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Autore: AlexEinfall    20/03/2013    1 recensioni
3 Marzo 1849: un uomo in preda ai deliri lascia come testamento un taccuino. Presente: un ragazzo si sveglia dopo tre anni di coma irreversibile, portando via con sé un bracciale particolare. Sam e Dean sono sulle tracce del fuggiasco quando inciampano in un vecchio mistero.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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II

Daniel apre gli occhi e volta la schiena al sole. La stanza è invasa dal pulviscolo infiammato dalla luce che penetra attraverso i vetri.
Si scompiglia assonnato i capelli biondicci, sottili come fli di rame pungenti.
Tossisce e si sgranchisce i muscoli indolenziti. Malgrado si sia ripreso miracolosamente dal coma, continua a dormire molto, svegliandosi sempre nel pomeriggio. Come ogni giorno da quasi una settimana, si alza e fruga nella sacca, afferrando un barattolo di fagioli rubato nella dispensa di una casa.
Mentre stappa la linguetta pensa che dovrebbe farsi qualche domanda sulle doti feline di ladro che ha scoperto di possedere, ma decide che è meglio lasciare tutto a quando sarà più lucido.
Spera che quel momento non arrivi troppo presto.
Affonda il cucchiaino nella brodaglia e comincia a trangugiarla con poco gusto.
Si sente ancora avvolto in una bolla di incoscienza, ovattato e chiuso in autistiche difese.
Posa il barattolo a terra e cerca sotto il cuscino improvvisato il suo bracciale. Ancora non è riuscito a metterlo. Si è chiesto più volte perché sia tornato indietro a sottrarlo dalla centrale di polizia e perché, poi,, sia fuggito fino a giungere in quella baita fatiscente. Scuote la testa, avvertendo la pressione di una sorta di programmazione genetica che non riesce proprio a comprendere.
Se lo rigira tra le mani. E' di argento e pesa abbastanza da poter essere considerato puro.
Un ciondolo piatto e tondo pende dal gancetto. E' inciso un simbolo, raffinatamente incavato nel metallo consunto, tanto da sembrare uno stemma di famiglia. Ma lui sa che non si tratta di questo, perché per qualche motivo riesce a comprendere cosa dica.
"Dono divino" mormora leggendo. "Che diavolo vuol dire?"

+

Allan è quel tipo di persona nata con una predisposizione genetica all'abuso di alcol, alla noia e all'inedia, un connubio che si fonde tristemente con la mancanza di pudore nel mostrare le proprie debolezze.
Si stropiccia gli occhi arrossati. Sa che i due fratelli, seduti nelle poltrone impregnate di fumo, lo stanno guardando spazientiti.
"Allora?" lo incalza Dean. "Bobby ha detto che hai delle informazioni."
"Già, certo" bofonchia. "Vi ha detto che mio padre era un cacciatore? Sicuramente. Bhe è morto qualche anno fa." Prende una pausa e si gratta il mento. "Prima di mettersi sulle tracce di mostri e maghetti, era un professore di inglese. Poi è iniziata la sua fissa per Poe ed è stato deriso da tutti. Così si è dimesso e ha iniziato a cacciare, convinto di poter scoprire la causa della sua morte."
"Aspetta" lo interrompe Sam aggrottando l'ampia fronte. "Stai parlando di Edgar Allan Poe, lo scrittore?"
Allan solleva un sopracciglio, come ad evidenziare l'ovvio.
"Già" mormora. "Mio padre era appassionato fin da ragazzo. Qualche mese prima che la sua ossessione iniziasse aveva avuto un incontro ravvicinato con una strega. Così gli si è aperto il fantastico mondo del mistero" ironizza il ragazzo. "Ha iniziato le sue ricerche, convinto che le sue fantasie di ragazzino nascondessero qualche verità. Pensava che Poe fosse morto in circostanze così strane che ci doveva per forza essere sotto il maligno. Ha raccolto un sacco di materliale, da ogni angolo del mondo, ma non è mai riuscito a mettere tutti i pezzi insieme. Diceva che gli mancava la parte fondamentale: il taccuino."
"Taccuino?" ripete stupito Sam, quasi appassionato alla vicenda.
"Sì, sembra che qualcuno abbia visto Joseph Walker, l'uomo che trovò Poe, prendere da lui un taccuino e nasconderlo. Secondo mio padre è lì che si può trovare la tessere mancante."
"Who who who" interviene Dean agitando le mani. "Time out! Tutto questo è interessante, ma arriva al punto: Daniel."
Due paia di occhi verdi si scontrano burberi, sotto lo sguardo di rimprovero di Sam, finché Allan si alza e comincia a frugare in un cassetto: "Mi sembrava di averlo messo qui..."
Dopo qualche secondo estrae una scatolina, che sapientemente porge al minore dei fratelli, il quale alza uno sguardo interrogativo.
Allan gli fa cenno di aprirla. Al suo interno Sam scopre un anello, presumibilmente di argento. Lo posa sul grosso palmo e lo studia. E' ben rifinito, anche se torturato dal tempo e dai viaggi. Al centro spicca un'ovale ricamato, all'interno del quale è inciso uno stemma.
"Mio padre trovò questo anello in un viaggio in India, sulle tracce di chissà cosa. Deve essere passato di mano in mano, ma lui era molo bravo a cercare le cose."
"Cosa ci dovremmo fare?" prorompe Dean spazientito.
"Dean, guarda qui" gli dice il fratello, mostrandogli l'anello.
Il ragazzo lo prende con diffidenza, ma poi le sopracciglia si aggrottano. Spalanca gli occhi, fissando lo stemma: a nessuno dei due serve rifletterci attentamente, sanno che nessun umano può comprenderne il senso.
"Non ha mai capito che simbolo fosse" commenta Allan, quasi nostalgico.
I fratelli si fissano e Dean ringhia: "Fottuti angeli."
Allan alza un sopracciglio.
"Che?"

Prima di lasciare Allan alle sue faccende- o meglio non faccende- Sam ha uno scrupolo di coscienza. Infila la custodia con l'anello nella tasca del giubbotto e si volta verso il ragazzo, ancora seduto sul divano, impassibile alle norme dell'ospitalità.
"Dì un po', hai chiamato Bobby perché speri di riscattare il nome di tuo padre?" chiede, ritrovandosi in risposta solo un sopracciglio alzato. "Voglio dire, tu credi ci sia un collegamento tra Daniel e le ricerche di tuo padre?"
Allan volta il capo divertito.
"Assolutamente no" risponde secco. "Credo che mio padre fosse un fanatico e che quell'anello e quel bracciale siano coincidenze. Voglio solo provare che si sbagliava."
Sam getta uno sguardo preoccupato al fratello, che si limita a scrollare le spalle.

+

Castiel si rigira assorto l'anello tra le dita, passando i polpastrelli freddi sulle sporgenze e rientranze dell'argento consumato.
"Bhe?"
Alza gli occhi su Dean, stringendo le palpebre nella penombra della stanza.
"E' enochiano" sancisce finalmente.
"Questo lo sappiamo" sbuffa il Winchester.
"E' lo stesso simbolo" annuncia Sam, voltando lo schermo del computer, fisso sulla foto del bracciale diramata dalla polizia.
"Ottimo, abbiamo fatto una visita a mr. Simpatia inutilmente."
"Non è corretto" commenta Castiel, passando il mignolo all'interno dell'anello. "Qui c'è dell'altro."
Dean incrocia le braccia e lo fissa, fino ad ottenere la sua attenzione.
L'angelo sospira.
"Il simbolo che è anche sul bracciale vuol dire dono divino."
Dean strabuzza gli occhi e si passa una mano sul volto, irritato da quella situazione.
"Non mi piace, non mi piace per niente."
Sam si alza e lo fiancheggia, cercando di direzionare la sua attenzione verso altro.
"Cass, hai saputo nulla lassù su questo ragazzo?"
"No" dice abbassando gli occhi. "Se l'angelo che lo ha strappato all'Inferno è ancora vivo, non sono riuscito a trovarlo."
"Sarebbe il caso d'impegnarsi di più" lo rimprovera Dean.
"Io sono in gue-"
"Sì, ok, ho capito."
Il silenzio che occupa lo spazio tra i loro occhi diventa denso e pesante e ancora una volta Sam si sente escluso, fuoriposto e nervoso.
"D'accordo, calmiamoci" dice con calma. "Che ci dici dell'altro simbolo?"
Castiel finalmente gli da attenzione e l'aria sembra sospirare.
"Sono più simboli, incisi con molta precisione. Senza dubbio" dice fissandoli. "si tratta di coordinate."

  
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