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Autore: roby_lia    24/03/2013    4 recensioni
Seguito di “PERDERSI POI RITROVARSI”
Loki sbattè gli occhi, guardandolo perplesso “Cos’hai detto?”
Il biondo tirò un altro respiro profondo, per poi ripetere quelle fatidiche parole con più calma.
“Aspetti un bambino”
“Chi?”
“Tu”
“Io cosa?”
“Loki! Madre ha detto che aspetti un bambino. Sei… incinto”

“… Vado da Tony”
“Cosa? Perché? Credo che questo sia qualcosa di cui dobbiamo parlarne noi, solo noi. Cosa centra Tony?” protestò l’altro dio.
“Ho bisogno di bere. Ergo vado da Tony” ribattè.
Devo davvero scrivere MPREG in maiuscolo?
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Semplici storie di un amore complesso'
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Cercasi risposte disperatamente

La mattina (molto tendente all’alba) del giorno dopo, Steve trovò Loki in cucina, intento a giocherellare svogliatamente con il caffè della sua tazza.
“Dormito bene?” lo salutò cordialmente.
“Le mie occhiaie e il fatto di essere sveglio a quest’ora indecente dovrebbero essere una risposta più che sufficiente” borbottò l’altro, in tono funebre.
Il soldato asserì poco convinto, passandosi una mano tra i capelli con indecisione prima di mettersi a preparare la colazione.
“Vuoi qualcosa in particolare?”
“No grazie. Non ho ancora le voglie” ribattè, arrabbiato come non lo era stato neanche il giorno della sua disfatta su Midgard… anche perché in quell’occasione era troppo intento a leccarsi le ferite.
Steve, tanto per cambiare, arrossì “Io ehm, volevo dire…intendevo…”
Quello che sarebbe diventato il primo defenestramento ufficiale del Capitano Steven Rogers, fu provvidenzialmente rimandato grazie all’arrivo di Tony.
“Giorno a tutti…se intendo anche il tuo piccolo ospite ti offendi Loki? No, perché io voglio solo essere educato nei confronti di tutti e-“
“Tony tappati la bocca!” ringhiò l’altro moro, socchiudendo pericolosamente gli occhi.
L’uomo scosse le spalle “Ehi già tu mi minacci di morte un giorno sì e uno anche, sto cercando di rendermi simpatico Point break junior… ma mi sa che se prende da te dovrò fare un contratto annuale con un fabbrica di finestre” aggiunse alla fine, soppesando il tutto.
Loki gli rivolse la peggiore delle occhiate degne di uccidere del suo repertorio, cercando di non pensare a quanto sarebbe stato soddisfacente piantare un cucchiaino da caffè nell’occhio di Anthony Edward Stark.
In risposta all’occhiata assassina, Tony, con un sorrisetto innocente e un’alzata di spalle, indicò che non era colpa sua se madre natura l’aveva fatto così tremendamente adorabile.
Versandosi del caffè, l’uomo si sedette di fronte al dio, aspettando che Steve finisse di preparare le frittelle al cioccolato per la colazione.
“Sei sicuro di essere incinto? Perché a me non sembri più lunatico del solito” iniziò il suo interrogatorio, con un sorso di caffè.
Il dio degli inganni, appoggiò mogiamente il mento sulle proprie braccia, incrociate sopra il tavolo.
“A meno che la mia pancia non abbia dichiarato indipendenza dal resto del corpo, quella è l’unica possibilità”
Tony annuì pensosamente, me per sua fortuna fu il turno di Steve di rischiare la pelle “Credo che sia più giusto chiamarlo grembo adesso, insomma … è…” la voce gli morì pian piano, osservando l’attenzione di Loki spostarsi sempre di più verso il caffè bollente che aveva a portata di mano. Caffè bollente che si sarebbe potuto trasformare in un arma perfetta da tirare addosso al soldato.
“Ma com’è possibile?” intervenne il moro, distogliendo il dio dai suoi intenti omicidi.
“Merito del DNA” ribattè sarcastico.
“Mh… altra domanda. Non ti offendere ma sei sicuro di non aver ecco, cambiato sesso mentre voi due procreav-“
“Tony!”
“Che c’è? È una domanda che andava fatta, perché se la risposta è sì abbiamo reso questa storia un pelo meno assurda”
“Peccato che la risposta sia no e il tuo fantastico ragionamento può benissimo andare a qual paese” intervenne Loki, fissando annoiato i due uomini.
“Uhm… che mi dici della biblioteca di Asgard non hai qualche libro che potrebbe illuminarti sull’argomento?”
Il dio ci pensò per qualche istante “Ci sono dei libri che parlano dei diversi popoli dell’universo, ma niente in particolare sugli Jotun. E se mai ci sono stati scommetto che Odino gli abbia provvidenzialmente fatti sparire mentre ero ancora un bambino”
“E non ti è venuto il dubbio durante i tuoi studi?” provò Steve.
Un sogghigno amaro gli si dipinse in volto “Non è che ci tenessi troppo a studiare la vita di quelli che sono stato abituato a considerare dei mostri degni solo di essere sterminati fino all’ultimo”
“Bhe ma appena scoperta la tua vera natura ti sarai fatto qualche domanda!”
“Ero troppo impegnato, sai com’è: spadroneggiare su Asgard, tentare di uccidere Thor e poi ancora: sopravvivere nel nulla dell’universo, tentare di conquistare Midgard, la fuga da Asgard… avevo l’agenda piena” rispose cinico.
“… quindi che vuoi fare? Avete deciso di tenerlo o…” Tony fece un gesto vago con la mano, non volendo concludere la domanda.
Loki si passò le mani tra i capelli, tirandoseli sperando che il fastidio gli schiarisse i pensieri.
“… non lo so. Non ne ho idea” ammise alla fine, sospirando e rilassando le spalle.
“Thor che dice?” domandò Steve dopo qualche istante.
“Che vuoi che dica. Fino a ieri non gli era neanche passata per la mente questa possibilità e adesso è al settimo cielo per la gioia” borbottò, tenendo gli occhi bassi.
I due uomini si scambiarono un’occhiata “Bhe non mi sembra una reazione proprio negativa visto che stiamo parlando di un bambino inaspettato”
Loki fece uno scattò nervoso con il collo “Non è un bambino-“
“è femmina?” domandò allegro Tony.
“NO!... cioè, non lo so- si corresse poi, corrugando la fronte- comunque non è un bambino, o bambina che si voglia. È un ammasso di cellule per il momento. E non diventerà altro”
Steve alzò le sopracciglia, stringendo i pugni “Tutto qui? Definisci un ammasso di cellule il tuo stesso figlio?! Il sangue del tuo sangue?!” domandò irritato.
“Fammi indovinare, tu lo definiresti “un dono di Dio” giusto?”
“è un bambino Loki! Non ha colpe ma ha tutto il diritto di vivere e di nascere!”
Il moro sbattè il pugno contro il tavolo, chinandosi verso l’uomo “Se mai nascerà, avrà nel suo sangue la mia eredità e forse in questa vostra bella bolla dorata non è usuale ma là fuori, nel grande e vasto universo, c’è ancora la fantastica abitudine di far pagare ai figli le colpe dei padri. E come forse non è difficile immaginare ci sono svariate adorabili persone che mi odiano e che probabilmente, se questo bambino nascesse, non vedrebbero l’ora di far pagare le mie colpe a lui o perché no, usarlo per arrivare a me!” 
“Dovranno passare sul mio cadavere, e su quello di tutta Asgard” i tre si voltarono sorpresi verso Thor, che li fissava appoggiato allo stipite della porta con fare non curante, anche se lo sguardo freddo e distaccato lasciava intendere molto di più.
“Ci sono ancora frittelle?” domandò poi, sciogliendo le braccia che aveva tenuto incrociate sul petto.
“Sì certo” tagliò corto Tony, allungandogli un piatto. Loki tenne lo sguardo fisso sul tavolo, fingendo di non sentire gli occhi di Thor puntati contro il suo viso, per tutto il tempo.
 
Un paio di ore dopo, i due dei hanno già lasciato Midgard, tornando ad Asgard
Thor fu sorpreso quando Loki non si oppose. Per la verità Loki non aveva fatto niente da quando aveva interrotto la sua discussione con gli altri. Si rifiutava d’incontrare il suo sguardo e rispondeva a monosillabi senza tono.
Non che il biondo fosse stato di molte parole in più, ma lui non aveva proprio idea di cosa dirgli.
Il discorso di Loki l’aveva lasciato arrabbiato, ma anche preoccupato.
Lo osservò, mentre si incamminavano per i corridoi del palazzo senza dire una parola.
Aveva i capelli corti spettinati, che gli ombreggiavano il viso. L’espressione corrucciata e forse un po’ preoccupata, mentre faceva vagare lo sguardo perso al di fuori dei numerosi balconi della reggia. La maglia, una delle sue solite casacche nere senza fronzoli che indossava ad Asgard gli fasciava il busto, mettendo in evidenza i muscoli in tensione delle spalle.
Istintivamente si ritrovò a guardarli la pancia, alla ricerca di un segno, di un lieve rigonfio che gli diceva che sì, tutta quella storia era davvero reale, che tutti quei problemi sarebbero stai il minimo per una meraviglia di quel genere.
“Smettila di fissarmi la pancia” lo rimproverò seccato l’altro, dopo qualche minuto di pura contemplazione del biondo.
“Io… sono preoccupato per te, tutto qui” rispose alla fine, con una scrollata di spalle, mentre Loki alzava un sopracciglio.
“Ho un marmocchio che mi cresce nel corpo, io come dovrei sentirmi scusa?”
Prima che il dio del tuono potesse ribattere, arrivò Frigga, rimandando per un pelo la catastrofica litigata che ne sarebbe nata.
“Non vi aspettavo di ritorno così presto” li accolse con un sorriso.
“Credo che dobbiamo discutere… della situazione” bofonchiò contrariato il moro, tenendo gli occhi bassi.
La dea annuì, continuando a fissare i due figli dolcemente.
“Senza dubbio”
La discussione che seguì si sviluppò in un prevedibile litigio con i controfiocchi, con tutte le caratteristiche di una normale famiglia asgardiana: urla, tuoni, minacce di esili in un paese lontano lontano e compagnia bella, con il tocco finale di Loki che se ne va infuriato sbattendo la porta.
 
“Loki?”
Il dio sospirò, passandosi una mano tra i capelli scuri senza risponderle.
Anche la dea sospirò, mettendosi a cercare una sedia sotto il disastroso macello che caratterizzava la camera del minore dei suoi figli.
“Se vuoi predertela con qualcuno, è anche colpa mia, non solo di Odino. Avrei dovuto insistere affinchè ti rivelasse la verità fin da ragazzo ma…”
“Volevate proteggermi, l’ho capito questo. Ma se fossi rimasto incinto quando ancora mi credevo vostro figlio? Ve lo siete domandati mentre mi nascondevate la mia natura?” Frigga riusciva sempre a calmarlo, anche con la sua sola presenza.
“Per gli Jotun sei considerato uno scarto. Avevo sempre creduto che tu fossi sterile” La risposta colse di sorpresa Loki, ma dopo un attimo di riflessione non potè che darle ragione.
“Peccato che non lo sono” disse, fissando il panorama di Asgard al di fuori della finestra.
Frigga riprese la parola qualche momento dopo “Devi anche tener in considerazione il Seiðr. Senza dubbio anche la magia ha avuto la sua parte”
Il dio annuì per poi corrugare la fronte e voltarsi verso la madre “Il Seiðr… anche tu lo controlli” iniziò, rialzando lo sguardo verso la dea,soppesandola con sospetto mentre una brutta ipotesi iniziava a farsi strada.
“Tu sapevi…” capì all’improvviso. Frigga annuì, non nascondendo un sorrisino.
“Quand’è che mi hai detto che stavi con Thor?”
“Uhm circa un mese e mezzo fa?” una luce di comprensione illuminò i suoi occhi verdi “aspettavo già il bambino”
Frigga annuì nuovamente “Se te lo avessi rivelato in quel momento, tu te ne saresti liberato senza nemmeno avvertire Thor. Glielo avresti rinfacciato tempo dopo, durante un’altra delle vostre litigate quotidiane che si sarebbe conclusa con tu che te ne andavi. Non ne avrebbe giovato nessuno e almeno adesso sei costretto a prendere in considerazione anche l’ipotesi di tenerlo” spiegò pazientemente la dea.
Fu il turno del moro di annuire, riconoscendo la verità di quelle parole “Quindi l’ipotesi dell’aborto è ancora valida”
La dea fece una smorfia, per poi stringere le labbra in una linea sottile “Non posso dire di approvarla né di capirla, ma anche Thor ha il diritto di dire la sua. Non puoi scegliere per entrambi Loki”
“Io non lo voglio, Thor non sogna altro. Non possiamo essere democratici”
“Non si tratta solo di voi due Loki- cercò di fargli capire la madre- Anche il bambino esprime la sua opinione, con ogni battito di cuore che continua a fare”
La dea ignorò lo smorfia di protesta del figlio adottivo “Due contro uno Loki. Democraticamente parlando hai perso”
“Sono più propenso alla tirannia, mi dispiace”
Frigga serrò i pugni “Non puoi scegliere così, senza sapere ne capire davvero a cosa vuoi rinunciare”
Loki annuì lentamente “Hai ragione, ho bisogno di capire… devo andare a Jotunheim”
 
“No, è troppo pericoloso”
“Non ti ho chiesto il permesso. È un dato di fatto: io vado a Jotunheim” rispose Loki, fingendosi indaffarato.
“Potrebbero attaccarti e ucciderti”
“E io mi difenderò. Soltanto perché non ho un martello magico non vuol dire che sono indifeso”
“Combatterai contro un intero popolo?”
Le proteste del biondo lo fecero spazientire, e si decise ad incontrare il suo sguardo “Senti Thor, ho bisogno di risposte e soltanto su Jotunheim posso trovarle”
“Fammi almeno venire con te”
“Thor andrà tutto bene, ma è una cosa che devo fare io da solo. Si tratta di me, di ciò che sono. E poi sono stato io ad attaccarli con il Bifrost, io mi assumo la responsabilità”
“Sì ma se succedesse qualcosa sarete in due a morire” Loki s’immobilizzò, portando lo sguardo sulla sua pancia.
“…non farò niente che possa metterlo in pericolo, va bene?” acconsentì alla fine, dopo qualche istante di silenzio.
“No, non va bene” borbottò l’altro, passandosi una mano tra i capelli.
“A cosa ti serve andare su Jotunheim? E quali sono queste fatidiche domande a cui non riesci risponderti da te?”
Loki si massaggiò il collo, socchiudendo gli occhi stanchi “Non si tratta soltanto del bambino- la parola gli uscì a fatica dalla gola- ma anche di me. Non ho mai voluto approfondire il vero inizio della mia vita Thor ed è arrivato  il momento di farlo”
“Ma perché proprio adesso?! Stai mettendo in pericolo anche nostro figlio, non lo capisci!?”
“è proprio per lui che lo faccio! Perché le mie origini saranno anche le sue Thor”
Il biondo serro la mascella “Siamo noi la tua famiglia Loki. Sono io
Il moro annuì, sorridendo leggermente “Sì certo, ma avrà comunque Jotunheim nel sangue” cercò di fargli capire.
Il dio espirò rumorosamente, per poi abbracciarlo “Stai attento chiaro?”
“Sì Thor” rispose il minore roteando gli occhi.
“E non nasconderti dallo sguardo di Heimdall per favore. Voglio poter intervenire subito se ti servisse aiuto”
“Questo si vedrà” rispose secco il minore, riuscendo ad allontanarsi dall’altro prima che potesse controbattere.
 
Il fascio luminoso del Bifrost trasportò il dio degli inganni a Jotunheim, per poi spegnersi subito alle sue spalle.
Il moro si guardò attorno, cercando un segno di vita ostile, ma non vide segno di vita in generale nonostante fossero passati più di due anni dal piccolo incidente che aveva causato.
Nel regno dei ghiacci continuava a regnare il silenzio, che s’infranse solo quando il visitatore iniziò a camminare, cercando ciò che restava degli Jotun.
I ricordi dell’ultima volta che era stato lì si susseguivano nella sua mente, ritornando continuamente ad un particolare: lo Jotun che gli afferrava il braccio, la sua pelle diventare blu, il freddo che si propagava nel suo corpo fino ad arrivare al cuore e ridurlo in frammenti, rendendo la verità fin troppo chiara.
Il dio dovette fermarsi e chiudere gli occhi, cercando di allontanare tutti quei ricordi e, nonostante tutto il suo testato autocontrollo, soltanto quando avvertì nuovamente la vita che cresceva in se riuscì nuovamente a calmarsi.
Quel grumo di cellule aveva la stessa caratteristica di Thor di riuscire a tranquillizzarlo.
“Vedi di non fare casini” mormorò, trattenendosi a stento dall’accarezzarsi la pancia. Poi scosse la testa, quando si rese conto che aveva appena parlato alla propria pancia.
“Devo essere folle…” si disse riprendendo a camminare, fino ad arrivare a ciò che restava della sala del trono, dov’era iniziata la battaglia anni addietro. Dov’era iniziato tutto.
Un rumore improvviso ne attirò l’attenzione, facendolo voltare si scatto verso lo Jotun che era sbucato da uno degli anfratti di ghiaccio.
Altri giganti spuntarono tutto intorno, ma Loki non si mosse, finchè non se ne trovò davanti una decina.
“Anche se sembra strano vengo in pace” si decise a parlare il dio, dopo qualche momento, alzando le mani con il medio e l’anulare separati.
-Troppa tv- si disse- assolutamente troppa tv, devo dire a Tony di smettere di guardare repliche di Star Trek-
“Io sono-“
“Sappiamo chi sei, principe di Asgard – lo interruppe malamente uno dei giganti, discostandosi dal gruppo e avanzando verso di lui- la vera domanda è cosa ci fai qui”
“Voglio capire- spiegò, chinandosi lentamente fino a sfiorare il suolo con le dita- voglio solo capire chi sono veramente” mormorò mentre la trasformazione avveniva e la sua pelle si raffreddava.
 “Sono Loki, figlio di Laufey e legittimo erede al trono di Jotunheim” Lo Jotun socchiuse gli occhi per poi ghignare.
“Sono Helblindi, re di Jotunheim e figlio primogenito di Laufey”
Il moro lo fissò sbattendo le palpebre “Ah…-disse con la gola improvvisamente secca-… merda”
 
“Come sarebbe che non vedi più niente?” domandò allarmato Thor, smettendola di macinare kilometri sul ponte dell’arcobaleno.
“Si è nascosto dalla mia vista, non posso vedere né sentire più niente finchè non lo decide lui”
“Ah dannazione!- imprecò il principe- apri immediatamente il Bifrost e mandami lì!” ordinò furioso.
“Thor calmati- intervenne la regina- Loki sa quello che sta facendo e sa come difendersi in caso di bisogno. Se vorrà aiuto ce lo farà sapere” continuò, appoggiandogli una mano sul braccio.
Il biondo sospirò pesantemente.
 
“E così sei tu” ricominciò il discorso lo Jotun, dopo aver fatto allontanare gli altri.
“Io cosa?” domandò in risposta il moro, senza riassumere l’aspetto asgardiano. L’altro ricambiò il suo sguardo.
“La vergogna di mio Padre” Loki si strinse le spalle, ricambiando senza esitazione il suo sguardo rosso sangue.
“Pensavo fossi morto, buttato in un burrone con la testa spaccata da uno degli asgardiani. Certo che Odino dev’essere proprio un sentimentale per accogliere un mostro innaturale come te nella sua famiglia”
Loki non colse la provocazione “Abbastanza”
Per qualche momento Helblindi lo fissò in silenzio, con gli occhi socchiusi “Sai, io sono stato il primo a prenderti in braccio”
“Non ti facevo così tenero”
“Per portarti al tempio dove saresti stato ucciso, se non fosse stato per l’arrivo dell’esercito asgardiano”
“Potevi sempre provare a chiedere a mia madre di aspettare ancora un paio di minuti, sai giusto per finire la battaglia”
“Così saresti morto di sicuro”
“Sarebbe stata la soluzione a molti problemi” Helblindi lo fissò in silenzio per qualche momento, prima di riprendere la parola e spiegargli come stavano le cose.
“Tu sei stato partorito da Laufey, come me e Byleistr” rispose il gigante con tono distaccato.
“Come chi?”
“Byleistr, il secondogenito di Laufey. Credo di poterlo definire nostro fratello”
“Ah…quindi è vero che gli Jotun possono partorire”
“Certo, non lo sapevi?”
Il principe di Asgard scosse la testa, preferendo fingere una completa ignoranza per non insospettirlo.
“E dove sarebbe Byleistr?”
Lo Jotun ghignò nuovamente “L’ho ucciso. Avrebbe potuto pretendere il mio trono”
“Allora è un vizio di famiglia…” bofonchiò fra se il dio, nonostante si fosse reso conto del pericolo in cui si trovava. Soprattutto se Helblindi fosse venuto a sapere del bambino.
“E che mi dici del nostro… altro padre?”
“Farbauti? È morto nella guerra su Midgard”
“Ma quindi, durante la guerra su Midgard, Laufey era incinto di me”
Fu il turno del gigante di scrollare le spalle “Non se n’era reso conto”
“Come sarebbe a dire?”
“Gli Jotun difficilmente si accorgono di aspettare un figlio tanto prima del parto. Anche perchè la maggior parte delle volte il genitore, se vogliamo chiamarlo così, deciderebbe di ucciderlo prima che nasca. Avere un figlio ti rende debole e indifeso, e qui su Jotunheim può portarti facilmente alla morte”
Questo spiegava perché non aveva fatto caso a nulla finchè non se n’era accertato con la magia.
“Quindi non avete il concetto di famiglia”
“Quelli che nascono vengono a malapena nutriti, se non sono abbastanza forti muoiono”
Il dio batté le mani “Bhe, è stata una discussione illuminante, non c’è che dire. Ma credo che per me sia arrivato il momento di levare il disturbo” disse, iniziando ad arretrare.
“Loki?” lo richiamò l’altro.
Il moro si girò, pronto a scattare al minimo segno di pericolo “Sì?”
“Cos’è successo a Laufey?”
“Ehm… è morto, l’ho ucciso io” si decise a rispondere alla fine
Lo Jotun ghignò nuovamente “Credo di doverti ringraziare, altrimenti nella lista dei mie delitti dovrebbe esserci stato anche il parricidio. Visto il favore che involontariamente mi hai fatto, per sta volta non ti uccido. Ma la prossima volta che qualcuno di Asgard metterà piede nel mio regno, riceverete la sua testa su una lancia di ghiaccio” Il dio degli inganni fece un segno d’assenso con il capo.
 
Appena Loki riapparve ad Asgard, Thor lo aggredì “Che ti è saltato in mente? Ti avevo esplicitamente chiesto di non-“
Prima ancora che avesse finito la frase, il moro con un gesto stanco lo ammutolì con la magia. L’erede al trono si portò le mani alla gola, confuso, per poi mettersi a fissare storto il compagno.
Frigga scosse la testa, esasperata “Com’è andata?” domandò dolcemente.
Il mago rialzò lo sguardo, che fino a quel momento aveva tenuto fisso per terra “A quanto pare ho un fratello”
Thor sgranò gli occhi azzurri, spalancando la bocca muta.
“Thor, non dare in escandescenza. Loki, togliti quel sogghigno dalla faccia- li ragguardò la dea- torniamo a palazzo, ne discuteremo con calma”
“Un’altra litigata di gruppo mi ci vuole proprio per migliorare la giornata” ribattè il figlio adottivo, che però, ad una letale occhiataccia della dea, si appellò al diritto del silenzio.
 

Loki si sedette stancamente sul bordo del suo letto, tirandosi all’indietro i capelli con forza. Thor attirò la sua attenzione, sbattendo ripetutamente un piede per terra, con impazienza finchè il moro, con una rotazione elegante del polso, pose fine all’incanto.
Comunque il biondo iniziò a parlare solo dopo qualche momento “Avresti potuto aver bisogno di aiuto”
“Sì”
“Avresti potuto essere in pericolo”
 “Mh- mh”
“Avresti potuto star male”
“Hai finito?” domandò l’altro alla fine, decidendosi a ricambiare il suo sguardo
“No” borbottò sedendosi al suo fianco “Dovevo essere con te”
“Tecnicamente c’eri. O almeno, una parte di te” rispose alzandosi e mettendosi a guardare il cielo fuori dalle finestre.
Thor non trattenne il sorriso che l’illuminò “E poi sono il sentimentale, eh?”
Loki lo fulminò “Hai una preferenza sul modo lento e doloroso in cui vuoi raggiungere il Valhalla?”
“Credo di esserci già” mormorò il biondo alzandosi e avvolgendolo con le sue braccia. Poi, con esitazione, appoggiò le mani sulla pancia dell’altro. “Non so cosa potrei volere di più di tutto questo”
“Sì, certo, sei dolce come il caramello, ma adesso lasciami” si ribellò il moro. Dopodiché si strofinò gli occhi con le mani, trattenendo a stento uno sbadiglio “Devo andare ad Vanaheim, magari nelle biblioteche dei Vanir riesco a trovare qualcosa di utile”
“Non se ne parla. Hai bisogno di riposare, neanche ieri hai voluto dormire”
“Da quando in qua sei diventato un esperto di… questo?” indagò, senza riuscire a trattenere un nuovo sbadiglio.
“Ho chiesto a Madre”
“O Norne!” esalò il minore, passandosi una mano sul volto.
“Parla quello che ha passato la notte a leggere tutto ciò che trovava sulla gravidanza su Midgard”
Loki rispose con una linguaccia, ma alla fine la stanchezza ebbe la meglio e utilizzando come cuscino il petto di Thor, si lasciò andare al mondo dei sogni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Orbene, eccomi di nuovo qua.
Questo capitolo non voleva farsi scrivere, soprattutto la parte su Jotunheim è stata un’agonia (da precisare: Helblindi e Byleistr nella mitologia sono davvero gli altri figli di Laufey e Farbauti) e questo è il meglio che sono riuscita a tirare fuori.
Ringrazio tutte quelle che hanno lasciato un commento, oltre a tutti quelli che leggono, non sapete quanto mi facciano piacere ^^
Ciao ciao
roby_lia
  
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