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Autore: xCyanide    18/03/2013    11 recensioni
-Mi chiamo Frank, e tu? – gli domandai, cercando invano di ricordarmelo. Ce l’avevo sulla punta della lingua, ma molto probabilmente il mio cervello si era messo contro di me per farmi fare una figuraccia.
Il ragazzo mi guardò quasi dispiaciuto e abbassò il capo, prima di sospirare. Fece cenno di no con la testa e lo vidi quasi piangere.
-Ehy, cosa succede, il gatto ti ha mangiat---
Non riuscì a finire la frase che sentii una mano stringermi un braccio e portarmi via velocemente. [dal primo capitolo]
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Mi guardai intorno, rendendomi conto che c’era Gerard a un lato del cortile, seduto a terra con un album da disegno tra le gambe, che si stava sbracciando per farsi vedere.
Gli sorrisi e corsi verso di lui, sorpreso di vederlo lì fuori. Mi fece spazio nel suo angolo e mi sedetti, sporgendomi per dargli un bacio sulla guancia.
Guardai poi, il foglio che aveva tra la gambe e lo vidi arrossire. Cos’aveva? [dal secondo capitolo]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Su Animal Planet dicono che i serpenti possono infilarsi nelle tubature e uscire dalla tazza, pensai mentre rientravo in casa. Però se gli facessi la pipì addosso non si azzarderebbero più, no?
Animal Planet e i serpenti mi avevano davvero rovinato la vita. Non riuscivo più a fare i bisogni in santa pace, che l’immagine di un cobra che sbucava dal cesso mi annebbiava i pensieri e non potevo fare a meno di sbrigarmi e correre via dal bagno per andarmi a nascondere tra le bracci di Gerd.
Lui sorrideva sempre divertito quando gli dicevo che avrebbe potuto esserci un fottutissimo essere strisciante e viscido nelle tubature di casa nostra.
A proposito! Si, io e Gerard abbiamo una casa tutta per noi ora. Dopo tre anni di relazione eravamo stanchi di sentire Alicia che ci batteva sul muro per non farci fare l’amore o di vedere Mikey catapultarsi in camera mentre ci stavamo dedicando alle coccole post-sesso.
Era stancante non avere un attimo di privacy, quindi beh, Gerard era riuscito a trovare un lavoro alla Cartoon Network e io invece facevo le consegne a domicilio per una pizzeria, tutto per pagare l’affitto del nostro appartamento.
Era un monolocale, in realtà sarebbe andato bene per una sola persona, ma io e il mio ragazzo ci stringevamo ed eravamo molto felici di aver trovato quella casetta.
Avevamo sistemato un letto a una pizza e mezza nella nostra mini-camera coperta di poster e disegni e avevamo sistemato un tavolinetto tra l’angolo cottura e il salone, come a formare una cucina, perché era tutto attaccato purtroppo.
Gerard mi aveva promesso che prima o poi mi avrebbe trovato un castello, perché sosteneva fossi il suo principe. Tutte le volte che me lo diceva arrossivo da morire e mi chiedevo come avevo fatto a trovare una persona così speciale da avere accanto.
Pareva che alla Cartoon Network gli andasse tutto bene, stavano per mandare in onda il suo nuovo cartone, The Breakfast Monkey, e lui era tutto eccitato all’idea
Mi faceva fare da supervisore delle tavole che consegnava al lavoro, rimanevamo svegli fino a tardi così potevo coccolarlo e farlo rilassare mentre disegnava gli sketch con quella specie di scimmietta tanto carina.
Ero fiero di lui, si era fatto un sacco di amici lì a lavoro, spesso cenavamo con loro e tutti sapevano che fossi il suo ragazzo. Una cosa bella di lui era che non si era fatto problemi ad ammettere la sua omosessualità con gli altri.
Era spontaneo, spesso quando stava lavorando mi mandava messaggi per chiedermi di raggiungerlo e ormai il suo capo mi conosceva e mi faceva entrare senza problemi. I suoi colleghi mi salutavano e io sorridevo felice che fossero così carini con lui. Poi arrivavo alla sua postazione, gli baciavo le labbra e gli chiedevo come stava andando.
Si era creata questa specie di routine tra noi, lo andavo a trovare spesso, uscivamo spesso quando non avevo molto da studiare all’università. Dopotutto era il mio ultimo anno, dovevo andare per forza bene. Lui si era laureato da un anno, era uscito col massimo dei voti.
Si era fatto crescere i capelli e si era tinto di biondo. Era diventato tutt’altra persona da quando aveva trovato delle persone che gli volevano bene per quello che era e io ero felicissimo per lui.
Poggia la mia borsa a tracolla sul piccolo divano e raggiunsi Gerard al tavolino sedendomi davanti a lui e sfilandogli una cuffia. Lui, accortosi di me, nascose subito il foglio che aveva davanti dietro la sua schiena, come a non farmi capire cos’era e spalancò gli occhi.
-Amore, se tiene la musica così alta, potrebbe entrare un ladro e fottersi tutto con te in casa – risi e lo vidi rilassarsi mentre mi sporgevo a baciargli piano le labbra. –Come stai? – feci finta di non importarmi del foglio che aveva fatto sparire, anche perché sapevo che non era qualcosa di negativo. Sicuramente era una qualche sorpresa per me, lo speravo almeno.
Lui annuì appena per rispondere alla mia domanda e io poggia di nuovo le mie labbra sulle sue miagolando piano il suo nome.
Gerard sorrise nel bacio e mi mordicchiò appena il labbro inferiore. Lo faceva spesso, una volta mi aveva fatto capire che era perché gli piaceva tantissimo il mio sapore. Io strofinai il nasino sul suo e poi tornai seduto davanti a lui indicandolo.
-Dammi il foglio – gli porsi la mano ma lui scosse la testa serio e prese un respiro forse per calmarsi. –Dai Gerd! Che sarà mai?
Lui spalancò gli occhi e scosse di nuovo la testa, in modo quasi convincente. Ma purtroppo per lui, volevo leggere quel foglio e l’avrei fatto, in tutti i modi.
-Da come ti comporti, sembra che sia una proposta di matrimonio! Che sarà mai, me ne hai regalate a bizzeffe di lettere splendide, questa non sarà da meno – gli sorrisi per calmarlo e lui deglutì violentemente tremando appena. –Che hai, dolcezza? – domandai preoccupato e lui scrollò le spalle passandomi finalmente il foglio.
Lo osservai per bene, l’inchiostro che aveva usato si era parzialmente asciugato (si perché era l’unico che nel ventunesimo secolo scriveva ancora con il pennino a piuma e la china), ma era sbavato su alcuni punti. C’erano delle cancellature, ma niente di che. E stranamente la sua scrittura era ordinata e quasi dolce, e non spigolosa e incasinata come sempre.
-Ora stai calmo che leggo questa cosa e poi sicuramente mi renderò conto di amarti ancora di più e faremo l’amore così tante volte che ti stuferai di me! – risi ma lui non accennava a sorridere, aveva però uno sguardo dolce e intenerito e gli occhi quasi lucidi dall’imbarazzo.
Mi chiesi cosa c’era scritto davvero in quella lettera e la puntai con gli occhi cominciando a leggere lentamente, come a saggiare ogni parola e imprimermela nella mente.

“Ehi Frankie!
Cavolo, non so davvero come cominciare questa cosa. Sarà la quindicesima volta che la riscrivo e mi sento un completo idiota inetto che non sa fare niente. Non sa nemmeno chiedere al proprio ragazzo di compiere il passo più importante della sua vita con lui.
E io so che probabilmente tu hai già capito cosa voglio fare e non sai quanto io mi maledica per non potertelo dire con la voce, per non potermi inginocchiare davanti a te e chiederti se lo vuoi davvero fare. Dovremmo accontentarci amore mio, okay? Per forza.
Non so come dirtelo ma sono sicuro di volerlo fare con te. Sono sicuro di voler passare il resto della mia vita al tuo fianco perché beh, ho bisogno di averti. Si, averti Frank, avere la tua anima e il tuo corpo e sapere che sei mio e di nessun altro. Sapere che ami solo me, che parli solo con me in quel modo, che guardi solo me così.
E’ un discorso da egoista, lo so benissimo, ma per la prima volta in vita mia voglio essere egoista e negarti al mondo intero solo per averti.
Se sarà necessario ti chiuderò in una stanza, solo io e te, per non farti scappare. Ma da quello che vedo anche tu vuoi stare con me. O sbaglio?
E’ da bastardi tenersi tutta per se una meraviglia come te, Frankie. Sto facendo lo stesso gioco che hanno fatto i francesi quando si sono presi la Gioconda agli italiani e l’hanno chiusa nel Louvre. L’unica differenza tra te e quell’opera? Tu sei migliore. Tu sei la mia opera d’arte, sei la statua più bella, la pennellata più sentita, anche la composizione meglio scritta.
Sei tutto per me, ecco. Se dovessi descriverti a qualcuno direi che sei tutto, assolutamente.
Ma sto cercando di spiegarmi per una volta, poi giuro che non ti romperò più.
Nel mio cuore c’è un insieme di rumori e sensazioni che si presentano solo quando sto con te, solo quando mi stringi in quel modo protettivo e mi dici che mi ami da morire. Lo sai vero che i sorrisi che ti rivolgo dopo quelle due parole stanno a significare che anche io ti amo? Vorrei poterti dire anche questo.
Sei come… sei come un supereroe, ma tu per fortuna non indossi quella stupida maschera e il mantello. Tu sei l’uomo più forte che io conosca e hai deciso di prendermi con te e farmi stare bene. Mi hai stravolto, in senso buono ovviamente. Mi hai davvero cambiato.
Mi hai stretto nei momenti più difficili, mi hai sussurrato all’orecchio sono perfetto nonostante tutto, che mi ami come se fossimo ragazzini. E mi hai salvato sai? Mi hai salvato, mi sono buttato in questa relazione tre anni fa e non avrei potuto fare niente di meglio. Mi ricordo come mi scoppiava il cuore al nostro primo bacio, mi ricordo davvero tutto di noi. Mi ricordo il luccichio dei tuoi occhi quando ti sei reso conto che ti stavo urlando con lo sguardo di salvarmi da quello che stavo diventando. E’ come se avessi tutto impresso nella mente, come se fossi marchiato a fuoco proprio sul cuore.
E beh, Frankie, ti prometto che nella nostra stupidità e incoerenza porteremo avanti questo amore fin quando tutti i rumori non saranno cancellati e non ci saremo solo noi, con noi.
Ti prometto che rimarrò per sempre qui, a ripeterti che il mio cuore è tuo. Solo tuo.
A una condizione però! Si, proprio QUELLA condizione.
Franklyn Anthony Thomas Iero III, vorresti sposarmi? Perché sei fottutamente perfetto per me.”


Alzai lo sguardo dalla lettera con gli occhi lucidi e appannati e tirai su col naso alzandomi dalla sedia per raggiungerlo.
Lui mi guardò titubante mentre mi abbassavo quasi in ginocchio e mi sporgevo per baciargli la fronte. Lo sentii trattenere il respiro e chiusi appena gli occhi facendo scendere delle lacrime sulle mie guance.
-S-si che lo voglio – sussurrai appena con la voce rotta prima di stringerlo fortissimo a me e scoppiare a piangere sulla sua spalla. Mi resi conto che stava sorridendo e mi dissi che quel sorriso mi avrebbe tenuto in vita per sempre.
E fu proprio quello che accadde.


xCyanide's Corner
E' L'ABBIAMO FINITA! Mamma mia, questa ff mi ricorda talmente tante cose brutte che davvero, credo sia la prima per la quale gioisco della fine. Sono comunque contenta di come si conclude perchè si, è una cosa dolcerrima e anche se non è da me, un pò di endovena di zucchero ogni tanto serve. Spero vi sia piaciuta la ff, perchè in caso vi sia piaciuta mi sentirò importante ad aver scritto un qualcosa che ha fatto felice qualcuno(?) Ringrazio ovviamente chiunque abbia recensito, messo tra le seguite/preferite/ricordate. Siete stati fantastici e avete avuto un sacco di comprensione nei miei confronti. *lancia biscottini a tutti*
Spero di riuscire a scrivere qualcosina presto, magari anche solo una OS a random, giusto per non sparire!
Ah, ne approffitto per dire due cose che davvero non c'entrano niente. Ascoltate tutti quanti Ungrateful degli Escape The Fate, per favore, perchè il video ma soprattutto le parole della canzone hanno un significato enorme, ovviamente contro la violenza fisica e psicologica. E' un tema che ho particolarmente a cuore (essendo stata io per prima vittima di violenze fisiche a scuola tanto da arrivare ad avere un trauma cranico) quindi non so, mi piacerebbe che quella canzone diventi davvero famosa.
E ah! Mi sono fatta instagram, chiunque voglia cercarmi sono sachacyanide. Sono così invasata da sta cosa che non mi ci stacco un attimo :'D
Grazie di nuovo a tutti, alla prossima ff!
xCyanide

 
  
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