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Autore: CaptainKonny    12/03/2013    1 recensioni
[Questa è una fanfiction dedicata ad una serie televisiva terminata nel 2005 "Il tocco di un Angelo".. Tengo a precisare che non sono una fanatica di film religiosi, ma questo telefilm era particolare, sapeva prenderti fino alla fine.. e siccome ho saputo che l'anno scorso è morto il mio personaggio preferito (John Dye che interpretava Andrew l'angelo della morte) ho deciso di dedicargli questa storia, una puntata in più di una delle sue migliori serie, anche se il titolo è preso da una delle loro puntate la storia è differente].. La famiglia Potter è una delle famiglie più felici che esistano: genitori perfetti, figli adorabili, ma come ogni pace che si rispetti qualcosa deve turbare la tranquillità di questa famiglia.. la figlia più grande soffre di uno scompenso cardiaco, ma si guarda bene dal dirlo alla famiglia e al suo ragazzo. Toccherà ai nostri angeli portare un pò di sollievo alla famiglia e aiutarli in questa triste avventura.. . Spero vi possa piacere questo mio piccolo capriccio di storia. Un bacione!! ;) :)
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cosa fa ridere Dio
Y

 

 

 

 

-Andrew.- lo chiamò lei, mentre la voce le si riempiva di amara tristezza e di lacrime.

-Tu non sai.. –

-Che stai male?- la interruppe lui serio ma al contempo risultando dolce. Le sorrise compassionevole, mentre faceva ancora un passo verso di lei, accarezzandole una guancia. Lei lo guardò con gli occhi velati di lacrime.

-Che stai morendo?-

 

Ellie lo guardò spaventata, scoperta. Indietreggiò e cadde sulla sedia, non sapeva più cosa dire ne cosa fare. Guardò per terra le mani strette a pugno sui jeans all’altezza delle ginocchia. Aveva fallito e adesso non aveva nemmeno la forza per guardarlo in faccia e affrontarlo. Andrew le si mise davanti, la mano appoggiata sulla sua spalla.

-Come l’hai saputo?- domandò amara.

-Da quando sono arrivato.-

-Questo non è possibile. Non mi conoscevi nemmeno. Te l’ha detto l’infermiera dell’ospedale?- gli domandò arrabbiata, mentre lo guardava dritto negli occhi.

-Tess è una mia cara amica, ma non mi ha mai detto niente. Lo sapevo dal momento stesso che ho accettato di essere il babysitter di tuo fratello. In realtà sono qui per aiutarti.-

-Per aiutarmi? Come? Puoi guarirmi?- Andrew la guardò triste.

-No, non posso.-

-E allora non puoi aiutarmi. E ad ogni modo non hai risposto alla mia domanda: se davvero sapevi che ero ammalata dimmi come facevi? Chi te l’ha detto? L’hai capito solo guardandomi? Chi sei?- alcune lacrime sfuggirono dagli angoli dei suoi occhi, ed ebbero il potere di rattristare ulteriormente Andrew.

-Sono un angelo.- nel momento stesso che pronunciò quelle parole una luce dorata lo avvolse, illuminandogli il volto come il sole splendente al mattino. I suoi occhi chiari erano limpidi e puri e il suo sorriso sembrava in grado di lenire tutte le sue ferite.

-Ma cosa.. ?-

-Ellie io sono stato mandato da Dio per aiutarti.-

-Per aiutarmi?-

-Ad affrontare questa malattia. Lui vuole farti sapere che non sei sola e che ti sarà vicino fino alla fine. E anche io.-

-Tu sei l’angelo della morte vero?- gli chiese seria e pacata, quasi arrendendosi all’inevitabile come se l’avesse sempre saputo.

-Sì. E resterò con te fino alla fine.- vide la ragazza scuotere la testa violentemente.

-Ellie. Ellie guardami.- le disse avvicinandosi, mentre lei aveva abbassato la testa rifiutandosi di guardarlo. Le spalle scosse dai singhiozzi mentre le lacrime avevano preso a scendere.

-Perché stai piangendo?- le sussurrò lui, accucciato di fronte a lei.

-Perdonami Andrew. Mi dispiace davvero. Non volevo. Mi dispiace.-

-Sshhh, va tutto bene. Va tutto bene.-

-No Andrew non va bene, e tu lo sai. Sai che ho mentito e sai che non dirò la verità ai miei finchè non sarà il momento.-

-Ellie sono la tua famiglia. Hanno il diritto di sapere. Loro ti vogliono bene.-

-Lo so, appunto per questo. Andrew non voglio che mi guardino con pietà e compassione. Voglio che si ricordino di me così come sono e che si comportino come sempre. Ma so che per fare questo dovrò mentire e che pagherò per queste mie menzogne, ma ti prego non.. –

-Ellie ascoltami. Tu non pagherai. Ti ricordano niente le parole: “il mio cuore riposerà tranquillo e sereno quando morirò; ti prego Signore manda un angelo a vegliare su questa casa; sto cercando di proteggerli a modo mio; e ricevere una risposta”?-

-Hai letto le mie lettere?- domandò intimorita la ragazza. L’angelo le sorrise.

-Ero qui quando le hai scritte e Dio ha udito la tua preghiera.-

-Sei tu quell’angelo?- domandò speranzosa.

-Sì, e non ci sono solo io. Tre angeli vegliano su di voi in questa ora buia. E il Signore non ti punirà per aver cercato di proteggere la tua famiglia. Lui sa che tu l’hai fatto solo per non farli soffrire. Ma non puoi tenerti tutto dentro e soffrire da sola, certe volte il dolore è minore se lo si condivide.-

-Non posso Andrew, non posso. Non voglio vederli soffrire, starei ancora più male. Preferisco che Dio mi odi piuttosto che.. –

-Ehi non pensarlo nemmeno! Dio non ti odia! Lui ti ama così come ama la tua famiglia. E non ti lascerà mai. E credimi se ti dico che Lui soffre a vederti così. E anche Zanna ti ama molto.- le disse con un sorriso gioioso.

-Zanna? L’ho fatto soffrire così tanto.- altre lacrime le inondarono il viso. Andrew le porse un fazzoletto che teneva in una tasca e lei si asciugò le lacrime.

-Entrambi avete sofferto. E adesso è ora che le cose si sistemino.-

-Andrew tu non lo dirai ai miei vero?- gli domandò preoccupata.

-No, se non vorrai. Ma loro hanno il diritto di sapere.-

-D’accordo. Te lo prometto ma non adesso, quando sarà il momento.-

-Facciamo un patto: io non dico niente ai tuoi ma tu mi prometti che glielo dirai prima che sia troppo tardi.-

-E’ già troppo tardi.- replicò lei amara.

-Ellie.- la richiamò lui.

-Va bene. Affare fatto.- l’angelo sorrise mentre tornava alla normalità, sorridendole.

-Andrew.-

-Sì?-

-Quanto tempo mi manca?- si vedeva che aveva paura e Andrew odiava vedere le persone in quello stato.

-Non lo so. Ma non è ancora il momento.-

Ellie lo abbracciò, mentre le ultime lacrime le si asciugavano sul viso. Era fatta. La battaglia era cominciata. Andrew le circondò le spalle con un braccio e rimase con lei finchè non si fu calmata.

 

‘Andrew – Andrew e Ellie’

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-Hai idea di quello che hai fatto?- lo sguardo che Tess lanciò al suo sottoposto era paragonabile ad una serie di lampi che precede una tempesta, tuttavia il suo tono di voce tradiva un certo controlla ed una certa tranquillità, che fece tranquillizzare il giovane angelo della morte che si dondolava sui talloni con lo sguardo basso in una finta aria colpevole. Sapeva che quello che aveva fatto era imperdonabile agli occhi del suo supervisore, tuttavia in cuor suo sapeva di aver fatto la cosa giusta e quello che provano gli angeli nel loro cuore difficilmente è sbagliato. Certo, era stato avventato e la sua era stata un’imprudenza che, se non fosse andata a buon fine, avrebbe potuto mettere a repentaglio tutta la loro missione; ma non era successo.

-Sì.- disse a mezza voce.

-Non direi! Altrimenti non lo avresti fatto.- lo bloccò subito la donna.

-Tess è andato tutto bene.- tentò di giustificarsi Andrew.

-Questa volta! Ma immagina se non fosse andato tutto nel verso giusto. Sei stato semplicemente fortunato che il momento fosse vicino, altrimenti puoi giurarci che ti avrei sollevato dall’incarico.- le guance gonfie di rabbia erano un chiaro segno che ribattere non sarebbe servito a niente, l’unica cosa era tentare di spiegare il perché l’aveva fatto.

-Tess, lo so che è stata una cosa avventata ed imprudente. Ma era un bel po’ che ci pensavo e se prima era dato solo dal fatto che provavo una forte pena e pietà per quella ragazza, adesso è tutto diverso. Era come se sentissi nel cuore che era il momento giusto. E tu ci hai sempre insegnato che se un angelo sente qualcosa nel cuore allora vuol dire che è vero.- la donna riservò al giovane uno sguardo arrabbiato ma incerto, capiva perfettamente quello che lui stava tentando di dirle. Alla fine sospirò.

-Angelo mio so bene cosa stai passando, e non nego che questo incarico non è un test solo per quella ragazza ma anche per te.-

-Sono sotto esame?-

-Tutti lo siamo, ogni volta. E concordo con te con quello che hai detto, è importante quello che senti nel cuore e io confido grandemente nelle tue capacità. Tuttavia Andrew cerca di capire, non tutti sono pronti per sapere la verità.. specialmente in casi come questo. Avrebbe potuto chiudersi maggiormente in sé stessa ed impedire per sempre a noi e a Dio di far breccia nel suo cuore. Adesso che sa chi sei dovrai fare maggiormente attenzione, dovrai starle vicino più che mai; siamo intesi?-

-Sì, signora.-

 

La macchina ballonzolava sulla strada sterrata mentre procedeva verso casa. Tutti se ne stavano in silenzio. Dopo quello che era successo a Ellie il giorno prima la voglia di chiacchierare si era come esaurita. Lily e Monica avevano cercato tutto il tempo di tenere su il morale della compagnia mentre Will giocava con i suoi giocattoli davanti al camino. Ma gli unici temi che si toccavano era la malattia, che cosa potesse essere accaduto nella radura (argomento a cui tutti cercavano di dare una spiegazione il più banale possibile: tosse, un innocente colpo di asma, stress, affaticamento; dopotutto se Ellie era tranquilla anche loro potevano stare tranquilli), la scuola, i paesi europei, il futuro di Will. Ma irrimediabilmente oltre alle belle possibilità che si prospettavano per i ragazzi, vi si ponevano di fronte anche i motivi per cui avrebbero potuto non andare, e così si tornava al discorso iniziale. La ragazza si era saggiamente tirata fuori dalla conversazione, non le piaceva stare zitta ma ancora meno le sarebbe piaciuto mentire. In macchina si incrociò le braccia la petto, come a volersi scaldare da un freddo pungente che le veniva dal di dentro. Will invece stava dal lato opposto guardando silenziosamente fuori dal finestrino, quasi a contemplare quel posto selvaggio. Istantaneamente Ellie si chiese se sarebbe mai tornata in quel posto, se avrebbe fatto ancora delle cavalcate con suo fratello, se avrebbe mai più suonato la chitarra davanti al fuoco, o se invece la malattia se la sarebbe portata via prima. A quel pensiero l’urgenza di completare la sua canzone al più presto si fece pressante. Doveva finirla. Doveva finire quella canzone.

-Uffa, ma dobbiamo per forza tornare subito a casa?- domandò sconsolato Will ad un certo punto.

-Will, ne abbiamo già parlato.-

-Ma mamma.. –

-Campione.. hai sentito cosa ha detto la mamma, no?- cercò di convincerlo gentilmente il padre, chiudendo il discorso.

-Che ne dite di una festa?- Ellie non si rese quasi conto di aver aperto bocca, come se fosse stato qualcun altro a parlare e lei avesse sentito le sue stesse parole come una terza persona.

-Una festa?- la voce di Lily era tanto perplessa quanto sorpresa.

Ellie e Will si scambiarono uno sguardo dubbioso e lei vide negli occhi del fratello la speranza e la felicità trattenuta di poter divertirsi con altre persone per un’intera giornata.

-Perché no?-  chiese Ellie.

-Ma sei sicura? C’è la scuola e magari volevi riposarti un po’.- azzardò James lanciando un’occhiata d’intesa alla moglie.

-Mai stata più sicura.- confermò la ragazza, sempre più convinta della sua decisione.

-E per l’esattezza quando pensavi di farla questa festa?- chiese Lily.

-Domani sera?- propose sulle spine la ragazza.

-Domani? Ma è vicinissimo.- automaticamente la donna stava già pensando a come organizzare il lavoro, a se bisognasse comprare degli addobbi o che altro, alle pulizie e a cosa cucinare, senza contare il dopo cena.

-Lo so, ma non penso sia un problema.-

-E come pensi di farlo?- domandò divertito James, adorava l’intraprendenza di sua figlia, il non arrendersi davanti all’evidenza; trovava sempre una soluzione a tutto.

-Beh considerato che non inviteremo persone esterne a parte Monica ed Andrew, per la cena possiamo chiedere benissimo ad Andrew che è un mago in cucina, mentre per l’allestimento se tu sei al lavoro ci posso pensare tranquillamente io. Così quanto tornerete a casa sarà già tutto pronto.-

-E come la metti con i compiti di tuo fratello? Se Andrew cucina non potrà aiutare Will.-

-Will non è così ignorante come sembra.. –

-Ehi..- cercò di brontolare Will indignato, prima che la sorella gli sorridesse complice e continuasse a parlare.

-E poi posso sempre dargli una mano io, tanto per il momento non devo studiare niente di importante. Tu mamma puoi avvisare Monica, così magari potete venire direttamente a casa insieme.-

Lily si voltò verso James che se la rideva.

-Trovi la cosa così divertente?-

-Assolutamente sì.- rispose lui.

I due ragazzi seppero in quel momento di averla appena scampata e che il giorno dopo ci sarebbe stata una festa privata a casa loro. Will ringraziò con lo sguardo sua sorella per aver nuovamente trovato qualcosa di divertente da fare. Ora non restava che inventarsi il dopo cena.

 

Andrew entrò a cuor leggero in casa Potter quella mattina ignaro di quello che lo aspettava.

-Ciao!- salutò a gran voce per annunciare la sua presenza, sapendo che i due genitori erano già andati al lavoro e che Will era a scuola. Eppure la porta aperta di casa gli segnalava che qualcuno c’era: Ellie non era andata a lezione.

-Andrew ciao!- lo salutò calorosamente la ragazza, scendendo le scale saltellando.

L’uomo appoggiò le borsine della spesa sul tavolo della cucina, mentre lei gli si avvicinava. Le pareva stranamente contenta e rilassata quella mattina. Lui le sorrise iniziando a darsi da fare per mettere a posto la roba.

-Ellie, tutto bene?- domandò lui innocentemente.

-Alla perfezione. Vuoi una mano?- chiese lei di rimando.

-Certo.- rispose lui sull’orlo della risata. Dopo tutto quello che era accaduto negli ultimi giorni quella era proprio una bella sorpresa.

-Ehm, Andrew posso chiederti una favore?- domandò lei ad un certo punto, una mano appoggiata al tavolo e l’altra su un fianco, continuando a mordicchiarsi la bocca.

-Dimmi.-

-Ecco, io volevo organizzare una piccola festa privata per stasera; tu ci saresti?- Andrew incrociò i suoi occhi verdi con quelli della ragazza, soppesando le sue parole.

-Certo che ci sono. Molto volentieri.-

-Perché.. ecco.. dovrei chiederti un favore.-

-Spara.- Ellie iniziò a grattarsi il retro della testa nervosamente.

-Ecco.. i miei arriveranno che sarà praticamente l’ora di cena e quindi al loro arrivo dovrà essere tutto pronto. Solo che come avrai ben capito non posso fare tutto da sola. Quindi mi chiedevo, dato che tu sei un mago in cucina.. non è che ti andrebbe di cucinare?- gli occhi della ragazza erano una muta preghiera che stava davvero per far scoppiare a ridere l’angelo.

-E chi penserà a tuo fratello?- domandò Andrew, solo per il gusto di vedere cosa avrebbe risposto.

-Posso pensarci io. Appena sono andati via questa mattina ho dato una spolverata a tutto, i pavimenti erano già puliti e le stanze sono in ordine. Appena Will torna gli farò fare tutti i compiti e per stasera sarà tutto pronto.- rispose lei tutto d’un fiato.

-Che ne dici?- gli domandò, volendo un suo parere.

-Penso che si possa fare.- il suo sorriso obliquo mandò la ragazza al settimo cielo.

-Grazie grazie Andrew!- esclamò lei per poi scappare fuori dalla stanza, dandosi da fare per i prossimi preparativi di quella sera.

 

-Ehi Monica!-

-Ciao Lily, tutto bene?- le domandò l’angelo vedendo avvicinarsi il suo superiore. La donna sembrava molto agitata e i suoi capelli elettrizzati rispecchiavano perfettamente il suo stato.

-Che mi dici del matrimonio di sabato e della festa di compleanno di mercoledì?- le domandò con tono pratico l’altra.

-Per il matrimonio stiamo ancora aspettando i due vasi di orchidee per il resto è tutto pronto. Gli inviti sono stati mandati, i menù sono già stati scelti e gli addobbi sono pronti. Per la festa è tutto pronto, non ci resta che aspettare che arrivi mercoledì.- le rispose con un sorriso Monica. Lily sospirò.

-Monica non so proprio cosa farei senza di te! Ultimamente sono così incasinata.- disse la responsabile.

-Problemi in famiglia?-

-Cosa? No, stanno tutti bene. Anzi, già che me l’hai ricordato: Ellie darà una festa questa sera e mi ha chiesto di invitarti se ti fa piacere venire.-

-Molto volentieri. È una ragazza davvero attiva.- allargò ancora di più il suo sorriso.

-Non dirlo a me. Senti adesso devo scappare, ho una riunione con il responsabile. Stasera non andare a casa che vieni direttamente con me appena stacco.-

-Grazie mille. Come vuoi.-

Monica osservò Lily svanire lungo il corridoio e poi su per le scalette di metallo che davano al piano superiore: gli uffici.

-Allora miss Aureola come va?- il giovane angelo sobbalzò, di certo l’ultima persona che si aspettava in quel momento era Tess.

-Tess, cosa ci fai qui?-

-Sono venuta a dare un’occhiata. Il momento è vicino.- rispose candidamente la donna più anziana con uno sguardo premurosamente materno in volto.

-Vuoi dire che l’incarico sta per finire?- il tono amareggiato di Monica non era una sorpresa, Tess sapeva quanto la sua giovane allieva si affezionasse velocemente ai suoi ‘incarichi’.

-Temo proprio di sì. Tuttavia abbiamo ancora del tempo.-

-Quanto Tess? Io non ce la faccio.- Monica si stava per mettere a piangere.

-Non fare così. Vedrai che Dio ci aiuterà, lo ha sempre fatto.-

-Lo so Tess. Ma non è giusto. È così giovane e ha una famiglia che le vuole così bene.- Tess abbracciò la giovane cercando di calmarla.

-Ogni cosa ha un suo perché, lo sai bene. E sono sicura che Dio non si sia dimenticato del bene che ha fatto questa famiglia.-

-Tess quanto tempo ci rimane?- le due donne si guardarono negli occhi.

-Una settimana.-

 

Il ragazzo camminava goffamente davanti a lui, non curandosi minimamente della gente che gli stava attorno, delle loro chiacchiere o del modo in cui lo guardavano. Calciava i piccoli sassi sul marciapiede che si trovava davanti, sbuffando di tanto in tanto. Lo zaino blu sobbalzava di tanto in tanto sulla sua schiena, sopra di lui il cielo era grigio perla. Ad un certo punto il sassolino che stava calcando cadde dal marciapiede e, quasi contrariato, si fermò un momento a guardarlo in silenzio. Abbastanza a lungo per permettere ad Andrew, che era da un po’ che lo seguiva, di raggiungerlo.

-Ehi ciao!- la voce solare fece voltare di scatto la testa del giovane.

Il suo viso erano cerei e delle profonde occhiaie si delineavano sotto i suoi giovani occhi marroni. L’espressione era seria e triste, tanto da parere arrabbiata. Contrariamente a quella luminosa dell’angelo che percepì immediatamente i suoi pensieri e le sue emozioni. Erano tristi e travolgenti, tanto che per un momento ricordò il giorno in cui aveva trovato Ellie in camera sua a piangere; quella volta era stato travolto dalle sensazioni come se le provasse lui stesso, come un fiume in piena.

-Tu sei Zanna vero?- gli domandò l’uomo.

-Lei è il babysitter dei Potter giusto?- gli domandò a sua volta il ragazzo, con voce educata.

-Sono Andrew.- si presentò, tendendogli la mano.

-Andrea.- disse l’altro afferrando la mano.

-Tutto bene?-

-Sì, grazie.-

-Perdonami se insisto, ma non hai esattamente l’aspetto che si addice ad un ragazzo della tua età.- il ragazzo fece un sorriso tirato, quasi ironico.

-Lo immagino.-

-Posso aiutarti?-

-No, è una cosa di cui ho solo bisogno di tempo per metabolizzarla.-

-Capisco.- fece con un tono basso l’angelo della morte.

-Senti.. stasera a casa dei Potter è stata organizzata una festa, se ti va di venire sei il benvenuto.- Andrew estrasse dalla tasca della giacca una busta bianca, porgendola poi al ragazzo che la fissò stranito. Un lampo attraversò i suoi occhi, quasi gli fosse stata data una possibilità per risolvere il suo tormento; ma poco dopo essi tornarono opachi come prima. Zanna afferrò la busta senza molta convinzione.

-La ringrazio, ma non penso che lo sarei.-

-Perché no?-

-Beh, diciamo che ci sono stati dei problemi.-

-Si tratta di Ellie?- il ragazzo incrociò gli occhi di vetro dell’angelo.

-E’ complicato.-

-Sai è la stessa cosa che ha detto lei.- sorrise Andrew.

-E’ stata lei ad invitarmi?-

-A dire il vero è un’idea mia. So che sei molto amico dei Potter e vi conoscete molto bene.-

-Ecco.. non credo sia una buona idea.-

-Forse invece è un buon modo per ricominciare.-

Zanna alzò nuovamente il volto verso lo sconosciuto, non sapeva perché eppure il suo volto gli dava una sicurezza tale da colmare tutto il suo dolore, quasi a convincerlo.

-Perché lo fa?-

-Perché quello che è successo tra te ed Ellie è solo un piccolo problema in confronto a quello che ci potrebbe essere dopo. E io credo che questa festa sia una buona occasione per riavvicinarvi.. per parlare. Ma ovviamente questa è una scelta che solo tu puoi fare.- rispose pacatamente Andrew.

Zanna abbassò lo sguardo sulla lettera, indeciso. Quando rialzò lo sguardo per rispondere all’uomo lui non c’era più.

 

-Uffa che barba!-

-Avanti dai! Piantala di piagnucolare.- lo rimproverò dolcemente Ellie.

Will per protesta appoggiò il gomito sul tavolo e si sostenne la testa con la mano, in volto un dolcissimo broncio. La ragazza si sporse un po’ di più per vedere meglio quello che aveva combinato.

-Che c’è? È giusta perché ti lamenti?-

-Non ho più voglia di fare i compiti.- rispose mesto il bimbo.

-Will ti mancano cinque operazioni e hai finito.-

-Sì, ma sono lunghe.-

-Ti sembrano lunghe perché le stai imparando, ma poi vedrai che quando le saprai fare bene sarai più veloce della maestra.-

-Ellie sono per mercoledì, non posso farle domani?-

-Will cosa dice il proverbio? Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi.-

Per tutta risposta lui sbuffò nuovamente. Ellie era esausta. Era tutto il pomeriggio che stavano sui libri di scuola e doveva ancora apparecchiare. Andrew aveva detto che sarebbe uscito a fare la spesa, ma erano passate ore e non era ancora tornato. Will si era rimesso a scrivere controvoglia e l’unico rumore nella stanza era il grattare della penna sul foglio di carta. Ad un tratto la porta d’ingresso si aprì.

-Sono tornato!-

-Andrew!- esclamò Ellie con sollievo.

-Finito!- non ebbe il tempo di fermarlo o di controllargli i compiti che Will aveva già agguantato zaino, libri e astuccio sottobraccio e correva su per le scale diritto in camera. I due rimasero là a guardarsi in silenzio.

-Tutto a posto?-

- Sì, è stata dura con tutte quelle espressioni, ma ce l’abbiamo fatta.-

-Scusa per il ritardo, ma ho dovuto sbrigare una commissione. Spero non ti dispiaccia.-

-Figurati, tanto ormai.. l’importante è che sei tornato. Devo ancora preparare tutto.- Ellie si passò una mano stanca sulla faccia.

Il sorriso caldo di Andrew sciolse tutta la sua stanchezza. L’angelo le posò una mano sulla spalla con fare rassicurante.

-Vedrai che andrà bene.-

-Sarà.. ma sono quasi le otto e noi dobbiamo sbrigarci.-

Detto questo Ellie si voltò di nuovo in direzione della sala ed iniziò a tirare fuori da un cassettone antico una tovaglia bianca e dell’argenteria che Andrew non aveva mai visto. Preparò la tavola a regola d’arte, come le aveva insegnato sua madre: doppio bicchiere, triple posate, acqua, vino, tovagliolo elegantemente piegato, fiori, candele.. Andrew si era rintanato in cucina, a preparare la migliore cena di sempre. Per celebrare il tutto: un cd di Enya. Ci fu un gran brusio e poi la porta venne aperta senza ritegno: erano arrivati mamma, papà e Monica.

-Siamo a casa!- urlò Lily per annunciare la loro presenza.

-Abbiamo notato.- scherzò Ellie con tono furbesco, appoggiata allo stipite della porta guardandoli entrare pieni di borse, borsoni e cappotti da appendere e mettere via.

-Amore, tutto bene?- la salutò la madre con un sorriso stanco.

-Alla grande, la tavola e pronta e tra poco sarà pronta anche la cena.- rispose galantemente la figlia, aiutandola a togliersi il cappotto e a liberarsi dalla borsa.

-Andrew è in cucina? Hai bisogno di una mano?- urlò l’ultima domanda per farsi sentire dal loro beneamato babysitter. Andrew comparve sulla soglia con un grembiule bianco in vita, un cucchiaio di legno nella mano destra e il suo solito sorriso stampato in faccia; a quanto pareva si stava divertendo.

-Stia tranquilla è tutto sotto controllo, per questa sera credo proprio che possiate rilassarvi.- rispose lui. Lily lo guardò con sguardo adorante, ringraziandolo mutamente di non dover pensare a nient’altro se non rilassarsi.

-Ciao Monica, tutto bene?- domandò la ragazza alla giovane donna.

-Sì grazie, e tu?-

-Alla grande, stasera ci divertiremo un mondo vedrai.-

-Ne sono certa.- ammiccò la donna.

-Ellie è opera tua?- Lily fissava il tavolo della sala apparecchiato con la bocca spalancata dallo stupore.

-Ehm.. sì.- rispose la ragazza, non del tutto sicura se fosse la risposta giusta.

-E’ meraviglioso.- disse la madre girandosi e guardandola dolcemente.

Per poco ad Ellie non si spezzò il cuore dalla dolcezza e dall’amarezza che provava. La dolcezza per aver reso sua madre orgogliosa di lei, per averla resa felice; l’amarezza perché le stava mentendo, perché in realtà stava solo cercando di vivere al meglio gli ultimi attimi che le rimanevano da passare con la sua famiglia, perché da un giorno all’altro non li avrebbe mai più rivisti. Per un attimo fu tentata di dirle la verità in quel momento, su due piedi, poco importava se avrebbe rovinato a tutti la serata. Poi si riscosse, le sorrise dolcemente e finì di appendere il cappotto di Monica insieme agli altri. Fortunatamente Will, attirato da tutto quel trambusto, scese dalle scale per salutare tutti.

-E’ pronto!- la poderosa voce di Andrew riscosse tutti.

L’uomo si avviò verso la sala con in mano una grossa pentola di alluminio. Tutti presero posto, ovviamente la sedia a capotavola spetta a James al cui fianco sedettero Lily ed Ellie, mentre Will prese posto vicino alla sorella. In parte al bimbo rimase la sedia vuota per Andrew e poi Monica vicino a Lily.

-Cosa ci hai preparato di buono?- domandò il padre con fare affamato, sfregandosi le mani.

-Come primo ho optato per una bella pasta alla carbonara.. –

-Io voglio tanta pancetta!- saltò su Will, tanto che Ellie gli mise una mano davanti alla bocca per farlo stare zitto. Andrew rise in direzione del bambino prima di continuare.

-Mentre per secondo involtini ripieni con polenta.-

-Andrew sei un angelo!- disse Lily quasi commossa.

-Oh lo è davvero mamma!- esclamò Ellie, quasi senza rendersene conto. Guardò di sottecchi Andrew che le tornò lo stesso sguardo, ovviamente all’insaputa di tutti. Nessuno poteva immaginare quanto fosse vero quello che aveva appena detto.

-Mmh, è davvero buono!- disse James approvando a gran voce, tanto che ne prese due porzioni sia di pasta che di carne.

Mangiarono tutti tutto in silenzio, poche erano le chiacchiere che interrompevano quel quotidiano rituale. Soltanto quando anche l’arrosto fu finito iniziarono i commenti, gli avvenimenti della giornata, la cronaca e gli aneddoti divertenti su altri pranzi ed altre cene passate. Passò un’ora e mezza prima che qualcuno si rendesse conto che avevano finito gli argomenti.

-Molto bene e adesso piccolo genietto?- la scherzò la madre guardando sua figlia, aspettandosi il programma della serata.

Ellie fece parlare che il campanello suonò. Tutti per un momento si guardarono in silenzio, chiedendosi chi mai potesse essere.

-Vado io.- disse Will.

Andrew era in piedi che raccoglieva i piatti vuoti e con sguardo serio guardava Ellie e Will. Il bambino aprì la porta e l’esclamazione che ne seguì fece ghiacciare il sangue nelle vene di Ellie.

-Zanna!-

Il cuore iniziò a pompare più velocemente, il panico e la paura si impadronirono della sua mente mandandola in confusione, pietrificandola sul posto. Quell’esclamazione di gioia l’aveva appena colpita a tradimento come una pallottola. Will ritornò in sala saltellando contendo, stringendo la mano del ragazzo dai capelli neri e dal sorriso gentile. Quasi come una calamita i suoi occhi percorsero tutti i presenti nella stanza per poi soffermarsi su quelli della ragazza che lo guardava senza dire niente, senza espressione.

-Andrea caro! Tutto bene?- lo salutò Lily con un enorme sorriso.

-Bene grazie. Voi?-

-Una favola non vedi?- scherzò suo padre per poi mettersi a ridere.

Un altro attimo di silenzio in cui lui deglutì per poi guardare di nuovo Ellie.

-Tu tutto a posto?-

-Certo, anche tu spero?- non sapeva dove aveva trovato la forza di parlare e rimanere calma.

-Sì a posto.-

Nessuno più diceva niente, nessuno sapeva cosa dire.

-Ho ricevuto questa stamattina e non ero sicuro se sarei venuto o meno. Quindi ho optato per passare a fare un saluto senza disturbare nessuno.-

-Che cos’è?- domandò Will.

-E’ una lettera. Diceva che c’era una festa.. – sorrise stancamente, quasi fosse triste e distrutto –Ma che sciocco! Credo proprio di aver fatto una cavolata. È stato bello rivedervi, ora però è meglio che vada!- Zanna fece per andare alla porta.

Dopo un breve sguardo ad Andrew Ellie capì che era stato lui e il suo cervello pensò velocemente.

-Aspetta!- il ragazzo si fermò dopo appena due passi, era quasi certa che lui fosse in ansia quanto lei. Zanna si voltò.

-Perché non ti fermi? Dopotutto non sei un estraneo.-

-Non voglio disturbare.-

-Nessun disturbo, è un piacere.- Ellie si era alzata e adesso gli sorrideva.

Dio quanto tempo era che non la vedeva sorridere? Lei lo voleva lì. Con loro. Sul serio.

-Allora.. va bene.- non sapeva cosa dire, tutto gli sembrava terribilmente banale.

-Allora accomodati, sta per arrivare il dolce.- disse Andrew, sparendo finalmente in cucina e rompendo il ghiaccio che si era creato inizialmente.

-Il dolce? Andrew ma quante cose hai fatto!- Lily era allibita –Ricordami che devo darti un aumento.- dalla cucina provenne una calorosa risata.

Will si preoccupò di recuperare una sedia e di metterla tra lui e la sorella. Zanna era un po’ a disagio a sedersi lì in mezzo, si sentiva a casa eppure aveva una terribile paura di essere fuori posto, come se lei, o comunque una sua parola, potessero decretare l’esito di quella serata. Eppure non disse niente, semplicemente lo guardava con tranquillità ed un tenero sorriso in volto. Lo stesso sorriso e lo stesso sguardo che mille volte le aveva visto rivolgere agli altri e di cui si era innamorato a prima vista. Per questo cercò di concentrarsi sul mucchio di cose che Will gli stava raccontando, altrimenti ne era certo sarebbe rimasto tutta la sera fissarla. Andrew tornò pochi minuti dopo con una grossa torta ricoperta di panna montata bianca, circondata sulla sommità da fragole rosse molto invitanti. Ellie rimase a bocca aperta; era fantastica.

-Complimenti! Sai Andrew hai mai pensato a lavorare come cuoco? Quasi quasi ti assumerei.- disse Lily, veramente colpita dalla sua abilità.

-No, mi basta già quello che faccio.-

-Io voglio la fetta più grande!- saltò su subito Will, salvando Andrew da un inevitabile discorso di carriere a cui Lily si sarebbe volentieri dedicata, ma che invece si apprestò a correggere con gentilezza l’impulsività del figlio.

-Will! Come si dice?-

-Per piacere.-

-Tieni.- la fetta era veramente enorme.

Per altri dieci minuti nessuno parlò. Nessun imbarazzo, nessuna  battuta fuori luogo. Tutti mangiavano in silenzio, gustandosi quella delizia.

-Come va con il corso?- per poco Zanna non si strozzò con un pezzo di torta. Già era strano che Ellie gli avesse permesso di rimanere, ma che si mettesse anche a fare conversazione amichevolmente con lui era davvero sorprendente. Quante probabilità c’era che quella che aveva in parte fosse una sua sosia?

-Sì, tutto a posto. Abbiamo fatto due lezioni per conto nostro perché l’insegnante era malato, perciò ne abbiamo approfittato per utilizzare i computer dell’aula, sai che non vuole che li utilizziamo. Tu invece sei più andata?-

-A dire il vero no. Sono passata dalla biblioteca una volta per restituire un libro e ho visto dalla vetrata che stavate facendo lezione. Poi a dire il vero siamo andati in montagna con i miei e ad essere sincera non ho più aperto libro.-

-Sì beh, non è che nemmeno noi siamo andati molto avanti.-

-Non è quello però.. l’allenamento.. sai.-

-Capisco. Comunque tutto a posto?-

-Sì, grazie.  Davvero tutto bene. E tu? Più andato alla palestra.-

-No, mi sono stufato ancora prima di incominciare.- i due ragazzi si misero a ridere, Zanna non era mai stato quello della palestra anche se ne avrebbe davvero bisogno.

-Piuttosto, quand’è il concerto?- domandò di punto in bianco il ragazzo, quasi gli si fosse accesa una lampadina nel cervello a ricordare qualcosa di importante.

-Dopodomani.-

-Sei pronta?-

-Sì, ho solo paura di fare la figura del cavolo.-

-Vedrai che non la farai.- involontariamente, con un riflesso automatico, il ragazzo portò una mano sulle spalle di Ellie; un gesto che faceva sempre quando erano insieme lei non si sentiva all’altezza di un compito che stava per affrontare. Ma improvvisamente quel gesto gli sembrò l’errore fatale di quella sera. Subito si pietrificò guardandola. Anche lei era rimasta immobile come una statua. Anche il tono di voce che aveva usato era stato dolce come allora. Entrambi aspettavano che l’altro dicesse qualcosa, una qualsiasi cosa per distruggere la suspance che si era venuta a creare. Poi lei sorrise.

-Grazie.- bastò quello a farlo rilassare. Tolse il braccio e tornò a guardare la sua fetta di torta. –Ci sarai?-

-Cosa?-

-Al concerto. Pensi di venire?-

-Beh sì.-

-Allora ci vediamo là.- gli sorrise lei con aria furbetta.

Non ebbero più occasione quella sera per bisbigliare tra loro. Si ritrovarono tutti quanti ben presto nella parte relax della sala. Chi seduto sulle poltrone, chi sul divano, chi a gambe incrociate sul tappeto. Giocarono a Tombola, Monopoli, carte, Battaglia Navale; si raccontarono barzellette; fecero una sottospecie di karaoke a cui però Monica non partecipò perché si rifiutò molto gentilmente di cantare. Fecero talmente tante cose, eppure sembrò un attimo.. un attimo lungo delle ore; e arrivarono le 23:45.

-Ragazzi come è tardi.- sospirò stanco James.

-Sì caro, hai proprio ragione. È stata una bella serata.- concordò la moglie con un sorriso altrettanto stanco.

-Peccato sia già finita.- sbadigliò Will.

-Già, ed è ora che tu vada a nanna campione. Perciò saluta tutti, mettiti il pigiama, lavati i denti e vai a dormire.- disse calorosa la madre.

Il bimbo fece ‘ciao ciao’ con la mano e, soffocando un altro sbadiglio, iniziò a salire le scale strisciando stancamente i piedi.

-Sarà meglio che vada, mi sono trattenuto anche più del previsto.- scherzò imbarazzato Zanna.

-Ti accompagno alla porta.- si offrì Ellie.

-Beh, allora grazie.- disse ad un certo punto lui, dopo essersi messo la giacca.

-Grazie a te per essere passato.- annuì Ellie.

-Okay, allora ci vediamo.- fece lui gentilmente per andarsene, dato che lei non diceva più niente. Ma proprio in quel momento lei lo fermò.

-Andrea!- il ragazzo si voltò a guardarla quando ormai era sugli scalini. –Senti quando vuoi, la porta per te sarà sempre aperta.- il suo sguardo esprimeva una forte tristezza, ma anche tanta speranza di ricevere un sì da parte sua. E questo lui lo sapeva.

-Grazie.- fu per questo che lui le sorrise ed annuì. Lei non lo odiava, e questo gli faceva piacere.

-Sarà meglio che vada anche io.- sorrise Monica, avviandosi anche lei verso la porta.

-Davvero Monica, grazie mille per essere venuta.- disse Lily.

-Grazie a voi per avermi invitato.- disse l’altra.

-Ci mancherebbe. A noi fa sempre piacere avere amici per casa.-

-Buonanotte Lily, signor Potter.. Ellie. Salutatemi Andrew.- disse la donna, lanciando una fuggevole occhiata sul vano della cucina dove Andrew le lanciò un’occhiata d’intesa, poi se ne andò.

-Beh, adesso però dobbiamo mettere tutto a posto.- sospirò Lily con le mani sui fianchi, valutando tutto quello che c’era da fare e quanto tempo c’avrebbero messo.

-Mamma lascia stare, faccio io.- disse Ellie.

-Ellie non puoi mettere a posto tutto da sola.- disse la madre.

-Sentite, voi due dovete andare a lavorare presto domani. Ci penso io, tranquilli. Mi occuperò delle cose immediate e più grosse e magari quelle meno importanti le metterò a posto domani mattina, non preoccupatevi.-

-Sicura?- le chiese la madre con occhio critico, valutando la sua risposta.

-Sicura.- confermò decisa la figlia.

-E va bene. Come vuoi. Notte cucciola.-

-Notte mamma.- Lily diede un bacio sulla fronte della figlia per poi salire le scale.

-Notte Ellie.-

-Notte papà.- anche James diede un bacio sulla guancia della figlia per poi seguire la moglie.

Ellie aspettò di sentire la porta della loro camera chiudersi, poi iniziò a mettere a posto. Le posate e i piatti li aveva già portati via Andrew per lavarli, ma c’erano ancora la tovaglia, i tovaglioli, i fiori da mettere a posto, le candele da pulire e rimettere sui mobili. Bisognava scopare le briciole per terra e rimettere al loro posto le scatole dei giochi. Utilizzando un ferro sottile smosse la cenere nel camino e spense quel poco di fuoco che era rimasto. Improvvisamente la casa le sembrava così vuota e silenziosa, sembrava che non ci fosse nessuno a parte lei. È così che sarebbe stata in futuro la casa? Vuota? Sospirò e si guardò intorno. Era cresciuta lì eppure le sembrava di non essersi mai effettivamente guardata attorno. I dettagli dei mobili in legno, la disposizione dei bicchieri che mamma teneva per belli e non utilizzava mai, il paesaggio inquadrato fuori dalla finestra, l’abbraccio del divano nei momenti di freddo. In quella stanza non c’era mai entrata prima d’allora. Quella sera, per la prima volta nella sua vita, aveva vissuto.

Si trascinò con passi lenti e silenziosi fino alla cucina, Andrew aveva appena finito di sistemare le ultime cose. Anche lui non si era fatto sentire per tutto quel tempo. La guardò entrare con quell’aria mesta.

-Beh è stata una bella serata, sei stata brava.- si complimentò lui.

-Già.- concordò lei; aveva ragione.

-Andrew sei statu tu ad invitare Zanna, vero?- gli occhi di Ellie chiedevano solo una cosa, niente bugie voleva la verità.

-Sì, io gli ho portato la lettera. Ho lasciato che decidesse lui se venire o meno.-

Prima che potesse rendersene conto Ellie gli era corsa incontro. Lo aveva abbracciato con una tale forza da farlo barcollare. Le braccia gli cingevano il collo e le mani artigliavano con rabbia la sua maglietta, quasi fosse l’unico scoglio in quella tempesta che la circondava. Andrew non potè fare altro che ricambiare quella stretta. La sentì nascondere il viso nella sua spalla, lasciando che il tessuto soffocasse i suoi singhiozzi.

-Grazie. Grazie.- furono le uniche parole che gli disse, le uniche che riuscì a udire.

Rimasero per minuti interminabili in quella posizione e lui aspettò che fosse lei a staccarsi da lui. Le accarezzò la schiena tentando di calmarla e quando riuscì nuovamente ad incrociare i suoi occhi fu la cosa più bizzarra che avesse mai visto. Gli occhi erano rossi, le guance rigate di lacrime, eppure sorrideva di un sorriso contento e la sua espressione era di gioia.

-Grazie Andrew.-

-E’ stato un piacere.- le disse lui dandole un bacio sulla fronte.

-Buona notte.-

-Notte.- la ragazza uscì dalla cucina per andare a dormire.

 

Non appena se ne fu andata Andrew voltò la testa verso le due donne che lo guardavano dalla parte opposta della stanza. I loro sguardi erano neutri eppure lui era preoccupato, sapeva che mancava poco tempo.

-E’ andata bene.- disse Tess.

-Sì, ho visto quanto era felice questa sera.- concordò Monica.

-Sì, ma non è ancora finita.- aggiunse Andrew, le mani sui fianchi più preoccupato che mai. Quella missione stava davvero risultando più difficile del previsto e il tempo non era a loro favore purtroppo.

 

  
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