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Autore: AragostaMeccanica    22/03/2013    1 recensioni
La verità non esiste, non siamo soli, non siamo I soli, il sole risplende e noi siamo pronti per un altro giorno a vivere di esso.
Mostri, spettri, streghe e vampiri? Cazzate. Ogni servo ha paura del proprio padrone, ogni padrone si mostra come un dio.
Finché non cercheremo abbastanza non la troveremo.
Finché non combatteremo abbastanza non vinceremo.
Ogni vita è singolare, ma è sempre subordinata a quella di qualcun'altro.
Non aver paura, vivi nell'ignoranza.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il fiato si risvegliò e dopo qualche secondo, Igor, ancora semi-incosciente, cercò di aprire gli occhi, senza successo, era rilassato, l'estremo freddo aveva lasciato spazio ad un tranquillissimo calore che gli cantava di rsestare in quella posizione, trascorsero dei minuti, fino a quando il ragazzino, arrivato a porsi troppe domande, con un estremo sforzo aprì gli occhi. Una forte luce lo avvolse, forse non era forte, forse aveva solo dormito troppo, il bruciore gli inondava i bulbi, quando, coprendo con una mano la fonte di illuminazione, li aprì di botto, sentendosi ancora più spaesato di prima.
Si trovava in una tanto desiderata grotta, al caldo, con i vestiti asciutti, c'era un fuoco proprio davanti a lui con due bistecche appoggiate a cuocere, l'ambiente era spoglio, piccolo e illuminato a dovere, cominciò a sentire una scomoda sensazione e capì che era il morso della paura, non aveva idea di come fosse finito li, ne di chi fosse li con lui, magari ad osservarlo in attesa di qualche sua mossa, si fece coraggio, parlò con un filo di voce che man mano cresceva:
«Chi c'è?
«Vi prego, sono spaventato, uscite fuori!
Nessuna risposta, solo il rumore della legna scoppiettante che continuava ad ardere.
Fissò il fuoco in cerca di risposte e appena notò quelle calde bistecche ci si fiondò sopra come un leone affamato in un'arena piena di prede succulente, mangiò voracemente, la camminata era stata durissima e non sapeva nemmeno da quanto tempo era li.
Finì il pasto e ebbe l'idea di sgranchirsi un po' le gambe, esplorare e, nel caso avesse capito di essere solo, di svuotarsi la vescica. Si alzo sentendo le giovani ossa scricchiolare e cominciò a camminare formando una circonferenza, accorgendosi di come, anche una dormita, poteva rendere tutto confuso e complicato; si avvicinò alle pareti e, osservandole dolcemente, scorse i segni di una civiltà passata, vedeva una scena di caccia, uomini che correvano verso una mandria di cervi, quello che appariva un sovrano, molto più grande degli altri e, sul suo capo, quasi come a protezione, un grosso sole stilizzato che sembrava avere il primo piano sullo spettacolo. Igor era incuriosito, e, cercando di rivivere la scena, sfiorò la roccia con un dito, sfumando quell'antico carbone chissà come rimasto li nei secoli.
La paura lo stava consumando vivo, non sapeva cosa fare, dove andare o come difendersi in caso di pericolo, aguzzò la vista scorgendo una sorta di sentiero dal quale penetrava il frutto del sole, lo seguì dando fiducia a quelle gambe che sembravano quasi abbandonarlo, il freddo non era assassino come durante la tempesta, il terreno non era ricoperto di neve e, per la prima volta, anche lui che era cresciuto vicino i boschi e in situazioni difficili, si diede per perso.
  
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