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Autore: Anaire_Celebrindal    22/03/2013    5 recensioni
La sua casa? La Terra di Mezzo. La sua scuola? Hogwarts, casa Corvonero. I suoi genitori? Una donna di razza elfica e un mago mezzosangue. Annadiel Orwell, occhi chiari e capelli neri come l’ebano, è una strega e un mezzelfo. Dopo infiniti litigi, i suoi genitori sono scesi a un compromesso: lei abiterà d’inverno a Hogwarts, nel mondo dei maghi, e d’estate nella Terra di Mezzo, nel regno d’origine di sua madre. Più facile a dirsi che a farsi.
Annadiel è una ragazza curiosa e intraprendente, oltre che un’inguaribile combina guai. La sua vita procede nel migliore dei modi tra amici, lezioni e avventure, fino a che il risveglio di due potenze oscure sconvolgerà due mondi paralleli, vicini eppure lontani allo stesso tempo.
Per difendere il suo popolo, Annadiel dovrà combattere su due fronti contro nemici crudeli e senza scrupoli, mentre il segreto delle sue origini diventerà sempre più difficile da mantenere.
Sarà difficile scegliere a quale causa votarsi: elfi o uomini? Maghi o guerrieri? La salvezza del mondo del padre o della madre? Una cosa è certa: il punto debole di Annadiel potrà diventare la sua unica, vera difesa contro le forze del male.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Glorfindel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve! Questa è la mia prima Cross-over tra la Terra di Mezzo e il mondo di Harry Potter. So di essere una irresponsabile, perché sto già scrivendo un'altra serie sul mondo di Tolkien, ma quest'idea mi frullava in testa da non so quanto e non riuscivo davvero ad aspettare ancora.
Spero che questa serie possa piacervi, innanzitutto. In questo capitolo introdurrò il personaggio di Annadiel, la protagonista di questa storia. 
Per favore, recensite, voglio un vostro parere!


Avviso per i lettori: I seguenti appunti sono stati corretti e controllati dalla sottoscritta, poiché la versione integrale riportava la verità solo in parte (e la calligrafia dell’interessata era incomprensibile). Inoltre Annadiel ha quasi sempre la testa tra le nuvole, perciò la confusione nei suoi appunti era inimmaginabile. Anche se ho tentato di limitare le modifiche alla versione integrale, ho comunque dovuto apportare dei lievi miglioramenti alla struttura sintattica.
Grazie per l’attenzione e buona lettura.
 
Si suppone che una giovane strega del quinto anno di studi alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts sia in grado di versarsi un bicchiere di succo di zucca senza sporcarsi la divisa e/o essere in grado di rimediare al danno con un semplice incantesimo.
Beh, voi non mi conoscete.
Piacere, allora: il mio nome è Annadiel Orwell e ho quindici anni.
Sono abbastanza alta per la mia età e ho i capelli neri, lunghi e lisci. I miei occhi sono di un colore grigio perla, come quelli di mia madre.
Dovete innanzitutto sapere queste poche, piccole, informazioni vitali per convivere con me senza riportare gravi danni fisici e psichici.
Iniziamo con la parentesi biografica.
Io sono con orgoglio un elfo di stirpe Noldor da parte di madre. Lei (mia madre, s’intende) risponde al soave nome di Helinyetillë, ma a Gran Burrone tutti la chiamano semplicemente Helin.
Sono molto orgogliosa di lei: mi ha raccontato tante volte di quando abitava ancora ad Aman e sogna un giorno di poterci ritornare attraverso il mare.
 
Poi, un bel giorno, un mago di nome Christopher Orwell trovò una strada per la Terra di Mezzo con una passaporta e incontrò mia madre.
Pochi mesi dopo si sposarono. Quando io sono nata, sono iniziati i litigi furiosi su dove dovessi crescere, se nel mondo degli uomini o in Arda.
Mio padre, infatti, aveva elaborato un sistema per comunicare tra i due mondi e non voleva che qualcuno lo venisse a sapere, ma teneva moltissimo che io fossi istruita a Hogwarts. Io ero iscritta fin dalla nascita a quella scuola: era ovvio che in quanto figlia di un mago dovessi mostrare poteri magici.
Quando a undici anni mio padre mi consegnò la lettera che gli era stata recapitata ero felicissima di poter frequentare una scuola di magia, in un altro universo, addirittura. Non potevo ancora immaginare quanta confusione ne sarebbe derivata.
“è imperdonabile, per un mago, non andare a Hogwarts” dice sempre mio padre “e tu come ogni altro mago ci andrai”. Alla fine, dopo infinite urla, liti e finestre rotte a Imladris, l’ha avuta vinta lui, anche perché Elrond non ne poteva più dei miei pianti isterici e non vedeva l’ora di liberarsi di me.
Questo in realtà non è vero. L’ho semplicemente dedotto, perché da piccola piangevo un sacco. Ero davvero insopportabile.
Me l’ha detto Glorfindel, che quando di notte non riuscivo a dormire perché avevo paura del buio veniva sempre a farmi compagnia. Anche quando combinavo pasticci con i miei poteri magici poco controllati, mi difendeva sempre.
È sempre stato uno dei miei migliori amici, ma da quando frequento Hogwarts ci vediamo sempre più di rado.
 
Come al solito mi perdo in chiacchiere. Stavo dicendo?
Ah, già. Dunque, alla fine andai a Hogwarts e da quel momento fu deciso che d’inverno avrei vissuto lì, mentre avrei trascorso l’estate con la famiglia di mia madre.
Ogni volta aspetto con ansia di poter tornare nella Terra di Mezzo, ma devo sempre fare attenzione a controllare i miei poteri magici, che potrebbero sollevare domande indiscrete.
A Hogwarts ci sono stati anche moltissimi fraintendimenti per le mie orecchie a punta: per fortuna Silente è riuscito a convincere gli alunni che si tratta solo di una trasfigurazione mal riuscita di quando ero molto piccola. Sarebbe stato difficile convincere gli insegnanti con la stessa scusa: soggetti come Piton o la McGranitt non ci avrebbero creduto così facilmente.
L’importante è che la notizia non si diffonda tra quelle pettegole delle ragazze di Grifondoro (vedi Lavanda Brown), altrimenti sarebbe un autentico disastro.
Beh, cos’altro posso dire di me? Adoro la storia, sia quella di Hogwarts che quella di Arda. Insomma, nella mia opinione quella di Arda è molto più appassionante, raccontata da Glorfindel accanto al fuoco, con intorno il buio pieno di ombre: adoravo (e adoro tuttora) la sensazione di paura sottile e di emozione velata che mi assaliva quando narrava della caduta di Gondolin o del giuramento dei figli di Fëanor. Quell’irrequietezza piacevole che faceva rabbrividire, perché in fondo ero sicura che nessun genere di orco, demone o drago avrebbe potuto intaccare la tranquillità perfetta di Gran Burrone.
Al contrario, sono costretta a imparare la storia di Hogwarts con quello psicopatico fantasma di una noia mortale denominato Professor Rüf.
Devo essere sincera, trascorro il novanta per cento delle sue lezioni a tradurre il libro di testo in Quenya nel retro dei fogli di pergamena: preferisco mille volte studiare nella Sala Comune, infischiandomene delle spiegazioni, oppure in biblioteca, cercando notizie sui libri.
Adoro anche giocare a Quidditch e mi alleno da anni per cercare di entrare nella squadra di Corvonero come Cercatrice, ma il ruolo è costantemente detenuto da quell’oca di Cho Chang.
E poi vorrei tanto imparare a tirare con l’arco: quest’estate a Bosco Atro sono riuscita a corrompere Legolas per avere un paio di lezioni, ma quando l’ho quasi infilzato con una freccia ha rinunciato, sostenendo che con la spada me la cavo meglio. In effetti questo è vero: mi alleno praticamente da quando sono nata con Glorfindel e sono anche abbastanza brava, ma non posso saperlo con esattezza perché quasi sempre lui mi lascia vincere (cosa che io non sopporto).
 
Dunque, adesso passiamo alle cose-che-non-mi-piacciono:
Ciò che odio di più nell’universo sono gli orchi, ovviamente (specialmente i Goblin, quelli delle caverne, anche se gli orchi di Mordor non scherzano) insieme a Melkor (che noi Noldor chiamiamo Morgoth), Sauron senza dubbio, Voldemort e i suoi Mangiamorte, i Balrog e i demoni vari (hanno ucciso Glorfindel nella sua vita precedente, brutti ******) il porridge e il succo di zucca. Ah, e odio anche quando i fantasmi mi passano attraverso quando meno me lo aspetto. La Dama Grigia è abbastanza gentile, ma gli altri spettri del castello sono davvero insopportabili. Specialmente quello di Grifondoro.
Adesso passiamo alle cose di cui ho paura. Dunque, ho paura del buio, di perdermi nel Bosco Atro, dei ragni (specialmente quelli giganti, che siano Acromantule o della progenie di Ungolianth), dei Nazgûl, dei Dissennatori, dell’acqua alta, delle Puffole Pigmee, di essere avvelenata, di cadere dalla scopa, di essere torturata fino alla morte dalla maledizione Cruciatus (o da Sauron, tanto è la stessa cosa), dei Mollicci quando non riesco a sconfiggerli subito (cioè sempre), degli incubi, dei rubinetti del bagno da quando Harry al secondo anno ha scoperto l’entrata della Camera dei Segreti nel gabinetto in cui ero andata a lavarmi le mani dopo la lezione di Pozioni giusto due secondi prima, del compleanno di Arwen (è il tredici agosto e quella rompiscatole pretende sempre un regalo, così devo scervellarmi per trovare qualcosa che nessuno le abbia ancora regalato in quasi tremila compleanni), del professor Piton quando è arrabbiato e poi... e poi basta, credo.
No, non ho paura di Sauron. Neanche di Voldemort. Nemmeno dei Mangiamorte o degli Orchi.  
Io ho paura delle stupidaggini, non delle cose serie.
 
Ah, dimenticavo! Un’altra cosa che adoro sono le lingue: parlo correttamente Inglese, Ovestron, Sindarin e Quenya. So che il Quenya ormai si parla solo a Lothlórien, ma è comunque il mio preferito.
Conosco qualche parola di Adûnaico e Rohirric, e credo di essere quasi riuscita a corrompere Elrond per farmi avere accesso a qualche manoscritto in Telerin, ma nessuno vuole insegnarmi l’Entese. Chissà perché, poi. Cosa ci sarà di difficile? Mi basterà stare uno o due secoli sui libri per impararlo tutto: non mi costerebbe nulla, tanto sono immortale.
Ecco, beh, sembra strano, ma la cosa che temo di più in assoluto è la morte.
Forse vivere per così tanto tempo insieme ai mortali mi ha condizionato troppo.
Peccato che le vacanze siano già finite e anche quest’anno mi tocchi ritornare a Hogwarts. E quest’anno ho anche gli esami, grandioso! Sono sicura che Piton mi metterà D. Sono un vero disastro in Pozioni. L’anno scorso ho fatto esplodere per la terza volta il calderone della povera Jenny.  
Per fortuna non ho scelto Divinazione, invece... non ho osato farlo. Da quello che mi avevano raccontato della Cooman, mi avrebbe sicuramente torturata con discorsi sulla Vista, sul mio Occhio interiore e altre inutili assurdità, mentre in realtà sono solo un normalissimo mezzelfo con delle normalissime doti di preveggenza (alquanto ridotte, direi, per la media della mia razza. Basti pensare a Elrond e Galadriel...).
Incantesimi è la mia materia preferita. Ho una media abbastanza alta, pur non essendo tra i migliori.
Anche in Erbologia vado molto bene, così come in Cura delle Creature Magiche. Credo che sia a causa del mio pollice verde elfico... a volte mi tocca sbagliare apposta, per non fare insospettire la Sprite (che comunque è una che per insospettirsi ci mette davvero tanto).
 
A Gran Burrone ho un albero che è come se avessi adottato: mia madre lo ha piantato il giorno della mia nascita e io continuo a curarlo da quando sono stata abbastanza grande da reggermi in piedi da sola. Ho un legame speciale con quella pianta: mi piace sedermi accanto al suo fusto, a leggere o semplicemente a riposare, pensando che continuerà a crescere insieme a me per sempre.
Adesso è alta pressappoco quanto me e forse tra un po’ inizierà a fare i primi frutti: non vedo l’ora che il tronco sia abbastanza robusto per costruire un flat come quelli di Lórien.
Ricordo ancora quando dovetti partire per Hogwarts. Quante lacrime, quel giorno! Riuscii ad andarmene solo che dopo che Erestor mi ebbe solennemente giurato che si sarebbe preso cura della mia povera pianticella a ogni costo, mentre fossi stata via.
Mio padre dovette staccarmi con la forza da Glorfindel, perché altrimenti avrei perso il treno.
Devo ammettere che una volta arrivata al castello mi trovai subito a mio agio, ma ci volle un bel po’ di tempo prima di abituarmi a quello stile di vita così diverso, a tutte quelle novità.
Per fortuna mio padre mi aveva già insegnato bene l’Inglese, perciò non ebbi problemi a comunicare con gli altri.
Quando ricevetti la mia prima lettera da Imladris via gufo ero felice come una festa di Mezza estate. Continuai sempre a scrivere con regolarità alla Terra di Mezzo: in realtà la totalità delle mie lettere erano indirizzate a mio padre, che a sua volta le inviava a Gran Burrone.
Mio padre e mia madre vivevano a mesi alterni in un mondo o in un altro, ma durante il mio primo anno a Hogwarts mia madre rimase a Londra per l’intera durata del corso, per starmi vicina.
Solo il cielo sa quanto voglio bene a mia madre...
Scusate la parentesi inutile ma necessaria, passiamo a stamattina, mentre ho appena versato il succo di zucca sulla divisa nuova.
Il bello è che a me nemmeno piace, il succo di zucca. Roba da matti...
Insomma, sono qui seduta ad aspettare che il professor Vitious ci consegni gli orari delle lezioni, cercando di distogliere lo sguardo da quell’idiota del secondo anno che ho proprio di fronte e che sta mangiando il suo porridge con l’educazione di un orco ubriaco.
Bleah... sciocco mortale.
Da dove ho presto questa terribile aria di superiorità? Oh, per Eru! Sono diventata superba, adesso?
Non mi sembra, dato che proprio ieri sono stata tanto magnanima da andare a trovare Harry nel suo scompartimento. Ma di questo vi parlerò un’altra volta: adesso sta arrivando il professore e non vorrei perdermi gli orari. E vi ho raccontato di quando al secondo anno sono andata per sbaglio a Trasfigurazione invece di Astronomia? Oh, beh, lasciamo stare.


Ecco il primo capitolo! Spero che vi piaccia!
A presto,

Anairë. 


   
 
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