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Autore: Walpurgisnacht    13/03/2013    1 recensioni
A quanto pare le rivoluzioni cinesi non bastano mai, da queste parti.
[Raccolta contenente missing moments legati a Secret of the Heart Split in Two e Two-Part Secret Heart, di Kaos e Mana Sputachu]
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Secretception!'
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4. Kung-fu fighting
 
Everybody was kung-fu fighting
Those kicks were fast as lightning
In fact it was a little bit frightning
But they fought with expert timing.
Kung-fu fighting - Carl Douglas
 
 
“Eh beh...”
“Vero, eh?”
“Nulla da dire, no no” commentò Ukyo, sorniona “anzi, dovrei proprio suggerire a Ryoga di comprare un gi...”
Akane annuì, persa nella contemplazione del suo fidanzato.
Da un po’ di tempo a questa parte, in quei pomeriggi in cui smaltiti i compiti non rimaneva molto altro da fare, Akane aveva scoperto un nuovo passatempo degno di nota: osservare Ranma durante le lezioni al dojo.
Il codinato aveva iniziato ad insegnare ad una classe di ragazzini per volere di Soun Tendo, e Akane si era ritrovata più volte a sbirciare le sue lezioni: era affascinata dal modo di fare di Ranma, che sembrava naturalmente portato all’insegnamento - ed era stupefacente vedere quei bambini che pendevano dalle sue labbra in adorazione, in attesa di qualche dimostrazione mirabolante o qualche occasionale litigio tra Ranma e Ryoga che per loro diventava uno spettacolo emozionante. E inoltre... beh, non l’aveva mai ammesso per con nessuno prima d’ora - nemmeno con se stessa, ma trovava che Ranma con indosso il suo gi bianco fosse... particolarmente sexy.
“Akane, hai finito di fargli la radiografia al sedere?”
"E se ti rispondessi di no, Ukyo? Cosa fai, mi sculacci?" rise.
"Chi, io? È il tuo ragazzo e sono le tue turbe..." iniziò, per poi avvicinarsi al suo orecchio e concludere "... sconce". Non era il caso che i ragazzini sentissero parole poco appropriate.
"Ukyo!!!" disse imbarazzatissima coprendosi la faccia con le mani.
"Che c'è? Ho detto qualcosa che non va, per caso?".
"Direi proprio di sì, diamine!".
"Che esagerazione, su. Sono solo stata un po' pepata...".
"Alla faccia! E se lo fossi stato tanto cos'avresti fatto, eh?".
"Ti avrei detto questo". Si riavvicinò alle sue orecchie e cominciò a parlare.
Nel successivo minuto Akane passò le seguenti tonalità, in quest'ordine: rosa pelle, rosso chiaro, rosso granata, fucsia, viola, più viola, talmentevioladasembrareverde.
Alcuni degli studenti di Ranma, per sua somma sfortuna, si avvidero della sua faccia che prendeva colore come una palla stroboscopica da discoteca e si premurarono di farlo notare al loro maestro. Il quale, non appena si accorse di cosa stava succedendo, impose l'alt alla lezione e si precipitò su di lei.
"Akane! Akane! Che ti succede? Che c'è?".
Lei non rispose, la gola troppo secca e gli occhi troppo gonfi per farlo, limitandosi ad indicare Ukyo con un cenno della testa.
"... Kuonji. Cosa le hai fatto?".
"Niente, niente" rispose quella ghignando come una iena "Perché tutti partite dall'idea che sia sempre colpa mia".
"Perché eravate solo voi due e ti ha indicata come colpevole, per esempio?".
"Ranma, cavolo. Era uno scherzo. Uno scherzo! Per la miseria, non guardarmi come se le avessi appena aperto la gola con un coltello".
"Sarà meglio o potrei...".
"Ranma, a cuccia" riuscì a dire Akane, a quanto pareva tornata a sufficienza in possesso delle proprie facoltà mentali.
"Sicura? Posso picchiarla un po' per vendicarti".
"No, non serve. Però Ukyo, giurami che non dirai mai più quelle cose".
"Uffaaaaaaaaaaaaaaa. E va bene, mai più. Siete brutti e cattivi però, ecco".
Per fortuna l'incidente rientrò senza ulteriori strascichi, Ranma riprese la lezione e la portò a termine evitando altri problemi.
Quando poi si avvicinò alle ragazze venne accolto da uno sguardo... strano di Akane.
"Ranma..." cominciò, inusualmente timida.
"Dimmi".
"Vorresti... prima o poi... dare lezioni anche a me?".
Ranma distolse lo sguardo, sbuffando.
Quell’argomento era probabilmente l’unica cosa ancora in grado di farli litigare. 
“Akane, sai già come la penso...”
“...e tu sai come la penso io. È da quando ti conosco che ti rifiuti di allenarmi, e persino quei pochi sparring match che abbiamo fatto non li hai mai presi sul serio ma ti limitavi ad evitare i miei attacchi! Perché non riesci a prendermi seriamente come artista marziale?”
“N-non è questo” balbettò Ranma, preso alla sprovvista “è che io non picchio le donne per principio!”
“Tralasciando il fatto che potrei menzionare almeno un paio di casi in cui sei venuto meno al tuo codice d’onore, ma non è questo il punto” ringhiò Akane, spazientita “io ti ho chiesto di allenarmi, non di picchiarmi!”
“È la stessa cosa!”
“No che non lo è! Sarai capace di tenere a freno la tua forza diamine!”
I due si guardarono in silenzio per un attimo, entrambi saldamente arroccati sulle proprie posizioni.
“Quello che cerco di dirti” disse Akane, dopo aver inspirato un paio di volte ed essersi calmata “è che voglio migliorare le mie tecniche, e tu sei l’unico che ritengo un valido insegnante. Non conta niente per te?”
Ranma sostenne per qualche secondo il suo sguardo, poi afferrò di scatto il suo asciugamano e si diresse verso casa.
“Mi dispiace ma la mia risposta non cambia” disse, senza neanche voltarsi “io non voglio allenarti!”
Akane rimase a guardarlo mentre rientrava in casa, e sentì le lacrime cominciare a bruciarle gli occhi.
Avrebbe voluto inseguirlo e costringerlo a parlare, pur sapendo che probabilmente non ne avrebbe cavato un ragno dal buco.
Invece si limitò ad esternare la sua rabbia nel modo migliore che conosceva, ovvero urlando a pieni polmoni: “STRONZO!”
"Beh, grazie del complimento ma l'ultima volta che ho controllato ero ancora una femmina. Quindi, al massimo, dovresti darmi della stronza" commentò Ukyo mentre apriva la porta del dojo. "Anche se immagino ti stessi riferendo a quel tornado a forma di Ranma che ho incrociato nel corridoio".
"Non mi dirai che il tuo vestirti da uomo nascondeva qualcosa...".
"Akane! Sono femmina al cento per cento! Santo cielo!".
"Ma sì, ma sì. Si faceva per ridere".
"Comunque non andrò mai più a prenderti un bicchiere d'acqua se il risultato è questo". Glielo porse, desiderosa di sapere quale ennesima frana si stava smuovendo dalla cima del monte.
"Era tanto che non lo insultavo così, cavolo. E non vorrei...".
"Ma l'hai fatto. Perché?".
"Si è rifiutato di allenarmi, per l'ennesima volta. Lo odio quando mi sottovaluta, lo odio".
Ukyo sospirò e si apprestò a un'ennesima seduta. 
Dovrei cominciare a stilare un prezzario, potrebbe essere un secondo lavoro molto proficuo. Chiederò lumi a Nabiki.
"Oh Akane, ancora con questa storia".
"Non è una storia. È un mio desiderio profondo e vorrei che lui lo capisse. Ma non lo fa, quel caprone".
"Strano. Non l'avrei mai detto. Spiegami bene come si sono svolti i fatti".
"Quando ha finito la lezione si è avvicinato e io ho avuto l'ardire di chiederglielo. Non l'avessi mai fatto. Ha cominciato a straparlare che lui non picchia le donne e bla bla bla bla. Come se fossi una maledettissima principessa sul pisello. Non voglio un cacchio di principe azzurro, voglio un insegnante. Chiedo troppo per caso?".
La cuoca osservò l'amica per qualche secondo, sinceramente dispiaciuta per lei. Non comprendeva appieno questa sua smania di migliorarsi perché le arti marziali non erano mai state il suo primo scopo nella vita, ma nel contempo poteva identificarsi nell'ambizione di progredire sempre di più nella strada che ami e che vorresti fare davvero tua.
“Sarò sincera, non capisco fino in fondo questo tuo desiderio di farti allenare” disse, sedendosi sul prato “però so che vuol dire voler migliorare a tutti i costi in un campo che ti piace...”
“Vedi, è questo il punto... io ho scelto di voler praticare arti marziali!” rispose Akane, sedendosi accanto all’amica “Mio padre non ha mai imposto a nessuna di noi di praticare arti marziali... aveva allenato tutte e tre fin da piccole, per poi proseguire solo con me perché avevo mostrato più interesse delle mie sorelle. Ma anche lui ha ormai smesso di insegnare, sia al dojo che a me, e ho sempre proseguito i miei allenamenti da sola senza qualcuno che mi seguisse...”
“...e poi è arrivato Ranma.”
Akane si lasciò scappare un risolino sarcastico nel ripercorrere quei ricordi.
“Sai che vuol dire trovarsi davanti qualcuno migliore di te in qualcosa, e che non solo ne è consapevole ma te lo ricorda costantemente? So che in fondo questo suo pavoneggiarsi era anche una sorta di autodifesa per non mostrarsi debole - al di là del suo ego ipertrofico, ma all’epoca non l’avevo ancora capito... e faceva male. Insomma, prima che lui arrivasse... e che arrivasse Shan-Pu, e altri... ero io l’artista marziale più dotata in zona.”
“Immagino che questo abbia fatto abbastanza male al tuo, di ego...”
“Hmpf, non ti immagini quanto” ammise Akane “ma nonostante tutto riuscii a vederci un lato buono in questa situazione, e sperai inutilmente che Ranma accettasse di allenarmi... ma mi sbagliavo.”
Rimasero entrambe in silenzio, Ukyo incerta su cosa dire. Era la prima volta che sentiva Akane parlare di Ranma in questi termini e per la prima volta si ritrovò a corto di parole per confortarla.
“Sai a volte... ho la sensazione che lui preferisca avermi attorno solo come la damigella da salvare, e non come una sua pari...” sussurrò Akane con un velo di tristezza nella voce.
“Certo che la vostra relazione è peggio del vaso di Pandora, ogni volta che si risolve un problema ne vengono a galla altri dieci...”
Akane osservò Ukyo e sospirò, incerta se ridere o piangere a quel tentativo di tirarla su.
La cosa grave è che aveva dannatamente ragione.
 
Ci risiamo...
Ranma aveva sperato che una doccia l’avrebbe aiutato a schiarirsi le idee e calmarsi, ma ovviamente la sua previsione si era rivelata sbagliata: aveva passato quasi venti minuti sotto l’acqua borbottando da solo sul perché non voleva allenare Akane, ringhiando per lo shampoo che gli era finito negli occhi e per i capelli che non ne volevano sapere di lasciarsi spazzolare. Ringraziò i Kami che sua madre non fosse in casa quel pomeriggio, o avrebbe rischiato un terzo grado sul perché parlare da soli in quel modo fosse “poco virile”.
Sospirò.
Conosceva bene Akane, e sapeva che se aveva tirato fuori l’argomento non se ne sarebbe dimenticata tanto presto.
Che fare?
Non c'è niente da fare. Io non allenerò Akane e discorso chiuso. Stop. Kaputt. Finito. Morto.
Non voglio, non posso, non mi compete.
Quindi quella lì può togliersi dalla testa di continuare ad asfissiarmi con le sue assurde pretese e...
...
...
...
...
...
...
Assurde... pretese?
Ranma, non so se è l'acqua calda della doccia o se oggi i tuoi neuroni hanno deciso di farsi belli e cominciare a funzionare decentemente.
Ma guardami in faccia e dimmelo chiaramente: perché non vuoi allenare Akane? Ti rendi conto che la sua richiesta non è affatto assurda, neh?
Non c'è nulla di assurdo nel guardare con anche ammirazione, perché no, a qualcuno che è obiettivamente più bravo di te in qualcosa e chiedergli di aiutarti per giungere al suo livello. Nulla.
Perché, vanità da macho fallito a parte, che tu sia migliore di lei è innegabile.
E allora? Perché? Perché? Perché?
Te lo dovrai dire, prima o poi. Non puoi tenerlo chiuso in un cassetto del tuo cuore per sempre. Sai che quei cassetti vanno oliati di continuo, che alla lunga si arrugginiscono e non si aprono più.
E poi... eh, bello predicar bene e razzolar male.
"Se c'è qualche problema affrontiamolo al momento invece di seppellirlo e tenerlo da parte per sfoderarlo come asso pigliatutto durante un litigio". 
Ecco emerito cretino, tu sì che sai dar seguito alle parole che dici.
Uffffff. Difficile essere Ranma Saotome. Per causa tua e per causa degli altri.
Finì la doccia, si coprì le pudenda e uscì dal bagno.
In corridoio, proprio di fronte alla porta, vide Akane con le braccia conserte e uno sguardo decisamente... incazzato, perché "arrabbiato" non bastava. A circa mezzo metro, sulla sua sinistra, Ukyo che stava indietereggiando e dicendo che era il caso di lasciarli soli.
“Chissà dove sarà finito l’uomomaialino, ho dimenticato il guinzaglio a casa...” disse ad alta voce, certa che i due l’avrebbero bellamente ignorata, e si avviò in giardino.
Ranma si avvicinò con cautela ad Akane, che emanava rabbia da ogni poro.
Questa sarà grama, sul serio. In confronto dirle “ti amo” è stata una bazzeccola...
“S-senti Akane...”
“Cosa.”
Eeeeh, ottime premesse...
Chiuse gli occhi e inspirò, cercando le parole più adatte per affrontare l’argomento.
“Senti... possiamo parlare?”
“Ah, adesso vuoi parlare?” ringhiò lei, ancora ferma contro il muro. Ranma sbuffò, notando come in questo si somigliassero anche troppo: avevano lo stesso modo nascondersi dietro all’orgoglio pur di non venirsi in contro e ammettere di aver sbagliato. Rimanere incavolati l’uno con l’altro diventava una questione di principio.
Mentre ragionava notò con la coda dell’occhio Akane che si allontanava e tornava in giardino, forse per raggiungere Ukyo.
“Ehi, dove pensi di andare?”
“A fare quattro passi, non ho proprio voglia di chiacchierare!”
“E allora perché mi aspettavi fuori dal bagno?”
“...non ti aspettavo, dovevo fare pipì.”
“Grazie dell’informazione ma non ti credo.”
“Puoi credere quello che ti pare per quanto mi riguarda!” 
“E infatti credo che tu voglia parlare, anche se ti rifiuti di ammetterlo” disse lui, intercettandola e fermandola contro la parete “credi che non l’abbia sentito il tuo... richiamo?”
Akane arrossì, ripensando a quello “stronzo” urlato a squarciagola. In effetti voleva che Ranma sentisse, ma sperava non lo riutilizzasse contro di lei. La posizione in cui si trovavano inoltre contribuiva a metterla in imbarazzo - anche se non la trovava del tutto spiacevole...
“Akane... non ci eravamo detti di affrontare ogni problema una volta per tutte, anzichè rinfacciarceli di continuo?”
La ragazza abbassò lo sguardo, ricordando quelle parole... dette in occasione di un altro grosso litigio. E in quel caso aveva davvero temuto che le cose non potessero aggiustarsi in alcun modo.
“Ranma tu... mi ritieni davvero una palla al piede?”
“Co-come...?”
“Insomma, quante volte mi hai detto che sono una seccatura perché ti tocca venirmi a salvare da questo o quel pazzo di turno... ci credo che tu non abbia voglia di allenare un’impedita come me...”
A quella frase Ranma sentì qualcosa spezzarsi.
Ricordava bene ogni volta in cui le aveva detto che era goffa, e per quanto non lo pensasse realmente sapeva che erano tutte frecciate andate a segno che avevano incrinato la già poca autostima della ragazza.
“Akane io... io non ti ho mai creduto che fossi un peso” sussurrò “e se sono venuto a salvarti ogni volta è perché... perché a te ci tengo, ed è mio compito difenderti e proteggerti e-”
“E tutto questo è bellissimo, davvero” lo interruppe lei, alzando il viso e guardandolo negli occhi “ma... io non sono una principessa da salvare. Non sono una damigella in difficoltà o una ragazzina indifesa. Io sono un artista marziale, come te! Forse non sarò mai al tuo livello, o al livello di Shan-Pu o chi altri, ma sono comunque capace di difendermi da sola! E prima che tu lo dica” disse, poggiando le dita sulle labbra di Ranma per zittirlo “tu non sarai sempre presente. Puoi avere tutte le migliori intenzioni del mondo, ma arriverà il momento in cui mi troverò davanti un avversario e tu non sarai nei dintorni... e io voglio essere perfettamente in grado di badare a me stessa.”
Ranma non potè fare a meno di concordare sulle parole di Akane, il suo discorso non faceva una piega.
“Senza contare” proseguì lei “che non sopporto che qualcuno interferisca nei miei combattimenti.”
Non riuscì a fare a meno di sorridere insieme ad Akane e a notare come anche in questo lei gli somigliasse.
“Tutto quello che dici ha senso, e hai perfettamente ragione ma...” 
“Ma cosa?”
“...io non voglio che tu ti faccia male. Non voglio che tu rimanga ferita o peggio...”
"Ranma" cominciò lei in tono dolce "le arti marziali sono questo, lo sai meglio di me. Combattere rischiando di ferirsi, nei casi peggiori di morire. Non che ne abbia la minima intezione, ovviamente. Ma diamine, che razza di praticante sarei se non mettessi in conto tutto questo? E mi è già successo, se quella tua testolina da galletto spennacchiato se ne fosse dimenticata. Tipo quando ho affrontato il dojo yaburi con la caviglia in disordine".
"Ma... non devi prenderti rischi inutili...".
"E non ho intenzione di farlo. Non rischi inutili. I rischi che servirà prendere, se e quando sarà il caso. Guarda che non ti sto chiedendo di insegnarmi ad essere una pazza suicida, ti sto chiedendo di insegnarmi per avvicinarmi al tuo livello. Da quel punto di vista ti ho sempre invidiato da matti".
"A-Addirittura?".
"Certo che sì. Ranma, maledizione. Sei uscito vincitore da scontri impossibili. Come quando hai combattuto contro Herb pur essendo bloccato nel tuo aspetto femminile. O con Safulan. Come posso dimenticarmi di Safulan? E come posso non averti invidiato per la bravura da dio della guerra che hai dimostrato? Significherebbe che non do sufficiente importanza all'Arte, e non è così. Sarò anche una combattente mediocre se paragonata a te, ma questo non vuol dire che non ami questa cosa con tutta me stessa".
Fu lì che Ranma, dentro di sé, si arrese. La convinzione e la passione che Akane aveva messo in quel discorso sciolsero tutte le sue difese, le sue obiezioni, i suoi dubbi.
Ci teneva. Ci teneva da impazzire. Nei suoi occhi poteva leggerci chiaramente una smania senza limite, voglia di migliorarsi, di salire al livello successivo, di avvicinarsi almeno un po' a lui.
"E va bene, Akane. Ti allenerò. Ma a una condizione".
"Che condizione?".
"... ancora non lo so. Ci devo pensare bene. Nel frattempo sentiti pure in debito".
"Non succederà, cretino. È ufficiale allora? Mi prometti che non ti rimangerai la parola data?".
"Non lo farò. Hai ragione in tutto quello che hai detto da quando abbiamo cominciato a parlare. Non è giusto che la mia testardaggine ostacoli la tua crescita di artista marziale".
"Yaaaaaaaah! Grazie Ranma, grazie!" squittì lei avvinghiandosi al suo collo e schioccandogli un bacio sulla bocca.
E si ritrovò ad abbracciare un corpo svenuto.
 
SBRAAAAAAM.
"In piedi, Akane" sbraitò Ranma mentre lei rotolava per terra, travolta in pieno da un suo pugno.
"Ahio! Dammi un sec...".
"Hai voluto che ti allenassi? Allora muta e in piedi. Un nemico non ti darebbe il tempo di spolverarti l'abito".
Akane si rialzò, asciugandosi il sudore dalla fronte con la manica del gi.
Di sicuro Ranma aveva finalmente preso sul serio la sua richiesta, a giudicare dalla fatica immane che le stava facendo fare e dall’espressione serissima in volto. L’indole dell’insegnante ce l’aveva nel sangue, questo era indubbio.
“Sei pronta?”
“S-si, sono pronta!”
Pugno, pugno, doppio calcio al mento: schivata, schivata, parata.
Doppio calcio basso: schivato.
Aveva preso il ritmo e stava andando piuttosto bene, riuscendo a schivare quasi tutti gli attacchi di Ranma... ma non l’aveva proprio visto abbassarsi. Troppo veloce. E con una spazzata l’aveva di nuovo mandata al tappeto. Rotolò su un fianco, biascicando un “Ouch” di dolore. Ok, Ranma non scherzava quando diceva che ci sarebbe andato pesante...
E si sta anche contenendo...
Si rimise di nuovo in piedi, rifiatando.
“Ranma *anf* possiamo fare una... pausa?”
“No.”
“Ma... ma come... ?”
“Niente pause, non finché non sarai riuscita a colpirmi almeno una volta.”
“Cosa...?”
“Non hai fatto altro che schivare i miei colpi, ma non puoi stare perennemente in difesa. È ora che passi all’attacco!”
“Ma... sei troppo veloce!”
“Sei stata tu a chiedermi di allenarti” rispose lui, incrociando le braccia al petto “hai già cambiato idea?”
“Certo che no!”
“E allora attacca!”
Akane fece appena in tempo a spostarsi e schivare un calcio alto, per poi evitare - e in un paio di casi fortuiti persino bloccare una serie di pugni velocissimi diretti al torso. Cercò di contrattaccare provando a parare un pugno e bloccare il braccio del codinato in una presa, ma si ritrovò di nuovo per terra a causa del calcio allo stomaco. Tuttavia non si arrese e continuò a rialzarsi e schivare i calci di Ranma cercando ogni volta un’apertura, un movimento errato che le consentisse di contrattaccare.
Ukyo osservava affascinata e al contempo inquieta quello sparring match.
Se da un lato conosceva bene il mostruoso livello tecnico di Ranma, dall’altro era davvero sorpresa da quello di Akane: non aveva mai avuto un combattimento *serio* con lei, ma di sicuro quella non era il maschiaccio goffo e lento che Ranma aveva preso in giro per tanto tempo. Certo non era paragonabile a Ranchan, o a Shan-Pu, ma indubbiamente Akane aveva una buona tecnica - e una forza fisica invidiabile. Si ritrovò a pensare che se l’avesse affrontata senza la sua fida spatola probabilmente avrebbe passato un bruttissimo quarto d’ora...
Ma quando la vide di nuovo a terra non riuscì più a rimanere in silenzio.
“Ranchan adesso basta! Non credi di esagerare?”
“Stanne fuori Ukyo” rispose lui, avvicinandosi ad Akane “non è una faccenda che ti riguarda.”
“Ma la stai massacrando!”
“È stata lei a chiedermi di allenarla e sapeva bene che non l’avrei trattata coi guanti, una volta accettato. A meno che non preferisca lasciar perdere...”
“No che non lascio perdere!”
Entrambi si voltarono a guardare Akane, esausta ma di nuovo in piedi e con negli occhi la determinazione di chi non ha idea di cosa voglia dire arrendersi.
“Ukyo ti ringrazio per la preoccupazione, ma come ha detto Ranma è una cosa tra me e lui” disse, tornando in posizione “e io non ho intenzione di mollare. Non voglio dargli questa soddisfazione.”
Akane sorrise in un’ottima imitazione del sorriso da sbruffone che aveva sempre contraddistinto Ranma. E quest’ultimo ricambiò il sorriso, colpito dalla forza di volontà della fidanzata - e perché no, anche orgoglioso.
“E allora, ricominciamo!”
E ricominciarono.
Furono botte da orbi. O meglio, furono botte da orbi quelle che prese Akane. Calci, pugni, persino una gomitata nel fianco.
Ranma aveva deciso che questo sarebbe stato lo scotto che la sua testarda, orgogliosa, ambiziosa fidanzata avrebbe pagato in cambio del suo aiuto. E lei lo pagò senza lamentarsi, senza ridire nulla. A parte sputare un poco di sangue verso la fine.
All'ennesimo ruzzolone Ukyo ne ebbe seriamente abbastanza. Non le interessava quanto duro fosse il granito che la sua amica aveva in testa, non sarebbe stata ferma a vederla farsi ammazzare dal ragazzo che amava. Si frappose fra i due con le braccia spalancate nel classico gesto da "Thou shalt not pass" di Gandalfiana memoria.
"Spostati, Ukyo" fu il glaciale ordine di Ranma "Non abbiamo ancora finito, io e lei".
"Sì che avete finito. A meno che tu non voglia seppellirla in giardino".
"Ukyo, levati".
"Obbligami".
"Devo mettere le mani addosso anche a te, per caso?".
E qui lei non ci vide proprio più. Poco prima di muoversi si rese conto che stava realmente rischiando, ma quando è troppo è troppo.
SCIAFF.
Ecco come si colpisce Ranma, cara mia.
"Ranma Saotome, ti sei rincoglionito o cosa? Ti rendi conto o no che stai andando veramente oltre? Va bene l'allenamento, va bene fare il sergente Hartman ma non intendo stare qui ferma ad assistere mentre la brutalizzi in questo modo".
Lui parve tornare in sé. Gettò un'occhiata verso Akane, ancora a terra con la faccia dolorante, e improvvisamente schizzò su di lei cominciando a blaterare scuse a raffica sul fatto che aveva esagerato.
La cuoca sospirò. Aveva ottenuto quel che voleva senza rimetterci alcun osso, poteva considerarsi fortunata. Gli diede una mano a farla rialzare e a medicarla.
Era un quadretto strano quello, lì al dojo Tendo. Di solito era Ranma quello ferito che andava rattoppato e Akane quella che rattoppava, mai il contrario. Eppure quel giorno successe anche il quasi impossibile.
"Certo che ci sei andato giù pesante, caro mio..." commentò Akane a mezzi denti mentre Ukyo le metteva un cerotto sul gomito ormai completamente arrossato dalle ripetute cadute.
"Perfavoreperfavorescusami. Mi sono lasciato andare. Non succederà più, te lo prometto".
Il silenzio di Akane mise gli altri due in una strana apprensione.
“Invece devi promettermi che accadrà ancora. Dammi la tua parola che non smetterai di allenarmi.”
Ukyo e Ranma la osservarono con occhi sbarrati e la mascella a terra, increduli.
“Akane! Non ti è bastata la dose di mazzate che hai preso poco fa?!”
“Le avevo messe in conto, cosa credi? Non puoi pensare di praticare arti marziali e rimanere illeso a lungo!”
“Ma hai visto come sei ridotta? Sei uno straccio!” replicò Ukyo, e nel farlo lanciò un’occhiataccia a Ranma. Quest’ultimo incassò il colpo senza proferire parola. Si stava pentendo di aver dato retta ad Akane e aver accettato di allenarla: la determinazione che le aveva letto negli occhi gli aveva apparentemente fatto perdere il senso della misura, dimenticando totalmente i suoi onorevoli propositi di non torcerle un capello. E invece ora si ritrovava a crogiolarsi nei sensi di colpa mentre la medicava.
“Ucchan ha ragione” disse, sospirando “mi sono lasciato andare e ho calcato troppo la mano, e non va bene! Credo sia meglio smetterla qui e-”
“Non. Provarci.”
“Akane...”
“NO. No no no e ancora no!” insistette lei, ritraendo di scatto la mano che Ranma le stava fasciando. “Ranma me l’hai promesso, ricordi? Hai detto che mi avresti allenata, senza se e senza ma. Ed è esattamente quello che voglio! Non importa se ne uscirò malconcia ogni volta, sai meglio di me che non si sviluppa resistenza senza prendere botte!”
“Si ma ho esagerato!”
“Hai fatto esattamente quello che ti ho chiesto” sorrise lei “e non fa niente se ti sei lasciato andare un po’ troppo, davvero. Se ti fa sentire meglio ti perdono, ok? Ma davvero, sto bene. Non sono fatta di vetro, posso sopportare qualche colpo più forte del normale!”
Ranma la osservò in silenzio, indeciso se annegare nei suoi stessi sensi di colpa e rifiutarsi di allenarla ancora... o abbracciarla e stringerla a sé, impressionato da tanta dedizione per l’Arte. Aveva quasi scordato cosa volesse dire dedicarsi alle arti marziali per la semplice voglia di migliorarsi: negli ultimi anni lui si era focalizzato quasi esclusivamente in allenamenti mirati all’apprendimento di tecniche potentissime e tutto ormai si limitava al piacere di padroneggiare mosse incredibilmente complesse e letali, dimenticando invece la sensazione che dava lo spingersi al limite per migliorare sempre di più, acuire i propri sensi, diventare sempre più agili e veloci... qualcosa che invece Akane non aveva mai messo da parte. 
“Ranma, non posso vivere costantemente sotto una campana di vetro... lo sai meglio di me. Prima o poi ci sarà un momento in cui io sarò sola e avrò davanti un avversario più forte di me... e voglio che mi insegni ad affrontarlo al meglio. Voglio essere la degna compagna di un maestro di arti marziali del tuo livello, è chiedere tanto?”
Ranma decise.
La abbracciò. Era seriamente stupito da una simile abnegazione che lui aveva forse perso un po' per strada.
"R-Ranma! Mi... mi fai male...".
"Oh. Scusami, per favore. Non volevo".
"Soffri di personalità multiple, per caso?" gli chiese caustica Ukyo, giusto per infastidirlo. Lui la ignorò abbastanza platealmente, salvo un mezzo buffetto sulla spalla.
"Perché questo slancio?" chiese Akane, incuriosita dallo sfoggio del fidanzato.
"Perché mi hai davvero colpito. Se devo essere onesto non sospettavo tutto questo impeto da parte tua. E prima di mettermi le mani addosso lascia che ti spieghi: non mi aspettavo così TANTO da te, ecco. So che sei dedicata all'Arte, lo so benissimo. Ma sinceramente non pensavo al punto di farti gonfiare come un punching ball senza proteste. Mi hai veramente impressionato in positivo. Hai la stoffa per fare grandi passi in avanti, lo dico col cuore in mano".
"Ranma...".
"Che c'è? Che ho detto che non va? Perché piangi?".
"Ma sarai scemo, allora" si intromise ancora Ukyo "Le ha fatto piacere quel che hai detto, tordo che non sei altro". Ranma si voltò verso di lei e la fulminò con uno sguardo assassino a cui lei rispose, senza parole, "la prossima volta non essere così dolce se non vuoi questo".
Si sorrisero. Poi lui si dedicò alla fidanzata e la coccolò un po' per cercare di farla calmare.
"Io... io sono felicissima...".
"Lo so, lo so".
"E tu sei sempre il solito modestone".
"Faccio del mio meglio. Ma tutto quello che ho detto lo penso davvero".
"Tutto... tutto tutto?".
"Tuttissimo".
"Smettila o... esplodo...".
"Akane, se ti meriti dei complimenti ti meriti dei complimenti. Sei stata davvero esemplare ed è giusto darti quello che ti spetta".
"Cioè una scarica di botte?".
"Se è quello che vuoi sì, anche quelle".
"Sì, le voglio. Ma solo se sei tu a darmele".
"Sarà un onore".
Ukyo li guardò stranita, mezza addolcita dall'affetto e mezza disturbata dalla malata dichiarazione d'amore.
“Ok, voi due mi state seriamente inquietando.”
I piccioncini non diedero segno di aver sentito il sacrosanto commento di Ukyo, e in ogni caso avevano deciso di ignorarla bellamente per dedicarsi alle loro effusioni che in quell’istante oscillavano tra il tenero e l’inquietante.
“Va bene va bene, ho capito! Vi lascio soli, torno dal mio uomomaialino prima che si perda dietro al bancone del locale, senza contare che è quasi ora di cena e stanno per arrivare clienti...”
Silenzio di tomba dal fronte Tendo-Saotome. Spazientita, Ukyo si avviò verso la porta, non prima di aver urlato: “E comunque fate un favore all’universo E PARLATE! Ditevi TUTTOTUTTOTUTTO, qualunque cosa possa diventare un problema, confessatevi pure i furti di caramelle se dovete! Prendetevi un paio di giornate libere e sfogatevi prima di ricominciare a litigare per cose passate! È chiaro?!”
Ad accompagnarla verso il cancello furono le fragorose risate di Ranma e Akane.
“E dalla prossima volta mi faccio pagare! Niente più sfoghi in amicizia, sia chiaro!”
 
“Qualcosa non va?”
Ukyo si voltò verso Ryoga, intento a sistemare le sedie sui tavoli per la chiusura.
“Perché me lo chiedi?”
“Ah non saprei, è da quando abbiamo chiuso che stai lì appoggiata al bancone con lo sguardo perso nel vuoto facendo smorfie apparentemente senza senso.”
Ukyo rispose con un’altra smorfia, stavolta giustificata per aver lasciato galoppare i suoi pensieri in compagnia della sua mimica facciale. 
“Stavo solo rimuginando sulla giornata di oggi...”
“Successo qualcosa di bello?”
“Oh, solite cose: Ranma che allenava marmocchietti, Akane che gli moriva dietro, entrambi che litigano...”
“E quando mai” sospirò lui, lanciando il grembiule sul bancone e avvicinandosi a Ukyo “e qual era l’argomento, stavolta?”
“Akane voleva essere allenata da Ranma ma lui non voleva saperne.”
“Oh, ancora...”
“Tu ne eri a conoscenza?”
“Come no, è storia vecchia” bofonchiò Ryoga, stiracchiandosi “e sai com’è... Akane con P-chan si sfogava.” (1)
Ukyo annuì, pensierosa.
“Fammi indovinare, hai finito per fare da paciere per l’ennesima volta?”
“Ovvio.”
“Scemo io che chiedo. Mi chiedo solo quanto durerà prima che Ranma le dia di nuovo della goffa...”
“Qui viene il bello: Ranma ha finalmente deciso di allenarla!”
“Non ci credo, si è convinto?”
“Eccome se si è convinto! Ma ci è andato davvero pesante cavolo, secondo me ha esagerato...”
“Tu dici?”
Ukyo inarcò un sopracciglio, sorpresa. Ryoga era sempre stato il primo a schierarsi in difesa di Akane, soprattutto quando riteneva che Ranma le avesse fatto un torto; e a prescindere da come si erano evoluti gli eventi credeva che avrebbe mantenuto quel comportamento: Akane era pur sempre un’amica.
“Ryoga perché non ti metti a urlare di voler uccidere Ranchan? Non mi ingelosisco mica se difendi Akane, io per prima l’ho fatto oggi pomeriggio!”
Ryoga sorrise - quel sorriso tanto carino che la mandava in brodo di giuggiole.
“Hai perfettamente ragione ma... Akane è un artista marziale, e sa che per migliorare bisogna accettare il rischio di farsi male. Forse Ranma ha esagerato - e spero almeno che quello zotico si sia scusato o lo scuoio, ma sono sicuro che non l’ha fatto con l’intenzione di farle male.”
“Cos’è, voi artisti marziali di un certo livello avete un copione predefinito? Mi sembra di sentir parlare Akane!”
Ryoga si limitò a fare spallucce e sorridere. Ukyo sospirò e tornò ad osservare il nulla e rimuginare, finchè un pensiero cominciò a ronzarle in testa. Poi si voltò a guardare Ryoga, e quest’ultimo ricambiò con uno sguardo preoccupato.
“Ukyo smettila di fissarmi mentre fai quelle smorfie strane, mi inquieti.”
“P-Chan...” sorrise, sorniona.
“C-che c’è...?”
“Ti andrebbe di allenarmi?”
“Allenarti? Perché?”.
"Così. Mi è saltato il grillo per la testa. Vietato, per caso?".
"Oh no, assolutamente no. Ero solo curioso di capirlo visto che non ti sei mai particolarmente interessata all'argomento".
"Beh, diciamo che l'esempio di Akane mi ha smosso. Dovevi vederla, Ryoga. Si può dire che le bruciassero gli occhi dalla determinazione. Io non ho tutta questa convinzione, lo ammetto, però non voglio rimanere troppo indietro rispetto a lei. Se Ranma mantiene sempre lo stesso ritmo di oggi quella diventerà per me irraggiungibile. E non lo voglio".
"Ti senti punzecchiata nell'orgoglio?".
"Sì, non lo nego. Anche se, lo ripeto, non sono Akane e non ho il suo fuoco. Però appunto, ecco...".
"Sì sì, ho capito. Non vuoi restare troppo indietro. Si può fare comunque, non c'è problema. Ma mettiamo le cose in chiaro fin da subito: quanto in là ti vuoi spingere?".
"Ecco maialino, la tua domanda è pertinente. Diciamo che non ho intenzione di finire una seduta sudata e insanguinata com'era Akane oggi e quando ti dirò basta sarà basta. Ok?".
"Fai tu le regole, mia bella signora. Ci sto".
"Ecco, mi piaci molto quando sei ubbidiente".
"Con te mi devo adattare in qualche modo. Sei un cliente difficile" concluse il discorso Ryoga avvicinandosi a lei con fare suadente.
"Oh oh oh oh oh. Ti senti accaldato, per caso?".
"Può essere. Ti va di testarlo?".
"Non devi neanche chiederlo".
Fu lui a proporre il bacio. Proposta che lei non pensò neanche per un secondo di rifiutare.
"Cominciamo domani quando rientro dal cantiere" riprese lui dopo che si furono staccati "Vedi di farti trovare pronta e attenta".
"Signorsì signore" rispose lei in tono canzonatorio, portandosi addirittura la mano sulla fronte a mò di saluto militare.
"Per questa ti farò fare due giri in più del cortile, sappilo".
"Uh. Fai il poliziotto cattivo, eh?".
"Intendo essere un maestro intransigente".
"Devo spaventarmi per caso?".
"Aiuterebbe ma non è necessario".
"Meglio. Altrimenti sono spatolate che volano".
"Urca. Ora sì che ho paura".
"Siamo arrivati già al punto in cui le minacce reciproche non fanno più effetto?".
"Parrebbe di sì. Ma fammi capire, la cosa ti dispiace?".
"Un po'. Era divertente".
"Io lo vedo come un eccellente sviluppo nella nostra relazione, invece".
La lamentela di Ukyo che stava per arrivare fu soffocata da un altro bacio.


***
(1) Cosa che non succede più a causa di quanto narrato nella prima oneshot di questa raccolta, Someone to Blame :D



***
Quarto capitolo, dedicato ancora a Ranma e Akane. Onestamente odio chi dipinge Akane come una specie di principessina da salvare, o un'impedita che non sa difendersi: pur non essendo al livello di Ranma o Ryoga, o Shan-Pu tra le ragazze (pur amando Ukyo la metto al di sotto di Akane, perché se disarmata dubito sarebbe capace di difendersi al meglio), è comunque una combattente che ha *scelto* di praticare arti marziali, non le è stato imposto. E il fatto che Ranma si sia sempre rifiutato di allenarla seriamente era un argomento interessante, e quindi...
Il titolo viene da Kung-fu Fighting di Carl Douglas... oh insomma, non è che possiamo sempre usare canzoni serie (anche perché non riuscivamo a trovarne!). E poi questa era comunque adatta, in qualche modo XD
E dimenticavo: le mosse descritte nello sparring match le ho prese da questo video walkthrough di Tekken Tag Tournament 2. *Mana ringrazia la sua fissazione per i picchiaduro e Lei Wulong - inconsapevole fonte d'ispirazione, che l'hanno aiutata a descrivere quella scena in maniera semi-decente*
Speriamo sia di vostro gradimento :3

Kaos & Mana
   
 
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