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Autore: Keyla99    06/03/2013    3 recensioni
Ace è intrappolato sulla Moby Dick da una settimana. In seguito ad uno dei suoi tentativi di uccidere il capitano Barbabianca conosce una misteriosa ragazza, chiamata Umi. Lei lo aiuterà e si affezionerà molto al ragazzo, rimanendo indecisa sul rivelargli o meno il suo segreto. Perchè lui è fuoco, e il fuoco ha distrutto il passato della ragazza... Ma il fuoco lenisce e cura, oltre che ferire...
Keyla
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 11

Un giorno, parecchio tempo  dopo, il gabbiano dei giornali volò sopra la nave di Barbabianca, e lasciò cadere il quotidiano. 
Era da poco passata l’alba, e sul ponte c’erano solamente Umi, che si allenava con il suo amato arco, e Marco, che osservava assorto il mare. 
Quest’ultimo raccolse i fogli, li sfogliò e sgranò di colpo gli occhi, iniziando a tremare. La ragazza, vedendolo sconvolto, gli si avvicinò. 
L’occhio le cadde su un articolo in prima pagina, accostato ad una foto di un ragazzo. Non impiegò nemmeno un secondo per riconoscerlo. 
–ACE!- gridò, strappando il giornale di mano all’uomo. Lesse in fretta l’articolo: 
<< Il pirata Portuguese D. Ace, detto “Pugno di Fuoco”, in possesso dei poteri del Frutto del Diavolo “Foco-foco”, è stato catturato pochissimi giorni fa’ da Marshal D. Teach, chiamato “Barbanera”, che grazie a quest’azione si è guadagnato un posto nella Flotta dei Sette, rimasto vacante da quando Crocodile è stato arrestato. La sua esecuzione è garantita, ed il luogo sarà sicuramente Marineford, anche se non è certa la data precisa. Al momento il pirata è detenuto ad Impel Down, sotto strettissima sorveglianza. Per quanto riguarda “Barbanera”... >> 
L’articolo proseguiva, ma Umi smise di leggere. 
–A-Ace...- mormorò cadendo in ginocchio. Immediatamente Marco le fu vicino e l’abbracciò. Ma anche lui era turbato, e molto. 
–Su, andiamo dal Babbo...- propose facendola alzare. 
Insieme raggiunsero Barbabianca, che diede una veloce letta all’articolo, e subito si incupì. 
Lo restituì. 
–Nessuno tocca un mio figlio e la passa liscia, nemmeno se questo qualcuno è stato a sua volta mio figlio.- disse pacato, ma con la voce piena di rancore. 
–Io vado a liberarlo!- gridò lei dirigendosi verso l’uscita. Immediatamente Marco l’afferrò e la trattenne per le braccia. 
–Lasciami! Io posso entrare in quella maledetta prigione e tirarlo fuori! Ne sono capace!- urlò divincolandosi. 
–No. Adesso basta, Umi. Certo che ne sei capace, sei uno Spirito, ma lui? Sarà ferito e stanco, secondo te potrà venirne fuori? È rinchiuso sicuramente al quinto livello!- replicò il comandante. 
–Ma... Se non ci vado... Morirà!- protestò con le lacrime agli occhi. 
–Calmati, su... Non puoi andare... Pensa a Ketsuen: come farà?- le ricordò l’uomo. Subito lei si calmò. 
–Hai ragione... Ma... La sua esecuzione...- Il Babbo le sorrise calorosamente, infondendole sicurezza. 
–Non temere, piccola. Noi lo salveremo. Tutti assieme, prima che lo uccidano.-

Il giorno dell’esecuzione di Ace “Pugno di Fuoco” venne fissata. 
I suoi compagni non persero nemmeno un istante, e in pochi giorni contattarono tutti i pirati a loro alleati, formando a breve una flotta parecchio consistente. Definirono la loro strategia, formarono il piano. Impedire la sua morte, era quello il loro obbiettivo principale. 
Sul ponte della Moby Dick, una ragazza ed un uomo stavano parlando concitatamente. 
Marco cercava di convincere Umi a non partecipare alla Guerra, ma senza successo. 
Lei scuoteva la testa in continuazione. 
–No. Ho detto che verrò. Non posso stare a guardare mentre voi morite per Ace. Voglio fare anch’io la mia parte!- disse, facendogli capire che il discorso era chiuso lì. 
–Ma...- cercò di obiettare, ma venne fermato subito: 
-Basta. Ti prego, non insistere. Ormai ho preso la mia decisione, e non mi rimangerò la parola, ok? Ti ho dato retta settimane fa’, quando mi assicurasti che l’avremmo salvato tutti assieme. Non sono andata in quella stramaledetta prigione, sono rimasta qui. Ma ora non puoi dirmi di non andare. Io lo amo, non posso starmene a guardare!- ripeté. 
Marco si zittì, abbassò la testa ed annuì. 
–Scusami.- si scusò infine. –Però promettimi di stare attenta- disse poi. 
Lei annuì, mostrando un sorriso a trentadue denti. 
–E Ketsuen?- chiese l’uomo provocatorio. 
–Ehm... Ci pensa Chiki? Almeno finché non torniamo!- decise. 
–E va bene... Se ne sei convinta...- sospirò l’altro. 
La ragazza raggiunse la sottocoperta saltellando per la felicità. 
–Chiki, Chiki!!!- chiamò guardandosi intorno. 
–Eccomi, Umi! Non urlare!- rispose una giovane donna spuntando da una stanza che si affacciava al corridoio. 
Aveva i capelli corti e bruni, duo occhioni dolcissimi color cioccolato e un sorriso intenerito stampato sul volto. 
–Chiki, io vado in Guerra. Potresti...- iniziò l’altra imbarazzata. 
–Sarà un piacere!- fece immediatamente la donna, sorridendole ancora di più. 
–Sì! Grazie!- esclamò Umi abbracciandola. 

Ed eccoci. 
Ci siamo quasi. 
La Guerra... 
Cosa accadrà? 
E... Cosa (o chi) sarà "Ketsuen"? 
Chi indovina?

Keyla

   
 
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