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Autore: LucyFire    02/03/2013    1 recensioni
Prendete Rea, una ragazza introversa, che volontariamente si esclude dal mondo circostante.
Aggiungete la sua migliore e unica amica, Laura, sempre sorridente e allegra.
Aggiungete un ragazzo appena arrivato nella loro cittadina, Eric, che vive per la popolarità.
Contate anche il capo della loro scuola, Ken, che fa una scommessa con Eric.
Cosa verrà fuori da questo gioco? Eric riuscirà a conquistare Rea?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 6

 

Assurdo, veramente assurdo.

Battevo un piede sul marciapiede di fronte a casa mia dall'impazienza, seduta – stravaccata sinceramente – su una panchina.

Assurdo che lui fosse così in ritardo, assurdo che io mi fossi vestita così bene e che mi fossi anche fatta in tiro per aspettare uno stronzo che dava buca alla ragazza che invitava fuori. Capito che ero ancora “piccola” per i veri appunti, quelli in un ristorante o in un'altra parte molto più appetibile di una discoteca, ma per me era comunque importante. Un minimo di decenza dovrebbero avercela tutti.

Dio quanto mi faceva imbestialire la cosa! Mi aveva chiesto quella mattina se volevo uscire – così, candidamente e bello come il sole – per poi non venirmi a prendere senza nemmeno avvertirmi.

Assurdo, davvero. Appena l'avrei visto... gli avrei spaccato qualcosa. Qualcosa che gli serviva davvero, e assicuro che non è il cervello. Manco ce l'avesse poi.

Guardai per l'ennesima volta il polso, con la speranza che comparisse magicamente un orologio – che non appariva, maledizione! – per informarmi da quanto tempo ero lì a patire il freddo. Avevo le gambe scoperte, perché avevo deciso di vestirmi bene quella sera indossando un vestito carino, e le braccia coperte solo da una giacca improvvisata. Era appena settembre, ma per mia grande sfortuna la sera il freddo vento invernale già si faceva sentire.

Adocchiai una macchina in fondo alla strada nella speranza che fosse Eric, ma quando mi passò davanti e un ragazzo fece un fischio di approvazione verso le mie gambe, da brava geniaccia capii che non era lui.

 

Cavolo, sei da Oxford.

Ma taci te.

 

Mi girai di nuovo verso l'entrata della strada, sperando che nella macchina dopo ci fosse lui al volente. Quella mattina mi aveva un po' sorpreso: mi aveva fatto presente che sapeva già il mio indirizzo quando glielo avevo detto, e nel cellulare aveva perfino salvato il mio numero di cellulare.

Le ipotesi erano due: o avevo a che fare con uno a cui interessavo davvero e che aveva chiesto a tutti dove mi avrebbe potuta trovare, oppure era uno stalker. Un bellissimo maniaco sessuale che mi avrebbe accoltellata entro sera, quando contro la mia volontà mi avrebbe portata dentro una stanzina della discoteca dove nessuno poteva sentire le mie urla...

Ok, dovevo smetterla di farmi filmini mentali sulla mia vita. Era contro producente per la mia sanità mentale.

Sentii l'ennesimo rombo in fondo alla strada, così mi girai per vedere chi stesse passando. Quando questo si fermò davanti a me – dopo una sgommata che aveva tutta l'aria di essere copiata da Ethan Hunt (Mission Impossible) – il tizio che la guidava scese, mise il cavalletto e si girò a guardarmi.

Sei in ritardo.” E benvenuta gentilezza pur moi.

Fece un mezzo sospiro, mentre si toglieva il casco lentamente e facendo una smorfia di disapprovazione quando si passò una mano fra i capigliatura. Oh povero, si stava forse schiacciando i capelli rovinandosi così la cresta? No, quella era piantata a fondo nel suo comportamento, impossibile eliminarla.

Lo so, mi dispiace. Ho avuto un contrattempo.” Mi rivolse un sorrisino appena accennato.

Avevi il mio numero, potevi avvisare.” Si passò una mano sul viso, avanzando lentamente verso di me e allungandomi una mano per aiutarmi ad alzare.

Mi sono dimenticato il cellulare a casa.” Si, ed io sono Megan Fox. Quale normale adolescente non si porta il cellulare via ormai? Io stessa appena uscivo di casa controllavo disperatamente di avercelo sempre in tasca. Tutti ormai ne sono così assuefatti che non riescono a farne a meno, figuriamoci a dimenticarlo.

Si ok.” E va beh, facciamo la parte della tarda. Gli porsi la mia mano e mi alzò, permettendomi così di studiarlo per bene. Giacca di pelle, jeans neri, maglia da sotto nera e capelli neri.

Che fantasia, signori.

Meno male che almeno c'erano gli occhi blu che risaltavo un po', facendo cambiare quel colore monotono.

Allora andiamo?” Gli chiesi. Ormai ero lì, mi ero vestita bene e lui era davanti a me, l'espressione non proprio da chi sta facendo quello che vuole ma poco importava. Mi aveva invitata lui, un minimo di conversazione avrebbe dovuto iniziarla, no?

Si certo. Tieni.” Mi porse il suo casco, facendomi ben intendere che lui non lo avrebbe usato. Poco male, se avessimo fatto un incidente io mi sarei fatta meno male.

A due passi della moto si fermò e si girò verso di me, con un'espressione un po' delusa.

Non hai paura di salire su una moto?”

Quella sera mi aveva stupita: mi aveva detto chiero e tondo che aveva la patente, ma non credevo avesse una moto, e anche bella per giunta. Comunque in questo aveva sbagliato: ero abituata con Ken a salirci. Montavo sempre dietro di lui per spostarci da ogni parte, quindi ormai mi ero abituata alla velocità e al contatto con l'aria.

Certo che il ciccio qui era davvero chiuso mentalmente se pensava che io, femmina, avessi paura di salire sopra una moto. Bha, quanto maschilismo. Chissà perché ma la voglia di uscire stava scemando sempre di più.

No, sono abituata.”

Ah.” E calò il silenzio.

Feci due più due e mi tolsi il casco che intanto avevo infilato. Con un sospiro glielo riconsegnai mentre mi guardava stupito.

Guarda che non serve che me lo ridai, lo puoi mettere tu...” Lo fermai prima che mi facesse cambiare idea.

Non è per questo. Senti...” Cercai di sembrare risoluta e calma.

Ti ringrazio davvero tanto per la scorsa settimana, quando hai preso quella macchina al posto mio...”

C'è un ma?” Boia, avrebbe davvero una grandissima carriera da investigatore questo qui.

Ecco.. non credo che tu voglia uscire con me. Quindi io me ne ritorno in casa, tu vai dove vuoi e amici come prima.” Forse era meglio dire “e niente come prima”, ma non volevo calcare troppo.Io la gentilezza la conoscevo. E ogni rifermento a persone, luoghi o fatti accaduti è puramente casuale.

Guarda che io voglio uscire con te.” Gli uscirono così forzate e male quelle parole che mi costrinsi a non scoppiare a ridere all'istante.

Senti, lasciamo perdere. Facciamo un'altra volta, ok?”

Va bene, la prossima volta.” Annuì mentre pensava a qualcosa, distogliendo lo sguardo dal mio e puntandolo sulle mie gambe nude. 

 

Ma anche no alla prossima volta.

 

Ovviamente quello lo tenni per me e mi costrinsi a fare un ultimo sorrisino di convenienza.

 

Perfetto; adesso me ne torno in casa lentamente, mentre lo saluto con la manina e con un sorrisino idiota, così lui sparisce in fretta da casa mia.

 

Si passò la mano dietro i capelli, mentre faceva la tipica espressione di chi non sa cosa dire. Vai Rea!

Allora... ciao.” Eccazzo mi poteva dire qualcosa! Gli stavo dando buca all'ultimissimo e mi risponde con un “Ok, non mi importa un cazzo se lo fai.” Ma che cacchio di ragazzo era?

Si, ciao.” E tanti saluti alla cortesia. Girai i tacchi e velocemente mi diressi verso la porta di casa, che mi chiusi alle spalle con un sospiro: che serata buttata nel caro e famoso cesso. Lui non mi piaceva e io non piacevo a lui. In fondo da girava per la scuola? Da massimo due settimane? Si, va beh.

Mi distesi sul divano nel salotto che era lì vicino, mentre un ultimo pensiero mi girava per il cervello.

 

Brava Rea, tu si che sai troncare tutto coi ragazzi più belli.

 

Amen. Il mio cuoricino non avrebbe sofferto, i miei ormoni si, ma quelli si potevano facilmente zittire con San Gelato. Dovevo solo spiegarlo a Laura adesso. Con una risatina accesi la tv alla ricerca di un film, pensando a quanto difficile sarebbe stato convincerla che lasciare Eric ad andare via da casa mia da solo fosse la scelta migliore per me.

E poi convincere, che parolona. Non mi era sembrato proprio per niente che gli fosse dispiaciuta la cosa. Per carità potevo anche non piacergli - non posso mica pretendere di piacere a tutti, soprattutto dopo quello che era successo - ma un minimo di decenza, come ho già detto, ci deve sempre essere. 

Mi chiedo solo cosa gli frulli in testa sinceramente.

 

 

 

 

 

Scusatemi scusatemi scusatemi scusatemi scusatemi scusatemi scusatemi scusatemi!

Sono imperdinalissima lo so! Non aggiorno da secoli!

Questa storia stava incominciando a sentire la polvere da quanto non la prendevo in mano e molto probabilmente molte di voi si saranno già dimenticate di questa.

I'm soooo sorryyy! Da adesso in poi, visto che mi è ritornata la voglia di scrivere di Rea e Eric, cercherò di aggiornare più velocemente.

Scusatemiii!

 

Chiusa parentesi disperata, ho ritrovato quasi per caso la cartella dentro il mio computer di BIL (Bet in love) e mi ero ritrovata a ripensare alla trama della storia. L'ho rivista un po' e mi sono venute nuove idee, così ieri mi sono messa a scriverla e oggi ho finito anche questo capitolo.

Ci vediamo al prossimo allora :)

 

Anna

 

  
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