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Autore: _Trilly_    06/03/2013    5 recensioni
ff ambientata cinque anni dopo la seconda guerra magica. Ginny è tormentata da strani e confusi sogni che non riesce a spiegarsi. Inizialmente pensa che siano causati dal trauma per le tante morti, soprattutto quella di Fred, che la guerra contro Voldemort ha portato, ma poi scoprirà a sue spese che la realtà è ben più complessa.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Un po' tutti | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Ginny, Harry/Ginny, Luna/Theodore, Ron/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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             Capitolo 11: Confronti e chiarimenti



 
Un vento gelido le pungeva il viso,investendola completamente, ma Ginny reggendosi alla sua scopa solo con le gambe e con le braccia spalancate, si ostinava a volare sempre più in altro, sfidando il clima e soprattutto se stessa. Le mani, come qualsiasi altra parte del suo corpo, erano così fredde che aveva quasi perso la sensibilità e ciò le rimandò i ricordi delle partite di Quidditch sotto il mal tempo. Nonostante la pioggia, la grandine e la neve, lei non si tirava indietro, giocava, lottava su quel campo come un qualsiasi ragazzo. Tante volte dai compagni di squadra e dai suoi stessi fratelli era stata definita un maschiaccio e rideva, rideva e lottava sempre di più. Il suo era un carattere battagliero, testardo, orgoglioso, insistente, competitivo e quando saliva sulla sua scopa lo era ancora di più. Quello che però molti non sapevano, era che volare per lei era soprattutto il modo migliore per estraniarsi completante dal mondo e pensare. Si, lei quando volava pensava, riusciva a rendersi conto di cose che normalmente non avrebbe notato e poi prendeva decisioni importanti. Proprio in sella alla sua scopa si era ripromessa di conquistare Harry Potter, di lottare per diventare una giocatrice di Quidditch professionista e poi di non innamorarsi di Draco Malfoy. Tutti quei ricordi ora le sembravano distanti anni luce. Quella Ginny così determinata dov’era finita? Un tempo sarebbe corsa immediatamente da Harry a chiedere spiegazioni, a urlargli contro e magari ad affatturarlo, perché ora non ci riusciva? Perché ora aveva così paura? In cuor suo la risposta la sapeva già. Quelle rivelazioni l’avevano sconvolta così tanto che non riusciva a reagire e nella sua testa si era formata la convinzione che finché non affrontava suo marito, ciò non era reale. Era proprio quello il punto, aveva paura di affrontare la realtà, di avere la conferma che davvero Harry aveva fatto una cosa così terribile, non riusciva ad accettarlo. A ciò si aggiungevano i sentimenti contrastanti che albergavano nel suo cuore, infatti se da una parte sapeva di amare Harry, dall’altra si trovava a confrontarsi con le emozioni e i sentimenti che si formavano in lei mano a mano che i ricordi di Draco affluivano. Lei e Harry si erano innamorati e sposati quando Draco era sparito dalla circolazione e dal suo cuore, ma se ci fosse stato le cose sarebbero andate nella stessa maniera? No di certo, Harry quindi poteva essere la causa della scomparsa del biondo? Se si, lei lo voleva sapere? Ma soprattutto, cos’avrebbe fatto? Lui aveva acquistato la Stamberga Strillante, conservando i loro effetti personali e quasi sicuramente le aveva fatto l’incantesimo di memoria, chi altro poteva sapere dov’era Draco se non lui? Ma forse la sua paura stava proprio lì, non era sicura di voler conoscere la sua risposta. Se Harry aveva fatto del male a Draco per stare con lei, allora il loro matrimonio si basava su inganni e menzogne e lui……lui era un mostro, un manipolatore e…….e un assassino. Il grande Harry Potter, l’uomo che amava, non era altro che un assassino e Draco…..lui…..lui era m….morto. Non riusciva nemmeno a pensarci.
Scosse la testa con decisione. Doveva smetterla con tutti quei dubbi e quelle paure. Aveva bisogno di certezze e per averle doveva andare da Harry. Era arrivato il momento di affrontare la realtà, positiva o negativa che fosse. La Ginny di un tempo lo avrebbe fatto con coraggio e lo stesso doveva fare quella del presente.




 
Pansy si strinse maggiormente nel piumone e sospirò, grosse lacrime scorrevano lungo il suo viso. Da stupida orgogliosa serpe qual’era, aveva pranzato con Terence Higgs, sapendo il suo interesse per lei e soprattutto di fare un dispetto a Blaise. Uno stupido dispetto, ecco cos’era. Terence le parlava, le sorrideva, la guardava, ma lei non lo vedeva e non lo sentiva, nella sua testa e nel suo cuore c’era sempre e solo quell’idiota di Blaise Zabini. Erano tre anni che stavano insieme, tre anni in cui avevano litigato quasi ogni giorno e sempre per lo stesso motivo. Lui non si era mai ripreso dopo la sparizione di Draco. Tante volte le aveva promesso che avrebbe finalmente combattuto per ricostruirsi una vita, ma non lo aveva mai fatto. Lei, sciocca e innamorata, lo aveva sempre perdonato, poteva continuare così? Poteva riuscire ad accettare che il fantasma di Draco, anche se gli aveva voluto un gran bene, venisse prima di lei per Blaise? Poteva accettare che più volte in un giorno si chiudesse in se stesso e l’allontanasse? Tirò su col naso, mentre le lacrime non accennavano a placarsi. Amava Blaise più della sua stessa vita, lo amava sin dai tempi di Hogwarts quando non la considerava proprio e per questo soffriva in silenzio. Per lui era stata un’amica e poi una confidente, quando avrebbe solo voluto gettarsi tra le sue braccia. Blaise però aveva iniziato a guardarla con occhi diversi solo dopo la guerra, quando disperato per la scomparsa dell’amico passava le giornate a piangere sul suo grembo. Una di quelle volte infatti, l’aveva guardata negli occhi e l’aveva baciata, da allora erano diventati inseparabili. La sua insicurezza unita agli strani comportamenti di Blaise, l’avevano però portata a pensare che forse lui non l’amasse e che la stesse solo usando per combattere il suo dolore. Ciò aveva generato numerosi litigi, dove lui spariva per ore intere o addirittura giorni. Era sempre stata convinta che si rifugiasse al cimitero, davanti alla lapide vuota di Draco,  che avevano costruito nonostante non ci fosse un corpo da seppellire, ma il resto del tempo che faceva? La paura che la tradisse, l’aveva spesso portata a perdonarlo, anche se poi con il passare del tempo finivano per litigare di nuovo per i medesimo motivo e lei con il piangere nel suo letto. Blaise sembrava aver sviluppato una sorta di attaccamento morboso verso il suo amico, un attaccamento che le doleva ammetterlo la feriva non poco. Spesso si sentiva esclusa, messa da parte, come se per lui fosse una seconda scelta. Se prima aveva tentato di cambiarlo, ora non ne aveva più la forza. Probabilmente lui non l’amava abbastanza e lei non poteva continuare a vivere in quella situazione. Ma poteva davvero rinunciare per sempre a Blaise? Poteva davvero iniziare a vivere senza di lui? Ripensò al pranzo con Terence, lui era così carino e la riempiva di attenzioni, eppure nemmeno per un istante era riuscita a vederlo come un ragazzo che poteva piacerle. Anche se un bravo e dolce ragazzo, lui non era Blaise, non era quell’idiota istintivo e malato di mente che lei purtroppo amava. Si stava asciugando le lacrime, quando avvertì il rumore della serratura della porta di casa che scattava. Chi poteva essere? I suoi genitori erano già tornati? Istintivamente, si raggomitolò su se stessa e si coprì fin sul viso con la coperta. Non voleva che i suoi la vedessero piangere e partissero con la solita ramanzina, che terminava con loro che le consigliavano di trovarsi un ragazzo migliore. “Lui non è adatto a te, è immaturo, instabile e ti fa solo soffrire,” le ripetevano sempre, ma lei testarda li ignorava. Improvvisamente dei passi pesanti le risuonarono nelle orecchie. Erano vicini, sempre più vicini. A sorpresa sentì il letto abbassarsi sotto un peso. Si morse un labbro, tentando di trattenere il respiro, mentre il cuore le batteva all’impazzata.
“Pansy.”
Una voce, la sua voce. Il suo cuore se possibile accelerò ancora i suoi battiti, la gola le si fece improvvisamente secca e il suo corpo fu scosso da una serie di brividi.
“Lo so che sei sveglia.”
La ragazza non si mosse di un millimetro. “Pansy, piccola, mi dispiace. Mi sono ancora una volta comportato da idiota. Non faccio altro che parlare di come sto io, senza preoccuparmi di come stai tu. Perdonami, senza di te sono perduto. Ti prego Pan, guardami, parlami, odiami se vuoi, ma non ignorarmi, non riesco a sopportarlo,” mormorò tristemente. Tentò di toccarla, ma lei si voltò di scatto.
Blaise era lì, inginocchiato sul letto a poca distanza da lei. Appena si rese conto che aveva pianto, s’incupì. “Perdonami, piccola mia, perdonami.”
Pansy abbassò lo sguardo, asciugandosi una lacrima che aveva iniziato da poco il suo cammino. “Capisco che lui ti manca, manca anche a me, non hai idea quanto. Tu però hai perso completamente la testa. Non fai altro che pensare e parlare di lui. A volte ho la sensazione di essere solo uno strumento per attutire il tuo dolore,” riuscì finalmente a confessargli.
Blaise sgranò gli occhi, sconvolto. “Cosa? Non è così Pan, te lo giuro. Ho un caratteraccio, ma ti amo davvero e non voglio perderti,” le disse, stringendole le mani con le sue. “Voglio combattere e voglio farlo con te, l’unica donna che abbia mai amato. Dammi un’altra possibilità, ti prometto che non te ne pentirai.”
La ragazza scoppiò a piangere tra le sue braccia. Il suo Blaise le aveva detto che l’amava, lui che faceva sempre fatica a manifestarlo e sembrava così sincero. “D..dimmi che n..non mi s..stai mentendo ti p..prego,” singhiozzò.
“Non ti sto mentendo,” le sussurrò dolcemente all’orecchio. “Ti amo e voglio stare con te. Dimmi che non è troppo tardi.”
Lei sorrise tra le lacrime. “Anche io ti amo Blaise e no, non è troppo tardi.”
Un lampo di felicità attraversò lo sguardo del ragazzo, che le prese il volto tra le mani e la baciò. Un bacio carico di passione e di amore. “Cambierò te lo prometto e se non dovessi farlo, ti prego cruciami.”
Pansy sorrise, avvicinando nuovamente le labbra alle sue. “Tranquillo, lo farò.”
Si baciarono ancora e ancora, finché lei non si scostò. “Devo dirti una cosa.”
Blaise la guardò, preoccupato. “Cos’è successo?”
“Sono andata a pranzo con Terence oggi,” confessò, piuttosto imbarazzata.
Lui annuì. “Lo so, vi ho visti.”
La mora era stupita. Blaise li aveva visti e non li aveva raggiunti per fare una scenata? Com’era possibile che era così tranquillo? Quello non era il ragazzo che conosceva.
Blaise sorrise, sfiorandole una guancia in una leggera carezza. “Non hai idea che sforzo sovrumano ho dovuto fare per non picchiare a sangue Terence e poi era giusto così, me lo meritavo.”
Lei scosse la testa. “Tra di noi non c’è stato niente, te lo giuro. Ho accettato il suo invito solo per farti un dispetto e poi…..” non poté continuare, poiché lui la zittì con un bacio.
“Basta parlare,” sussurrò, scendendo a baciarle il collo. Pansy socchiuse gli occhi e sospirò. Intrecciò le dita nei capelli di Blaise, attirandolo maggiormente a se. Quanto le era mancato quella testa calda. Lui la baciò, facendola sdraiare sotto di se. “Mi sei mancata Pan.”
“Da quando sei così sdolcinato Zabini?” Lo punzecchiò Pansy, sprizzando felicità da tutti i pori.
Un sorrisetto malandrino si fece strada sul volto del ragazzo. “Mi preferivi prima?”
Lei si finse disgustata. “Non ti preferisco in nessun caso.”
“Ah si?” Le chiese, sorridendo perfido. “Questa me la paghi.” Dopodiché iniziò a farle il solletico dovunque e lei a ridere e a contorcersi. “Blaise b…basta.” “Chiedi scusa.” “Ahahahahaha mai.” “L’hai voluto tu,” mormorò divertito, continuando a torturarla. “Ok, mi arrendo, hai vinto,” disse Pansy, stremata, ma felice. Da quanto tempo lei e Blaise non ridevano così?
Gli intrecciò le dita dietro al collo, sorridendo. “Ti amo idiota.”
Blaise sorrise, poggiando la fronte contro la sua. “Ti amo anch’io Pan.”
 



 
Ginny prese un profondo respiro, poi fece scattare la serratura. Nemmeno il tempo di aprire completamente la porta, che si ritrovò schiacciata in un abbraccio stritacostole di Molly Weasley.
“Ginny, tesoro, dove ti eri cacciata? Ero così preoccupata!”
“Mamma, mi stai soffocando,” mormorò a fatica.
La donna la lasciò, ma un attimo dopo fu abbracciata nuovamente da suo padre. “Ginny! Hai visto Molly? Te lo avevo detto che stava bene.”
Lei si accigliò, incrociando le braccia al petto. “Ah si? Eppure sei tu quello ad essere svenuto quando Harry ci ha chiamato.”
Arthur arrossì, imbarazzato. “Ah be…..sono contento che stai bene Ginny.”
Ginny sorrise, ma si fece di colpo seria quando notò lo sguardo di sua madre. Dopo essersi accertata che la sua bambina stava bene, Molly era infatti pronta per una delle sue ramanzine. “DOVE SEI STATA?!” Urlò furiosa. “ERAVAMO TUTTI COSì PREOCCUPATI! HARRY, RON E HERMIONE NON HANNO FATTO ALTRO CHE CERCARTI SIGNORINA!! HAI IDEA DI QUELLO CHE ABBIAMO PASSATO IN QUESTE ORE SENZA TUE NOTIZIE?!”
“Molly,” tentò di calmarla il marito. “L’importante è che stia bene,” ma lei lo ignorò.
“ALLORA? COS’HAI DA DIRE A TUA DISCOLPA?”
La ragazza la guardò, impassibile. Non aveva proprio voglia di litigare con sua madre in quel momento, voleva solo parlare con lui. “Mamma, non sono più una bambina che si mette nei guai, avevo semplicemente bisogno di stare da sola.”
Molly sospirò, stizzita. “Non rispondevi al telefono, non ti si trovava da nessuna parte, ho temuto ti fosse successo qualcosa.”
Ginny annuì. “Lo so e mi dispiace, almeno a voi avrei dovuto avvisarvi.”
“Si, avresti dovuto.” Dopodiché si ritrovò nuovamente tra le braccia dei genitori e vi restò finché la porta di casa non si spalancò all’arrivo del magico trio.
“Ginny!” Esclamarono stupiti. Ron corse ad abbracciarla e lo stesso fece Hermione, ma la rossa aveva occhi solo per Harry che stanco e trascurato,probabilmente per la notte insonne, le si avvicinava lentamente.
“Gin,” sussurrò. “Ti ho cercata dovunque, io….” Fece per abbracciarla, ma lei indietreggiò, sotto lo sguardo incredulo di tutti i presenti.
“Dobbiamo parlare.”
Lui annuì. “Si, direi che dobbiamo farlo. Dov’eri? Cos’è successo?”
Ginny lo guardò, per poi spostare lo sguardo sugli altri. “Potete lasciarci soli?”
“Che cosa?!” Esclamò Ron. “Abbiamo diritto di sapere anche noi!”
“Ginny, tesoro,” disse Molly, preoccupata. “Sei sicura?”
“Si mamma, ho bisogno di parlare con Harry da sola.”
“Va bene, andiamo Arthur.” L’uomo guardò la figlia ancora per alcuni istanti, poi seguì la moglie verso la porta.
“Ma…non puoi dire sul serio,” provò a protestare Ron, ma Hermione lo tirò per un braccio. “Muoviti Ronald, non fare l’impiccione.”
La porta sbatté alle spalle di Harry, che confuso la fissava. “Cosa sta succedendo Ginny?”
Lei sospirò. “Perché non mi hai detto di aver comprato la Stamberga Strillante?”
Il moro impallidì. “Come?”
“Non fare il finto tonto con me, ho trovato questa,” e gli mostrò la lettera che aveva trovato sotto l’asse dell’armadio.
Harry sgranò gli occhi, passandosi nervosamente una mano nei capelli. “Ginny io…..”
“DIMMI LA VERITà ACCIDENTI!” Sbottò lei. “Perché hai comprato il posto segreto mio e di Draco Malfoy?”
“So tutto Harry,” aggiunse, sotto il suo sguardo impietrito. “ Mentre tu mi cercavi, io parlavo con Luna e i tuoi amici Serpeverde.”
“Ginny.”
Lei scosse la testa. “Sei stato tu a farmi l’incantesimo di memoria, vero?”   
Harry abbassò lo sguardo, poi lo risollevò e si avvicinò a lei. “Stavi così male quando hai saputo di lui, piangevi e urlavi e …….. avevi già perso Fred, non volevo soffrissi ancora,” ammise dispiaciuto.
Ginny indietreggiò, ponendo le mani avanti. “Stammi lontano!” Era incredula, stupefatta, disgustata. “Come hai potuto farmi una cosa simile? Come?”
“Ginny.”
“STAI ZITTO!! Devi solo stare zitto!” Urlò. “Si trattava della mia vita, dovevo essere io a scegliere non tu.”
“Lo so, hai ragione ma…..”
“Ho ragione un corno! Tu mi hai cancellato ogni cosa di lui! Hai idea di come ci si sente a sognare una persona che non conosci, per poi scoprire che avevate una relazione e che potrebbe addirittura aver abbandonato questa terra? No, tu non lo sai e non t’interessa!”
“Ginny,” provò di nuovo, ma si zittì sotto la sua furia.
“Ho passato le pene dell’inferno a causa di quei maledetti sogni e tu lo sapevi! Sapevi perché!” Esclamò, prendendolo per il colletto della camicia. “è tutta colpa tua! Io ti odio!”
Harry le prese le mani e le strinse, nonostante le sue proteste. “Ginny guardami. Fallo Gin.” “Lasciami!” Tentò di liberarsi, ma lui non mollava la presa. “Si, è vero ti ho cancellato i ricordi di Malfoy, ma non l’ho fatto con cattiveria. Lui non si trovava e tu già avevi perso Fred, volevo solo limitare il tuo dolore. Ti amo così tanto che il solo pensiero che tu possa star male mi fa impazzire,” aggiunse, prendendole il volto tra le mani. Gli occhi scuri di Ginny s’incontrarono con quelli verdi  e disperati del marito e il suo cuore accelerò i suoi battiti. Sembrava così sincero, così dispiaciuto.
“Harry,” sussurrò, ma lui scosse la testa. “Sapevo che preferivi lui, lo avevo accettato, a malincuore ma lo avevo fatto. Quando poi lui non si trovava e tu non sapevi chi piangere, io mi sono sentito malissimo. Tu non meritavi di soffrire così, io volevo solo ridarti il sorriso. Avrei dovuto parlartene, non fare di testa mia e per questo mi dispiace, ma ti giuro che l’ho fatto per amore.”
“Perché hai comprato la Stamberga Strillante?” Chiese di getto.
Harry abbassò lo sguardo. “All’inizio volevo distruggerla, lì tu eri felice con uno che non ero io, ma poi mi è mancato il coraggio. L’amore che provavo per te era più forte della gelosia, così dopo esserci entrato una volta, non sono andato più.”
Ginny annuì, scostandolo da se e iniziando a camminare nervosamente per la stanza. “E le lettere mie e di Luna? Anche quella è opera tua?”
“Luna non avrebbe mai accettato di mentirti e Nott nemmeno, perciò non ho avuto scelta,” ammise, sotto lo sguardo impietrito della ragazza.
“Tu sei malato, tu hai dei seri problemi,” mormorò, e quando lui tentò di avvicinarsi fece quasi un salto. “NON TOCCARMI! STAMMI LONTANO!”
“Ginny ti prego non odiarmi,” sussurrò Harry, disperato. Lei rise incredula. “Che cosa ti aspettavi Harry un applauso? Come diavolo ti sei permesso di intercettare le mie lettere? Tu non stai bene,” sbottò, passandosi nervosamente le dita nei capelli.
Lui sospirò, stavolta evitando di avvicinarsi. “Ho sbagliato lo so, ma ti giuro che…..”
“Smettila di ripeterlo maledizione!” Esclamò lei, esasperata. “In questi anni non hai fatto altro che mentirmi, ora abbi la decenza di stare zitto!” Il moro si zittì di colpo, sedendosi sul divano con lo sguardo fisso sui propri piedi. Lo osservò per alcuni istanti, facendo non poca fatica a trattenersi dal proposito di prenderlo a schiaffi. Avere la conferma di quelli che fino a quel momento erano stati solo dubbi, aveva fatto nascere in lei una rabbia che faceva fatica a controllare. Odiava quando qualcuno decideva per lei, lo aveva sempre odiato e Harry si era spinto oltre il suo grado di sopportazione. “Ron e Hermione lo sapevano?” Chiese, tenendosi a debita distanza. Se persino suo fratello e la sua amica si erano abbassati a una cosa simile non avrebbe risposto delle sue azioni.
Harry però scosse la testa. “Loro non sapevano di te e Malfoy.”
“Tu invece come facevi a saperlo?”
Lui scrollò le spalle. “Vi ho visti in un corridoio una sera, sono rimasto sconvolto, ma poi sono scappato. È stato allora che ho capito di provare qualcosa per te.”
Harry ora la fissava speranzoso, ma lei aveva la testa da tutt’altra parte. Il sogno di lei e Draco in quel corridoio di Hogwarts e poi quel rumore di passi, possibile che i passi fossero proprio quelli di Harry?
Lo guardò, confusa. “Perché non lo hai detto a Ron e Hermione?”
“Sarebbe stato crudele da parte mia e con te non potrei mai esserlo,” mormorò, alzandosi e raggiungendola a grandi falcate. “Io ti amo Ginny, ti ho sempre amata.” Avvicinò sempre di più il volto al suo, ma Ginny lo spinse lontano da se con decisione. “Ma sei impazzito?”
“Ginny io ti ho detto tutta la verità, sono pentito, ma non posso cambiare il passato.”
“Questo però non significa che possiamo comportarci come se nulla fosse,” ribatté lei, gelida.
“Che vuoi dire?” Chiese il moro, incredulo. “Ho sbagliato, ti ho chiesto scusa, non vedo perché non possiamo continuare con la nostra vita.”
Harry aveva perso la testa, non c’erano dubbi. Come poteva pretendere che lei riprendesse la vita di tutti i giorni dopo ciò che aveva scoperto? Per lei era assurdo, impensabile.
“Vai via tu o io?”
“Come?”
“Ok, vado io,” disse Ginny, andando in camera da letto. Recuperò una valigia da sotto il letto e iniziò a riempirla.
“Cosa fai?” Chiese Harry, che l’aveva seguita.
“Me ne vado,” rispose, continuando a gettare cose nella valigia. Il ragazzo però, la prese per le spalle e la fece voltare verso di lui. “Come sarebbe a dire te ne vai? Non puoi farlo davvero, ti prego Gin.” Harry era disperato, distrutto come solo rare volte lo aveva visto, ma ormai aveva deciso, non ce la faceva a stare sotto lo stesso tetto con lui. “Harry, lasciami.”
“Non andare via ti prego, mi dispiace, mi dispiace così tanto,” la implorò con gli occhi lucidi. “Io non posso vivere senza di te, io sono un idiota, ma ti amo. Non lasciarmi.”
La rossa si specchiò nei suoi occhi verdi, che oltre gli occhiali tondi erano visibilmente lucidi e disperati. Lui era pentito, distrutto e se una parte di lei avrebbe solo voluto gettarsi tra le sue braccia, l’altra le inviava continui segnali di allarme, non cedere, non cedere. Ammettere i propri errori non equivaleva a cancellarli, lei non poteva superare, non poteva dimenticare. Si morse il labbro, facendo fatica a trattenere le lacrime. Avrebbe voluto riprendere a urlare contro di lui, prenderlo a pugni, ma le forze sembravano averla abbandonata. Nella sua mente confusa, solo un pensiero prevaleva su tutti gli altri: andare via. Gli voltò le spalle, richiamando le ultime cose con un incantesimo di appello e chiuse la valigia.
“Ginny, ti prego,” provò ancora Harry, ma lei scosse la testa. “Ho bisogno di stare da sola.”
“Dove starai?”
“Vado alla Tana.”
“Quando torni?” Chiese, piazzandosi davanti a lei.
“Non lo so,” mormorò, facendo lievitare la valigia e spingendolo di lato.
“Ginny,” insistette, afferrandole il polso. “Ripensaci ti prego.”
“Per oggi ho pensato anche troppo,” ribatté, liberandosi della sua stretta e andandosene valigia alla mano. Harry si lasciò cadere sulle ginocchia, prendendosi la testa tra le mani, distrutto. E se la sua Gin non fosse mai tornata?


 

    
Ho aggiornato con un ritardo spaventoso, perdonatemi! XD  Finalmente Blaise e Pansy dopo aver penato hanno fatto pace <3  Il rapporto tra Harry e Ginny invece vacilla pericolosamente, sarà una rottura definitiva? A presto, baci <3
 
 
  
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