Capitolo
Due: Smith, Jones e Tyler
Who's afraid of
the big bad wolf
Big bad wolf, big bad wolf?
Who's afraid of the big bad wolf?
Tra la la la la.
(From
“The Three Little Pigs” - Frank Churchill and
Ann Ronell)
“Squadra
Lupo Alpha. Abbiamo
immobilizzato i traditori. Passo.”
“Ricevuto
Lupo Alpha. Stiamo mandando la squadra di recupero a
prendervi.”
Rose Tyler abbassò la
radio e se la agganciò
alla cintura. Sollevò di nuovo il fucile, puntandolo contro
i prigionieri.
Lanciò uno sguardo a Mickey Smith, il suo partner sul campo,
che annuì. Aveva
sentito la comunicazione. Stavano venendo a prenderli.
Chi l’avrebbe detto che
Torchwood sarebbe
cresciuto su così ampia scala. Erano passati due anni dal
giorno peggiore della
sua vita e Rose Tyler era diventata uno dei più importanti
membri
dell’Istituto. Era stata lei, per prima, a entrare in
contatto con le forme
aliene di quell’universo. A creare un’alleanza.
Ed eccola lì, a puntare
un fucile contro i
membri corrotti della Proclamazione Ombra nel loro quartier generale.
A quanto pare, i pazzoidi
esistevano in ogni
universo. Solo due settimane prima avevano ricevuto
l’incarico dalla
Proclamazione Ombra stessa per un’investigazione
dall’interno. Era da un po’
che sospettavano qualcosa…e avevano avuto ragione. Erano
stati gli addetti alla
branca scientifica, niente po’ po’ di meno: avevano
scoperto un nuovo modo di
produrre energia. Un modo pericoloso.
Rose e Mickey li avevano catturati
all’ultimo
momento, mentre Rose puntava loro contro il fucile, Mickey era saltato
in
avanti per placcarne due. Purtroppo nessuno dei due si era accorto che
il terzo
prima di cadere in ginocchio era riuscivo ad attivare, almeno
parzialmente, il
macchinario.
Tre minuti esatti dopo la loro
cattura, infatti,
mentre attendevano la squadra di recupero…un enorme portale
si aprì sul
pavimento, tra gli scienziati e la squadra Lupo Alpha.
Rose lo guardò
intensamente e lo riconobbe
subito per quello che era: una frattura. Spalancò gli occhi
sbalordita. Quasi
terrorizzata, mentre la speranza di faceva largo nel suo cuore.
“Posso passare
dall’altra parte” realizzò in un
sussurro.
“Cosa?” chiese
Mickey accanto a lei. Non era
sicuro di aver sentito bene ma lo sospettava, a giudicare
dall’espressione
spaventata sul suo viso.
Rose distolse lo sguardo dalla
frattura e lo fissò
dritto negli occhi. “Posso passare dall’altra
parte” gli ripeté più forte,
decisa. Determinata.
“Cosa? No, Rose, sei
impazzita? Potresti morire!
Potresti finire in un universo tutto sbagliato!”
“O forse no!”
rispose lei trucemente. “Devo
tentare, potrebbe essere la mia unica possibilità!”
“Il
cannone…”
Lo interruppe. “Il
cannone” ripeté lei con
enfasi “potrebbe non riuscire mai a funzionare. È
una scommessa, come questo
varco. E si sta chiudendo!”
Lasciò cadere a terra
l’arma, le munizioni e
tutto ciò che avrebbe potuto influenzare il suo passaggio
dall’altra parte.
Tenne solo il prototipo di cacciavite sonico, su cui Torchwood aveva
lavorato nell’ultimo
anno e mezzo, e la carta psichica data in dotazione a tutti coloro che
lavoravano sotto la Proclamazione Ombra.
“Riesci a resistere da
solo fino all’arrivo
della squadra di recupero?” chiese a Mickey facendo un passo
avanti, senza
distogliere lo sguardo dalla frattura.
Mickey si lasciò
sfuggire un ghigno. “Lo sai che
posso” sospirò. “Sei sicura?”
Rose spostò lo sguardo
prima su di lui, poi di
nuovo sulla frattura. Era sicura? Voleva prendere questo rischio? Ma
qual’era
l’alternativa, aspettare la realizzazione di un cannone
dimensionale quando non
riuscivano nemmeno a creare un cacciavite sonico funzionante? Poteva
lasciare
di nuovo la sua famiglia? Respirò lentamente una, due, tre
volte e poi le
sembrò di sentirlo. Era quasi sicura che fosse solo uno
scherzo della sua
mente, ma le sembrò di sentire il canto metallico del TARDIS.
Raddrizzò le spalle e
guardò di nuovo Mickey.
“Mi dispiace, mi dispiace tanto” gli disse
asciugandosi le lacrime che avevano
cominciato a scenderle lungo le guance. “Ti prego,
di’ a mamma…dille…dille che
le voglio bene. E a papà. E a Tony. E…beh,
di’ loro tutto quello che credi.”
“Addio Rose.”
Sorrise. “Addio
Mickey.” E saltò nel varco.
Quando riaprì gli occhi
si trovava in una camera
blindata. Scosse la testa, cercando di riacquistare chiarezza. Un
rumore
assordante le ululava nelle orecchie: impiegò un secondo a
capire che era
scattato un allarme.
Si alzò in piedi e si
guardò intorno. Si trovava
ancora nel quartier generale della Proclamazione
Ombra…sì, ma di quale universo?
L’unica cosa che sapeva era che doveva andarsene di
lì… e in fretta.
Individuò il
Manipolatore del Vortice appoggiato
su una delle mensole di metallo e se lo mise al polso senza pensarci
due volte.
Riuscì a inserire le impostazioni per la Terra, ventunesimo
secolo, prima che
un Judoon le arrivasse alle spalle e cominciasse a spararle contro.
Rose si lanciò a terra,
rotolando dietro delle
casse di legno in cerca di protezione. Doveva cercare di distrarlo
mentre
attivava il Manipolatore.
Sulle casse di legno erano stati
appoggiati due
vasi. Subito ne afferrò uno e lo lanciò in faccia
(o sul muso?) del Judoon. Afferrò
l’altro per sicurezza e finalmente riuscì ad
attivare il Manipolatore del
Vortice.
Vide lo spazio cambiare intorno a
sé, un secondo
prima stava guardando negli occhi uno dei più brutti alieni
che avesse mai
visto, quello dopo si trovava davanti alle porte del Royal Hope
Hospital.
Una terribile fitta al fianco la
fece cadere in ginocchio,
il vaso che teneva ancora in mano andò in frantumi, poi
svenne.
………¿DW?………
Rose si risvegliò in un
letto d’ospedale.
Cosa
diavolo ci faccio qui? poi si ricordò tutto:
la missione per la Proclamazione
Ombra, la frattura inter-dimensionale, la faccia di Mickey mentre ci
saltava
dentro. Il Royal Hope Hospital.
Sono
svenuta. Ma certo.
Si tirò a sedere, sul comodino c’erano appoggiate
tutte le cose che aveva avuto
con sé quando era arrivata: il prototipo di cacciavite
sonico, i cocci del
vaso, il Manipolatore del Vortice e la carta psichica che, grazie
all’addestramento ricevuto a Torchwood, aveva automaticamente
procurato un ID
falso.
Allungò una mano per
afferrarla ma la mollò
subito dopo. Ma che diav…
toccando il
comodino di metallo aveva ricevuto una scossa. Riprese la carta
psichica:
“Marion Smith” diceva, più altre
informazioni chiave.
Rose sospirò,
riappoggiando la testa sui
cuscini, e una fitta improvvisa le attraversò il fianco.
Sollevò le coperte per
dare un’occhiata: una vasta ustione le ricopriva il lato
destro del busto. Il
Judoon doveva averla colpita di striscio mentre si teletrasportava.
Cos’avrebbe fatto adesso?
Ma soprattutto, come
avrebbe fatto a scoprire se si trovava nell’universo giusto?
Non vedeva
dirigibili per aria: almeno sapeva di non trovarsi più nel
Mondo di Pete.
“Miss Smith, vedo che ha
ripreso conoscenza!”
disse qualcuno entrando dalla porta. Rose non conosceva nessuno di loro
ma non
fu difficile capire che erano dottori…o aspiranti tali, si
corresse lanciando
uno sguardo ai ragazzi che seguivano l’uomo più
anziano.
“Sono il dottor
Stoker” le disse avvicinandosi a
lei e controllandole le pupille con una piccola torcia, poi si rivolse
ai suoi
studenti. “Cosa sappiamo di questa paziente?
Morgensten?”
Un ragazzo alto e biondo
cominciò a parlare,
controllando occasionalmente un blocco per gli appunti.
“Marion Smith, signore.
È stata trovata tre
giorni fa in stato d’incoscienza. E’ stata
ricoverata e curata per delle
ustioni di terzo grado sul lato del corpo. Le ferite stanno guarendo
bene, dopo
che saranno condotti gli ultimi accertamenti di routine le
sarà permesso di
lasciare l’ospedale.”
Il dottor Stoker annuì.
“Va bene, Morgensten. Ma
credo che manchi qualcosa…Jones?”
Questa volta fu una ragazza di
colore a farsi
avanti. “Dovremmo parlare con la paziente per ottenere le
informazioni che ci
mancano, dal momento che è la prima volta che la vediamo
cosciente.”
“Molto bene,
Jones!” si congratulò il dottor
Stoker. “Ma questo è un compito che lasceremo ai
vostri colleghi più anziani.”
Detto questo, uscirono dalla stanza e lasciarono Rose in compagnia di
una
dottoressa sulla quarantina che cominciò a farle un vero e
proprio
interrogatorio. Rose sospirò, pronta a far sfoggio
dell’addestramento ricevuto
a Torchwood per gestire la situazione, raddrizzò la schiena
e cominciò a
rispondere alle domande.
………¿DW?………
“Allora, mister Smith.
Buon giorno a lei. Come
si sente oggi?” chiese il dottor Stoker, continuando il giro
di visite con i
suoi studenti a seguito.
“Oh, non male”
rispose il Dottore. Ancora un
po’, sa…bleh” e fece una smorfia di
disgusto, come se quella spiegasse tutto.
“John Smith, ricoverato
ieri con forti dolori
addominali. Jones, perché non mi fa vedere cosa riesce a
trovare? Visto che è
stata tanto brava con l’altra nostra Smith, mi
sorprenda.”
Il Dottore osservò Jones
girare intorno al
lettino per prendergli il battito. “Oggi
c’è davvero un sovraffollamento di
Smith in questo ospedale” raccontò al Dottore in
tono colloquiale. “Lei è il
secondo di fila che visitiamo oggi!”
Il Dottore ghignò.
“Beh, è un cognome molto
comune.”
“E’
così” concordò Jones. La ragazza
afferrò lo
stetoscopio per prendergli il battito, ma dopo un secondo ci
ripensò e invece
afferrò la cartella del paziente. Subito una scossa le
attraversò la mano e la
lasciò cadere sul letto.
“E’ la seconda
volta che mi succede, oggi!” si
lamentò.
“A me con la maniglia
della porta” informò
Morgenstern.
“Beh,
c’è da aspettarselo” rise il dottor
Stoker
dando poca importanza al fatto. “Sta arrivando un temporale e
i fulmini sono
una forma di elettricità statica. Com’è
stato dimostrato per la prima volta
da…?”
………¿DW?………
“Accidenti” si
lamentò Rose scendendo dal letto
dell’ospedale una volta che quella noiosa dottoressa se ne fu
andata. “Sembrava
avessi rubato i gioielli della
corona per quante domande mi ha fatto!”
Raggiunse la poltrona sotto la
finestra su cui
le infermiere avevano lasciato i suoi vestiti, piegati ordinatamente.
Rose si
infilò i pantaloni neri e la maglietta rosa, sebbene con un
po’ di fatica. Anche
se la ferita stava guarendo velocemente, le tirava ancora molto la
pelle quando
si muoveva.
Buttò uno sguardo fuori
dalla finestra e
strabuzzò gli occhi. Appoggiò le mani contro il
vetro, continuando a guardare
fuori. “Oh!” esclamò notando la pioggia
che saliva verso l’alto. “Quegli
stupidi Jo…ehm…go…Quegli stupidi
rinoceronti!”
L’ospedale
cominciò a tremare, fu solo per pura
fortuna che Rose riuscì a non cadere per terra.
Sentì che la gente cominciava a
strillare. Guardò fuori della finestra: era buio.
“Sulla luna!” ululò
esasperata. Quegli idioti sarebbero arrivati da un momento
all’altro.
Finì di infilarsi la
giacca di pelle blu,
afferrò le proprie cose e uscì di corsa dalla
stanza.
………¿DW?………
Anche il Dottore nel frattempo
aveva recuperato
i propri vestiti. Finì di annodarsi la cravatta mentre
ascoltava due delle
aspiranti dottoresse che l’avevano visitato prima parlare
vicino alle finestre.
“Non farlo!”
strillò la ragazza indiana quando
Jones provò ad aprire uno degli abbaini.
“Perderemo tutta l’aria!”
“Ma non sono a chiusura
ermetica” cercò di
spiegare Jones. “Se l’aria potesse essere
risucchiata fuori, sarebbe già
successo. Ma non l’ha
fatto…com’è possibile?”
Il Dottore aprì la tenda
che lo nascondeva e si
fece avanti. “Ottima osservazione”
esclamò. “Brillante. Come ti chiami?”
“Martha.”
“Ed era Jones,
giusto?” Martha annuì. “Beh,
Martha Jones, la domanda è…come facciamo a
respirare ancora?”
“Non possiamo!”
pianse l’altra ragazza.
“Evidentemente
sì, quindi smettila” le ingiunse
seccato. Si alzò sulla punta dei piedi, cercando di vedere
meglio fuori. C’era
sicuramente qualcuno dietro a tutto questo. “Martha,
c’è un balcone su questo
piano, o una veranda o…”
“Vicino alla sala
d’aspetto dei pazienti, sì.”
………¿DW?………
Rose spalancò le porte
di una terrazza. “C’è
ossigeno” si disse guardandosi intorno. “Ok,
è strano. Ma com’è possibile?”
Strascicò un piede per
terra, seguendolo con lo
sguardo, cercando di riflettere. Si abbassò di scatto,
afferrando il pezzo
rotto di una piastrella, e lo lanciò nel vuoto.
“Campo di
forza” sbuffò quando il pezzo di
piastrella andò a sbattere contro una parete invisibile.
“E ti pareva.” Era
quello che tratteneva l’aria…ma perché
trasportarli sulla luna?
In quel momento arrivarono le
astronavi Judoon.
Atterrarono poco distante dall’ospedale e pochi minuti dopo
ne uscirono schiere
e schiere di mercenari Judoon.
Rose si batté una mano
sulla fronte. Ma certo!
Cercavano lei…ma se cercavano lei… “Il
vaso!” realizzò. Ma il vaso era rotto.
Cosa sarebbe successo se non avessero potuto riaverlo indietro?
Doveva rimetterlo insieme e doveva
farlo in
fretta.
Si frugò nelle tasche,
tirando fuori il
prototipo di cacciavite sonico.
“Forse con
questo…” borbottò a mezza voce
cambiando ripetutamente le funzioni del prototipo. “Oh, mi
stai prendendo in
giro! Hai perso una vite!” Rose guardò il
cacciavite come se le avesse arrecato
un affronto personale. “Adesso dovrò anche
ripararti!” Se lo ficcò in tasca con
un sospiro e rientrò all’interno
dell’ospedale, sperando solo di riuscir a
trovare quello che le serviva prima che fosse troppo tardi o
l’intero ospedale
sarebbe soffocato. E sarebbe stata tutta colpa sua.
………¿DW?………
Martha osservò mentre il
comandante di quei
‘Judoon’ sbatteva Morgenstern contro il muro e gli
puntava contro uno strano
aggeggio che emetteva una luce blu. “Energia Artron,
assente” lo sentì dire
prima di passare a un’altra persona. “Catalogate
tutti i sospetti.”
Il Dottore non sembrava prestare
attenzione a
ciò che stava succedendo. “Oh, guarda
laggiù! C’è un negozietto: adoro i
negozietti!”
“Lascia
perdere” lo rimproverò Martha. “Cosa
sono
i Judoon?”
“Sono come la
polizia…beh, poliziotti in
affitto. Sono
più che altro dei teppisti
interplanetari.”
“E ci hanno portati sulla
Luna?”
“Territorio
neutrale” spiegò il Dottore,
scrutando i Judoon, ben nascosto dietro le felci del secondo piano.
“ Secondo
la Legge Galattica, non hanno giurisdizione sulla Terra, quindi
l’hanno
isolata. Quella pioggia e i fulmini? Erano loro che usavano una
‘lente H2O’”
Martha roteò gli occhi.
“Che ne sai della ‘Legge
Galattica’? Da dove l’hai tirata fuori?”
Il Dottore non le rispose e si
spostò un po’ più
vicino in modo da poterli ascoltare meglio.
“Energia Artron,
assente” stava dicendo un
Judoon proprio sotto di loro.
“Se loro sono poliziotti,
siamo in arresto?”
volle sapere Martha avvicinandosi al Dottore. “Per aver
sconfinato sulla Luna o
qualcosa del genere?”
“No, ma mi piace la tua
teoria! Bel
ragionamento” si congratulò il Dottore, sempre
pronto ad alleggerire un po’
l’atmosfera. “No, sarebbe bello se fosse
così semplice. Stanno eseguendo una
catalogazione. Li hai sentiti prima stanno cercando tracce di energia
Artron,
il che è una brutta notizia per me.”
“Perché?”
“L’energia
Artron funziona allo stesso modo
delle radiazioni di fondo. Viene assorbita da coloro che viaggiano nel
tempo”
spiegò in Dottore con naturalezza.
Martha si voltò verso di
lui con gli occhi
spalancati. “Oh, mi stai prendendo in giro.”
Lui si limitò a
sollevare un sopracciglio.
“Non essere
ridicolo!” insistette Martha,
diventando seria. “Smetti di guardarmi in quel
modo.”
“Andiamo
allora.”
Salirono le scale fino al quarto
piano, in cerca
di un computer. Il Dottore cominciò subito a scannerizzarlo
con il cacciavite
sonico, senza risultato. Lo colpì con la mano.
“Che diavolo ha questo
computer?” esclamò esasperato. “I Judoon
devono averlo isolato” sospirò prima
di canticchiare una strana filastrocca che suonava molto come
“Dottori e Judoon
hanno invaso la lun””. Si passò una mano
sulla bocca mentre vagliava le
possibili alternative. “Stavo solo viaggiando nel passato, lo
giuro, sono
passati sei mesi, volevo solo un po’ di viale dei ricordi e
basta, non cercavo
guai. Davvero: è così!”
cominciò a parlare sempre più veloce.
“Poi ho notato
queste spirali di plasma attorno all’ospedale. I fulmini
erano spirali di
plasma. Si stavano espandendo da due giorni, ormai. Così mi
sono fatto
ricoverare: pensavo succedesse qualcosa all’interno,
invece…le spirali di
plasma erano generate dai Judoon, dall’alto.”
“Ma cosa stanno cercando
esattamente?” domandò
Martha, cercando di farsi un quadro generale sulla faccenda. Voleva
poter
aiutare.
“Qualcuno che viaggi nel
tempo”.
“Come te” fece
Martha divertita, stando al
gioco. “A quanto pare.”
“Come
me…” concordò il Dottore, poi si
voltò a
guardarla e specificò: “ma non me. Un agente del
tempo disertore
probabilmente.”
“Sì, ma
perché lo cercano?”
“Non lo so”
sospirò lui senza smettere di
picchiettare sulla tastiera del computer.
“Qualunque cosa abbia
fatto…non puoi
semplicemente lasciare che i Judoon lo trovino?”
“Se giudicheranno
l’ospedale colpevole di
ospitare un fuggitivo, ne ordineranno
l’esecuzione.”
Martha strabuzzò gli
occhi. Cominciava a provare
un po’ di paura. Non che si sarebbe lasciata fermare da
questo. “Di tutti
quanti?” chiese.
“Proprio così.
Ma se riuscissi a trovarlo per
primo…oh ma quanto sono stupidi!” urlò
il Dottore quando tutti i dati che aveva
recuperato sul computer cominciarono a sparire. Alzò le
braccia al cielo in un
gesto esasperato. “Sono degli idioti! Completamente idioti!
Così idioti che
hanno cancellato gli archivi! Che furbizia!”
“Cosa stiamo
cercando?” si fece avanti Martha,
pronta ad aiutare come poteva.
Il Dottore si infilò le
mani tra i capelli. “Non
lo so. Un qualunque paziente ricoverato da poco con sintomi
strani….” Si lanciò
in avanti, verso il computer. “Magari trovo un
backup…” esclamò azionando
nuovamente il cacciavite sonico. Sentì a malapena Martha
dire “Continua a
cercare. Io vado a chiedere al dottor Stoker. Potrebbe saperne
qualcosa” e
uscire dalla stanza.
Ritornò pochi minuti
dopo, proprio quando era appena
riuscito a trovare il backup. Glielo disse ma lei lo
anticipò: “Marion Smith,
stanza 221. L’abbiamo visitata questa mattina: è
stata ricoverata due giorni fa
con inspiegabili ustioni al fianco sinistro!”
“Brillante!”
esclamò abbandonando il computer.
“Portamici subito.”
Raggiunsero la stanza 221 di corsa,
ma la
trovarono vuota.
“Dove può
essere andata?” chiese Martha
guardandosi intorno, in cerca di qualche indizio. La stanza era
deserta, non ci
aveva lasciato niente dentro. Solo la tv era accesa: stava andando in
onda un
vecchio cartone animato della Disney, con i tre porcellini che
cantavano insieme
facendo il girotondo ‘Chi ha paura del gran lupo
cattivo?’
Sovrappensiero, Martha
afferrò il telecomando e
la spense.
Il Dottore si trovava ancora sotto
lo stipite
della porta. Non aveva prestato attenzione a Martha o al programma in
televisione. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé mentre
rifletteva.
Come poteva fare a trovare questo
agente del
tempo? Cominciò a fare avanti e indietro nel corridoio,
subito fuori dalla
stanza. Martha gli si avvicinò. “Allora, come
facciamo a trovare questo…”
“Agente del
tempo” finì il Dottore per lei,
senza fermarsi. “Non ne ho idea. Potrebbe essere
ovunque.”
Martha si appoggiò
contro lo stipite della porta
mentre lo osservava camminare avanti e indietro.
“E’ questo quello che fai?”
gli chiese.
Il Dottore rallentò,
alzò la testa per
guardarla. “In che senso?”
“Girovagare e decidere
all’improvviso di
investigare se qualcosa non quadra?”
“Che
c’è di male?”
“Tutto solo intendo? Non
hai un appoggio? Avrai
pure un compagno o qualcosa del genere.”
Il Dottore sospirò.
“Io…” cominciò, ma la voce
gli si bloccò in gola. Provò a deglutire un paio
di volte. “Umani!” sbuffò alla
fine. Sarebbe stato così, d’ora in poi? Ogni volta
che avrebbe parlato con un
essere umano per più di cinque minuti gli avrebbero chiesto
di Rose? “Siamo bloccati
sulla luna, senza ossigeno, con i Judoon e un agente del tempo
disertore e tu
fai domande personali?” le fece cenno di seguirlo.
“Andiamo! Dobbiamo riuscire
a trovarla.”
“Che permaloso”
si lamentò Martha seguendolo
lungo il corridoio. “‘Domante personali’.
Ero solo curiosa. Questa agente del
tempo poi! Non sono ancora del tutto convinta se devo crederti o no.
Com’è
possibile che si possa viaggiare nel tempo?”
Il Dottore girò
l’angolo, aprì la bocca per
parlare ma non fece in tempo di dire niente.
Un Judoon saltò fuori
dal nulla e lo
scannerizzò. “Viaggiatore nel tempo”
confermò. “Consegna il Manipolatore del
Vortice e non ti sarà fatto alcun male.”
“Oh mamma, è
possibile viaggiare nel tempo”
commentò Martha sbalordita.
“Eeeeee…corriamo
di nuovo!” urlò il Dottore
afferrandola per una mano e trascinandola via. Riuscirono a girare
l’angolo
appena in tempo per evitare di essere colpiti dai colpi di fucile dei
Judoon.
Riuscirono a seminarli per
miracolo. Martha
lasciò andare un respiro di sollievo ma il Dottore non si
fermò.
“Manipolatore…Manipolatore…”
borbottava tra sé e sé. “ Non vogliono
l’agente
del tempo ma il suo manipolatore! Perché? E se ha un
Manipolatore del Vortice,
perché non se n’è andata?”
Martha gli finì addosso quando il Dottore si
fermò di
colpo. “Lo hanno bloccato! Ma certo!” si
voltò verso la ragazza e la afferrò
per le spalle, continuando a parlare velocissimo. “Se
quest’agente è abbastanza
intelligente saprà che basta una piccola modifica al
processore per potersene
andare! Ma quegli idioti Judoon continueranno a cercare
finché l’aria non sarà
esaurita!” guardò a terra facendo schioccare la
lingua con disappunto. Non
aveva mancato di notare che ormai Martha stava ansimando pesantemente e
non
solo per la corsa. L’ossigeno stava finendo.
“Come stai? Tutto
bene?”
Martha forzò un sorriso.
“Corro sull’adrenalina.”
“Benvenuta nel mio
mondo” rispose il Dottore con
un’alzata di sopracciglia.
“E i Judoon?”
domandò Martha appoggiandosi
contro una parete.
“Hanno grandi riserve
polmonari. Non avranno
problemi.” E lui aveva il bypass respiratorio, per fortuna.
Ma doveva
sbrigarsi. “Dov’è il laboratorio delle
analisi?” volle sapere. Era l’unico
posto dove l’agente del tempo avrebbe trovato tutto quello
che le serviva per
modificare il Manipolatore.
Martha si allontanò
dalla parete. “Da questa
parte” cominciò ma in quel momento i Judoon
irruppero nel corridoio gridando “
Trovate il Manipolatore del Vortice! Recuperatelo!”
Il Dottore imprecò
silenziosamente e si rivolse
urgentemente a Martha. “Stai qui! Mi serve tempo,
trattienili! Dammi il tempo
di fermare l’agente e poi portali al laboratorio.”
“Come posso
fare?” esclamò la ragazza con una
punta di panico nella voce. Ma il Dottore non aveva tempo da perdere in
spiegazioni.
“Scusami per questo,
potrebbe salvare migliaia
di vite e non significa niente, davvero niente.” La
fissò negli occhi, pregando
che capisse. Non avrebbe mai più potuto significare
qualcosa. Con nessun’altro.
Non più.
Martha annuì. Il Dottore
sapeva che non aveva
capito, ma non aveva tempo e gli bastò. Le prese il viso tra
le mani e la
baciò.
Quando Martha riaprì gli
occhi, il Dottore se
n’era andato. “Quello era niente?” aveva
il respiro affannato e questa volta
non era a causa della mancanza d’ossigeno.
………¿DW?………
Riuscì a trovare il
laboratorio seguendo le
indicazioni sulle targhette che erano state affisse lungo i corridoi.
Entrò
senza far rumore. L’agente del tempo era seduta a uno dei
tavoli, gli dava le
spalle mentre insultava pesantemente quello che sembrava essere una
sorta di
prototipo per un cacciavite sonico. Indossava una giacca di pelle blu e
aveva
dei lunghi capelli biondi che le cadevano sulle spalle. Nel complesso
aveva un
aspetto tremendamente familiare ma non ci fece caso. Tutto per lui
aveva un
aspetto familiare a questo punto. Soprattutto quell’aspetto.
Fece un passo avanti. “Ha
visto, ci sono quei
cosi!” esclamò fingendo una voce spaventata.
“Quei…” e l’agente del tempo
si
girò. Il Dottore cercò di finire la frase, di
dire ‘quei grossi rinoceronti
spaziali’ ma la voce gli morì in gola.
Rose Tyler lo stava fissando
dall’altra parte
della stanza, con degli occhiali dalla grossa montatura nera sul naso.
Si alzò
in piedi di scatto, facendo cadere per terra il prototipo di cacciavite
sonico
e un vaso, che andò in frantumi. Si tolse gli occhiali con
mani tremanti e se
li mise in tasca. Lo guardò con il cuore che le batteva a
mille. Il labbro le
tremò prima che riuscisse a trovare la voce per parlare.
“D-Dottore?!” balbettò
insicura. Fino a quel momento non era stata sicura di essersi trovata
nell’universo giusto. Gli occhi le si riempirono di lacrime.
“Rose!”
urlò il Dottore e si corsero incontro.
Si abbracciarono stretti. Nessuno
dei due
sembrava voler lasciare andare l’altro. Il Dottore
affondò il viso nei suoi
capelli riacquisendo familiarità con il suo odore, con il
calore della sua
pelle, con il battito del suo cuore, con la forma del suo corpo. Lei
stava
facendo la stessa cosa.
Erano lì, insieme. Nello
stesso universo, nella
stessa stanza, e all’improvviso tutto sembrò
tornare al suo posto. Tutto aveva
di nuovo un senso. Tutto aveva di nuovo uno scopo.
Si separarono appena il necessario
per potersi
guardare negli occhi. Il Dottore le portò le mani al viso
per tenerla ferma,
per poterla osservare in ogni più piccolo dettaglio come non
aveva potuto fare
quel giorno sulla spiaggia. Le asciugò una lacrima,
accarezzandole una guancia
con il pollice. I loro visi erano così vicini che potevano
respirare uno l’aria
dell’altro.
Rose.
Rose. Rose. Era
l’unica cosa che riusciva a pensare la sua mente ma erano in
pericolo e si
costrinse a ragionare. “Com’è
possibile?” le chiese senza lasciarla andare.
“Sei tu l’agente del tempo che stanno
cercando?” Rose.
“Ero nell’altro
universo” cominciò a spiegare
Rose. Il Dottore la abbracciò con forza e la ragazza
appoggiò la testa sul suo
petto mentre continuava a parlare, ascoltando il doppio battito dei
suoi cuori.
“Un agente operativo per Torchwood. Mickey ed io eravamo in
missione sotto
copertura per la Proclamazione Ombra presso uno dei loro stabilimenti
scientifici” Rose sospirò, stringendo le braccia
intorno al busto del Dottore.
“Alcuni dei loro scienziati avevano scoperto che creando una
fessura nel
tessuto dell’universo, questa provoca una quantità
spropositata di energia, e
stavano programmando di vendere questa scoperta al miglior offerente.
Credevamo
di averli fermati in tempo ma la fessura uscì dal loro
controllo e si allargò”
Rose alzò lo sguardo per poter guardare il Dottore negli
occhi. “E l’ho capito
subito.”
“Che cosa?” il
Dottore non si mosse di un
millimetro.
“Che era un portale per
poter tornare da te”
rispose semplicemente Rose lasciando sbucare la lingua tra i denti con
quel
sorriso che il Dottore amava tanto. Ricambiò il suo sorriso.
Non ricordava
l’ultima volta che era stato così
felice…oh, ma chi prendeva in giro. Lo sapeva
benissimo. Era stato con lei, sempre quando era con lei.
“E poi?”
“E poi mi sono
risvegliata in una camera
blindata della Proclamazione Ombra di questo universo ma un Judoon mi
ha
scoperta e ha cominciato a spararmi contro. Ho afferrato un
Manipolatore del
Vortice e gli ho lanciato contro un paio di vasi. Purtroppo uno ho
finito per
portarmelo dietro! È quello che cercano, credo. Stavo
cercando di ripararlo per
poterglielo restituire ma il mio cacciavite sonico è solo
una porcheria!”
“Oh, Rose
Tyler” esclamò il Dottore che
sorrideva così tanto da avere male alla faccia. Le prese un
polso tra le dita,
il polso con il manipolatore attaccato, e lo alzò
all’altezza dei suoi occhi.
“Non è il vaso che stanno cercando ma
questo!”
Rose spalancò la bocca
esterrefatta. Tutta
quella fatica…per il manipolatore? “Dobbiamo
restituirglielo!”
Il Dottore la prese per mano e le
sorrise.
Finalmente tutto era di nuovo come doveva andare, con la mano di Rose
Tyler
stretta nella sua. “Andiamo!”
I Judoon entrarono nel laboratorio,
seguiti da
Martha Jones, prima che potessero fare un passo e puntarono le armi
verso Rose.
Martha doveva aver spiegato loro la situazione.
Subito il Dottore fece un passo di
lato e si
mise tra Rose e i Judoon. “Aspettate! Abbiamo il
manipolatore!”
“Consegnate il
Manipolatore o verrete
giustiziati” fu la risposta lapidaria del Judoon capo.
Il Dottore vide Martha perdere
conoscenza con la
coda dell’occhio, ma avrebbe avuto tempo per occuparsene
dopo. “Sì! Sì!
Sì!”
assicurò in fretta. Si giro verso Rose, tanto le spalle ai
Judoon ma restando
sempre tra lei e le loro armi. Sganciò le cinghie del
manipolatore e si
affrettò a porgerlo ai Judoon. “Secondo
l’emendamento 37 della Proclamazione
Ombra qualsiasi assicurazione di non utilizzo della violenza da parte
dei suoi
associati rappresenta legge e potrà non essere mantenuta
solo in caso di una
grave trasgressione da parte di terze parti”
farfugliò il Dottore a cento
miglia all’ora. “Vedete? Vi restituiamo il
Manipolatore! Nessuna legge
infranta! Prendete!”
Non ci sarebbe stato il bisogno di
dire niente
perché i Judoon si limitarono a prendere il manipolatore e
andarsene. “Prova
giudiziaria per il processo numero 22113. Recuperata.”
Rose e il Dottore aspettarono che
si
allontanassero prima di lanciarsi di nuovo uno nelle braccia
dell’altro.
Rimasero così per alcuni istanti, poi furono costretti a
lasciarsi andare.
Il Dottore si accucciò
accanto a Martha, svenuta
per la mancanza di ossigeno. Si stupì della resistenza che
stava dimostrando
Rose, ma forse, ipotizzò, l’aria nel Mondo di Pete
aveva una densità diversa e
si era abituata a respirare una diversa concentrazione di ossigeno.
Sollevò
Martha tra le braccia e uscì dal laboratorio, assicurandosi
che Rose fosse
accanto a lui.
“Chi
è?” gli chiese timidamente mentre
distendeva la ragazza su uno dei lettini vuoti dell’ospedale.
Appena ebbe di
nuovo le braccia libere riprese Rose per mano. Non l’avrebbe
lasciata andare
mai più. “Martha Jones” rispose.
“Mi stava aiutando.”
Rose utilizzò la mano
libera per spostarsi una
ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“E…viaggia con te?”
“Rose” fece il
Dottore commosso. La tirò verso
di sé per poterla abbracciare ancora una volta.
“Non c’è stato nessun altro.”
Restarono di nuovo così,
non c’era davvero
nessun altro posto dove volessero essere, davanti a una delle grandi
finestre
dell’ospedale. Rose cominciava ad avere il respiro un
po’ affannato.
“Bypass
respiratorio” gli fece con un risolino.
Spostò di nuovo la testa contro il suo petto.
Sospirò. “Che invidia.”
Lui strofinò il viso
contro i suoi capelli. Non
riusciva a crederci di avere davvero Rose tra le braccia. Erano di
nuovo
insieme. Aveva avuto il suo miracolo. “Guarda” le
disse. “Piove sulla Luna”.
………¿DW?………
La prima cosa che Martha fece,
quando riacquistò
conoscenza, fu uscire da quell’ospedale ma non
andò molto lontano. Dei
paramedici la bloccarono e la fecero sedere sul retro di
un’ambulanza con una
bombola di ossigeno, come tutti gli altri. Martha conosceva bene le
conseguenze
di carenza di ossigeno e non si oppose. Anche quando ritenne di averne
avuto
abbastanza, rimase seduta lì, a fissare nel vuoto. A pensare
a cos’era
successo. L’ultima cosa che ricordava era di aver portato i
Judoon nel
laboratorio per le analisi e il Dottore che parlava con
l’agente del tempo.
“Martha!” disse
qualcuno distogliendola dai suoi
pensieri.
Martha balzò in piedi e
corse ad abbracciare la
sorella.
“Oh mio Dio, credevo che
fossi morta! Cos’è
successo? E’ stato stranissimo!” Trish
continuò a parlare dell’accaduto, di
quello che aveva cercato di fare la polizia, della loro mamma. Martha
però non
stava ascoltando. Vide il Dottore, dall’altra parte della
strada: camminava
mano nella mano con quell’agente del tempo bionda. Insieme
entrarono in una
vecchia cabina della polizia. Decise di andare a salutarli: si
girò verso Trish
per dirglielo ma quando voltò di nuovo la testa la cabina
della polizia era
sparita… e così il Dottore e l’agente
del tempo.
………¿DW?………
Il Dottore, nel TARDIS, con Rose
Tyler: proprio
come dovrebbe essere.
Si chiusero la porta alle spalle e
il Dottore
non le lasciò andare la mano nemmeno quando
cominciò ad azionare i comandi del
TARDIS per spedirla nel Vortice.
Rose lo osservò in
silenzio, un sorriso felice
che le aleggiava sulle labbra. Si sedette sul sedile del capitano per
non
dargli fastidio mentre pilotava. Corrugò le sopracciglia: si
era seduta sopra a
qualcosa. Usò la mano libera per controllare e si
ritrovò a stringere la sua
camicetta rosa, quella che aveva indossato su Nuova Terra, quella che
aveva
lasciato sulla poltrona nella sua stanza, e una confezione di aspirine.
Gli
occhi le si riempirono di lacrime davanti alle implicazioni di
ciò che teneva
in mano. Oh, Dottore…
pensò con una
fitta al cuore.
Lo tirò verso di
sé e gli abbracciò la schiena,
nascondendo il viso nella sua giacca blu. Lui si girò per
poterla circondare a
sua volta con le braccia e rimasero così, semplicemente.
Erano di nuovo così
vicini, solo pochi
centimetri l’uno dall’altro. Il respiro di entrambi
era pesante, carico di
aspettativa. Il Dottore non riuscì a impedirsi di abbassare
lo sguardo sulle
labbra di Rose.
I cuori gli cominciarono a battere
sempre più
forte nel petto mentre cercava di prendere la decisione giusta per
entrambi. Si
chinò in avanti, esitante. Ancora un centimetro e le loro
labbra si sarebbero
sfiorate. Vide quelle di Rose dischiudersi delicatamente, poteva
sentire il suo
respiro sulla pelle, ma alla fine si limitò a sospirare e ad
appoggiare la
fronte contro quella di Rose.
La ragazza lasciò andare
un sospiro. Chiuse gli
occhi, cercando di nascondere il disappunto. “Quanto tempo
è passato per te?”
gli chiese accarezzandogli il viso con la punta delle dita.
“Sei mesi, due giorni
fa” fu la risposta. “Tu?”
Rose riaprì gli occhi e
lo guardò. “Due anni”
rispose mentre la bocca le si incurvava in un sorriso triste.
“Oh, Rose…mi
dispiace. Mi dispiace tanto.”
Rose si separò la lui,
appoggiando di nuovo la
schiena contro il sedile su cui era ancora seduta, ma mantenne le
braccia connesse
con le sue, con le mani strette intorno si suoi avambracci.
“No, a me dispiace.
Se solo non avessi lasciato andare quella stupida
leva…” si morse un labbro
ripensando a quel giorno, i suoi occhi guardavano un punto distante
alle sue
spalle. Poi gli sorrise e tornò a guardare solo lui.
“Ma sono qui adesso.”
Il Dottore ricambiò il
sorriso, era sicuro che
niente avrebbe più potuto farlo smettere di sorridere.
“Per quanto tempo?”
Rose rise. Stringendo con forza le
mani intorno
ai suoi avambracci. “Per sempre” promise.
NDA: E dan dan dan! Nuovo
capitolo…mooolto più
in anticipo del previsto! xD Ma dal momento che dovevo comunque
aggiornare la
storia su Final Fantasy ho pensato di aggiornare anche questa!
Non ho molto da dire su questo capitolo se non “hurray
si sono ritrovati”. Sto pensando a qualche considerazione che
potrei fare ma
non mi viene in mente niente…se non magari che mi rendo
conto che l’inizio, con
Rose e Mickey in missione sia un po’ affrettato
ma…seriamente avrei potuto
renderlo un capitolo a parte con una storia di sei pagine e non sarebbe
fregato
niente a nessuno…quindi ci accontentiamo di quella parte ai
fini della storia! Spero
vi sia piaciuto il modo in cui la presenza di Rose ha stravolto il
capitolo! Se
vi chiedete che fine ha fatto il plasmivoro...vedendo che
l’ospedale era già
sotto controllo ha cercato di fuggire su un altro pianeta ed
è stata catturata
durante lo spostamento. Tié. Meno morti per noi! <3
Alla prossima! Nonostante
questo capitolo intermedio, credo comunque che pubblicherò
il prossimo lunedì! Un
bacio a tutti…e commentante pigroni!