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Autore: Raven_Phoenix    25/03/2013    3 recensioni
Kira non é mai esistito... non é mai esistita nessuna organizzazione segreta di detectives...la wammy's house non é mai stata eretta... e allora... dove sono ora Mello, Near e tutti gli altri? *Rimasi per tutti i diciassette minuti di tragitto immobile, cercando di non dare peso alla puzza di sudore e di fumo attorno a me... come cavolo facevano a fumare dentro a una bolgia simile?! Non vedevo l'ora di poter rimettere i piedi saldamente contro all'asfalto, anche se questo significava l'arrivo all'inferno: Scuola.* Narrata direttamente da Mello, la sua vita e quella degli altri alle prese con i "normali" problemi di tutti i giorni... o forse non saranno tanto normali come si crede? (Yaoi... ma c'era bisogno di dirlo? XD MxM principalmente/ LxL)
Genere: Generale, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qui, e non posso nascondervi di essere ansiosa per questo capitolo T__T spero vi piaccia comunque XDDD non aggiungo altro o mi strozzo da sola OwO Buona letturaaaa!





Capitolo 17:
 
 
Per tutta la settimana per ogni ora che passava pensavo sempre di più che Matt avesse iniziato a drogarsi pesante oppure avesse scoperto uno di quei videogiochi che creavano dipendenza prosciugando la linfa vitale del giocatore. Aveva le occhiaie nere peggio di quelle di Ryuzaki, fumava come un turco appena e aveva la possibilità e mangiava tutto quello che trovava a tiro, una mattina aveva perfino rubato una delle mie tavolette di cioccolata (e l’avevo fustigato senza ritegno anche se ero preoccupato per lui). Nonostante queste manie convulse rideva e scherzava come sempre, ma sospettavo ci fosse qualcosa che non andava già da prima che assumesse le sembianze di uno zombie maniaco. Quando il venerdì mattina pronunciò le fatidiche parole “Sta già per iniziare il weekend? Che palle!” mi avvicinai e gli controllai le braccia minuziosamente.
-Mel, cosa stai facendo?- chiese lui guardandomi perplesso.
-Cerco i buchi di siringa.- dissi io serio tastando la sua pelle.
-Non mi drogo, cretino!- rispose lui riprendendosi il suo braccio sbuffando.
-Allora dimmi, devo programmare un esorcismo? Parli con la doppia voce o vomiti viola mentre giri la testa a trecentosessanta gradi?- volevo farla sembrare una battuta ma la mia faccia preoccupata l’aveva fatta sembrare una cosa seria.
-Io ne conosco uno, se ti interessa.- intervenne Ryuk che fino a quel momento era stato intento a trovare il modo migliore per appendersi a testa in giù su un ramo degli alberi del cortile senza troppo successo.
-Sai quanto si fa pagare all’ora?- chiesi convinto.
-Woooo! Basta con queste cazzate, mi fate venire l’ansia, e l’ansia mi fa fumare, e il fumo deteriora la mia pelle stupenda, e senza quella verrò additato come il lebbroso della scuola!- iniziò a blaterare Matt mentre prendeva una sigaretta dalla custodia che gli avevo regalato a Natale e l’accendeva tra una frase incoerente e l’altra.
-Mh… ci sono passato anch’io Matt. Tranquillo, una volta che ci convivi con l’insonnia scopri particolari invisibili nella notte che ti faranno riflettere sul cosmo e la sua forza. Ad esempio, hai mai provato a cercare le immagini come con le nuvole ma nell’intonaco del soffitto?- disse Ryuzaki fissandolo con sguardo comprensivo e con quel mezzo sorrisetto inquietante che mi faceva venire i brividi.
Matt fece passare lo sguardo su ognuno di noi con espressione a metà tra l’esterrefatto e lo schifato per poi lasciarsi cadere all’indietro sul prato.
-Lasciatemi decomporre in paceeeee!- piagnucolò coprendosi gli occhi con una mano.
-Lo farei volentieri ma non credo sopporterei l’olezzo del tuo cadavere.- commentò Light facendo appena sbucare gli occhi da dietro il giornale che stava leggendo da quando ci eravamo appostati li per la pausa pranzo.
-Grazie, Yagami. Almeno tu hai detto qualcosa di realistico.- biascicò Matt dalla sua posizione moribonda.
Ok, Matt che dava ragione a Light era davvero la goccia che faceva traboccare il vaso. L’avrei trascinato a forza da un medico o da uno psicologo il più presto possibile.
-Mel, prima che ti venga in mente qualunque cosa sappi che non entrerò mai in nessuno studio che puzzi di disinfettante con mille diplomi appesi alle pareti. Con questo includo medici, psicologi, chiropratici ed estetisti.- disse Matt che probabilmente mi aveva letto nel pensiero.
Cazzo, ora iniziavo a pensare che stesse acquisendo poteri paranormali.
-D’accordo, ma se mi rubi di nuovo anche solo un quadretto di cioccolata ti ci porto di peso, sappilo.- lo minacciai squadrandolo.
-Tsé… tu con quale esercito? Ti affidi alle tue possenti braccine e la tua forza titanica? Wowowowo! Aspetta, aspetta! Chiama gli Avengers, sicuro loro ti aiuteranno!- disse scoppiando a ridere da solo.
Rimanemmo tutti a fissarlo accigliati, perfino Near che era sempre stato il fan numero uno delle sue battute ignoranti aveva smesso di arricciarsi i capelli con le dita abbastanza e lo fissava.
-Che tu sappia è uscita una di quelle nuove console interattive o qualcosa del genere che potrebbe avergli fritto il cervello? Che so… tipo quella cosa, Sword Art Online, si chiama così?- mi bisbigliò Ryuk con espressione corrucciata.
-E io cosa ne so, ha talmente tanti videogiochi dai nomi indicibili che potrei anche ritrovarmi uno di quei giochi di ruolo hentai squallidi tra le mani e non rendermene neanche conto!- risposi io scuotendo la testa –E poi se fosse Sword Art Online dovrebbe avere addosso un casco strano ed essere incosciente.- precisai.
-Ecco, lo vedi?! Sta contagiando anche te con la sua indole nerd!- mi additò terrorizzato Near portandosi una mano alla bocca.
Merda… in effetti non aveva tutti i torti.
-Ragazzi, se iniziate a vedere anche in me gli stessi sintomi prendetemi, rinchiudetemi e disintossicatemi, forse per me non è ancora troppo tardi.- dissi io con i brividi freddi… ma che cazzo stavo dicendo?!
-Aaaaaah aaaaaah aaaaah, parli di disintossicazione da videogiochi quando non hai ancora affrontato quella per la cioccolata.- disse Light in quel tono da “arrenditi, sei fottuto” –Comunque proporrei un bel lavaggio del cervello a Hikinori per vedere quale sia il problema, i suoi rantoli iniziano a preoccupare anche me, devo ammetterlo.-
-D’accordo, domani vedrò di trovare due minuti per parlare con sua madre, un motivo in più per andare a quella conferenza dove mi hanno invitato.- dissi ricordandomi che Matt aveva iniziato a peggiorare proprio da quel giorno.
Forse se fossi riuscito a scambiare due parole con Valerie sarei riuscito a capirci qualcosa in più e vedere se potergli dare una mano a tornare in sé oppure se era una fase normale per lui e sarebbe passata da sola. Decisi di non dire niente per tutto il resto del pomeriggio, ma notavo che Matt sembrava sempre più nervoso e strano, non vedevo l’ora che arrivasse la conferenza, speravo di saperne di più. Chiesi a Matt di venire a casa mia dopo scuola per darmi consigli su come vestirmi, non volevo fare una brutta figura se mi fossi ritrovato in un covo di cervelloni in giacca e cravatta. Normalmente Matt non si faceva pregare quando lo invitavo, ma lo vidi tentennare quando glielo chiesi, però accettò lo stesso.
-Allora? Meglio la camicia semplice o questa che va bene con la cravatta bianca?- chiesi buttando vestiti alla rinfusa per la stanza alla ricerca di quelli che volevo.
-Guarda che non devi andare a un matrimonio, anche se venissi in jeans strappati e canotta andrebbe benissimo. E sarebbe sexy.- rispose lui con il suo ammiccare poco casto.
-Ceeeerto, allora posso presentarmi direttamente in pigiama, che ne dici?- dissi ironicamente facendogli vedere una sorta di camicia da notte orrenda che mi aveva regalato anni fa mia zia e che era rimasta a prender polvere sul fondo del mio armadio.
-Dico solo che non devi impegnarti più di tanto, vai benissimo così come sei.- si alzò dal mio letto e prese a caso una camicia nera, un paio di pantaloni semplici e un gilet grigio scuro che nemmeno mi ricordavo di avere. –Ecco, questi andranno benissimo.- disse sorridendo, ma vedevo che anche in quel sorriso c’era qualcosa che non andava.
-Matty, posso sapere cosa stai facendo ultimamente?- chiesi prendendo i vestiti e mettendoli da parte sulla sedia della mia scrivania.
-Ti prego Mel, smettila di farmi il terzo grado ogni giorno. Sono solo un po’ stressato e i tuoi interrogatori non mi fanno di certo stare meglio.- disse abbastanza brusco, ma si morse immediatamente il labbro inferiore come se si fosse pentito all’istante.
-Puoi anche evitare di lamentarti, io mi sto solo preoccupando per te ma se vuoi fare di testa tua come vuoi.- risposi io mettendomi immediatamente sulla difensiva.
Non volevo litigare, ma vedere Matt comportarsi in quel modo negando tutto mi faceva arrabbiare ancora di più. Dava la colpa soltanto allo stress? Stress per cosa? A scuola era un periodo tranquillo, non credevo proprio che avesse dei problemi a casa siccome era sempre coccolato da tutti, era una scusa che non reggeva in nessun modo.
-Non intendevo questo. È solo che…- si bloccò a metà e scosse la testa –lascia stare. Meglio che vada a casa, non voglio finire con una litigata per chiudere in bellezza questa giornata.- disse mettendosi una mano tra i capelli.
Io non dissi niente, rimasi a fissare i vestiti che c’erano sulla sedia per non farmi venire in mente nient’altro di scortese che avrebbe potuto mandare avanti quella discussone. Non avevo mai litigato con Matt e non volevo che quella fosse la prima volta.
-Mi prometti almeno che andrai a dormire ad un orario decente e non starai alzato fino all’alba per i tuoi videogames?- chiesi mentre lo accompagnavo alla porta.
Lui mi guardò per un attimo, sempre quella tristezza appena accennata, ma alla fine sorrise e mi baciò.
-Va bene, mamma.- disse scompigliandomi i capelli.
Sorrisi anch’io sforzandomi di rilassarmi.
-A domani.-
Lui annuì e uscì dalla porta. Rimasi a guardarlo dalla finestra mentre andava verso la sua moto, parcheggiata nel vialetto vicino alla mia, e lo salutai con la mano poco prima che si mettesse il casco.
Mi si strinse lo stomaco quando lo vidi sparire dietro alla prima curva della strada e appoggiai la fronte al vetro sospirando. Mi ci voleva un bel po’ di cioccolata per rimanere calmo, e mentalmente iniziai a costruirmi mentalmente il discorso che avrei potuto intrattenere con Valerie. Non volevo risultare invadente ma non volevo nemmeno rimanere con le mani in mano, che si trattasse di trasferirmi in pianta stabile a casa loro per tenerlo d’occhio ventiquattrore su ventiquattro o rinchiuderlo in una clinica.
 
La mattina seguente alla luce delle sette e mezza del mattino ero già in bagno intento a prepararmi, ringraziando che mia madre fosse partita prestissimo quella mattina e quindi potevo sfruttare ogni singolo centimetro del lavabo, doccia, asciugacapelli e tutto il resto, facendo tutto il baccano necessario alla perfetta preparazione (bestemmioni compresi). Mentre facevo la doccia ripetevo quello che mi ero messo in testa di dire.
-Ciao Valerie, avresti due minuti per due paroline? Naaaah, due minuti, due paroline e due coglioni! Dunque… Oh, eccoti Valerie! Potresti venire con me un attimo? Avrei bisogno di qualche consiglio… seh, così penserà che gli stia chiedendo quale smalto per i piedi mi starebbe meglio. Mhhh… forza, concentrati. Come ti trovo bene, Valerie! Senti… vorrei parlarti a quattrocchi per…bh! Bleah!- mi interruppi per tossire il mezzo litro di schiuma dello shampoo che avevo bevuto per sbaglio mentre parlavo. Ok, ero fottuto, me lo sentivo.
Optai per i vestiti che mi aveva scelto Matt la sera prima, e incredibilmente anche se ci aveva messo mezzo minuto aveva avuto buon occhio, facevo un figurone vestito così elegante, non mi ero mai visto così se non al matrimonio di mia cugina Suzy quando avevo otto anni e tutti i parenti mi avevano riempito i buffetti le guance fino a farmele diventare cianotiche perché sostenevano fossi “un vero ometto”. Decisi che per quel giorno non era il caso di truccarsi (non che avessi preso l’abitudine di impiastrarmi come un trans, ma avevo idea che in mezzo a tutta quella gente complicata la matita nera fosse da lasciare a casa nel beauty case.
Guardai l’orologio… bene, c’era tempo giusto per ingurgitare una barretta di cioccolata e partire con la mia Ginger, tutto sommato tre ore e mezza per prepararmi non erano troppe, mi stavo migliorando!
Mi sentivo abbastanza strano mentre mi infilavo il casco, avevo le farfalle nello stomaco e qualcosa mi diceva che sarebbe stato meglio se fossi rimasto a casa, ma ignorai tutto e partii in tutta tranquillità, sgommando felice come una pasqua  nel vialetto e imboccando la strada. Mentre ero rallentato dal traffico del mezzogiorno di sabato continuavo a riflettere, pensando di tutto e di più. E se Matt si fosse trovato un altro e volesse mollarmi? Forse era questo che l’aveva fatto diventare così strano, e giustificava le occhiaie, probabilmente vedeva l’altro tutta la notte e non dormiva… naaaah, mi stavo soltanto facendo paranoie inutili. Però magari…
Se non fosse che dovevo tenere le mani sul manubrio avrei iniziato a torcermi le dita dal nervosismo che mi aveva preso alla sprovvista. Più volte scossi la testa per convincermi che andasse tutto bene, ma più cercavo di stare tranquillo più ottenevo l’effetto inverso. Andò a finire che quando parcheggiai davanti a casa di Matt tra le mille auto ero teso peggio di una corda di violino. Mi ricordava in un certo senso quel momento in cui pensavo che Matt avesse una sorta di storia con Danielle, ero nel panico più totale e nonöiä1q avevo la minima idea di cosa avrei potuto dire o fare in una situazione del genere, e allo stesso tempo cercavo di convincermi che mi stavo inventando tutto. Stavo iniziando a pensare di avere davvero la sindrome da biondo senza cervello… ciò non voleva dire che avrei cambiato la mia amata chioma, stavamo scherzando?! Mentre facevo quel pensiero inutile riuscii a rilassarmi quel tanto che bastava per muovermi verso l’entrata e fare il mio ingresso tra un sacco di gente e venendo investito da un chiacchiericcio assordante.
Wow, c’era ancora più gente che alla vigilia di Natale. Del resto voleva dire che Nicolas doveva godere di un’ottima fama. Vagai con lo sguardo alla ricerca di qualche faccia conosciuta, sperando di riuscire ad intercettare Valerie prima di Matt così da togliermi in partenza ogni dubbio e puntare diretto al mio scopo, ma purtroppo fu più facile individuare in mezzo a tutta quella folla la chioma rossa.
-Matty!- urlai quando fui a pochi metri da lui sbracciandomi cercando di farmi spazio, ma quando si voltò verso di me desiderai di poter tornare indietro.
Era in tutto e per tutto uno zombie, pallido come un lenzuolo, borse viola sotto gli occhi che sembravano quelli di uno strafatto, arrossati e quasi fuori dalle orbite. Nonostante fosse vestito in giacca e cravatta, cosa che normalmente mi avrebbe fatto schizzare gli ormoni a mille, lottai contro il mio istinto di prendere e scappare a braccia alzate dalla paura. Non sembrava nemmeno lui, anche il rosso dei suoi capelli visto così sembrava slavato.
-Ehi, Mel.- disse con voce roca, segno che probabilmente doveva già aver finito almeno un pacchetto di sigarette soltanto in mattinata.
-C…ciao.- dissi titubante, avrei voluto iniziare a picchiarlo ma non era il caso di farlo in mezzo a tutta quella gente.
-Se ti interessa ho chiesto a mia madre di mettere un sacco di cioccolata nel buffet dei dolci.- disse sorridendomi come se gli facessero male le gengive.
-Ah… no grazie, non ho fame.- mi era appena passata.
Lui mi guardò accigliato.
-Ti senti bene?- chiese avvicinandosi e mettendomi una mano sulla fronte.
-Io benissimo, sembra che tu stia per morie.- sibilai per non farmi sentire troppo e prendendolo in disparte tirandolo per la cravatta.
-Lo so, ho un aspetto terribile. Ho solo voluto restare sveglio a finire un gioco online.- disse lui esibendosi di nuovo in quel sorriso da “mi hanno tirato un calcio nei denti”.
-Matty, me l’avevi promesso. Me la pagherai cara.- risposi secco fulminandolo.
Mi aspettavo una risposta del genere “vuoi che ti paghi in natura, tesoro?” ma non fece una piega.
-Mel ti prego, stai tranquillo. Ti prometto che tra poco finirà tutto.- disse abbracciandomi.
Mi vennero i brividi ma non ebbi il coraggio di dire altro su quell’argomento.
-Tra quanto inizierà la conferenza?- chiesi cercando di distrarmi dalla sua faccia cadaverica.
-Tra poco, dovrebbero annunciarlo tra qualche minuto.- rispose lui iniziando a mordicchiarsi il labbro inferiore.
-Ok, allora ho giusto il tempo di andare in bagno.-
Appena lui annuì mi lanciai tra le gente il più velocemente possibile. Sentii a malapena la voce di Matt.
-Aspetta, il bagno è dall’altra parte!-
Ma io non stavo cercando il bagno, dovevo trovare Valerie prima che iniziasse la conferenza e riuscire a parlarle chiaramente. Iniziai a muovermi a zig zag per depistare Matt che probabilmente aveva iniziato a seguirmi, e sentivo il mio cuore battere all’impazzata, come se stesse per esplodere, ma volevo assolutamente arrivare in fondo alla faccenda. Cazzo, possibile che nell’alta borghesia tutte le donne avessero la mania di quelle acconciature complicate? Erano ovunque, e avrei potuto confondere Valerie con chiunque. Provai anche a chiedere se qualcuno l’avesse vista ma invano, intanto appena scorgevo Matt in lontananza cambiavo direzione perdendomi in breve tempo. Improvvisamente tutte le persone iniziarono a dirigersi a fiume in un’unica direzione, segno che probabilmente la conferenza stava iniziando.
Merda!
Ora la mia unica speranza probabilmente era sperare che Valerie venisse chiamata a parlare o a partecipare e che poi restasse in un posto bene in vista per poi poterla raggiungere appena finito tutto, non c’era altro modo. Per il resto del tempo avrei dovuto impegnarmi per mimetizzarmi di modo che Matt non mi trovasse e mi trascinasse via come avevo predetto. Cosa avrei dato in quel momento per avere Near con me? Avrei potuto lanciarlo tra la folla come diversivo, difficile non vederlo! Invece mi trovavo lì, vestito elegante, schiacciato tra migliaia di cervelloni, in fuga dal mio ragazzo e alla ricerca di sua madre. Sembrava l’inizio per la trama di un film altamente pornografico se non altro, avrei potuto guadagnarci un giorno. Rimanendo il più attento possibile a non dare nell’occhio mi avvicinai il più possibile al palchetto che era stato allestito nel salone gigantesco che Matt una volta mi aveva fatto vedere, dove prima di ristrutturare la casa c’era una sala da ballo per le feste. Mi acquattai più o meno in terza fila scrutando da una parte all’altra e tirai un sospiro di sollievo quando intravidi i capelli di Matt che si muovevamo in tutt’altra direzione rispetto a me. Sul palco c’era già Nicolas che armeggiava goffamente con un microfono insieme a un suo probabile assistente facendo ridere non poca gente tra le prime file. Allungai il collo e finalmente riuscii a vedere Valerie, in prima fila raggiante come sempre. Di primo acchito mi sarei lanciato immediatamente verso di lei, ma ormai la presentazione stava per iniziare e avrei rischiato di fare una figuraccia o espormi troppo rischiando che Matt arrivasse a metà discorso e non potessi chiedere tutto quello che mi frullava per la testa. No, dovevo aspettare paziente, e appena sarebbero partiti gli applausi finali e la gente avrebbe iniziato a uscire creando una nuova baraonda sarei arrivato a lei.
-Ehm ehm… si sente? Mi sentite fino in fondo alla sala?- annunciò al microfono Nicolas.
Iniziarono una lunga sequenza di immagini di animali marini, alghe, grotte, scogli e chi più ne ha più ne metta proiettate sulla parete dietro di lui. Mi persi dopo i primi due termini scientifici che aveva usato e mi ritrovai a vagare con la mente, fissando quelle foto e immaginandomi immerso nel mare, con tutti quei pesci, come in un’oasi di pace, pensando che forse sarebbe stato bello se i coralli fossero fatti di cioccolata, e che con me ci fosse Matt, di nuovo tranquillo e brioso. Mi ero talmente prefissato di voler sapere cosa gli stesse succedendo che avevo quasi dimenticato i bei momenti passati insieme, e di quanto fosse cambiata la mia vita da quando Matt era entrato a farne parte. Era diventata la mia nuova routine, e forse ero tanto preoccupato per lui proprio perché fino a quel momento era sempre stato tutto rose e fiori, non avevo mai messo in conto che potessero esserci delle fasi diverse una dall’altra, del resto il mondo non poteva continuare a girare sempre allo stesso modo in tutta la mia vita. Tutto d’un tratto mi sentivo un povero mocciosetto con i complessi per la mia ombra. Dopotutto eravamo adolescenti, io di lì a poco avrei compiuto diciott’anni, era il periodo degli errori, delle esperienze e dei cambiamenti, se mi facevo mettere sotto solo da una qualche ipotetica crisi ormonale di Matt non osavo immaginare come sarebbe andata più in là con gli anni. Finalmente mi stavo convincendo di essere stato troppo suscettibile, e mi dissi che volevo migliorare.
O almeno… lo pensai per circa due minuti e mezzo, prima che tornassi a seguire quello che Nicolas stava dicendo…
-Questa rara specie che risiede sulle coste della California ha suscitato tutto l’interesse del mio team e in questi ultimi mesi ci siamo documentati abbondantemente raggiungendo risultati davvero interessanti.- spiegava facendo ampi gesti sulla cartina che aveva accanto –Non abbiamo mai visto una cosa simile e abbiamo deciso che debba essere studiata nella maniera più approfondita.-
Stavo cercando di decifrare che razza di creatura stramba e gelatinosa fosse quella nelle immagini, tutto felice delle mie nuove condizioni, senza rendermi conto di quello che stava arrivando a dire Nicolas. In quel momento sobbalzai quando sentii una mano sulla mia spalla e mi voltai di scatto vedendo Matt, il volto ceruleo, la fronte imperlata di sudore e il fiato corto.
-Mel… ascolta… vieni con me e ti dirò tutto io, ti prego!- farneticò strattonandomi per un braccio.
-C…cosa?- balbettai frastornato voltandomi di nuovo verso il palco… o forse avrei fatto meglio a non farlo.
Nicolas in quel momento si esibì in un largo sorriso annunciando a gran voce.
-Siccome il mio team è stato pluri-premiato e lodato per le ultime scoperte fatte, ci è stato concesso di acquistare le attrezzature necessarie ad una nuova ricerca, ed è per questo che mi trasferirò in America insieme al mio staff e alla mia famiglia per seguire direttamente questi fantastici studi entro la fine del mese.-
Improvvisamente mi parve di diventare sordo, vedevo la gente intorno a me applaudire ma non sentivo niente, in testa rieccheggiavano solo quelle parole come un disco rotto, e più si ripetevano più mi rendevo conto di quello che stava succedendo. Mi venne l’improvvisa voglia di vomitare l’anima, o svenire e contorcermi per terra, ma l’unica cosa che riuscivo a fare era fissare quel palco.
-Mel…- la voce di Matt mi arrivò come un suono lontano, e a stento trovai le facoltà di voltarmi verso di lui.
Mi guardava con le lacrime agli occhi, tremava e probabilmente non sapeva che razione avrei avuto.
Avrei voluto chiedergli “Te ne vai in America?” ma era una frase inutile, Nicolas non sarebbe potuto essere più chiaro di così nel suo annuncio. Ora era tutto più chiaro, potevo capire il deteriorarsi di Matt giorno dopo giorno, non avevo più bisogno di parlare a Valerie.
-Meglio che vada.- fu l’unica cosa che riuscii a dire mentre sentivo come se il pavimento si disintegrasse sotto ai miei piedi, se avessi detto una parola di più avrebbe sentito la mia voce tremare, dovevo filarmela prima che le lacrime venissero a farmi visita.
-No, ti prego, aspetta! Andiamo di sopra cinque minuti, ti spiegherò meglio.- rispose con voce rotta, ma io scossi la testa.
Non c’era niente da spiegare, ora capivo tutto fin troppo bene, e il fatto che non si fosse fatto avanti da chissà quanto per dirmi questa cosa mi dava una sensazione di tradimento inconcepibile. Chissà da quanto tempo lo sapeva, forse già dal primo giorno in cui era arrivato qui, e si era divertito fin da subito a stravolgermi la vita senza curarsi delle conseguenze. Oltre alla disperazione iniziai a sentire la rabbia salire senza nessun freno, e non volevo rischiare di fare una scenata in mezzo a tutta quella gente. Mi limitai a fissarlo ancora per qualche istante per poi fare dietrofront nonostante sentissi le gambe molli come pasta frolla, e dirigermi verso le porte del salone.
-Mel! Mel, ti scongiuro non andartene.- piagnucolò seguendomi, ma non dissi nulla, non lo guardai nemmeno, non sentivo nemmeno quello che stava dicendo, seguivo solo il bisogno di dover uscire da quella casa, lontano da tutto e da tutti. Mentre aumentavo il passo sentivo come un peso che cresceva dentro di me, e sapevo benissimo di cosa si trattasse. Il mio guscio, quella corazza che tenevo sempre addosso prima di conoscere Matt, quella che mi estraniava da chiunque cercasse di creare un contatto, l’indifferenza più totale. La tristezza era sparita, le lacrime che mi scendevano lungo le guance erano guidate dalla collera, tanto che quando presi il casco della moto quasi lo scaraventai a terra in un impeto isterico.
-Volevo dirtelo… volevo dirtelo davvero, ma ogni volta che ti guardavo… non ci riuscivo.- disse Matt che aveva iniziato a piangere a sua volta, non gliel’avevo mai visto fare, e nient’altro che parole già sentite in mille film che mi rimbalzavano addosso.
Presi la direzione dei portoni d’ingresso, e quando li spalancai lui provò a trattenermi per un braccio.
-Non è assolutamente una scelta mia, lo capisci vero?-
Sentii come una scossa pervadermi, la mano che mi tratteneva sembrava mi bruciasse la pelle. Con uno scatto secco mi liberai dalla presa.
-Non toccarmi!- urlai incenerendolo con lo sguardo -Non osare MAI PIÙ toccarmi.-
Lo guardai un momento. Vedevo quegli occhi così stupendi che, cristo santo, avevo amato da subito, ora annacquati dalle lacrime che gli stavano inondando il viso, la sua figura così fragile che sembrava potesse rompersi come un pezzo di vetro. Era esattamente la cosa che avrei odiato di più vedere fino a qualche ora prima. Per un attimo si acese in me l’istinto di prenderlo e abbracciarlo per cercare di cancellare quella disperazione, ma mi bloccai. Prima che potessi pensarlo di nuovo mi voltai e raggiunsi Ginger quasi di corsa, con le mani che tremavano mentre cercavo di inserire la chiave. Non allacciai nemmeno il casco, appena sentii il motore accendersi partii a tutto gas senza più voltarmi.
Mentre pregavo per arrivare a casa il più in fretta possibile non potevo fare a meno di pensare, in preda al rancore. Mi ero illuso di poter cambiare e diventare una persona amabile, lasciarmi alle spalle un’ infanzia passata nell’ombra senza essere mai stato considerato da nessuno, tutto grazie all’energia che mi trasmetteva Matt.
Tutte stronzate.
Mi aveva soltanto dato l’illusione di essere diventato una persona migliore, in grado di poter amare tranquillamente senza avere paura di rimanere ferito… avevo fatto più che bene a crederlo in passato, e avrei continuato a farlo anche in futuro, non avrei mai più abbassato la guardia.
“Bentornato vecchio mio.” mi dissi mentalmente con disprezzo mentre nascosto dal casco continuavo il mio pianto che non si sarebbe fermato per molto, molto tempo.



Vipregoviprego non uccidetemi ç____ç Io stessa mi sono data della cretina per aver pensato di ideare una cosa del genere, SCUSAMI MELLUCCIOLO! *abbracc*
Spero che non se la prenda nessuno ma non preoccupatevi, non mancheranno le sorprese, ve lo prometto u__u ci sono infatti in arrivo delle very very big news per questa ff, ma ve lo svelerò più in avanti, e se pensate di aver indovinato cosa mi frulla in testa esponete le vostre tesi, sono curiosa di sapere come la pensate *_*

Ringrazio in ultimo Bella_DN, unica temeraria che ha osato commentare lo scorso capitolo *__* grazie grazie cara <3<3

Al prossimo capitolo, recensioni recensioni recensioniiiii! ^o^ byeeeeee X3
  
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