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Autore: pennafluo    02/03/2013    1 recensioni
Cassidy, 17 anni, Denver. Ironica e a tratti agressiva si ritrova al terzo anno del liceo. Stanca della solita routine, convince i genitori a farla partire per sei mesi affinchè possa studiare in una nuova scuola di una nuova città: San Diego! Nuovi amici, feste, tante risate e la prima vera cotta.. Crede sia il vero amore, ma poi le si piazzano davanti due occhioni verdi e un sorriso sghembo "Piacere, Blake."
-Lo fissai a lungo, dai capelli alla mascella squadrata. I nostri occhi si trovarono e lui sostenne il mio sguardo senza batter ciglio. Mi domandai se anche lui provava quello che provavo io ogni volta che ci guardavamo, anche solo per qualche secondo. Poi mi sorrise, e come ogni dannata volta mi rinnamorai di quelle labbra storte, di lui. Si avvicinò e mi sussurò nell'orecchio "Ti amo, Cassy." Inconsciamente aveva risposto alla mia domanda.-
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Mi svegliai lentamente, i raggi di sole mi pizzicavano il viso. Il primo pensiero fu che avevo fame poi.. ricordai tutto d’un botto, come se mi avessero gettato addosso un secchio di immagini: Chad a letto con un’altra, Blake che mi fissava e le sue braccia intorno ai fianchi, il pianto e i pugni.
Mi sentii immediatamente una merda, umiliata, debole. Credevo di non essere quel tipo di ragazza che si fa tradire sotto il naso, e invece mi ritrovavo in questa situazione. Io ero quella con gli attributi, e mi ero fatta mettere i piedi in testa da un puttaniere. Mi morsi il labbro, sentii il sapore metallico del sangue. Lo avrebbero saputo tutti, volevo solo tornarmene a casa e dimenticarmi di lui. Non doveva. Mi misi a sedere sul letto, sotto una larga felpa ancora il tubino.

‘Ho dormito così?!’

Mi ero addormentata dentro l’abbraccio di Blake, la felpa doveva essere sua. Sentii ancora il suo calore sulla pelle, perché mi aveva consolata? Perchè si era preso tutta questa confidenza? Io lo odiavo e lo sapeva. Scossi la testa, non volevo pensarci ora, avrei voluto scordare tutto.
Guardai il mio riflesso sul piccolo specchio poggiato sulla scrivania, i capelli erano una scopa e avevo gli occhi di una drogata, rossi e gonfi. Bruciavano da impazzire.

‘Menomale che non ci sono Daiva e Carl.. KATE?!’ Mi voltai di scatto verso il suo letto sperando di trovarla, e invece raggomitolato sotto le coperte lilla c’era lui, i capelli corvini scompigliati sul viso. Sorrisi, era tenerissimo, ma tornai seria vedendo i segni della sera scorsa, l’occhio nero. Poi sgranai gli occhi.

‘Blake ha dormito qui?! K l’ha permesso?! Poteva molestarmi!’

Mi alzai piano e scesi di sotto. Era un disastro, Daiva ci avrebbe uccise. Torturate e poi uccise. C’era puzza di alcool, bibite sui muri e per terra, patatine ovunque, le tende strappate, un vetro rotto, il divano macchiato. E sul divano macchiato Daisy.
Mancavano ancora un giorno e una notte al ritorno dei genitori di K, mi rassicurai. Potevamo farcela. La trovai china sui rifiuti della cucina, il sacco nero più grande di lei. Si voltò piano, scoppiai a ridere.

“Sei un panda!” per poco non piangevo, aveva gli occhi circondati dal nero del trucco colato.
“Aiutami stronza! Hanno distrutto la casa!”
“Hai lasciato Blake a dormire qua?!”
“Blake? Chi è! Ma che ne so!”
‘è in crisi’

Sospirai accendendo l’aspirapolvere.


***


L’orologio segnava le 13.30. Ero stanca morta e avevo fame, pulire non era mai stato così stressante. Mi sdocciai velocemente, tirai su il cappuccio sui capelli bagnati e infilai le DC. Feci per uscire dal bagno, quando sentii rumori di passi. Mi bloccai con la mano sulla maniglia della porta de, era per forza lui. Nessun altro dormiva al piano di sopra. Avevo paura di incrociarlo, ritrovarmi in una situazione imbarazzante.

‘Ma prendi le tue palle metaforiche ed esci Cassy’

“Vai di festa-post- festa!” lo sentii canticchiare felice.

Aprii la porta e mi avviai verso il salone. Mi osservò mentre scendevo, ricambiai imbarazzata. Mi sentii in colpa e dopo odiai il fatto che mi avesse visto in quelle condizioni.

“Ciao!” dissi avviandomi svelta alla porta. “Vado a comprare qualcosa al Fast food”avvisai K.
“Ti accompagno.” Blake mi sorrise.
‘assolutamente NO’
“Non fa niente, non mi ruba nessuno è qui a fianco”
“E io voglio accompagnarti” Prese la giacca e mi superò uscendo.
‘L’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re, pezzente’

Ma lo seguii in silenzio.


***


Mi feci coraggio e interruppi il silenzio.

“Mi dispiace per il pugno”

Camminavo dietro di lui, quindi non potei vedere la sua espressione.

“Non è niente”
“è nero”
“non fa male”
“Ma è evidente..”
“Non importa”
“Ma se chiedessero come..”
Si fermò tagliandomi la strada, lo sguardo serio e le mani in tasca.

“Tranquilla non ti sputtano se è questo che vuoi sapere, ma dovrai affrontare la situazione ragazzina, uscirà fuori”
“Non chiamarmi ragazzina”
“Lo sei”
“Prima mi consoli e dopo mi tratti così?”
“Invece di preoccuparti di come la tua pseudo reputazione possa essere compromessa, magari potresti ringraziarmi”
“Non ti ho chiesto nulla, sfigato”

Alzò un sopracciglio.

“Sei come tutte le altre che si è fatto, forse te lo sei meritato! Sei tutta apparenza, tra sei mesi nessuno si ricorderà di te, Cassy”

Lo fissai dritto negli occhi, come a trasmettergli il mio disprezzo. Mi sollevai con le punte, cercando di avvicinarmi il più possibile al suo orecchio sinistro.

“Vai a farti fottere e non rivolgermi più la parola” sussurrai, poi gli sorrisi. Mi girai e cominciai a ripercorrere la strada a ritroso, mi era passato l’appetito.

Poco dopo mi corse dietro e dopo avermi fatta girare, mi abbracciò.

“sei bellissima quando ti arrabbi”

Lo fissai allibita mentre mi circondava le spalle con un braccio trascinandomi verso il fast food. Sembrava un bambino, o forse lo era.

‘Questo è pazzo’


***


Qualche pop corn cadde dalla bocca di Kate, spalancata per lo sconcerto. Il mio resoconto della serata peggiore della mia vita era stato corto, anche perché la parte di cui Blake era protagonista venne omessa, casualmente.

“Vendicati!”
“Non sono una puttana, non mi abbasso ai suoi livelli”
“Mettiti con Blake a sfregio!” gli occhi fiammeggianti.
“Sono cose da te quelle” dissi ridacchiando.
“Che farai domani? Quando te lo ritroverai davanti”
‘Che farai Cassy?’
“Non lo guarderò neanche in faccia, mi fa schifo”

Kate mi abbracciò.

*** Se ne stava lì, a mo’ di fighetto con gli amichetti. Rideva felice, come se non fosse successo nulla.

‘Questo che si crede il re del mondo, si smonti’

Digrignai i denti, non si meritava neanche il mio solo pensarci. Quanto avrei voluto sputargli in faccia, e bruciargli quei meravigliosi riccioli d’oro. Scossi la testa e tentai di ricollegarmi al discorso di Daisy, senza risultati. Mi concentrai sul andamento dei miei passi.

‘testa alta e portamento fiero’

Quando gli passai a fianco non sembrò neanche accorgersene, dava così poca importanza alla ragazza a cui aveva detto ti amo, incredibile. Automaticamente mi corressi: ero io che avevo dato troppa importanza a quelle parole.
Aprii l’armadietto, il poster di Damon Salvatore svolazzò un poco. Afferrai il libro di chimica e lo misi nella borsa a tracolla.

“A dopo Kate!”
“buona giornata di noia, amore mio” Kate mi fece cenno con la mano prima di allontanarsi.

Chiusi l’armadietto e poggiai la schiena contro il freddo metallo. Cominciai a digitare sui tasti del Blackberry, era doveroso comunicare le novità a Maci, nonostante fossero negative e mi venisse difficile riscrivere tutto. Solo lei mi poteva davvero capire.

‘Chad’

Lo vidi dopo un po’, mentre si avviava verso gli armadietti. Verso me. I jeans scuri stretti, il casco tenuto in mano., l’espressione diversa, un ghigno. Il cuore accelerò i battiti, cominciai a pensare in modo confuso: voleva parlarmi? Scusarsi? Infierire?
Qualche minuto dopo capii che si trattava della terza opzione.

“Spero tu non ci sia rimasta troppo male” il sorriso stampato in faccia.

Nel tempo trascorso insieme mi ero fatta un’idea sbagliata di quel ragazzo, non sapevo con chi avevo a che fare. Solo ora si rivelava l’altra faccia della medaglia.

“Posso amarvi entrambe insieme, se ci stai” ridacchiò.

Non risposi. Mi osservai intorno: il corridoio era vuoto. Le piastrelle lucide riflettevano le nostre sagome deformate. Ero sola e senza difese. Per la prima volta non riuscii a controbattere, a rispondere a tono. Feci per andarmene, lo sguardo fisso sul pavimento, quando alle nostre due sagome se ne aggiunge una terza. Chad sbatté violentemente imprecando contro l’armadietto di K, al mio fianco. Mi ricordò quando ero stata io al suo posto, davanti a tutti.

Blake davanti a noi, si scostò i capelli.

“Stalle alla larga”intimò.

Poi mi tirò per un braccio bruscamente.

“Siamo a due, Cassy.”
  
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