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Autore: nozomi08    26/03/2013    4 recensioni
La storia parla della 16enne Yame Minashigo, giovane studentessa appena entrata nella prestigiosa Cross Accadeemy. Sebbene sia a conoscenza dei tempi bui che affliggono sia la società degli umani che dei vampiri, le uniche volontà della ragazza sono quella di scoprire il mistero che si cela dietro alla morte dei suoi genitori e la possibilità di vendicarsi per il dolore e la solitudine che l'hanno attanagliata per molti anni. Ben presto però il suo cuore verrà scosso dalla presenza di un giovane hunter che le farà riscoprire l'intensità di sentimenti perduti e che verrà a sapere un terribile segreto dietro la natura di Yame e il suo passato. E intanto, la guerra contro il vampiro Sanguepuro Rido Kuran imperversa...
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Zero Kiryu
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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 “Bene, eccoci qua. Questa è la tua stanza”
Zero aprì la porta della mia nuova camera, e vidi qualcosa che mi lasciò a bocca aperta: davanti a me, oltre la finestra, si sfoggiava il più bel tramonto che avessi mai visto. Il sole era appena calato, ma ancora irradiava il cielo con i suoi caldi rossi, mentre la luna e le stelle, con alle loro spalle il profondo e calmo blu, incominciavano a impadronirsi della volta celeste. Mi sembrò di essere spettatrice di una di quelle lotte tra divinità di cui si parla solo nei libri e nelle tradizioni greche e romane. Il carro di Hèlios e quello di Selène. Il sole e la luna.
“Magnifico….” Pensai ammaliata. Quella stanza già mi piaceva solo per questo. Spostai lo sguardo intorno e mi imbattei nella visione dell’altro dormitorio. Nel guardarlo, ritrovavo presente la stessa impressione che ebbi quando lo vidi appena varcai il cancello: cupo e misterioso. Mi chiesi se era per quel motivo che era stato chiamato “dormitorio Luna”. Sembrava proprio avere l’aspetto del candido astro.
-Ehi, Zero…-
-Dimmi –
-Quello è il dormitorio Luna, non è così?- gli chiesi indicandolo
- Si, è quello- rispose. Non ero molto sicura, ma mi sembrò di aver percepito una nota di disprezzo a quella affermazione. Tenni per me la curiosità, lasciando i miei pensieri nel dubbio.
-Lì allora c’è la classe della notte…- dissi pensierosa
-Si ma non è affar tuo sapere quello che fanno, né tantomeno vederli durante le lezioni- mi disse brusco
Io lo guardai perplessa.
-Posso sapere perché ce l’hai tanto con dei semplici studenti?- gli chiesi schietta
-Sono soltanto dei cretini con un bel visetto che si danno delle arie solo perché sono figli di papà- disse. Percepivo sempre più un tono di disprezzo nella sua voce.
-Cosa c’è, sei geloso per caso?- gli chiesi sorridendo e con tono pungente, nel tentativo di stuzzicarlo. Una vendetta per la figuraccia di prima. Ma mi pentii presto di quello che avevo fatto, perché non appena mi voltai fui travolta dal suo sguardo glaciale, pieno di risentimento. Per un attimo ne ebbi paura. Abbassai lo sguardo, dispiaciuta.
-Scusa…- sussurrai
Lui spostò lo sguardo sulla finestra e si passò una mano fra i capelli.
-Ti lascio un attimo, così da poterti disfare le valigie. Passerò tra un po’ per portarti la cena. Ormai la mensa è già chiusa. A dopo.-
Sentii la porta chiudersi alle spalle, e io rimasi ancora lì, a indugiare sul paesaggio di fuori. Non l’ho nemmeno ringraziato. Ero troppo timorosa di incontrare di nuovo quegli occhi di ghiaccio, che mi pungevano come aghi su tutto il corpo. Strinsi i pugni. Perché mai quel ragazzo mi doveva far sentire così strana? Perché ebbi paura a guardarlo negli occhi? E soprattutto, perché quella sua reazione mi faceva stare tanto male? La vera ragione era che mi ero fatta trascinare nell’intensità di quei stupendi occhi. Mi ero fatta imprigionare da lui prima che me ne accorgessi. Me ne resi conto solo più tardi, per colpa del mio stupido orgoglio.
Presi un profondo respiro e diedi un’occhiata alla stanza: non era molto grande, ma per me sembrava un mini appartamento. Sotto la finestra c’era una semplice scrivania con un piccolo tavolo tondo poco più in là, a sinistra e c’era una libreria accostata alla parete di destra. Sulla parete di fronte invece c’era un’altra porta. Andai ad aprirla e mi trovai nella camera da letto. Davanti a me c’era l’entrata del bagno e sulla destra, appiccicato al muro, c’era il letto e, dall’altra parte, il guardaroba. Presi le valigie dalla camera adiacente e le posai sul letto. Non avevo molta roba con me, perciò ci misi poco a sistemare i miei abiti nell’armadio. Notai che sul cuscino si trovava, piegata, la divisa. Era come quella di Zero, solo che aveva una gonna, delle calze e un fiocco, insieme alla giacca e alla camicia bianca. Adesso che ci pensai, mi ricordai che anche quella di Yuki era uguale a questa. Decisi di andarmi a fare una doccia nel frattempo, così presi degli aciugamani e andai in bagno. Entrai al volo nella piccola doccia e ne uscii un po’ di tempo dopo. Quando feci scorrere le ante mi imbattei nello specchio che stava dietro la porta, trovandomi faccia a faccia con il mio riflesso. Avevo un corpo dalle linee sinuose, quasi provocanti, e un seno non molto prosperoso, ma sodo. I miei capelli marroni che incorniciavano il viso ovale mi scendevano fino alla vita, la frangia sfilettata che si sparpagliava sulla fronte ampia, il naso un po’ a patata. Ma quel che risaltava di più sul mio volto erano gli occhi. Le iridi di un delicato grigio perla, circondato da uno spesso cerchio grigio fumo. Dovevo ammetere che ne andavo piuttosto fiera. Quello era l’unico aspetto fisico che avevo ripreso dal mio adorato padre. Mi avvolsi un’asciugamano attorno e uscii dal bagno. Stavo per prendere i vestiti quando mi gelai al sentir bussare alla porta. Girai la testa di scatto, sperando di essermelo sognato.
-Ehi Yame apri, sono Zero!- disse la voce dietro la porta. Le mie speranze si frantumarono come vetro.
“Oh, no! Non può essere già qui, non adesso!” pensai disperata. Mi guardai intorno, come in cerca di un nascondiglio
“E ora come faccio conciata così??”
Il ragazzo bussò più forte.
Mi morsi il labbro. Che fare? Fare finta di niente, o andare ad aprire la porta lo stesso? Non potevo dirgli di passare più tardi, sarebbe stato scortese, e poi, avevo fame. Mi sentii la faccia prendere fuoco. Andai ad aprire.
-Ecco, entra pure, scusami- dissi con lo sguardo basso, soffocata dalla vergogna e nascosta dietro la porta
-Ce l’hai fatta ad aprire, eh?- disse con tono pungente
Lo sentii entrare dentro. Chiusi la porta alle mie spalle. Alzai un poco gli occhi e lo vidi posare un vassoio sul tavolino. Portava ancora la divisa. Indugiai un attimo lo sguardo sui capelli argentati, sul collo e sulle spalle larghe, facendolo correre lungo la schiena. Chiusi gli occhi indignata non appena mi accorsi di quello che stavo facendo. Mi concentrai su altro. C’era un buon profumo nell’aria, avevo l’acquolina in bocca. Il mio stomaco brontolava dalla fame.
-Ecco ti ho portato del ramen al sale. Ricetta del dirett…- si bloccò, sgranando gli occhi non appena mi vide. Mi parve di vedere un leggero rossore sulle sue guance…
-Ma si può sapere che ci fai conciata così?!- esclamò turbato
-Stavo facendo una doccia, e sono appena uscita…- risposi imbarazzata più che mai. Non mi ero mai fatta vedere in quello stato, a nessuno, nemmeno a Talya. Volevo sprofondare in quell’istante. Però da una parte avevo provato piacere nel vedere quel velo di imbarazzo, e per questo mi vergognai ancora di più.
Zero abbassò lo sguardo, portandosi una mano davanti agli occhi
-Va bene, va bene, ho capito, esco. Verrò a riprendermi il vassoio quando avrò tempo- e così dicendo, uscì dalla stanza
Io tirai un sospiro di sollievo, libera dall’oppressione del pudore. Ma il mio cuore non ebbe il tempo di calmarsi che ebbe un sussulto. Non avevo sentito rumore di passi fuori. Zero era ancora lì alla porta.
“Che ci fa ancora lì?” pensai. Aspettai. Sembrava che stesse per fare qualcosa che gli premeva, che esitasse.
-…. Buonanotte, Yame- disse infine, e udii i suoi passi afflievorirsi nel corridoio. Rimasi in qualche modo colpita da quel “buonanotte”. Non riuscivo proprio a capire quel ragazzo. Prima si dimostra freddo e scorbutico, e poi dimostra di avere un cuore caldo capace di scaldarti come la cioccolata. Provai rabbia. Ce l’avevo con lui, perché mi faceva sentire strana, anche se lo conoscevo quasi per niente. Ce l’avevo con lui perché, se continuava così, poteva rompere quell’armatura con la quale mi proteggevo dal mondo, dalla gente. La sentivo incrinarsi, a poco a poco, alla minima parola che usciva dalla sua bocca. Non potevo permetterglielo. Assolutamente. Ne valeva del mio onore. Andai a vestirmi e mi asciugai i capelli, spazientita e furente con la mia fragilità emotiva, con me stessa, per quegli atteggiamenti idioti che dimostravo in sua presenza.
“Diamine, quanto mi fa irritare! La devo piantare di reagire in quel modo! Anzi no, è lui che la deve piantare a farmi reagire così!” pensai furente
Mangiai il buon ramen in fretta e furia e mi gettai nel letto, avvolgendomi nel terpore delle coperte. Mi addormentai poco dopo, i miei pensieri divisi tra il ringraziare il direttore per l’ottima cena e il progettare di una possibile, dolce vendetta per gli affronti di quel tanto affascinante quanto scorbutico ragazzo dagli occhi viola.
 
NOTA DELL’AUTRICE:
Eccomi qua di nuovo! ^.^ scusate tanto se vi ho fatto tribolare ma ultimamente sono sommersa dai compiti da fare @.@ aiuto!! Come al solito, scusatemi la presenza di errori grammaticali e/o di punteggiatura. In questo capitolo non ci sono scene rilevanti, ma ce ne saranno! Se lo avessi fatto, il capitolo sarebbe stato interminabile! Bene, voglio fare un anrticipo: fan di Kaname e compagnia, nel prossimo capitolo entra in scena la Night Class! Abbiate pazienza, lo sto progettando tra una pausa e l’altra u.u alla prossima!
  
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