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Autore: Manu5    08/03/2013    14 recensioni
-“Sei veramente un’idiota!!!”
- “E tu una petulante ragazzina!!!”
- “Non ti permettere sai…”
-“Altrimenti che mi fai?” “Sto’ tremando di paura guarda…” mi disse con tono spavaldo.
- “Questo!!!” E presi dal corridoio il cestino vicino ai distributori con dentro ogni sorta di schifezze tirandoglielo addosso.
Walter e Monica proprio non si sopportano, il diavolo e l'acqua santa li chiamano ridendo a scuola. Ma cosa succederrebbe se un preside un po' strampalato li costringesse con l'inganno a fingersi una coppietta felice per vincere una scommessa?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP. 11  UNA FESTA MOVIMENTATA


POV MONICA
  • “Sembro una troia!”
  • “Non è vero.”
  • “Invece sì”
  • “Smettila di dire stronzate. Stai benissimo!”  
  • “Se per te stare benissimo vuol dire andare in giro praticamente nuda….”
  • “Senti non ricominciare, sei una vera bomba!”
  • “Appunto, sembro una prostituta.”
  • “Monica piantala, sono due ore che ripetiamo le stesse cose.” Rispose esasperata.
In effetti avevo cominciato a brontolare da quando ero arrivata a casa di Valeria per prepararmi a quella che a detta della mia amica era l’idea del secolo.  Adesso che eravamo sedute sul sedile posteriore della macchina di suo fratello maggiore mi trovavo nel panico più totale e ancora non riuscivo a capacitarmi di aver accettato quella cosa.
  • “Se posso esprimere la mia opinione” s’intromise Mattia, il fratello di Valeria  guardandoci dallo specchietto “stai molto bene!”
  • “Per forza, tu sei un ragazzo e per voi più una ragazza è nuda più sta’ bene.” Sbottai irritata.  
  • “Hai veramente una pessima opinione di noi uomini.”
  • “Non è un’opinione, è un dato di fatto.”
Indossavo una cosa più simile ad una sottoveste che ad un vestitino, considerando che mi copriva a malapena le natiche ed aveva una scollatura generosa sul davanti ma anche la schiena era parzialmente scoperta. Le calze color carne erano praticamente inesistenti e Valeria mi aveva fatto indossare degli stivali di vellutino nero con il tacco a spillo che mi arrivavano quasi al ginocchio, con cui non riuscivo neanche a stare in piedi, figuriamoci a camminare. L’unica cosa che mi aveva concesso era un misero copri spalle che  sicuramente mi avrebbe obbligato a  togliere una volta giunti all’interno dell’abitazione.  Il trucco era una roba esagerata, ma io non ero abituata a truccarmi molto. Per me qualsiasi cosa andasse oltre la matita per gli occhi nera ed un po’ di ombretto sulle palpebre era esagerato, quindi non avevo molta voce in capitolo.
Avevo detto ai miei che uscivo con Valeria e che poi sarei rimasta a dormire a casa sua, poiché dubitavo che se mi avessero vista conciata in quel modo  mi avrebbero detto: “Vai e divertiti amore.”  Comunque il loro entusiasmo a questa mia insolita uscita serale, mi lasciò alquanto perplessa e avvalorò la tesi che i miei genitori mi vedessero come un eremita dedita solo allo studio. Più o meno come Molinari pensai.

  • “Eccoci arrivati.” La voce profonda di Mattia mi riscosse dai miei pensieri “Vedete di non combinare guai che qui sono io il responsabile.” Sottolineò sarcastico.  I genitori di Valeria infatti erano partiti per andare a trovare i suoi nonni.
  • “A che ora vengo a recuperarvi?” chiese ancora suo fratello.
  • “Oh non ti preoccupare. Non ce ne è bisogno, troveremo di sicuro qualche nostro compagno di classe che ci darà un passaggio.” Poi rivolgendosi a me aggiunse: “Forza muoviti. Ci siamo.”
  • “Veramente io…”
  • “Monica Laboni, alza il culo da quel cazzo di sedile e vai a dimostrare a quel cretino che strafiga sei!”
Così percorsi con passi incerti e traballanti per la seconda volta in poco tempo il vialetto che conduceva all’ingresso di Villa Molinari.
Eravamo arrivate tatticamente un po’ in ritardo, perché Valy sosteneva che arrivare puntuali ad una festa era da sfigati, pertanto quando varcammo la soglia di quella casa fummo catapultate in una bolgia infernale. Niente a che vedere con l’abitazione ordinata e perfetta di qualche giorno prima. Le luci erano basse e soffuse, i vetri della veranda erano stati spalancati rendendo il soggiorno, la sala da pranzo e la zona piscina un tutt’ uno che aveva dell’incredibile. Più che una casa, sembrava un disco pub. Avevano persino allestito un bancone pieno di alcolici di dubbia provenienza su tutto un lato della parete ed al posto del lampadario tradizionale era stata montata una palla che proiettava luci psichedeliche. Il tutto era davvero strabiliante.
C’era un sacco di gente della nostra scuola che conoscevo di vista, ragazzi più grandi e persone che non avevo mai visto prima. Del festeggiato però nessuna traccia.

  • “Adesso tocca a te mia cara.” Mi sorrise maliziosa Valeria.
  • “Che intendi scusa? Pensavo che il mio unico apporto a questa pagliacciata, fosse presentarmi a questa festa conciata in modo indecente.”
  • “Devi farti notare da lui facendolo ingelosire.” Mi rispose come se fosse la cosa più normale del pianeta.
  • “Cosa? Stai scherzando?” urlai sbigottita mentre il panico s’impadroniva di ogni fibra del mio essere.
  • “Niente affatto.” Rispose risoluta.
  • “Ma tu sei completamente fuori di testa!” sbottai scandalizzata. “Mi stai chiedendo davvero di fare la cretina ad una festa vestita come una puttana??”
  • “Vieni” sorrise lei prendendomi sotto braccio e trascinandomi verso la zona adibita a bar “ Andiamo a prendere qualcosa di forte, ti aiuterà a scioglierti”
  • “Io non bevo alcolici” m’indignai.
  • “C’è una prima volta per tutto.” Sorrise sorniona.
POV WALTER


Era riuscito tutto alla perfezione. Per fortuna che il disappunto di mio padre non era durato a lungo, o per lo meno non aveva intaccato più di tanto la mia festa di compleanno. Erano mesi che la stavo progettando ed era uscita una roba spettacolare. I miei avevano accettato miracolosamente di andare fuori dai coglioni e di portarsi dietro i due mocciosi quindi io ed i miei amici avevamo potuto agire indisturbati ed organizzare il party del secolo. Birra e alcool a fiumi, bella musica e una marea di belle ragazze aperte e “disponibili” a nuove conoscenze. Un solo punto nero oscurava il mio stato d’animo quella sera, e cioè le rivelazioni fatte dal mio vecchio a seguito della discussione avuta nel suo ufficio.
  • “Ah eccoti, finalmente ti ho trovato. Che ci fai qui tutto solo sul terrazzo invece di scendere di sotto a goderti il tuo successo?” mi chiese mia sorella Sam arrivandomi alle spalle.
  • “Fumo.” sorrisi
  • “Come farai a sistemare la casa entro domani sera?”
  • “Non ne ho la più pallida idea!”
  • “Papà ti ucciderà!”
  • “Già.” Sogghignai.
  • “Non ti è ancora passata vero?” Non ottenendo alcuna risposta da parte mia sospirò ed aggiunse “Beh, io me ne vado. Ho chiuso a chiave la porta della mia camera. Sai com’è non voglio che qualche sconosciuto faccia cose sconce sul mio letto.” Disse assumendo un’aria schifata e salutandomi con un cenno rientrò in casa.
Rimasto nuovamente solo con i miei pensieri ripensai alla discussione avuta con mio padre e soprattutto alla litigata con lei. Possibile che proprio io mi sentissi in colpa?


INIZIO FLASHBACK

  • “Si può sapere cosa cavolo è successo ancora con Monica Laboni? Che diavolo le hai fatto? Era sconvolta cazzo!” mi assalì mio padre quando entrai come una furia nel suo ufficio.
  • “No, cazzo lo dico io stavolta. “ risposi pieno di una rabbia non ancora sbollita “Cosa cazzo sa’ quella strega che io ignoro? E soprattutto perché ad una secchiona perfettina con un bastone sempre ficcato nel culo accordi tutta questa fiducia? Quella che non sei nemmeno capace di dare a tuo figlio?”
  • “Quella strega come la chiami tu mi sta’ salvando il culo cercando di andare d’accordo con un imbecille come te.”  Sbottò lasciandomi di sasso.
  • “Che vuoi dire?”
  • “Che se mio figlio è un imbecille avrà preso da qualcuno no? E visto che sappiamo entrambi che questo aggettivo non può essere accostato a tua madre, fatti due calcoli.”
  • “Smettila di prendermi per il culo, e dimmi cosa cazzo è successo.” Ero proprio stanco delle sue stronzate di frasi ad effetto.
  • “E’ successo che mi sono lasciato trascinare in una stupida scommessa con quell’altro imbecille di Lamberti.
  • “E che cosa avresti scommesso di così importante da rovinare la vita al sottoscritto, sentiamo?” chiesi sarcastico fino al midollo.
  • “Il mio posto di lavoro.”sbuffò.
FINE FLASHBACK

Non ero mai andato particolarmente d’accordo con mio padre, ma non gli avevo neanche mai urlato contro in quel modo. L’idea che lui era stato più aperto e sincero con lei rispetto a quello che aveva detto a me, mi mandato letteralmente in bestia. Ma adesso, che mi aveva raccontato come stavano veramente le cose potevo benissimo ammettere a me stesso – ma solo a me stesso - che avevo esagerato trattandola in quel modo. Lei infondo non c’entrava nulla con i casini che combinava la mia famiglia di mentecatti.  
Beh, ormai non potevo più farci nulla. Andare da lei e scusarmi era fuori discussione. Sorrisi tra me; però la ragazzina aveva fegato da vendere.
Spenta la sigaretta, rientrai in casa. Basta pensare alle stronzate Walter! Era ora di scendere e godermi appieno la mia festa di compleanno.

  • “Eccoti qui. Ma dove cazzo sei finito?” mi accolse Ale sulla scala venendomi incontro mentre scendevo al piano di sotto.
  • “Da quando non sono più libero di andare a pisciare a casa mia?” risposi strafottente con un sorrisetto stampato in faccia.
Ci mancava solo che confessassi di essere stato sul terrazzo a farmi seghe mentali per Monica Laboni. E poi c’era ancora la questione in sospeso che nonostante avessi detto a mio padre che io non avrei mai retto il suo gioco perché non volevo passare neppure un attimo del mio tempo con quell’arpia ma che il mio amico Alessandro Ravelli avrebbe fatto salti di gioia a prendere il mio posto, per tutta la settimana non avevo detto niente ai miei migliori amici perché il pensiero che lei potesse baciare qualcun altro come aveva baciato me in quel dannato bagno, soprattutto il mio migliore amico mi dava enormemente fastidio.
  • “Ehi, bell’addormentato ci sei?”
  • “Davvero Walter, ma che ti prende in questi giorni? Sembri vivere su un altro pianeta”
  • “Non ho niente. Smettetela di rompermi sempre i coglioni. Di madre ne ho già una e mi basta.” Sbuffai. “Comunque “ ripresi subito per farlo smettere di indagare “ Che cavolo avevi da urlare come un matto?”
  • “Ah già… non indovinerai mai chi è appena arrivata di sotto!!”  
  • “Una figa?” chiesi.
  • “Una strafiga.” Sopraggiunse sorridendo Yuri seguito a ruota dalla sua ragazza.
  • “Patty” salutai
  • “Walter” mi rispose educata.
Non è che io e Patrizia, la ragazza di Yuri  non andassimo d’accordo, anzi a dire la verità mi stava pure simpatica, però lei era comunque quella che l’aveva allontanato da noi tirandolo fuori da tutte le nostre stronzate. Ancora non riuscivo a capacitarmi del fatto che avesse deciso di avere una ragazza seria, quando poteva divertirsi con chiunque. Nella mia mente le storie serie erano solo delle palle al piede.
  • “Dai, andiamo a vedere questa bomba.” Ripresi.
  • “Scommetto quello che vuoi che questa non riuscirai a fartela.”
  • “Cos’è una sfida?” sogghignai. Strana tutta questa audacia da parte di Yuri
  • “Puoi giurarci.” Mi rispose.
  • “Andata.” Strano anche che Yuri mi sfidasse così apertamente, e cosa ancora più strana che Ale non intervenisse nella conversazione con qualche cagata delle sue. Qui gatta ci cova!.  
 
  • “Wow.” Proferii quando arrivammo in prossimità della zona che avevamo adibito a bar “Davvero un bel bocconcino, non c’è che dire.”
La ragazza che mi dava le spalle aveva lunghe gambe scoperte, un vitino stretto e probabilmente una bella terza di seno, anche se potevo ammirarne solo il profilo. Insomma un corpicino proprio da urlo; e come me l’avevano notato tutti gli essere maschili presenti a quella festa, considerando che tutti gli occhi erano puntati su di lei. Sì, quella sfida sarebbe risultata divertente.  
Quando però la persona in questione si voltò verso di noi, fu come se una secchiata di acqua gelida mi colpisse in pieno volto. L’effetto fu devastante, molto più del ceffone che mi aveva tirato tempo addietro. Probabilmente mi ci vollero parecchi  secondi per riprendermi dallo shock.

  • “Che cazzo ci fai lei qui?” sbraitai come un ossesso.
  • “Calmati Walter o ti scoppieranno le coronarie.”
  • “E’ venuta con Valeria, la sua amica.”
  • “Perché?”
  • “E io che ne so…”
  • “Per rovinarmi la festa; ecco perché.” Sibilai
  • “Dunque è quella Monica Laboni” intervenne Patty “ Accidenti è proprio carina. Tesoro mi devo preoccupare?
Tre paia di occhi si voltarono contemporaneamente verso di lei. Quelli di Yuri probabilmente divertiti, i miei alquanto infastiditi e quelli di Ale non avrei saputo interpretarli.
  • “Ma cosa sta’ facendo?” riprese però Patty completamente incurante di noi tre osservando la figura snella della Laboni che pareva avere un’accesa discussione con il nostro barista
  • “Penso stia cercando di bere qualcosa di analcolico.”
  • “Molto bene” proferii ad un tratto ripresomi dallo stupore iniziale. “A noi due piccola stronza.” E così dicendo finalmente mi mossi nella sua direzione incurante delle voci dei miei amici.
  • “Walter ti prego non cominciamo…”
  • “Per una volta lasciala perdere”


POV MONICA
  •  “Una coca cola?”
  • “No”
  • “Una fanta?”
  • “Nooo”
  • “Allora facciamo una lemonsoda?” implorai
  • “Te lo già detto NO. Qui non si servono bibite. Solo roba alcolica.”
  •  “Ma che ti frega scusa? Hai appena servito un gin lemon. Non mettermi il gin e dammi solo il lemon. Non mi pare ci voglia una laurea” 
  • “Che succede Gio?” O no, quella voce. Iniziavano i guai. Ma cosa credevo, di imbucarmi alla sua festa senza incontrarlo? Si, onestamente ci avevo sperato.
  • “Oh nulla boss, tutto sotto controllo. A parte questa sventola che non vuole sottostare alle tue regole.”
  • “Sventola a chi brutto cafone?” scattai stizzita. Ma guarda questo stronzo; prima non mi dava da bere e adesso mi insultava.
  • “Già, è davvero un bel bocconcino….  Ma Valeria, non mi presenti la tua nuova amica?” ammiccò verso di lei che lo guardò perplessa.
  • “Mi stai prendendo per il culo brutto cretino?” intervenni.
  • “Acida e maleducata… mi ricorda qualcuna.” Disse mentre mi girava intorno come un falco con la sua preda “Ma non può essere la ragazza che intendo io, perché  lei non verrebbe mai alla mia festa di compleanno.”
  • “Smettila con questa sceneggiata. Se vuoi che me ne vada devi solo dirlo” sputai velenosa. Ma io non ero quella che doveva ingelosirlo? Ricordai in un vano lontano della mia mente.
  • “E perché mai dovrei volerlo scusa?” riprese con voce falsa e melliflua “Questa sarà la palese dimostrazione che tu perfettina del cazzo non riesci a lasciarti andare nemmeno ad una festa grandiosa!!”
  • “Vaffanculo Molinari.” Sputai a denti stretti.
  • “Sai, per essere così intelligente sei piuttosto ripetitiva Laboni.” E se ne andò lasciandomi lì come un pesce lesso.
Bene, benissimo. Quel cretino voleva la guerra; e guerra avrebbe avuto! Mi girai verso il tizio del bar con gli occhi iniettati di rabbia.
  • “Ehi tu, dammi una vodka alla pesca!”
  • “Moni, non ti sembra di esagerare?” intervenne Valeria vagamente preoccupata.
  • “Non eri tu quella che diceva che c’è una prima volta per tutto?” le dissi trangugiando il bicchiere che mi aveva dato in un sorso solo.
  • “Già, ma per una che non ha mai bevuto neppure una birra, cominciare con una vodka non mi pare il caso.” Asserì perplessa la mia amica.
  • “Sai che ti dico Valy? Hai pienamente ragione. Gio” esclamai spavalda ricordandomi come l’aveva chiamato Molinari poco prima “Fammene un’altra!”
POV WALTER

Avevo creato un mostro o una femme fatale?
Dopo il nostro piccolo scambio di opinioni, a cui proprio non ero riuscito a sottrarmi, avrei voluto ignorarla e godermi la mia festa, ma inevitabilmente lo sguardo mi ballava sempre nella sua direzione e mi odiavo per questo.
Quando poi avevo visto che aveva cominciato a bere un bicchiere di vodka dietro l’altro avevo mandato Ale – che probabilmente era molto più in ansia di me – a dire al barista che per quella svampita la vodka era finita. Non volevo certo che finisse a vomitare sul pavimento di casa mia.
Ma probabilmente il mio ordine era arrivato troppo tardi, considerando che adesso stava ballando in una maniera a dir poco sensuale e provocante su uno dei tavolini del mio soggiorno, con un bicchiere di non sapevo bene cosa in mano, attorniata da un folto gruppo di ragazzi a cui mostrava gran parte delle “sue grazie”.
L’avrei strozzata con le mie mani in quel momento, e non ne capivo il motivo. In fondo cosa me ne fregava a me che la Laboni si stesse comportando così? In qualsiasi altra circostanza mi sarei unito a quel gruppo di pervertiti facendo valere il fatto che essendo la MIA festa di compleanno avevo diritto di precedenza. Ma ormai l’avevo capito anch’io che lei non era una troietta da quattro soldi e vedere come la stavano spogliando con gli occhi mi faceva incazzare di brutto.
Nonostante ciò, io per primo non riuscivo ad allontanare lo sguardo da lei. Ero come ipnotizzato dai movimenti del suo corpo soprattutto quando ancheggiava più del dovuto e la gonna del vestitino che indossava già corta di suo, si alzava ancora di più lungo le sue gambe toniche e snelle.
Signore aiuto! Non potevo fare pensieri osceni su Monica Laboni.

  • “E’ tutta colpa tua!!” una voce alterata mi riportò alla realtà e girandomi vidi la sua amica Valeria che veniva verso di me. “Non potevi lasciarla in pace per una sera? Guarda come si è conciata cazzo!”
  • “Colpa mia? Cosa c’entro io se quella scema ha bevuto come una spugna?”
  • “Se tu non l’avessi provocata… Cazzo non ha mai bevuto un goccio di alcool in vita sua…..” si preoccupò Valeria continuando a tenerla sotto controllo.
  • “Che facciamo Walter? Interveniamo?” mi chiese Alessandro speranzoso.
  • “Perché dovremmo?” replicai ancora indeciso sul da farsi.
 Ma quando voltandomi nuovamente nella sua direzione vidi un cretino che le aveva appoggiato una mano sul ginocchio e lentamente la stava facendo risalire sulla sua coscia destra, le mie gambe si mossero da sole. La raggiunsi in meno di un secondo e strattonandola malamente per un polso la tirai giù dal quel cazzo di tavolino facendomela ricadere addosso.
  • “Adesso basta ragazzina! Lo spettacolo è finito!”
Nonostante le sue accese proteste cercai di trascinarla il più lontano possibile da quel gruppo di idioti che le si erano fatti intorno.
Quando arrivai nei pressi dello scalone che portava di sopra, dove mi attendevo gli altri, mi fermai e finalmente mi voltai a guardarla.
Non so’ effettivamente cosa lei lesse nei miei occhi, ma so’ di certo che io rimasi completamente spiazzato dalle sue labbra sulle mie e dal bacio che ne seguì.
Ero sicuramente entrato in una sorta di realtà parallela, perché solo in un mondo parallelo Monica Laboni mi poteva baciare in un posto affollato, davanti a un gran numero di ragazzi della nostra scuola, fregandosene di tutti coloro che ci guardavano, non pensando ai commenti del giorno dopo e sotterrando completamente il suo orgoglio.  
Ed io non potevo rispondere a quel bacio dopo averla disprezzata davanti a tutti, non potevo rispondere davanti ad Alessandro senza avergli ancora menzionato nulla di tutto il casino in cui mi ero ficcato insieme a quella sciroccata.  
Ma le sue labbra erano reali e mi stavano portando alla pazzia poiché bramavo di più. La mia mente cercava di negare che desiderava baciarla, ma il mio corpo ne agognava il contatto.
Con un autocontrollo che neanche sapevo di avere, la staccai da me cercando di essere il più gentile possibile sotto gli occhi sbalorditi dei miei amici, e cercai di riacquistare una parvenza di contegno senza lasciar intendere che Monica Laboni mi aveva sconvolto.

  • “Ma quanto cazzo hai bevuto?” chiesi risultando probabilmente un po’ troppo brusco.  
  • “Non lo so’ ” mi rise quasi in faccia.
  • “Andiamo bene.” Sospirò Yuri
  • “Più che quanto, COSA ha bevuto!” s’intromise nella discussione Valeria arrivando con un bicchiere in mano.  
  • “In che senso?” chiese Alessandro
  • “Annusa qui dentro….” Mi disse porgendomi il bicchiere “Credo le abbiano messo qualcosa nel bicchiere.”
  • “Oh merda!” esclamai annusando il contenuto di quel bicchiere.
  • “E adesso?” chiese spaventata Patrizia.
  • “Che cazzo facciamo?” Domandò invece il suo ragazzo.
  • “Ma chi può essere stato?”
  • “Probabilmente qualcuno che stasera voleva portarsela a letto.”
  • “Il barista?”
  • “Chi? Gio? Non credo proprio.”
  • “E allora chi?”
  • “Viscardi? E’ tutta la sera che le sbava dietro.”
Mentre ognuno faceva supposizioni più o meno concrete su chi poteva averle giocato un tiro del genere io stavo perdendo il senno, perché la ragazza in questione se ne stava ancora beatamente appoggiata al mio torace solleticandomi il collo con le sue labbra.
Il suo profumo, la consistenza del suo corpo appoggiato al mio, mi stavano mandando al manicomio. Dovevo assolutamente staccarmela di dosso altrimenti di lì a poco l’avrei sbattuta contro la parete più vicina e me ne sarei fregato di tutto e tutti.

  • “La porto in camera mia.” Affermai stringendola in un abbraccio forse  un po’ troppo protettivo.
  • “COSA????” urlarono insieme Yuri e Ale.
  • “Non possiamo certo tenerla qui in balìa di qualche depravato!” proclamai. Poi rivolgendomi alle ragazze, ordinai: “Andate in cucina e fate un caffè forte… molto forte. Non so’ se servirà a qualcosa, ma almeno ci proviamo.”
Quando Valeria e Patrizia se ne andarono mi ritrovai gli sguardi perplessi di Alessandro e Yuri puntati addosso.
  • “Poi vi spiego tutto. Lo prometto.” Dissi accennando un sorrisino.
Infine ancora sotto lo sguardo sbalordito di tutti quanti, le passai una mano sotto le gambe e l’altra sotto la schiena e la condussi in braccio su per le scale verso la porta della mia stanza.
  
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