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Autore: chi_lamed    22/03/2013    1 recensioni
Un sorriso per Severus, poi un altro ed un altro ancora.
Per dimostrargli tutto l'amore che provo per lui.
Raccolta di one-shot che partecipa al Gioco Creativo n.13 "Un anno di sorrisi per Severus" del Forum Il Calderone di Severus.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Data: 20-21 marzo 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Tipologia: Generale, Introspettivo, Fluff
Personaggi: Severus Piton, Sorpresa
Pairing: Severus/Personaggio Originale
Epoca: post HP7
Avvertimenti: AU, What if.
Riassunto: "Quello non era un giorno qualunque."
Parole/pagine: 634/2

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
Nota 1: Storia scritta per il Gioco Creativo n. 13 “Un anno di sorrisi con Severus” del forum Il Calderone di Severus (http://severus.forumcommunity.net/?t=53428833#entry372358836)
 
Nota 2: siamo sulla stessa scia di Incanto (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1540699) e Traguardo (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1662079). Anche qui, niente cronologia precisa, solo stralci di vita quotidiana.



 
 
Rinascita
 
 
       
Si svegliò con un raggio di sole che giocava ad intrecciarsi con i capelli corvini sparsi sul cuscino. Una carezza dorata, delicata ed impalpabile. Rimase per un po’ ad occhi socchiusi, cullandosi in un dormiveglia tranquillo, mentre pian piano la presenza dell’astro discreta e silenziosa scendeva a sfiorargli la guancia.
Sorrise appena, riportando poco alla volta a galla il pensiero cosciente, i minuti che scorrevano lenti come placido fiume di pianura. Quando aprì finalmente gli occhi il sorriso era diventato più luminoso del sole che aveva da poco intrapreso il proprio consueto percorso in un cielo limpido e terso.
Quello non era un giorno qualunque.
Si alzò con cautela, per non destare chi ancora dormiva profondamente con il braccio sinistro sotto al cuscino in una posa tanto assurda quanto adorabile. Sorrise per la seconda volta, una consuetudine che anni addietro non avrebbe esitato a definire melensa. Ma le lunghe nottate tormentate da incubi silenziosi, da urla di dolore tanto strazianti quanto reali come una maschera di freddo argento sul proprio volto, erano un passato lontano e sbiadito. Le cicatrici, seppur ancora presenti, oramai rimarginate del tutto.
Non avrebbero sanguinato mai più.
Con questi pensieri s’addentrò nella piccola camera debolmente rischiarata da una luce soffusa che filtrava dalle imposte appena accostate.
Rimase poco oltre la soglia, gli occhi fissi sul miracolo più bello che potesse esistere al mondo.
Contemplò.
Ascoltò.
Il respiro regolare e profondo era come una melodia d’indescrivibile bellezza.
Infine si avvicinò, raccogliendo l’orsacchiotto di peluche che nella notte era scivolato a terra. Lo ripose sul comodino.
Era tutto vero.
Poteva chiudere le palpebre e non temere che ogni cosa scomparisse da un attimo all’altro, poteva gioire e non avere più paura che arrivasse qualcuno a dirgli che quella gioia non era per lui, che non ne era meritevole, che era solo un mostro.
Allungò la mano verso una nuvola di soffici boccoli biondi, sfiorandoli appena per non destare un placido sonno.
Quell’incanto era anche suo.
Era davvero per lui. Ne era degno, ne sarebbe stato degno ogni momento della sua vita. Fu promessa pronunciata in silenzio al silenzio che abbracciava ogni cosa.
Si ritirò in disparte, sedendosi sulla poltrona accanto alla finestra.
Fuori i colori pastello del giorno che avanzava conquistavano poco alla volta ogni angolo di mondo, una coppia di passeri vagava qua e là di ramo in ramo in cerca del primo pasto mattutino tra le tenere gemme degli alberi.
Primo giorno di primavera.
Rinascita.
No, non quella della natura.
La sua.
Tutta concentrata in un fagottino urlante che aveva strillato a pieni polmoni la propria entrata nel palcoscenico della vita. Merlino… era passato un anno intero e ancora gli venivano brividi di commozione e terrore. Terrore, sì, che la bilancia del destino stesse commettendo un madornale errore ad affidargli quella fragilità che quel giorno gli era stata messa tra le mani tremanti, mentre gli occhi pizzicavano di lacrime trattenute, la gola secca impossibilitata a pronunciare parola alcuna.
Paura di non essere all’altezza, di commettere sbagli, di fare del male senza volerlo.
Era pur sempre un essere umano. Avrebbe commesso errori, come chiunque.
O meglio, come qualunque genitore.
Ma non sarebbe stato solo in quel cammino.
Respirò a fondo, rilassandosi nell’adagiarsi sullo schienale.
Vigile e attento, fu angelo custode in carne ed ossa, osservatore instancabile che si beava di una vista così normale da essere smisuratamente speciale.
Pregustò il momento in cui si sarebbe svegliata, spalancando i grandi occhi grigi che non smettevano mai di guardare con curiosità tutto quello che la circondava. Pregustò il momento in cui le avrebbe dato il proprio buongiorno con il sorriso più bello che sarebbe stato in grado di fare.
Infine, pregustò le prime due parole che le avrebbe rivolto quel primo giorno di primavera, ora e negli anni che sarebbero venuti.
Buon compleanno.


***


Angolino autrice: un sentito grazie a Cabiria Minerva che si è sorbita e ha recensito i capitoli precedenti, seminando pareri e consigli.
       
  
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