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Autore: L i f e    04/03/2013    3 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA: scusate, cercherò di riprendere appena possibile ._.
In tutti i regni di Ludia qualcosa di terribile sta succedendo, come in un domino di problemi.
Tessera dopo tessera, la regina del mondo di FairyTale cercherà di completare il suo piano malvagio.
Cinquanta volte il sole calerà, e il regno delle streghe avrà inizio.
Ma la nostra Pandora, l’antica prescelta, nasconde ancora un segreto.
Ci saranno colpi di scena,
Lacrime e gioia,
Paura e armonia,
Amore e magia.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '"Come il destino giochi brutti scherzi"'
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Capitolo 2: Un pranzo fra amici
 

Quando arrivai al mio appartamento, riconobbi la macchina nera di James, e poco dopo li vidi scendere entrambi.
Corsi ad abbracciare i miei migliori amici, felice come non mai.
-Ragazzi, che bello rivedervi!- esclamai, appena sciogliemmo l’abbraccio.
Salimmo le scale chiacchierando e ridendo come ai vecchi tempi, poi suonai il campanello, e un sorridente Grisam ci aprì la porta, invitandoci ad entrare.
Notai che il mio ragazzo si era pettinato un po’ i capelli, cosa più unica che rara, e si era messo una camicia bianca, assieme a dei jeans scuri.
Ci sedemmo in salotto, ma dopo qualche minuto mi assentai per cambiarmi.
In poco tempo mi misi degli abiti migliori, e quando appoggiai distrattamente la borsa sul letto, il rumore che fece mi ricordò cosa c’era dentro. Aprii la borsa in fretta, temendo di aver rotto qualcosa, ma per fortuna era tutto intatto. Mi morsi un labbro, ragionando su cosa fare.
Andare in salotto, fare vedere tutto ai miei amici e indagare, oppure lasciare stare, rinchiudere un’altra volta la bambina che c’era in me e tornare in salotto con il sorriso sulle labbra?
Alla fine, optai per la prima. Presi il carillon e la chiave, insieme al quaderno, passai per il salotto e li appoggiai in modo discreto sul tavolino.
Vidi James fare una faccia buffissima, a metà fra la dubbiosa e la scioccata; poi tirò una leggera gomitata a Diana, che cercò immediatamente lo sguardo di lui, e quando vide il portagioie, sulle sue labbra si dipinse un sorriso confuso.
Grisam, che stava raccontando chissà cosa, notò lo smarrimento dei suoi ospiti, allora guardò verso di me, dove ormai stavano guardando tutti, perfino la mia gatta, che ci osservava dalla sua cuccia.
-Tutto bene, tesoro?- mi chiese lui, dando un’occhiata di sbieco al portagioie.
-Sì, stavo solo appoggiando delle cose…-
-Io so cos’è quello.- disse James, strizzando gli occhi, come per ricordare qualcosa.
-Sì, l’ho già visto anche io.- affermò Diana, poi però sbiancò di colpo, disse di non sentirsi bene e corse in bagno.

Guardai James preoccupata, e lui mi rispose: -E’ un po’ che fa così, non so cos’ha.-
Mi preoccupai ancora di più, allora andai verso la porta del bagno, bussai leggermente, e con sorpresa la trovai socchiusa.
Spinsi un pochino, aprendo leggermente, e vidi una Diana più scioccata che mai, davanti allo specchio, un colorito pallido in volto.
-Ehi, tutto a posto?- chiesi piano.
-…S…sì… sto…sto bene.- balbettò quella, sciacquandosi il viso, e riprendendo un colorito normale.
-James mi ha detto che è da un po’ che stai così, è vero?-
La mia amica annuì.
Non volli indagare, pensando che fossero faccende personali, e tornammo in salotto. Un buon profumo aleggiava per le stanze: il pranzo era pronto.
Mangiammo delle squisite lasagne chiacchierando come vecchi amici, cioè quello che eravamo, raccontandoci aneddoti divertenti, di quando ancora andavamo a scuola…

Dopo il pranzo, io e Grisam andammo a prendere la torta, che avevamo decorato con della panna montata.
Stavo tagliando la torta in modo un po’ maldestro, quando Grisam mi chiese: -Come mai quella faccia?-
Feci spallucce, e risposi: -Non so, sono un po’ confusa.-
-Riguardo a cosa?-
-Beh, quella faccenda di Diana, e poi…- mi interruppi.
-E poi?-
Feci segno di portare le fette di torta ai nostri amici, e una volta servito il tutto, presi il portagioie, la chiave e il quaderno, e li misi sul tavolo, in attesa che qualcuno dicesse qualcosa.
Grisam mi diede un’occhiata preoccupata, e disse: -Non pensavo che sarebbe saltata di nuovo fuori questa cosa.-
Diana alzò lo sguardo dalla torta al cioccolato, che stava mangiando con gusto, tanto che era alla seconda fetta, e chiese in tono buffo: -Cosa cosa?-
-Pensavo che ve ne foste dimenticati, ormai.- replicò il mio ragazzo.
-Io no.- risposi, collegando tutto. Le parole di Grisam erano proprio i pezzi, i tasselli di un ricordo che non riuscivo a ricostruire da sola.
-E…quindi?- mi esortò lui, intuendo i miei pensieri.

Per tutta risposta guardai James, che sembrava immobilizzato, concentrato in un ragionamento più grande di lui. Ad un certo punto, guardò Diana, che aveva voltato lo sguardo verso di lui nel medesimo istante. Si guardarono, e sorrisero impercettibilmente.
Sentii il pelo morbido di Luna vicino alle mie caviglie, e un altro ricordo si fece strada nella mia mente.
Seguirono lunghi attimi di silenzio, in cui ognuno vagava per i suoi pensieri.
-Io voglio andarci di nuovo.- iniziai, appoggiando i gomiti sul tavolo.
-E io ti seguo.- rispose Diana, avvicinandosi con la sedia.
-Beh, se va mia moglie vengo anche io.- soffiò James, ma in realtà nei suoi occhi si leggeva un’euforia da bambino.

Fissammo tutti Grisam, che era l’unico a non aver più proferito parola.
Ci guardò, fino a soffermarsi su di me.
-E va bene.- sbuffò alla fine, per trattenere un sorriso.
-Allora. Crystalia…- esordii, aprendo il quaderno, come se stessi organizzando chissà quale piano mondiale.
-Cosa c’entra mia sorella, adesso?- chiese Grisam, incrociando le braccia.
-Lasciami parlare.- lo zittii. Poi ripresi: -Crystalia mi ha fatto trovare la chiave, quindi immagino che aprendo il portagioie...-
-Torneremo lì.- finì Diana, con voce concitata.
-A te l’onore, principe di Domino.- ridacchiai, mettendo la chiave nelle mani di Grisam. Lui mi restituì il sorriso, infilò la chiave nella serratura dorata dello scrigno, e girò lentamente, fino a quando questa non scattò, aprendosi di colpo, e riempiendo l’aria di un rumore agghiacciante, come miliardi di grida, tutte insieme.

Ci tappammo le orecchie, e Grisam chiuse il portagioie in fretta. Così com’era iniziato, il rumore cessò, e noi ci guardammo spaventati.
-Crystalia aveva intenzione di farci prendere un colpo, dì la verità.- ansimò James, guardandomi male.
-No… io non… ci sono!- dissi, sfogliando il mio quaderno fino all’ultima pagina, dove lessi ad alta voce: -“Devi solo chiedere.” Avete capito? Basta che chiediamo!-
Ci guardammo nuovamente, e vidi Luna saltare su una sedia rimasta vuota.
Dopo qualche minuto, chiudemmo tutti gli occhi, aprimmo nuovamente il portagioie e, sovrastando il rumore delle urla, gridammo contemporaneamente: -Desidero tornare a Ludia, perché era, è e sarà sempre la mia casa.-
Una luce bianca ci avvolse, proprio come quel lontano giorno di settembre di nove anni prima. Strinsi ancora di più gli occhi, poi persi i sensi, il rumore delle grida che risuonava forte nelle mie orecchie, che stavano per scoppiare.

 

***
 

Quando riaprii gli occhi, la luce era forte quasi quanto quella proveniente dal “portagioie di Ludian”, il suo nome.
Sentii un improvviso tonfo sordo, che fece tremare la terra.
Scattai a sedere, e mi costrinsi ad aprire nuovamente gli occhi. Vinsi la luce intensa di ciò che mi circondava e, lentamente, misi a fuoco ogni cosa.
Lo spettacolo che si estendeva davanti a me era fra i peggiori che avessi mai potuto vedere, o anche solo immaginare.
Nove anni prima, la foresta di Arborea, chiamata “la foresta eterna” per la sua età, si innalzava magnifica proprio all’inizio della terra di Ludia. Ai miei occhi di tredicenne, sembrava un bosco magico, incantato, come era in realtà, formato da alberi dalla corteccia dorata, foglie colorate, ognuna magnificamente screziata, e, cosa più importante di tutte, un’energia viva, che scorreva nella linfa degli alberi, fino ad arrivare alla chioma, illuminando e nutrendo l’albero.
Proprio per questo motivo, degli elfi l’avevano stabilita come loro dimora, e avevano fatto delle chiome degli alberi la loro città, proprio come una di quelle del mio mondo, con un intricato sistema di rami ed alberi a collegare ogni casa.
Questo era quello che ricordavo di Arborea, e quello che speravo vivamente di rivedere. Non avrei mai creduto di ritrovarmi davanti ad uno spettacolo simile.
La foresta eterna stava morendo. I tonfi che sentivo, e il continuo tremare del terreno sotto di noi, era causato dalla caduta degli alberi, uno dopo l’altro, come se, nella mia favola, qualcuno avesse deciso di chiudere improvvisamente il libro che stava leggendo, rompendo l’incanto e tornando alla realtà.

“Ecco perché tutta quella luce…” pensai “La barriera creata dalle fronde degli alberi della foresta eterna sta cedendo, lasciando spazio al sole, che illumina e brucia tutta la terra.”
Spalancai gli occhi, e mi tolsi appena in tempo per non finire schiacciata da un ramo gigantesco, che aveva appena ceduto sotto la forza di quel sortilegio oscuro.Mi chiesi chi poteva fare tutto ciò, chi poteva volere la morte di elfi innocenti, e anche di alberi, perché in quella terra gli alberi vivevano, ne ero sicura.
Sentii un tonfo, e un dolore lancinante alla schiena.
Mi mancò improvvisamente il fiato.
Guardai verso l’alto, ma nulla mi stava schiacciando.
Immaginando cosa fosse successo, raccolsi le forze, e mi girai verso il rumore che avevo sentito. Vidi Luna, schiacciata sotto all’enorme peso del ramo, che cercava disperatamente di uscire.
Persi un battito.
No, non poteva succedere, non poteva finire così.
Iniziai a vedere tutto nero, i miei occhi si stavano chiudendo, e sentivo le forze allontanarsi da me.
Era la seconda volta che perdevo i sensi in poco tempo.
L’ultima cosa che vidi, furono gli occhi verdi di Luna, della mia anima, che mi fissavano spaventati.

 

***
 

-State zitti, si stanno svegliando!-
-Cosa? Dai, ce la potete fare, forza Pandora, forza Luna!-
Aprii debolmente gli occhi, mentre delle figure sfocate si delineavano pian piano nella mia visuale.
Riconobbi lo sguardo preoccupato di Grisam, e feci un sorriso stanco.
-Grazie al cielo, pensavamo che fossi morta!-
-Ah, molto simpatico da parte tua, grazie James.- risposi sarcasticamente, con un filo di voce, mentre le mie mani cercavano disperatamente una cosa.
-Luna, Luna dov’è?- chiesi.
Vidi arrivare Maya, la Soul di Diana, che teneva delicatamente la mia Soul per il coppino, e la posò fra le mie braccia.
Lei miagolò debolmente, e io la strinsi a me piangendo.
Al mio arrivo a Ludia, io, James e Diana, eravamo andati alla Sorgente di Vitae, un luogo magico dove, per i puri di cuore, esisteva un incanto che divideva l’anima a metà. Questa divisione, comportava che un pezzo di anima rimanesse all’interno della persona, e l’altra metà si formasse al suo fianco, sotto forma di un animale che più lo rappresentava, detto Soul.
Così erano nati: Luna, la mia lince, Maya, la volpe rossa di Diana, Tempo, il lupo grigio di James, e Luke, la tigre siberiana di Grisam.
Però, questo legame era molto pericoloso. Infatti, qualsiasi cosa fosse capitata al Soul, o al suo Protetto, sarebbe capitata anche all’altro, perché erano, in sostanza, la stessa cosa.
Accarezzai per un attimo Luna, poi alzai lo sguardo.

Mi trovavo nella casa di un Arboriano, ne ero certa. Avevo già fatto una simile esperienza nel mio primo viaggio, quando conobbi un elfo, di nome Ofle, che purtroppo, morì valorosamente nella prima battaglia, per salvarmi.
Mi misi a sedere, realizzando di essere su un’amaca, e il leggero dondolio mi fece venire la nausea. Chiusi gli occhi, la nausea passò, e guardai nuovamente dove mi trovavo.
Quattro paia di occhi sconosciuti mi guardavano.
Era una piccola famiglia di elfi. Feci una faccia un po’ confusa, notando che non somigliavano per niente a Ofle, però poi ricordai che Arborea era divisa in diversi villaggi, ognuno diverso dall’altro, e immaginai di essere finita in qualche altra zona della foresta.
-Non temere, sei al sicuro qui.- mi disse l’elfo più grande, parlando nella lingua degli elfi.
Ci misi un attimo a tradurre ciò che aveva detto, poi mi sforzai di ricordare, e dissi, con voce titubante: -Chi sei?-
-Sono Elrohir, e questi sono i miei fratelli: Hob, Woody e May.- disse, indicando uno a uno gli elfi che mi guardavano, un po’ spaventati, seminascosti dal pavimento, dal quale spuntavano dei fiori color salmone, che profumavano di lamponi.
-Ciao!- li salutai, in modo un po’ infantile, muovendo la mano alla maniera degli uomini.

Loro mi guardarono indecisi se ridere o urlare, poi la piccola May si avvicinò, nascondendosi dietro al fratellone. Osservai con più attenzione l’elfo, e notai che aveva la pelle di un colore chiarissimo, quasi etereo, segnata da alcuni disegni verdastri, fatti con della pittura; aveva occhi scuri, e capelli ricci, scuri anch’essi, abbastanza corti. A differenza di Ofle, il ragazzo era abbastanza alto, cosa che mi stupì non poco, e mi fece anche piacere, perché mi ricordava molto un umano, e per una volta non mi sentii un’estranea nella terra di Ludia. Gli unici dettagli che lo distinguevano da un umano, a parte per l’altezza, che lo faceva somigliare di più ad un bambino, erano le orecchie, leggermente a punta, e i piedi, più grandi del normale.
-Elrohir, sono il vecchio sovrano di Domino, fratello della principessa Crystalia, e voglio sapere cosa sta succedendo.- disse Grisam, dandosi un tono serio.
-Oh, principe Grisam! Da quanto tempo…-
-Nove anni, ora però dimmi cosa succede, perché gli alberi stanno cadendo…-
-Principe, purtroppo non posso darle buone notizie. Vede… si tratta della regina delle streghe.-
Vidi Grisam sbiancare, e una domanda apparì spontanea nella mia mente:

                                       -Delle streghe a Ludia?-



*Angolo autrice*
Ciao!
Che bello, sono tornati a Ludia :’)
Come potete vedere, stiamo incontrando gente nuova ^^
Mi piangeva il cuore a scrivere di Arborea, ma la storia deve andare così…:(
Un grazie speciale a fede malfoy per l’aiuto dato, e grazie anche a chi ha recensito il primo capitolo! Mi fate tanto felice *-*
Spero che questa svolta vi piaccia, ditemi cosa ne pensate!
I compiti mi chiamano, devo scappare. Preferirei non rispondergli, ma devo y.y
Un abbraccio,
Felì :3

  
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