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Autore: katvil    06/03/2013    2 recensioni
Roberto e Sara: una storia d’amore che deve finire. Due persone che non si vogliono lasciare, ma devono. Un viaggio in aereo e un lettore mp3 galeotto che fa partire un flusso di ricordi per lui. Un risveglio da sola, delle foto che spuntano da un libro e tanti pensieri per lei. Chissà cosa sarà di loro e della loro storia
[Storia scritta per il concorso Quando l'ispirazione bussa alla porta... (originali che prendono spunto da una canzone, una foto e una citazione)
Canzone: “One last time” degli Him (lo so che la canzone in realtà non parla proprio di quello che succede nella mia storia, ma il ritornello mi ha ispirata)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Let me close to your heart'
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Il profumo del caffè che arriva dalla cucina mi sveglia. La luce che filtra dalle serrande dona un aspetto strano, quasi etereo all’appartamento.
“Buongiorno London Boy, abbiamo dormito bene?” Stropiccio gli occhi per cercare di capire se sono sveglio o se sto ancora sognando.
“Buongiorno Piccolina. Non avrei potuto dormire meglio.” Le sue labbra di primo mattino sono il buongiorno migliore che potrei mai desiderare.
La tavola è imbandita per una colazione da nababbi: uova e bacon, succo d’arancia, cornetti e cappuccino.
“Non sapevo se facevi colazione all’inglese o all’italiana così le ho preparate entrambe.”
“Uova e bacon vanno benissimo.”
Ci sediamo e mentre mangiamo un velo di tristezza scende ad offuscarle lo sguardo.
“Sara… che c’è?”
“C’è che non ce la faccio a far finta di niente, a non pensare che domani a quest’ora sarai già su un aereo che ti porterà lontano da qui.”
Mi avvicino e l’abbraccio. Sento le sue lacrime bagnarmi la spalla.
“Come faccio a lasciarti andare? Non ci riesco Roby, è più forte di me. Non riesco a pensare che da domani non vedrò più i tuoi occhi, non sentirò più la tua risata, il tuo profumo.”
“Lo so, anche tu mi mancherai tremendamente. Basta solo che me lo chieda e non partirò più, fanculo al disco e a tutto il resto.”
Con uno scatto si allontana e mi fissa negli occhi con uno sguardo risoluto.
“Non ci pensare nemmeno Roberto! Non potrei più guardarti in faccia se sapessi che hai rinunciato ai tuoi sogni per restare con me, non me lo perdonerei mai. E’ giusto che tu vada, devi andare.”
“No che non è giusto!” Con uno scatto mi alzo e faccio cadere la sedia a terra “Non c’è niente di giusto in tutto questo, niente! Come fai a non capirlo? Non me ne frega un cazzo della musica, del disco, della band. Non me frega niente di niente se penso che non potrò condividerli con te!” Mi guarda con gli occhi spalancati che mi chiedono una spiegazione, ma prendo i miei vestiti ed esco: non ce la faccio, mi sento soffocare. Non voglio andare, non voglio lasciarla, ma non posso fare altrimenti. Maledizione a me e a quella sera che ho incrociato il suo sguardo. Inizio a correre lungo il marciapiede, tra la gente che mi guarda senza capire. Le lacrime scendono a rigarmi il viso. Non è giusto che debba finire tutto così, che la vita ci separi proprio adesso. Corro senza curarmi di nessuno, della strada che non conosco. Non voglio preoccuparmi di niente, chiedo solo che questo nodo alla gola se ne vada per tornare a respirare. Dopo mezz’ora mi ritrovo in un parco: il sole di metà settembre è ancora caldo, sento il calore sulla pelle. Chiudo gli occhi e respiro a pieni polmoni: mi torna in mente lo sguardo terrorizzato di Sara quando sono uscito da casa sua. Chissà cosa starà pensando adesso. Prendo il telefono e la chiamo, anche perché non ho idea di dove mi trovo e come tornare indietro.
“Sara… sono io…”
“Roberto, dove sei? Mi hai spaventata scappando così.” La sua voce mi arriva carica d’ansia, ma sento che c’è una punta di astio.
“Lo so, perdonami, ma avevo bisogno di prendere un po’ d’aria, mi sentivo soffocare. Non so dove sono… Ho corso lungo la strada e mi sono ritrovato in un parco…”
“C’è una fontana con una sirena nel mezzo?”
Uddio… la fontana… dove cavolo sarà? Eccola!!
“Si, esatto!”
“Allora ho capito, non sei poi così lontano. Siediti su una panchina che vengo a prenderti, ma prima promettimi che non scapperai più così.”
“Hai ragione, scusami ancora Piccolina. Sono stato un cretino a reagire in quel modo. Però tu promettimi che non piangerai più. Non voglio più vedere lacrime ok? Dobbiamo vivere al meglio questa giornata.”
“Ok, ci proverò… niente lacrime. Aspettami che arrivo London Boy poi ti porto un po’ a spasso.”

Trascorriamo la giornata serenamente, tra una passeggiata al parco, un pranzo al chiosco del porchettaro e un giro per le bellezze di Roma. La sera rientriamo e arriva una telefonata: è Marco. Sento Sara che parla di là, ma non capisco molto di quello che si dicono quei due, anche perché sinceramente presto poca attenzione e mi perdo a guardare le luci della città dalla finestra. Dopo pochi minuti Sara mi raggiunge.
“Marco ha organizzato una serata tutti insieme. Vorrebbe tornare al pub dove siamo andati la sera che ci siamo conosciuti per salutare l’estate e per... beh… insomma… lo sai… vuole salutare anche te e Adam visto che…” visto che domani ce ne andremo. Già... domani mattina abbiamo l’aereo che ci riporterà a Londra, che mi porterà lontano da lei. Alza gli occhi al cielo per cercare di cacciare indietro le lacrime: ci siamo ripromessi di non passare queste ultime ore insieme a piangere. Vogliamo lasciarci con un bel ricordo uno dell’altra, anche se non è facile. Niente sarà facile questa sera. Mi avvicino e le prendo le mani.
“Perchè è così difficile Rob? Sapevo che questo momento sarebbe arrivato dal primo istante che ti ho conosciuto e son giorni che cerco di immaginarmi come sarebbe stato dirti addio. Mi sono sempre ripromessa di essere forte, di non vivere questo giorno con tristezza, ma adesso…”
“Shhh! Sara… basta così… So cosa stai provando perché anch’io sto vivendo la stessa cosa. Se penso che tra poche ore sarò su un aereo che mi porterà lontano da te, sento il cuore lacerarsi, come se mi ci avessero conficcato un pugnale. Se potessi, non andrei, ma sappiamo entrambi che devo partire.”
I suoi occhi azzurri sono velati dalle lacrime che vorrebbero scendere. Le passo la mano tra i riccioli biondi e le accarezzo la testa. Mi guarda con quel suo sorriso dolcissimo che è impresso come un tatuaggio nella mia mente mentre una lacrima vigliacca le riga la guancia sinistra. La fermo con un bacio e rimaniamo così per qualche interminabile istante, stretti l’uno all’altra. Poi alza lo sguardo verso di me.
“Non siamo obbligati a uscire stasera, Marco capirà se non ci vede…”
“Allora restiamo qui Piccolina, ti va? Ci penserà Adam a salutare il resto del gruppo da parte mia se per te va bene.”
“Certo, non vorrei essere da nessun’altra parte. Chiamo Marco e lo avverto di non aspettarci, torno subito.” E sparisce in cucina.
Mi metto a girare per la stanza, non so bene cosa sto cercando, forse niente o forse tutto. So solo che voglio imprimere nella memoria ogni angolo di quest’appartamento per non dimenticare niente di lei, nemmeno il particolare più insignificante. Accendo lo stereo: un cd degli Him, almeno qualcosa gliel’ho insegnato. Poi mi siedo vicino la finestra: le luci di Roma viste da qua sono uno spettacolo da togliere il fiato e mi perdo ancora una volta tra i miei pensieri.
“Roby, ci sei?”
“Eh?” sento il suo calore dietro di me “Si, scusa… ero solo sovrappensiero...”
“A cosa sta pensando il mio bel London Boy?” Mi si avvicina e mi avvolge in un abbraccio.
“Niente d’importante, mi ero solo perso tra le luci di Roma. Mi mancherà questa città. Mi mancheranno le persone che ho conosciuto. Mi mancheranno Chris, Francy, Marco. Mi mancherà mio padre, il suo abbraccio e, soprattutto, mi mancherai tu.” Mi volto e vedo il suo viso vicino al mio, così vicino da togliermi il fiato. Le nostre labbra si uniscono in un bacio appassionato. La stringo a me come a voler unire i nostri corpi in uno unico. Sento il suo profumo invadermi le narici, le sue mani scorrermi lungo la schiena. Mi fermo e la guardo: i suoi occhi hanno una luce strana che non ho mai visto. Ancora una volta la sua bocca sulla mia, le sue labbra a cercare le mie e le sue mani s’infilano sotto la maglietta.
La musica sembra voler seguire i nostri pensieri.

Oh at least you could try
(and we just will be closer)
For this one last time
(let me fall into your arms)
It could be alright
(don't let us grow colder)
For this one last time
(let me close to your heart)

“Sara… aspetta un attimo. Se vuoi che ci fermiamo dimmelo adesso perché se continuiamo così, non so se questa volta riuscirò a tirarmi indietro.”
“Roby, questa è la nostra ultima sera insieme, our last time, non voglio sprecarla. Voglio che sia speciale, voglio ricordarmela per sempre.”
“Sai che da domani non ci vedremo più, sei sicura che poi non te ne pentirai?”
“Non sono mai stata così sicura di qualcosa come in questo momento.”
Mi prende una mano e mi guida verso il letto poi mi sfila la maglietta e inizia a baciarmi le labbra, il collo, le spalle poi scende giù, sul petto. Le mie mani cercano la sua pelle sotto la camicetta e inizio a slacciare i bottoni. All’improvviso si ferma e mi guarda.
“Che succede Piccolina?” Abbassa gli occhi e scuote la testa. Le sue labbra si piegano in un sorriso imbarazzato.
“Non devi vergognarti, non con me. Non devi aver paura di niente. Non abbiamo fretta, questa notte è tutta per noi, non pensare ad altro. Ci siamo solo io e te.”

***************

“Non devi vergognarti, non con me. Non devi aver paura di niente. Non abbiamo fretta, questa notte è tutta per noi, non pensare ad altro. Ci siamo solo io e te.” Mi sussurra sulle labbra poi mi stringe per avvolgermi in un bacio appassionato. Sento la sua pelle sotto le mani e quasi non mi accorgo che mi ha sfilato la camicetta. Poi mi guarda come a chiedermi se voglio che si fermi. I suoi occhi sono due smeraldi infuocati, brillano ancor più del solito. Sento le gambe tremare, il cuore che mi scoppia mentre mi prende i fianchi e mi appoggia sul letto. Poi si sdraia, il suo viso di fronte al mio e con la mano inizia a scorrere il profilo del mio corpo fino ad arrivare alla cintura dei jeans senza mai staccare lo sguardo dal mio. Gli passo una mano tra i capelli e prendo il suo viso, mi avvicino e lo bacio: vorrei che questo momento durasse per sempre. Lentamente mi slaccia i pantaloni e li fa scorrere lungo le gambe per poi lanciarli sul pavimento a far compagnia alla camicetta.
Poi ricomincia a baciarmi: le labbra, il collo e poi più giù, sulle spalle. Poi rifà lo stesso percorso al contrario per tornare ad incontrare la mia bocca. Le mani scorrono lungo la schiena provocandomi un sussulto ad ogni tocco. Afferra lo spallino del reggiseno e lo sposta. Anche l’altro spallino subisce la stessa sorte e lo sento mentre con le mani armeggia per slacciare il gancetto.
“Starei tutta la vita a baciarti, mi piace il tuo sapore.” Mi sussurra nell’orecchio mentre le mani scivolano sulla vita, sfiorandomi i fianchi. Sento i brividi su tutto il corpo mentre tocco le sue spalle, la schiena. Lo sento sospirare, stringermi per poi farmi rotolare su di se liberandomi del reggiseno. Ancora una volta sento il mio viso avvampare e d’istinto mi copro.
“Che c’è Piccolina? Vuoi che mi fermo? Se non sei sicura dimmelo.”
Gli prendo il volto tra le mani, baciandolo con passione.
“Ti basta come risposta?” Mi sorride e si stringe a me che ricomincio a baciarlo per poi scendere lungo il collo, il petto. Voglio respirare il suo odore, riempirmi la bocca del suo sapore. Lo sento trattenere il respiro mentre le labbra scendono sull’addome e le mani vanno a cercare la cintura dei jeans per slacciarla. Sento il suo respiro farsi sempre più irregolare e rapido mentre con una mano mi sfiora i capelli. Lentamente torno sul suo petto e poso la testa sul cuore, sentendolo battere frenetico, quasi a volergli uscire dalla cassa toracica.
Con una mano mi solleva il mento e mi guarda “Ti amo Piccolina.”
“Anch’io ti amo.” Sono le uniche parole che riesco a sussurrargli: sono travolta da così tante emozioni nuove che mi manca il fiato. Roby mi avvolge nel suo abbraccio e per qualche minuto rimaniamo così, fermi uno tra le braccia dell’altra. Il contatto della sua pelle sulla mia, delle sue mani che scorrono lungo la schiena, mi fa provare sensazioni che non so descrivere. Roby si muove con calma e naturalezza, senza forzare mai la mano. Per tutto il tempo mi guarda negli occhi per cercare di capire cosa sto provando, se può andare oltre. E’ davvero così fare l’amore? Ho provato ad immaginare tante volte questo momento, ma viverlo è sconvolgete.
I suoi jeans volano sul pavimento a far compagnia ai miei abiti. Mi guarda poi si stende sopra di me: sento il respiro fermarsi mentre con un dito sfiora il bordo degli slip. Poi ancora un bacio appassionato e gli slip raggiungono il resto degli abiti. Ancora una volta le mie guance arrossiscono e la timidezza ha la meglio facendo si che mi faccia da scudo con braccia per proteggermi dal suo sguardo.
Mi prende le mani e le sposta “Sei troppo bella per coprirti, lasciati guardare.” Si stende di lato, accanto a me sfiorandomi il viso e poi giù, lungo la linea dei miei fianchi. Lo guardo negli occhi e sento il respiro fermarsi. Poi lo imito seguendo la linea dei suoi fianchi. Ogni parte del suo corpo è perfetta: i pettorali ben scolpiti, i bicipiti disegnati. Con la mano scendo più giù, fino all’elastico dei boxer che sposto lentamente fino a farli scendere e glieli sfilo.
Poi ancora baci e le sue mani sul mio corpo, le mie sul suo. Sospiri, brividi, sensazioni del tutto nuove che mi travolgono fino a trovarmi completamente unita a Roby in un unico corpo che si muove all’unisono tra gesti che solo l’amore può dettare.

“Ehi Piccolina… tutto a posto?” Siamo abbracciati da non so quanto tempo, i nostri corpi stretti uno all’altro. Sento la voce di Roby sussurrarmi in un orecchio. Mi volto verso di lui.
“Tutto a posto amore mio, non potrei stare meglio.” Lo bacio, le sue mani tra i miei capelli e le mie tra i suoi. Poi si ferma, mi guarda negli occhi e mi sorride.
“Ma cosa mi hai fatto piccola strega? Ti amo, non sai quanto.” E rimaniamo così, uniti in un abbraccio che ci porta dolcemente tra le braccia di Morfeo.

***************

Sentire le sue braccia intorno a me è la sensazione più appagante che un uomo potrebbe desiderare. Sono le 3 del mattino, ma non riesco a dormire, non dopo quello che è successo poche ore fa. Dalla finestra filtrano le luci della città che illuminano appena la stanza. Cerco di girarmi lentamente per non svegliarla: il suo viso è meraviglioso perso nel mondo dei sogni. Sulle labbra ho ancora il sapore dei suoi baci e il suo profumo sulla pelle. Rimango a fissarla per un tempo che non saprei quantificare: vedo il suo corpo muoversi lentamente seguendo il ritmo del suo respiro, le sue labbra disegnare un sorriso. Sogna Piccolina, sogna di un mondo dove non esistono distanze, dove il nostro amore è possibile. Mi torna in mente quella frase del libro su Cobain “La verità è che non c’è verità, che nessuno se ne va mai per davvero e nessuno resta per sempre”. Quante verità in una sola frase: stanotte mi ha donato tutto di se, tutto il suo amore e non lo dimenticherò mai. Siamo legati per sempre e anche se me ne andrò una parte di Sara, la più importante, sarà sempre con me ed io con lei. L’abbraccio e mi stringo a lei: fuori la pioggia batte sui vetri, chiudo gli occhi e mi addormento con la speranza che questo non sia solo un bel sogno che al risveglio sparirà con il rombo dei motori di un aereo per Londra.

   
 
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