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Autore: kymyit    24/03/2013    9 recensioni
"-A cosa devo questa serata?- domandò ostentando un sorriso per mascherare il timore di qualcosa di troppo grande da gestire. Perché, per ridurre al silenzio e all’arrovellamento cerebrale il signor Trafalgar Law, doveva essere in atto qualcosa di veramente catastrofico. Tipo l’apocalisse o giù di lì."
Molto peggio dell'apocalisse e Kidd lo scoprirà a sue spese.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eustass Kidd, Mugiwara, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'San Senchou'
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Note: questa storia nuoce gravemente alla vostra salute, perciò poi non comportatevi come Kidd e non dite che non ve l'avevo detto. Insomma, leggete a vostro rischio e pericolo u.u
E' ambientata ovviamente nel Nuovo Mondo, forse dopo i fatti attuali del manga (dipende tutto da come andrà a finire, insomma).




Silenzio.
Kidd sorseggiò in silenzio del vino da un bicchiere.
Un bicchiere, appunto.
Non un boccale di latta o di legno, di quelli da due soldi e fra l’altro indistruttibili. Ne aveva scagliato uno in testa al mozzo che si era addormentato sul ponte giusto la sera prima. L’unico a essersi fatto male era stato proprio il poverino, una bella commozione cerebrale che aveva fatto guadagnare a Kidd un’occhiataccia da parte del medico di bordo, l’unico che non poteva essere defenestrato dall’oblò a calci o massacrato di botte. Per Giove, un medico è quasi intoccabile, altrimenti poi chi si occupa delle ferite della ciurma?
Ancora silenzio.
Law sorseggiava distrattamente il vino, il suo cervello macchinava qualcosa, ma non il solito qualcosa, perché i suoi piedi erano fermi al loro posto sotto il tavolo e i suoi occhi non istigavano, le sue labbra non sorridevano e… le sue occhiaie erano mai state tanto evidenti?
-Allora?-
Kidd decise che di silenzio se n’era fatto fin troppo.
-A cosa devo questa serata?- domandò ostentando un sorriso per mascherare il timore di qualcosa di troppo grande da gestire. Perché, per ridurre al silenzio e all’arrovellamento cerebrale il signor Trafalgar Law, doveva essere in atto qualcosa di veramente catastrofico. Tipo l’apocalisse o giù di lì.
-Vuoi chiedermi di sposarti?- ironizzò accennando alla tavola ben apparecchiata carica di cibi gradevoli. Non un banchetto da re, ma una cenetta con i fiocchi, specie per un uomo di mare, quello sì.
-No.- disse quello, posando la testa sulle mani, mostrando un sorriso stanco, ma spudoratamente maligno. -Volevo proporti un affare.-
-Un affare?- Kidd era sempre più sospettoso.
-Già. Un affare.- ribatté, rapido conciso, non si perse in giri di parole e vuotò immediatamente il sacco.
Kidd non rispose subito, si concesse il beneficio di una pausa sorseggiando l’ennesimo bicchiere di vino rosso, poi sfoderò il suo migliore sorriso e rispose -Certo, sarebbe interessante, abbattere uno dei Quattro Imperatori… -
Ridacchiò, poi posò il bicchiere sul tavolo e si sporse verso l’altro.
-Guarda guarda chi torna all’ovile strisciando. Che c’è, Mugiwaraya è difficile da gestire anche per te?-
Una vena ballerina guizzò sulla fronte del Chirurgo della Morte.
-Continua a sognare, caprone.- rispose altezzosamente -E’ solo che quello è un idiota inaffidabile, non segue le strategie, si prende confidenze, ha… - esitò - …è un tipo spaventoso.- disse, infine, con un filo di voce.
-E tu, perciò… - oh, Kidd stava godendo da morire nel vedere Law così profondamente turbato. -Vorresti allearti con me e Hawkins (e l’idiota) perché hai paura che Cappello di Paglia ti faccia diventare come lui?-
Touché.
In due anni si può diventare tanto perspicaci o era la sua disperazione a essere tanto evidente? Law tremò al pensiero di essere ridotto ad un libro aperto con istinti autolesionisti.
In realtà, in quel momento desiderava da morire un muro per sbatterci la testa e avere un motivo più valido della frustrazione per mettersi a piangere sconsolato.
Perché allearsi con Mugiwara aveva avuto effetti devastanti sul suo cervello fino e meticoloso.
E neppure collaterali, proprio diretti.
Niente sintomi come mal di testa post baruffa o ansia precedente ai pasti. Molto peggio! La sua mente aveva optato per il sottovalutato "se non riesci a sconfiggerli, unisciti a loro". E, piano piano, quella pazzia disordinata aveva iniziato a diventare ordinaria anche per lui.
Law voleva la sua, di follia, quella scaltra e studiata, quella che gli faceva squartare la gente e fare le autopsie canticchiando. Voleva Kidd e le sue incazzature semplici da scatenare, non perdere la propria discutibile sanità mentale per spiegare a quella stupida scimmia di gomma che, Santo Roger, non poteva cambiare i suoi piani ogni cinque secondi per assecondare tutte le sue assurde trovate o per dare retta ai suoi uomini.
-Kidd… - disse piano -Vorresti DAVVERO vedermi saltellare per la nave, chiamarti Eusty, rubarti la carne dal piatto e avere un orgasmo ogni volta che muovi il braccio meccanico?-
Kidd contemplò quell’ultima disgrazia osservando divertito il proprio braccio artificiale.
-Non sarebbe una cattiva idea… -
Una sorta di mezzo singhiozzo che doveva essere un sospiro esasperato lo riportò a fissare nuovamente e con maggior compassione l’uomo che aveva davanti.
Trafalgar Law era distrutto psicologicamente.
La compassione, comunque, durò pochi istanti.
-Rifletterò sulla tua proposta, dottore.- disse con fare solenne fingendo di andarsene.
-Aspetta.- saltò su Law, la voce incrinata dalla disperazione. Il medico si rese conto tardi di essersi scoperto troppo. -Cos’è, hai paura, Eustassya?- lo apostrofò sogghignando.
A Kidd non fece né caldo né freddo, non in quel momento che aveva la soddisfazione di vedere Trafalgar Law ridotto a quel modo!
-Sei tu quello che vuole tornare sotto le mie gonnelle.- gli disse maligno -Cerca almeno di sfruttare argomenti più convincenti.-
Law voltò il viso di scatto, stizzito.
-Sei un porco in calore, Eustassya!-
-I tuoi insulti mi scivolano addosso, doc.-
-Tsk, molto bene.- fece il chirurgo gettando il tovagliolo sul tavolo -Vedi di far scivolare fuori di qui anche le tue chiappe flaccide, Eustassya!-
-Si vede che hai problemi di memoria, perché non ti fai una tisana e vieni in camera?-
-Tu invece ti sei tenuto bene in allenamento, eh?!- alzò la voce il medico.
-E tu sei mestruato o sei diventato una checca isterica, eh?!- ribatté con lo stesso tono Kidd. La situazione iniziava a sfuggirgli di mano.
Cavolo, non avrebbe mai pensato che tormentare Law potesse essere così divertente. Peccato che, come si dice, il gioco è bello quando dura poco. E aveva scoperto che Law era abituato a rompere i coglioni, non a farseli rompere. Così non c’era più gusto, specie se c’era il rischio di finire a pezzi nei barattoli di formalina ordinatamente disposti negli scaffali del laboratorio del chirurgo.
La pazienza di Trafalgar Law, a quanto pareva, era irrisoria in confronto a quella biblica di Eustass Kidd. Peccato che non esistesse il premio “Paziente dell’anno”, avrebbe vinto sicuramente il santino d’oro.
Se non avesse trovato un modo di far calmare Law, però, rischiava di diventare un SUO paziente e l’idea di ricevere in premio una vivisezione gratuita non lo aggradava affatto.

Il lumacofono privato del medico squillò mandandolo nel panico totale.

Kidd lo vide vagare con lo sguardo per la stanza, come alla ricerca di qualcun altro cui affidare il gravoso compito di rispondere. Avrebbe volentieri affibbiato quel maledetto compito a Penguin, che, nonostante fosse un essere insopportabile, aveva l’unico pregio di avere una pazienza quasi pari a quella del Capitano.
Ma Penguin, ovviamente, era impegnato altrove, perso fra i dolci lidi di un ammasso disordinato di capelli biondi.
Kidd allora prese il lumacofono e rispose in vece dell’altro che si limitò a scoccargli un’occhiata alla “Spero ti frigga il cervello all’istante.”
-Eh? Tu chi sei?- rispose un’irritante e ben nota voce.
-Sono Eustass Kidd.- rispose il rosso.
-Dov’è Traffy?- ribatté l’interlocutore per nulla turbato.
Law scosse il capo, negandosi.
-E’ al bagno.- rispose Kidd, irritato per quel “Traffy” troppo confidenziale.
-Sta facendo la cacca?-
Il Capitano lanciò un’occhiata turbata al medico che a sua volta alzò gli occhi al cielo.
-Sì.- rispose però, ghignando -Ne avrà per molto, cosa vuoi?- una gomitata dritta alle costole gli fece capire che non doveva dare troppa corda a Rufy o avrebbe ricevuto la prossima fra le gambe.
-Chopper è malato!- esclamò quello cambiando improvvisamente tono -Può venire a visitarlo?-
Law si coprì il volto con la mano e affrontò una breve quanto decisiva lotta interiore. Se c’era una debolezza che giocava a suo svantaggio, erano gli animali.
Prese il lumacofono dalle mani di Kidd e rispose.
-Mugiwaraya, puoi passarmi la tua renna?-
-Oh, Traffy, hai finito di fare la cacca?-
-Passami la renna.- rispose ignorando la domanda.
-E’ a letto con la febbre alta.-
-Ok, passami la tua navigatrice.-
Rufy obbedì immediatamente.
 Nami e Law parlarono per qualche minuto. Probabilmente Chopper aveva solo un a brutta influenza, ma essendo l’unico medico di bordo i suoi compagni non volevano rischiare di curarlo per un banale acciacco e ignorare l’idea che potesse essere qualcosa di peggio. Facendosi riferire i sintomi e altri dettagli, Law appurò che fosse il caso di fare una visita alla piccola renna e si fece dare la posizione della Thousand Sunny. Quando chiuse il telefono, era un poco turbato ma c’era una sorta di sorriso mefistofelico dipinto sulle sue labbra. Intuendone la pericolosità, Kidd pensò bene di togliere il disturbo.
-Dove scappi, Eustassya, non vorrai che vada da solo per mare a quest’ora di notte?-
Sì, se seguendolo rischiava di farsi ridurre come lui.
-Io credo che qualunque nemico fuggirebbe solo vedendoti da lontano.-
-Adesso hai paura?-
-No, autoconservazione, quella che ti è venuta a mancare.-
Law lo prese a braccetto e impedendogli di attraversare la porta.
-Insisto, Kidd. Accompagnami e vedrai coi tuoi occhi.-
E il Capitano accettò.
Il suo spirito di conservazione non l’ebbe vinta sulla curiosità di uno studio ravvicinato dei mostri che avevano piegato Trafalgar Law. Già la conversazione al telefono l’aveva lasciato alquanto basito. Mugiwara a parte, che quello fosse fuori di melone già l’aveva capito, la sua navigatrice doveva essere davvero un tipino interessante. Nella sua voce perentoria non c’era segno di timore e reverenza nei confronti di Law, sembrava semmai che fosse il medico a temere il suo modo di fare troppo deciso.
Davvero divertente.


Il viaggio dall’ormeggio delle due navi alla Thousand Sunny durò circa un’ora. E che ne dicesse il signor Law, non andarono soli al freddo e al gelo nel buio della notte in un terribile mare. Semmai sbarcarono da soli.
La prima impressione che Kidd ebbe appena scavalcato il parapetto e messo piede sull’erba umida del prato sul ponte di quella nave poco terrificante, fu di essere finito in manicomio.
Tanto per cominciare ad accogliere gli ospiti c’erano tre persone.
Sanji Gamba Nera, Roronoa Zoro il Cacciatore di Pirati e Nico Robin la Bambina Diabolica.
La prima era di vedetta, scrutava il mare avvolta in un ingombrante piumino nella sua postazione, lanciando ogni tanto occhiate divertite agli altri due che stavano scannandosi.
O meglio, prima Kidd aveva visto il biondo piroettare come una trottola da sotto coperta con un vassoio in mano, gli occhi a cuore e la bocca che vomitava sdolcinati “Robinchaaaan, ti ho portato il caffèèèè!” e tante di quelle frasi zuccherose da farlo sentire male. Poi il sopracciglio a ricciolo era inciampato sul suo compagno che se la dormiva nella grossa in mezzo alle palle. E nel giro di pochi secondi i due avevano iniziato a darsele di santa ragione fregandosene altamente degli ospiti.
Law ostentò una certa sicurezza e ignorandoli si fece accompagnare sotto coperta, nella stanza della ciurma e lì Kidd iniziò seriamente a temere per la propria sanità mentale.
Nella stanza c’era Mugiwara, un tizio col naso lungo (probabilmente quel Sogeking), la navigatrice, uno scheletro, la renna-procione e un colosso in mutande.
Kidd fu dapprima curioso, perché dopotutto aveva un debole per la ferraglia, poi indietreggiò spaventato quando il colosso meccanizzato si premette la punta del naso liberando una quantità industriale di capelli, quando prese Mugiwara in una mano, il nasone nell’altra e si mise in una posa eroica all’urlo di -GENERALE FRANKY ASSETTO NURSING MODE!-
Il malato, seduto sul suo letto, batté le zampe lanciando gridolini isterici. Poteva vedere i suoi occhi brillare e le sue guance imporporarsi pericolosamente.
-Paziente pronto per l’iniezione, mecha!- continuava l’energumeno avvicinando pericolosamente il nasuto al letto.
-Sono una Supeeeeer Siringaaaaa!- urlava questo e la renna quasi collassò fra i gridolini eccitati, specie quando il bestione intonò una canzoncina senza capo né coda illuminando la stanza con i capezzoli lucenti.
Kidd si sentì come precipitato in un sogno assurdo.
“E’ grande e fa paura,
ma dei deboli ha premura
Terrore dei nemici,
Il suo cuore d’acciaio
Arde con fervoooor!
Lui chi è?”

-GENERALE FRANKY!- gli urlarono dietro i compagni.

“Sei hai un raffreddore,
o ti opprime il dolore,
guarda il cielo e pensalo,
il suo senso di giustizia
ovunque ti saprà trovaaaaaar!
Lui chi è?”

-GENERALE FRANKY!-

-NURSING MODE SUPEEEEEER!-
-SUPEEEEEER!-


Law, indietreggiò a sua volta, appiattendosi alla parete accanto al Capitano.
-Hai paura?- gli fece sogghignando.
Lui tacque, continuando a fissare i Mugiwara quasi fossero delle bestie rare, col sudore freddo che gli infradiciava la pelliccia e le budella che si contorcevano come impazzite.
Non aveva paura.
Era terrorizzato.
 Ma, dopotutto, quello spettacolo assurdo serviva per tranquillizzare una specie di cucciolo umanoide malato fino all’arrivo del medico. Il senso di tutto ciò era ammirevole, ciò non toglieva che avrebbe avuto incubi per un mese.
-Non ti sta per venire un orgasmo per quello, vero?- domandò guardando il chirurgo e indicando il “Generale Franky” che si esibiva ancora, fresco come una rosa.
-No, no… - ribatté lui, inconsciamente agitando la mano in segno di diniego, mentre una goccia di sudore gli scivolava lungo la nuca. Quando si accorse del gesto, si limitò ad abbassare il braccio e a sospirare.
-Se vuoi un consiglio, nascondi immediatamente quel braccio.-
Troppo tardi.
Quattro paia di occhi brillarono in adorazione del braccio artificiale del Capitano, infernale preludio alla caterva di richieste assurde che gli annientò il cervello in un istante.


- … Sai… Law… - disse il Capitano con la voce ridotta a un filo, quando il Chirurgo della Morte terminò la visita e gli fu nuovamente concessa la proprietà del proprio braccio. -Credo di capire cos’hai provato... -
Il medico lo fissò sottecchi in silenzio per qualche secondo, poi rise compiaciuto.
-Per così poco? Meglio tardi che mai, Kidd!-
-Sto iniziando a valutare SERIAMENTE la tua richiesta… -
-E?-
-Potrei anche accettare… ma taglia fuori quei pazzi!- esclamò con un tono vagamente acuto. Neppure quel pezzo di cretino, quello stronzo coi denti a tastiera gli aveva urtato così il sistema nervoso. E se avesse raccontato a qualcuno quella vicenda, nessuno gli avrebbe creduto.
Law sorrise compiaciuto del risultato ottenuto, ma non poté evitare di pensare, con preoccupazione, se fosse stata la presenza di Kidd a dargli la forza di uscire indenne da quella pazzia o se era davvero impazzito del tutto in maniera irreversibile.


   
 
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