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Autore: effe_95    19/03/2013    5 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò.

27. Nessuno può sostituirti.

 

Era il quarto fazzolettino che Katerina utilizzava per soffiarsi il naso e asciugarsi gli occhi rossi e gonfi, non riusciva davvero a spiegarsi perché Yulian avesse reagito in quel modo, rinchiudendosi in un ostinato silenzio all’interno della sua camera.
Aleksandr guardava la moglie con aria preoccupata e allo stesso tempo stanca, quel bambino non era nient’altro che un riscatto per loro, possibile che Yulian non riuscisse proprio a capirlo?
<< Ma perché? >> Ripeté per l’ennesima volta la donna tirando su con il naso, Aleksandr perse la pazienza e si alzò dal tavolo aiutandosi con i pugni.
<< Vado a parlarci io >> Disse risoluto, ma prima che potesse andare, Katerina lo bloccò per un braccio, lo guardò negli occhi e riuscì a dire tutto con un solo sguardo.
Ti prego non fargli del male.
Dalla stanza di Yulian proveniva il suono assordante della chitarra, quindi la voce di Aleksandr era praticamente inutile, per farsi sentire, l’uomo fu costretto a sbattere un pugno fortissimo sulla porta, Yulian sobbalzò e smise di suonare di conseguenza.
<< Yulian apri la porta >> La voce dell’uomo era stata chiara in proposito, Yulian cominciò a sudare freddo, per una serie di ricordi che tornavano a tormentarlo e che non aveva ancora dimenticato del tutto, fece violenza su se stesso e con la mano tremante aprì la porta scattando subito all’indietro, Aleksandr fece finta di non vedere quel movimento.
La stanza era ridotta veramente malissimo.
<< Cos’è questo porcile? >> Esclamò Aleksandr stando attento a non schiacciare delle magliette con le scarpe, Yulian si teneva ancora a debita distanza dall’uomo.
<< Poi metto a posto >> Mormorò il biondo stringendo ancora tra le mani la chitarra, Aleksandr annuì come per far capire al figlio che gliene importava veramente molto poco, si fece largo tra i vestiti e gli spartiti sparsi per terra e si mise seduto sul letto.
<< Tua madre ci è rimasta veramente malissimo >> Commentò Aleksandr guardando Yulian con aria seria, il biondo abbassò le braccia inerme e quando il padre gli fece cenno di sedersi accanto a lui obbedì paziente.
<< Puoi smetterla di tremare? Non ho intenzione di farti niente >>
<< Non sto tremando! >> Obbiettò Yulian mentendo spudoratamente, la verità era che alcune ferite bruciavano ancora tantissimo sul suo corpo, come tanti messaggeri esperti pronti a ricordare ognuno il proprio messaggio nascosto.
<< Dimmi la verità Yulian, perché non vuoi? >> Yulian portò una mano sotto il cuscino e con le mani che gli tremavano a mille estrasse la foto di Danil che custodiva gelosamente da anni. Aleksandr la guardò e gli si strinse il cuore all’interno del petto, quanto male faceva ancora quella perdita, per lui che l’aveva messo al mondo quel figlio, per lui che aveva lo stesso sangue.
<< Non è che io non voglia, è che mi sembra un offesa nei confronti di Danil >> L’aveva detto, e nel momento esatto in cui lo fece Aleksandr sorrise tristemente.
<< Allora anche Iliana ti sembra un’offesa? Eppure lei è nata da una violenza >>
Yulian non ci aveva mai pensato prima d’ora e in effetti avrebbe dovuto pensare la stessa cosa di Iliana, quindi non la trovò più una scusa sufficiente per manifestare il suo disappunto.
<< Se può interessarti, è un maschio >> Specificò Aleksandr alzando un sopracciglio, sperando che Yulian confessasse veramente quello che aveva in mente, infatti il biondo strinse forte i pugni e alzò un sopracciglio.
<< Di la verità papà, adesso che riavrai indietro il tuo Danil, me mi manderai al diavolo di nuovo vero? Ritornerò ad essere quell’ “essere orribile nato per errore” ? >>
<< Davvero ti ho detto una cosa del genere? >> Domandò l’uomo portandosi una mano tra i capelli biondissimi, Yulian gli lanciò un’occhiataccia da brividi, presa e imitata dallo stesso Aleksandr quando lo metteva in guardia.
<< Yulian, questo bambino non è Danil, io e tua madre abbiamo pensato di chiamarlo Il’ja, Danil è Danil, non potrebbe esserci un sostituto suo … ne tanto meno tuo. Nessuno può sostituirti >> Yulian guardò il padre con occhi truci ma umidi di pianto, Aleksandr lo afferrò bruscamente per un braccio e gli tirò un cazzotto leggero sul braccio destro per poi afferrarlo per i capelli e far adagiare duramente le loro fronti.
<< Tu sei figlio mio, punto e basta >>
 
Stavano mangiando allegramente quando qualcuno bussò alla porta, Nicola spostò lo sguardo sulla madre e la sorella alzando un sopracciglio e altrettanto fecero gli altri.
<< Sarà sicuramente quel cretino di Francesco >> Commentò alzando gli occhi al cielo, Claudia lo guardò malissimo punzecchiandolo sul dorso della mano con la forchetta.
<< O magari la tua fidanzata! >> Sputò acida, Nicola arrossì visibilmente, ma mantenne un’aria disinvolta.
<< Io non ho la ragazza >> Disse con aria snob, poi si alzò dalla sedia e andò ad aprire la porta alla persona che aveva suonato nuovamente il campanello.
Nicola aveva il sorriso sulle labbra quando aprì, perché Claudia l’aveva fatto ridere e perché stava bene con la sua famiglia, ma quando vide l’uomo sulla porta rimase turbato, non lo conosceva.
<< Si? >> Chiese il castano alzando i suoi occhi verdi in quelli dello stesso colore dell’uomo, aveva qualcosa di familiare, ma Nicola non riusciva a riconoscerlo.
<< Nicola sei tu? >> Il ragazzo contrasse le sopracciglia in una smorfia di disappunto e non accennò ad aprire la porta.
<< Si, lei chi è? >> Il sorriso sul viso dell’uomo si rattristò automaticamente, come se il ragazzo avesse detto una cosa talmente triste da non poterlo evitare, Nicola era sul chi va la e stava anche perdendo la pazienza, probabilmente quello era solo un pazzo o un venditore di qualcosa. << Se è qui per venderci qualcosa non ci interessa grazie >> Disse e fece per chiudere la porta, ma l’uomo lo fermò con le mani.
<< Non mi riconosci nemmeno più? Sono il tuo papà >> Andrea Andreotti allargò le braccia e continuò a mantenere quel sorriso triste sul volto, Nicola si era fatto davvero un bel ragazzo, gli occhi verdi e limpidi, un viso affilato e da uomo, il fisico asciutto e la muscolatura che di intravedeva sotto la maglietta nera, alto quasi quanto lui e fiero.
Il colorito del ragazzo assunse prima una tonalità violacea, poi rossa e poi si attenuò tornando del colore normale, quello sconosciuto si era presentato a casa loro dopo dieci anni e pretendeva anche che lui lo riconoscesse?
<< Mi dispiace ma io non la conosco >> Mormorò e chiuse la porta sbattendola con la forza di un uragano. Si fiondò in cucina come un matto e buttò il suo piatto nel lavandino con dentro tutto il mangiare, Luna e Claudia lo guardarono con gli occhi spalancati.
<< Non ho fame! >> Sbraitò il castano passando accanto al tavolo, ma Luna lo prese per un polso prima che potesse andarsene.
<< Chi era alla porta Nicola! Cos’è successo? >> Nicola contrasse le sopracciglia e strattonò malamente il braccio per liberarsi della stretta salda della madre.
<< Nessuno, mollami! >> Sbottò lasciando la stanza e salendo le scale, sbatté talmente forte la porta della sua camera che i muri tremarono pericolosamente.
Claudia si alzò di slancio dalla sedia e corse alla porta spalancandola, si affacciò ma fuori non vide nessuno, così rientrò dentro facendo spallucce e scuotendo la testa, certe volte Nicola era davvero tutto strano, però lei l’aveva visto reagire poche volte in quel modo violento, e le ricordava tutte se le collegava ad una persona precisa.
 
Nicola aveva davvero esagerato e se rendeva conto, ma aveva sentito il sangue gelarsi dentro le vene quando l’aveva visto li, come se niente fosse dicendo di essere il suo “papà”, non poteva affatto attribuirsi quel titolo. Andrea Andreotti aveva mantenuto una relazione durata più di dieci anni con due donne diverse, due donne che aveva conosciuto quasi contemporaneamente, aveva deciso di sposare una delle due, ma non sua madre.
Nicola schiuse gli occhi e ricordò quel giorno di otto anni fa con orrore, quando era corso sotto la neve per inseguirlo.
 
Nevicava così tanto che Nicola non vedeva nemmeno più i contorni di quella strada, o forse era semplicemente lui che aveva perso la vista, gli occhi lacrimosi puntati su quella schiena voltata e quel cappotto nero con l’odore che conosceva a memoria, odore di uomo.
Aveva undici anni e aveva lasciato la casa senza nemmeno dirlo a sua madre, ma tanto in quel momento Luna non era in grado di ascoltarlo.
<< Papà, papà! >> L’aveva chiamato gridando e Andrea si era fermato e si era girato con una lentezza inimitabile, puntando i suoi occhi tristi su quel bambino che si gettava con violenza tra le sue braccia stringendo la sua giacca.
<< Papà non è vero, non è vero che hai altri due figli, non è vero che hai tradito la mamma, non è vero che te ne vuoi andare da loro! >> Gridava Nicola scuotendo la testa, battendo i pugni contro il petto di Andrea.
<< E invece è vero, ho un figlio della tua età che si chiama Eteocle e una bambina come Claudia che si chiama Daniela ed è vero che me vado da loro >> Nicola abbassò le braccia sui fianchi e rimase di ghiaccio, mentre gli occhi buoni di Andrea lo scrutavano con un sorriso mesto sulle labbra.
<< Ma perché ?! >> Mormorò il bambino stringendo i pugni, e quello che disse dopo Andrea, Nicola non lo scordò mai più per il resto della sua vita.
<< Perché hanno bisogno di me. Tu, la mamma e Claudia siete forti e ce la potete fare, ma loro no. Io sono un codardo Nicola, non sono un eroe come credi tu e mi dispiace. >>
<< No! Anche noi abbiamo bisogno di te, cretino! >> Sbraitò Nicola stringendo i pugni e gridando al vento, perché Andrea aveva già girato le spalle e ripreso a camminare.
<< Torna a casa Nicola, non devi più cercarmi >>
 
Basta, non poteva andare più avanti a ricordare, ricordare quelle cose che aveva cercato di dimenticare intensamente, nascose la testa sotto il cuscino e pregò di dimenticare tutto ancora una volta.
 
Francesco se ne stava steso comodamente sul suo letto con il libro di matematica aperto ad una pagina qualunque sull’addome, parlava al telefono con Iliana e la ragazza raccontava con entusiasmo dell’arrivo del nuovo fratellino mentre Francesco rimaneva sempre più scioccato per la notizia, il solo pensiero che sua madre potesse avere un altro figlio lo mandava nel panico.
<< Senti … devo dirti una cosa >> Disse ad un certo punto la ragazza, Francesco si fece improvvisamente serio.
<< Dimmi >> Disse risoluto, Iliana sospirò teatralmente o forse no, ma comunque in maniera molto esagerata.
<< Ho un ritardo >> Mormorò Iliana e Francesco non ci trovò nulla di strano in quelle parole.
<< In che senso >> Domandò ancora lui, sbadigliando, Iliana rimase muta per un po’ nel telefono.
<< Nel senso che forse sono incinta cretino! >>   



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Effe_95

Buonasera a tutti.
Oggi ho fatto un  compito di fisica che faceva veramente schifo, se predo quattro fatemi un applauso.
Così, dato che sono triste ho pensato di aggiornare prima, sono matta vero?
Lo so che questo capitolo finisce più o meno nello stesso modo del precedente, ma mi serve per forza, perdonatemi :)
Fatemi sapere cosa che pensate, vi assicuro che nel prossimo capitolo torneremo a vedere Claudia e Yulian insieme anche se non in quel senso.
A presto.
  
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