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Autore: BogartBacall    08/03/2013    2 recensioni
Essere uomo. Quante volte si era interrogato su cosa volesse dire essere un uomo?
[Questa storia partecipa al contest "Essere uomini... nel mondo magico!" indetto da RisaSlytherin sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Prima di essere chiamato uomo

Essere uomo. Quante volte si era interrogato su cosa volesse dire essere un uomo?
Secondo suo padre, essere un vero uomo significava essere temuti e rispettati dalla gente. Secondo sua madre un uomo che poteva definirsi davvero tale era colui che aveva a cuore il bene della sua famiglia. Sua zia sicuramente avrebbe detto che un vero uomo è quello che si batte per un mondo migliore, in cui sono i più potenti e Puri a prevalere. Se lo avesse chiesto ai suoi due migliori amici, probabilmente avrebbero farfugliato qualcosa a proposito della forza fisica e del prendere a pugni qualcuno.
Personalmente, Draco non aveva mai riflettuto su quale fosse per lui il senso di essere uomo. Curioso che si trovasse a farlo proprio in quel momento. Aveva sempre pensato che lo avrebbe compreso con il tempo, perché, sì, credeva che ci sarebbe voluto ancora del tempo, prima di essere chiamato uomo.

Una voce lo riscosse dai suoi pensieri.
“Allora, Draco… Hai deciso che tipo di uomo vuoi essere?”
Draco osservò a lungo il suo interlocutore, cercando di sostenerne lo sguardo, ma cedendo dopo pochi istanti. Abbassò gli occhi, cercando di allontanare dalla mente l’immagine di quel volto deformato e disumano.

Pensò a sua madre, sola, disperata, costretta a nascondersi dalle occhiate di biasimo della gente. Pensò a suo padre, il modello di uomo che avrebbe voluto essere un giorno, che ora giaceva in una cella, come il peggiore dei criminali, mentre quelli che una volta definiva amici si prendevano gioco di lui, definendolo vigliacco e buono a nulla. Doveva farlo. Doveva, per loro. Se l’avesse fatto, per loro ci sarebbe stata ancora una speranza. Era giunto il suo momento: doveva essere uomo.

Alzò il capo e scorse il volto di Bellatrix, teso, gli occhi che gli intimavano di prendere una decisione, l’unica che lei potesse concepire.
Per lui, l’unica possibile, a meno che non volesse ricevere un Anatema che Uccide in piena fronte.
“Sì, mio Signore!” rispose, fiero, allungando l’avambraccio sinistro verso il suo padrone.
Un mormorio percorse la stanza. Draco non si prese nemmeno la briga di guardare: sapeva che gli occhi di tutti erano puntati su di lui e che non erano certo sguardi di ammirazione, quelli che gli stavano destinando. Tutti erano lì per vederlo mettere la sua firma alla sua stessa condanna a morte. Tutti erano lì semplicemente per vederlo fallire.
“Molto bene, Draco… Molto bene…” sentenziò il Signore Oscuro, puntandogli la bacchetta contro la pelle diafana e pronunciando, poi, l’incantesimo in serpentese.
Il dolore lancinante della maledizione gli pervase le membra, mentre un’amara consapevolezza si faceva largo nella sua mente: quel Marchio, simbolo della sua eterna sudditanza a quello che non poteva nemmeno definirsi un essere umano, sarebbe stato per sempre il monito del momento in cui aveva deciso che tipo di uomo voleva essere. Un uomo che aveva scelto di sottomettersi ad un essere spregevole, consapevole di non avere altra scelta. In una parola: un codardo.



Questa storia partecipa al contest "Essere uomini... nel mondo magico!" indetto da RisaSlytherin sul forum di EFP.
Il titolo è ispirato a "Blowin' in the wind", di Bob Dylan.

   
 
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