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Autore: Lien    14/09/2007    6 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Crossed Times

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 11/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

 

 

Capitolo 11.  Benvenuto a Serpeverde

 

 

 

“Ah, tu devi essere il Sig. Evans, giusto?”

 

Harry si voltò, sentendosi chiamare con il suo pseudonimo, e si trovò faccia a faccia con un vecchio uomo quasi del tutto calvo, dall’aria piuttosto fragile e raggrinzita. Con i suoi occhi falsamente nocciola, il ragazzo osservò attentamente l’anziano mago: le rughe sulle mani e sul viso testimoniavano un’età molto avanzata, ma i vestiti che indossava, insieme al portamento sicuro, facevano sospettare che ci fosse molto di più al di là delle apparenze. Quell’uomo infatti non era per niente ignoto ad Harry, che lo aveva visto per la prima volta a soli dodici anni, in uno sfumato ricordo.

 

“Si Professor Dippet, Harry Evans.” Si presentò con un leggero inchino del capo. “È un piacere conoscerla.”

 

“Oh, non c’è alcun bisogno di tante formalità.” Rispose il Preside con una risata, ma si poteva sentir trasparire dal tono di voce una punta di compiacenza.

 

‘Se è così semplice fargli una buona impressione, non c’è da stupirsi che Riddle lo abbia ingannato tanto facilmente.’ Pensò Harry mentre, senza mostrarlo, scrutava con occhio critico l’anziano di fronte a lui.

 

“Se vuoi seguirmi, da questa parte, potremmo parlare liberamente nel mio ufficio di tutto ciò che riguarda la tua situazione.” Continuò Dippet indicando con una mano il corridoio che, Harry istintivamente sapeva, conduceva all’ufficio del Preside.

 

Sfoggiando il sorriso migliore che riuscì a trovare, il ragazzo rispose: “Con piacere.”

 

Mentre seguiva silenziosamente il professore, Harry non riusciva a non paragonare lui e Silente, l’ unico preside (se non si voleva contare la McGranitt) con cui poteva fare un confronto. Almeno a primo impatto, non c’erano dubbi su quale dei due Harry reputasse essere un mago migliore: Dippet mancava dell’aura impressionante che Silene sembrava emanare costantemente, né aveva quell’aria di antica saggezza che dava subito la sensazione di essere in buone mani.

 

Oltretutto, se aveva avuto un personaggio come Tom Riddle sotto il naso e non aveva mai sospettato di nulla, doveva mancare di alcuni requisiti sostanziali. In effetti solo Silente era sempre stato sospettoso nei confronti del giovane Voldemort…

 

Silente!

 

Ad Harry si era come acceso un lampeggiante allarme in testa. Come aveva potuto dimenticarsene? Silente era qui in questo tempo, vivo e vegeto! Avrebbe potuto chiedergli consigli, avrebbe potuto scaricare le sue preoccupazioni, avrebbe potuto sciogliere le miriadi di dubbi che aveva…

 

‘No, frena Harry, ti sei già dimenticato che quello che hai fatto, non è propriamente legale?’ una vocina nella sua testa gli sussurrò, facendogli scoppiare quel palloncino di sollievo che gli si era gonfiato in petto.

 

Era vero, chissà quali conseguenze ci sarebbero state nello svelare la sua vera identità. E se Silente avesse ritenuto tutto una follia e avesse voluto trovare un modo per rispedirlo immediatamente a casa? Tutti i suoi sforzi sarebbero stati vani.

 

Però se nel futuro il ritratto di Silente non lo aveva fermato, o per lo meno ammonito, doveva aver reputato ciò che Harry avrebbe fatto la cosa più giusta. O forse semplicemente non si era mai fatto scoprire e in realtà il preside non aveva idea di ciò che era stato sul punto di fare.

 

Il rumore della statua del gargoyle che si spostava distrasse il ragazzo dai suoi pensieri. Scosse la testa per liberarsi la mente in vista dell’interrogatorio che sarebbe certamente seguito: pensare alla linea temporale assicurava sempre un gran mal di testa.

 

Salì i gradini che portavano all’ufficio lentamente, ripetendosi nella mente tutte le informazioni che Riddle gli aveva fornito sulla sua presunta vita: i suoi genitori dovevano essere morti in un incidente d’auto quando aveva solo un anno, lasciandolo a vivere con i suoi zii nel Surrey fino all’età di 10 anni, quando i pericoli della guerra contro Grindelwald erano diventati ormai troppo grandi, costringendoli a trasferirsi in Australia. Essendo stato sconfitto da Silente ormai da due anni, non c’era più motivo di ignorare il desiderio dei genitori defunti di iscriverlo a Hogwarts.

 

“Prego, accomodati.” Lo invitò a sedere il Professor Dippet appena furono entrati nell’ufficio.

 

Harry si sistemò comodamente sulla poltrona di fronte alla scrivania, mentre osservava l’arredamento. Non dovette nemmeno sforzarsi di fingere curiosità o sorpresa, visto che in effetti l’ufficio così com’era non l’aveva mai visto: non c’erano strani strumenti argentei sugli scaffali e sul tavolo, non si poteva scorgere il luccichio del pensatoio di Silente tra le ante socchiuse dell’armadio e l’angolo che avrebbe ospitato il trespolo di Fanny era, curiosamente, occupato da un mini bar.

 

Spostò nuovamente l’attenzione verso il Preside, che in quel momento aveva raccolto diversi fogli, che Harry immaginò fossero i suoi documenti, e aveva cominciato a sfogliarli attentamente. Si passò una mano tra i finti capelli castani e si preparò per il colloquio.

 

“Devo dire di essere rimasto piuttosto sorpreso di ricevere quel gufo dai tuoi zii,” incominciò Dippet una volta lasciate cadere le pergamene sul tavolo, “non capita spesso di vagliare una richiesta di iscrizione per il sesto anno, tanto meno a metà del primo trimestre.”

 

Harry annuì. “Immagino, signore.”

 

“Come mai solo ora?” chiese il professore, guardando attentamente il ragazzo.

 

“Se intende perché solo ora per il sesto anno, è stato per la guerra signore: i miei zii non si fidavano a tornare in Europa fino a che il pericolo di Grindelwald non fosse passato.” Spiegò Harry, pregando con tutto se stesso di aver assunto un tono credibile, “Per quanto riguarda il trimestre, mi dispiace davvero, ma ci sono stati dei problemi con il cambio di residenza. Dovrebbero comunque avere spiegato tutto i miei zii nella lettera che le hanno mandato, signore.”

 

Il vecchio annuì un paio di volte. “Si, si, era tutto spiegato, ma volevo essere sicuro che per te non costituisse un peso. Spero che siate riusciti a risolvere qualunque problema burocratico, ma per quanto riguarda la guerra…”

 

Harry si fece molto più interessato. “Che cosa, signore?”

 

“Beh, non si può mai essere sicuri che il pericolo sia passato. Le visite ad Hogsmade sono state riabilitate solo quest’anno sebbene Grindelwald sia ormai morto da un paio di anni, ma con i continui attacchi degli Zefiri non si può mai sapere.”

 

“Zefiri?” chiese Harry prima di potersi trattenere.

 

Il preside lo squadrò qualche secondo, prima di chiedere con tono deliberatamente calmo: “non sa chi siano gli Zefiri, Sig. Evans?”

 

Il ragazzo si accorse di aver appena fatto, con tutta probabilità, un errore davvero stupido, ma cercò di rimediare meglio che poté.

 

“Mi dispiace doverlo ammettere, ma la vita in Australia è piuttosto isolata e le notizie sulla guerra sono sempre state scarse e approssimative.”

 

Tirò mentalmente un sospiro di sollievo quando vide Dippet annuire con aria grave. “Certo, capisco. D’altronde non è una colpa non volersi immischiare in guerre che non ci riguardano.” Disse con quello che doveva essere un tono saggio. “Gli Zefiri sono i seguaci di Grindelwald, coloro che lo hanno seguito, acclamato e riverito durante il suo regno del terrore. Purtroppo non tutti sono stati ancora consegnati nelle mani della giustizia e anche ora che il Signore Oscuro è morto, non sembrano volersi dare pace.”

 

Harry sentì un fremito percorrerlo a quelle parole. Zefiri? Sembravano essere l’esatto equivalente dei Mangiamorte: altri nemici, altre battaglie, altre morti. E quell’oppressione, quel senso del dovere che, assieme al senso di colpa, lo aveva sempre accompagnato nel futuro, si fece risentire come un macigno.

 

No, questa non è la tua guerra, si disse, non sta a te combattere queste battaglie… non sta a te caricarti il peso di queste morti.

 

“… vero Harry?”

 

Sentirsi chiamare lo risvegliò dalle sue meditazioni e vide che il preside lo stava guardando aspettando chiaramente la risposta ad una domanda.

 

“Mi scusi, può ripetere per favore? Devo essermi perso un attimo nei miei pensieri…”

 

Il vecchio si limitò a sorridergli indulgente. “Dicevo che mi sembra sia tutto in ordine, ma manca ancora un piccolo particolare: chiedevo se eri a conoscenza della suddivisione tra Case qui ad Hogwarts.”

 

Harry annuì sorridendo, trovandosi per la prima volta su terreno sicuro: “Oh si signore, i miei zii mi hanno spiegato le cose più importanti.”

 

“Bene, bene, allora saprai che è necessario che tu sia smistato in una delle quattro Case. Tradizionalmente lo smistamento viene effettuato la sera del primo giorno di scuola in Sala Grande, ma non essendo inizio anno, ne tanto meno tu uno del primo anno puoi scegliere: preferisci essere smistato qui in privato o questa sera durante la cena?”

 

Il ragazzo ci pensò su qualche secondo, ma non gli ci volle molto per prendere una decisione: anche con il suo travestimento, meno attenzione attirava verso di sé, meglio era.

 

“Preferirei qui in privato signore.”

 

“Nessun problema giovanotto,” replicò Dippet alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso uno degli armadi, “immagino che tutti quegli occhi puntati addosso non farebbero piacere a nessuno, vero?” ridacchiò.

 

‘Non sa quanto’ si rispose Harry cercando di forzare un sorriso sulle labbra.

 

Il preside tirò fuori un basso treppiede di legno su cui era appoggiato un logoro cappello da mago, pieno di pezze e rattoppi. Il sorriso del ragazzo divenne sincero: ecco qualcosa che non sarebbe mai cambiato.

 

“Non so cosa ti hanno raccontato i tuoi zii, ma per essere smistato basterà che indossi questo cappello. I ragazzi più grandi hanno la brutta abitudine di spaventare i nuovi arrivati con storie orribili…” spiegò Dippet con un’altra risatina.

 

Harry si avvicinò, sollevò il Cappello Parlante dallo sgabello e, sedendosi, lo indossò, notando che stavolta non gli cadeva tanto sugli occhi come era successo sette anni prima. Non dovette aspettare molto prima di sentire nella mente la vocetta conosciuta .

 

Interessante sarebbe a dir poco un eufemismo, sig. Potter. D’altronde non capita tutti i giorni di dover smistare un sesto anno che tra l’altro, ho già smistato.’

 

Harry rise tra sé e sé. ‘Non penso che capitino spesso nemmeno viaggiatori del tempo. Posso fidarmi che terrai il segreto?’

 

Io? Sono solo un vecchio cappello: smisto ragazzi, non mi occupo d’altro. Ma passiamo ai fatti, vediamo un po’… beh ragazzo mio, vedo che la tua strada è già ben segnata, ma… Grifondoro? Ti sei sicuramente trovato bene a quanto pare, ma avrei detto più –

 

‘Serpeverde?’ suggerì Harry conoscendo già la risposta.

 

Si, si, decisamente, avresti fatto grandi cose a Serpeverde. Allora, dove ti metto?

 

Harry sospirò rassegnato. ‘Per questa volta, ho bisogno di seguire il tuo primo consiglio.’

 

Si, si, vedo… Tom Riddle eh? Mente brillante già ad undici anni, quel ragazzo. Peccato che sia destinato ad una fine simile. Ma ricorda Harry, i giudizi lasciamoli a conti fatti: non si nasce ciò che si diventa.

 

L’ex-Grifondoro stava per chiedere spiegazioni, ma venne interrotto dalla voce squillante del Cappello che annunciò altisonante: “SERPEVERDE!”

 

Si sfilò il cappello dal capo alzandosi dallo sgabello e osservò attentamente la reazione di Dippet all’annuncio della Casa. Rimase sorpreso quando non notò nessun tipo di sospetto nella sua espressione: che la brutta reputazione di Serpeverde fosse dovuta in gran parte a Voldemort?

 

“Perfetto, perfetto! Vedo che non c’è stato nessun problema. Serpeverde, uhm? Oh…” il vecchio assunse improvvisamente un’aria pensosa, “mmh, sarà meglio chiamare un Capocasa. Sai, i sotterranei hanno sempre avuto un problema di spazio e ho paura che i dormitori siano piuttosto pieni…” spiegò, ma subito tornò un sorriso rassicurante. “Sono sicuro che troveremo una soluzione ad ogni modo. Tibby!”

 

Con un leggero ‘pop’ un elfo domestico apparve nell’ufficio, prostrandosi in un profondo inchino all’insegna del preside. “Il Signore ha chiamato?”

 

“Tibby, vai a chiamare la signorina Alice Travers, è richiesta la sua presenza nel mio ufficio.” Ordinò, ed Harry notò anche qui la differenza tra come Silente si era sempre rivolto agli elfi domestici e il tono autoritario usato da Dippet.

 

L’elfa però sembrava più che contenta che gli fosse stato assegnato un qualsiasi incarico e con un altro profondo inchino, sparì in un leggero ‘pop’.

 

Il preside tornò a sedersi dietro alla scrivania. “Mentre aspettiamo l’arrivo della Capocasa, ci sono ancora un paio di faccende da sbrigare. Sei stato seguito da un insegnante privato per tutta la tua carriera scolastica, vero?”

 

Harry annuì. “Si, signore.”

 

“Qui ad Hogwarts gli studenti sono soliti tenere un esame alla fine del quinto anno, chiamato G.U.F.O.. È un esame molto importante, perché determina il futuro percorso di studi dei ragazzi, percorso che delimiterà anche il campo lavorativo una volta preso il diploma. Mi dispiace informarti che senza aver preso i G.U.F.O. non sapremmo in quali corsi ammetterti.” Spiegò l’anziano professore.

 

“Capisco, signore.” Rispose Harry. Non era particolarmente preoccupato dall’esame, in fondo lo aveva già fatto una volta e gran parte degli incantesimi, pozioni e concetti che sarebbero stati testati li conosceva ormai a memoria.

 

“Ti verranno date due settimane di tempo per prepararti, poi inizieranno i test. So che è relativamente poco come preavviso, ma visto che il trimestre è già iniziato da due mesi, non vogliamo rischiare di lasciarti troppo indietro col programma rispetto agli altri.”

 

“Farò del mio meglio, signore.”

 

Il vecchio annuì soddisfatto. “Bene, bene, proprio lo spirito giusto, sono sicuro che ti troverai splendidamente qui ad Hogwarts. In ogni caso non ti devi preoccupare, il programma non dovrebbe essere troppo diverso da quello che hai segui –”

 

Le sue parole vennero interrotte da un leggero bussare alla porta.

 

“Oh, deve essere arrivata la Capocasa. Avanti!”

 

Harry si voltò con una certa curiosità alla prospettiva di conoscere la prima compagna di Casa che avrebbe incontrato da quando era arrivato nel passato, ma quando la porta si aprì, vide con grande stupore e non poco fastidio che chi era entrato non era affatto la Capocasa, né tanto meno una ragazza: era di nuovo Tom Riddle.

 

“Tom? Cosa ci fai qui?” chiese sorpreso anche il Preside.

 

Il ragazzo, appena richiusa la porta alle spalle, aveva puntato gli occhi su di Harry con un’espressione tra l’incuriosito e il confuso, ma riportò l’attenzione a Dippet quando venne indirizzato.

 

“Aveva chiamato per il Capocasa, ma Travers è in Infermeria e Malfoy sta svolgendo un compito di pozioni. Mi sono offerto di venire al loro posto, ma se non sono abbastanza competente per qualunque sia questo compito, posso tornare a chiamare Malfoy, se ce n’è bisogno.” Disse, riuscendo a mostrarsi abbastanza modesto da togliere qualunque sospetto e abbastanza sicuro di sé potersi assicurare l’incarico.

 

Harry personalmente non credeva ad una sola parola di tutto quello che aveva detto il Serpeverde e anzi, era convinto che avesse architettato in qualche maniera il modo di trovarsi personalmente nell’ufficio. Dippet però sembrò illuminarsi alla presenza di quello che credeva essere uno degli studenti più brillanti che Hogwarts avesse mai avuto.

 

“Oh, no, no Tom, nessun bisogno di disturbare il Capocasa, sono convinto che tu sia più che adatto per questo lavoro.” Gli rispose con un sorriso. “Vieni, avanti, vieni. Vedi, abbiamo straordinariamente un nuovo studente che frequenterà proprio il tuo anno: Harry Evans. Harry, questo è il Prefetto Serpeverde, Tom Riddle.”

 

Harry vide un bagliore di comprensione guizzare negli occhi di Tom quando venne annunciato il suo nome e dovette trattenere un sorrisetto soddisfatto al pensiero di esser riuscito ad ingannare persino lui con il suo travestimento.

 

L’altro ragazzo, però, sembrò riprendersi in fretta ed allungò una mano in direzione di Harry con un piccolo sorriso, che solo da vicino si sarebbe riconosciuto per il ghigno che era.

 

“Benvenuto a Serpeverde, Evans.”

 

Harry strinse la mano, lanciandogli uno sguardo di fuoco approfittando di avere le spalle voltate dal Preside. In risposta il ghigno di Tom si fece solo più largo.

 

Il vecchio, rimasto ignaro dello scambio avvenuto tra i ragazzi, continuò: “Tom, che tu sappia, il dormitorio del sesto anno ha ancora un posto libero?”

 

A quella domanda, l’espressione di Tom assunse un’aria apparentemente pensosa, ma dai suoi occhi Harry riusciva non solo a riconoscere la maschera, ma a scorgere una punta di soddisfazione che non prometteva nulla di buono.

 

“No, mi dispiace signore. Si sarebbe dovuto liberare un posto essendomi io trasferito nella mia nuova stanza da Prefetto, ma con Lestrange che non ha passato gli esami di fine anno, sono di nuovo in quattro i maschi del sesto anno.” Lanciò per un secondo uno sguardo divertito ad Harry prima di continuare. “Il dormitorio femminile è più spazioso, ma non so quanto quella possa essere una soluzione adeguata, signore.”

 

Il Preside rise, non notando l’occhiata omicida che il nuovo studente indirizzò al suo Prefetto preferito. “Oh no, non credo proprio che andrà bene. Vediamo… non abbiamo altre stanze? Non vorrei dover assegnare Harry al dormitorio di un altro anno…”

 

Tom scosse la testa. “No signore, tutte le altre stanze sono occupate dai Capocasa e dai Prefetti.”

 

Dippet si massaggiò il mento pensieroso, prima di spostare lo sguardo su Riddle e osservarlo attentamente come se stesse ponderando qualcosa. Harry intanto stava cominciando ad inquietarsi, avendo un vago sospetto di quello che il preside stesse pensando.

 

“Tom, pensi che in una delle stanze da Prefetto possano stare comodi due letti?”

 

Solo osservando molto da vicino si poteva vedere lo sforzo che stava facendo il Serpeverde per trattenere un ghigno soddisfatto.

 

“Beh, si, signore. Sono molto grandi per gli standard dei sotterranei.”

 

“Tom, sarò costretto a chiederti un grande favore. So quanto tieni alla tua privacy, ma potresti ospitare il sig. Evans nelle tue stanze? Almeno fino a che non si sarà trovata una soluzione alternativa.”

 

“Se non c’è altro sistema, farò quello che è meglio fare, signore.” Rispose perfettamente educato Riddle, mentre Harry lo malediceva mentalmente in tutti i modi che conosceva: aveva sicuramente architettato tutto il bastardo.

 

“Perfetto allora, anche questo è sistemato. A meno che Harry, tu non abbia qualche obbiezione.”

 

Il ragazzo aprì la bocca per ribattere che si, in effetti qualche obbiezione ce l’aveva, ma si ritrovò a doverla richiudere. Cosa poteva dire? Per quel che ne sapeva il Preside, quella era la prima volta che vedeva Tom, non aveva alcun motivo per non voler condividere una stanza con lui.

 

“No, signore, nessuna obbiezione.” Rispose a denti stretti.

 

“Perfetto, perfetto. Allora non voglio trattenervi più del dovuto. Harry, nella lettera c’era scritto che tutte le tue cose ti sarebbero state inviate via gufo in giornata, quindi aspettane l’arrivo. Tom, accompagna pure il sig. Evans al dormitorio e mostragli la sua nuova stanza, farò aggiungere tutto il necessario immediatamente.”

 

Con un ultimo saluto, entrambi i ragazzi si ritrovarono a scendere le scale verso il corridoio. Appena oltrepassato il gargoyle, Harry si voltò versò il compagno di Casa.

 

“Avevi previsto tutto, non è vero?” sospirò rassegnato.

 

Tom alzò un sopracciglio. “Io ho solo seguito le direttive del Preside. Non mi pare di aver costretto nessuno, ma è curioso il fatto che tu mi reputi capace di una cosa simile.”

 

“Se lo faccio è perché lo sei, e comunque avresti potuto rifiutare.” Continuò Harry mentre si incamminavano verso i piani inferiori.

 

Il Prefetto scrollò le spalle. “A caval donato non si guarda in bocca.” Rispose, voltandosi ad osservare meglio l’altro ragazzo. “Bel travestimento comunque, per un attimo non ti avevo riconosciuto. Trasfigurazione umana si studia al settimo anno se non sbaglio…”

 

“No, niente di tanto complicato, è solo un’illusione: un piccolo trucco da Metamorfomagus che ho imparato.” Buttò lì Harry, sorridendo leggermente ricordando i consigli di Tonks.

 

Tom lo osservò ancora per qualche secondo, prima di annuire a se stesso. “Bene, perché sarebbe un vero peccato dover nascondere sempre i tuoi occhi, mi piacciono molto di più al naturale.”

 

Harry per poco non cadde rovinosamente a terra. “C-Come scusa?”

 

L’altro Serpeverde sembrò piuttosto divertito dalla reazione provocata e ripeté lentamente: “Ho detto che sarebbe un peccato dover sempre nascondere due occhi come i tuoi, hanno un colore davvero unico.”

 

Nonostante non sapesse ancora se prendere il commento come un complimento o come una presa in giro, Harry si sentì comunque arrossire fino alla punta dei capelli. Fortunatamente per lui erano ormai arrivati davanti al muro che conduceva alla Sala Comune di Serpeverde e ogni conversazione cessò.

 

“Verba volant” disse il Prefetto, e il muro scivolò per rivelare l’entrata del famoso covo delle Serpi.

 

 

 

 

 

 

A.N.: Eccoci di nuovo qua con un altro capitolo. Mi scuso per la limitata presenza di Tom, ma mica può essere ovunque XD. Ora che finalmente Harry è uno studente poi, aspettatevi qualche nuova entrata tra i personaggi [e non è detto che siano tutti nuovi ;)]

La scuola è iniziata da meno di una settimana e sono già distrutta, non so come sopravvivrò per tutto l’anno =_=. Comunque, spero che non avrò troppo da fare per continuare a scrivere, ma anche in caso di blocco ho abbastanza capitoli già scritti per avere tutto il tempo di farmelo passare! ^^

 

 

RISPOSTE:

 

Ginny W: Eh già, la storia comincia ad andare avanti e avere un senso XD. E gli aggiornamenti sono normalmente uno alla settimana, quindi al prossimo venerdì!

 

Kagchan: Grazie mille! E Tom che ride, beh, non lo fa mica per tutti, ma Harry è un caso speciale ;)!

 

Selene_90: Tom stile Signora in Giallo, solo meno vecchio e molto più figo XD Comunque si, era ora che Harry si svegliasse, ma sappiamo tutti fino a che punto può essere ingenuo quando si tratta di amori. Poi non volevo fare una fanfic che fosse solo concentrata su Harry e Tom, ma che avesse anche una trama con un po’ di spessore, per questo la loro storia sembra così lenta… ma ti posso assicurare che arriverà da qualche parte!

 

Gokychan: So che ti lamenterai che c’è troppo poco Tom in questo chap (lo penso anch’io XD), ma ti assicuro che se ne vedrà un po’ di più nel prossimo, insieme ad un piccolo scorcio di ciò che pensa a proposito di un certo ragazzo dagli occhi verdi… ma non aggiungo altro! :P

  
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