"Salve a tutti!! Finalmente, dopo taaaanto, ma taaanto tempo, sono riuscita a pubblicare questo secondo capitolo *asciuga gocciolina di sudora dalla fronte* non ne potevo più.
Ho deciso di cambiare il tempo verbale con cui è narrata la storia (?) per rendere la lettura più scorrevole, diciamo!
Beh, detto questo non ho nulla da aggiungere, vi auguro una buona lettura ^^ un saluto...
                                                                                                                                                   ...Marzia"

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Mi ritrovai immerso in una pozza di quel liquido scuro e caldo. Mi imbrattava la maglietta, la felpa e gran parte del viso.
Ancora non riuscivo a fare un lavoro pulito, non ero come lui... Si, lui era perfetto. Impeccabile in tutto, anche nel divorare anime! 
Mi poggiai una mano sul viso e mi ripulii con un gesto veloce. Erano quasi ottant'anni che non lo vedevo. L'ultima volta era stato solo per un momento, nel bel mezzo di Fleet Street, un battito di ciglia e lui non c'era già più. Come al solito il suo svanire, così, all'improvviso, mi lasciava un retrogusto amaro in bocca.
Mi alzai da terra, afferrai il cadavere della povera ragazzina da una caviglia e lo trascinai fino al bagno. Qui la spogliai di tutto ciò che aveva addosso e la lavai, pulendo minuziosamente ogni suo arto, ogni piccola parte del suo inerme corpo. Il viso, dai lineamenti perfetti, aveva le labbra sfigurate. Sfigurate da quel morso che le aveva sottratto ciò che aveva di più caro.
- "Scusami..." Le sussurrai all'orecchio. Le diedi un bacio sulla fronte e la strinsi a me. 
Finito il mio solito rituale andai nella stanza degli ospiti e scelsi accuratamente un vestito adatto al suo esile corpicino. Lo ripiegai e mettendolo sotto il braccio mi diressi nuovamente verso il bagno. Rivestii la ragazzina e dopo aver finito la presi in braccio, per portarla in salotto. 
La poggiai delicatamente sul divano, presi in mano la cornetta del telefono e composi quel numero che ormai conoscevo a memoria. Uno squillo, due squilli...
- "Prrroooonto?"  Finalmente sentii una risposta.
- "Becchino, sono io!"
- "Coooonte! Ma non avevi detto di non volermi più vedere per almeno due giorni? Ihihihih." Ridacchiò sguaiatamente l'orribile individuo dall'altro capo del telefono.
- "Si, so cosa ti ho detto. Mi è successa una cosa e mi serve una mano da parte tua."
- "Lavoro sporco, eeeh?" Biascicò perplesso.
- "Si, esatto. Aspettami, sto venendo." Gli dissi velocemente prima di sbattere violentemente la cornetta del telofono.
A quel punto sorse un problema, che sinceramente non mi ero posto fino ad allora. Come sarei riuscito a far attraversare al cadavere della ragazzina tutta Londra? Tuttò ciò mi lasciò perplesso. Mi guardai attorno, girai per la casa, scovando persino angoli a cui non avevo fatto mai caso, ma non trovai nulla che potesse aiutarmi a nascondere il cadavere.
All'improvviso qualsosa attirò la mia attenzione. Il baule pieno di abiti ottocenteschi, appartenuti alla mia defunta zia Madame Red, giaceva di fronte a me. Fù un'illuminazione. Velocemente lo svuotai, con foga, tirando via abiti cremisi, bordeaux, rosso fuoco e di qualsiasi altra gradazione di quel magnifico colore. Dopo averlo svuotato del tutto vi riposi la ragazza che, rannicchiata su se stessa, vi stava a pennello. Richiusi il baule e misi un catenaccio, in modo che non si potesse aprire. Si pose un altro problema.
Chi avrebbe portato la cassa fino "all'ufficio" del becchino? Un'idea mi balenò in mente e decisi di richiamare Undertaker.
- "Undertaker, sono sempre io" Dissi, stanco da tutta quella situazione.
- "Coonte, qualche probema?" Mi chiese annoiato.
- "No no, ma la ragazza te la porto domani." Dissi, facendomi scappare di cosa si trattasse.
- "Aaaaah, allora è un altro furto di anima, capisco..." Il tono si fece appena più interessato.
- "Si, e tu, come al solito, dovrai aiutarmi." - dissi - "Ti pago, sai!"
- "Mmm... Diventa interessante! Va bene allora, a domani conte."  Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere e mi chiuse il telefono in faccia, come sempre.
Immediatamente tirai fuori l'elenco telefonico dalla libreria, girai le pagine finchè non trovai il logo della famosa ditta di traslochi "Smith&Campbell", risaltava la scritta "disponibili 24h", segnai il numero e chiamai.
- "Pronto? Qui ditta di traslochi Smith&Campbell, desidera?" Rispose una voce assonnata e disinteressata dall'altro capo del telefono.
- "Si, sono Ciel Phantomhive, mi servirebbe il vostro servizio per trasportare un importante baule." Dissi con tono deciso.
- "Quando ha bisogno?"
- "Domani mattina, se possibile."
- "Via?" Quell'uomo mi irritava, aveva dei modi di fare odiosi, ma comunque gli diedi via e numero civico e gli indicai l'orario per cui dovevano essere qui. Precisai che desideravo la puntualità.
- "Va bene, buona serata." L'uomo mi sbattè il telefono in faccia. Prima o poi l'avrei ucciso.
Mi voltai verso il baule, ancora con la cornetta in mano. Improvvisamente mi colse una strana voglia di aprirlo, per poter guardare la ragazza che dormiva rannicchiata.
Improvvisamente sperai che si svegliasse e che bussasse dall'interno del baule, ma questo non accadde.

"I morti non ritornano."