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Autore: Tecla Sunrise    05/03/2013    5 recensioni
2022: Rose Weasley, Albus Potter, Scorpius Malfoy e Audrey Zabini si perdono per i sotterranei di Hogwarts.
1995: per Harry Potter si conclude il primo giorno del suo quinto anno ad Hogwarts con una punizione con la Umbridge.
Certo non si aspetta di trovarsi il suo clone davanti, e sembra che neanche il suo clone sia molto felice di vederlo.
Si, signori e signore, Albus, Rose, Scorpius e Audrey sono finiti nel passato.
Ma se ne staranno con le mani in mano oppure cambieranno il corso della storia?
Tra l'Esercito di Silente, la Umbridge, le lezioni, gli amori e le incomprensioni passeranno un anno assurdo nel tentativo di rendere la conquista della vittoria più semplice e senza inutili sacrifici... ci riusciranno?
***
STORIA RISCRITTA - PRECEDENTEMENTE POSTATA SOTTO IL TITOLO DI "Back to the Future - L'Ordine della Fenice"
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Pansy/Theodore, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Da V libro alternativo
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Rewind


II. Presidenza (Ovvero “Silente è morto, Madama, morto!”) 

 
             “Ce la fai? Sicura?”
Audrey alzò gli occhi al cielo e si staccò dal suo apprensivo migliore amico “Sì, Al, ce la faccio a fare i tre passi che ci separano dall’infermeria”
Al guardò l’entrata dell’infermeria con fare pensieroso “Non dire cazzate” obiettò, allontanandosi da Audrey ed entrando “Visto? Sono almeno sei passi, sei!”
“Sei da ricovero”
“Ne sai qualcosa tu, eh?”
“Stai insinuando che io sia pazza?”
“Veramente, Drey” fece Al, tornando dall’amica e mettendo di nuovo il suo braccio sulla sua spalla “Stai facendo tutto da sola”
Audrey sbuffò ma accettò, seppur di malavoglia, di appoggiarsi ad Al; li moro la sorresse fino ad un lettino, dove la fece sedere delicatamente.
In quel momento Madama Chips apparve davanti a loro come se si fosse smaterializzata, mostrando un aspetto di gran lunga più giovane e arzillo del solito.
Al e Audrey si scambiarono un’occhiata scettica “Secondo me si è fatta di LSD”
Il giovane Potter sogghignò “Pensavo più a qualche tipo di acido”
Risero silenziosamente e smisero solo quando l’infermiera li raggiunse, mostrando un contegno ammirevole.
“Buongiorno ragazzi, che posso fare per… voi?”
Entrambi i giovani si erano accorti dell’esitazione che aveva colto la donna nel momento in cui li aveva guardati.
“Tutto bene, Madama?” fece gentilmente Albus, preoccupato per l’effettiva salute della donna; che si fosse davvero fatta di LSD?
La donna annuì, riprendendo il suo solito cipiglio “Perfettamente. Cosa abbiamo qui?” chiese, osservando Audrey.
“Credo di essermi slogata la caviglia…”
“Ok, diamo un’occhiata” disse Madama Chips, facendo mettere la gamba della ragazza sul letto e mormorando un paio di formule che non sentirono.
“No, signorina, la sua caviglia è rotta; strano che sopporti così bene il dolore…”
Audrey arrossì “Oh, ehm, ho una soglia di sopportazione molto alta”
L’infermiera sorrise “Va bene, sarà una cosa veloce. Epismendo
Audrey cacciò un urlo che fece accapponare la pelle ad Albus, il quale s’avvicinò subito all’amica; la Zabini, passata quella terribile fitta di dolore, si sentì infinitamente meglio e rivolse un sorrisone all’amico, muovendo allegramente la caviglia.
“Ok, è a posto. Posso chiederle il suo nome, signorina?”
Audrey e Al si guardarono, sorpresi, prima che la ragazza rispondesse “Ma… Madama, sicura di stare bene? Mi ha dimesso solo tre giorni fa dopo quel serio infortunio a Quidditch!”
L’infermiera aggrottò un sopracciglio “Sciocchezze. Mi dica il suo nome e la smetta con questo ridicolo scherzo”
“Ma non è uno scherzo, Madama!” s’intromise Albus, allucinato “E’ Audrey Zabini e lei lo sa bene, passa qui la maggior parte del suo tempo sin da quando era al primo!”
Poppy Chips ridusse gli occhi in due fessure e arricciò le labbra “Oggi è il primo giorno di scuola, ragazzi, e inoltre io non vi ho mai visto prima in vita mia. Se non mi direte subito i vostri veri nomi sarò costretta a mandarvi dal preside”
“Dal Preside?”
“Ma io sono Audrey Zabini!”
I due avevano parlato insieme e Madama Chips, ignorando Albus, guardò Audrey con indignazione “L’unico Zabini in questa scuola è Blaise Zabini! Ed è figlio unico!”
Audrey strabuzzò gli occhi “Che c’entra mio padre?
La donna divenne tutta rossa “Basta, mi avete stancato! Ora vi porto dal preside!”
Dal preside?” chiese ancora una volta Albus, scioccato “Ma, Madama, dalla preside, semmai!”
La donna lo ignorò e strattonò entrambi per un braccio, dimostrando di possedere un’insolita forza per una donna di quell’età.
Albus e Audrey erano scioccati ma, da bravi Grifondoro, invece di elaborare le informazioni che la donna aveva fornito loro inconsapevolmente, si limitarono a chiedersi quale droga lei avesse assunto.
Divisi dalla donna, che li stava trascinando senza tante cerimonie per i corridoi, ricevendo sguardi allibiti da ben più di uno studente di passaggio, Albus e Audrey tentarono di comunicare con il labiale.
“È impazzita!” mimò Audrey, ricevendo in risposta uno sguardo interrogativo dal ragazzo; ripeté il gesto e Albus, capendo, annuì, più che concorde.
“Lasciamo che ci pensi la McGranitt, le spiegheremo tutto!”
Dopo tre, quattro tentativi Audrey riuscì a capire il labiale del ragazzo e si tranquillizzò leggermente.
“Pallini acidi!” scandì Madama Chips, ancora piuttosto irritata, facendo sobbalzare entrambi i ragazzi, che si resero conto solo in quel momento di essere davanti all’ufficio della preside.
Salita la scala a chiocciola, la donna si decise finalmente a mollarli per poter bussare.
“Avanti” fece una voce maschile.
La porta s’aprì e Madama Chips ci si fiondò dentro, trascinandosi dietro i due ragazzi, che nel frattempo erano ammutoliti.
“È uno scherzo…” sussurrò Albus, con gli occhi puntati sulla figura davanti a sé: il suo omonimo era tranquillamente seduto dietro ad un’elegante scrivania in mogano, portava i soliti occhiali a mezzaluna, sorrideva bonario ed era decisamente vivo.
A quel punto Audrey interruppe i confusi e irritanti comenti della donna, guardandola come se fosse pazza “Ma Madama! Silente è morto! Morto!”
Il silenzio calò nella stanza, persino i quadri dei precedenti presidi avevano smesso di fingere di essere addormentati e fissavano la scena sotto di loro, pieni d’interesse.
Silente non perse il suo sorriso e rivolse uno sguardo benevolo alla ragazza “Davvero? Non ho notato alcuna differenza”
Audrey arrossì fino alla punta dei capelli e non poté impedirsi di avvicinarsi al preside; mentre Madama Chips sbraitava e stava già per azzannare quella studentessa indisciplinata, Audrey avvicinò una mano al viso dell’uomo finché, con il dito indice, non raggiunse la sua guancia.
Il professor Silente, estremamente divertito, la lasciò fare; Audrey spinse leggermente un dito contro la guancia – guancia che c’era, per Morgana, era totalmente corporea! – trattenne il respiro e si allontanò leggermente.
Svenne.
Albus non ebbe la presenza di spirito di fare nient’altro che non fosse scoppiare a ridere istericamente, alternando lo sguardo allucinato da un’indignatissima Madama Chips e uno stranito ma tutto sommato divertito Silente a un’Audrey Zabini scompostamente svenuta ai piedi della scrivania.
“Poppy, cara, credo che tu possa tornare in infermeria, ora. Adesso me ne occupo io.”
“Ma Albus!” protestò la donna, guardando indignata Al che rideva, reputandolo chiaramente un povero mentecatto.
“Poppy…”
Madama Chips fu costretta ad annuire, biascicò un saluto e uscì velocemente dall’ufficio, decisamente provata dall’incontro.
Albus Silente si alzò in piedi e fece apparire due comode poltroncine con un pigro gesto della bacchetta, prima di puntarla verso Audrey e sussurrare “Reinnerva
La ragazza aprì lentamente gli occhi e tossì un paio di volte, prima di ricordare dove fosse e perché fosse svenuta.
“Albus!” urlò allora e il moro, smettendo di ridere, la raggiunse in un attimo e l’aiutò ad alzarsi; Audrey rimase aggrappata al braccio di Albus, non del tutto sicura di riuscire a reggersi in piedi.
Il suo sguardo si posò sul preside e le vennero i brividi.
“Ragazzi, perché non vi mettete comodi? Credo, a ragione, che avremo molto da discutere”
I due, scossi, si limitarono ad annuire e a sedersi ognuno su una poltrona.
Silente rivolse loro un sorriso benevolo “Perfetto! Gradite una Goccia al Limone?”
Audrey scosse la testa come un automa mentre Al, rassegnato, fece un cenno affermativo; la Goccia apparve direttamente nella sua bocca e lui cominciò a succhiarla pigramente.
Immediatamente una sensazione di calma non sua lo invase e si chiese, osservando il preside sedersi dietro la scrivania, se non ci fosse una qualche pozione calmante dentro.
A giudicare dall’occhiolino che il preside gli fece, probabilmente c’era più quella che limone.
“Allora… spiegazioni?”
Audrey, vedendo Al completamente immerso in qualche riflessione, decise di autonominarsi portavoce.
“Vede… professor Silente, ci deve essere un errore. Io sono Audrey Zabini e frequento questa scuola da cinque anni ma… lei è morto da venticinque anni”
Silente annuì, serio, poi alzò un sopracciglio “E questo lei come lo spiegherebbe?”
Audrey decise di mettere finalmente in moto il cervello e la risposta le apparve subito chiara come il sole; si diede della stupida almeno dieci volte per esserci arrivata solo in quel momento.
“In che anno siamo, professore?”
Gli occhi di Silente scintillarono dietro la sottile montatura “Questa è un’ottima domanda, signorina Zabini. Siamo nel 1995”
Audrey per poco non svenne di nuovo.
“Un viaggio nel tempo…” sussurrò Al tra sé e sé, sbalordito. “Ma come… la porta, ma certo!”
Audrey fu tentata di spaccargli la testa con uno dei tanti strumenti d’argento che riempivano la stanza “Come al solito è colpa tua
Albus la ignorò e si rivolse al preside “E ora cosa facciamo? Noi apparteniamo al 2022!”
Silente stette zitto per qualche secondo, pensieroso, prima che l’urlo di Audrey lo facesse sobbalzare leggermente.
“E adesso che diavolo c’è, Audrey?!” le chiese Al, scocciato di avere mini infarti ogni volta che la Zabini apriva bocca.
Audrey lo guardò, preoccupata “Non dimentichi qualcosa?”
Al scosse la testa, smarrito “Niente, no…”
Gli ci volle qualche secondo per arrivare alla risposta.
“Rose e Scorpius!” urlarono in contemporanea, beccandosi le occhiate infastidite di ben più di un quadro.
             
***
 
“Hai esattamente dieci secondi per cominciare a scappare, Malfoy”
“Weasley, non sto scherzando! Quello era il mio fottuto padre!”
“Otto…”
“Ok, ragiona. Che motivo avrei per inscenare uno scherzo così idiota?!”
“Sette…”
“Weasley, e pensare che ti credevo sveglia!”
“Cin- Hey! Sentimi bene, Malpuzza, in questa storia c’è qualcosa che non funziona, ok?! E sono sicura che sia colpa tua!”
“Qual… Qualcosa che non funziona?! Weasley, ti ho appena detto che ho visto mio padre quindicenne camminare tranquillamente per i corridoi di Hogwarts! A me questo sembra molto più di qualcosa che non funziona!”
“Tre…”
“Peperoncina, sei una Serpeverde sì o no? Ragiona.”
“Due… va bene, Malpuzza, ragioniamo: siamo finiti in un corridoio a noi sconosciuto – e non immagini quanto la cosa mi abbia irritata – abbiamo aperto una porta che ci ha risucchiati in una specie di ottovolante dei poveri e siamo finiti inspiegabilmente al terzo piano.”
“Sì, esatto”
“Subito dopo abbiamo scoperto che la parola d’ordine non funzionava”
Evidentemente
“E tu, infine, mi ha scaraventata per terra, dopo avermi trascinato come un indemoniato per venti metri, perché sostieni di aver visto tuo padre ringiovanito che vagava per i corridoi. Ho dimenticato qualcosa?”
“No, non direi”
“Perfetto. Malpuzza?”
“Sì?”
Stupeficium
Il tonfo sordo che seguì il suo schiantesimo fu musica per le orecchie di Rose; ghignò, soddisfatta, si scrocchiò una spalla, rassettò la gonna e ripose la bacchetta nella borsa.
Malfoy giaceva steso ai suoi piedi, privo di sensi; Rose si concesse un piccolo sorriso di vittoria, prima di girare i tacchi e incamminarsi verso il dormitorio.
I due, quelli che Scorpius sosteneva fossero suo padre e suo zio, stavano ancora parlottando davanti all’entrata, completamente ignari del tentato omicidio che si era appena compiuto a pochi passi da loro.
Rose, tuttavia, più si avvicinava e più si rendeva conto che, forse, anche Malfoy, ogni tanto, era da prendere sul serio.
Perché, quando si bloccò davanti a loro, che la guardarono interrogativamente, a Rose si ghiacciò il sangue nelle vene.
Draco Malfoy.
Blaise Zabini.
Quindicenni.
“Per il sinistro floscio di Merlino…” sussurrò, scioccata.
Non era possibile.
Non lo era, semplice; doveva essere un’allucinazione.
Ma Rose seppe, non appena vide il biondo inarcare scetticamente un sopracciglio, vagamente disgustato, di conoscere perfettamente la risposta ad ogni sua domanda.
Un viaggio nel tempo.
E vaffanculo, allora.
“Serve qualcosa?” le chiese il padre della sua migliore amica, risvegliandola dal suo stato catatonico; Rose scosse la testa in senso di diniego, recuperando il suo contegno.
“No, scusate. Vi avevo scambiato per qualcun altro”
Senza aspettare alcuna risposta dai due, si girò e dovette trattenersi dal correre con tutte le sue forze; raggiunse in pochi secondi la fine del corridoio e girò l’angolo, sospirando sollevata alla vista del suo Malfoy ancora svenuto per terra.
Rabbrividì: già un Malfoy da solo era capace di mandare al manicomio anche il più innocente e tranquillo dei Tassorosso, due insieme dovevano essere una vera tortura.
Decise di non pensarci.
Reinnerva
“Mmh… mamma?”
Rose sbuffò, dando un paio di leggeri schiaffetti a Malpuzza per farlo svegliare “No, Malfoy, sono la strega cattiva”
Scorpius mugugnò e aprì gli occhi, prendendosi qualche secondo per capire chi e dove fosse; Rose potè vedere i suoi occhi illuminarsi e puntarsi su di lei, furiosi.
“Tu… tu mi hai schiantato!”
“Sei sempre così attento ai dettagli?”
“Come… come hai osato?”
Scorpius si mise in piedi immediatamente, fulminando la Weasley con uno sguardo indignato.
Come si permetteva quella… quella… quell’acida stronza di schiantarlo?!
“Tappati, Malfoy, abbiamo un problema”
“Questa… que- questa me la paghi!”
“Ah sì?” fece scetticamente Rose, trattenendosi dallo scoppiare a ridere “E sentiamo, cosa fai, mi balbetti addosso?”
Malfoy per poco non scoppiò “Tu…”
Rose alzò gli occhi al cielo “Sì, Malpuzza, io! Tu, io, noi! Sono pronomi. Guarda, se vuoi ci costruisco anche una frase di senso compiuto intorno, eh? Visto che tu, invece, non ne sembri più capace.”
Malfoy non rispose solo perché Rose non gli lasciò il tempo di agire “Allora, tu sei un’idiota, io sono geniale e noi abbiamo un problema. Un’enorme problema”
Scorpius mise da parte l’espressione agguerrita, incuriosito “Che problema?”
“Beh, ecco” Rose si torturò le mani, improvvisamente preoccupata “Potrebbe effettivamente darsi –parlando per assurdo, ovviamente – che ci sia tuo padre, di là, e che abbia la nostra età.”
“Per assurdo, eh?” fece trionfante Malfoy, guadagnandosi uno sguardo rabbioso da parte della rossa.
“Sì, Malfoy. E mettiamo che, sempre per assurdo, la qui presente mente geniale abbai capito cosa sia successo.”
“Dai, assurdiamo un altro po’, Weasley. Cosa hai capito?”
Rose espirò rumorosamente e si allargò leggermente la cravatta, ansiosa “Malpuzza, abbiamo viaggiato nel tempo”
“E ma vaffanculo, allora!”
Rose decise di sorvolare sul fatto che lei e Malpuzza avessero avuto la stessa reazione e annuì, grave “Cosa facciamo?”
Scorpius si sporse leggermente oltre l’angolo, dando una fugace occhiata all’entrata del loro dormitorio: suo padre e suo zio dovevano essere entrati, ormai, visto che il corridoio era deserto.
“Ok, senti, manteniamo la calma”
Rose inarcò un sopracciglio “Io sono calma”
“Non lasciamoci prendere da isterismi ed andrà tutto bene…”
“Malpuzza…”
“Weasley, dannazione, non ti fare prendere dal panico
“Malfoy…”
“CALMATI!”
Rose tirò uno schiaffo a Scorpius per farlo riprendere, mentre quello ansimava, sull’orlo di una crisi di panico; alla faccia del sangue freddo dei Serpeverde, davvero.
“Per Circe e Calipso, Malfoy, o la smetti immediatamente di comportarti come una donnetta sull’orlo di una crisi di nervi oppure sarò costretta a schiantarti di nuovo!”
Scorpius fece un paio di respiri profondi e annuì “Giusto. Hai ragione, peperoncina. Non è certo il caso di farsi prendere dal panico…”
“Malpuzza, ti ho avvertito.”
“Scusami” si passò una mano tra i capelli, ormai pallido come un cadavere. Sembrò finalmente zittirsi, ma Rose, conoscendolo, non cantò vittoria.
“E se non trovassimo il modo di tornare indietro?!”
Ecco, appunto.
Rose alzò gli occhi al cielo “Ti devo picchiare ancora? Malfoy, con ordine: cosa fai quando hai un grosso problema?”
Malfoy fece spallucce, appoggiandosi al muro dietro di lui “Uccido i testimoni?”
Rose gli lanciò un’occhiata d’avvertimento “Vai dalla preside. Ma, in questo caso… dal preside”
Gli occhi di Scorpius s’illuminarono e si staccò dal muro, sorridente “Vuoi… vuoi dire che vedremo Silente?! Wow! Quell’uomo è una leggenda!”
Rose non commentò, cominciando a dirigersi verso le scale, evitando attentamente la strada che passava davanti all’entrata del dormitorio.
Non sapeva cosa pensare, arrivata a quel punto: indubbiamente dovevano aver viaggiato nel tempo, ma la domanda – il problema – vera era un’altra e Rose tremava internamente ogni volta che il suo cervello gliela poneva.
Come avrebbero fatto a tornare indietro?
Ma, soprattutto, qual era lo scopo di quell’incidente? Dovevano forse cambiare qualcosa nel corso degli eventi?
Rose non era una stupida ed era stata parecchio attenta quando sua madre le aveva spiegato come funzionassero i viaggi nel tempo: farne uno non comportava il cambiamento del tempo, bensì la sua stessa attuazione.
Quindi, se loro avevano viaggiato nel tempo, doveva sicuramente essere già successo nel passato: dunque perché sua madre non le aveva mai detto che loro quattro sarebbero finiti del passato?
La risposta era una sola: paradosso temporale.
Non era previsto dal passato che loro viaggiassero nel tempo quindi, qualunque cosa avrebbero fatto – anche uccidere una mosca – avrebbe potuto cambiare irrimediabilmente il corso degli eventi.
Che ne sapeva lei, ad esempio, se andando a parlare con Malfoy e Zabini non aveva in qualche modo già alterato la linea del tempo?
Sentiva che la testa le stava scoppiando, così decise di riportare la sua attenzione su Malpuzza e lasciare le sue paranoie mentali ad un altro momento.
Non l’avesse mai fatto: Malfoy la stava fissando con un’intensità diversa dal solito, come se l’avesse vista davvero per la prima volta solo in quel momento.
“Che c’è?” gli chiese, salendo le scale.
Malfoy non distolse lo sguardo e aggrottò la fronte “Stavo pensando a una cosa e speravo che tu mi potessi rispondere…”
“Spara” disse Rose, evitando un fantasma e saltando un trabocchetto sulle scale; quando vide che Malfoy, troppo preso dai suoi pensieri, non lo stava evitando, lo spinse indietro con un riflesso incondizionato.
Scorpius barcollò ma riuscì a reggersi alla ringhiera; ci mise qualche secondo per realizzare il perché Rose l’avesse spinto, poi le fece un cenno per ringraziarla.
“Stavo dicendo… ah, sì. Senti, ma se noi siamo qui… non dovremmo già esserci stati?”
Rose non capì “Cosa intendi?” gli chiese, continuando a camminare spedita verso l’ufficio del preside.
Scorpius fece una smorfia “Voglio dire… se noi siamo finiti nel passato, gente come mio padre o i tuoi dovrebbero averci conosciuto qui, nel passato. Capito? Non dovremmo essere già stati qui?”
Rose annuì “Era quello a cui stavo pensando anche io. Il punto è che i miei non mi hanno mai detto che sarei finita nel passato”
“Forse non l’hanno fatto per non compromettere il nostro arrivo qua… ma se invece non fossimo già stati qui? Cosa vorrebbe dire?”
Rose fece spallucce, girando l’angolo “Immagino che si verrebbe a creare un paradosso temporale e si creerebbero due linee del tempo differenti”
Scorpius stette zitto per qualche secondo, rimuginando “Ma, se quello che dici fosse vero… noi in quale torneremmo? In quella modificata?”
Rose sospirò, preoccupata quanto il giovane Malfoy “Ho paura di sì. Il punto è che se siamo finiti proprio nell’anno dei nostri genitori e proprio noi quattro, forse abbiamo uno scopo, qualcosa da fare… ma non sono sicura di volerlo”
Si fermarono entrambi davanti al gargoyle di pietra dell’entrata, realizzando solo in quel momento di non avere idea di come entrare.
“Come facciamo senza la parola d’ordine?” chiese Scorpius, scettico fino al midollo.
Rose alzò gli occhi al cielo ma non fece in tempo a rispondere perché, proprio in quel momento, il gargoyle si spostò per farli salire; titubante e seguita da uno Scorpius sempre più inquieto, Rose cominciò a salire i gradini.
La scala di fermò qualche secondo dopo e i due avanzarono verso la porta; Scorpius bussò, deciso.
Avevano bisogno di risposte.
“Avanti”
E solo Albus Silente era in grado di dargliele.
 

N/A
Un tempo infinito per un capitolo che lascia un po’ a bocca asciutta, lo so: nel prossimo spiegherò meglio la questione dei viaggi nel tempo.
Per chi non l’avesse capito, comunque, sono le due concezioni dei viaggi nel tempo messe a confronto: quella della rowling, secondo la quale il viaggio era già previsto che accadesse, e quella del film “Ritorno al futuro” dove il viaggio cambia davvero il futuro.
È un po’ contorto e spero di riuscire a spiegarlo meglio nel prossimo.
p.s. quanto sono carini Rose e Scorpius? Si vede che si ammmmano <3
alla prossima!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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