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Autore: stillfreeit    26/03/2013    1 recensioni
" Sarà lei a pagare ogni tua parola, Cyru " sibilò stringendo i pugni
tremanti. Neanche questa minaccia riuscì a scalfire minimamente il
ghigno soddisfatto di Cyru.
" Ho vinto io, Odhron. Mi auguro per te che tu sia pronto a pagare la
sconfitta ".
" UCCIDILO!! " tuonò lui rivolto al soldato che tratteneva Cyru sotto la
morsa del coltello. Chiusi gli occhi, prima di dover vedere la vita
dell'ennesimo grande uomo spegnersi sotto l'ordine di quel pazzo.
La prima storia che abbia mai scritto, ve la presento senza ritocchi.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Naur:

Dov'è che avevo già visto quella scena?
Un uomo in ginocchio di fronte al proprio nemico, con la vita appesa ad un sottile filo di ragnatela.
Ah già...
Giusto qualche tempo prima, avevo guardato un uomo in quella stessa situazione così fiero e sereno, chiedendomi se anche io avrei avuto il coraggio di affrontare così sfacciatamente il destino già scritto. Solo il mio ormai ex Generale avrebbe potuto rispondere alla mia domanda. Mi studiava dall'alto della sua immensa figura. Non ero più
al suo fianco come la volta precedente.
Toccava a me affrontare il mio destino.
" Allora, Capitano... Volevate fermare la guerra? " mi schernì Odhron, rimarcando con uno scalpello sul mio fallimento.
Era quella la differenza. La differenza tra me e Cyru. Lui era morto sapendo di aver nascosto perfettamente la sua carta vincente. Era riuscito a passare il testimone a chi, secondo lui, avrebbe finito di correre.
Io invece? Avevo interrotto la corsa, sconfitto dal pugno di ferro dell'avversario.
L'ultima volta che avevo sentito la voce di Honoria era stato nel bosco, appena prima che mi colpissero alla testa. Al mio risveglio mi ero ritrovato in quella cella, e di lei non c'era traccia.
Neanche io potevo spiegarmi perché ne fossi tanto convinto, ma sapevo che Odhron avrebbe ucciso prima me che lei. Era ancora viva, da qualche parte, ne ero certo ma non potevo raggiungerla o aiutarla in alcun modo.
Se ne era in grado, avrebbe dovuto cavarsela da sola. Sapevo bene quanto fosse un'idea impossibile, ma davanti alla morte avevo anche io il benedetto diritto di illudermi che non fosse tutto finito. Lei era ancora viva e io potevo morire con questa certezza.
" Dov'è lei? ". Sapevo che non avrei mai ottenuto una risposta, tuttavia di razionale ormai non mi era rimasto più nulla, perciò lo chiesi ugualmente.
" Nessuno ti ha mai insegnato che il solo modo per fermare una guerra è vincerla? ". Odhron ignorò completamente la mia richiesta, non mi aspettavo di meglio.
Certo che me lo avevano insegnato. Forse era stato addirittura il padre stesso di Honoria a farlo. Mi avevano anche detto di osare il tutto per tutto, sempre. Mi avevano insegnato quanto valeva la vita di un adepto. Valeva il Clan. E sotto questo insegnamento ne erano morti a centinaia. Persino io.
" Dov'è la ragazza? " continuai a chiedere. La mia mente era nella totale anarchia rispetto alla ragione, ed evidentemente quella domanda era l'unica che le interessava davvero.
" Non ha alcuna importanza, Capitano. Abbandona le ansie inutili e considera entrambi già morti, visto che a breve lo sarete davvero e non puoi far nulla per evitarlo " rispose infine Odhron, non senza una certa soddisfazione. Della rabbia che quasi lo aveva soffocato la notte della morte di Cyru non c'era neanche l'ombra. In quell'occasione aveva avuto un tassello che in meno nel mosaico, ma le cose erano cambiate. Aveva vinto. Almeno sull'uomo che aveva di fronte.
" Che siamo morti fallo dire ai topi che ci mangeranno, ma non prima che lo facciano... " risposi.
Lei era viva. Lei era viva e avrebbe vinto.
Sì, era assolutamente impossibile. Come era impossibile per una donna potesse nascondersi nel Castello vestita da soldato, o che mi battessein duello.
Era impossibile per un adepto del Clan sopravvivere alle Amazzoni.
Era impossibile cambiare completamente visione del mondo grazie ad una ragazzina.
Una volta credevo nel limite dell'impossibile. Ero stato costretto a smettere.
" Sì, sono bellissime parole. Un po' banali dette da un condannato a morte, ma posso giustificare la mancanza di fantasia visto l'imminente trapasso " rispose lui quasi annoiato, non fosse stato per quella luce eccitata che gli illuminava lo sguardo. Sembrava uno squalo che aveva annusato nell'acqua l'odore del sangue.
" Il Sole tramonta su tutti, Odhron, lo farà anche su di te ".
" Temo che tu non lo vedrai ".
" Non ero destinato a farlo, ma qualcuno presto arriverà " Odhron scoppiò a ridere.
" Ti senti come Cyru, non è così? Be', ti ricordo che non sei lui, e non farai in tempo a diventarlo. Ma sarebbe fiero di te, hai impiegato molto meno tempo a farti abbindolare".
" O a svegliarmi " lo corressi immediatamente.
Niente era mai stato tanto chiaro come in quel momento. Tanti dubbi con cui avevo semplicemente imparato a convivere si erano dissolti.
Era bastato molto meno di quello che pensassi. Bastava aprire gli occhi, e soprattutto spalancare la mente. Guardare il mondo non solo sull'attenti al fianco del superiore, ma anche da altre angolazioni, vari punti di vista. Le verità appaiono così ancora più nitide.
"Generale..." una terza voce era entrata in scena, accompagnata da una lama di luce delle fiaccole che entrava adesso attraverso la porta aperta dal corridoio.
Odhron si voltò di scatto verso il soldato che aveva fatto il suo ingresso nella cella incenerendolo con lo sguardo.
" Sbaglio o avevo ordinato di non essere interrotto? " era una domanda che non attendeva risposta, semplicemente il soldato doveva sparire dalla sua vista prima di dare ad Odhron il tempo di ricordare il suo viso.
Il soldato, pur conoscendo il pericolo, rimase sull'attenti senza accennare un passo.
"Chiedo scusa, Maestro. È un'urgenza..." fu la giustificazione. Odhron sbuffò come un toro infuriato.
" Sentiamo l'urgenza... " acconsentì trattenendo a due mani la sfuriata.
La risposta del soldato si fece attendere qualche secondo.
Pessima mossa.
"Non troviamo più la ragazza" riuscì infine a dire, in modo da motivare tutti quei piccoli errori che un soldato in una normale situazione avrebbe dovuto evitare di fronte ad Odhron.
Improvvisamente, come fossi stato svegliato da un sonno agitato con una secchiata d'acqua, mi sentii nuovamente vivo, catapultato nella realtà.
La realtà in cui Honoria riusciva ad eludere i guerrieri più abili del mondo calpestando l'impossibile.
Era perfettamente chiaro. Chiaro il motivo che aveva spinto Cyru a ridere di fronte alla morte, cosa che finalmente riuscii a fare anche io. Lui conosceva bene il valore della persona a cui aveva affidato il compito, e adesso ne ero perfettamente convinto anche io.
Persino Odhron doveva essere stato investito dalla mia stessa consapevolezza, ma di certo ne era molto meno entusiasta.
Fissò per diversi secondi l'ambasciatore di quella terribile e allo stesso tempo magnifica notizia, completamente interdetto, quasi facesse fatica a ricordare come si respira.
" Che cosa hai detto? " chiese subito dopo aver riacquisito la facoltà di parlare.
Lo vidi gonfiarsi di rabbia fino quasi ad esplodere. Io al contrario mi riempivo della stessa soddisfazione che ricordavo di aver letto negli occhi di Cyru.
Era strano essere davanti alla propria morte eppure non vederla affatto, accecato piacevolmente da quella piccola vittoria, pur sapendo che non mi apparteneva quasi per nulla.
Scoppiai a ridere.
" Sbaglio o erano state giusto le ultime parole di Cyru? È troppo furba per te! ". Soprattutto, era lei quella che doveva farcela, ormai era evidente.
La rabbia di Odhron fino a quel momento trattenuta con la forza, esplose nelle sue urla.
" CHIUDIGLI LA BOCCA!! " urlò a un soldato già presente nella stanza, il mio boia, che si avvicinò lesto alle mie spalle, evitando di contraddire il suo capo o di farlo attendere.
Fu un piacere notare come Odhron adesso evitasse di guardarmi, intollerante all'espressione soddisfatta che doveva essersi dipinta sul mio volto.
Si voltò per sbraitare contro il suo soldato, esattamente come al tempo fece con me.
" Non c'era una maledettissima guardia alla sua cella?! ".
"C'era, Signore...".
" E dov'era, maledizione?! ".
"Era lì ma...".
" MALEDETTA STREGA!! TROVATELA!! TROVATELA!! "
E mentre Odhron sbraitava contro il suo sottoposto, un profumo decisamente familiare mi riempì i polmoni affluendo al sangue fino a riempire ogni angolo del mio corpo con una violenza che ricordavo appartenere solo ad una buona bevuta di birra.
Mi accorsi solo in quell'istante che il soldato a cui Odhron aveva dato l'ordine si era inginocchiato alle mie spalle... non impiegai più di un secondo a capire.
Alagos viveva ancora.
Non osai dire nulla, ma non fu facile trattenersi fermo di fronte a quella scoperta.
Avvertii subito i vincoli ai polsi sciogliersi, e subito dopo il freddo metallo che si poggiava sulle mie mani.
Odhron continuava ad urlare, perciò non poté in alcun modo udire ciò che disse:
" Afferra questa spada e appena puoi corri fuori ed impedisci ad altri di entrare ".
Credevo che non avrei più udito quella voce, e invece eccola che soffiava nel mio orecchio. Mi costrinsi a concentrarmi su ciò che diceva, piuttosto che sul suono della voce...
Strinsi la spada in segno d'assenso.
In un primo momento pensai che sarebbe stato folle abbandonarla in quella stanza con Odhron... ma dopo ciò che aveva appena fatto come potevo dubitare ancora? Poteva qualsiasi cosa...
" TROVATELA! Non può essere andata lontano!! "
"Sì, Signore!" esclamò il soldato. Corse fuori, probabilmente sollevato dal potersi allontanare dall'ira di Odhron più che altro.
Il Generale si voltò furente verso di me. Non pareva neanche sospettare chi si nascondesse sotto il cappuccio del soldato che mi stava alle spalle, le fiamme dei suoi occhi erano solo per me.
" Contento? È ancora viva! Fai il galantuomo e aprile i cancelli del cielo! " sbraitò e con un cenno della testa ordinò al soldato di finirmi.
Sentii una lama estratta dalla custodia... ma invece di posarsi sulla mia gola, vidi l'ombra di Honoria puntarla verso Odhron.
" Ho già versato troppo sangue prezioso a causa tua. Adesso basta. Adesso c'è il conto da pagare".
   
 
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