganasciando dalle risate.
“Tu!” esordì Bonnie “Non ridere di me!! Hai capito!?” afferrò un cuscino e lo lanciò a Damon, colpendolo in piena faccia.
Il vampiro cercò di tornare in sé, smettendo di ridere, ma sempre sogghignando.
“Non rido di te, Uccellino.” replicò Damon, tornando in ginocchio, all’altezza del viso di lei.
“Come no!” commentò ironica Bonnie, mentre afferrava un altro cuscino con aria minacciosa.
“Ehi! Ferma!” rise Damon, bloccandola per i polsi, facendo così ricadere il cuscino.
Bonnie gli fece la linguaccia, mettendo poi il broncio come una bimba di 4 anni.
“Mmm..” mugugnò Damon, spingendo con uno scatto fulmineo la Streghetta sul letto, cadendole di proposito sopra. I loro corpi erano uno sull’altro, schiacciati, e le labbra si sfioravano.
“Sei adorabile con quel broncio.” Disse                Damon, soffiandole sulle labbra.
“Ora che hai capito il grosso malinteso.. Che ne dici di darmi il buongiorno?” domandò Damon, seducente.
 Mollò i polsi di Bonnie, passandole una mano dietro alla schiena avvicinandola maggiormente a lui, con l’altra si sorresse su un gomito.
Bonnie boccheggiò, priva di qualsiasi risposta con un senso compiuto. Damon ghignò divertito dalla reazione del suo dolce Uccellino. Poi, posò le sue labbra sulle sue.
Il piccolo brontolio della pancia di Bonnie rovinò quel magico momento. Damon si scostò divertito.
“È ora di fare colazione!” annunciò Damon, alzandosi dal letto e trascinando con sé una Bonnie imbambolata, ma sorridente.
Scesero le scale, entrambi con un sorrisetto ebete in volto, arrivando in cucina.
“Buongiorno cari. Venite a mangiare.” Li salutò educata la Signora Flowers.
“Buongiorno Damon.” si unì a loro Stefan, afferrando un biscotto dal tavolo. “Bonnie.” disse poi, a mo di saluto, guardando entrambi intensamente.
“Fratellino.” Lo salutò Damon, con sguardo minaccioso. “Buongiorno Stefan.” Disse, invece Bonnie, un po’ imbarazzata. I due si sedettero a tavola, mentre la Signora Flowers andava in salotto a prendere la caraffa per il tè.
La porta d’ingresso si spalancò e dei passi veloci si diressero in cucina.
“Buongiorno a tutti!” esclamò Elena, entrando spedita. “Stefan, tesoro ho..” stava dicendo, prima di bloccarsi, sbarrando gli occhi.
Stava lì, in piedi, a fissare prima Bonnie poi Damon. Poi ancora Damon e poi Bonnie. Restarono tutti immobili, mentre attendevano che Elena si riprendesse dallo shock.
La bionda incrociò le braccia al petto e alzò un sopracciglio. “Qualcuno mi deve una spiegazione. Ora.”
“Chi vuole una focaccina?” propose Damon, sorridendo. Tre paia di occhi lo fulminarono.
“ Come non detto..” mormorò, alzando le spalle.     
  
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