CAPITOLO
TRENTASETTE
C’era
sangue dappertutto… sangue e macerie, ovunque. Pezzi di
mattoni e detriti
dispersi che non si riusciva più a capire a quale parte del
castello
appartenessero. Quella non era Hogwarts, non più almeno. E
chissà se sarebbe
mai tornata ad esserlo. Anche se fossero riusciti a ricostruirlo, a
ridargli il
vigore di un tempo, quelle pietre avrebbero continuato a grondare
sangue e
lacrime… per i feriti, per i morti e per quelli rimasti.
Charlie
si girò guardandosi attorno con l’orrore negli
occhi. Quand’era successo tutto
quello? Quando il suo mondo si era capovolto tutto d’un
colpo? Eppure gli
sembrava che fossero loro ad avere la meglio su Voldemort e i suoi
seguaci.
Allungò
gli occhi e notò Victoire sdraiata sotto un albero, la testa
spaccata contro
una roccia e il sangue che scorreva tutto attorno a lei. Aveva ancora
gli occhi
aperti, sbarrati, fissi su un cielo più scuro della pece.
Poco distante invece
giaceva Jolie con il viso coperto dai suoi capelli rossi che, sul suo
volto
diventato pallido, sembravano sangue. James, con una ferita allo
stomaco ma
ancora vivo, tentava di avvicinarlesi, strisciando e reggendosi la
pancia con
una mano. Più avanti notò un altro dei suoi amici
riverso a terra con la faccia
nel fango e nel sangue, un braccio penzoloni lungo il ponte, dove una
volta
c’era la ringhiera.
Forse era Ted… o magari persino John.
Le
lacrime presero a pungergli gli occhi.
Morti…
tutti morti…
Avrebbe
voluto morire anche lui. Perché non poteva?
Perché era sopravvissuto? Eppure
non era mai stato un bravo combattente, non come James o Joel o John.
Loro
invece, che erano i migliori, erano morti.
Strinse
di più la presa attorno alla bacchetta e lasciò
andare un paio di lacrime che
andarono a frantumarsi fra i detriti ai suoi piedi.
Cominciò
a dirigersi verso la porta della Sala Grande dove si erano radunati i
superstiti che radunavano i feriti o piangevano i morti. Forse ci
avrebbe
trovato qualcuno dei suoi amici… qualcuno di vivo.
Varcò
la soglia e…
Si
svegliò di soprassalto balzando seduto sul letto.
Riuscì a trattenere un urlo, altrimenti avrebbe svegliato
tutti i suoi compagni
di stanza, ma il cuore gli batteva all’impazzata e aveva il
fiatone. Si tastò
un attimo sotto i vestiti constatando di essere madido di sudore.
Vide
una luce accendersi da uno dei letti nella
stanza.
Merda, aveva svegliato qualcuno.
Si guardò attorno: Tiger e Goyle russavano della grossa,
nemmeno dei cannoni
sarebbero riusciti a svegliarli e
pure
Malfoy dormiva tranquillo nel suo letto, con un braccio piegato sul
viso.
Vide però sbucare la testa di Zabini da uno dei letti che
stavano ai piani
alti, con la bacchetta in pugno.
“Tutto
a
posto?” gli chiese, squadrandolo con i suoi
penetranti occhi blu.
Charlie
si portò una mano al cuore. “Sì, solo
un
brutto sogno”. Rispose, la gola arida. Non riusciva a calmare
il respiro né il
battito accelerato del cuore.
In realtà non si era trattato solo di un sogno. E lui lo
sapeva bene.
“Vado
a prendere un po’ d’acqua”. Disse,
alzandosi
dal letto. “Rimettiti a dormire”.
“Sicuro
di non aver bisogni di niente?”
“Sicuro”.
Si
chiuse in bagno chiudendo a chiave la porta
dietro di sé. Si sciacquò il viso e poi
poggiò le mani sul bordo del lavandino,
fissando il riflesso di se stesso che gli offriva lo specchio. Aveva
delle
occhiaie piuttosto profonde e i capelli spettinati.
L’elastico che gli teneva
legati i capelli si era perso da qualche parte tra le lenzuola e ora
gli
ricadevano sulle spalle scompigliati.
Da quando erano arrivati lì non si era fatto una dormita
decente, era
continuamente tormentato da sogni inquietanti e macabri di cui si
scordava il
soggetto subito appena svegliato, per fortuna, ma che gli lasciavano un
profondo senso d’angoscia che durava tutto il giorno.
Quello però era diverso, quello se lo ricordava
perfettamente. Poteva
significare solo una cosa.
Uscì
dal bagno cercando di fare il minimo rumore
possibile, poi prese la sua bacchetta e si assicurò che
anche Zabini fosse
profondamente addormentato. Poi abbandonò la stanza e
cominciò a camminare
lungo il corridoio, in tenuta da notte e a piedi scalzi.
C’era solo una cosa che poteva fare in quei momenti, solo una
cosa riusciva a
calmarlo.
Riuscì
a raggiungere la Sala Comune dei Grifondoro
in poco tempo, fortunatamente non incrociò nessuno lungo il
tragitto, il che
era un miracolo, ma al suo arrivo la trovò completamente
vuota.
Be’, d’altronde che si aspettava? Era
l’una di notte, era ovvio che tutti
fossero a dormire. Anche se di solito qualche Grifondoro rimaneva
sempre alzato
fino a tardi, chi a festeggiare chissà quale assurda festa e
chi a pomiciare.
Sconsolato,
andò a sedersi su uno dei comodi
divanetti della sala e si chiuse a mo’ di riccio, con le
ginocchia raccolte al
petto. Solo stare lì lo faceva essere un po’
più tranquillo.
Puntò
la bacchetta contro il camino e accese il
fuoco.
Rimase
qualche minuto da solo coi suoi pensieri. Non
voleva allarmare i suoi amici, però doveva raccontare a
qualcuno di quel sogno,
o meglio, di quella visione. Perché essere un Legilimante
del suo livello non
significava solo controllare le menti altrui, significava anche avere
delle
visioni premonitrici.
Ma magari non c’era niente da allarmarsi, magari era solo lui
quello paranoico…
“Tappo?”
La
voce dietro di lui lo fece sobbalzare. Si voltò
per vedere chi fosse ma il timbro era inconfondibile.
John, stagliato sull’ultimo gradino delle scale, in tuta e
canottiera, lo
guardava curioso.
“Che
ci fai qui?” gli chiese.
“Ho
fatto un sogno”. Rispose l’altro, come se con
quella risposta giustificasse tutto.
John
gli si avvicinò e si sedette accanto a lui,
guardandolo interessato questa volta. Non c’era traccia di
sonno o stanchezza
nei suoi occhi.
“E
che hai visto?”
Charlie
esitò un attimo prima di rispondergli. “La
guerra. Hogwarts era mezza distrutta e c’era un sacco di
sangue… persone
morte…”. Abbassò lo sguardo.
“Chi?
Chi era morto?”
“Vi…
Vicky… Jolie... e qualcuno che non sono riuscito a
capire… forse Teddy, forse tu”.
John
spostò lo sguardo sul fuoco, pensieroso.
“Ascolta…
non devi preoccuparti. Forse non significa
niente. E’ capitato altre volte che facessi sogni del genere
e non si sono
realizzati…”.
“Sì,
ma questo era nitido e chiaro. E non mi è mai
capitato di sognare qualcosa che riguardasse noi, ma solo Voldemort. E
se fosse
un segnale, qualcosa…?”
“Forse
riguarda un mondo parallelo o un futuro
parallelo o… non lo so, Charlie, ma qualsiasi cosa
sia… siamo venuti qui per
cambiare le cose, ok?” John cercava in tutti i modi di
calmare le ansie
dell’amico. O forse le sue. “Perciò le
cambieremo. E quello che hai sognato non
succederà”.
“Sicuro?”
“Sicuro?”
il biondino gli sorrise e gli spettinò i
capelli. Tappo era proprio come un cucciolo bisognoso di coccole.
“Ne riparliamo
domani, anche con gli altri”.
Improvvisamente
videro la porta della Sala Comune
aprirsi e Ariel e Harry comparire dentro sorridenti come non mai.
Chissà cos’era successo per farli ridere a quel
modo. Sicuramente erano andati
a combinare qualche porcheria nella Stanza delle Necessità.
“Che
ci fate qua?” chiese John con voce severa, non
appena li vide.
I
due si bloccarono un attimo, non aspettandosi di
trovare qualcuno.
“Potremmo
chiedervi la stessa cosa”. Fece Ariel in
tondo acido.
“Noi
siamo sempre stati qui. Voi, invece… dove siete
stati?”
“Non
mi sembra siano affari tuoi”.
“James
sicuramente lo vorrà sapere”.
“Perché
James dovrebbe saperlo? Io vado dove voglio
io e quando lo voglio io”. La ragazza Black stava proprio
iniziando ad
incazzarsi ed Harry dietro di lei assisteva alla scena senza sapere che
cosa
fare. “E poi non venirmele a fare tu le prediche.
Com’è che ancora sei qui e
non sei andato a letto con una delle tue puttanelle?” Gli
sputò acida, correndo
su per le scale, diretta al dormitorio.
Harry
guardò i due ragazzi seduti sul divano,
boccheggiando come un pesce fuor d’acqua e poi
seguì la sua ragazza e sparì
anche lui nel suo dormitorio.
JamesRemus
uscì urlano fuori dalla serra di
Erbologia con la borsa che gli sbatteva contro il fianco e
svoltò l’angolo di
corsa come se fosse inseguito da un Ungaro Spinato.
Be’, non era esattamente un drago quello che lo seguiva, ma
una sedia che
poteva essere quasi scambiata per tale, considerata la
velocità e la potenza
con la quale lo rincorreva. Peccato non sputasse fiamme. E dietro di
lei, a
concludere la parata, una Jolie abbastanza indemoniata, con i capelli
rossi
sparati in tutte le direzione e gli occhi inferociti. Lei poteva
passare
tranquillamente per un drago.
Gli altri studenti che stavano passando per il corridoio in quel
momento si
dovettero scansare per non finire sotto tiro.
Anche
Charlie e John, che stavano passando proprio
in quel momento, rimasero bloccati nel vedere la scena, ma non poterono
fare a
meno di ridacchiare quando sentirono Jolie urlare: “Questa me
la paghi, Black!”
non appena svoltato l’angolo. La Hogwarts del loro tempo si
era abituata a
quegli spettacolini, ma ora toccava a questa e ce ne sarebbero state di
occasioni per ridere.
“Be’,
direi che certe cose non cambiano mai” sospirò
John, voltandosi verso l’amico che sorrise guardandolo
rassegnato. “Non so se
sia meglio o peggio”.
“Lo
vedremo col tempo”.
Fecero
per andarsene, ma delle risatine attirarono l’attenzione
del moretto che si voltò nella direzione da cui provenivano
notando le
ragazzine che aveva incontrato qualche giorno fa in biblioteca
guardarlo in
modo strano e confabulare qualcosa tra loro.
“Scusa,
John” chiamò a quel punto.
“Sì?”
“Posso
chiederti una cosa?”
“Tutto
quello che vuoi, Tappo”.
Charlie
spostò lo sguardo sul biondino, squadrandolo
di sbieco. “Si può sapere che cosa hai detto alle
ragazze in biblioteca l’altro
giorno?”
John
parve inizialmente un po’ perplesso. “Niente. Che
cosa avrei dovuto dire?”
“Non
lo so, dimmelo tu”.
“Ma
io non ho detto niente”.
Paciock
era bravo a ingannare la gente con la sua
espressione da angioletto, ma Charlie lo conosceva troppo bene per
cascarci.
“John!”
John
roteò gli occhi in tutte le direzioni cercando
una via di fuga, poi, resosi conto che non ce n’erano,
indietreggiò contro il
muro e mostrò un sorriso falsamente innocente
all’amico, cercando un modo per
dissimulare.
“Be’,
potrei… potrei essermi lasciato sfuggire una
cosuccia…” iniziò. “Ma
è una cosuccia di poco conto”.
“Che
cosa ti sei lasciato sfuggire?” ringhiò
l’altro
spingendosi contro di lui, la bacchetta in pugno, cercando di essere il
più
minaccioso possibile, anche se essere più basso di una
spanna dell’altro non
aiutava molto.
“Ma
niente”.
“John!”
“Ok,
se vuoi te lo dico, ma tu devi promettermi che
non ti arrabbierai”.
“Prima
me lo dici poi vediamo”.
John
sospirò. Ormai aveva sganciato la bomba, gli
toccava farla esplodere ora.
“Be’,
ho solo detto che loro… che loro non ti
interessano… cioè, che le ragazze non ti
interessano”.
Charlie
inarcò le sopracciglia leggermente confuso.
“Hm?”
“Sì,
insomma… potrei aver detto loro che sei…
sì,
ecco… che sei g…”.
“Che
sono?” il moro aveva iniziato a sudare freddo. Aveva
capito, ma volevo sentirlo dire da lui. non era la prima volta che John
faceva
allusioni del genere e puntualmente lo faceva incazzare. Non riusciva a
capire
che cosa l’amico ci trovasse di divertente.
“Che
sei… gay”.
Non
appena il biondino pronunciò quella parola,
l’altro
strabuzzò gli occhi, aprì la bocca per tirare un
paio di respiri, strinse la
presa sulla bacchetta e, raccogliendo tutta l’aria che aveva
in sé, urlò:
“JOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOHNNNNNNNN!!!!!
Preparati a correre o ti ucciderò con le mie
maniiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!”
“Ma,
Tappo! Perché ti incazzi!? Che importanza ha?”
Quello
lo fece infuriare ancora di più e per la
rabbia il suo viso divenne più rosso dei capelli dei
Weasley. “Certo che ha
importanza, adesso lo diranno a tutta la scuola”.
“E
allora? Qual è il problema?”
“Il
problema è che non è vero. E ora…
CORRIIIIIIIIIIIIIII!!!”
John
prese la rincorsa
e partì alla velocità della luce, esattamente
come James poco prima, inseguito
da un Charlie più indemoniato della sedia che rincorreva
l’altro. Se al posto
del moro, però, ci fosse stata Jolie, Paciock ora si sarebbe
già trovato a
pendere sulla Torre di astronomia per le mutande.
MILLY’S
SPACE
Lo
so, sono imperdonabile… da quant’è che
non aggiorno
questa fic? Da così tanto tempo che non voglio nemmeno
saperlo.
Ma ormai lo sapete, aggiornare le mie storie mi diventa sempre
più difficile
perché i momenti liberi sono veramente pochi. Non
starò qui a propinarvi le
solite scuse, che sicuramente potrete immaginare.
Spero solo che non me ne vogliate e che ancora vi ricordiate di questa
storia. Non
vi prometterò che sarò più costante
perché sarei una stupida a fare promesse
che non sono sicura di poter mantenere, però abbiate fede,
anche se molto
sporadicamente, riuscirò a mandare avanti questa storia. Ci
tengo troppo : )
Detto
questo, non voglio tediarvi ulteriormente, anche
perché è quasi l’una e i mostri sotto
al letto stanno solo aspettando che io
vada a dormire per attaccarmi nel sonno. Vendicheranno la vostra lunga
attesa
^^.
Non
ho riletto il capitolo perciò perdonate eventuali
errori e… uhm… mi sono accorta che mi sto
concentrando troppo su John e
Charlie. Eh, la pecca di una yaoista incallita. Prometto che la
prossima volta
dedicherò spazio anche agli altri pg.
Bene,
adesso vado che ho già parlato troppo.
Oh
e non dimenticatevi di venirmi a trovare su Facebook: http://www.facebook.com/MillysSpace
Hasta
pronto : )
Milly.
FEDE15498:
eh, Silente fa un sacco di cose strane, nemmeno io riesco a
capirle… mah, va be’,
come hai detto tu, ci sarà qualche motivo che gli frulla
nella testa. Joel te
lo cedo volentieri, è così scorbutico che
dà fastidio pure a me u.u comunque
sì, lui è il gemello di Ariel mentre James
è il più grande. Be’, a quanto pare
il piccolo segreto di Tappo è uscito fuori prima del
previsto ^^ ma l’unico a
non averlo preso bene sembra essere Charlie stesso… ahahaha
XD bene, spero ti
sia piaciuto anche questo capitolo e mi spiace averti fatta attendere a
lungo…
un bacio, M.
PENELOPE
POTTER:
i misteri di Silente sono tanti, ma se continuerai a
seguirmi potresti scoprirne qualcuno ^^ sì, lo spagnolo
è proprio una bella
lingua : ) fatti risentire, un bacio. M.
PUFFOLA_LILY:
eh
sì, James è figo quando parla spagnolo XD ma lo
spagnolo è figo in bocca a
tutti ^^ (anche a me piacciono gli spagnoli. E pensa che sono tornata
da poco
dalla Spagna ^^). John e Charlie insieme? Hmmm, chissà,
chissà… potrebbe
succedere o potrebbe anche di no ^^. Grazie mille per i complimenti,
alla
prossima. Milly.