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Autore: SilviAngel    28/02/2013    7 recensioni
Qualcosa di assurdo era successo.
Per quanto Stiles fosse oramai avvezzo a considerare l’assurdo la sua quotidianità, quello era troppo anche per lui.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 17
“Un lupone romantico”
 
Le ultime parole di Derek avevano spinto Stiles a stringersi istintivamente nelle spalle, non era per nulla abituato a sentirsi dire certe cose.
Lui era Stiles. Il ragazzino senza la mamma che parlava troppo, per di più figlio dello sceriffo. Non era il più bello della scuola, né il più intelligente e neppure il più bravo della squadra di lacrosse. Il suo unico vero amico era Scott ed, escludendo suo padre, era anche l’unico che gli desse retta o che passasse volontariamente del tempo con lui.
 
Doveva ammettere che le prime avances di Derek erano parse al liceale null’altro che una cattiva e perfida presa in girò.
Come poteva quel dio greco, capitato per errore a Beacon Hills, trovare piacente o addirittura attraente proprio lui?
Da quando però aveva trovato il lupo in camera sua e questo gli aveva rubato un bacio profondo ed eccitante tanto da fargli arricciare le dita dei piedi, allo scetticismo iniziale si erano sostituiti il panico e l’imbarazzo.
Derek lo voleva e il castano non aveva idea di che pesci pigliare e soprassediamo sulle possibili battute volgari su questo suo ultimo pensiero.
Stiles non aveva mai avuto la possibilità di sfiorare e toccare un altro corpo e poco gli importava appartenesse a una formosa ragazza o a un compagno di scuola, aveva da tempo fatto i conti con la sua bisessualità.
Poco per volta poi tutti i tasselli erano andati al loro posto e, pur continuando a ripetersi di tenere i piedi ben piantati a terra, aveva dovuto convenire che Derek si era comportato in modo assurdo da subito dopo la trasformazione.
Affettuoso sì, ma solo con lui.
Geloso e possessivo e guai a chi gli si avvicinava, eccezion fatta per il padre.
Guardone e alla perenne ricerca del contatto fisico, che fosse un grattino o una carezza.
 
Questi mille e altri pensieri si erano accavallati nella sua testolina nel risicato tempo che Derek aveva impiegato a trafficare sul sedile posteriore della Camaro e tornare da lui, sedendosi così vicino da far aderire, per tutta la lunghezza, le loro cosce.
Senza dire neppure una parola, l’Alfa gli pose in grembo due pacchetti uno abbastanza grande e pesante e il secondo, molto più contenuto, in cima.
“Cosa sono?”
“Secondo te?” buttò lì il moro, aprendosi in un sorriso e togliendogli dalle mani il regalo più piccolo “Apri prima quello” concluse posando quello sottratto accanto a sé e indicandogli il pacco voluminoso rimasto sulle sue gambe.
“Ok” il figlio dello sceriffo muovendo lesto le mani cercò di slegare il nastro colorato che circondava a croce il pacchetto e che gli impediva di scoprirne il contenuto, ma pur tirando con tutta la sua forza, non riuscì a far altro che ferirsi le dita e così cedette, porgendolo a Derek e chiedendo sottovoce “Ti spiacerebbe?”
Il mannaro non disse nulla, limitandosi ad avvicinare un solo dito, sul quale l’unghia si era già innaturalmente allungata, e recidere con una lieve passata quel filo di plastica.
“Grazie” e riportando il tutto davanti a sé, prese a scartarlo senza delicatezza alcuna, stracciando la carta e lanciandola in giro in pezzi più o meno grandi.
Quando finalmente riuscì ad avere la meglio sullo scotch che ne chiudeva gli angoli e ad aprire un lembo sufficientemente grande da mostrargli chiaramente il contenuto celato dalla carta, i suoi occhi si spalancarono e a labbra socchiuse e mute, si voltò a ricercare il viso di Derek.
Stringeva tra le mani un cofanetto in cartone rigido, con raffigurate immagini raffinate e bellissime e dopo aver aperto e richiuso un paio di volte la bocca, all’ennesimo tentativo, un filo di voce si fece udire “Il Signore degli Anelli. La trilogia completa con le illustrazioni di Alan Lee. Tu… tu sei pazzo! Ma hai idea di quanto… sì ce l’hai dato che lo hai comprato. Ciò non toglie che ti sia tutto matto”
“Ti piace?” si sincerò Derek, anche se non ve ne era necessità alcuna, facendo scattare il proprio sguardo dagli occhi limpidi e felici di Stiles fino alle dita che carezzavano con timore le costole dei tre volumi che erano visibili da un lato del cofanetto.
“Se mi piace? Oh mio Dio. Tu non hai idea di quanto io abbia desiderato questa edizione” e, non resistendo più, sfilò il primo libro, sapendo benissimo cosa avrebbe trovato appena sollevata la copertina e, preso un rettangolo di carta poco più piccolo della grandezza del testo, lo aprì davanti ad un incredulo Derek “Questo è stato il mio mondo per così tanto tempo”
Il licantropo si sporse, avvicinandosi fino a mettere a fuoco una cartina medievaleggiante, tipico dello stile fantasy, dove boschi e montagne erano costeggiati da lunghi e tortuosi fiumi, nomi assurdi erano vergati in una calligrafia ingentilita e antica e nell’angolo in basso a destra era stata collocata una rosa dei venti circondata da volute e riccioli di finta pergamena.
Solo la voce di Stiles lo distrasse dalla consultazione di quella carta “Quando mi sentivo soffocare, o dopo aver trovato mio padre piangere per l’ennesima volta, aprivo uno di questi libri e semplicemente ci cadevo dentro anima e corpo. Tu lo hai mai letto?”
Derek si limitò a scuotere il capo.
“Allora dovremo recuperare. Non puoi perderti un’esperienza del genere” e richiudendo la cartina con cura, riposizionandola subito dopo la copertina, andò oltre fino a incontrare le prime illustrazioni.
Il gesto successivo del piccolo stupì in modo assoluto il moro: Stiles portò le mani all’esterno del libro e sollevandolo vi affondò dentro il viso, inspirando con forza.
“Che stai facendo?” chiese sbigottito il maggiore.
“L’odore di un libro è parte del suo fascino. Senti” e, portandolo a pochi centimetri dal viso del moro, attese.
Derek annusò poco convinto, arricciando il naso.
“Carta e colla”
“Blasfemia!” disse con tono oltraggiato Stiles, scoppiando poi subito a ridere “Questo è odore di avventura”
“Allora ti piace” ghignò Derek ammiccando con gli occhi.
“Puoi starne certo e” abbassando improvvisamente il tono di voce e gli occhi mormorò un imbarazzato “Grazie”
“Prego. Forza ora apri questo” e gli mise in mano il pacchetto più piccolo dopo aver tagliato il nastro colorato.
Stiles sollevo il regalo precedente, posandolo con attenzione sulla coperta accanto alle sue ginocchia e poi si dedicò curioso a ciò che Derek gli aveva appena passato.
Scartandolo come se stesse andando a fuoco, pochi attimi dopo si ritrovò a contemplare una raccolta di poesie di Rabindranath Tagore e qui, la sorpresa lasciò spazio al dubbio.
“Come diavolo hai fatto ad azzeccare i miei gusti?”
“Ho indagato” nicchiò Derek.
“Hai indagato? O forse hai minacciato qualcuno fino a quando ha gettato la spugna dicendoti tutto di me?”
“Tranquillo, Scott è ancora tutto intero” confessò infine “Volevo farti un regalo, ma avevi ragione, non so molto di te e dei tuoi gusti, così mi sono rivolto a lui. Deluso?”
“Assolutamente no. Anzi, sono lusingato dal fatto che tu abbia addirittura chiesto aiuto pur di farmi un regalo che sapevi avrei apprezzato”
“Bene, ora non me lo merito un bacio?” chiese malizioso e allusivo, sporgendosi in avanti fino a sfiorare la fronte del piccolo con i capelli.
Stiles si mosse veloce, scattando in avanti e schioccando un minuscolo bacetto sulle labbra del lupo e ritraendosi altrettanto rapidamente, tornando a fissare la copertina del libretto.
“E questo cosa avrebbe dovuto essere?” sibilò sull’orlo dell’irritazione Derek, cercando però di controllarsi e trattenersi.
“Un bacio?” tentò la sorte abbozzando un sorriso da cucciolo.
“Non ne sei convinto neppure tu, lascia che ti mostri cos’è un bacio” e sul finire della frase, le dita del moro già avevano circondato la nuca di Stiles massaggiando i corti capelli e la cute sottostante, ma avvicinandosi, Derek annegò negli occhi nocciola che lo guardavano sbarrati e quasi spaventati e ciò lo indusse a fermarsi.
“Vuoi che ti riaccompagni a casa?” amareggiato e deluso il licantropo tastò il terreno.
“No” rispose Stiles, scuotendo il capo rimarcando con foga il concetto “Se ti va possiamo restare ancora”
Derek tornò a poggiare al schiena al paraurti, piegò una gamba e, poggiandoci sopra il braccio, lasciò la mano a ciondoloni.
Il piccolo, terrorizzato dall’idea di aver rovinato la serata, cercò di intavolare una nuova chiacchierata “Allora, immagino tu abbia scoperto parecchie cose da Scott. Non è giusto, ora sei in vantaggio, io non so quasi nulla di te”
“Non c’è molto da sapere su di me” tergiversò il lupo guardando lo spettacolo della foresta illuminata da uno spicchio di luna.
“Non pensare di depistarmi così facilmente” e seguendo lo sguardo di Derek si perse nel contemplare quello spettacolo silenzioso “Bella vero? L’altra sera era ancora più buio e la luna” mordendosi la lingua, si zittì di colpo, sperando che Derek non avesse – come spesso succedeva – seguito nel dettaglio ogni sua singola parola.
“L’altra sera cosa?”
Dannazione, mai che vi fosse un calo di attenzione quando serviva disperatamente.
“Niente” si affrettò, forse eccessivamente, a dire il castano.
“Stiles?”
“No, davvero, sono cose senza importanza, fidati”
“Ah, stai parlando di quando sei uscito con Isaac” il maggiore era giunto, purtroppo, alla corretta deduzione “Mi stai dicendo che anche lui ti ha portato nel bosco? E avevi raccontato che aveva cucinato per te” la voce di Derek mutò gradualmente in un ringhio e stringendo i pugni, fino a conficcarsi le unghie nei palmi, Stiles lo vide alzarsi di scatto e muovere alcuni passi rabbiosi verso il buio alle loro spalle.
“Che ti prende?” domandò allarmato, imitandolo e mettendosi in piedi.
L’Alfa gli fu addosso in un attimo e, azzerando quasi del tutto lo spazio tra loro, urlò “Dove ti ha portato?”
“I-in una piccola radura nel bosco” rispose terrorizzato come sotto interrogatorio.
“E?” incalzò il moro.
“E cosa?”
“Voglio sapere tutto: come è stato, cosa ti ha detto e cosa ti ha fatto” sibilò mentre il fiato che conservava in sé un sentore della birra bevuta poco prima gli colpiva le narici.
“Ti prego Derek, torniamo a sederci. Stavamo bene fino a”
“Dimmelo”
“Non è importante quello che è successo”
“Dimmelo, ho detto”
E alla fine, spaventato, Stiles capitolò “Mi ha portato in un prato, dove aveva già portato una tovaglia e delle candele. C’era anche un cestino per il pic-nic con quello che aveva cucinato per me e”
“Una cena fatta in casa e le candele?” uno sbuffo di risata inquieta e subito riprese “Allora tutta questa serata per te non è che una brutta copia, chissà come starai ridendo di questo patetico uomo che ti offre cibo da tavola calda e torce elettriche”
“Calmati, ti prego. Io ora sono qui con te” e alzandosi in punta di piedi poggiò la propria fronte su quella del moro.
Lentamente il respiro di Derek rallentò fino a normalizzarsi e solo allora parlò “Ti ha baciato vero?”
“Sì” mormorò Stiles.
“Ti ha toccato?”
A questa domanda seguì il silenzio.
Il castano non aveva idea di quali reazioni avrebbe potuto scatenare, in realtà non era successo nulla, ma chissà cosa il ragazzo avrebbe potuto leggere tra le righe.
“Stiles? Ti ha fatto qualcosa che… Perché stavi piangendo quando sei tornato a casa?”
Il liceale prese a torturarsi le mani, scostandosi un poco “Ce l’avevo con me stesso. Isaac era stato carino e premuroso, gentile e anche simpatico, ma quando mi ha baciato io, beh, io ho capito che non era quello che volevo”
“E cosa potevi volere di più?” chiese quasi senza fiato il licantropo.
“Volevo un cheeseburger, due torce elettriche e un lupone romantico e geloso” e sorridendo mangiò i centimetri che li separavano catturando le labbra socchiuse di Derek tra le sue e circondandogli il collo con le braccia.
   
 
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