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Autore: millyray    05/03/2013    2 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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CAPITOLO TRENTASETTE          

C’era sangue dappertutto… sangue e macerie, ovunque. Pezzi di mattoni e detriti dispersi che non si riusciva più a capire a quale parte del castello appartenessero. Quella non era Hogwarts, non più almeno. E chissà se sarebbe mai tornata ad esserlo. Anche se fossero riusciti a ricostruirlo, a ridargli il vigore di un tempo, quelle pietre avrebbero continuato a grondare sangue e lacrime… per i feriti, per i morti e per quelli rimasti.

Charlie si girò guardandosi attorno con l’orrore negli occhi. Quand’era successo tutto quello? Quando il suo mondo si era capovolto tutto d’un colpo? Eppure gli sembrava che fossero loro ad avere la meglio su Voldemort e i suoi seguaci.

Allungò gli occhi e notò Victoire sdraiata sotto un albero, la testa spaccata contro una roccia e il sangue che scorreva tutto attorno a lei. Aveva ancora gli occhi aperti, sbarrati, fissi su un cielo più scuro della pece. Poco distante invece giaceva Jolie con il viso coperto dai suoi capelli rossi che, sul suo volto diventato pallido, sembravano sangue. James, con una ferita allo stomaco ma ancora vivo, tentava di avvicinarlesi, strisciando e reggendosi la pancia con una mano. Più avanti notò un altro dei suoi amici riverso a terra con la faccia nel fango e nel sangue, un braccio penzoloni lungo il ponte, dove una volta c’era la ringhiera.
Forse era Ted… o magari persino John.

Le lacrime presero a pungergli gli occhi.

Morti… tutti morti…

Avrebbe voluto morire anche lui. Perché non poteva? Perché era sopravvissuto? Eppure non era mai stato un bravo combattente, non come James o Joel o John. Loro invece, che erano i migliori, erano morti.

Strinse di più la presa attorno alla bacchetta e lasciò andare un paio di lacrime che andarono a frantumarsi fra i detriti ai suoi piedi.

Cominciò a dirigersi verso la porta della Sala Grande dove si erano radunati i superstiti che radunavano i feriti o piangevano i morti. Forse ci avrebbe trovato qualcuno dei suoi amici… qualcuno di vivo.

Varcò la soglia e…

 

Si svegliò di soprassalto balzando seduto sul letto. Riuscì a trattenere un urlo, altrimenti avrebbe svegliato tutti i suoi compagni di stanza, ma il cuore gli batteva all’impazzata e aveva il fiatone. Si tastò un attimo sotto i vestiti constatando di essere madido di sudore.

Vide una luce accendersi da uno dei letti nella stanza.
Merda, aveva svegliato qualcuno.
Si guardò attorno: Tiger e Goyle russavano della grossa, nemmeno dei cannoni sarebbero riusciti a svegliarli  e pure Malfoy dormiva tranquillo nel suo letto, con un braccio piegato sul viso. 
Vide però sbucare la testa di Zabini da uno dei letti che stavano ai piani alti, con la bacchetta in pugno.

“Tutto a  posto?” gli chiese, squadrandolo con i suoi penetranti occhi blu.

Charlie si portò una mano al cuore. “Sì, solo un brutto sogno”. Rispose, la gola arida. Non riusciva a calmare il respiro né il battito accelerato del cuore.
In realtà non si era trattato solo di un sogno. E lui lo sapeva bene.

“Vado a prendere un po’ d’acqua”. Disse, alzandosi dal letto. “Rimettiti a dormire”.

“Sicuro di non aver bisogni di niente?”

“Sicuro”.

Si chiuse in bagno chiudendo a chiave la porta dietro di sé. Si sciacquò il viso e poi poggiò le mani sul bordo del lavandino, fissando il riflesso di se stesso che gli offriva lo specchio. Aveva delle occhiaie piuttosto profonde e i capelli spettinati. L’elastico che gli teneva legati i capelli si era perso da qualche parte tra le lenzuola e ora gli ricadevano sulle spalle scompigliati.
Da quando erano arrivati lì non si era fatto una dormita decente, era continuamente tormentato da sogni inquietanti e macabri di cui si scordava il soggetto subito appena svegliato, per fortuna, ma che gli lasciavano un profondo senso d’angoscia che durava tutto il giorno.
Quello però era diverso, quello se lo ricordava perfettamente. Poteva significare solo una cosa.

Uscì dal bagno cercando di fare il minimo rumore possibile, poi prese la sua bacchetta e si assicurò che anche Zabini fosse profondamente addormentato. Poi abbandonò la stanza e cominciò a camminare lungo il corridoio, in tenuta da notte e a piedi scalzi.
C’era solo una cosa che poteva fare in quei momenti, solo una cosa riusciva a calmarlo.

Riuscì a raggiungere la Sala Comune dei Grifondoro in poco tempo, fortunatamente non incrociò nessuno lungo il tragitto, il che era un miracolo, ma al suo arrivo la trovò completamente vuota.
Be’, d’altronde che si aspettava? Era l’una di notte, era ovvio che tutti fossero a dormire. Anche se di solito qualche Grifondoro rimaneva sempre alzato fino a tardi, chi a festeggiare chissà quale assurda festa e chi a pomiciare.

Sconsolato, andò a sedersi su uno dei comodi divanetti della sala e si chiuse a mo’ di riccio, con le ginocchia raccolte al petto. Solo stare lì lo faceva essere un po’ più tranquillo.

Puntò la bacchetta contro il camino e accese il fuoco.

Rimase qualche minuto da solo coi suoi pensieri. Non voleva allarmare i suoi amici, però doveva raccontare a qualcuno di quel sogno, o meglio, di quella visione. Perché essere un Legilimante del suo livello non significava solo controllare le menti altrui, significava anche avere delle visioni premonitrici.
Ma magari non c’era niente da allarmarsi, magari era solo lui quello paranoico…

“Tappo?”

La voce dietro di lui lo fece sobbalzare. Si voltò per vedere chi fosse ma il timbro era inconfondibile.
John, stagliato sull’ultimo gradino delle scale, in tuta e canottiera, lo guardava curioso.

“Che ci fai qui?” gli chiese.

“Ho fatto un sogno”. Rispose l’altro, come se con quella risposta giustificasse tutto.

John gli si avvicinò e si sedette accanto a lui, guardandolo interessato questa volta. Non c’era traccia di sonno o stanchezza nei suoi occhi.

“E che hai visto?”

Charlie esitò un attimo prima di rispondergli. “La guerra. Hogwarts era mezza distrutta e c’era un sacco di sangue… persone morte…”. Abbassò lo sguardo.

“Chi? Chi era morto?”

“Vi… Vicky… Jolie... e qualcuno che non sono riuscito a capire… forse Teddy, forse tu”.

John spostò lo sguardo sul fuoco, pensieroso.

“Ascolta… non devi preoccuparti. Forse non significa niente. E’ capitato altre volte che facessi sogni del genere e non si sono realizzati…”.

“Sì, ma questo era nitido e chiaro. E non mi è mai capitato di sognare qualcosa che riguardasse noi, ma solo Voldemort. E se fosse un segnale, qualcosa…?”

“Forse riguarda un mondo parallelo o un futuro parallelo o… non lo so, Charlie, ma qualsiasi cosa sia… siamo venuti qui per cambiare le cose, ok?” John cercava in tutti i modi di calmare le ansie dell’amico. O forse le sue. “Perciò le cambieremo. E quello che hai sognato non succederà”.

“Sicuro?”

“Sicuro?” il biondino gli sorrise e gli spettinò i capelli. Tappo era proprio come un cucciolo bisognoso di coccole. “Ne riparliamo domani, anche con gli altri”.

Improvvisamente videro la porta della Sala Comune aprirsi e Ariel e Harry comparire dentro sorridenti come non mai.
Chissà cos’era successo per farli ridere a quel modo. Sicuramente erano andati a combinare qualche porcheria nella Stanza delle Necessità.

“Che ci fate qua?” chiese John con voce severa, non appena li vide.

I due si bloccarono un attimo, non aspettandosi di trovare qualcuno.

“Potremmo chiedervi la stessa cosa”. Fece Ariel in tondo acido.

“Noi siamo sempre stati qui. Voi, invece… dove siete stati?”

“Non mi sembra siano affari tuoi”.

“James sicuramente lo vorrà sapere”.

“Perché James dovrebbe saperlo? Io vado dove voglio io e quando lo voglio io”. La ragazza Black stava proprio iniziando ad incazzarsi ed Harry dietro di lei assisteva alla scena senza sapere che cosa fare. “E poi non venirmele a fare tu le prediche. Com’è che ancora sei qui e non sei andato a letto con una delle tue puttanelle?” Gli sputò acida, correndo su per le scale, diretta al dormitorio.

Harry guardò i due ragazzi seduti sul divano, boccheggiando come un pesce fuor d’acqua e poi seguì la sua ragazza e sparì anche lui nel suo dormitorio.

 

JamesRemus uscì urlano fuori dalla serra di Erbologia con la borsa che gli sbatteva contro il fianco e svoltò l’angolo di corsa come se fosse inseguito da un Ungaro Spinato.
Be’, non era esattamente un drago quello che lo seguiva, ma una sedia che poteva essere quasi scambiata per tale, considerata la velocità e la potenza con la quale lo rincorreva. Peccato non sputasse fiamme. E dietro di lei, a concludere la parata, una Jolie abbastanza indemoniata, con i capelli rossi sparati in tutte le direzione e gli occhi inferociti. Lei poteva passare tranquillamente per un drago.
Gli altri studenti che stavano passando per il corridoio in quel momento si dovettero scansare per non finire sotto tiro.

Anche Charlie e John, che stavano passando proprio in quel momento, rimasero bloccati nel vedere la scena, ma non poterono fare a meno di ridacchiare quando sentirono Jolie urlare: “Questa me la paghi, Black!” non appena svoltato l’angolo. La Hogwarts del loro tempo si era abituata a quegli spettacolini, ma ora toccava a questa e ce ne sarebbero state di occasioni per ridere.

“Be’, direi che certe cose non cambiano mai” sospirò John, voltandosi verso l’amico che sorrise guardandolo rassegnato. “Non so se sia meglio o peggio”.

“Lo vedremo col tempo”.

Fecero per andarsene, ma delle risatine attirarono l’attenzione del moretto che si voltò nella direzione da cui provenivano notando le ragazzine che aveva incontrato qualche giorno fa in biblioteca guardarlo in modo strano e confabulare qualcosa tra loro.

“Scusa, John” chiamò a quel punto.

“Sì?”

“Posso chiederti una cosa?”

“Tutto quello che vuoi, Tappo”.

Charlie spostò lo sguardo sul biondino, squadrandolo di sbieco. “Si può sapere che cosa hai detto alle ragazze in biblioteca l’altro giorno?”

John parve inizialmente un po’ perplesso. “Niente. Che cosa avrei dovuto dire?”

“Non lo so, dimmelo tu”.

“Ma io non ho detto niente”.

Paciock era bravo a ingannare la gente con la sua espressione da angioletto, ma Charlie lo conosceva troppo bene per cascarci.

“John!”

John roteò gli occhi in tutte le direzioni cercando una via di fuga, poi, resosi conto che non ce n’erano, indietreggiò contro il muro e mostrò un sorriso falsamente innocente all’amico, cercando un modo per dissimulare.

“Be’, potrei… potrei essermi lasciato sfuggire una cosuccia…” iniziò. “Ma è una cosuccia di poco conto”.

“Che cosa ti sei lasciato sfuggire?” ringhiò l’altro spingendosi contro di lui, la bacchetta in pugno, cercando di essere il più minaccioso possibile, anche se essere più basso di una spanna dell’altro non aiutava molto.

“Ma niente”.

“John!”

“Ok, se vuoi te lo dico, ma tu devi promettermi che non ti arrabbierai”.

“Prima me lo dici poi vediamo”.

John sospirò. Ormai aveva sganciato la bomba, gli toccava farla esplodere ora.

“Be’, ho solo detto che loro… che loro non ti interessano… cioè, che le ragazze non ti interessano”.

Charlie inarcò le sopracciglia leggermente confuso. “Hm?”

“Sì, insomma… potrei aver detto loro che sei… sì, ecco… che sei g…”.

“Che sono?” il moro aveva iniziato a sudare freddo. Aveva capito, ma volevo sentirlo dire da lui. non era la prima volta che John faceva allusioni del genere e puntualmente lo faceva incazzare. Non riusciva a capire che cosa l’amico ci trovasse di divertente.

“Che sei… gay”.

Non appena il biondino pronunciò quella parola, l’altro strabuzzò gli occhi, aprì la bocca per tirare un paio di respiri, strinse la presa sulla bacchetta e, raccogliendo tutta l’aria che aveva in sé, urlò: “JOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOHNNNNNNNN!!!!! Preparati a correre o ti ucciderò con le mie maniiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!”

“Ma, Tappo! Perché ti incazzi!? Che importanza ha?”

Quello lo fece infuriare ancora di più e per la rabbia il suo viso divenne più rosso dei capelli dei Weasley. “Certo che ha importanza, adesso lo diranno a tutta la scuola”.

“E allora? Qual è il problema?”

“Il problema è che non è vero. E ora… CORRIIIIIIIIIIIIIII!!!”

John prese la rincorsa e partì alla velocità della luce, esattamente come James poco prima, inseguito da un Charlie più indemoniato della sedia che rincorreva l’altro. Se al posto del moro, però, ci fosse stata Jolie, Paciock ora si sarebbe già trovato a pendere sulla Torre di astronomia per le mutande.

 

 

MILLY’S SPACE

Lo so, sono imperdonabile… da quant’è che non aggiorno questa fic? Da così tanto tempo che non voglio nemmeno saperlo.
Ma ormai lo sapete, aggiornare le mie storie mi diventa sempre più difficile perché i momenti liberi sono veramente pochi. Non starò qui a propinarvi le solite scuse, che sicuramente potrete immaginare.
Spero solo che non me ne vogliate e che ancora vi ricordiate di questa storia. Non vi prometterò che sarò più costante perché sarei una stupida a fare promesse che non sono sicura di poter mantenere, però abbiate fede, anche se molto sporadicamente, riuscirò a mandare avanti questa storia. Ci tengo troppo : )

Detto questo, non voglio tediarvi ulteriormente, anche perché è quasi l’una e i mostri sotto al letto stanno solo aspettando che io vada a dormire per attaccarmi nel sonno. Vendicheranno la vostra lunga attesa ^^.

Non ho riletto il capitolo perciò perdonate eventuali errori e… uhm… mi sono accorta che mi sto concentrando troppo su John e Charlie. Eh, la pecca di una yaoista incallita. Prometto che la prossima volta dedicherò spazio anche agli altri pg.

Bene, adesso vado che ho già parlato troppo.

Oh e non dimenticatevi di venirmi a trovare su Facebook: http://www.facebook.com/MillysSpace

Hasta pronto : )

Milly.

FEDE15498: eh, Silente fa un sacco di cose strane, nemmeno io riesco a capirle… mah, va be’, come hai detto tu, ci sarà qualche motivo che gli frulla nella testa. Joel te lo cedo volentieri, è così scorbutico che dà fastidio pure a me u.u comunque sì, lui è il gemello di Ariel mentre James è il più grande. Be’, a quanto pare il piccolo segreto di Tappo è uscito fuori prima del previsto ^^ ma l’unico a non averlo preso bene sembra essere Charlie stesso… ahahaha XD bene, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo e mi spiace averti fatta attendere a lungo… un bacio, M.

PENELOPE POTTER: i misteri di Silente sono tanti, ma se continuerai a seguirmi potresti scoprirne qualcuno ^^ sì, lo spagnolo è proprio una bella lingua : ) fatti risentire, un bacio. M.

PUFFOLA_LILY: eh sì, James è figo quando parla spagnolo XD ma lo spagnolo è figo in bocca a tutti ^^ (anche a me piacciono gli spagnoli. E pensa che sono tornata da poco dalla Spagna ^^). John e Charlie insieme? Hmmm, chissà, chissà… potrebbe succedere o potrebbe anche di no ^^. Grazie mille per i complimenti, alla prossima. Milly.

 

  
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