Y
-Andrew.- lo chiamò lei,
mentre la voce le si riempiva di amara tristezza e di lacrime.
-Tu non sai.. –
-Che stai male?- la
interruppe lui serio ma al contempo risultando dolce. Le sorrise
compassionevole, mentre faceva ancora un passo verso di lei, accarezzandole una
guancia. Lei lo guardò con gli occhi velati di lacrime.
-Che stai morendo?-
Ellie
lo guardò spaventata, scoperta. Indietreggiò e cadde sulla sedia, non sapeva
più cosa dire ne cosa fare. Guardò per terra le mani strette a pugno sui jeans
all’altezza delle ginocchia. Aveva fallito e adesso non aveva nemmeno la forza
per guardarlo in faccia e affrontarlo. Andrew le si mise davanti, la mano
appoggiata sulla sua spalla.
-Come
l’hai saputo?- domandò amara.
-Da
quando sono arrivato.-
-Questo
non è possibile. Non mi conoscevi nemmeno. Te l’ha detto l’infermiera
dell’ospedale?- gli domandò arrabbiata, mentre lo guardava dritto negli occhi.
-Tess
è una mia cara amica, ma non mi ha mai detto niente. Lo sapevo dal momento
stesso che ho accettato di essere il babysitter di tuo fratello. In realtà sono
qui per aiutarti.-
-Per
aiutarmi? Come? Puoi guarirmi?- Andrew la guardò triste.
-No,
non posso.-
-E
allora non puoi aiutarmi. E ad ogni modo non hai risposto alla mia domanda: se
davvero sapevi che ero ammalata dimmi come facevi? Chi te l’ha detto? L’hai
capito solo guardandomi? Chi sei?- alcune lacrime sfuggirono dagli angoli dei
suoi occhi, ed ebbero il potere di rattristare ulteriormente Andrew.
-Sono
un angelo.- nel momento stesso che pronunciò quelle parole una luce dorata lo
avvolse, illuminandogli il volto come il sole splendente al mattino. I suoi
occhi chiari erano limpidi e puri e il suo sorriso sembrava in grado di lenire
tutte le sue ferite.
-Ma
cosa.. ?-
-Ellie
io sono stato mandato da Dio per aiutarti.-
-Per
aiutarmi?-
-Ad
affrontare questa malattia. Lui vuole farti sapere che non sei sola e che ti
sarà vicino fino alla fine. E anche io.-
-Tu
sei l’angelo della morte vero?- gli chiese seria e pacata, quasi arrendendosi
all’inevitabile come se l’avesse sempre saputo.
-Sì.
E resterò con te fino alla fine.- vide la ragazza scuotere la testa
violentemente.
-Ellie.
Ellie guardami.- le disse avvicinandosi, mentre lei aveva abbassato la testa
rifiutandosi di guardarlo. Le spalle scosse dai singhiozzi mentre le lacrime
avevano preso a scendere.
-Perché
stai piangendo?- le sussurrò lui, accucciato di fronte a lei.
-Perdonami
Andrew. Mi dispiace davvero. Non volevo. Mi dispiace.-
-Sshhh,
va tutto bene. Va tutto bene.-
-No
Andrew non va bene, e tu lo sai. Sai che ho mentito e sai che non dirò la
verità ai miei finchè non sarà il momento.-
-Ellie
sono la tua famiglia. Hanno il diritto di sapere. Loro ti vogliono bene.-
-Lo
so, appunto per questo. Andrew non voglio che mi guardino con pietà e
compassione. Voglio che si ricordino di me così come sono e che si comportino
come sempre. Ma so che per fare questo dovrò mentire e che pagherò per queste
mie menzogne, ma ti prego non.. –
-Ellie
ascoltami. Tu non pagherai. Ti ricordano niente le parole: “il mio cuore
riposerà tranquillo e sereno quando morirò; ti prego Signore manda un angelo a
vegliare su questa casa; sto cercando di proteggerli a modo mio; e ricevere una
risposta”?-
-Hai
letto le mie lettere?- domandò intimorita la ragazza. L’angelo le sorrise.
-Ero
qui quando le hai scritte e Dio ha udito la tua preghiera.-
-Sei
tu quell’angelo?- domandò speranzosa.
-Sì,
e non ci sono solo io. Tre angeli vegliano su di voi in questa ora buia. E il Signore
non ti punirà per aver cercato di proteggere la tua famiglia. Lui sa che tu
l’hai fatto solo per non farli soffrire. Ma non puoi tenerti tutto dentro e
soffrire da sola, certe volte il dolore è minore se lo si condivide.-
-Non
posso Andrew, non posso. Non voglio vederli soffrire, starei ancora più male.
Preferisco che Dio mi odi piuttosto che.. –
-Ehi
non pensarlo nemmeno! Dio non ti odia! Lui ti ama così come ama la tua
famiglia. E non ti lascerà mai. E credimi se ti dico che Lui soffre a vederti
così. E anche Zanna ti ama molto.- le disse con un sorriso gioioso.
-Zanna?
L’ho fatto soffrire così tanto.- altre lacrime le inondarono il viso. Andrew le
porse un fazzoletto che teneva in una tasca e lei si asciugò le lacrime.
-Entrambi
avete sofferto. E adesso è ora che le cose si sistemino.-
-Andrew
tu non lo dirai ai miei vero?- gli domandò preoccupata.
-No,
se non vorrai. Ma loro hanno il diritto di sapere.-
-D’accordo.
Te lo prometto ma non adesso, quando sarà il momento.-
-Facciamo
un patto: io non dico niente ai tuoi ma tu mi prometti che glielo dirai prima
che sia troppo tardi.-
-E’
già troppo tardi.- replicò lei amara.
-Ellie.-
la richiamò lui.
-Va
bene. Affare fatto.- l’angelo sorrise mentre tornava alla normalità,
sorridendole.
-Andrew.-
-Sì?-
-Quanto
tempo mi manca?- si vedeva che aveva paura e Andrew odiava vedere le persone in
quello stato.
-Non
lo so. Ma non è ancora il momento.-
Ellie
lo abbracciò, mentre le ultime lacrime le si asciugavano sul viso. Era fatta.
La battaglia era cominciata. Andrew le circondò le spalle con un braccio e
rimase con lei finchè non si fu calmata.
‘Andrew – Andrew e Ellie’
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http://www.onthisside.net/episodeguide/tildeathandrewassign22.jpg
-Hai idea di quello che hai fatto?- lo
sguardo che Tess lanciò al suo sottoposto era paragonabile ad una serie di
lampi che precede una tempesta, tuttavia il suo tono di voce tradiva un certo
controlla ed una certa tranquillità, che fece tranquillizzare il giovane angelo
della morte che si dondolava sui talloni con lo sguardo basso in una finta aria
colpevole. Sapeva che quello che aveva fatto era imperdonabile agli occhi del
suo supervisore, tuttavia in cuor suo sapeva di aver fatto la cosa giusta e
quello che provano gli angeli nel loro cuore difficilmente è sbagliato. Certo,
era stato avventato e la sua era stata un’imprudenza che, se non fosse andata a
buon fine, avrebbe potuto mettere a repentaglio tutta la loro missione; ma non
era successo.
-Sì.- disse a mezza voce.
-Non direi! Altrimenti non lo avresti
fatto.- lo bloccò subito la donna.
-Tess è andato tutto bene.- tentò di
giustificarsi Andrew.
-Questa volta! Ma immagina se non fosse
andato tutto nel verso giusto. Sei stato semplicemente fortunato che il momento
fosse vicino, altrimenti puoi giurarci che ti avrei sollevato dall’incarico.-
le guance gonfie di rabbia erano un chiaro segno che ribattere non sarebbe
servito a niente, l’unica cosa era tentare di spiegare il perché l’aveva fatto.
-Tess, lo so che è stata una cosa
avventata ed imprudente. Ma era un bel po’ che ci pensavo e se prima era dato
solo dal fatto che provavo una forte pena e pietà per quella ragazza, adesso è
tutto diverso. Era come se sentissi nel cuore che era il momento giusto. E tu
ci hai sempre insegnato che se un angelo sente qualcosa nel cuore allora vuol
dire che è vero.- la donna riservò al giovane uno sguardo arrabbiato ma
incerto, capiva perfettamente quello che lui stava tentando di dirle. Alla fine
sospirò.
-Angelo mio so bene cosa stai passando,
e non nego che questo incarico non è un test solo per quella ragazza ma anche
per te.-
-Sono sotto esame?-
-Tutti lo siamo, ogni volta. E concordo
con te con quello che hai detto, è importante quello che senti nel cuore e io
confido grandemente nelle tue capacità. Tuttavia Andrew cerca di capire, non
tutti sono pronti per sapere la verità.. specialmente in casi come questo.
Avrebbe potuto chiudersi maggiormente in sé stessa ed impedire per sempre a noi
e a Dio di far breccia nel suo cuore. Adesso che sa chi sei dovrai fare
maggiormente attenzione, dovrai starle vicino più che mai; siamo intesi?-
-Sì, signora.-
La
macchina ballonzolava sulla strada sterrata mentre procedeva verso casa. Tutti
se ne stavano in silenzio. Dopo quello che era successo a Ellie il giorno prima
la voglia di chiacchierare si era come esaurita. Lily e Monica avevano cercato
tutto il tempo di tenere su il morale della compagnia mentre Will giocava con i
suoi giocattoli davanti al camino. Ma gli unici temi che si toccavano era la
malattia, che cosa potesse essere accaduto nella radura (argomento a cui tutti
cercavano di dare una spiegazione il più banale possibile: tosse, un innocente
colpo di asma, stress, affaticamento; dopotutto se Ellie era tranquilla anche
loro potevano stare tranquilli), la scuola, i paesi europei, il futuro di Will.
Ma irrimediabilmente oltre alle belle possibilità che si prospettavano per i
ragazzi, vi si ponevano di fronte anche i motivi per cui avrebbero potuto non
andare, e così si tornava al discorso iniziale. La ragazza si era saggiamente
tirata fuori dalla conversazione, non le piaceva stare zitta ma ancora meno le
sarebbe piaciuto mentire. In macchina si incrociò le braccia la petto, come a
volersi scaldare da un freddo pungente che le veniva dal di dentro. Will invece
stava dal lato opposto guardando silenziosamente fuori dal finestrino, quasi a
contemplare quel posto selvaggio. Istantaneamente Ellie si chiese se sarebbe
mai tornata in quel posto, se avrebbe fatto ancora delle cavalcate con suo
fratello, se avrebbe mai più suonato la chitarra davanti al fuoco, o se invece
la malattia se la sarebbe portata via prima. A quel pensiero l’urgenza di
completare la sua canzone al più presto si fece pressante. Doveva finirla.
Doveva finire quella canzone.
-Uffa,
ma dobbiamo per forza tornare subito a casa?- domandò sconsolato Will ad un
certo punto.
-Will,
ne abbiamo già parlato.-
-Ma
mamma.. –
-Campione..
hai sentito cosa ha detto la mamma, no?- cercò di convincerlo gentilmente il
padre, chiudendo il discorso.
-Che
ne dite di una festa?- Ellie non si rese quasi conto di aver aperto bocca, come
se fosse stato qualcun altro a parlare e lei avesse sentito le sue stesse
parole come una terza persona.
-Una
festa?- la voce di Lily era tanto perplessa quanto sorpresa.
Ellie
e Will si scambiarono uno sguardo dubbioso e lei vide negli occhi del fratello
la speranza e la felicità trattenuta di poter divertirsi con altre persone per
un’intera giornata.
-Perché
no?- chiese Ellie.
-Ma
sei sicura? C’è la scuola e magari volevi riposarti un po’.- azzardò James
lanciando un’occhiata d’intesa alla moglie.
-Mai
stata più sicura.- confermò la ragazza, sempre più convinta della sua
decisione.
-E
per l’esattezza quando pensavi di farla questa festa?- chiese Lily.
-Domani
sera?- propose sulle spine la ragazza.
-Domani?
Ma è vicinissimo.- automaticamente la donna stava già pensando a come
organizzare il lavoro, a se bisognasse comprare degli addobbi o che altro, alle
pulizie e a cosa cucinare, senza contare il dopo cena.
-Lo
so, ma non penso sia un problema.-
-E
come pensi di farlo?- domandò divertito James, adorava l’intraprendenza di sua
figlia, il non arrendersi davanti all’evidenza; trovava sempre una soluzione a
tutto.
-Beh
considerato che non inviteremo persone esterne a parte Monica ed Andrew, per la
cena possiamo chiedere benissimo ad Andrew che è un mago in cucina, mentre per
l’allestimento se tu sei al lavoro ci posso pensare tranquillamente io. Così
quanto tornerete a casa sarà già tutto pronto.-
-E
come la metti con i compiti di tuo fratello? Se Andrew cucina non potrà aiutare
Will.-
-Will
non è così ignorante come sembra.. –
-Ehi..-
cercò di brontolare Will indignato, prima che la sorella gli sorridesse
complice e continuasse a parlare.
-E
poi posso sempre dargli una mano io, tanto per il momento non devo studiare
niente di importante. Tu mamma puoi avvisare Monica, così magari potete venire
direttamente a casa insieme.-
Lily
si voltò verso James che se la rideva.
-Trovi
la cosa così divertente?-
-Assolutamente
sì.- rispose lui.
I
due ragazzi seppero in quel momento di averla appena scampata e che il giorno
dopo ci sarebbe stata una festa privata a casa loro. Will ringraziò con lo
sguardo sua sorella per aver nuovamente trovato qualcosa di divertente da fare.
Ora non restava che inventarsi il dopo cena.
Andrew
entrò a cuor leggero in casa Potter quella mattina ignaro di quello che lo
aspettava.
-Ciao!-
salutò a gran voce per annunciare la sua presenza, sapendo che i due genitori
erano già andati al lavoro e che Will era a scuola. Eppure la porta aperta di
casa gli segnalava che qualcuno c’era: Ellie non era andata a lezione.
-Andrew
ciao!- lo salutò calorosamente la ragazza, scendendo le scale saltellando.
L’uomo
appoggiò le borsine della spesa sul tavolo della cucina, mentre lei gli si
avvicinava. Le pareva stranamente contenta e rilassata quella mattina. Lui le
sorrise iniziando a darsi da fare per mettere a posto la roba.
-Ellie,
tutto bene?- domandò lui innocentemente.
-Alla
perfezione. Vuoi una mano?- chiese lei di rimando.
-Certo.-
rispose lui sull’orlo della risata. Dopo tutto quello che era accaduto negli
ultimi giorni quella era proprio una bella sorpresa.
-Ehm,
Andrew posso chiederti una favore?- domandò lei ad un certo punto, una mano
appoggiata al tavolo e l’altra su un fianco, continuando a mordicchiarsi la
bocca.
-Dimmi.-
-Ecco,
io volevo organizzare una piccola festa privata per stasera; tu ci saresti?-
Andrew incrociò i suoi occhi verdi con quelli della ragazza, soppesando le sue
parole.
-Certo
che ci sono. Molto volentieri.-
-Perché..
ecco.. dovrei chiederti un favore.-
-Spara.-
Ellie iniziò a grattarsi il retro della testa nervosamente.
-Ecco..
i miei arriveranno che sarà praticamente l’ora di cena e quindi al loro arrivo
dovrà essere tutto pronto. Solo che come avrai ben capito non posso fare tutto
da sola. Quindi mi chiedevo, dato che tu sei un mago in cucina.. non è che ti
andrebbe di cucinare?- gli occhi della ragazza erano una muta preghiera che
stava davvero per far scoppiare a ridere l’angelo.
-E
chi penserà a tuo fratello?- domandò Andrew, solo per il gusto di vedere cosa
avrebbe risposto.
-Posso
pensarci io. Appena sono andati via questa mattina ho dato una spolverata a
tutto, i pavimenti erano già puliti e le stanze sono in ordine. Appena Will
torna gli farò fare tutti i compiti e per stasera sarà tutto pronto.- rispose
lei tutto d’un fiato.
-Che
ne dici?- gli domandò, volendo un suo parere.
-Penso
che si possa fare.- il suo sorriso obliquo mandò la ragazza al settimo cielo.
-Grazie
grazie Andrew!- esclamò lei per poi scappare fuori dalla stanza, dandosi da
fare per i prossimi preparativi di quella sera.
-Ehi
Monica!-
-Ciao
Lily, tutto bene?- le domandò l’angelo vedendo avvicinarsi il suo superiore. La
donna sembrava molto agitata e i suoi capelli elettrizzati rispecchiavano
perfettamente il suo stato.
-Che
mi dici del matrimonio di sabato e della festa di compleanno di mercoledì?- le
domandò con tono pratico l’altra.
-Per
il matrimonio stiamo ancora aspettando i due vasi di orchidee per il resto è
tutto pronto. Gli inviti sono stati mandati, i menù sono già stati scelti e gli
addobbi sono pronti. Per la festa è tutto pronto, non ci resta che aspettare
che arrivi mercoledì.- le rispose con un sorriso Monica. Lily sospirò.
-Monica
non so proprio cosa farei senza di te! Ultimamente sono così incasinata.- disse
la responsabile.
-Problemi
in famiglia?-
-Cosa?
No, stanno tutti bene. Anzi, già che me l’hai ricordato: Ellie darà una festa
questa sera e mi ha chiesto di invitarti se ti fa piacere venire.-
-Molto
volentieri. È una ragazza davvero attiva.- allargò ancora di più il suo
sorriso.
-Non
dirlo a me. Senti adesso devo scappare, ho una riunione con il responsabile.
Stasera non andare a casa che vieni direttamente con me appena stacco.-
-Grazie
mille. Come vuoi.-
Monica
osservò Lily svanire lungo il corridoio e poi su per le scalette di metallo che
davano al piano superiore: gli uffici.
-Allora
miss Aureola come va?- il giovane angelo sobbalzò, di certo l’ultima persona
che si aspettava in quel momento era Tess.
-Tess,
cosa ci fai qui?-
-Sono
venuta a dare un’occhiata. Il momento è vicino.- rispose candidamente la donna
più anziana con uno sguardo premurosamente materno in volto.
-Vuoi
dire che l’incarico sta per finire?- il tono amareggiato di Monica non era una
sorpresa, Tess sapeva quanto la sua giovane allieva si affezionasse velocemente
ai suoi ‘incarichi’.
-Temo
proprio di sì. Tuttavia abbiamo ancora del tempo.-
-Quanto
Tess? Io non ce la faccio.- Monica si stava per mettere a piangere.
-Non
fare così. Vedrai che Dio ci aiuterà, lo ha sempre fatto.-
-Lo
so Tess. Ma non è giusto. È così giovane e ha una famiglia che le vuole così
bene.- Tess abbracciò la giovane cercando di calmarla.
-Ogni
cosa ha un suo perché, lo sai bene. E sono sicura che Dio non si sia
dimenticato del bene che ha fatto questa famiglia.-
-Tess
quanto tempo ci rimane?- le due donne si guardarono negli occhi.
-Una
settimana.-
Il
ragazzo camminava goffamente davanti a lui, non curandosi minimamente della
gente che gli stava attorno, delle loro chiacchiere o del modo in cui lo
guardavano. Calciava i piccoli sassi sul marciapiede che si trovava davanti,
sbuffando di tanto in tanto. Lo zaino blu sobbalzava di tanto in tanto sulla
sua schiena, sopra di lui il cielo era grigio perla. Ad un certo punto il
sassolino che stava calcando cadde dal marciapiede e, quasi contrariato, si
fermò un momento a guardarlo in silenzio. Abbastanza a lungo per permettere ad
Andrew, che era da un po’ che lo seguiva, di raggiungerlo.
-Ehi
ciao!- la voce solare fece voltare di scatto la testa del giovane.
Il
suo viso erano cerei e delle profonde occhiaie si delineavano sotto i suoi
giovani occhi marroni. L’espressione era seria e triste, tanto da parere
arrabbiata. Contrariamente a quella luminosa dell’angelo che percepì
immediatamente i suoi pensieri e le sue emozioni. Erano tristi e travolgenti,
tanto che per un momento ricordò il giorno in cui aveva trovato Ellie in camera
sua a piangere; quella volta era stato travolto dalle sensazioni come se le
provasse lui stesso, come un fiume in piena.
-Tu
sei Zanna vero?- gli domandò l’uomo.
-Lei
è il babysitter dei Potter giusto?- gli domandò a sua volta il ragazzo, con
voce educata.
-Sono
Andrew.- si presentò, tendendogli la mano.
-Andrea.-
disse l’altro afferrando la mano.
-Tutto
bene?-
-Sì,
grazie.-
-Perdonami
se insisto, ma non hai esattamente l’aspetto che si addice ad un ragazzo della
tua età.- il ragazzo fece un sorriso tirato, quasi ironico.
-Lo
immagino.-
-Posso
aiutarti?-
-No,
è una cosa di cui ho solo bisogno di tempo per metabolizzarla.-
-Capisco.-
fece con un tono basso l’angelo della morte.
-Senti..
stasera a casa dei Potter è stata organizzata una festa, se ti va di venire sei
il benvenuto.- Andrew estrasse dalla tasca della giacca una busta bianca,
porgendola poi al ragazzo che la fissò stranito. Un lampo attraversò i suoi
occhi, quasi gli fosse stata data una possibilità per risolvere il suo
tormento; ma poco dopo essi tornarono opachi come prima. Zanna afferrò la busta
senza molta convinzione.
-La
ringrazio, ma non penso che lo sarei.-
-Perché
no?-
-Beh,
diciamo che ci sono stati dei problemi.-
-Si
tratta di Ellie?- il ragazzo incrociò gli occhi di vetro dell’angelo.
-E’
complicato.-
-Sai
è la stessa cosa che ha detto lei.- sorrise Andrew.
-E’
stata lei ad invitarmi?-
-A
dire il vero è un’idea mia. So che sei molto amico dei Potter e vi conoscete
molto bene.-
-Ecco..
non credo sia una buona idea.-
-Forse
invece è un buon modo per ricominciare.-
Zanna
alzò nuovamente il volto verso lo sconosciuto, non sapeva perché eppure il suo
volto gli dava una sicurezza tale da colmare tutto il suo dolore, quasi a
convincerlo.
-Perché
lo fa?-
-Perché
quello che è successo tra te ed Ellie è solo un piccolo problema in confronto a
quello che ci potrebbe essere dopo. E io credo che questa festa sia una buona
occasione per riavvicinarvi.. per parlare. Ma ovviamente questa è una scelta
che solo tu puoi fare.- rispose pacatamente Andrew.
Zanna
abbassò lo sguardo sulla lettera, indeciso. Quando rialzò lo sguardo per
rispondere all’uomo lui non c’era più.
-Uffa
che barba!-
-Avanti
dai! Piantala di piagnucolare.- lo rimproverò dolcemente Ellie.
Will
per protesta appoggiò il gomito sul tavolo e si sostenne la testa con la mano,
in volto un dolcissimo broncio. La ragazza si sporse un po’ di più per vedere
meglio quello che aveva combinato.
-Che
c’è? È giusta perché ti lamenti?-
-Non
ho più voglia di fare i compiti.- rispose mesto il bimbo.
-Will
ti mancano cinque operazioni e hai finito.-
-Sì,
ma sono lunghe.-
-Ti
sembrano lunghe perché le stai imparando, ma poi vedrai che quando le saprai
fare bene sarai più veloce della maestra.-
-Ellie
sono per mercoledì, non posso farle domani?-
-Will
cosa dice il proverbio? Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi.-
Per
tutta risposta lui sbuffò nuovamente. Ellie era esausta. Era tutto il
pomeriggio che stavano sui libri di scuola e doveva ancora apparecchiare.
Andrew aveva detto che sarebbe uscito a fare la spesa, ma erano passate ore e
non era ancora tornato. Will si era rimesso a scrivere controvoglia e l’unico
rumore nella stanza era il grattare della penna sul foglio di carta. Ad un
tratto la porta d’ingresso si aprì.
-Sono
tornato!-
-Andrew!-
esclamò Ellie con sollievo.
-Finito!-
non ebbe il tempo di fermarlo o di controllargli i compiti che Will aveva già
agguantato zaino, libri e astuccio sottobraccio e correva su per le scale
diritto in camera. I due rimasero là a guardarsi in silenzio.
-Tutto
a posto?-
-
Sì, è stata dura con tutte quelle espressioni, ma ce l’abbiamo fatta.-
-Scusa
per il ritardo, ma ho dovuto sbrigare una commissione. Spero non ti
dispiaccia.-
-Figurati,
tanto ormai.. l’importante è che sei tornato. Devo ancora preparare tutto.-
Ellie si passò una mano stanca sulla faccia.
Il
sorriso caldo di Andrew sciolse tutta la sua stanchezza. L’angelo le posò una
mano sulla spalla con fare rassicurante.
-Vedrai
che andrà bene.-
-Sarà..
ma sono quasi le otto e noi dobbiamo sbrigarci.-
Detto
questo Ellie si voltò di nuovo in direzione della sala ed iniziò a tirare fuori
da un cassettone antico una tovaglia bianca e dell’argenteria che Andrew non
aveva mai visto. Preparò la tavola a regola d’arte, come le aveva insegnato sua
madre: doppio bicchiere, triple posate, acqua, vino, tovagliolo elegantemente
piegato, fiori, candele.. Andrew si era rintanato in cucina, a preparare la
migliore cena di sempre. Per celebrare il tutto: un cd di Enya. Ci fu un gran
brusio e poi la porta venne aperta senza ritegno: erano arrivati mamma, papà e
Monica.
-Siamo
a casa!- urlò Lily per annunciare la loro presenza.
-Abbiamo
notato.- scherzò Ellie con tono furbesco, appoggiata allo stipite della porta
guardandoli entrare pieni di borse, borsoni e cappotti da appendere e mettere
via.
-Amore,
tutto bene?- la salutò la madre con un sorriso stanco.
-Alla
grande, la tavola e pronta e tra poco sarà pronta anche la cena.- rispose
galantemente la figlia, aiutandola a togliersi il cappotto e a liberarsi dalla
borsa.
-Andrew
è in cucina? Hai bisogno di una mano?- urlò l’ultima domanda per farsi sentire
dal loro beneamato babysitter. Andrew comparve sulla soglia con un grembiule
bianco in vita, un cucchiaio di legno nella mano destra e il suo solito sorriso
stampato in faccia; a quanto pareva si stava divertendo.
-Stia
tranquilla è tutto sotto controllo, per questa sera credo proprio che possiate
rilassarvi.- rispose lui. Lily lo guardò con sguardo adorante, ringraziandolo
mutamente di non dover pensare a nient’altro se non rilassarsi.
-Ciao
Monica, tutto bene?- domandò la ragazza alla giovane donna.
-Sì
grazie, e tu?-
-Alla
grande, stasera ci divertiremo un mondo vedrai.-
-Ne
sono certa.- ammiccò la donna.
-Ellie
è opera tua?- Lily fissava il tavolo della sala apparecchiato con la bocca spalancata
dallo stupore.
-Ehm..
sì.- rispose la ragazza, non del tutto sicura se fosse la risposta giusta.
-E’
meraviglioso.- disse la madre girandosi e guardandola dolcemente.
Per
poco ad Ellie non si spezzò il cuore dalla dolcezza e dall’amarezza che provava.
La dolcezza per aver reso sua madre orgogliosa di lei, per averla resa felice;
l’amarezza perché le stava mentendo, perché in realtà stava solo cercando di
vivere al meglio gli ultimi attimi che le rimanevano da passare con la sua
famiglia, perché da un giorno all’altro non li avrebbe mai più rivisti. Per un
attimo fu tentata di dirle la verità in quel momento, su due piedi, poco
importava se avrebbe rovinato a tutti la serata. Poi si riscosse, le sorrise
dolcemente e finì di appendere il cappotto di Monica insieme agli altri.
Fortunatamente Will, attirato da tutto quel trambusto, scese dalle scale per
salutare tutti.
-E’
pronto!- la poderosa voce di Andrew riscosse tutti.
L’uomo
si avviò verso la sala con in mano una grossa pentola di alluminio. Tutti presero
posto, ovviamente la sedia a capotavola spetta a James al cui fianco sedettero
Lily ed Ellie, mentre Will prese posto vicino alla sorella. In parte al bimbo
rimase la sedia vuota per Andrew e poi Monica vicino a Lily.
-Cosa
ci hai preparato di buono?- domandò il padre con fare affamato, sfregandosi le
mani.
-Come
primo ho optato per una bella pasta alla carbonara.. –
-Io
voglio tanta pancetta!- saltò su Will, tanto che Ellie gli mise una mano
davanti alla bocca per farlo stare zitto. Andrew rise in direzione del bambino
prima di continuare.
-Mentre
per secondo involtini ripieni con polenta.-
-Andrew
sei un angelo!- disse Lily quasi commossa.
-Oh
lo è davvero mamma!- esclamò Ellie, quasi senza rendersene conto. Guardò di
sottecchi Andrew che le tornò lo stesso sguardo, ovviamente all’insaputa di
tutti. Nessuno poteva immaginare quanto fosse vero quello che aveva appena
detto.
-Mmh,
è davvero buono!- disse James approvando a gran voce, tanto che ne prese due
porzioni sia di pasta che di carne.
Mangiarono
tutti tutto in silenzio, poche erano le chiacchiere che interrompevano quel
quotidiano rituale. Soltanto quando anche l’arrosto fu finito iniziarono i
commenti, gli avvenimenti della giornata, la cronaca e gli aneddoti divertenti
su altri pranzi ed altre cene passate. Passò un’ora e mezza prima che qualcuno
si rendesse conto che avevano finito gli argomenti.
-Molto
bene e adesso piccolo genietto?- la scherzò la madre guardando sua figlia,
aspettandosi il programma della serata.
Ellie
fece parlare che il campanello suonò. Tutti per un momento si guardarono in
silenzio, chiedendosi chi mai potesse essere.
-Vado
io.- disse Will.
Andrew
era in piedi che raccoglieva i piatti vuoti e con sguardo serio guardava Ellie
e Will. Il bambino aprì la porta e l’esclamazione che ne seguì fece ghiacciare
il sangue nelle vene di Ellie.
-Zanna!-
Il
cuore iniziò a pompare più velocemente, il panico e la paura si impadronirono
della sua mente mandandola in confusione, pietrificandola sul posto.
Quell’esclamazione di gioia l’aveva appena colpita a tradimento come una
pallottola. Will ritornò in sala saltellando contendo, stringendo la mano del
ragazzo dai capelli neri e dal sorriso gentile. Quasi come una calamita i suoi
occhi percorsero tutti i presenti nella stanza per poi soffermarsi su quelli
della ragazza che lo guardava senza dire niente, senza espressione.
-Andrea
caro! Tutto bene?- lo salutò Lily con un enorme sorriso.
-Bene
grazie. Voi?-
-Una
favola non vedi?- scherzò suo padre per poi mettersi a ridere.
Un
altro attimo di silenzio in cui lui deglutì per poi guardare di nuovo Ellie.
-Tu
tutto a posto?-
-Certo,
anche tu spero?- non sapeva dove aveva trovato la forza di parlare e rimanere
calma.
-Sì
a posto.-
Nessuno
più diceva niente, nessuno sapeva cosa dire.
-Ho
ricevuto questa stamattina e non ero sicuro se sarei venuto o meno. Quindi ho
optato per passare a fare un saluto senza disturbare nessuno.-
-Che
cos’è?- domandò Will.
-E’
una lettera. Diceva che c’era una festa.. – sorrise stancamente, quasi fosse
triste e distrutto –Ma che sciocco! Credo proprio di aver fatto una cavolata. È
stato bello rivedervi, ora però è meglio che vada!- Zanna fece per andare alla
porta.
Dopo
un breve sguardo ad Andrew Ellie capì che era stato lui e il suo cervello pensò
velocemente.
-Aspetta!-
il ragazzo si fermò dopo appena due passi, era quasi certa che lui fosse in
ansia quanto lei. Zanna si voltò.
-Perché
non ti fermi? Dopotutto non sei un estraneo.-
-Non
voglio disturbare.-
-Nessun
disturbo, è un piacere.- Ellie si era alzata e adesso gli sorrideva.
Dio
quanto tempo era che non la vedeva sorridere? Lei lo voleva lì. Con loro. Sul serio.
-Allora..
va bene.- non sapeva cosa dire, tutto gli sembrava terribilmente banale.
-Allora
accomodati, sta per arrivare il dolce.- disse Andrew, sparendo finalmente in
cucina e rompendo il ghiaccio che si era creato inizialmente.
-Il
dolce? Andrew ma quante cose hai fatto!- Lily era allibita –Ricordami che devo
darti un aumento.- dalla cucina provenne una calorosa risata.
Will
si preoccupò di recuperare una sedia e di metterla tra lui e la sorella. Zanna era
un po’ a disagio a sedersi lì in mezzo, si sentiva a casa eppure aveva una
terribile paura di essere fuori posto, come se lei, o comunque una sua parola,
potessero decretare l’esito di quella serata. Eppure non disse niente,
semplicemente lo guardava con tranquillità ed un tenero sorriso in volto. Lo
stesso sorriso e lo stesso sguardo che mille volte le aveva visto rivolgere
agli altri e di cui si era innamorato a prima vista. Per questo cercò di
concentrarsi sul mucchio di cose che Will gli stava raccontando, altrimenti ne
era certo sarebbe rimasto tutta la sera fissarla. Andrew tornò pochi minuti
dopo con una grossa torta ricoperta di panna montata bianca, circondata sulla
sommità da fragole rosse molto invitanti. Ellie rimase a bocca aperta; era
fantastica.
-Complimenti!
Sai Andrew hai mai pensato a lavorare come cuoco? Quasi quasi ti assumerei.-
disse Lily, veramente colpita dalla sua abilità.
-No,
mi basta già quello che faccio.-
-Io
voglio la fetta più grande!- saltò su subito Will, salvando Andrew da un inevitabile
discorso di carriere a cui Lily si sarebbe volentieri dedicata, ma che invece
si apprestò a correggere con gentilezza l’impulsività del figlio.
-Will!
Come si dice?-
-Per
piacere.-
-Tieni.-
la fetta era veramente enorme.
Per
altri dieci minuti nessuno parlò. Nessun imbarazzo, nessuna battuta fuori luogo. Tutti mangiavano in
silenzio, gustandosi quella delizia.
-Come
va con il corso?- per poco Zanna non si strozzò con un pezzo di torta. Già era
strano che Ellie gli avesse permesso di rimanere, ma che si mettesse anche a
fare conversazione amichevolmente con lui era davvero sorprendente. Quante probabilità
c’era che quella che aveva in parte fosse una sua sosia?
-Sì,
tutto a posto. Abbiamo fatto due lezioni per conto nostro perché l’insegnante
era malato, perciò ne abbiamo approfittato per utilizzare i computer dell’aula,
sai che non vuole che li utilizziamo. Tu invece sei più andata?-
-A
dire il vero no. Sono passata dalla biblioteca una volta per restituire un
libro e ho visto dalla vetrata che stavate facendo lezione. Poi a dire il vero
siamo andati in montagna con i miei e ad essere sincera non ho più aperto
libro.-
-Sì
beh, non è che nemmeno noi siamo andati molto avanti.-
-Non
è quello però.. l’allenamento.. sai.-
-Capisco.
Comunque tutto a posto?-
-Sì,
grazie. Davvero tutto bene. E tu? Più andato
alla palestra.-
-No,
mi sono stufato ancora prima di incominciare.- i due ragazzi si misero a
ridere, Zanna non era mai stato quello della palestra anche se ne avrebbe
davvero bisogno.
-Piuttosto,
quand’è il concerto?- domandò di punto in bianco il ragazzo, quasi gli si fosse
accesa una lampadina nel cervello a ricordare qualcosa di importante.
-Dopodomani.-
-Sei
pronta?-
-Sì,
ho solo paura di fare la figura del cavolo.-
-Vedrai
che non la farai.- involontariamente, con un riflesso automatico, il ragazzo
portò una mano sulle spalle di Ellie; un gesto che faceva sempre quando erano
insieme lei non si sentiva all’altezza di un compito che stava per affrontare. Ma
improvvisamente quel gesto gli sembrò l’errore fatale di quella sera. Subito si
pietrificò guardandola. Anche lei era rimasta immobile come una statua. Anche il
tono di voce che aveva usato era stato dolce come allora. Entrambi aspettavano
che l’altro dicesse qualcosa, una qualsiasi cosa per distruggere la suspance
che si era venuta a creare. Poi lei sorrise.
-Grazie.-
bastò quello a farlo rilassare. Tolse il braccio e tornò a guardare la sua
fetta di torta. –Ci sarai?-
-Cosa?-
-Al
concerto. Pensi di venire?-
-Beh
sì.-
-Allora
ci vediamo là.- gli sorrise lei con aria furbetta.
Non
ebbero più occasione quella sera per bisbigliare tra loro. Si ritrovarono tutti
quanti ben presto nella parte relax della sala. Chi seduto sulle poltrone, chi
sul divano, chi a gambe incrociate sul tappeto. Giocarono a Tombola, Monopoli,
carte, Battaglia Navale; si raccontarono barzellette; fecero una sottospecie di
karaoke a cui però Monica non partecipò perché si rifiutò molto gentilmente di
cantare. Fecero talmente tante cose, eppure sembrò un attimo.. un attimo lungo
delle ore; e arrivarono le 23:45.
-Ragazzi
come è tardi.- sospirò stanco James.
-Sì
caro, hai proprio ragione. È stata una bella serata.- concordò la moglie con un
sorriso altrettanto stanco.
-Peccato
sia già finita.- sbadigliò Will.
-Già,
ed è ora che tu vada a nanna campione. Perciò saluta tutti, mettiti il pigiama,
lavati i denti e vai a dormire.- disse calorosa la madre.
Il
bimbo fece ‘ciao ciao’ con la mano e, soffocando un altro sbadiglio, iniziò a
salire le scale strisciando stancamente i piedi.
-Sarà
meglio che vada, mi sono trattenuto anche più del previsto.- scherzò
imbarazzato Zanna.
-Ti
accompagno alla porta.- si offrì Ellie.
-Beh,
allora grazie.- disse ad un certo punto lui, dopo essersi messo la giacca.
-Grazie
a te per essere passato.- annuì Ellie.
-Okay,
allora ci vediamo.- fece lui gentilmente per andarsene, dato che lei non diceva
più niente. Ma proprio in quel momento lei lo fermò.
-Andrea!-
il ragazzo si voltò a guardarla quando ormai era sugli scalini. –Senti quando
vuoi, la porta per te sarà sempre aperta.- il suo sguardo esprimeva una forte
tristezza, ma anche tanta speranza di ricevere un sì da parte sua. E questo lui
lo sapeva.
-Grazie.-
fu per questo che lui le sorrise ed annuì. Lei non lo odiava, e questo gli
faceva piacere.
-Sarà
meglio che vada anche io.- sorrise Monica, avviandosi anche lei verso la porta.
-Davvero
Monica, grazie mille per essere venuta.- disse Lily.
-Grazie
a voi per avermi invitato.- disse l’altra.
-Ci
mancherebbe. A noi fa sempre piacere avere amici per casa.-
-Buonanotte
Lily, signor Potter.. Ellie. Salutatemi Andrew.- disse la donna, lanciando una
fuggevole occhiata sul vano della cucina dove Andrew le lanciò un’occhiata d’intesa,
poi se ne andò.
-Beh,
adesso però dobbiamo mettere tutto a posto.- sospirò Lily con le mani sui
fianchi, valutando tutto quello che c’era da fare e quanto tempo c’avrebbero
messo.
-Mamma
lascia stare, faccio io.- disse Ellie.
-Ellie
non puoi mettere a posto tutto da sola.- disse la madre.
-Sentite,
voi due dovete andare a lavorare presto domani. Ci penso io, tranquilli. Mi occuperò
delle cose immediate e più grosse e magari quelle meno importanti le metterò a
posto domani mattina, non preoccupatevi.-
-Sicura?-
le chiese la madre con occhio critico, valutando la sua risposta.
-Sicura.-
confermò decisa la figlia.
-E
va bene. Come vuoi. Notte cucciola.-
-Notte
mamma.- Lily diede un bacio sulla fronte della figlia per poi salire le scale.
-Notte
Ellie.-
-Notte
papà.- anche James diede un bacio sulla guancia della figlia per poi seguire la
moglie.
Ellie
aspettò di sentire la porta della loro camera chiudersi, poi iniziò a mettere a
posto. Le posate e i piatti li aveva già portati via Andrew per lavarli, ma c’erano
ancora la tovaglia, i tovaglioli, i fiori da mettere a posto, le candele da
pulire e rimettere sui mobili. Bisognava scopare le briciole per terra e
rimettere al loro posto le scatole dei giochi. Utilizzando un ferro sottile
smosse la cenere nel camino e spense quel poco di fuoco che era rimasto. Improvvisamente
la casa le sembrava così vuota e silenziosa, sembrava che non ci fosse nessuno
a parte lei. È così che sarebbe stata in futuro la casa? Vuota? Sospirò e si
guardò intorno. Era cresciuta lì eppure le sembrava di non essersi mai
effettivamente guardata attorno. I dettagli dei mobili in legno, la
disposizione dei bicchieri che mamma teneva per belli e non utilizzava mai, il
paesaggio inquadrato fuori dalla finestra, l’abbraccio del divano nei momenti
di freddo. In quella stanza non c’era mai entrata prima d’allora. Quella sera,
per la prima volta nella sua vita, aveva vissuto.
Si
trascinò con passi lenti e silenziosi fino alla cucina, Andrew aveva appena
finito di sistemare le ultime cose. Anche lui non si era fatto sentire per
tutto quel tempo. La guardò entrare con quell’aria mesta.
-Beh
è stata una bella serata, sei stata brava.- si complimentò lui.
-Già.-
concordò lei; aveva ragione.
-Andrew
sei statu tu ad invitare Zanna, vero?- gli occhi di Ellie chiedevano solo una
cosa, niente bugie voleva la verità.
-Sì,
io gli ho portato la lettera. Ho lasciato che decidesse lui se venire o meno.-
Prima
che potesse rendersene conto Ellie gli era corsa incontro. Lo aveva abbracciato
con una tale forza da farlo barcollare. Le braccia gli cingevano il collo e le
mani artigliavano con rabbia la sua maglietta, quasi fosse l’unico scoglio in
quella tempesta che la circondava. Andrew non potè fare altro che ricambiare
quella stretta. La sentì nascondere il viso nella sua spalla, lasciando che il
tessuto soffocasse i suoi singhiozzi.
-Grazie.
Grazie.- furono le uniche parole che gli disse, le uniche che riuscì a udire.
Rimasero
per minuti interminabili in quella posizione e lui aspettò che fosse lei a
staccarsi da lui. Le accarezzò la schiena tentando di calmarla e quando riuscì
nuovamente ad incrociare i suoi occhi fu la cosa più bizzarra che avesse mai
visto. Gli occhi erano rossi, le guance rigate di lacrime, eppure sorrideva di
un sorriso contento e la sua espressione era di gioia.
-Grazie
Andrew.-
-E’
stato un piacere.- le disse lui dandole un bacio sulla fronte.
-Buona
notte.-
-Notte.-
la ragazza uscì dalla cucina per andare a dormire.
Non
appena se ne fu andata Andrew voltò la testa verso le due donne che lo
guardavano dalla parte opposta della stanza. I loro sguardi erano neutri eppure
lui era preoccupato, sapeva che mancava poco tempo.
-E’
andata bene.- disse Tess.
-Sì,
ho visto quanto era felice questa sera.- concordò Monica.
-Sì,
ma non è ancora finita.- aggiunse Andrew, le mani sui fianchi più preoccupato
che mai. Quella missione stava davvero risultando più difficile del previsto e
il tempo non era a loro favore purtroppo.