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Autore: Vicarious10    10/03/2013    1 recensioni
In un mondo dove regna il peccato, c'è realmente qualcosa per cui lottare?
Genere: Azione, Dark, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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"What is a cynic? A man who knows the price of everything and the value of nothing"
Oscar Wilde



Fuori è buio, molto probabilmente. Non ci sono finestre nella stanza in cui si trova Francis. Probabilmente si trova anche sotto terra, pensa. Non può nemmeno vedere con quel sacco in testa che gli causa un fastidioso prurito. E’ da quando lo hanno messo su quell’aereonave militare che aveva quel coso a coprirgli il volto. Dopo qualche ora, appena sentì che erano sbarcati, qualcuno lo prese di peso e lo trascinò da qualche parte.
La paura lo divorava dall’interno e il suo stomaco era come attanagliato da qualcosa di freddo. Non riusciva ne a parlare ne a muoversi.
Dopo aver percorso quello che sembrava un percorso lungo e tortuoso, venne sbattuto in una stanza. Udì la porta chiudersi a chiave e rimase seduto, con il volto ancora coperto.
Gli sembrava che il pavimento gli stesse per crollare sotto i piedi, letteralmente. Non si era lasciato andare a qualche pianto o altro, si tratteneva con tutta la forza che aveva. Non voleva dare questa soddisfazione allo schifoso bastardo che aveva architettato tutto.
Francis lo immaginava seduto comodamente da qualche parte, in un lussuoso ufficio magari, a osservare uno schermo che trasmetteva le agonie del gatto grigio.
Ed ecco che dopo la paura arriva la rabbia. Un sentimento che quasi sempre porta a fare stupidaggini.
Un sentimento che solo gli impotenti provano, secondo alcuni.
Un rumore.
Il suono di una chiave che apre una serratura.
Passi di uomini, tre al massimo.
Odore di fumo, qualcuno di loro sta fumando.
La porta si richiuse.
-Toglietegli quel sacco, ragazzi-
Nonostante l’assenza del sacco, Francis continuava a vedere sempre e solo buio. La stanza era priva di qualsiasi mobile o altro, con un pavimento bianco.
Francis puntò gli occhi su di esso e vide macchie rosse presenti un po dovunque.
-Già, proprio così. Quello è il lascito dei precedenti “residenti”, Francis.- una voce maschile, giovane.
Si accese una luce proveniente dal soffitto, troppo accecante per gli occhi del malcapitato gatto.
Vide chiaramente il suo interlocutore ed ebbe la conferma della sua giovane età. Poteva avere 30 anni. Fumava un sigaro, tenuto con eleganza nella mano sinistra mentre la destra era nella tasca del suo elegante completo.
-Mi sembra turbato. Vuole forse qualcosa da bere?- la sua voce era come quella di un ragazzo qualunque. Non aveva un ghigno sul volto e teneva lo sguardo fisso sul Mobiano, aspettando una risposta.
-Perché non la smettete di prendermi in giro e non mi uccidete adesso, razza di bastardi?- dalla gola di Francis uscirono queste parole, con solo un filo di voce.
-Ah, ucciderti? Giusto, questo è un bel piano. Molto veloce, professionale ed “equo”, non male come idea- il giovane si fermò per aspirare il sigaro –Ma vede, Francis, ormai è raro che un “ospite” venga qui a farci visita, soprattutto un Mobiano come lei. Per via di alcuni blocchi legali, non ci è permesso di fare esperimenti con cavie umane o, nel suo caso, aliene. Nessuna sa che voi siete qui, però- il fumo finì anche nelle narici di Francis, facendolo tossire –Quindi, siccome nel nostro libro paga abbiamo un sacco di gente che sarebbe felice di poter finalmente fare esperimenti su una cavia come lei, non corriamo nessun rischio nel lasciarglielo fare- l’uomo si abbassò in modo che Francis potesse vederlo bene in faccia  -Voglio che lei assapori ogni secondo di terrore, prima della sua morte. Evento che, posso assicurarle, sarà molto doloroso e lento. Prima voglio che lei impazzisca qui, al buio, a ripensare alla sua vita e alle cose che avrebbe potuto fare. Voglio che lei rimanga in questa stanza a implorare pietà e a pensare a cosa abbiamo preparato per lei. Questa è la tortura che amo e che posso applicare solo a pochi “fortunati”, chiamiamoli così. Questo è ciò che amo del mio lavoro, Francis. Tra un ora ritornerò qui e mi assicurerò che gli venga riservato il giusto trattamento-
Ecco che appare un piccolo ghigno sul volto dell’uomo. Poco dopo quelle parole, tutti uscirono dalla stanza.
La luce si spense di nuovo.
Ancora a terra, Francis cominciò a tremare.
Tutto per uno stupido idiota che aveva conosciuto al liceo.
Un solo attimo in cui quell’idiota morì.
Sarebbe dovuto fuggire dalla città appena uscito da quell’appartamento. Sarebbe dovuto scappare molto lontano, fuori dallo stato forse, magari fuori dal pianeta, in una di quelle luride colonie che pubblicizzano alla televisione!
-Alla TV? Tutto quello che penso ora è la TV?!- un urlo scappo dalla bocca del gatto.
Sono passati 30 minuti.
Qualcosa nel buio sembra prendere forma.
La mente di Francis cominciava a fantasticare. Stava lentamente impazzendo.
Le parole di quell’uomo riecheggiavano nella sua testa mentre orribili immagini prendevano forma davanti ai suoi occhi. I “precedenti residenti” di cui parlava quel tipo lo fissavano con occhi vuoti: ustioni, mutilazioni, fori di proiettile e altro “abbellivano” quei corpi.
Altre urla scapparono dalla gola del Mobiano. I cadaveri immaginari si avvicinavano lentamente a lui, nel buio, mentre Francis indietreggiava fino ad arrivare alla fredda parete della stanza.
Solo allora si accorse che un orologio era presente lì. Il ticchettio si faceva sempre più pesante e rumoroso, come se qualcuno stesse martellando regolarmente le pareti dall’esterno.
 
 
Eric era seduto nella sala di sicurezza della base. Una sala piena di schermi e altri apparecchi utili alla sicurezza di quel luogo, ovvero la fortezza dove risiedevano ora. Si era acceso un altro sigaro e osservava impaziente la situazione in ogni parte dell’edificio. Ripensava al piano stabilito nei minimi dettagli con il direttore che si sarebbe collegato dalla base centrale all’arrivo del tanto atteso “ospite”. Tutti i soldati avevano lasciato libera ogni via per arrivare dal prigioniero e attendevano eventuali ordini da Eric . Accanto a lui vi erano tecnici, alcuni soldati e Mr. Wolf. Questo era appoggiato al muro con occhi chiusi e testa rivolto verso il basso, evidentemente annoiato. La sua fedele arma era per terra ai suoi piedi, nella sua custodia di colore nero.
-Mancano 15 minuti, poi dovrete dirigervi dal prigioniero, signore- disse un tecnico seduto affianco ad Eric.
-Sicuro che si farà vivo?- la voce di Wolf sorprese tutti i presenti.
Quasi tutti.
-Si, amico mio. Aiutare i più deboli è nella sua indole, nonostante sia impazzito nel corso degli anni- una piccola risatina concluse la frase del Segretario principale del Direttore del G.U.N.
-Signore! Un intruso!-
-Che ti dicevo Wolf?- Eric si voltò verso il tecnico che aveva dato l’allarme –E’ il nostro obbiettivo, giusto?-
-No- rispose –Non è lui, signore!-
 
 
Rumore di passi.
Tutti i suoni e le visioni cessarono. La mente di Francis venne presa dal terrore. Tutti i suoi muscoli si bloccarono.
I passi si facevano sempre più vicini.
Il tempo era già finito?
-Credevo di avere più tempo!- un altro urlo mentre il gatto tremava. Era la fine? Un morte lenta e dolorosa spettava ad un Mobiano che voleva aiutare gli altri? Senza una spiegazione su ciò che stava accadendo, Francis si rimise in piedi. Solo allora notò che non aveva manette ai polsi ma ciò non fece alcuna differenza. Se doveva morire, voleva farsi trovare pronto.
Nonostante fosse al buio riusciva a capire quale fosse l’entrata.
La individuò e si mise davanti, a due metri di distanza.
I passi si erano fermati a destinazione.
Francis non sentì un rumore di chiavi come prima.
Il cuore gli si gelò quando sentì il rumore di un proiettile che entrava nella canna di un arma.
Un forte sparo ruppe il silenzio tombale che si era creato. Doveva essere stato un fucile quello che sparò. Un grosso buco si trovò al posto della serratura, facendo entrare la luce artificiale che illuminava la stanza al di fuori.
Lentamente la porta si aprì.
Una riccia bionda, in gonna a strisce viole e nere con una giacca nera era sull’uscio. Impugnava un fucile di grosso calibro che poggiava sulla spalla destra. Appena vide Francis, gli sorrise e gli tese la mano.
-E’ il tuo giorno fortunato, amico!-
 
 
Dopo decenni passati nel buio, Shadow stava per rivedere la luce del mattino.
Il sole sorgeva mentre osservava un grande edificio che copriva tutto il suo campo visivo.
Pur non avendo nulla a che fare con un campo militare, l’architettura della base era troppo bizzarra per un normale edificio. Considerando anche che questo presenta il marchio del G.U.N su una grossa parete al centro, era facile intuire di che si trattava. Presentava vari piccoli edifici che si legavano a un grosso palazzo centrale: doveva essere un centro sperimentale, dove scienziati ed ingegneri lavoravano giorno e notte alla progettazione di nuove armi o altro. Perché portare un testimone scomodo in un posto del genere?
Superato il cancello principale, Shadow non trovò nessuno. Le torrette di sorveglianza non presentavano nessun soldato e non c’era traccia di una possibile minaccia.
Tutti elementi che si andavano ad aggiungere al vero obiettivo: ora che l’organizzazione sapeva che lui era vivo, dovevano eliminarlo.
Stava cadendo nella loro trappola.
Francis probabilmente è solo un esca senza valore ma Shadow non poteva lasciar morire qualcuno così, per di più innocente, senza che lui facesse niente.
Nonostante quell’odio creatosi nel corso degli anni, pensava ancora che valesse la pena rischiare la vita per un innocente.
Per lui ormai erano diventati rari.
Trovò una grata nascosta tra un cespuglio nella parte est dell’edificio. Doveva essere silenzioso, doveva agire il più veloce possibile. Se lo scontro poteva essere evitato, perché non approfittarne?
 
 
-E quella chi diavolo è?-
-Il tuo piano sembra vacillare, Eric-
Eric, incuriosito, si alzò e si avvicinò allo schermo principale che mostrava Francis e una riccia non identificata mentre si aggiravano per i corridoi della base. Sorrise al commento del taciturno Mr. Wolf e si risedette, mostrando di non essere turbato dalla situazione.
-Che dobbiamo fare, signore? Diamo ordine ai soldati di intervenire?- la voce di uno dei tecnici ruppe il filo dei pensieri di Eric.
-Assolutamente no. Non c’è ne bisogno ora che il nostro vero ospite è arrivato- rispose indicando uno schermo che mostrava Shadow entrare nella sala conferenze ad est.
Dopo qualche minuto, tutti i soggetti ripresi si stavano avvicinando alla sala mensa, nella parte centrale.
-Tre piccioni con una fava, deve essere il mio giorno fortunato- una piccola risata prima di tirare l’ennesima boccata all’ennesimo sigaro. Eric si girò verso Mr. Wolf, mentre tutti i presenti aspettavano ordini.
-E’ venuto il momento di fare la tua entrata, Wolf. Non deludermi-
L’agente aprì lentamente gli occhi. Prese la sua fedele katana e si avviò verso l’uscita della stanza senza proferire parola.
-Ah, un'altra cosa-
Mr. Wolf si blocco sull’uscio della porta e attese gli ordini del suo superiore.
-Nessuna pietà-
 
 
-Caramella?-
-Cosa?!-
-Sono alla fragola, sono buone. Ne vuoi una?-
Non riusciva a crederci.
Era in un posto a lui del tutto sconosciuto dove lo avevano trascinato con la forza.
Gli hanno fatto promesse di una morte lenta, dolorosa e soprattutto brutale.
Lo hanno lasciato impazzire al buio e, infine, quella che era la sua “salvatrice” gli stava offrendo una caramella alla fragola.
La riccia aveva stretto il fucile alla sua cintura tramite una corda. Masticava una caramella che aveva trovato nelle sue tasche mentre ne offriva una seconda a Francis.
Aveva un sorriso dolce e rassicurante stampato sul viso e per un attimo il gatto, stupito e intimorito dalla situazione, fu persuaso da accettare quel dono.
-Chi sei?- furono le uniche parole che gli uscirono dalla bocca dopo aver rifiutato la caramella.
-Oh, cavolo! Perdonami, non posso ancora dirtelo- rispose con tono dispiaciuto la sconosciuta –Dopo che ti avrò portato fuori di qui potrò dirti tutto, sempre se tu lo vorrai-
Francis stava per chiedergli altre spiegazioni sul significato delle sue parole quando una voce lo interruppe.
Proveniva da un walkie-talkie nella cintura della riccia. Questa, con espressione sorpresa, rispose alla chiamata.
-Qui “Regina Rossa”. Sei tu, “Alfiere”?-
-Si, sono io- rispose la voce con un tono quasi infastidito –Hai trovato l’obbiettivo?-
-Trovato e recuperato! Sono nella sala mensa dell’edificio, attendo ordini sul da farsi!- la decisione e la naturalezza di quella ragazza lasciavano ancora più perplesso Francis.
-Raggiungete l’esterno. Stiamo venendo a prenderti con il “Dead Killer”. Faremo un po’ di rumore!- questa volta la voce era stranamente più entusiasta.
Dopo aver chiuso la chiamata, la riccia si sedette a gambe incrociate su uno dei banchi della grande sala.
Francis rimase in piedi ad osservarla, stupito dalla sua tranquillità.
Lei se ne accorse e arrossì di colpo ma Francis non ci fece caso.
-Tranquillo. Tra poco i miei amici saranno qui e tu sarai in salvo-
-Io non ne sarei così sicuro-
Un colpo bastò per tagliare in due il banco dove la ragazza era seduta. Questa cadde a terra ma si rialzò con un agilità impressionante, puntando il fucile verso il fondo della sala.
Francis si girò di colpo e rimase paralizzato da ciò che vide.
Un volpe vestita elegante e armata di una katana.
Mr. Wolf aveva fatto la sua “entrata drammatica”.
-Provaci di nuovo e ti faccio saltare in aria- il tono che assunse la riccia stupì il gatto, che nel frattempo era rimasto immobile a fissare il nuovo arrivato.
-Non vorrei mettere in dubbio le tue abilità, ma è tutto inutile. Non uscirete da qui- il tono di Mr. Wolf era come al solito freddo e pacato –Voglio farvi una proposta: siccome non siete il mio obbiettivo principale, arrendetevi ora e farò in modo che la mia lama non vi causi troppo dolore mentre perirete-
-Proposta allettante. Se io rifiutassi?- la riccia teneva il fucile fermo mentre il duo dito indice era vicinissimo al grilletto.
-Allora renderete la vostra morte più dolorosa-
Il tempo si blocco per Francis.
Non provava più paura ma non riusciva comunque a pensare o a muoversi.
Al suo fianco, quella che per lui era una sconosciuta stava immobile ad attendere una qualsiasi mossa del nemico che,  ad una decina di metri di distanza, teneva stretta la sua katana con un mano sola, lasciando che la lama dell’arma toccasse il pavimento.
-Bel pensierino. Perché non ci provi prima con me?-
Una voce familiare.
Così familiare che Francis sbarrò gli occhi per lo stupore.
Shadow appari velocemente tra i due Mobiani buoni, lasciando la riccia bionda stupita.
Un altro sorriso apparve sul volto di questa, sussurrando qualcosa sottovoce che attirò la curiosità di Francis, distogliendolo per un attimo da quella situazione.
- Prendi la tua amica e vattene da qui- Shadow teneva lo sguardo fisso su Mr. Wolf mentre si rivolgeva a Francis.
Il gatto non se lo fece ripetere due volte: prese per un braccio la riccia e la portò, seppur controvoglia, fuori da quella grande stanza.
Mentre il rumore dei loro passi si faceva sempre più lieve, il silenzio piombò in tutto l’edificio.
-Vuoi fare tu la prima mossa?- Shadow lo squadrava dalla testa ai piedi. Gli sembrava un normale agente speciale del G.U.N. ma c’era qualcosa nella sua figura che lo incuriosiva. Anche il modo in cui teneva quella katana gli sembrava del tutto innaturale per un arma così difficile da utilizzare.
-Credi davvero che sarà così semplice?- anche nella sua voce c’era qualcosa di strano.
Shadow gli lanciò un occhiata sorpreso.
-Tu credi che il nostro combattimento sarà come un altro stupido scontro che hai avuto nel corso dell’ultimo secolo? Io credo che tu lo stia pensando- la solita espressione seria di Wolf fece da cornice a quelle parole.
-Non sapevo che il G.U.N. insegnasse ai propri agenti ad essere così sicuri di se. Ai miei tempi era tutta un'altra storia- anche il riccio era bravo ad usare le parole.
-Si, era tutto diverso allora. C’era fiducia da parte della gente perché c’erano degli eroi che li proteggevano, credo sia questa la differenza più grande. Li conoscevi bene quegli eroi e sai anche che fine hanno fatto- parole sottili e taglienti da parte di Wolf.
Parole che punzecchiarono Shadow, infastidendolo.
-Purtroppo sono nato nell’epoca sbagliata. Non ho potuto assistere alle imprese di quegli eroi. Il mio più grande rimpianto è quello di non essere stato io la causa della loro morte, di non aver potuto ucciderli davanti alla gente che li amava tanto e, soprattutto, di non aver potuto osservare i loro sguardi pieni di terrore mentre capivano che i loro “guardiani” non c’erano più e che il mondo è in realtà uno squallido teatro di un massacro senza fine- il discorso della volpe infastidì Shadow al punto tale che questo stringesse i pugni per la rabbia -E’ questo il loro problema: la gente crede ancora che ci siano dei guardiani a proteggerli. In parte è così, sai perché? Quei guardiani siamo noi, G.U.N. per la precisione-
-Non mi importa di quello che crede la gente e non mi importa di quello che siete voi. Il mondo è solo feccia ormai- il riccio nero prese parola, tentando di controllare la sua rabbia.
-Lo è anche per me, ma ci sono degli individui che presentano ribellione e altre caratteristiche che li renderebbero dei degni sostituti degli eroi di un tempo. Io esisto per ucciderli. Tu sei uno di quelli. Ora possiamo iniziare a combattere-
Mr. Wolf scattò velocemente in avanti. Shadow fece lo stesso e, appena entrambi erano a qualche centimetro di distanza, vide il suo avversario spostarsi a destra.
La velocità e l’agilità di quell’essere lasciarono stupito Shadow. Come faceva G.U.N. ad avere tra le mani un elemento del genere?
La risposta non arrivò e quando una lama tentò di trafiggere il riccio, questo capì che non era il momento più adatto per formulare domande.
Evitò il colpo e si allontanò con un balzo da Wolf. La velocità di quella volpe era impressionante.
-Tu non sei come loro. Perché ti pieghi al loro volere?- chiese il riccio.
-Perché con loro posso usufruire di mezzi che faciliterebbero il mio compito-
La battaglia riprese. Shadow usò lo Spin Dash verso il nemico che, per niente turbato, evitò il colpo saltando. A mezz’aria, Wolf si diede una spinta verso il basso. Assunse la velocità di un proiettile.
Un velocissimo proiettile diretto contro Shaodw.
Il riccio corse nella direzione opposta, lasciando che Wolf sfondasse il pavimento. L’impatto creò un piccolo cratere profondo mezzo metro.
-Pessima mira, volpe. Hai qualcosa di meglio nel tuo repertorio?- anche nello sbeffeggiare i nemici, Shadow aveva un tono serio e cupo. Anche in quel momento, non poteva fare a meno di pensare ai suoi amici, ad un riccio blu in particolare.
-Hai ragione. Tentare una mossa così è inutile contro un essere la cui velocità è sovraumana- in quel cratere, Wolf si stava ripulendo da un po’ di polvere dai suoi vestiti. Uscì da quel buco mentre, tenendo stretta l’elsa, puntò la sua arma verso l’alto –E’ per questo che ho perfezionato una tecnica fatta apposta per te-
Un saetta argentata partì dalla lama.
Shadow, per la prima volta dopo tanti anni, rimase stupito.
Rapido come sempre, il riccio si sposto quanto bastava per non essere preso. Una serie di saette partì e questa volta dovette correre fino all’lato opposto della stanza per evitare tutti i colpi.
Di nuovo con lo Spin Dash, tentò di colpire alle spalle Wolf. Questo saltò di nuovo in aria ma, con sua sorpresa, Shadow cambiò direzione seguendo il suo obbiettivo in aria.
-Astuto- commentò la volpe quando vide la mossa del nemico. Agitando la katana a mo di fendente, scagliò una saetta verso il riccio che non riuscì ad evitare.
Entrambi caddero a terra ma solo Wolf era illeso. Shadow presentava una lieve bruciatura sul dorso.
-Perché non lo stai usando?- la voce della volpe lasciava trapelare una richiesta di sfida.
-Di cosa stai parlando?- Shadow si massaggiò la spalla mentre guardava negli occhi l’avversario.
-Parlo della caratteristica principale che ti ha reso uno dei migliori agenti del G.U.N. e anche uno dei nemici più pericolosi di Sonic- il corpo di Shadow tremò mentre Wolf specificava la sua domanda –Perché non usi “tutti” i tuoi poteri?-
  
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