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Autore: Frappa_1D    10/03/2013    2 recensioni
Una volta che abbiate conosciuto il volo,
camminerete sulla terra guardando il cielo,
perché là siete stati e là desidererete tornare.
Leonardo Da Vinci.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A dodici anni ho sfidato Christian a chi andava più veloce, e ho vinto.
Fu durante un volo di gruppo. Di notte, l'unico momento in cui il volo è autorizzato. Christian si era comportato da arrogante, da presuntuoso, e io non riuscii a trattenermi. Eravamo amici, da piccoli, prima di manifestarci. Ma quella volta, vederlo atteggiarsi a predestinato, dono di Dio al clan, fu una cosa insopportabile.
Così, di punto in bianco ci ritrovammo a gareggiare nel cielo notturno, mentre le grida di incoraggiamento di papà mi squillavano nelle orecchie.
Christian aveva quattordici anni ed era un Onice. Di solito, oltre ad essere gli  Angeli più grandi e forti, quelli come lui sono anche i più veloci.
Non quella notte, però. Quella notte riuscii a battere Christian, il principe del clan, il nostro futuro maschio alfa, addestrato sin dalla nascita a essere il migliore. 
Non avrei dovuto, invece vinsi. All'ombra della luna dimostrai che non ero soltanto la preziosa sputafuoco del clan, ma qualcosa in più della bambina che Christian aveva portato a spasso sul suo go-kart. Dopo quella volta, lui cambiò.
All'improvviso il suo obbiettivo non fu più quello di essere il migliore ma di conquistare la migliore. E la posta in palio ero io.
Per anni ho rimpianto di aver vinto la gara che mi fruttò tante attenzioni indesiderate e fastidiose, e sperato di non essere così veloce in volo.
Soltanto adesso, mentre i piedi nudi grattano la corteccia ruvida, pronta a lanciarmi nell'aria, sono felice della mia dote. Felice di saper volare veloce come il vento.
Corinne trema dietro di me, batte i denti. Un gemito le sfugge dalle labbra. So cosa devo fare.
E allora... vado.
Salto dall'albero e mi lancio nell'aria con le ali tese sulla schiena, due grandi vele d'oro infuocato.
Le grida mi riempiono le orecchie. Voci roche, maschili. Sfreccio tra gli alberi e i cacciatori mi sono alle costole, si fanno largo nella foresta con i loro veicoli mangia-terra. Un sorriso mi curva le labbra mentre li semino. Mi scappa una risata.
Poi mi scoppia un fuoco nell'ala. Mi fermo sobbalzando, perdo l'equilibrio, sbando con violenza.
Mi hanno colpita.
Cerco con tutta me stessa di restare in volo con un'ala sola, ma dopo pochi colpi inizio a perdere quota. Il mondo mi gira attorno in un turbine confuso di verdi e marroni intensi. Sbatto la spalla contro un albero e cadendo mi accascio a terra malamente, senza fiato, con l'odore di rame del sangue a riempirmi il naso.
Affondo le dita nella terra umida, e il suo profumo ricco e acre nutre la mia pelle.
Scuoto la testa e il fango mi riempie le mani, si insinua fra le dita. Sento la spalla pulsare e avanzo strisciando. Un rumore mi ustiona la gola, mezzo grugnito e mezzo ruggito.
Non io. Non io, penso.
Mi raggomitolo e controllo l'ala, la distendo con cautela e mi mordo il labbro per non urlare quando il dolore brucia le membrane nodose e penetra fino alla schiena, alle scapole. Gli aghi di pino mi grattano i palmi quando li premo sul terreno per tentare di rialzarmi.
Li sento arrivare, li sento gridare. Il rombo dei veicoli va e viene, salgono e scendono dalle colline. Ripenso al pick-up con lo spara-rete.
Proprio come papà. Sto facendo la sua stessa fine.
Mi alzo, ritraggo le ali e comincio a correre, sfreccio all'impazzata nel fitto della vegetazione mentre il rombo aumenta.
Sbircio alle spalle verso l'intrico dei rami e il bagliore nebuloso dei fari mi toglie il fiato.Sono vicinissimi. Sento il cuore pulsarmi nelle orecchie. Mi guardi attorno, in cerca di un nascondiglio. Poi sento qualcos'altro: il canto insistente dell'acqua che scorre.
Ne seguo le tracce, accelero il passo senza fare troppo rumore.
Mi fermo appena in tempo e mi stringo al tronco di un albero per non rotolare da una discesa ripida. Senza fiato, guardo giù. Sento il gorgolio di una cascatella che alimenta un grande stagno, circondato da pareti di roccia frastagliata.
Uno schianto nell'aria, sopra di me.
Qualcosa mi sfiora i capelli,sento un brivido sulla testa e mi getto di lato. Con un fischio, la rete cade poco lontano da me.
-Caricane un'altra!-
Mi guardo alle spalle e vedo il pick-up, sul quale i due in nero sono pronti a sparare un altro colpo. Le moto si avvicinano saltando con il loro rombo furioso. In sella, motociclisti mi osservano con degli occhialoni metallici. Non sembrano neanche esseri umani.
Sono mostri. Distingui le linee tese e decise della bocca. Le pale degli elicotteri riuniuti in cielo alzano un vento impetuoso che mi sferza i capelli e li scompiglia.
   Prendo fiato e mi giro. Poi salto.
L'aria mi sfila addosso. E' strano cadere senza l'intenzione nè la capacità di sollevarmie volare, ma è quello che faccio. Finchè non entro in acqua. E' così fredda che urlo e mi riempio la bocca di fango. Ma cosa fa Corinne? A vedere lei, sembra... piacevole. Altro che quest'agonia di freddo e fastidio. Torno in superficie e nuoto a cagnolino, un giro veloce in cerca di qualcosa, di un riferimento. Poi vedo una grotta. In realtà è una piccola rientranza della parete rocciosa, a filo d'acqua, profonda quanto basta a restarci accovacciata e nascosta. Sempre che non si tuffino anche loro. 
La raggiungo a nuoto e mi ci rannicchio. Mi rifugio meglio che posso nella rientranza e mi raggomitolo stretta.
Bagnata, con i brividi, trattengo il respiro e attendo. Poco dopo, le voci dure intasano l'aria.
-E' saltata!- le portiere si chiudono, il rumore mi vibra attorno, e capisco che sono scesi dai veicoli. Tremo senza controllo all'ombra della mia grotta, con le dita intrecciate ed esangui sulle ginocchia lisce.
- ... si è tuffata nell'acqua!-
-Forse è volata via.- Questo è quello che riesco a distinguere nel ruggito delle moto da cross.
-Impossibile! Non può volare. Le ho colpito l'ala.- Rabbrividisco davanti al compiacimento e alla soddisfazione di questa voce, e mi massaggio forte le braccia per far passare il freddo. E la paura.
-Là sotto non la vedo.-
-Qualcuno deve inseguirla.-
-Ah, diavolo! Là sotto? Ma si gela...vacci tu!-
-Perchè tu no? Forza, coraggio... -
-Vado io.- La voce, profonda, calma e vellutata nel nervosismo e nell'eccitazione generale, mi stupisce.
-Sicuro di farcela, Will?-
Mi acquatto ancora di più mentre aspetto la sua risposta, e vorrei tanto essere un'offuscatrice, capace di scomparire.
Un corpo si lancia nello stagno, come una macchia luminosa. E' un tuffo perfetto, non fa neanche uno schizzo. Will. 
Quello con la voce vellutata. Osservo la superficie luminosa dell'acqua, trattengo il fiato e aspetto che emerga. Da un momento all'altro la sua testa sbucherà in superficie e si guarderà attorno. Vedrà la grotta. Vedrà me.

  
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