Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Alektos    17/09/2007    5 recensioni
Storia di tre capitoli scritta per la sfida di Acciofanfiction: Viaggi Magici. La guerra nel mondo magico è finita, ma con essa sono crollate anche speranze e certezze. Dalle ceneri di due amori finiti male, però, può nascere qualcosa di nuovo.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Weasley, Nimphadora Tonks
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note:

 

CAPITOLO 3

Tramite Passaporta, Bill ritornò a casa dopo quasi un anno di assenza. Quando mise piede in casa, erano le undici di una calda mattina di luglio. Posò la sua borsa nell’ingresso proprio mentre Molly scendeva le scale: appena lo vide, la donna corse giù ad abbracciarlo, riuscendo, anche in questa occasione, a versare due lacrime per la commozione.
“Ginny!”, chiamò Molly, infine.
La ragazza scese le scale sbuffando.
“Che c’è?”
“Si nota che sei in vacanza!”, la prese in giro Bill, vedendola ancora spettinata e in pigiama. Ginny ci mise un po’ a realizzare, ma, non appena le fu chiaro che il suo fratellone preferito era appena tornato a casa, gli si lanciò letteralmente addosso abbracciandolo.
Nonostante non fosse più una bambina, Bill riusciva comunque, anche se con un po’ di fatica, a tenerla in braccio. Arrivati tutti e tre in cucina la posò sul tavolo.
“Non farmi mai più fare certi sforzi, sto diventando vecchio. Gli altri?”, chiese.
Molly ci pensò qualche istante: “Ron, al lavoro. Fred e George al loro negozio, Percy e tuo padre al Ministero. Ho dimenticato qualcuno? Oh sì, Charlie è a farsi un giro per Diagon Alley, è tornato cinque giorni fa!”
Passarono
le ore successive a parlare delle ultime novità. Bill si informò sui M.A.G.O. della sorella, chiedendole cosa avrebbe fatto di lì a un mese e chiese notizie sul negozio dei gemelli e sul nuovo lavoro di Ron.
“Guarda!” Ginny gli mostrò gli ottimi voti con cui era uscita dagli esami finali.
“Eccezionale in difesa contro le arti oscure! Con tutto quello che abbiamo passato l’anno scorso, mi sembra il minimo”, affermò Bill.
“Devo ammettere che anche la nuova professoressa è stata brava”, rispose Ginny facendogli l’occhiolino.
“Vi ha insegnato come cadere a faccia in giù con il minor danno possibile?”, le chiese scherzando.
“Appena la vedo faccio la spia!”
Hey, ma non ero il tuo fratellone preferito?”
“Lo sei ancora, ma farò la spia comunque.”
“A proposito”, intervenne Molly, “L’ho invitata a pranzo per domani, spero non ti dispiaccia.”


Come richiesto da Molly, il giorno dopo Tonks arrivò alla Tana intorno a mezzogiorno e un quarto con la Metropolvere. Uscì dal camino della Tana e inciampò nel solito gradino, ma questa volta non cadde: Bill, infatti, l’aveva afferrata per un braccio prima che potesse capitombolare, aiutandola poi a rimettersi in piedi.
Tonks salutò con un cenno della mano i presenti per poi andare davanti a Bill. Dopo un momento di incertezza, i due ragazzi si abbracciarono. “Grazie del sostegno”, sussurrò Tonks.
“Era il minimo. Sono appena tornato, non mi andava di vederti già stesa per terra”, scherzò lui sempre sottovoce, “Magari domani…”
La sua frase gli procurò un pizzicotto sulla spalla. Ormai ci era abituato.
Durante il pranzo, Bill raccontò nuovamente, per il piacere di Molly, tutto quello che aveva fatto nell’anno in cui era stato lontano da casa.
Dopo che ebbe finito di aiutare Molly, cosa per cui dovette insistere non poco con la padrona di casa, che era stranamente restia a permetterglielo, Tonks decise che era ora di tornare a casa: si apprestò quindi a lasciare la cucina, nella quale una affaccendata signora Weasley si premurava di cancellare i segni di alcuni trascurabili incidenti accaduti negli scorsi minuti.
“Ti accompagno fuori”, le disse Bill affacciandosi alla porta della cucina e osservando perplesso la madre che terminava di domare un piccolo incendio che ruggiva nel lavello.
“Oh, Tonks!”, la richiamò la signora Weasley, strofinandosi gli occhi arrossati dal fumo. “Domani sera abbiamo in programma una cena con tutti gli amici e i parenti, ho mandato un gufo ai tuoi questa mattina, ma lo dico anche a te. Contiamo sulla vostra presenza!”
Dopo aver annuito, Tonks uscì seguita da Bill.
“Allora, ci vediamo
domani sera?”, le chiese lui. Fu più un affermazione che una domanda, fatta con l’unico scopo di allentare la tensione che si era formata tra i due dopo che avevano varcato la soglia di casa, in direzione del giardino.
Tonks annuì. “Poi domani sera mi racconterai cosa hai fatto in Egitto.”
“Ancora?”
“Non voglio sentire quello che hai ripetuto oggi. Voglio che mi racconti tutto quello che tua madre non deve sentire. Trovo sia molto più interessante.” La ragazza sorrise, per poi mordersi il labbro e guardare Bill negli occhi. Erano vicini, forse troppo.
“Non so se certe cose possono essere dette…”, le rispose vago, prima di alzare gli occhi al cielo.
“Questo mi rende ancora più curiosa.”
I due ragazzi si guardarono nuovamente negli occhi per qualche secondo, senza parlare. Poi Bill le sfiorò la guancia, per poi portarle la mano dietro la nuca e tirarla verso di sé; Tonks lo abbracciò per la vita, posando la testa poco più in basso della sua spalla.
“Mi sei mancata.”
“Anche tu.”
Rimasero abbracciati qualche secondo, durante i quali lui le accarezzò i lunghi capelli rossi, poi si separarono.


“Come è andata dai Weasley?”, le chiese suo padre, non appena Tonks fu rientrata in casa.
“Bene: mi hanno detto di dirvi per domani sera, anche se dovrebbe esservi arrivato un gufo.”
“È arrivato e ho inviato la risposta poco fa. Come è andato il pranzo?”, le chiese sua madre.
Tonks sapeva bene che non si riferiva al cibo o a quello che era successo, ma ad una persona in particolare.
“Tutto come sempre”, le rispose, mentre la superava per raggiungere la sua camera.


Bill, dopo aver salutato la sua amica, andò a coricarsi in camera sua. Adesso che anche suo fratello Charlie era a casa condividevano, come quando erano piccoli, la stessa stanza.
“Nessuna novità particolare da raccontarmi?”, gli chiese Charlie.
“No, nessuna in particolare”, rispose tranquillamente.
“Allora scusami, avevo frainteso. Sai, mi era sembrato ci fosse del tenero tra te e…”, non riuscì a finire la frase.
“Preferirei non toccare questo argomento.”
Charlie rispettò la decisione del fratello e non gli chiese più nulla che avesse a che fare con Tonks.


“Sei pronta?”, le chiese sua madre.
“Sì, eccomi.”
I coniugi Tonks e Ninfadora si Materializzarono quasi contemporaneamente nel giardino di casa Weasley.
Alcuni degli invitati erano già arrivati, ma perché fossero tutti riuniti ci vollero ancora parecchi minuti.
Al centro del giardino i Weasley avevano allestito una lunga tavolata alla quale tutti, una volta fatti i dovuti saluti, presero posto poco a poco.
Bill si andò a sedere al fianco di Tonks.
“Ti ricordo che mi devi dei dettagli imbarazzanti su quest’ultimo anno”, lo schernì la ragazza.
“Non parlerò, nemmeno sotto tortura.”
Tonks rise, “Non mi servono certi mezzucci. Con un movimento del polso fece comparire una bottiglia di birra Babbana.
“Ti prego, mettila via, ho il mal di testa solo a pensarci.”
La strega fece un sorriso compiaciuto, per poi far scomparire la bottiglia.
“Vedo che qualcosa l’ho quasi indovinata…” Lo sbuffo e l’occhiataccia che le rivolse Bill la fecero ridere nuovamente.
La cena trascorse tranquillamente tra un manicaretto di Molly e uno scherzo dei gemelli, che sembrava si fossero portati il negozio appresso. Dopo l’ultima portata iniziarono a crearsi, del tutto involontariamente, dei piccoli gruppi che discussero degli argomenti più disparati: Molly e Andromeda erano intente a scambiarsi ricette, Arthur, Percy, Malocchio, Kingsley e Ted, parlavano di macchinari Babbani di nuova invenzione che ultimamente stavano dando non pochi problemi al ministero, Hermione stava chiedendo dei consigli a Tonks su alcune materie nuove che stava studiando; Harry, Ginny, Ron, Charlie e Bill parlavano di Quiddich e i gemelli erano intenti a fare chissà cosa in un angolo del giardino.
Ad un certo punto Bill si alzò e prendendo due bicchieri di Whisky Incendiario, andò verso Tonks e gliene offrì uno. Hermione ringraziò la ragazza e sì unì ai suoi amici.
“Non eri tu quella che voleva particolari imbarazzanti sul mio conto?”
Tonks gli fece segno di sedersi al suo fianco, ma la conversazione non iniziò dato che i gemelli fecero esplodere i loro Fuochi Forsennati scatenando urla e applausi.
Dopo di ciò arrivò la famosa torta di zucca di Molly. Tra una chiacchiera e un fetta di torta alcuni degli invitati abbandonarono la tavola per dirigersi verso casa mentre altri, come Harry, Ron, Ginny e i gemelli, si andarono a rintanare nelle loro stanze ai piani superiori.
Al tavolo erano rimasti solamente Ted, Andromeda, Molly, Arthur, Charlie e Percy che discutevano animatamente su quanto fosse diventato impossibile vivere al giorno d’oggi. Tonks e Bill parlarono un po’ con loro per poi mettersi in disparte in un angolo appartato del giardino.
“Tua figlia è sparita dalla visuale”, disse Ted alla moglie scrutando con gli occhi il punto verso il quale i due ragazzi si erano diretti.
“Nostra figlia”, lo corresse, “Era ora che sparisse”, concluse con un tono di voce divertito.

“Io sto aspettando…”, disse maliziosa.
“Sai che potrei farti la stessa domanda?”, cercò di sviare il discorso Bill.
Sul volto della ragazza apparve un sorriso che non prometteva niente di buono. “Lo so, ma io sono pulita. Il massimo l’ho raggiunto declinando un invito a ballare.”
Bill sbuffò.
Quindi, niente ragazzo?”
“No”, Tonks abbassò lo sguardo e si appoggiò con la schiena ad un albero.
“Sai”, disse leggermente titubante, iniziando nervosamente a stropicciare con le mani un lembo della sua maglietta, “Non è così semplice, almeno non per me.”
“Forse posso capirti”, sospirò Bill guardandosi intorno. “Dopo quanto è successo un po’ di paura rimane.”
“Già…”
Rimasero un po’in silenzio, prima di tornare a guardarsi negli occhi. Tonks andò verso di lui e lo abbracciò per la vita. “Tutti dicono che non devo tenermi tutto dentro, ma…”
“Io credo che quando arriverà la persona giusta, ci riuscirai”, cercò di tranquillizzarla il ragazzo, abbracciandola a sua volta e chiudendo gli occhi.
“E la tua persona giusta, è già arrivata?”, gli chiese lei con la voce un po’ tremante.
Lui non rispose, limitandosi ad accarezzarle i capelli.
“Suppongo di sì…”, disse
infine con un sospiro.
Tonks si scostò da lui quanto bastava per riuscire a guardarlo. Aveva gli occhi lucidi ma, con la poca luce che c’era, Bill non riuscì a notarlo.
Solo quando le sfiorò con una mano la guancia, per metterle una ciocca di capelli dietro l’orecchio se ne rese conto. La sua guancia era umida. Aprì la bocca due volte senza che però ne uscisse alcun suono.
“Forse è meglio se torniamo di la”, disse Tonks.
“O forse, no”, le disse lui di rimando, avvicinandosi di più a lei e facendole appoggiare nuovamente la schiena contro l’albero.
Era talmente vicino che Tonks poteva sentire il suo respiro sulla pelle. Prese coraggio e dopo aver sfiorato con le dita il viso del ragazzo, annullò la breve distanza che li separava: fu un bacio breve e dolce, dopo il quale si guardarono per qualche istante senza riuscire a trattenere un sorriso idiota. Seguirono altri baci, più lunghi e seri. Altre carezze e sguardi complici.
Si presero tutto il tempo necessario per realizzare quanto appena successo e per goderselo a pieno; solo molto tempo dopo decisero che era giunto il momento di ritornare con gli altri.
Senza far intendere nulla Tonks si sedette a cavalcioni sulla panca, al fianco di Charlie, e Bill si sedette alla stessa maniera dietro di lei.
“Tesoro, stavamo giusto per salutare e andare a casa. Si è fatto tardi”, le disse Andromeda.
Tonks annuì e si rimise in piedi, andando poi a salutare Molly a Arthur e a ringraziarli per la cena. Nessuno dei presenti si era accorto che i capelli di Nifadora erano tornati rosa.
“Ci vediamo domani?”, le chiese Bill, alzandosi e dirigendosi verso la ragazza, mordendosi un labbro nel tentativo di rimanere serio.
Tonks annuì evitando di guardarlo, “Ti mando un gufo per l’ora.”
Si abbracciarono
a lungo. “Attenta, sto per fare una cosa molto stupida”, le sussurrò Bill all’orecchio, sorridendo.
“Non vedo l’ora, adoro le cose molto stupide”, rispose
Tonks non riuscendo a rimanere seria, avendo capito le sue intenzioni.
Bill si scostò leggermente dall’abbraccio per andare a sfiorare le labbra della ragazza con le sue.
“A domani”, disse Tonks staccandosi dal ragazzo e salutando con un cenno della mano gli altri prima di Smaterializzarsi.


Da quel giorno erano passate un paio di settimane e, adesso, Tonks e Bill erano sdraiati sul letto della ragazza, abbracciati.
“Mi hanno detto che devo tornare…”
Poco prima, Bill era stato a parlare con il direttore della Gringott per sapere se c’era un lavoro disponibile in sede; la risposta era stata negativa.
Tonks evitò di guardarlo negli occhi e non rispose.
Comunque, sono disposto a non accettare; posso cambiare lavoro…”
“Per quanto?”, chiese lei ignorando le ultime parole del ragazzo.
“Un altro anno, poi mi assicurano un posto fisso qui a casa.”
Tonks lo abbracciò forte chiudendo gli occhi, dai quali scesero due lacrime che però riuscì a nascondere. Rimasero abbracciati e in silenzio fino a quando non sentirono i rintocchi della pendola del soggiorno di casa Tonks battere undici rintocchi.
“Vai…”, gli sussurrò lei all’orecchio, “È solo un anno, credo che potrò resistere.” Il tono della sua voce non era molto convinto.
“Se non fosse una richiesta egoista, ti chiederei di venire con me.”
“Davvero mi vorresti?”, chiese sorpresa, alzandosi leggermente per poterlo guardare negli occhi.
“Certo che ti vorrei, non sono nemmeno domande da fare”, rispose accarezzandole un braccio.
Tonks gli diede un bacio sulla bocca per poi rimettersi coricata al suo fianco.
“Ti aspetterò e, nel frattempo, sarai sommerso dalla mie lettere”, disse infine la ragazza intrecciando le dita con quelle del ragazzo, consapevole che andare sarebbe stata una cosa avventata.



La settimana che separava Bill dalla partenza passò velocemente.
Tonks, quella mattina, come un anno prima era immersa in una vasca d’acqua bollente, circondata dal vapore e dal profumo del bagnoschiuma. Immerse la testa nell’acqua bollente riemergendo poco dopo, sbuffando.
Quando uscì dalla vasca si andò a sedere sul letto dove stava disteso il vestito che aveva indossato l’anno prima, con lo stesso cappello.
Con la bacchetta si asciugò i capelli, ritornati rossi, per poi vestirsi.
“Sei pronta?”
Sua madre entrò
nella stanza andando a sedersi sul letto. Tonks annuì decisa, ma i suoi occhi tradivano le sue emozioni. Andromeda la abbracciò.
“Un anno passerà in fretta, vedrai”, le disse quando la sentì piangere sulla sua spalla.
“Hai fatto bene a dirgli che lo avresti aspettato. Andare sarebbe stata una scelta precipitosa.”
“Ma
come…”, le chiese Tonks, sorpresa da quelle parole.
“Tesoro, è naturale che abbiate parlato anche di questa opportunità. Non è un segreto che preferireste stare insieme, piuttosto che separarvi. Come avrete parlato della possibilità che lui cambiasse lavoro.”
Lasciò che la ragazza si sfogasse poi la allontanò.
“Adesso basta, non vorrai che lui ti ricordi con due occhi gonfi e rossi”, le disse sorridendole, cercando, per quanto fosse possibile, di metterla di buon umore.
Tonks scosse la testa e con un fazzoletto si asciugò gli occhi; poi le sorrise.
Questa volta a salutare Bill sarebbero andati anche i suoi genitori: Andromeda sapeva che la figlia avrebbe avuto bisogno di qualcuno vicino non appena il sua ragazzo fosse partito.


Bill se ne stava disteso sul suo letto con le braccia dietro la nuca, intento a fissare il soffitto, quando la testa di Ginny fece capolino da dietro la porta avvisandolo che era ora discendere.
I saluti durarono come sempre quei dieci minuti, ma questa volta Molly lasciò che, per ultima, Bill salutasse la sua ragazza.
“Manca un minuto”, disse Arthur e Bill, con lo zaino in spalla, si avvicinò alla passaporta insieme a Tonks.
L’abbracciò e poi prese il suo volto tra le mani e la baciò. Quando si separarono, Arthur lo avvisò che mancavano solo dieci secondi.
“Ti amo”, le sussurrò lui.
“Ti amo anch’io.”
Bill si chinò e toccò la Passaporta.
“Cinque.”
I capelli di Tonks divennero improvvisamente rosa e lei si girò verso i suoi genitori: dalla Passaporta si sprigionò una luce bianca.
“Ninfadora, no!”, urlò sua madre, intuendo, ma inutilmente.
Sua figlia non era più lì, come non lo erano né Bill né la Passaporta.

 

Fine.

 

·         Rue: sono commossa dalle tue parole. Grazie!

·         Saki: il pairing è inusuale, visto che questo è l’ultimo capitolo, spero ti sia piaciuta nonostante l’assenza di Remus.

·         Lauretta: grazie per aver recensito gli altri due capitoli, spero che il finale sia di tuo gradimento.

 

Questa breve storia è giunta al termine e un dovuto ringraziamento va alle persone che l’hanno seguita, anche senza lasciare commenti.
Grazie.

 

=Alektos=                                                                                                                                                                                                                                                                                   

 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Alektos