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Autore: Amberle_Dubhe    04/03/2013    4 recensioni
L’interpellato si voltò lentamente verso l’ultimo rampollo dei Fowl, il signorino Artemis Junior. L’uomo ricorderà per sempre la prima volta che udì quella vocina acuta, perché fu una delle poche cose in grado di fargli rizzare i peli sul collo.
Genere: Comico, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angeline Fowl, Artemis Fowl, Artemis Fowl Senior, Domovoi Leale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO: IL TEST

 




Artemis puntò gli irresistibili occhi imploranti in quelli di Angeline, mormorando –Ho paura del dottore, mamma. Perché devo andare?-

-Stai tranquillo, Arty, non ti succederà nulla di male. Questo dottore ti deve solo fare delle domande molto facili, capito?-
Il bambino, che a soli diciassette mesi di età dimostrava l’intelligenza di uno di tre o quattro anni, tentò il tutto e per tutto appellandosi alla fedeltà di Leale, che praticamente faceva tutto quello che voleva.

-Leale… non voglio-

Purtroppo per lui, la guardia del corpo non si lasciò commuovere (o per lo meno non lo diede a vedere), ma sollevò il piccolo dal suo lettino e disse con voce ferma –Stai tranquillo, signorino Artemis. È mio  compito proteggerti, non lascerò che ti succeda niente.-

Ma Artemis se lo ricordava bene, dell’ultima volta che l’avevano portato da un dottore: gli aveva infilato un ago enorme nel braccio e gli aveva succhiato via del liquido rosso, spaventandolo a morte, e non ci teneva a ripetere l’esperienza.  Gli aveva anche fatto male, però non aveva pianto.

Durante il viaggio in auto rimase buono seduto in grembo a Leale, osservandogli invidioso il sobrio ed elegante completo scuro, confrontandolo con i proprio sgargianti abiti infilati a forza dalla madre.

Giunti davanti al grande edificio bianco, i tre scesero dalla macchina affidandola all’autista, ed entrarono dalle porte scorrevoli dell’ingresso. Il bambino, dalle braccia di sua madre, riconobbe sui cartelli alcune delle lettere dell’alfabeto che già conosceva, ma non  riuscì a comprenderne nemmeno una.
“Un giorno voglio imparare tutte le parole del mondo”

Distrattamente si accorse che la mamma lo stava portando attraverso lunghissimi corridoi bianchi, passando accanto gente vestita di bianco e a stanze tutte bianche. In effetti, c’era troppo bianco per i suoi gusti.
A un certo punto vide Leale che entrava in una di quelle stanze, dove trovarono un uomo (ancora quel camice bianco!) con un lieve sorriso sulle labbra.

-Lei deve essere la signora Fowl, giusto? E lui, il bambino speciale di cui mi ha parlato…?-

Artemis annuì, compiaciuto, la sua antipatia per i signori in camice bianco era lievemente diminuita.

-Io sono Artemis, Artemis Fowl. Lui è Leale, mi difende dai cattivi. Tu sei cattivo, signore?-

Se l’uomo rimase colpito dalla sua straordinaria precocità, non lo diede a vedere.

-Piacere di conoscerti, Artemis. Stai tranquillo, non sono un cattivo e non  ti farò del male. Voglio solo farti qualche domanda, ti va di rispondermi?-

-E va bene. Niente aghi, vero?-

Angeline sorrise e mise Artemis seduto sulla sedia davanti alla scrivania del neurologo*, sotto lo sguardo vigile di Leale.

-No, io non uso gli aghi. Signora Fowl, Signor Leale, vi dispiacerebbe aspettare fuori? Preferirei che non  ci fosse nessuno durante il test-

I tendini sul collo di Leale si gonfiarono in modo minaccioso, ma Angeline gli prese gentilmente il braccio e lo trascinò fuori con un sorriso.

-Ma certo, dottore. Artemis, staremo proprio fuori dalla porta, va bene?-

L’enorme guardia del corpo lanciò un ultimo sguardo di avvertimento al dottore e suo malgrado uscì dalla stanza.

Con una punta di preoccupazione, Artemis si rivolse all’uomo davanti a sé, in attesa. Il neurologo congiunse per un momento le mani con aria pensosa poi disse –Allora, vogliamo cominciare?  Ora ti darò questo pennarello, e voglio che tu mi scriva tutte le lettere che conosci. Non è necessario che le metta in ordine alfabetico-

-Non conosco la parola alfabetico-

L’uomo cominciò a prendere appunti, sistemandosi gli occhiali sul naso.

-Non importa, allora comincia a scrivere e basta-

Il piccolo impugnò con una certa difficoltà il pennarello nero nella mano sinistra e cercò di riprodurre alcune lettere del proprio nome. Il risultato fu abbastanza soddisfacente, poi scrisse tutte quelle che gli vennero in mente. Alla fine sul foglio bianco erano comparse una dozzina di lettere scarabocchiate in una calligrafia rozza, ma leggibile.
Il dottore gli sorrise ammirato, era davvero un risultato stupefacente.

-Complimenti, Artemis. Chi ti ha insegnato tutte queste lettere?-

-Le ho imparate da solo. C’era scritto il mio nome sulla bavaglia. Le altre le ho viste in giro…-

-Meraviglioso, meraviglioso. Sai anche contare?-

Artemis annuì, fiero.

-Sì. So i numeri fino al venti perché con la mamma facciamo il gioco delle dita. Tutte le mie dita sono venti, dieci sulle mani e dieci sui piedi. E poi cinque per ogni mano e piede- Snocciolò tutto d’un fiato, soddisfatto delle proprie conoscenze.

-Complimenti, davvero. E, dimmi, ti ricordi quando hai cominciato a parlare?-

Il piccolo rifletté un attimo, poi disse semplicemente –Ma io ho sempre parlato. Nella mia testa. All’inizio ripetevo tutte le parole che sentivo per impararle e per capire cosa dicevano la mia mamma e il mio papà. Poi ho provato a fare come loro, a fare uscire le parole dalla bocca per non farle rimanere chiuse nella mia testa, e ci sono riuscito.-

L’uomo strabuzzò gli occhi e sistemò gli occhiali sulla punta del naso, prendendo appunti con foga: l’intelligenza di quel bambino era assolutamente straordinaria, forse unica. Ma aveva bisogno di più informazioni, più dati per procedere con il test del quoziente intellettivo, le sue conoscenze erano ancora troppo acerbe, pur essendo strabilianti.

-Molto bene, Artemis. Per oggi abbiamo finito, vado a chiamare la mamma e il signor Leale, vieni?-

L’uomo si alzò di scatto dalla sedia poi si rese conto che il piccolo era ancora fermo al suo posto.

Artemis lo guardò in modo strano.

-Signore, ma io non so camminare. Vengo a quattro zampe?

***

Quando Angeline arrivò a casa, piuttosto turbata, mise Artemis a letto dopo che Leale gli aveva dato del latte dal biberon (compito che si assumeva con aria impassibile, ma che decisamente preferiva evitare).
Il neurologo era stato molto chiaro: il suo piccolo Arty aveva potenzialmente uno dei più alti quozienti intellettivi mai visti nella storia, benchè non  l’avesse  ancora misurato.
E lei non  aveva ancora deciso se la  notizia le piaceva o no.
Decise di rimuginarci su troppo, ma di aspettare l’arrivo di Artemis Fowl Senior, che sarebbe tornato a momenti di ritorno da un viaggio d’affari, purtroppo non troppo puliti, in Sudafrica.

Verso sera suo marito suonò al campanello di casa Fowl , non lo vedeva da cinque lunghi giorni.

-Timmy, amore, bentornato a casa- Gli disse con un dolce sorriso sulle labbra, venendogli incontro. I brillanti occhi azzurri dell’uomo s’illuminarono, poi prese la donna tra le braccia e le posò un lungo bacio sulla bocca.

-Mi sei mancata, Angeline-

-Allora cerca di stare a casa più a lungo, amore mio-

Artemis le accarezzò una guancia vellutata, a mo’ di scusa.                           

-Come è andata la giornata?- Chiese cambiando discorso.

-Oggi siamo andati in ospedale, dal neurologo. Te ne avevo parlato…-

-Oh, certo. E come è andata? Il nostro piccolo Arty è davvero un genio?-

-Il dottore ha detto che non ha mai incontrato un bambino come lui. Secondo lui, Arty potrebbe essere un genio che l’umanità non ha mai visto.-

Angeline parlò in fretta, ansiosa di conoscere i parere del marito.

-Beh, questo proprio non me l’aspettavo…-

Artemis Fowl Senior fissò nel vuoto per qualche secondo, poi i suoi occhi si accesero di entusiasmo.

-Ma dopotutto quel bambino è un Fowl. La notizia mi rende davvero felice, dobbiamo sfruttare questa sua straordinaria abilità il prima possibile. Contatterò i migliori insegnanti privati d’Irlanda, vedrai che prima che compia dieci anni sarà in grado di gestire l’impero dei Fowl anche senza il mio aiuto!-

Angeline arricciò il naso nell’udire la parola “sfruttare”, e ribatté irritata –Preferirei di no, sinceramente. Artemis sarà anche un genio, ma non voglio che perda l’infanzia perché diventi un piccolo uomo d’affari, non è giusto. Andrà a scuola come tutti gli altri bambini, e prima di questa giocherà nel nostro enorme giardino, non voglio che passi la vita dietro una scrivania.-

L’uomo avvertì la sfumatura gelida nella sua voce e cercò di correggersi.

-Scusami, tesoro, ho esagerato. In parte hai ragione, ma devi renderti conto che Artemis non può essere come gli altri bambini: vedrai, si annoierà fin dal primo giorno di scuola, quando dovrà imparare cose che conosce da quando aveva pochi anni. Una mente come la sua deve essere stimolata, non credi?-

Angeline soppesò le parole del marito, già più tranquilla.

-Facciamo così- Riprese lui –Non prendiamo decisioni quando è ancora così tutto incerto: aspettiamo che il neurologo finisca la sua analisi, poi chiediamo consiglio a lui. D’accordo?-

La donna sorrise serena e disse –Va bene, caro. Scusami per la mia reazione brusca, non volevo.-

Artemis la abbracciò stretta e la baciò a lungo sulle labbra.
-È stata una reazione legittima, amore mio. Non preoccuparti, adesso voglio solo andare ad abbracciare il mio geniale figlio.-
 



*Non so se sia vero questa cosa che se hai un figlio genio vai a farlo controllare da un neurologo, l’ho solo immaginato io, penso sia la cosa più sensata
 
 
 






ANGOLINO DI AMBERLE:
Eccomi di ritorno, miei cari lettori! Perdonatemi, il capitolo non è ancora molto lungo e io devo ancora chiarirmi le idee sul contenuto dei prossimi. Spero di non aver esagerato nel descrivere Artemis, ho cercato di renderlo il più verosimile possibile. Poi vorrei anche approfondire un po’ di più le figure di Angeline e Artemis Senior, visto che nei libri sono praticamente assenti u.u
Fatemi sapere cosa pensate! (Anche perché se no non vado più avanti, sono molto pigra xD)

A presto, Amberle.                                                                                                                                                                                  
 
   
 
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