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Autore: AsfodeloSpirito17662    02/03/2013    5 recensioni
"Oh Merlino, Paciock...”
“Ho toccato il fondo Draco, sono alla deriva”
“Eh, me ne sono accorto”
“Vaffanculo”
“Senti, di certo tutto mi aspettavo tranne che Paciock. Ovvio, sempre meglio di Sfregiato. Credo che in quel caso ti avrei sbattuto fuori di qui a calci nel culo”
[...]
Uno sbuffo di risata, che durò troppo poco perché fosse reale. Incrociò le braccia al petto e si voltò verso il divano. Ora Blaise era in piedi e lo osservava con un’espressione comprensiva. Stava ancora condividendo il suo dolore, non aveva mai smesso di farlo.
“Te ne sei innamorato?”
“Credo che sia un termine azzardato”
“Ti consiglio di capirlo più in fretta che puoi Blaise, perché anche se lo pensiamo, non abbiamo tutto il tempo del mondo a nostra disposizione. Non chiederti perché proprio adesso. Sii grato che sia successo abbastanza presto”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Neville Paciock, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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DICIASSETTESIMO CAPITOLO


I’m gonna pick up the pieces,

And build a Lego house

When things go wrong we can knock it down

[...]

And it’s dark in a cold December, but I’ve got ya to keep me warm

And if you’re broken I’ll mend ya and keep you sheltered from the storm that’s raging on

(Ed Sheeran, Lego House)


Mathias schiuse gli occhi verso un soffitto dall’aria familiare. Sentiva la faccia andare a fuoco e nonostante il sudore che gli imperlava la fronte, il corpo era scosso da brividi di freddo. Stava uno schifo, per non parlare del cerchio invisibile che gli comprimeva la testa.

Arricciò la punta del naso facendo una smorfia dolorante; la febbre aveva donato alle sue guance un colorito che non aveva mai avuto, smorzando le occhiaie violacee che era solito sfoggiare con fierezza per incutere terrore nel prossimo.

Lentamente, gli tornarono alla memoria gli eventi di qualche ora prima e come se non avesse pianto abbastanza, una morsa gelida gli strinse il cuore; doveva sicuramente averlo fatto, perché iniziò a sentire più freddo di prima, se possibile. Cercò di rigirarsi nel letto ma era sepolto sotto talmente tante coperte che quel peso gli rendeva difficoltoso qualsiasi movimento, per non parlare del dolore alle ossa. La febbre era veramente uno schifo.

Sospirò, notando attraverso il velo lucido che gli appannava gli occhi, un bicchiere di acqua sopra il comodino. Cacciò fuori dalle coperte un braccio, afferrandolo con lentezza: adesso che l’aveva visto, aveva realizzato di avere una sete bestiale.

Si mise seduto, aiutandosi con l’altra mano e poggiò la schiena contro i cuscini. Solo in quel momento, sentì un peso sparire dalla fronte e ricadergli sulle gambe. Confuso, adocchiò una pezza bagnata; non era stata quella ad avergli dato la sensazione di compressione dolorosa, però sentiva la testa più leggera. Allora lo sapevano, che stava male!

Un egoistico senso di soddisfazione lo sfiorò prepotentemente. In una maniera che lo faceva arrabbiare, desiderava che qualcuno si preoccupasse per lui. Lo desiderava con tutto il cuore, perché la sua mamma quando stava male era sempre agitatissima e suo padre si inventava questo mondo e pure quell’altro, per distrarre entrambi. Anche se si trattava di una semplice febbre.

Un timido sorriso fece capolino sulle sue labbra, al ricordo di come un giorno, insieme ad entrambi, aveva giocato a raccontare storie creando delle ombre cinesi sul muro con il solo ausilio delle mani e di una lampadina; strinse la pezza bagnata, sentendola ancora fresca sotto il suo tocco, segno che non doveva essere stata cambiata da molto.

Portò il bicchiere alle labbra e spostò la frangia umida dalla fronte, azzardando uno sguardo alla sua stanza con cautela, perché la testa a tratti gli girava.

Qualcosa di voluminoso, sul comodino, attirò la sua attenzione; prima non l’aveva visto, rimbambito com’era ancora di sonno, ma ora i suoi occhi stavano osservando un pacchetto di carta bianco latte con al di sopra una bella, voluminosa, coccarda rossa. Ricordò che era Natale.

Dopo un’occhiata alla finestra, si rese conto che era anche pomeriggio inoltrato, perché il sole era tramontato da un po’, anche se dalla strada provenivano ancora i rumori frenetici del traffico.

Dopo aver bevuto a sufficienza, poggiò il bicchiere sul mobile e con le dita sfiorò il pacchetto; c’era un bigliettino attaccato alla coccarda, che riportava con una calligrafia fine il suo nome.

Solo Mathias.

Restò ad osservare il pacchetto per un lungo, silenzioso minuto, durante il quale cercò anche di cogliere eventuali rumori provenienti dal di fuori della sua stanza. L’idea che qualcuno potesse entrare mentre decideva di scartare il suo regalo, lo metteva a disagio. Si era comportato male, ne era fermamente convinto oltre che consapevole e nonostante questo, qualcuno gli aveva fatto un regalo. Qualcuno che quasi sicuramente doveva essere Blaise, perché tra le tante cose che aveva osservato di lui, era presente anche il modo in cui scriveva. Non poteva credere che proprio lui, dopo tutto quello che aveva combinato, gli avesse fatto un regalo! Se lo sarebbe aspettato forse da Neville, ma non da Blaise.

Prese il pacchetto tra le mani e senza ancora scartarlo, lo appoggiò sulle gambe, osservandolo con attenzione. Cosa poteva essere? Indovinare il contenuto dei regali era un gioco che aveva sempre adorato fare con suo padre.

Lasciò scorrere le dita lungo i lati del pacchetto, studiandone gli angoli.

Sorrise, non era così difficile! Doveva sicuramente essere un libro!

Accarezzò la coccarda, indeciso se aprirlo o meno.

Si vergognava a scartare un regalo di Blaise. Fino al giorno prima se ne erano dette di tutti i colori, perché gli aveva fatto un regalo?! Ma lui era pur sempre un bambino e la sua titubanza cedette il posto alla curiosità. Cercando di fare il minor rumore possibile, iniziò a rompere la carta, scoprendo effettivamente la copertina di un libro, bianca come l’involucro che l’aveva celata.

Mathias corrugò la fronte, rigirandoselo tra le mani. Che strano... non c’era scritto niente, né all’esterno né all’interno! Blaise aveva voluto prenderlo in giro, dopo tutto? Non fece in tempo ad offendersi sul serio che tra le sue mani il libro iniziò a prendere forma; si assottigliò, la copertina si colorò di varie sfumature verdastre e le pagine all’interno vennero macchiate da fiumi di parole che prima non c’erano. Con sorpresa, Mathias sgranò gli occhioni nocciola ed aprì la bocca. Non poteva essere!

Aprì il libro, sfogliandone velocemente le pagine, con uno stupore davvero impareggiabile. Quel libro gli era stato comprato da suo padre l’anno prima ed al suo interno si susseguivano le descrizioni di tutte le razze di draghi esistenti al mondo! Come poteva essere finito lì?!

Arrivò all’ultima pagina, cercando qualcosa in basso. E lo trovò.

Al nostro futuro Signore dei Draghi! Con affetto, mamma e papà.

Era proprio lui, non c’era dubbio! Lasciò ricadere il libro sulle coperte, constatando con confusione che dopo qualche secondo, il libro tornò completamente lindo e pinto. Non solo aveva avuto la capacità di assumere l’aspetto di qualcosa a cui teneva, ma era diventato letteralmente quello stesso oggetto! Lo riprese alla velocità della luce e se lo strinse al petto così forte che gli angoli del libro lasciarono dei segni sulla sua pelle. Ma non importava.

Al di là della porta, avvertì dei passi avvicinarsi e delle voci che cercavano forse di essere discrete. Buttò la carta del regalo sotto al letto, ficcò il libro sotto il cuscino e si stese di nuovo sotto le coperte, chiudendo gli occhi. Quando la porta si aprì, Blaise e Neville entrarono cautamente; il secondo allungò il collo, come per accettarsi che il bambino dormisse ancora.


Non si è ancora svegliato! Dovremmo preoccuparci?” lo sentì sussurrare, il bambino, piuttosto cautamente.

Lo dici tu che non si è svegliato” rispose l'altro, usando meno accortezza “Sono ben lungi dall’essere cieco e non è che se tieni un occhio chiuso ed uno mezzo aperto per sbirciare, Mathias, non me ne accorgo, sai?”


Mathias sbuffò ed aprì entrambi gli occhi, roteandoli verso il soffitto.


Ti ho sottovalutato” rispose, con un tono di voce roco; sentì il suo stesso respiro bollente accarezzargli la pelle del volto.


Come al solito!”


Neville gli propinò una mezza specie di gomitata e si avvicinò al letto, sedendosi accanto al bambino. Prese la pezza umida e la appoggiò di nuovo sulla sua fronte, accarezzandogli i capelli con gentilezza.


Hai dormito un sacco lo sai? Come ti senti?” gli chiese il giovane, con una sorta di preoccupazione mista ad affetto che fece battere più velocemente il suo cuore.

Così...” si strinse nelle spalle “sono stato meglio...”

Mi sembri mia nonna, anche lei dice sempre così” Neville rise brevemente, sembrando già più sollevato.

Allora hai una nonna saggia!”

Sì, lo credo anche io...” ci fu una breve pausa, durante la quale il Grifondoro inumidì le labbra “Abbiamo provato a darti una pozione ma non siamo riusciti a fartela ingoiare, mentre dormivi...”

... Non la ingoierò adesso. Odio le pozioni, hanno un sapore disgustoso!” Mathias si ritrasse sotto le coperte, come fossero una fortezza inespugnabile.

Ma se vuoi guarire la devi prendere!” esclamò Neville, assistendo a quello che aveva proprio temuto di più. Eppure, quella reazione così normale da parte del bambino, l'aveva quasi fatto sorridere di sollievo.

Non la voglio, non mi piace!”

Ma io e Blaise l’abbiamo preparata con tanto amore...”

Non è vero” intervenne quello, sentitosi ingiustamente tirato in causa “Ci ho messo tanta professionalità, ma l’amore no”

Stai zitto Blaise” soffiò Neville, lanciandogli un'occhiataccia minatoria.

Non puoi raccontare bugie a chiunque ti capiti a tiro, Paciock” si difese il ragazzo, allargando le braccia come se la cosa fosse ovvia.

Non berrò la pozione, neanche sotto tortura!” il malato della situazione attirò di nuovo l'attenzione degli unici adulti presenti in stanza (anche se a volte si faticava a crederlo... Che fossero due adulti, si intende) e sbucò da sotto le coperte puntando il naso all'insù.

Mathias, Blaise non diceva sul serio, ci ha messo anche tutto il suo amore”

Mathias non ti fidare”

È inutile che insistete, ho detto di no!”

Però è un peccato Mathias, lo sai?” Neville abbandonò il suo tono diplomatico e cambiò completamente registro, mostrandosi piuttosto affranto.

La la la la la”

Diglielo che è un peccato, Blaise!” attirò l'attenzione dell'altro con un pizzicotto sulla gamba.

Una tragedia, a dire il vero. Non sai che ti perdi” si staccò dallo stipite della porta e sillabò un silenzioso ti uccido verso il Grifondoro.

La la la la la”

A quanto pare non vuole sentire ragioni. Va bé, lo daremo a qualcun altro” Neville si alzò dal letto con un sospiro e lisciò la stoffa dei pantaloni con un certo savoir faire.

Sì, che ne dici del figlio di Potter? Sicuramente ne sarà contento” commentò Blaise, facendo già per uscire fuori dalla camera e lasciare così Mathias al suo destino.

La la l-”

James, dici? Mah, forse è un po’ troppo piccolo... però sarebbe adatto per quando crescerà...”

Sicuramente sarebbe un bambino in grado di apprezzare”

Tu dici?”

Di che state parlando?” si intromise il fagotto nascosto sotto le lenzuola, uscendo allo scoperto con cautela.

Oh no, niente Mathias. Lasciamo stare. Sei affaticato, hai la febbre alta e senza pozione ci metterai un sacco di tempo per guarire. Meglio lasciarti riposare” esclamò Neville, sventolando la mano per aria con poca importanza.

Sì, lasciamolo riposare. Più tardi ti porteremo qualcosa da mangiare, ora cerca di dormire ancora un po’” Blaise accennò un mezzo sorriso.


Neville sistemò le coperte affinché seppellissero Mathias come un povero martire e gli sorrise gentile. Notò anche che il bicchiere era quasi vuoto e, con un colpo della bacchetta (che gli era stata restituita con uno sguardo talmente mortificato da cancellare all'istante qualsiasi traccia di arrabbiatura), lo riempì nuovamente di acqua. Quando uscirono dalla stanza sotto lo sguardo indeciso e combattuto di Mathias, dovettero farsi violenza per non lasciar cadere la copertura. Chiusa la porta, camminarono lungo il corridoio in silenzio fino a raggiungere il salone.

Neville fu il primo a cedere; iniziò a ridacchiare con sentito divertimento, avvicinandosi all’albero di Natale per esaminare l’enorme pacco che vi giaceva sotto. Blaise sorrideva, appoggiato contro lo stipite della porta, le braccia incrociate al petto.


Allora, che ha detto?”


Constance li adocchiò dal divano, rigirando tra le dita un bicchiere di vino rosso, di quello maledettamente buono e costoso. Sua madre era solita venirlo a trovare per la giornata di Natale, solo che lui... preso da altre faccende, l’aveva dimenticato. Ma non si sentiva in colpa, neanche un po’. Anzi, la maledetta soddisfazione che gli ribolliva nel sangue era incomparabile. E se solo Neville si fosse tolto quella stupida e ridicola sciarpa, sua madre ne sarebbe rimasta scandalizzata.

Bé, non si sentiva in colpa nemmeno per quello, era stato suo dovere marcare il territorio, punto e basta.

Le aveva detto, comunque, che Neville era solo un amico, perché sinceramente non avrebbe potuto affermare diversamente. Non è che dopo aver fatto, per una volta, quello che avevano fatto (e come lo avevano fatto, che Salazar l'avesse fulminato in quell’istante!), potevano finire insieme e dichiararsi amore eterno. Sarebbero... usciti, ecco. Si sarebbero conosciuti a vicenda e poi... il resto sarebbe venuto da sé. Insomma, funzionava così di solito, no?

Blaise aggrottò le sopracciglia, realizzando che non aveva mai visto abbastanza una persona, da poter arrivare ad affrontare una situazione del genere. Era una novità per lui, ma la cosa non lo spaventò. Era una novità che scoprì di volere.


La sua resa è vicina, gli è stato dato un ultimatum, abbiamo la vittoria in pugno” esclamò il Serpeverde, con tono fin troppo serio.

Sapevo che non avresti deluso il tuo popolo Blaise” Constance sollevò il bicchiere verso di lui con orgoglio, i magnifici occhi scuri sembravano brillare di luce propria.

Lo sapevo anche io, Madre”


Neville si girò con una faccia che dire comica sarebbe stato un eufemismo. C’era una sorta di orgoglio, misto a nobiltà, misto ad onore, misto a che diavolo ne sapeva lui, nel tono di voce dei due Zabini. Erano matti. E lui si era preso una sbandata per un matto. Quindi lo era anche lui! Matto, si intende.

Scosse leggermente la testa, decidendo di lasciar perdere, mentre di nuovo lo sguardo indagatore di Constance lo metteva in un certo disagio. Era come se lei sapesse. Ma non era possibile, no? Come faceva a sapere? Suppose che forse, una madre, sapeva sempre tutto. Per onniscienza. Per dono di natura. Per qualcosa. Sperò di sbagliarsi, mentre la voglia di scavare una voragine nel pavimento per raggiungere direttamente la Cina lo stava letteralmente mangiando minuto dopo minuto. Peccato che la sera prima, troppo impegnati a succhiarsi l’anima a vicenda sul divano, si fossero dimenticati di coprire i quadri. Un vero, vero peccato.

Sarà divertente vedere la sua faccia quando scoprirà che cos’è!” esclamò la donna, sembrando più impaziente lei di veder Mathias scartare il suo regalo che il bambino stesso ad appropriarsene.

Mamma, dimmi che non gliel’hai comprata solo per accaparrarti la sua simpatia...” Blaise corrugò la fronte, sondando il volto di sua madre con un cipiglio saputo.

Non essere sciocco Blaise, se l’avessi fatto se ne accorgerebbe subito. Ho sentito dire parecchio, sulla sua intelligenza!”

Questa storia deve finire” il ragazzo schioccò seccamente la lingua contro il palato, improvvisamente infastidito da qualcosa.

Ne abbiamo già parlato, è la soluzione migliore e tu lo sai” Constance parlò con tono leggero, di chi dava poca attenzione a dei capricci inutili.

A volte dimentico di saperlo e vorrei solo buttarli nel camino...”


Blaise si voltò lentamente, inchiodando con uno sguardo glaciale i personaggi, tutti compressi come al solito nel quadro della povera Morgana, che aveva il naso deformato contro la cornice, tanto la stavano spingendo. Erano tutti bianchi cadaverici e sembravano aver preso con molta serietà la minaccia neanche tanto velata del loro padrone.

Tenendoli sott’occhio fino a che poté riuscirci, si diresse verso la cucina per controllare a che punto fosse l’arrosto; mentre ne assaggiava un pezzettino, con espressione assorta si chiese se a Mathias il suo regalo fosse piaciuto. Aveva notato che non si trovava più sul comodino, ma non l’aveva visto in giro. Chissà cos’era diventato il libro, nelle sue mani… ma non glie l'avrebbe mai chiesto. Un giorno, se lui avesse voluto farlo, avrebbe potuto raccontarglielo di sua spontanea volontà. Sperava solo, davvero, di non aver fatto un’altra cosa sbagliata.

Aprì lo sportello della credenza e prese il barattolo del sale, per aggiungerne un po’ alla carne che stava terminando di cuocersi; ne prese una piccola quantità con le dita e ce lo lasciò cadere sopra, con fare distratto. Nel riporre il barattolo al suo posto, l’occhio gli cadde su un sacchettino di velluto blu scuro nascosto in fondo alla credenza. Restò in silenzio a guardarlo per interminabili secondi, con uno sguardo indecifrabile, senza però che per la mente gli passasse qualcosa.

Semplicemente, restò ad osservarlo.


Come procede?”


La voce di Neville lo colse di sorpresa. Cercando di essere il più naturale possibile, mise il barattolo al suo posto e chiuse l’anta della credenza; senza voltarsi, si strinse appena nelle spalle e finse di girare l’arrosto, tanto per tenere le mani impegnate, così come la mente.

Il Grifondoro si avvicinò al mobile della cucina e vi si appoggiò contro, con tranquillità. Blaise si sentì stranamente osservato.


Che stavi guardando?” chiese Neville.

Mi era parso di vedere un pacco di sale già aperto, ma mi sono sbagliato”


L’erbologo sembrò accettare quella spiegazione e lasciò che Blaise continuasse a dilettarsi nell’arte culinaria. Passò circa un minuto nel silenzio più totale e poi, quando il Serpeverde poggiò la forchetta sul ripiano della cucina per lanciare uno sguardo verso Neville, lo vide.

Con orrore, lo vide.

Il Grifondoro tra le mani stringeva qualcosa che aveva tanto l’aria di essere un regalo di Natale. E data l’aria imbarazzata e contrita con la quale continuava a stuzzicarne la carta, probabilmente era per lui.

Blaise restò immobile, tentando di mimetizzarsi con l’arredamento della cucina. Il momento che più temeva di tutti, era arrivato. Per Salazar, era arrivato. Quanto, quanto aveva desiderato che l’altro non gli avesse fatto un regalo! Fino all’ultimo ci aveva sperato, sinceramente, e vedendo avvicinarsi l’ora di cena del giorno di Natale, senza intoppi, Blaise aveva quasi osato pensare di averla scampata. Ma Natale non era finito e Neville era lì davanti a lui con un maledetto regalo.


Non fraintendere, non è niente di che ma… sapevo che ci saremmo visti tutti e tre per le feste di Natale e… niente, ho pensato che, sai, sarebbe stato carino… forse… non lo so, ma non è niente, davvero!”


Blaise, in un gesto istintivo, afferrò il pacchetto che l’altro gli porgeva e se non si fosse sentito così in difetto, probabilmente avrebbe riso per l’aria mortificata che l’altro ostentava, neanche avesse cercato di ledere alla sua persona. Ma Neville sapeva bene quanto Blaise fosse un tipo volubile e certe volte, davvero, proprio non sapeva stabilire se stava facendo una cosa che avrebbe potuto irritarlo o meno. Sperò, in quel caso, di non udire nessun commento sarcastico al riguardo, volto al fine di sminuire il suo pensiero.

Il francese, senza commentare nulla, aprì il pacchetto con lenti movimenti delle dita, come avesse voluto rimandare quel momento a data da destinarsi, anche se sapeva sarebbe stato tutto inutile. Si sentiva a disagio, come se fosse stato lui a fare qualcosa di sbagliato, al contrario di quello che pensava Neville.

Quando la carta strappata svelò il contenuto del pacchetto, l’espressione di Blaise si fece ancora più indecifrabile.

Il Grifondoro aveva smesso addirittura di respirare, osservando con ansia il modo in cui l’altro stringeva tra le dita il suo regalo. Ecco, lo sapeva. Sarebbe stato meglio che si fosse fatto gli affari suoi. Perché l’aveva fatto? Perché? Del resto, non aveva senso. Si conoscevano, neanche tanto, solo da… un paio di mesi? Perché diavolo aveva voluto per forza fargli un regalo? Sarebbe morto, sì; sarebbe morto impiccato ed avrebbe provveduto lui stesso all’esecuzione. Non è che volesse fare il melodrammatico, intendiamoci, ma… si sentiva così melodrammatico! Ed intanto i minuti passavano e Blaise non parlava.

Neville si agitò sul posto, mentre un’ondata di calore gli imporporava le guance; con una mano, distrattamente, si grattò il collo a disagio, indeciso se dire qualcosa o meno. E se l’aprire bocca avesse solo peggiorato le cose? Chi glielo diceva che con le parole se la sarebbe cavata meglio che con le azioni? Sospirò, non sopportando di non sentirsi dire neanche un insulto od un mugugno.


Senti, lascia stare, non avrei dovuto” fece per togliergli la cornice dalle mani, ma Blaise le ritrasse all’indietro, boicottando il suo tentativo.


No” disse, inumidendo le labbra con la punta della lingua “Mi piace”

Dalla tua espressione funerea non si direbbe” Neville si mostrò piuttosto scettico, forse un filo sarcastico.

Paciock, questa è la mia faccia normale e smettila di fingere di disprezzarla perché oramai non ti crede più nessuno!”

Non ho mai detto di disprezzarla!” spalancò gli occhi castani, preso in contro piede.

Certo che non l’hai detto, perché come invece io ho detto, sarebbe una bugia” un sorrisetto odioso piegò le labbra di Blaise.

Sto perdendo il filo del discorso” ammise Neville, grattando nuovamente la base del collo. Lo faceva spesso, quando era nervoso.

Ho detto che mi piace” ribadì il ragazzo, smorzando il tono della voce.

Ma?”

Ma… ” Blaise si morse l’interno della guancia, sospirando silenziosamente “… io non ho un regalo… per te”


Neville si sentì così leggero a quella notizia che quasi si mise a ridere, scaricando tutta l’ansia.


È per questo che hai fatto quella faccia?! Solo per questo?” domandò, poggiandosi al mobile della cucina. Il sollievo era destabilizzante.

Cosa aveva macchinato il tuo cervello deteriorato?”

Non vuoi saperlo”

No, infatti, hai ragione” concluse pragmatico, con la fronte lievemente corrugata.


Blaise passò il pollice sul vetro che proteggeva la fotografia, di quelle babbane, non in movimento. Ritraeva un Mathias addormentato sul divano e lui, sedutogli accanto, intento a leggere un testo di pozioni. Era uno dei rari momenti in cui quei due non si erano guardati in cagnesco e non avevano litigato. Mathias, nel sonno, aveva lasciato cadere la testa sulla spalla di Blaise e dormiva placidamente, con espressione serena. In quella foto, il Serpeverde non sembrava essere disturbato da quel contatto ed entrambi emanavano una sorta di tranquillità che Blaise si stupì ad osservare.


Non me ne sono neanche accorto, quando l’hai scattata” commentò sommessamente, lo sguardo ancora catturato da quell'immagine che non sembrava neanche appartenergli. Neville accennò un piccolo sorriso, accompagnato da un paio di fossette.

Lo so, era questo il mio intento. Non è stato facile beccarvi insieme, avrei voluto che Mathias fosse sveglio ma in quel caso non me la sarei cavata. E se vi avessi chiesto di lasciarvi scattare una foto, non sareste apparsi naturali. Siete due animali testardi ed orgogliosi!”

Animale a chi?” l'occhiataccia di Blaise lo fece ridere.

A quello dietro di te, naturalmente”

L’avessi detto io a te, ti saresti sicuramente voltato”

Non è vero!”

Ah, no?” il ragazzo arcuò un sopracciglio, sfidandolo a dimostrare il contrario.

Non sono così scemo!”
“Mpf. E chi è che è andato in giro per il Ministero
convinto che per togliersi lo scotch magico dalla faccia avrebbe dovuto farsela asportare?

Quello è stato un colpo basso!” Neville si colorò di indignazione (e forse anche un po' di imbarazzo, a dirla tutta). Non aveva fatto proprio la figura dello sveglio.

Oh, credimi Paciock, se avessi voluto darti un colpo basso, te ne saresti sicuramente accorto” Blaise si era sporto verso di lui con un movimento lento e languido, finendo per sussurrargli quella frase praticamente sulle labbra. Con occhi socchiusi che celavano una certa malizia, sorrise contro la bocca di Neville, ricevendo come premio per la sua vittoria un religioso silenzio di sconfitta. Neville era arrossito fino alla punta dei capelli, la sfacciataggine del francese certe volte aveva il potere di spiazzarlo come poche cose riuscivano a fare. Blaise gli regalò un leggero bacio a stampo, che non soddisfò nessuno dei due, ma con la mammina nell’altra stanza non gli sembrava il caso rischiare.


Grazie”


Neville si schiarì la gola, cercando di districare le proprie facoltà mentali dall’ingorgo in cui s’erano incastrate dal momento che Blaise si era avvicinato. Come diavolo facesse a rincoglionirlo così nel giro di due secondi, era un mistero.


Non importa se non hai un regalo, Blaise. Io non te ne ho fatto uno per ricevere qualcosa in cambio. L’ho fatto perché mi andava. Perché ne avevo piacere. E perché ho pensato sarebbe stato carino conservare un ricordo di Mathias, per quando se ne andrà con la sua futura famiglia…”


Il Serpeverde appoggiò la fotografia sul ripiano della cucina, pensando che in quella foto sarebbe dovuto esserci anche Neville. Con tutto l’aiuto che aveva dato, era parte integrante di quel trio.

Se l’era guadagnato.

Tuttavia non espresse i suoi pensieri a parole, perché sarebbe stato sin troppo diabetico dire una cosa del genere e che Salazar l’avesse impiccato! se si sarebbe mai lasciato andare a confessioni da donnicciola! E doveva ammette, anche, che da un paio di settimane a quella parte, non aveva più pensato all’eventualità di Mathias fuori dalla sua vita. Aver sentito dire da un’altra persona come sarebbero andate effettivamente le cose, presto o tardi, lo incupì.

Desiderava che Mathias trovasse presto una famiglia con cui stare, che sicuramente sarebbe stata in grado di prendersi cura del bambino meglio di come stavano facendo lui e Neville, però… Però?

Però niente.

Quella soluzione era la migliore per tutti, in primis per Mathias. Vivere con un pregiudicato della società che rischiava un giorno sì e l’altro pure di finire ad Azkaban se solo a quelli del Ministero fosse girato il culo nel verso sbagliato ed essere cresciuto con l’aiuto di un ricercatore con le rotelle non tutte proprio al loro posto, non era auspicabile.

Non era il meglio, per lui.

Un’altra famiglia avrebbe potuto dargli sicuramente delle chance migliori di quelle che Blaise poteva offrirgli. Senza contare che il suo lavoro lo teneva impegnato, per non parlare di quello di Neville. Il suo aiuto doveva essere temporaneo, non poteva tramutarsi in qualcosa a lungo termine. I loro impegni ne avrebbero risentito.

Lanciò un ultimo sguardo alla foto, percependo un fastidioso vuoto nello stomaco. Mathias.


Blaise, caro! Neville! Abbiamo visite!”


Quando tornarono in salotto, i due ragazzi videro Mathias sulla soglia del corridoio che portava alle altre stanze, stretto nel suo pigiama grigio, con gli occhi lucidi e le guance rosse. Si mordicchiava le labbra con aria incerta, lanciando delle occhiatine verso Constance che gli sorrideva dal divano con aria incoraggiante.


Avvicinati pure Mathias, non temere. È da tanto che non ci vediamo, come ti senti?”


La voce gentile della donna invogliò il bambino a compiere qualche passo. Constance poteva pure avere la nomea di vedova nera, considerando che i suoi consorti presto o tardi morivano sempre in circostanze misteriose, ma l’istinto materno non l’aveva mai perso ed inconsciamente Mathias ne era attratto. Si avvicinò al divano e si sedette accanto a lei, mentre il calore proveniente dalle fiamme del piccolo camino giovava ai suoi brividi di freddo. Si lasciò accarezzare i capelli dalle mani delicate e soffici di Constance, restando in religioso silenzio.


Sei venuto qui per prendere la pozione perché vuoi stare meglio, non è vero?”


Mathias la scrutò da sotto la frangia scapigliata, annuendo timidamente. Constance sorrise, continuando a vezzeggiarlo con dita gentili e premurose. Fosse stato un gatto, probabilmente il bambino si sarebbe messo a fare le fusa; se chiudeva gli occhi poteva quasi immaginare che quel tocco fosse della sua mamma. Gli piaceva, Constance. Avvertiva provenire da lei un senso di sicurezza, di tranquillità. Non l’avrebbe mai ammesso, ma la stessa tranquillità riusciva ad emanarla Blaise.

Lanciò un’occhiatina verso il suddetto interessato, che lo osservava con un lieve stupore. Era la prima volta che il Serpeverde vedeva Mathias così collaborativo; evidentemente sua madre riusciva a stregare anche i ragazzini, oltre agli uomini facoltosi di cui solerte si circondava. Come tutti ben sappiamo, comunque, Mathias non era uscito dal nido delle sue coperte perché, da bravo bambino, desiderava stare meglio; aveva messo piede in salotto perché stava letteralmente delirando dalla curiosità.

Le parole di Neville e di Blaise gli avevano messo la pulce nell’orecchio e non aveva fatto altro che arrovellarsi il cervello nel tentativo di capire di cosa avessero parlato.

Quindi, quando gli fu dato il bicchiere contenente la pozione dalle proprietà curative, decise di stare al gioco e la bevve, senza fare un fiato, compensando però con una sequela di smorfie disgustate che, davvero, parlavano da sole. Per togliere il sapore cattivo dalla bocca, mangiò la caramella offertagli da Neville e si accoccolò sul divano, in attesa di ricevere il suo benedetto premio; pensò che se non era stata dimostrazione di coraggio quella, allora niente poteva esserlo.

Osservò in rassegna tutti e tre, con un sopracciglio alzato verso l’alto e l’espressione che diceva ‘e allora? Quanto devo aspettare ancora?’

Constance lo trovò molto divertente e quasi con la stessa impazienza, si alzò dal divano.


Poiché quest’anno passerai il Natale con la nostra famiglia, ho deciso io stessa di farti un regalo, Mathias! Perché non vai a sbirciare sotto l’albero?”


Constance gli aveva fatto un regalo. Suo malgrado arrossì, nonostante la febbre colorasse già le sue guance pallide e con cautela, scivolò giù dal divano, guardingo. Si sentì invadere da uno strano calore, perché nonostante quelle persone non lo conoscessero avevano deciso di fargli dei regali. Pensava di essere un peso per loro, ma forse non lo era così tanto. No?

Avvolto in una sorta di disagio dovuto all’imbarazzo (si sentiva grato per tutto quello ma non sapeva come dimostrarlo o come dirlo) si avvicinò all’albero di Natale, notando solo in quel momento che sotto c’era un pacco dalle dimensioni mostruose (almeno per lui, che era un soldo di cacio). Si voltò verso Constance, come a chiedere conferma che era quello, il pacco che doveva aprire. Con un sorriso meraviglioso, la donna annuì in segno di incoraggiamento; Mathias si accucciò per terra e con una sorta di infantile meraviglia iniziò a strappare la carta (ma senza troppa foga, non voleva sembrare troppo curioso). Tuttavia i suoi propositi andarono a farsi benedire quando, capito di cosa si trattava, si affrettò a togliere gli ultimi rimasugli della carta da regalo.

Allargò gli occhi e spalancò la bocca, restando ad osservare il suo regalo con una faccia che definire ebete sarebbe stato puro eufemismo. Guardò Constance per assicurarsi che non fosse uno scherzo e poi tornò sul suo regalo.


Ti piace?” chiese la donna, conoscendo già la risposta.


Mathias si alzò in piedi, stringendo tra le mani il suo primo manico di scopa. Li aveva visti solo in vetrina, perché sua madre l’aveva sempre ritenuto troppo piccolo per provare a cavalcarne uno ed ora... ora ce l’aveva! Non credeva di meritarsi cose così costose, sul serio. Aveva combinato un sacco di guai e gliene aveva fatti passare di tutti i colori al figlio di quella donna. Sentiva di non poter accettare, era semplicemente troppo.

Con un senso di vergogna che iniziò a divorarlo celermente, si avvicinò velocemente a Neville e si nascose dietro la sua schiena, con la faccia che andava a fuoco, affondando il volto nella stoffa morbida del suo maglione. Una delle sue manine artigliò un fianco del Grifondoro, che provò una sorta di tenerezza, di fronte a quella reazione.

Anche se aveva voluto dare a vedere il contrario, Mathias era tutt’altro che insensibile.

Non era un bambino come tutti gli altri, era più speciale, ma voleva essere trattato come quelli della sua età.

Sapeva che il silenzio non l’avrebbe aiutato a superare l’imbarazzo e prendendo un sospiro profondo, Neville lasciò che continuasse a nascondersi dietro la sua schiena mentre decideva di parlare.


Giusto in tempo per domenica! Dovrebbe fare bel tempo e se fino ad allora Mathias prenderà regolarmente la pozione, con molte probabilità potrai portarlo a provare la sua scopa!”


Blaise accennò un sorriso, restando appoggiato contro lo stipite della porta della cucina, con le braccia incrociate.


Vedremo. Direi che è arrivato anche il momento di cenare, ho bisogno di una mano per portare i piatti di qua”


*


Molte ore dopo, quando la cena era terminata da un bel pezzo e Constance si era ritirata a causa dell’ora tarda, Neville restò per aiutare il Serpeverde a riordinare e Blaise ne approfittò per controllare Mathias, che se ne era andato a letto circa un’ora prima per la stanchezza.

La pozione aveva fatto effetto, la febbre si era abbassata, ma com’era logico che fosse, si sentiva tutto indolenzito.

Aprì piano la porta, affacciandosi all’interno della camera fiocamente illuminata da una abat jour. Il fagotto dentro il letto non si mosse e Blaise azzardò ad avvicinarsi per controllare che fosse tutto a posto. Sfiorò la fronte del bambino con le dita, sentendola finalmente fresca dopo ore. Si accertò che il bicchiere dell’acqua sul comodino fosse pieno e dopo aver sistemato meglio le coperte, fece per lasciare la stanza. Sulla soglia, la voce del bambino che pronunciava il suo nome, lo fermò. Tornò a voltarsi verso il letto, incontrando gli occhietti stanchi di Mathias che lo osservavano.


Non riesci a dormire?” chiese, tornando sui suoi passi con lentezza.


Senza rispondere, Mathias frugò sotto le coperte fino ad estrarre il libro che Blaise gli aveva regalato. Il ragazzo lo osservò in silenzio, mentre quello se lo stringeva contro il petto senza smettere di guardarlo negli occhi; lui vedeva solo una copertina bianca ma, per Mathias, era sicuramente qualcos’altro.


Grazie” soffiò Mathias, con una certa titubanza.


Blaise gli sfiorò i capelli e dopo aver accennato un sorriso, lasciò la stanza; nessuno dei due era un tipo da molte parole. Finalmente, Mathias si addormentò, con la scopa regalatagli da Constance in un angolo e la sciarpa donatagli da Neville sulla scrivania.


Quando il Serpeverde tornò in salotto, c’era rimasto poco da fare. In silenzio si prodigò nell’aiutare Neville a sbrigare le ultime cose, compreso il lavaggio delle stoviglie. Quando entrarono in cucina, lo sguardo di Blaise venne inevitabilmente catturato dalla foto che Neville gli aveva regalato ed alla mente tornarono ancora pensieri cupi e scomodi.


A cosa stai pensando?” chiese il Grifondoro, sistemando alcuni piatti nella credenza.


Blaise scrollò le spalle senza rispondere, minimizzando la cosa. Non si sentiva ancora in grado di condividere certi pensieri con Neville, ma ebbe la certezza che qualcosa era cambiato. La sua percezione, la sua prospettiva della situazione in cui si trovava era cambiata. Sentiva la testa galleggiare in una sorta di incertezza, non avrebbe saputo dire se quel cambiamento gli piacesse oppure no. Non sarebbe tornato a fare lo stronzo con Mathias, ovviamente, ma c’erano delle cose che doveva ancora capire.

Doveva capire fino a che punto gli importasse, perché onestamente non ne aveva idea.

Finirono di sistemare in silenzio, dopodiché Blaise si appoggiò contro il tavolo della cucina, osservando Neville che raccattava le sue cose per andarsene.


Se ci sono problemi mandami un gufo” estrasse la sciarpa dalla borsa e la avvolse attorno al collo.

Mh-mh”

La febbre non dovrebbe salire di nuovo, ma non si sa mai” indossò la giacca marrone senza però abbottonarla.

Mh-mh”

Ogni tanto ricordati di andare a controllarlo, meglio prevenire che curare” si guardò intorno con aria corrucciata, controllando di non star dimenticando qualcosa.

Mh-mh”

Domani mattina prima di dargli la pozione, fallo mangiare, meglio che abbia lo stomaco pieno” fece passare la cinghia della tracolla su una spalla e la sistemò contro il fianco.

Ma non stai mai zitto?”


Neville si voltò verso di lui con espressione interdetta. Blaise lo guardava con un sopracciglio alzato che esprimeva un certo sarcasmo; il Grifondoro aveva delle leggere occhiaie a causa del sonno perso, i capelli più incasinati del solito ed un’espressione vagamente confusa che gli fece venire voglia di sbatterlo lì, sul tavolo della cucina.

Certe volte pareva così genuinamente ingenuo che Blaise sentiva il sangue ribollirgli nelle vene.

Era inconsapevolmente attraente, con quel suo modo di fare così cristallino e puro e lui sentiva di desiderare quella purezza per sé.

Allungò un braccio, afferrò la cinghia della borsa a tracolla che Neville aveva indossato e lo fece avvicinare, appoggiando le braccia sulle sue spalle ed incrociando le mani dietro la sua testa con la pigrizia d’un gatto lezioso. Neville apparve subito un po’ impacciato, del resto quella era una situazione nuova tra di loro, avrebbe avuto bisogno di un po’ di tempo per accettare quel determinato tipo di attenzioni come qualcosa di... naturale. O almeno, nel profondo, sperava sarebbero diventate tali. Era ancora tutto incerto, non stavano insieme e quella sorta di punto interrogativo lo irretiva.


Blaise, non posso restare” biascicò, debolmente. Non sembrava tanto convinto.

Lo so” rispose comunque l'altro, serafico.

Devo controllare che Alberic non mi abbia demolito casa, mio cugino è un disastro” sospirò e probabilmente quella ruga che aveva in mezzo alle sopracciglia, era dovuta alle preoccupazioni che il cugino gli procurava.

Siete proprio parenti allora” Blaise lo sbeffeggiò senza ritegno, con un sorrisetto irritante sulle labbra piene.

Che vorresti dire?!” un pizzicotto vendicativo accompagnò quell'indignazione.

Non lo so, tu che pensi?”


Ma il Grifondoro non poté rispondere perché ogni rimostranza fu catturata dalle labbra leste di Blaise; baciarono le sue con una sorta di pretenziosità che il giorno prima non aveva percepito. C’erano stati il desiderio e la ricerca reciproca, ma quel bacio gli sembrava diverso.

Neville non poté impedirsi di ricambiare, appoggiando le mani sul suo petto; l’odore che tanto gli piaceva lo distrasse dai suoi iniziali intenti e restò lì avvinghiato al padrone di casa per circa un’altra mezz’ora. Ah, benedetto Godric, Blaise lo stava portando sulla cattiva strada.


Ma la cosa, non lo spaventava.
























NOTE DELL'AUTORE: Scusate. Scusate infinitamente questo ritardo mostruoso! Oggi è stata una giornata piena di impegni e non ho trovato il tempo materiale per aggiornare! Per questo mi sono ripromessa di non andare a dormire sino a quando non l'avessi fatto! Ecco anche spiegato il motivo dell'ora indecente che ho scelto per pubblicare. SCUSATEMI! Arriviamo finalmente al diciassettesimo capitolo e credetemi quando vi dico che di cose da dire, ce ne sono tante ancora. Tra l'altro, c'è chi tra le recensioni ha definito Neville un santarellino. Io lo terrei d'occhio questo ragazzo, fossi in voi. Ma non dico altro, altrimenti sarei incoerente con la nomea di diabolica e Malefica che mi sono guadagnata con tanto sudore della fronte x) che dire? Grazie a tutti dal più profondo del cuore per i commenti, i preferiti, i ricordati e seguiti: grazie a voi questa storia mi sta dando più soddisfazioni di quel che mi ero aspettata! Siete indescrivibili *_* vi abbraccio tutti anche contro la vostra volontà! :D

   
 
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