Titolo: Crossed Times
Autore: Lien
Capitoli: 11/?
Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)
Pairing: Tom/Harry
Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy,
altri…
Avvertimenti: Slash, Slash e
ancora Slash
Capitolo 11.
Benvenuto a Serpeverde
“Ah, tu devi essere il
Sig. Evans, giusto?”
Harry si voltò,
sentendosi chiamare con il suo pseudonimo, e si trovò faccia a faccia con un
vecchio uomo quasi del tutto calvo, dall’aria piuttosto fragile e raggrinzita.
Con i suoi occhi falsamente nocciola, il ragazzo osservò attentamente l’anziano
mago: le rughe sulle mani e sul viso testimoniavano un’età molto avanzata, ma i
vestiti che indossava, insieme al portamento sicuro, facevano sospettare che ci
fosse molto di più al di là delle apparenze. Quell’uomo infatti non era per
niente ignoto ad Harry, che lo aveva visto per la prima volta a soli dodici
anni, in uno sfumato ricordo.
“Si Professor Dippet, Harry Evans.” Si
presentò con un leggero inchino del capo. “È un piacere conoscerla.”
“Oh, non c’è alcun
bisogno di tante formalità.” Rispose il Preside con una risata, ma si poteva
sentir trasparire dal tono di voce una punta di compiacenza.
‘Se è così semplice
fargli una buona impressione, non c’è da stupirsi che Riddle lo abbia ingannato
tanto facilmente.’ Pensò Harry mentre, senza mostrarlo, scrutava con occhio
critico l’anziano di fronte a lui.
“Se vuoi seguirmi, da
questa parte, potremmo parlare liberamente nel mio ufficio di tutto ciò che
riguarda la tua situazione.” Continuò Dippet indicando con una mano il
corridoio che, Harry istintivamente sapeva, conduceva all’ufficio del Preside.
Sfoggiando il sorriso
migliore che riuscì a trovare, il ragazzo rispose: “Con piacere.”
Mentre seguiva
silenziosamente il professore, Harry non riusciva a non paragonare lui e
Silente, l’ unico preside (se non si voleva contare la McGranitt) con cui
poteva fare un confronto. Almeno a primo impatto, non c’erano dubbi su quale
dei due Harry reputasse essere un mago migliore: Dippet mancava dell’aura
impressionante che Silene sembrava emanare costantemente, né aveva quell’aria
di antica saggezza che dava subito la sensazione di essere in buone mani.
Oltretutto, se aveva
avuto un personaggio come Tom Riddle sotto il naso e non aveva mai sospettato
di nulla, doveva mancare di alcuni requisiti sostanziali. In effetti solo
Silente era sempre stato sospettoso nei confronti del giovane Voldemort…
Silente!
Ad Harry si era come
acceso un lampeggiante allarme in testa. Come aveva potuto dimenticarsene?
Silente era qui in questo tempo, vivo e vegeto! Avrebbe potuto chiedergli
consigli, avrebbe potuto scaricare le sue preoccupazioni, avrebbe potuto
sciogliere le miriadi di dubbi che aveva…
‘No, frena Harry, ti sei
già dimenticato che quello che hai fatto, non è propriamente legale?’ una
vocina nella sua testa gli sussurrò, facendogli scoppiare quel palloncino di
sollievo che gli si era gonfiato in petto.
Era vero, chissà quali
conseguenze ci sarebbero state nello svelare la sua vera identità. E se Silente
avesse ritenuto tutto una follia e avesse voluto trovare un modo per rispedirlo
immediatamente a casa? Tutti i suoi sforzi sarebbero stati vani.
Però se nel futuro il
ritratto di Silente non lo aveva fermato, o per lo meno ammonito, doveva aver
reputato ciò che Harry avrebbe fatto la cosa più giusta. O forse semplicemente
non si era mai fatto scoprire e in realtà il preside non aveva idea di ciò che
era stato sul punto di fare.
Il rumore della statua
del gargoyle che si spostava distrasse il ragazzo dai suoi pensieri. Scosse la
testa per liberarsi la mente in vista dell’interrogatorio che sarebbe
certamente seguito: pensare alla linea temporale assicurava sempre un gran mal
di testa.
Salì i gradini che
portavano all’ufficio lentamente, ripetendosi nella mente tutte le informazioni
che Riddle gli aveva fornito sulla sua presunta vita: i suoi genitori dovevano
essere morti in un incidente d’auto quando aveva solo un anno, lasciandolo a
vivere con i suoi zii nel Surrey fino all’età di 10 anni, quando i pericoli
della guerra contro Grindelwald erano diventati ormai troppo grandi,
costringendoli a trasferirsi in Australia. Essendo stato sconfitto da Silente
ormai da due anni, non c’era più motivo di ignorare il desiderio dei genitori
defunti di iscriverlo a Hogwarts.
“Prego, accomodati.” Lo
invitò a sedere il Professor Dippet appena furono entrati nell’ufficio.
Harry si sistemò
comodamente sulla poltrona di fronte alla scrivania, mentre osservava
l’arredamento. Non dovette nemmeno sforzarsi di fingere curiosità o sorpresa,
visto che in effetti l’ufficio così com’era non l’aveva mai visto: non c’erano
strani strumenti argentei sugli scaffali e sul tavolo, non si poteva scorgere
il luccichio del pensatoio di Silente tra le ante socchiuse dell’armadio e l’angolo
che avrebbe ospitato il trespolo di Fanny era, curiosamente, occupato da un
mini bar.
Spostò nuovamente
l’attenzione verso il Preside, che in quel momento aveva raccolto diversi
fogli, che Harry immaginò fossero i suoi documenti, e aveva cominciato a sfogliarli
attentamente. Si passò una mano tra i finti capelli castani e si preparò per il
colloquio.
“Devo dire di essere
rimasto piuttosto sorpreso di ricevere quel gufo dai tuoi zii,” incominciò
Dippet una volta lasciate cadere le pergamene sul tavolo, “non capita spesso di
vagliare una richiesta di iscrizione per il sesto anno, tanto meno a metà del
primo trimestre.”
Harry annuì. “Immagino,
signore.”
“Come mai solo ora?”
chiese il professore, guardando attentamente il ragazzo.
“Se intende perché solo
ora per il sesto anno, è stato per la guerra signore: i miei zii non si
fidavano a tornare in Europa fino a che il pericolo di Grindelwald non fosse
passato.” Spiegò Harry, pregando con tutto se stesso di aver assunto un tono
credibile, “Per quanto riguarda il trimestre, mi dispiace davvero, ma ci sono
stati dei problemi con il cambio di residenza. Dovrebbero comunque avere
spiegato tutto i miei zii nella lettera che le hanno mandato, signore.”
Il vecchio annuì un paio
di volte. “Si, si, era tutto spiegato, ma volevo essere sicuro che per te non
costituisse un peso. Spero che siate riusciti a risolvere qualunque problema
burocratico, ma per quanto riguarda la guerra…”
Harry si fece molto più
interessato. “Che cosa, signore?”
“Beh, non si può mai
essere sicuri che il pericolo sia passato. Le visite ad Hogsmade sono state
riabilitate solo quest’anno sebbene Grindelwald sia ormai morto da un paio di
anni, ma con i continui attacchi degli Zefiri non si può mai sapere.”
“Zefiri?” chiese Harry
prima di potersi trattenere.
Il preside lo squadrò
qualche secondo, prima di chiedere con tono deliberatamente calmo: “non sa chi
siano gli Zefiri, Sig. Evans?”
Il ragazzo si accorse di
aver appena fatto, con tutta probabilità, un errore davvero stupido, ma cercò
di rimediare meglio che poté.
“Mi dispiace doverlo
ammettere, ma la vita in Australia è piuttosto isolata e le notizie sulla
guerra sono sempre state scarse e approssimative.”
Tirò mentalmente un
sospiro di sollievo quando vide Dippet annuire con aria grave. “Certo, capisco.
D’altronde non è una colpa non volersi immischiare in guerre che non ci
riguardano.” Disse con quello che doveva essere un tono saggio. “Gli Zefiri
sono i seguaci di Grindelwald, coloro che lo hanno seguito, acclamato e
riverito durante il suo regno del terrore. Purtroppo non tutti sono stati
ancora consegnati nelle mani della giustizia e anche ora che il Signore Oscuro
è morto, non sembrano volersi dare pace.”
Harry sentì un fremito
percorrerlo a quelle parole. Zefiri? Sembravano essere l’esatto equivalente dei
Mangiamorte: altri nemici, altre battaglie, altre morti. E quell’oppressione,
quel senso del dovere che, assieme al senso di colpa, lo aveva sempre
accompagnato nel futuro, si fece risentire come un macigno.
No, questa non è la tua guerra,
si disse, non sta a te combattere queste battaglie… non sta
a te caricarti il peso di queste morti.
“… vero Harry?”
Sentirsi chiamare lo
risvegliò dalle sue meditazioni e vide che il preside lo stava guardando
aspettando chiaramente la risposta ad una domanda.
“Mi scusi, può ripetere
per favore? Devo essermi perso un attimo nei miei pensieri…”
Il vecchio si limitò a
sorridergli indulgente. “Dicevo che mi sembra sia tutto in ordine, ma manca
ancora un piccolo particolare: chiedevo se eri a conoscenza della suddivisione
tra Case qui ad Hogwarts.”
Harry annuì sorridendo,
trovandosi per la prima volta su terreno sicuro: “Oh si signore, i miei zii mi
hanno spiegato le cose più importanti.”
“Bene, bene, allora
saprai che è necessario che tu sia smistato in una delle quattro Case.
Tradizionalmente lo smistamento viene effettuato la sera del primo giorno di
scuola in Sala Grande, ma non essendo inizio anno, ne tanto meno tu uno del
primo anno puoi scegliere: preferisci essere smistato qui in privato o questa
sera durante la cena?”
Il ragazzo ci pensò su
qualche secondo, ma non gli ci volle molto per prendere una decisione: anche
con il suo travestimento, meno attenzione attirava verso di sé, meglio era.
“Preferirei qui in
privato signore.”
“Nessun problema
giovanotto,” replicò Dippet alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso uno degli
armadi, “immagino che tutti quegli occhi puntati addosso non farebbero piacere
a nessuno, vero?” ridacchiò.
‘Non sa quanto’ si
rispose Harry cercando di forzare un sorriso sulle labbra.
Il preside tirò fuori un
basso treppiede di legno su cui era appoggiato un logoro cappello da mago,
pieno di pezze e rattoppi. Il sorriso del ragazzo divenne sincero: ecco
qualcosa che non sarebbe mai cambiato.
“Non so cosa ti hanno
raccontato i tuoi zii, ma per essere smistato basterà che indossi questo
cappello. I ragazzi più grandi hanno la brutta abitudine di spaventare i nuovi
arrivati con storie orribili…” spiegò Dippet con un’altra risatina.
Harry si avvicinò,
sollevò il Cappello Parlante dallo sgabello e, sedendosi, lo indossò, notando
che stavolta non gli cadeva tanto sugli occhi come era successo sette anni
prima. Non dovette aspettare molto prima di sentire nella mente la vocetta
conosciuta .
‘Interessante sarebbe
a dir poco un eufemismo, sig. Potter. D’altronde non capita tutti i giorni di
dover smistare un sesto anno che tra l’altro, ho già smistato.’
Harry rise tra sé e sé.
‘Non penso che capitino spesso nemmeno viaggiatori del tempo. Posso fidarmi che
terrai il segreto?’
‘Io? Sono solo un
vecchio cappello: smisto ragazzi, non mi occupo d’altro. Ma passiamo ai fatti,
vediamo un po’… beh ragazzo mio, vedo che la tua strada è già ben segnata, ma…
Grifondoro? Ti sei sicuramente trovato bene a quanto pare, ma avrei detto più –’
‘Serpeverde?’ suggerì
Harry conoscendo già la risposta.
‘Si, si, decisamente,
avresti fatto grandi cose a Serpeverde. Allora, dove ti metto?’
Harry sospirò rassegnato.
‘Per questa volta, ho bisogno di seguire il tuo primo consiglio.’
‘Si, si, vedo… Tom Riddle eh? Mente brillante
già ad undici anni, quel ragazzo. Peccato che sia destinato ad una fine simile.
Ma ricorda Harry, i giudizi lasciamoli a conti fatti: non si nasce ciò che si
diventa.’
L’ex-Grifondoro stava per
chiedere spiegazioni, ma venne interrotto dalla voce squillante del Cappello
che annunciò altisonante: “SERPEVERDE!”
Si sfilò il cappello dal
capo alzandosi dallo sgabello e osservò attentamente la reazione di Dippet
all’annuncio della Casa. Rimase sorpreso quando non notò nessun tipo di
sospetto nella sua espressione: che la brutta reputazione di Serpeverde fosse
dovuta in gran parte a Voldemort?
“Perfetto, perfetto! Vedo
che non c’è stato nessun problema. Serpeverde, uhm? Oh…” il vecchio assunse
improvvisamente un’aria pensosa, “mmh, sarà meglio chiamare un Capocasa. Sai, i
sotterranei hanno sempre avuto un problema di spazio e ho paura che i dormitori
siano piuttosto pieni…” spiegò, ma subito tornò un sorriso rassicurante. “Sono
sicuro che troveremo una soluzione ad ogni modo. Tibby!”
Con un leggero ‘pop’ un
elfo domestico apparve nell’ufficio, prostrandosi in un profondo inchino
all’insegna del preside. “Il Signore ha chiamato?”
“Tibby, vai a chiamare la
signorina Alice Travers, è richiesta la sua presenza nel mio ufficio.” Ordinò, ed
Harry notò anche qui la differenza tra come Silente si era sempre rivolto agli
elfi domestici e il tono autoritario usato da Dippet.
L’elfa però sembrava più
che contenta che gli fosse stato assegnato un qualsiasi incarico e con un altro
profondo inchino, sparì in un leggero ‘pop’.
Il preside tornò a
sedersi dietro alla scrivania. “Mentre aspettiamo l’arrivo della Capocasa, ci
sono ancora un paio di faccende da sbrigare. Sei stato seguito da un insegnante
privato per tutta la tua carriera scolastica, vero?”
Harry annuì. “Si,
signore.”
“Qui ad Hogwarts gli
studenti sono soliti tenere un esame alla fine del quinto anno, chiamato
G.U.F.O.. È un esame molto importante, perché determina il futuro percorso di
studi dei ragazzi, percorso che delimiterà anche il campo lavorativo una volta
preso il diploma. Mi dispiace informarti che senza aver preso i G.U.F.O. non
sapremmo in quali corsi ammetterti.” Spiegò l’anziano professore.
“Capisco, signore.”
Rispose Harry. Non era particolarmente preoccupato dall’esame, in fondo lo
aveva già fatto una volta e gran parte degli incantesimi, pozioni e concetti
che sarebbero stati testati li conosceva ormai a memoria.
“Ti verranno date due
settimane di tempo per prepararti, poi inizieranno i test. So che è
relativamente poco come preavviso, ma visto che il trimestre è già iniziato da
due mesi, non vogliamo rischiare di lasciarti troppo indietro col programma
rispetto agli altri.”
“Farò del mio meglio,
signore.”
Il vecchio annuì
soddisfatto. “Bene, bene, proprio lo spirito giusto, sono sicuro che ti
troverai splendidamente qui ad Hogwarts. In ogni caso non ti devi preoccupare,
il programma non dovrebbe essere troppo diverso da quello che hai segui –”
Le sue parole vennero
interrotte da un leggero bussare alla porta.
“Oh, deve essere arrivata
la Capocasa. Avanti!”
Harry si voltò con una
certa curiosità alla prospettiva di conoscere la prima compagna di Casa che
avrebbe incontrato da quando era arrivato nel passato, ma quando la porta si
aprì, vide con grande stupore e non poco fastidio che chi era entrato non era
affatto la Capocasa, né tanto meno una ragazza: era di nuovo Tom Riddle.
“Tom? Cosa ci fai qui?”
chiese sorpreso anche il Preside.
Il ragazzo, appena
richiusa la porta alle spalle, aveva puntato gli occhi su di Harry con
un’espressione tra l’incuriosito e il confuso, ma riportò l’attenzione a Dippet
quando venne indirizzato.
“Aveva chiamato per il
Capocasa, ma Travers è in Infermeria e Malfoy sta svolgendo un compito di
pozioni. Mi sono offerto di venire al loro posto, ma se non sono abbastanza
competente per qualunque sia questo compito, posso tornare a chiamare Malfoy,
se ce n’è bisogno.” Disse, riuscendo a mostrarsi abbastanza modesto da togliere
qualunque sospetto e abbastanza sicuro di sé potersi assicurare l’incarico.
Harry personalmente non
credeva ad una sola parola di tutto quello che aveva detto il Serpeverde e
anzi, era convinto che avesse architettato in qualche maniera il modo di
trovarsi personalmente nell’ufficio. Dippet però sembrò illuminarsi alla presenza
di quello che credeva essere uno degli studenti più brillanti che Hogwarts
avesse mai avuto.
“Oh, no, no Tom, nessun
bisogno di disturbare il Capocasa, sono convinto che tu sia più che adatto per
questo lavoro.” Gli rispose con un sorriso. “Vieni, avanti, vieni. Vedi,
abbiamo straordinariamente un nuovo studente che frequenterà proprio il tuo
anno: Harry Evans. Harry, questo è il Prefetto Serpeverde, Tom Riddle.”
Harry vide un bagliore di
comprensione guizzare negli occhi di Tom quando venne annunciato il suo nome e
dovette trattenere un sorrisetto soddisfatto al pensiero di esser riuscito ad
ingannare persino lui con il suo travestimento.
L’altro ragazzo, però,
sembrò riprendersi in fretta ed allungò una mano in direzione di Harry con un
piccolo sorriso, che solo da vicino si sarebbe riconosciuto per il ghigno che
era.
“Benvenuto a Serpeverde,
Evans.”
Harry strinse la mano,
lanciandogli uno sguardo di fuoco approfittando di avere le spalle voltate dal
Preside. In risposta il ghigno di Tom si fece solo più largo.
Il vecchio, rimasto
ignaro dello scambio avvenuto tra i ragazzi, continuò: “Tom, che tu sappia, il
dormitorio del sesto anno ha ancora un posto libero?”
A quella domanda,
l’espressione di Tom assunse un’aria apparentemente pensosa, ma dai suoi occhi
Harry riusciva non solo a riconoscere la maschera, ma a scorgere una punta di
soddisfazione che non prometteva nulla di buono.
“No, mi dispiace signore.
Si sarebbe dovuto liberare un posto essendomi io trasferito nella mia nuova
stanza da Prefetto, ma con Lestrange che non ha passato gli esami di fine anno,
sono di nuovo in quattro i maschi del sesto anno.” Lanciò per un secondo uno
sguardo divertito ad Harry prima di continuare. “Il dormitorio femminile è più
spazioso, ma non so quanto quella possa essere una soluzione adeguata,
signore.”
Il Preside rise, non
notando l’occhiata omicida che il nuovo studente indirizzò al suo Prefetto
preferito. “Oh no, non credo proprio che andrà bene. Vediamo… non abbiamo altre
stanze? Non vorrei dover assegnare Harry al dormitorio di un altro anno…”
Tom scosse la testa. “No
signore, tutte le altre stanze sono occupate dai Capocasa e dai Prefetti.”
Dippet si massaggiò il
mento pensieroso, prima di spostare lo sguardo su Riddle e osservarlo
attentamente come se stesse ponderando qualcosa. Harry intanto stava
cominciando ad inquietarsi, avendo un vago sospetto di quello che il preside
stesse pensando.
“Tom, pensi che in una
delle stanze da Prefetto possano stare comodi due letti?”
Solo osservando molto da
vicino si poteva vedere lo sforzo che stava facendo il Serpeverde per
trattenere un ghigno soddisfatto.
“Beh, si, signore. Sono
molto grandi per gli standard dei sotterranei.”
“Tom, sarò costretto a
chiederti un grande favore. So quanto tieni alla tua privacy, ma potresti
ospitare il sig. Evans nelle tue stanze? Almeno fino a che non si sarà trovata
una soluzione alternativa.”
“Se non c’è altro
sistema, farò quello che è meglio fare, signore.” Rispose perfettamente educato
Riddle, mentre Harry lo malediceva mentalmente in tutti i modi che conosceva:
aveva sicuramente architettato tutto il bastardo.
“Perfetto allora, anche
questo è sistemato. A meno che Harry, tu non abbia qualche obbiezione.”
Il ragazzo aprì la bocca
per ribattere che si, in effetti qualche obbiezione ce l’aveva, ma si ritrovò a
doverla richiudere. Cosa poteva dire? Per quel che ne sapeva il Preside, quella
era la prima volta che vedeva Tom, non aveva alcun motivo per non voler
condividere una stanza con lui.
“No, signore, nessuna
obbiezione.” Rispose a denti stretti.
“Perfetto, perfetto.
Allora non voglio trattenervi più del dovuto. Harry, nella lettera c’era
scritto che tutte le tue cose ti sarebbero state inviate via gufo in giornata,
quindi aspettane l’arrivo. Tom, accompagna pure il sig. Evans al dormitorio e
mostragli la sua nuova stanza, farò aggiungere tutto il necessario
immediatamente.”
Con un ultimo saluto,
entrambi i ragazzi si ritrovarono a scendere le scale verso il corridoio.
Appena oltrepassato il gargoyle, Harry si voltò versò il compagno di Casa.
“Avevi previsto tutto,
non è vero?” sospirò rassegnato.
Tom alzò un sopracciglio.
“Io ho solo seguito le direttive del Preside. Non mi pare di aver costretto
nessuno, ma è curioso il fatto che tu mi reputi capace di una cosa simile.”
“Se lo faccio è perché lo
sei, e comunque avresti potuto rifiutare.” Continuò Harry mentre si
incamminavano verso i piani inferiori.
Il Prefetto scrollò le
spalle. “A caval donato non si guarda in bocca.” Rispose, voltandosi ad
osservare meglio l’altro ragazzo. “Bel travestimento comunque, per un attimo
non ti avevo riconosciuto. Trasfigurazione umana si studia al settimo anno se
non sbaglio…”
“No, niente di tanto
complicato, è solo un’illusione: un piccolo trucco da Metamorfomagus che ho
imparato.” Buttò lì Harry, sorridendo leggermente ricordando i consigli di
Tonks.
Tom lo osservò ancora per
qualche secondo, prima di annuire a se stesso. “Bene, perché sarebbe un vero
peccato dover nascondere sempre i tuoi occhi, mi piacciono molto di più al naturale.”
Harry per poco non cadde
rovinosamente a terra. “C-Come scusa?”
L’altro Serpeverde sembrò
piuttosto divertito dalla reazione provocata e ripeté lentamente: “Ho detto che
sarebbe un peccato dover sempre nascondere due occhi come i tuoi, hanno un colore
davvero unico.”
Nonostante non sapesse
ancora se prendere il commento come un complimento o come una presa in giro,
Harry si sentì comunque arrossire fino alla punta dei capelli. Fortunatamente
per lui erano ormai arrivati davanti al muro che conduceva alla Sala Comune di
Serpeverde e ogni conversazione cessò.
“Verba volant” disse il
Prefetto, e il muro scivolò per rivelare l’entrata del famoso covo delle Serpi.
A.N.: Eccoci
di nuovo qua con un altro capitolo. Mi scuso per la limitata presenza di Tom,
ma mica può essere ovunque XD. Ora che finalmente Harry è uno studente poi,
aspettatevi qualche nuova entrata tra i personaggi [e non è detto che siano
tutti nuovi ;)]
La scuola è iniziata da
meno di una settimana e sono già distrutta, non so come sopravvivrò per tutto
l’anno =_=. Comunque, spero che non avrò troppo da fare per continuare a
scrivere, ma anche in caso di blocco ho abbastanza capitoli già scritti per
avere tutto il tempo di farmelo passare! ^^
RISPOSTE:
Ginny W: Eh già, la
storia comincia ad andare avanti e avere un senso XD. E gli aggiornamenti sono
normalmente uno alla settimana, quindi al prossimo venerdì!
Kagchan: Grazie mille! E
Tom che ride, beh, non lo fa mica per tutti, ma Harry è un caso speciale ;)!
Selene_90: Tom stile Signora
in Giallo, solo meno vecchio e molto più figo XD Comunque si, era ora che Harry
si svegliasse, ma sappiamo tutti fino a che punto può essere ingenuo quando si
tratta di amori. Poi non volevo fare una fanfic che fosse solo concentrata su
Harry e Tom, ma che avesse anche una trama con un po’ di spessore, per questo
la loro storia sembra così lenta… ma ti posso assicurare che arriverà da
qualche parte!
Gokychan: So che ti
lamenterai che c’è troppo poco Tom in questo chap (lo penso anch’io XD), ma ti
assicuro che se ne vedrà un po’ di più nel prossimo, insieme ad un piccolo
scorcio di ciò che pensa a proposito di un certo ragazzo dagli occhi verdi… ma
non aggiungo altro! :P