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Autore: Lien    12/10/2007    5 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Crossed Times

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 15/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

 

 

Capitolo 15.  Patroni

 

 

 

“Prima di iniziare la lezione, ho un annuncio da fare. Esordì il Professor Donill dopo aver aspettato che ci fosse l’assoluto silenzio nell’aula. “C’è un nuovo studente che sta frequentando il sesto anno a Serpeverde: Harry Evans. Prego, Signor Evans, si alzi e si mostri alla classe. Disse invitando il ragazzo con una mano ad alzarsi in piedi.

 

Harry, leggermente a disagio, spostò la sedia indietro e si alzò, diventando immediatamente il centro dell’attenzione della classe per quella che gli sembrò essere un’eternità, prima che il Professore gli facesse segno di sedere.

 

“Il Signor Evans però, essendo arrivato soltanto pochi giorni fa, non è ancora stato testato per i G.U.F.O., quindi tecnicamente non frequenterà ancora questo corso.” Si rivolse direttamente a Harry. “Seguirai la lezione e potrai prendere appunti, ma non sarai tenuto a partecipare attivamente. Lo disse con un tono che suggeriva che non gli piacesse affatto avere studenti non autorizzati nella sua classe.

 

“Si, signore.” Rispose semplicemente Harry annuendo col capo.

 

Il Professore lo squadrò per qualche istante con i suoi occhi scuri, prima di rivolgersi nuovamente alla classe. “Riprenderemo la lezione da dove l’abbiamo lasciata l’ultima volta. Qualcuno può gentilmente rinfrescare a tutti la memoria? Signorina Rosier?”

 

Heidi abbassò la mano e recitò. “Abbiamo parlato dei Patronus, di come sono l’unica difesa contro i Dissenatori e altre pericolose creature magiche come i Letifold.

 

Esatto, cinque punti a Serpeverde.” Assegnò Donill. “Ora, parliamo delle altre funzioni che un Patronus può avere, alcune le potrete trovare solo usando l’immaginazione. Si, Signor Barton?”

 

“Si può, con il giusto incantesimo, far riferire al proprio Patronus un messaggio o, semplicemente dandogli alcune istruzioni, fare in modo che faccia da guida ad un'altra persona. Rispose un ragazzo di Corvonero.

 

“Anche questo è esatto, dieci punti a Corvonero. Si signor Mulchiber?” disse indirizzando Marcus, che aveva teso il braccio in aria.

 

“Signore, ma come si possono dare delle istruzioni ad un Patronus? Non sono esseri viventi e di solito spariscono dopo poco. Domandò il Serpeverde.

 

Il Professore osservò il resto della classe, tra cui alcuni Corvonero che discutevano già la risposta alla domanda.

 

“Cinque punti in meno a Corvonero per chiacchiere inutili: se avete delle domande o delle teorie, potete esporle a tutta la classe. Disse, fulminando con lo sguardo i due studenti. “Qualcuno sa rispondere alla domanda del compagno? No? Molto bene. Cominciò a passeggiare avanti e indietro davanti alla cattedra mentre spiegava. “Allora, prima di tutto i Patronus, come ha detto Mulchiber, non sono esseri viventi, ma esseri formati dai ricordi più felici di ogni persona.

 

Come è possibile, quindi, che capiscano delle istruzioni? Non hanno una coscienza propria. Non sono esseri senzienti, ma esseri tangibili che vengono evocati – badate bene, evocati, non creati – al momento del bisogno. I Patronus esistono all’interno di ogni mago, a dispetto del fatto che vengano evocati o no. Un mago può non imparare mai l’incantesimo per evocarlo, ma questo non significa che egli non abbia un Patronus, semplicemente che non lo può richiamare.”

 

Gli unici suoni presenti nell’aula erano quelli delle penne che scrivevano sulle pergamene per prendere appunti e i passi del Professore.

 

“Ora, per quanto riguarda la durata dell’evocazione, c’è un pregiudizio molto comune in circolazione: il pensare che il Patronus resti corporeo tanto a lungo quanto più era felice il ricordo che lo ha evocato. La realtà è ben diversa. È vero che più il ricordo è felice, meglio riesce l’evocazione, ma una volta evocato, un Patronus dura per tutta la durata del bisogno che, anche inconsciamente, è dettata dal mago. Quello, o a seconda della potenza magica del mago in questione.”

 

Una ragazza di Corvonero alzò la mano e Donill le diede la parola. “Professore, da cosa dipende la forma che un Patronus assume?”

 

“La forma è soggettiva, dipende da chi lo evoca ed è diversa di mago in mago. Un Patronus è sempre un animale o, in casi più rari, una creatura magica e sebbene è normale che esistano due persone con la stessa specie di Patronus, gli esemplari singoli non saranno mai uguali. È inoltre possibile che un Patronus cambi forma, a seguito di un forte trauma o altri avvenimenti significativi nella vita del mago.

 

Rudolf alzò la mano. “In quali campi lavorativi è obbligatorio o consigliato imparare l’Expecto Patronum?”

 

“Legittima domanda.” Rispose Donill, smettendo di andare avanti e indietro e appoggiandosi alla cattedra. “Imparare ad evocare un Patronus è consigliato a tutti per ovvi motivi di sicurezza, ma non tutti ci riescono. Per gli Auror è obbligatorio e anche chi sceglie le branche legali del Ministero della Magia dovrebbe esserne capace. Poi, ovviamente, per chiunque abbia intenzione di lavorare ad Azkaban – si, signorina Grey, c’è chi sceglie di lavorare ad Azkaban – o finisce in quel dipartimento in ogni caso. Rispose allo sconcerto di una ragazza seduta qualche fila più indietro di Harry il quale, doveva ammettere, aveva pensato la stessa cosa.

 

“In ogni caso,” continuò il Professor Donill, “non è qualcosa di cui vi dobbiate preoccupare ora, visto che rientra solo nei corsi avanzati del settimo anno, facoltativi per chiunque non intenda perseguire una delle carriere prima elencate.”

 

Diversi lamentele si levarono dagli alunni: “Quindi niente pratica?” o “Uffa, io volevo una dimostrazione!”

 

Il Professore ghignò leggermente nel sentire le proteste della classe. “Se volete una dimostrazione – visto che gli alunni siete voi – rivolgo la domanda a tutti: c’è qualcuno in questa classe capace di evocare un Patronus?”

 

Sbuffi e “Non è giusto…” riempirono l’aula, ma Harry non ascoltava nessuno. Beh, lui sapeva evocare un Patronus, ma Donill era stato chiaro nel fargli capire che non voleva che intervenisse. Guardò le espressioni deluse dei suoi compagni di classe. In fondo, aveva rivolto la domanda a tutti… Alzò la mano.

 

Il Professore, nel vedere il braccio alzato di Harry, sollevò un sopraciglio. “Signor Evans, mi era sembrato di averle detto che non era tenuto a partecipare attivamente alla lezione. Se ha una domanda, può pormela alla fine dell’ora.

 

Harry arrossì leggermente, ma non si diede pervinto. “No, signore, non è una domanda. È che lei ha chiesto chi sapeva evocare un Patronus…”

 

Donill lo osservò attentamente, puntando gli occhi scuri in quelli falso nocciola dell’altro. “Mi vuole dire, Signor Evans, che lei è in grado di evocare un Patronus?”

 

Harry poteva sentire tutti gli sguardi della classe sulla sua nuca, ma annuì e rispose: “Si, signore.

 

Mormorii e commenti cominciarono a levarsi dagli altri studenti, ma Donill li zittì tutti con un’occhiata. “Un Patronus corporeo, signor Evans?” all’assenso del ragazzo, aggiunse “E che forma assume?”

 

“Un cervo, Professore.” Rispose prontamente Harry.

 

Dopo qualche secondo di pausa, in cui i mormorii della classe ritornarono in vita, Donill si portò di fianco alla cattedra e sventolò una mano in direzione dello spazio vuoto di fronte a sé. “Allora prego, signor Evans, la classe è tutta sua.

 

Harry, leggermente a disagio sotto gli sguardi di tutti e pensando che se non doveva dare nell’occhio, ci stava davvero riuscendo da schifo, si alzò dal proprio banco e camminò di fronte alla classe. Arrivato davanti alla cattedra, estrasse la bacchetta e chiuse gli occhi, cercando di isolarsi dai tanti commenti che i suoi compagni si stavano sussurrando tra di loro.

 

‘Un ricordo felice, un ricordo felice…’ si ripeteva tra sé e sé mentre raccoglieva la concentrazione. Poi lo trovò: dopo il primo raid dei Mangiamorte che avevano respinto, quando lui e la sua squadra si erano guardati intorno, un po’ stupiti di essere tutti interi, un po’ increduli di esserci davvero riusciti. E aver potuto abbracciare tutti ancora lì, tra le macerie della loro vittoria, saltando dalla gioia per avercela fatta e ringraziando il cielo di essere tutti vivi.

 

Sorridendo, Harry spalancò gli occhi ed esclamò: “Expecto Patronum!

 

Una nuvola argentea esplose dalla punta della sua bacchetta, prendendo rapidamente forma del famigliare cervo dalle maestose corna. Ramoso, sotto gli sguardi meravigliati della classe, cavalcò fino alla porta e tornò indietro, iniziando a trottare in mezzo ai banchi.

 

Si fermò di fianco a Meredith, scostandole una mano con un piccolo cenno del muso e facendola sorridere intenerita. Arrivò fino al posto di Orion, trotterellando intorno al suo banco con aria allegra. Poi però, arrivato dall’altro lato dell’aula, improvvisamente si bloccò.

 

Harry vide Ramoso abbassare la testa e mettere minacciosamente in mostra le grandi corna, puntare gli zoccoli per terra e scalciare nervoso con le zampe di dietro, sbuffando dalle narici. Il ragazzo non capiva perché improvvisamente si fosse messo in posizione di carica e sembrasse intenzionato a portare a termine il suo attacco, finché non vide chi il cervo aveva davanti: Tom.

 

“Ramoso, no!” urlò Harry appena capì il perché del suo comportamento.

 

Il cervo, voltando il muso verso il suo padrone, lo vide scuotere la testa e abbandonò il suo assalto, continuando a trottare verso il fondo dell’aula, lasciando un Prefetto leggermente confuso e Orion che esclamava, con finta voce mielosa “Che tenero, ha anche un nome!”. stupefacente

 

“Signor Evans,” interruppe il Professor Donill, “se per piacere può far finire questo teatrino…”

 

Harry arrossì “Ma certo, signore. Ramoso!” chiamò nuovamente il Patronus, “Vieni qui.”

 

Il cervo saltellò un’ultima volta in mezzo ai banchi prima di tornare al passo e raggiungere il padrone che aveva alzato una mano per accarezzargli il muso, proprio come aveva fatto quella prima volta in riva al lago, quando aveva salvato Sirius da un centinaio di Dissennatori. Pensare al padrino gli faceva ancora stringere un nodo alla gola, ma guardando gli occhi argentei del cervo, straordinariamente umani, non poté fare a meno di pensare:

 

‘Mi perdonerai mai per averlo ucciso, papà?’

 

Per quanto ne sapeva Harry, i Patronus non potevano leggere nei pensieri del proprio mago, ma Ramoso sembrava in qualche modo aver capito comunque perché, alzando il muso, diede un’ultima leccata alla mano del suo padrone prima di svanire in una nuvola d’argento.

 

In quel preciso momento la campanella suonò e il Professor Donill dovette alzare parecchio la voce per sovrastare il rumore delle sedie che si spostavano e delle chiacchiere che si levavano per poter farsi sentire nel dare i compiti.

 

Harry tornò al proprio banco per raccogliere le sue cose e lì incontrò l’espressione meravigliata di Meredith.

 

Un Patronus! Sai evocare un Patronus!” esclamò euforica, messa per un attimo la timidezza da parte. “Oh, come sono invidiosa, ho sempre desiderato riuscirci anch’io, ma tutto quello che veniva fuori era un’informe nube argentea…” aggiunse abbassando gli occhi.

 

Harry le sorrise. “Se vuoi posso insegnartelo. Disse, e vedendola alzare la testa con aria speranzosa aggiunse “Quando ero a casa l’ho insegnato a diversi amici, non è così difficile come sembra.”

 

“Davvero lo faresti?” chiese lei, con una nota di preghiera nella voce.

 

“Certo, perché no?” rispose il ragazzo. Poi, pensandoci un po’ su aggiunse “Ma magari dopo i miei G.U.F.O., quando avrò un po’ più di tempo.”

 

“Va benissimo! Benissimo!” rispose lei esaltata, saltellando in maniera che a Harry ricordava un po’ Dobby quando gli veniva dato un nuovo incarico. Lui sorrise divertito d’aver suscitato tanta euforia, ma rimase di stucco quando, evidentemente presa dall’entusiasmo, la ragazza lo strinse in un abbraccio improvviso.

 

Quasi immediatamente però, Meredith sembrò risvegliarsi, perché lo lasciò andare di scatto arrossendo fino alla punta dei capelli e biascicando scuse a raffica.

 

“Oddio, scusa… non volevo… cioè, non…” ma non trovando le parole si risolse ad abbassare la testa e nascondere gli occhi dietro i suoi boccoli. “Chissà cosa penserai, mi conosci da un’ora e ti sono praticamente saltata addosso…”

 

Harry rise, sventolando una mano in segno di diniego. “Ma figurati, lo prendo come un gesto di gratitudine.

 

Prima che Meredith potesse rispondere, il ragazzo sentì una voce alle proprie spalle.

 

“Harry, Harry, ti fai mettere le mani addosso da lei ma non da me?” disse Orion con finta voce addolorata, tenendosi una mano sul cuore, “Mi ferisci.”

 

Harry gli tirò una spintarella, mezzo divertito e mezzo imbarazzato. “Ma smettila, che se tu mi mettessi le mani addosso mi ritroverei senza pantaloni in meno di cinque secondi.

 

Orion scoppiò a ridere, prima di fare l’occhiolino. “Vero. Almeno però, abbi le cortesia di presentarmi questa fanciulla che, stranamente, mi sembra proprio di non conoscere.” Disse spostando Harry da un lato e portandosi di fronte a Meredith.

 

Harry roteò gli occhi al cielo. “Orion, Meredith Donill. Meredith, Orion Black.”

 

Orion raccolse la mano della ragazza e ci diede un piccolo bacio sopra. “Incantato.” Disse con un sorriso, facendo arrossire furiosamente la poverina. “Donill hai detto? Ma non è…? Ah, so chi sei!” esclamò improvvisamente. “Sei la bimba prodigio che ha saltato due anni di seguito! La figlia del professor Donill!”

 

“Professore che ti sta guardando piuttosto male, visto il modo in cui stai importunando sua figlia. Lo interruppe Harry divertito.

 

Orion impallidì di colpo e si voltò di scatto, ma il Professor Donill era voltato di schiena, intento a discutere con uno studente di Corvonero, senza aver dato alcun segno di essersi accorto dei due ragazzi che parlavano con la figlia.

 

Black si voltò di nuovo verso Harry che, assieme a Meredith, stava facendo di tutto per trattenere le risate. “Questa me la paghi Evans. Disse, ma il suo tono non conteneva in realtà nessuna minaccia. “Comunque, ero venuto perché Tom voleva…” si voltò ma, non trovando nessuno, si grattò la testa. “Ehi, ma dov’è finito? Era qui fino ad un secondo fa!”

 

Harry e Meredith si scambiarono uno sguardo. “Orion, sei venuto da solo, non c’era Tom con te.

 

Ma il Serpeverde si era girato ed aveva esclamato: “Ehi Giselle! Hai mica visto dov’è andato Tom?”

 

La bionda, in piedi a qualche banco di distanza che sistemava i libri, ci pensò un attimo su, prima di parlare. “Uhm, Tom? Ah si! È uscito solo poco tempo fa, ed anche piuttosto di fretta. Se fossi in te lo lascerei un po’ stare, non sembrava essere particolarmente di buon umore, anzi, continuava a borbottare qualcosa sottovoce, uhm… qualcosa come “Stupido edan” o “Stupido etans” qualunque cosa voglia dire. Anzi,” aggiunse guardando Harry, “probabilmente era “Stupido Evans”, non gli hai fatto niente tesoro, vero? Non vorrei doverti dire addio ad appena una settimana dal tuo arrivo.

 

Harry spalancò gli occhi con aria sorpresa. “No che non gli ho fatto niente! Vero Orion?”

 

Ma l’altro Serpeverde stava scuotendo la testa con un piccolo sorrisetto. “Quel ragazzo è davvero senza speranza.” Poi, senza dare altre spiegazioni, si rivolse nuovamente ai due. “Allora, andiamo? Meredith, cos’hai tu adesso?”

 

Aritmanzia.” Rispose lei con la ritrovata vocina flebile, evidentemente non ancora del tutto a suo agio con il secondo Serpeverde conosciuto nel giro di un’ora.

 

“Al quarto piano se non sbaglio. Harry, noi abbiamo Storia della Magia: visto che è sulla strada, che ne dici di accompagnare la nostra nuova amica alla sua prossima classe?”

 

Harry avrebbe naturalmente accettato con entusiasmo, ma Orion non gli diede nemmeno il tempo di fare quello, che già aveva esclamato: “Perfetto! Ragazza, permettimi di portarti la borsa, libri troppo pesanti per spalle così giovani. Prese la tracolla di Meredith e se la mise su una spalla, avviandosi verso la porta, “Aritmanzia? Anch’io seguo quel corso, ma c’è un passaggio dell’equazione di Cassandra che non riesco bene a capire, tu ne sai qualcosa?”

 

Mentre Orion esponeva il suo problema alla Corvonero la quale, una volta entrati nell’argomento scuola, era molto più sicura di sé e sciolta nel parlare, ad Harry tornò in mente il Prefetto.

 

“Ehi Orion, ma Tom?”

 

Il ragazzo di risposta si limitò ad un ghigno sornione. “Oh, quando se la sentirà ritornerà coi piedi per terra da solo, non ti preoccupare. Disse uscendo nel corridoio e lasciando un Harry confuso ad affrettarsi per raggiungerlo.

 

 

Pochi minuti prima

 

 

La campanella era appena suonata, e Harry era fermo in mezzo alla classe, con una mano ancora alzata da dove aveva accarezzato il muso del suo Patronus.

 

Orion si alzò dalla sedia stiracchiandosi, osservando il compagno di Casa raggiungere il proprio banco. Si voltò a sinistra e, una volta individuato il banco di Tom, si diresse verso di lui. Il Prefetto aveva le sopracciglia aggrottate e un’aria pensierosa stampata in volto.

 

“Stai pensando all’ultimo exploit di Harry?” chiese per attirare l’attenzione una volta che si fu avvicinato. “Sono rimasto di stucco anch’io. Evocare un Patronus… e chi l’avrebbe mai detto?” disse. Poi, pensando al comportamento del cervo, rimuginò ad alta voce: “Però hai visto che stano? Mi è sembrato quasi che ti volesse attaccare, chissà perché.

 

“Già, chissà perché…” sussurrò il Prefetto, unico segno che diede di aver udito il compagno di Casa.

 

“Comunque non ha importanza.” Continuò Orion imperterrito, “Dai, andiamo da lui, così ti puoi scusare.

 

Tom, ancora soprappensiero, si alzò e borbottò un distratto “Si, certo. Poi, assimilando le parole dell’altro, si fermò di colpo. “Cosa?! Scusarmi? E di ché?”

 

Orion roteò gli occhi, ma spiegò con tono accondiscendente. “Scusarti con Harry per averlo mollato lì da solo stamattina a colazione. Tutto per seguire il caro Alden. Aggiunse, pronunciando il nome del ragazzo come se fosse stato qualcosa di particolarmente disgustoso.

 

Tom assottigliò gli occhi. “Tu sei di parte quando si tratta di Alden e comunque Evans non ha bisogno di una balia, se la sa cavare benissimo da solo.”

 

“Tu dì pure quello che vuoi, ma io credo che Harry se la sia presa. Ribatté Orion.

 

Tom si voltò verso il ragazzo in questione, che stava chiacchierando con una ragazzina sedutagli di fianco. “E come fai a dirlo?”

 

Orion ghignò tra sé e sé, avendo suscitato la reazione prevista. “Beh, non ti ha nemmeno salutato quando sei entrato in classe…”

 

“Ma che dici, non mi ha neanche visto entrare in classe. Ribatté il Prefetto, senza però smettere mai di osservare Harry.

 

“Se lo dici tu…” rispose Black, prendendo poi per un braccio il Prefetto, facendolo voltare nuovamente verso di lui. “Dai, che se la sia presa o no, non è stato un comportamento carino da parte tua, quello di stamattina, quindi ora andiamo.

 

Ma quando si girarono nuovamente entrambi, videro che Harry sembrava piuttosto occupato, stretto in un caloroso abbraccio dalla sua compagna di banco. Orion rise e con tono malizioso disse:

 

“Sai Tom, forse in fin dei conti avevi ragione tu: non ha per niente bisogno di una balia.” E si incamminò per raggiungere il ragazzo.

 

Per cui non vide mai Tom assottigliare lo sguardo, fare dietro front e uscire in fretta dalla classe, borbottando tutto il tempo sottovoce “Stupido Evans!”.

 

 

 

 

Harry passò in rassegna gli alti scaffali della Biblioteca di Hogwarts, sotto lo sguardo guardingo della Bibliotecaria, insospettita dal fatto di non averlo mai visto entrare prima.

 

La giornata per Harry era continuata piuttosto normalmente: dopo aver accompagnato Meredith ad Artmanzia, lui e Orion si erano avviati verso Storia della Magia. Lì Harry aveva scoperto che l’effetto soporifero delle lezioni del Professor Ruf si faceva sentire benissimo anche all’epoca in cui il professore era vivo e vegeto, per cui aveva passato l’ora a fare ghirigori sulla sua pergamena annoiato, rispondere ai bigliettini di Orion ed osservare Tom che, seduto dall’altro lato dell’aula, si dondolava sulla sedia noncurante, avendo incantato la propria penna affinché prendesse appunti da sola.

 

Harry si era domandato più volte come mai dalla mattina il Prefetto non gli avesse ancora rivolto la parola, ma ancora di più si domandava come mai il fatto lo disturbasse tanto. In teoria, più gli stava lontano, meglio era… no?

 

Il ragazzo scosse la testa confuso e decise di addentrarsi un po’ di più nei meandri degli scaffali, stanco di avere lo sguardo inquisitore della bibliotecaria attaccato alla nuca.

 

In quel momento Harry aveva una delle ore buche che avrebbe dovuto utilizzare per studiare per i G.U.F.O., così come quella dopo pranzo e, anche se sapeva bene di non poter entrare nel Reparto Proibito, aveva deciso comunque di fare un salto in Biblioteca. In fondo a parte cercare Anima e Corpo: Condanne e Beatitudini del Legami Magici, non aveva ancora speso un attimo a ricercare l’incantesimo contenuto nel libro, affidandosi solamente al resoconto di Hermione alla quale, nella fretta, non aveva nemmeno chiesto accurati dettagli.

 

Si stava incamminando verso il giusto reparto quando qualcosa di spigoloso ed estremamente pesante gli cadde in testa, facendogli vedere le stelle.

 

“Ahia! Che male…” esclamò massaggiandosi la testa e guardando per terra, dove giaceva il grosso libro che lo aveva appena colpito.

 

“Oh scusa, mi dispiace!” arrivò una voce dall’alto.

 

Harry sollevò lo sguardo e vide, arrampicata s’una delle scale per raggiungere i ripiani più alti, una ragazza rivolgergli uno sguardo dispiaciuto scendere i pioli per tornare a terra. Pian piano che scendeva ed Harry riusciva a vederla meglio, trovava che aveva un ché di famigliare: capelli scuri raccolti in una stretta crocchia dietro il capo, occhiali dalla montatura squadrata, labbra sottili…

 

‘Oh mio Dio,’ pensò il ragazzo dopo averla riconosciuta, ‘è la McGranitt!’

 

“Scusami davvero, non volevo, ma mi è scivolato di mano. Disse la Grifondoro una volta arrivata a terra.

 

Harry, risvegliato dallo shock alle sue parole, si affrettò a raccogliere il libro da terra. “Fa niente, non l’hai fatto apposta. Ecco.” Rispose, tendendole il tomo con una mano. Lei lo prese e, osservandolo per qualche secondo con aria critica, disse:

 

“Sei il nuovo studente, vero?”

 

Harry la guardò sorpreso. “Come hai fatto a indovinarlo?”

 

Lei di tutta risposta sbuffò, avvicinandosi ad uno dei tavoli per posarvi il resto dei volumi che teneva tra le braccia. “Un normale Serpeverde non si sarebbe sprecato ad accettare le mie scuse e raccogliermi il libro.

 

Harry si grattò la testa con fare imbarazzato. “Forse hai ragione. Rispose semplicemente, senza sapere cosa dire.

 

Minerva lo osservò per qualche altro secondo, prima di sedersi al tavolo, tenendo comunque la sedia scostata verso di lui. “Sai, ho sentito parlare di te.”

 

Harry rise, sorprendendola un po’. “Questo è il mio primo giorno e già corrono voci sul mio conto?”

 

La ragazza abbozzò un sorriso, “Quando mai non corrono voci, qui a Hogwarts?” poi allungò una mano, “Minerva McGranitt.

 

Harry sorrise e si avvicinò per stringerle la mano e presentarsi. “Harry Evans, piacere di conoscerti.

 

“Allora Harry,” incominciò la sua futura professoressa finite le presentazioni, “visto che è il tuo primo giorno, cosa ci fai qua in Biblioteca? Non ti avranno già dato compiti spero.”

 

Ecco, quella era già una domanda piuttosto spinosa ed Harry, indeciso su come rispondere, si morse un labbro. Osservando la ragazza di fronte a sé però, pensò che se fosse stato attento sarebbe anche potuta essere d’aiuto.

 

“Ehm vedi, forse potresti aiutarmi a proposito. disse con tono spaesato da novellino, “Prima di trasferirmi qua stavo seguendo un progetto con uno dei miei professori, sui legami magici.” Fu contento di vedere un luccichio d’interesse accendersi negli occhi dell’altra. “Ho dovuto lasciare il lavoro a metà e un po’ mi dispiace, per cui cercavo qualche libro a proposito ma sai, è così grande questo posto.” Disse guardandosi intorno e fingendosi meravigliato.

 

Minerva sembrava essersela bevuta –E poi si chiedono tutti perché sono a Serpeverde’ – e battendosi un dito sul mento con aria pensierosa, rispose: “Legami magici… si, mi sembra di aver letto qualcosa in proposito. Guarda, girato questo scaffale, sulla destra dovrebbe esserci un reparto che ne parla. Gli disse indicando il percorso, “Se poi vuoi, puoi venire su questo tavolo, non mi disturba. Aggiunse.

 

Harry la ringraziò e si avviò verso lo scaffale indicatogli. In effetti Minerva aveva ragione: c’era un bel po’ di materiale utile benché, ovviamente, non ci fosse il libro che tanto stava cercando. Raccolse altri tre o quattro volumi, prima di ritornare al tavolo dove la giovane McGranitt era già immersa nei propri tomi. Nel totale silenzio, interrotto solo dal fruscio delle pagine, i due ragazzi incominciarono a studiare.

 

Doveva essere passata più di un’ora quando Harry, indolenzito dalla postura rigida, si stiracchiò sullo schienale, catturando l’attenzione della ragazza di fronte a sé. Quella guardò l’ora e, tirata fuori la bacchetta, materializzò un vassoio pieno di sandwich e due bicchieri d’acqua.

 

Al sopracciglio alzato di Harry rispose: “Il pranzo è già iniziato. Di solito quando io sono immersa nelle ricerche, di rado scendo in Sala Grande per i pasti. Però se vuoi puoi anche andare, nessuno te lo vieta.

 

Harry scosse la testa e allungò una mano verso uno dei sandwich. “No, anzi, ti ringrazio.

 

Le lo guardò al di sopra del calice d’acqua. “È proprio vero, sei diverso dagli altri Serpeverde.

 

Harry sorrise. “Lo prendo come un complimento, detto da un Grifondoro. Disse, aggiudicandosi un sorriso dalla sua compagna di studi.

 

Dopo aver finito i sandwich, curioso, il ragazzo chiese: “Tu invece? Su cosa stai lavorando?”

 

Si stupì un po’ di vedere un lieve rossore salirle sulle guance. “Io? Oh beh nulla, solo qualche libro che mi interessava a proposito degli Animagi…”

 

Harry dovette trattenere la risata che gli venne spontanea pensando al gatto-McGranitt. “In che anno sei?” chiese invece.

 

“Quinto.” Rispose lei.

 

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. “Ma gli Animagi non sono programma del quinto anno.

 

Minerva cominciò a giocherellare con una delle pagine del libro davanti a lei, leggermente a disagio. “No, lo so, è solo che…” si fermò improvvisamente, guardando Harry sospettosa, “Aspetta un attimo, come fai a sapere che non sono nel programma?”

 

Harry deglutì, cercando la prima scusa che gli passò per la mente. “Ehm, me lo deve aver detto Tom una volta…”

 

Se non di soddisfarla, la risposta sortì almeno l’effetto di distrarla. “Tom Riddle intendi? Lo conosci?” chiese curiosa.

 

Il ragazzo annuì. “Si, visto che non c’era posto da nessun’altra parte, divido la stanza di Prefetto con lui. Diciamo che riusciamo ad andare d’accordo. Aggiunse con una bozza di sorriso.

 

La McGranitt alzò le sopracciglia. “Davvero? Non l’avrei mai detto…”

 

“Credimi, nemmeno io.” Rispose Harry criptico, ma lei non chiese spiegazioni e anzi, fece svanire il vassoio e cominciò a raccattare i suoi libri.

 

“Beh, mi sa che io devo andare, Babbanologia mi aspetta. Disse mettendo un paio di tomi nella sua borsa. “Tu cos’hai adesso?”

 

“Io un’altra ora buca, penso che resterò qui ancora un po’. Rispose lui.

 

Minerva, dopo aver sistemato tutto, si rivolse un’ultima volta al ragazzo seduto. “Allora, ci si vede in giro Harry. È stato… interessante fare la tua conoscenza.

 

Harry sorrise. “Altrettanto, Minerva.” Rispose e rimase a guardare la sua futura professoressa allontanarsi e sparire dietro gli scaffali.

 

 

 

 

 

 

A.N.: Ah, teoria della magia, mi ha sempre affascinato (anche se non esiste XD)!

E Tom sospetta, e Tom sospetta, trallalero trallallà! XD

Vabbeh, vediamo di scrivere qualcosa di sensato: per esempio che c’era un motivo se la McGranitt era scritta tra i personaggi. Questa storia è piena zeppa di comparse, alcune delle quali non svolgeranno un ruolo significativo ma spunteranno ogni tanto, altre appariranno una sola volta ma saranno la chiave di alcuni eventi. Per cui, anche se sono noiosi, dateci un occhio ;).

 

P.S.: questa è una Tom/Harry, è nata Tom/Harry e morirà (eh si, prima o poi finirà) Tom/Harry ;).

 

 

RISPOSTE:

 

MORFEa: ehilà, era tanto che non ti si vedeva! Grazie mille come sempre, e come ho già scritto nel Post Scriptum Tom e Harry sono fatti per stare insieme, lo vedono tutti (tranne la Row… =_=), ma per quanto riguarda quale rapporto ci sia tra Alden e Tom… beh, che leggerà saprà :P.

 

Kagchan: eheh, piano piano spuntano un sacco di indizi per il nostro Tom e di certo lui stupido non lo è… ;)

 

KIA: eh, lo sapevo che Alden avrebbe suscitato reazioni simili, ma quoto ciò che ho detto nel Post Scriptum! ^^

 

StellaMars: un’altra abbonata al Tom Riddle Fan Club allora! ^^ Dovremmo cominciare a distribuire tessere d’iscrizione XD. Sono contenta che la storia ti piaccia e spero che continuerai a seguire!

 

  
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