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Autore: MaikoxMilo    28/03/2013    9 recensioni
Svegliarsi da un coma non è facile, né per chi si trova in quella particolare situazione in prima persona, né per chi vi è fuori... No, non esiste "essere fuori" per chi sta rischiando di perdere una persona cara, perché il senso di perdita è così opprimente da toglierti il tuo stesso respiro, da spingerti a fare di tutto per salvarla...
E poi il risveglio, doppio, se possiamo dire... Perché non puoi mai sapere cosa ti riserverà il futuro, perché non puoi mai sapere cosa accade se le vite del passato e del presente si incontrano...
Seguito de "La guerra per il dominio del mondo" della quale è necessaria la lettura. Personaggi Lost Canvas e serie originale.
(Fanfic in fase di riscrittura)
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Aquarius Degel, Nuovo Personaggio, Scorpion Kardia, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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CAPITOLO 33

 

RIPOSO FORZATO

 

2 Agosto 2011, mattina.

 

Un movimento poco distante da me, unito al cigolare del letto, sposta la mia attenzione dalla finestra all'interno della camera. Mi sforzo automaticamente di sorridere.

"Buongiorno, dormiglione! Era finalmente l'ora che vi svegliaste!” esclamo fintamente vivace, accorgendomi dello stiracchiamento di Michela e del sonoro sbadiglio di Francesca.

"Marta, avresti dovuto dormire anche tu!" mi rimprovera bonariamente la mia amica più grande, notandomi già alzata. Si mette di riflesso seduta e si stropiccia gli occhi.

Dormire...? Ma figuriamoci! Per tutto ciò che è successo ieri, per le condizioni in cui versa Cardia e per la sofferenza dei nostri amici lasciati nel passato, l'ultima cosa che mi viene in mente di fare è proprio quella di chiudere gli occhi e riposarmi. Inoltre... inoltre ho avuto anche una specie di sogno-visione, l'ennesima, su mio fratello. Mi ha tolto il fiato in corpo, mi ha fatto sentire male per lui, per ciò che sta vivendo.

Mi circondo la parte alta dell'addome con un braccio, rabbrividendo, trattenendo a stento un ansito. Il mio sguardo sfuggente si smarrisce nel vetro che ho davanti. No, non glielo dirò a Francesca e Michela, ma l'ho avvertito chiaramente questa notte: il corpo di mio fratello sta cedendo, la fame d'aria che ho provato non era la mia, ma la sua, lo so bene. Non riesce quasi più a respirare da solo e, nel XVIII secolo, non abbiamo né i mezzi né gli strumenti per aiutarlo. Ogni più piccolo anelito gli costa fatica e dolore, l'ossigeno nel suo sangue sta scendendo vertiginosamente e avrebbe di certo bisogno di un supporto respiratorio, che non abbiamo, per l'appunto! Se non dovessimo tornare al più presto, l-lui...

"Marta... che ti succede?" a Michela non è sfuggito il mio disperato strizzare di palpebre, né la smorfia sul mio volto. Mi costringo a tranquillizzarmi, non devo manifestare questo malessere, le angoscerebbe soltanto, e hanno già fin troppo da penare.

"Ho dormito, babbe! Solo... mi sono svegliata prima di voi!" mento, sorridendo nella maniera più sincera possibile. Se raccontassi quello che ho visto, ne morirebbero di paura, sprofonderebbero nella disperazione, la stessa che sta prendendo anche me. Non devo permetterlo, anche se sento tanto il bisogno sfogarmi con qualcuno.

Coraggio, Camus, resisti, sei forte, lo so io e lo sai tu... non devi cedere, fratellino!

"Babbe... era da un po' che non ci chiamavi così!" ribatte Michela, ridacchiando, un poco più sollevata nello spirito.

Istintivamente il mio sguardo si posa su Sonia, girata di spalle, ancora placidamente addormentata, ciò mi riporta alla mente gli avvenimenti del giorno prima.

Praticamente, malgrado sapesse perfettamente dove dirigersi perché si è messa proprio a 'parlare con il vento', come ci ha detto lei, siamo arrivati sull'isola di Milos che era già sera inoltrata, totalmente spompate, quasi incapaci di rimanere dritte in piedi.

Una volta giunti vicino all'abitazione del Cavaliere di Scorpio, Sonia è stata colta da un improvviso capogiro e ha perso irrimediabilmente coscienza, perciò Michela, la più robusta fra noi, ha dovuto caricarsela sulle spalle in tutta fretta, poiché Dègel trasportava già il peso morto di Cardia, e Francesca si sorreggeva a stento a me.

Fortunatamente la porta d'entrata non era chiusa a chiave, è bastato quindi spingerla e ci siamo trovati nell'atrio, del tutto meravigliate nel trovare una casa in ordine, come se qualcuno, di volta in volta, venisse a risistemarla e pulirla. Dégel non sapeva minimamente dove andare, né come destreggiarsi, abbiamo quindi acceso noi la luce premendo il pulsante, sbalordendolo non poco, neanche si trattasse di un prodigio, ma effettivamente per lui deve esserlo di certo, visto che è nato nel XVIII secolo.

La dimora di Milo è una casetta su due piani, graziosa e confortevole allo stesso tempo, ma purtroppo non abbiamo avuto il tempo di vederla nella sua totalità, perché Dègel, ripresosi in fretta dallo sconvolgimento delle luci, ci ha espressamente ordinato ( e assomigliava paurosamente a Camus, nel farlo!) di andare a riposare, che ci avrebbe pensato lui a Cardia. Noi abbiamo eseguito immediatamente, anche se ci abbiamo impiegato un po' a capire dove andare. Dopo una breve ispezione, abbiamo finalmente trovato una camera da letto matrimoniale al piano superiore (ma matrimoniale perché, poi?! Non ci vivevano solo Milo e Sonia qui?!) che ha offerto giaciglio a Michela, Francesca e Sonia, mentre io mi sono accontentata della poltrona lì vicino, anche se non ho dormito che giusto due ore, perché poi sono stata assediata dagli incubi.

Probabilmente l'Acquario si è adoperato tutta la notte per lenire le sofferenze del suo amico preda di una febbre violenta. Chissà quanto sarà stanco in questo momento, ma non sarebbe da lui mettersi davanti agli altri, è così gentile il mio Dègel, lo è sempre stato, fin dalla più tenera età... sarà riuscito ad abbassare la temperatura corporea a Cardia? Sono così in pena anche per lui...

Ingoio a vuoto, stringendomi con forza l'addome appena sotto al seno. Ho piena fiducia nelle sue capacità, ma gli ultimi avvenimenti mi hanno distrutta, non sono più certa di niente, brancolo nel buio, vittima di una tensione perpetua che non riesco più a controllare.

Il destino di Cardia e Dègel è quello di morire ad Atlantide in un giorno di fine ottobre del 1743. Da dove siamo partiti noi, è il 1741, nulla è stato ancora deciso, tuttavia... il nostro arrivo in un tempo storico non nostro, l'attacco del Mago, ciò che ne è conseguito, sono tutti fattori che hanno minato fortemente il flusso temporale, quindi nulla è più certo. E se... e se la vita del mio migliore amico dovesse invece concludersi qui?!

Scrollo angosciosamente il capo, rifiutando quell'ipotesi. No, non devo pensarlo neanche! Cardia è forte, questa per lui non è altro che un'altra breve, patetica, crisi, ci vuole ben altro per metterlo al tappeto! Io lo so, ce la farà!

"Proviamo ad andare giù, non abbiamo saputo più nulla dei nostri amici!" sancisce Francesca, dirigendosi, dopo un'iniziale esitazione, verso la porta.

"Però Sonia è ancora addormentata!" le fa notare Michela, posando di riflesso una mano sopra la fronte dell'amica più piccola.

Francesca ed io osserviamo brevemente il letto, poi la luce fuori, già potente e afosa al solo percepirsi. Deve essere mattina inoltrata, il che significa che ci rimangono due giorni per arrivare a Genova. Rabbrividiamo simultaneamente.

"Beh, quando si sveglierà, scenderà giù. Del resto lei conosce meglio di noi questo posto, lasciamola quindi dormire ancora un poco!" affermo, facendo un cenno con la testa.

Percorriamo quindi le scale e ci dirigiamo automaticamente verso il salotto che conduce alla camera dove Dègel ha portato Cardia, trovando però l'ennesima porta chiusa a sbarrarci il cammino.

"Ma porc...! Sto cominciando a provare una forte avversione per gli ostacoli!" esclama Michela, pestando con forza il pavimento con il piede.

"Dègel non ci può lasciare in questo stato, senza farci sapere come sta Cardia!" biascica Francesca, sedendosi con rassegnazione sul divano decorato con un motivo a fiori. Ancora noto il particolare che l'arredamento non è propriamente maschile, ma non ci do peso, preda di urgenze ben più gravi.

"Non ci resta che aspettare" sospiro rassegnata, appoggiandomi invece al muro e incrociando le braccia al petto in febbrile attesa. E' chiaro che la casa non venga usata da un po', del resto i mesi scorsi, sia Sonia che Milo erano al Santuario, ma ancora mi giunge lampante che qualcuno che si occupi di questo luogo c'è di sicuro, anche se non so chi.

Passano una decina di minuti senza che nessuna delle tre compia una qualsivoglia azione. C'è tensione nell'aria, lo si percepisce anche e soprattutto perché Michela, sempre propensa a parlare, sta invece chiusa in sé stessa, osservando il pavimento in un mutismo che ben rende l'idea sul suo stato. E' infine Francesca a decidere di rompere l'innaturale silenzio che è calato tra noi.

"Beh, visto che non si sta muovendo nulla, tanto vale parlare di quello che è successo ieri e, soprattutto, delle nostre conseguenti reazioni!" asserisce lei, seria in volto.

"Non c'è molto da dire, Fra! - prende subito parola Michela, con disappunto - Lo stronzo ha attaccato di nuovo, tu riesci a formare e maneggiare oggetti se sei in possesso del materiale per plasmarli; Marta potrebbe tranquillamente fare il record di apnea mondiale; Sonia parla con il vento, riuscendo ad orizzontarsi dovunque si trovi, ed io... io non ho fatto un emerito tubo come di consueto!" si colpevolizza Michela, stringendo i pugni con forza.

"Non è vero, Michy! Ti sei caricata in spalla Sonia e hai fatto di tutto per stare al passo di Dègel, quando invece Francesca ed io eravamo completamente fuse!" affermo, cercando di tirarle su il morale.

"Ma, combattivamente parlando, cosa ho fatto?! Io posseggo la Fiamma di Ares, in teoria, ma non riesco ad utilizzarla al meglio, se non fosse stato per voi, Dègel e Cardia..."

"Ti occorrerà semplicemente più tempo per trarre il massimo della potenza dalle tue capacità! La Fiamma di Ares, Michy... il fuoco, l'elemento distruttivo per eccellenza, nonché quello della rigenerazione, non sono certo facili da padroneggiare, e tu sei già a buon punto!" le sorrido, cercando di incoraggiarla.

"Ha ragione Marta! Vedrai che anche tu scoprirai i tuoi poteri latenti e il modo per sfruttarli pienamente, è solo questione di tempo!" mi da manforte Francesca, affiancandomi.

"G-grazie, però..."

"Ragazze, ma cosa... ma cosa ci facciamo nella casa di Milo?!"

Una quarta voce si aggiunge alle nostre, unita al suono di alcuni passi in avvicinamento. Dirigiamo i nostri sguardi verso di lei, scorgendo Sonia che, ancora intontita, avanza nella nostra direzione. I suoi capelli scompigliati e l'espressione ancora mezza addormentata stampata in volto, provocano in me un moto di tenerezza.

"Non riesci a ricordare nulla, So'?" chiedo conferma, modulando la mia voce quasi come se fossi una madre nei confronti della propria figlia.

Sonia, incespicando un poco nei suoi stessi piedi, nega con la testa, massaggiandosi la fronte nel tentativo di rammentare i fatti accaduti.

"Rimembro solo te, Marta, che uscivi dall'acqua sorreggendo un Cardia pallidissimo in volto, il resto è tutto offuscato... quasi come se fossi stata posseduta da qualcuno!" spiega lei, appoggiandosi infine completamente a me.

"E' strano, sei stata tu stessa a parlarci di questo posto, ed è grazie a te se siamo riusciti a portare Cardia qui al sicuro!" afferma Michela, avvicinandosi a sua volta a noi, per poi posarle una mano sulla testa. E' più piccola di me ed è dello stesso anno di Sonia, ma ci supera di gran lunga in altezza. Sorrido nel pensarlo: già sua madre è piuttosto alta e il padre Ares, mi immagino, non deve essere da meno, ecco perché sfiora, se non addirittura supera, anche se di poco, l'altezza di Hyoga, che è già ben slanciato di suo per essere appena un sedicenne.

"C-cosa?! Io non ricordo nulla di tutto questo!"

"Massì, hai anche proferito una frase un poco strampalata, ovvero che il vento ti aveva parlato!” prosegue Francesca, nel tentativo di farle rimembrare qualcosa.

A questo punto Sonia spalanca ancora di più i grandi occhini verdi, del tutto simili a quelli del fratello Aiolia. E' completamente incredula e si vede.

"Cielo, ho davvero detto ciò?! Ma che diavolo! Devo essere sembrata una pazza squinternata!” esclama, non riuscendo però a trattenere una leggera risatina ricolma di imbarazzo.

"Solo un po'! - intervengo, accarezzandole di riflesso i capelli - Anche a me è successo qualcosa di inspiegabile: qualcuno mi ha dato la forza necessaria per salvare Cardia; questo qualcuno mi ha anche parlato, come un padre, ma non era Efesto, non capivo chi fosse, la sua voce mi infondeva coraggio... quando credevo di non farcela più, che sarei annegata insieme al mio migliore amico, puff, mi sono trovata magicamente fuori dall'acqua a respirare a pieni polmoni!" provo ad esplicare, guardando automaticamente fuori dalla finestra del soggiorno l'immenso cielo azzurro, anche se un poco offuscato dall'afa di agosto.

In seguito alle mie parole, però, cala nella stanza un silenzio agghiacciante; un silenzio che sento di dover colmare subito per tranquillizzare le mie amiche.

"Beh, non fateci caso! Chiunque sia intervenuto gli devo la vita mia e di Cardia, prima o poi ricambierò il favore!" provo a sdrammatizzare, ridacchiando nervosamente.

"Marta... davvero non hai capito di chi si tratti? Non ti ha... ricordato nulla?" mi chiede Francesca, enigmatica più del consueto.

"N-no, dovrebbe?" ribatto, confusa e sbigottita.

"Forse sì, almeno che Lei non voglia farti arrivare a questa consapevolezza per gradi..."

Affino lo sguardo nella sua direzione, cercando di trafiggerla con i miei occhi, perché è lampante che lei sappia e vorrei si spiegasse di più, ma il cigolare della porta che si apre mi fa sussultare.

"Siete tutte qui, vedo..." mormora a fatica Dègel, pallido in volto, con le occhiaie fin quasi alle orecchie, accennando due passi nella nostra direzione.

"Come sta Cardia???" chiediamo all'unisono, correndo verso di lui, quasi assalendolo per l'ansia che stiamo provando.

"Ora sta dormendo, ma non riesco a stabilizzare completamente la sua temperatura corporea... questa volta il suo cuore è stato messo duramente alla prova..." spiega stancamente Dègel, sorreggendosi al muro.

Sospiro pesantemente, maledicendo ancora una volta quel fottuto Mago. Poi mi avvicino con cautela a lui, sul mio volto aleggia un'espressione seria, velata da una certa tristezza. Nonostante questo, sorprendendo perfino me stessa, il tono della mia voce esce quasi del tutto calmo.

"A questo punto, Dègel, è opportuno raccontare a tutte il problema cardiaco di cui soffre Cardia... so che lui non lo vorrebbe, ma è d vitale importanza, ormai. Il nemico stesso ne deve essere a conoscenza, altrimenti non avrebbe mai agito così, andando a colpo sicuro!" affermo, decisa.

"Sì... l'onniscienza è l'unica spiegazione possibile davanti ai suoi comportamenti - mi asseconda, prima di sospirare - Ho sperato fino all'ultimo che così non fosse!"

"Ma così è, invece! Ha ripetuto, pari pari, le invettive che Cardia gli ha urlato quando Milo è caduto per la peste. Il nostro nemico... conosce ogni cosa, è vicino all'onnipotenza, quasi la sfiora e..."

...E ciò mi terrorizza. Penso, ma non lo formulo. Va da sé che l'unica cosa che lo separi da un potere totalmente assoluto è il corpo di mio fratello, ma... perché?!

"Che cosa... dovete dirci?" tenta Michela, guardando prima me e poi Dègel, la mano premuta sopra il petto.

"Hai ragione come sempre, Marta... - butta fuori aria l'Acquario, torturandosi brevemente le mani, improvvisamente in difficoltà espressiva - In questi termini, meno segreti abbiamo tra noi, più sarà facile sorreggerci reciprocamente, colmando così il più possibile le nostre debolezze individuali. Vi dirò quindi la verità, sperando che Cardia non ne abbia a male per avervi rivelato il suo segreto più intimo..."

"Oddio! E'... è davvero così tanto grave?!" insiste Michela, rabbrividendo nitidamente.

"Cardia, in breve, ha una malformazione cardiaca congenita incurabile, per questo è alla continua ricerca di un avversario valente per porre fine alla sua vita in modo glorioso. Lui sa benissimo di non essere destinato a vivere a lungo, parallelamente però non vuole neanche morire su un comune letto. Vorrebbe vivere il tempo concessogli al massimo delle possibilità, capite? Anche per questo lo ammiro così tanto. Un'altra persona si sarebbe lasciata abbattere dalle avversità della vita, lui no!" ci spiega triste Dègel, sospirando. Dalle sue parole è facile intuire tutto l'affetto che prova per l'amico, e questo mi riporta nuovamente alla mente Milo e Camus.

Mi volto con espressione mesta verso le mie amiche per vedere la loro reazione: Francesca abbassa lo sguardo dispiaciuta, Michela impallidisce vistosamente, mentre Sonia è semplicemente troppo scandalizzata per compiere un qualsiasi movimento che non sia sbattere le palpebre.

Questo è Cardia, il suo fardello, ognuno si porta il suo, ormai l'ho capito, ma io... vorrei semplicemente salvarli tutti, se fosse possibile, alleviargli l'immenso peso che ognuno di loro si porta legato alle catene della propria esistenza. Esso stesso è vita, ma... è cos' ingiusto!

"Pensi che... si riprenderà in tempo? Abbiamo solo oggi e domani di giorni buoni per prendere la cura e tornare nel 1741, ma se Cardia continuerà a stare male dovremo architettare un piano di riserva!" afferma ad un certo punto Francesca, cercando di mantenere il sangue freddo proprio come Camus le ha insegnato.

La guardo ammirata, rendendomi nitidamente conto che lei, più di tutte, ha fatto suoi gli insegnamenti di mio fratello, che deve essere senz'altro orgoglioso di lei, la più capace fra noi. Se solo io... se solo fossi riuscita a dimostrare la metà della sua risolutezza, forse sarei riuscita davvero ad essere un sostegno per le persone per me più importanti, avrei potuto capire intimamente Camus, invece di trarre conclusioni affrettate e ferirlo a parole come ho fatto.

Immediatamente una fitta dolente al petto mi mozza il respiro, rammentandomi delle parole spietate fuoriuscite dalle mie labbra prima che cadesse a terra, prima che si sentisse così male. Quel 'ti odio' sputato lì, con tutta la rabbia che avevo in corpo, quei suoi occhi che mi chiedevano aiuto, e che io non ho però colto, traendo invece piacere nell'essere ancora una volta spietata, e poi... e poi...

Camus se ne andrà da questo mondo con questa consapevolezza nel cuore?! Che lo detesto quando non è vero, quando invece è la persona più importante della mia intera esistenza?! Quello è stato l'ultimo nostro scambio di battute quando lui era ancora lucido, il resto sono stati vaneggiamenti vari, tra rantoli e febbri che lo stanno tutt'ora consumando. Poco importa se gli ho detto che gli volevo bene quando era agonizzante sul letto, poco importa se, infine, sia riuscita anche a toccarlo, non so se le mie parole lo abbiano più raggiunto, non so se la mia voce e i miei gesti riescano ancora a rinfrancarlo, so solo che sta sempre peggio, che non reggerà ancora a lungo e che un 'ti odio' è stato quanto di più intenso io sia riuscita a trasmettergli in quel momento.

"Cardia è forte, concediamogli almeno un giorno per riprendersi e non ci deluderà! - risponde Dègel, del tutto fiducioso della tempra del suo migliore amico - Tuttavia... nell'eventualità che dovesse stare ancora male stasera, penseremo ad un piano di riserva, ma solo in quel caso!"

Mi lascio andare sul divano, posandomi una mano sopra la fronte: questa non ci voleva proprio! Probabilmente faceva parte dei piani del Mago quello di renderci incapaci di agire attaccando Cardia, perché quello stronzo sa benissimo che nessuno di noi si muoverà da qui finché non staremo tutti bene, e facendo così rischiamo di non arrivare in tempo per salvare i nostri amici...

Maledetto vigliacco di un negromante! Non riesco proprio a capire quale sarà la sua prossima azione, è così imprevedibile, quel dannato! Come fa... come fa a possedere un simile pecualiarità?! Chi è per davvero?!” esclama furibonda Michela, nascondendo la faccia nelle mani.

"In ogni caso questo giorno non è ancora passato, aspettiamo prima di disperarci! Ora cerco di mettermi in contatto con i miei fratelli per capire in che condizioni siano e dirgli la nostra ubicazione corretta, Vedrete che il Mago non l'avrà vinta!" afferma risoluta Sonia, uscendo dalla stanza con passo incalzante.

Già, non l'avrà vinta, me lo continuo a ripetere anch'io, ma... sarà davvero così?!

 

******************************

2 Agosto 2011, pomeriggio.

Entro in punta di piedi nella stanza in cui sta riposando Cardia, mentre un déjà-vu abbastanza forte mi investe, riportandomi alla memoria Milo caricato sul letto che combatte tra la vita e la morte.

Scacciando in fretta quel pensiero, mi concentro invece sulle peculiarità della stanza, un'altra camera da letto. Ne ho contate tre in tutto, due singole e una matrimoniale, per un totale di quattro posti, se non cinque o sei, perché anche il divano sembra potersi aprire per mostrare così un ulteriore giaciglio. Chissà perché così tanti...

Sonia ci ha spiegato brevemente, senza scendere in particolari, che ha vissuto per anni in questa dimora, lontana dalla legge spietata del Santuario. Lo stesso luogo aveva visto Milo allenarsi per diventare Cavaliere d'Oro, ma non ha precisato le modalità per cui questa casetta così graziosa sia arrivata a lui, se per eredità o altro. Quale che sia la ragione, ci è praticamente cresciuta qua dentro, finché, dopo la nefasta Battaglia delle 12 Case, non si sono trasferiti all'Ottava Casa del Santuario. Dopo la guerra contro Hades, nel periodo in cui è rimasta da sola, perchè i Cavalieri d'Oro erano tutti morti, non ci ha più voluto mettere piede qui, eppure, come ho già notato, la casetta è stranamente pulita per essere disabitata da mesi. Non ho comunque voluto chiedere di più, malgrado la mia curiosità, sembrava particolarmente sofferente nel rammentarlo.

Sospiro tra me e me, mentre l'immagine di una piccola Sonia intenta a leggere un grosso tomo e di un giocoso Milo che la punzecchia, si forma nella mia mente, trasmettendomi l'idea di un qualcosa di lieto nel mezzo di un'esistenza in bilico tra una guerra e l'altra. Torneremo a quei giorni... in un modo o nell'altro!

Vincendo sulla mia riluttanza, mi dirigo lentamente verso il letto dove è sdraiato Cardia, prendendo poi posto sulla sedia lì vicina e osservandolo in silenzio, indecisa se dire qualcosa o meno. La situazione che sta passando il mio migliore amico, nonostante le cure di Dègel, non è proprio delle più tranquille, lo posso ben intuire dalla smorfia di dolore che alberga sul suo viso e alle sue mani che sono impiegate a stringere, anzi, ad arpionare con foga inaudita, la maglia in prossimità del petto.

Deve essere stato proprio Dègel a cambiarlo, probabilmente trovando, negli armadi, e prendendo in prestito il vestiario di Milo che ovviamente gli calza a pennello.

Sembra davvero così sofferente... eppure penso, anzi, sono sicura che presto recupererà le forze e ritornerà l'allegro scavezzacollo della quotidianità. La sua vitalità è eccezionale, anche con la malformazione cardiaca, mortale per chiunque. Non è assolutamente possibile che quel cuore si fermi, è troppo forte per farlo!

Ciao, Car, avevo bisogno di parlarti...” lo saluto, accarezzandogli con delicatezza la guancia bollente.

Ovviamente non ottengo nessuna risposta verbale, ma le sue palpebre, che fremono debolmente, mi fanno capire che, forse, qualcosa sia in grado di avvertire.

Sai, Cardia, come ti ho già ripetuto più volte, e come avrai visto tu stesso, sono una lagna patentata! Per giorni non ho fatto altro che dimenarmi in lacrime, per mio fratello, per Milo, per Regulus.. e così non sono stata di nessuno aiuto a loro. A NESSUNO di loro! - riconosco, forzandomi a parlare in tono chiaro e composto, senza piagnistei - Però questa volta non piangerò, e sai perché?! Perché se piangessi ora sarebbe come un segno di sfiducia nei tuoi confronti, sarebbe come pensare che il tuo destino fosse già segnato e invece non è così, poiché io credo ciecamente nella tua testardaggine! Tze, non basta certo un attacco di quello stupido Mago per sconfiggerti, vero?! No, certo che no, devi avverare il tuo sogno e niente e nessuno ti fermerà! Lo so io e lo sai tu!” affermo con decisione, mentre la mia mano non smette un secondo di accarezzare i lunghi capelli ribelli del mio migliore amico, un poco ispidi per la salsedine.

Prendo una breve pausa, producendo dei lunghi respiri. Tuttavia il mio monologo non è ancora finito, perché avverto farsi sempre più pressante il bisogno di lasciar sfuggire dalle mie labbra altre parole... parole... e ancora parole!

So perfettamente che sei imbattibile, quindi non hai certo bisogno del mio sostegno morale per combattere contro la tua malattia, ma io ho bisogno di parlarti, perché tu mi hai sempre aiutata con la tua presenza costante e il tuo modo di fare che mi ha fatto affezionare così velocemente a te, così io... voglio almeno stare al tuo fianco per farti sentire che ci sono, che sono qua fuori, vicino a te, e che ci sono anche le altre, di là, e Dègel, che si è fatto in quattro per te, per farti stare meglio. Lo conosci come è fatto, no? Non riposerà finché non riaprirai gli occhi!”

Un'altra pausa, stavolta più breve, alla ricerca delle parole che, ancora una volta, mi raschiano la gola, faticando non poco ad uscire. Che strano... mai come adesso mi sono sentita così simile a mio fratello, così tremendamente vicina alla sua natura e, parallelamente, così distante. Alla fine le parole sono i veicoli con i quali noi ci approcciamo al mondo esterno, ma non è così facile adoperarli. Sarebbe tutto più semplice se si riuscisse a comunicare con l'altro, ma l'eterogeneità caratteriale fa sì che si creino differenze, discrepanze, vere e proprie voragini tra noi e coloro che stanno fuori. Ed è così che nascono i conflitti, le guerre, su piccola o grande scala.

Sorrido automaticamente tra me e me, avvertendomi consimile e dissimile da Camus, che mi manca da impazzire. Mi raccolgo un momento, prima di manifestare il resto.

Siamo tutti con te, Car, e sappiamo perfettamente che ti riprenderai in fretta, ma devi cercare di farlo entro oggi, mi capisci? Ti supplico, non... non voglio perdere nessuno di voi, NESSUNO! Io darò il massimo per essere come te, che non ti arrendi mai, farò di tutto per reagire a questa situazione con la grinta che dimostri ogni giorno, ma, per favore, riapri gli occhi! - lo provo ad incoraggiare, stringendo un poco i suoi capelli tra le mie dita - Desideravo tu sapessi che sei il mio esempio di vita, colui che mi insegna a non demordere mai, MAI, neanche nelle situazioni più disperate, io... credo in te, coraggio!"

Mi chino per baciarlo sulla fronte, facendo così scivolare lentamente la mia mano sinistra fino a posarla sopra il suo torace, avvertendo con chiarezza il suo cuore battere velocemente contro il mio palmo. Non può davvero fermarsi in alcun modo, lo so per certo!

Rimango lì per qualche secondo in più, premendogli sulla pelle, prima di compiere il gesto di raddrizzarmi per poi uscire dalla stanza, ma il rapido gesto della sua, di mano, che trattiene la mia sopra il suo petto, mi sorprende non poco.

Cardia!!!”

Non... non mi abbandonare, a-anche se s-sono forte!” lo sento biascicare, agitandosi nel sonno e stringendo ancora di più la presa su di me.

Non ti abbandono, Cardia, nessuno di noi lo farà, lo dovresti sapere: non sei da solo!” gli sussurro, aumentando la stretta sul polso per fargli capire che ci sono e che ci sarò sempre.

Ti prego, non mi abbandonare... - ripete Cardia, in preda al delirio – io... io ti amo!”

E' la volta del mio cuore di accelerare violentemente i suoi battiti... trattengo automaticamente il respiro, mentre il mio corpo trema appena.

L'ho sempre saputo, lui stesso me lo ha fatto intendere, anche se le tre paroline non le ha mai professate... ma, del resto, non occorrevano di certo per capire che i suoi sentimenti andassero ben oltre il concetto di amicizia.

Eppure... eppure non si è rifiutato di essere il mio migliore amico, pur di stare al mio fianco, pur sapendo perfettamente che amo un'altra persona... una scelta ardita che gli è costata fatica e dispiaceri, lo potevo ben vedere nel guardarlo in faccia; una scelta patita e sofferta, ma comunque migliore, nella mentalità di Cardia, di recidere ogni rapporto con me.

E adesso, grazie alla semi-incoscienza causata dal suo malore, le difese naturali sono cadute, facendo trapelare, nero su bianco, l'enorme sentimento che nutre per me, che non gli da requie nemmeno nel sonno, che non riesce più a sopperire, che è destinato ad infrangersi. Ingoio a vuoto, sentendomi un verme.

Cardia, io... mi dispiace così tanto!” gli sussurro, accarezzandogli nuovamente la fronte. Avverto distintamente il magone dentro di me, ma non lo lascerò defluire fuori, no... rimarrà chiuso lì, nella laringe. Basta piangere, basta frignare, non serve a niente, a NIENTE!

E' proprio vero: ogni scelta porta a determinate conseguenze e molto spesso sono proprio le persone a noi care a patire maggiormente le nostre decisioni... del resto 'nessuno appartiene solo a sé stesso', come ha detto anche Milo nel sogno che ho avuto solo ieri. Però io... non ho scelto alcunché in questa faccenda, non razionalmente almeno, mi sono semplicemente trovata invischiata nelle tele dell'amore; un amore che affonda le sue radici nel mio passato, un amore che non è destinato a compiersi, un amore che, pur nella sua grandezza, è stato solo in grado di far soffrire le persone a me più vicine, Cardia in primis, ma anche le mie amiche, preoccupate per il mio stato, e soprattutto mio fratello, che ha fatto di tutto, se non oltre, per tentare di salvarmi da tutto questo.

Un amore, il mio, che non sono neanche sicura mi appartenga totalmente! Quanto di Seraphina c'è in questo sentimento? Quanto di me? Se non fossi stata la sua reincarnazione... mi sarei comunque innamorata di lui?! Avrò mai... una risposta?!

Inaspettatamente avverto diminuire di intensità la stretta sulla mia mano. Il volto di Cardia ha finalmente acquisito un'espressione più serena e tranquilla, persino il suo cuore pare essersi acquietato un poco, tornando a battere più o meno regolarmente.

Che si sia finalmente addormentato senza provare più dolore alcuno? La crisi è passata? Voglio crederlo con tutta me stessa!

Car... io non posso fare altro che dirti che ti voglio un'infinità di bene e che non ti abbandonerò mai... - gli sussurro avvicinando il mio volto al suo ancora una volta – Ma, come ben sai, non posso darti quello che tanto brami. Perdonami, se puoi... spero con tutta me stessa che tu, prima o poi, riesca ad essere veramente felice con qualcuno... lo meriti per davvero!” riesco sono ad aggiungere, fuggendo dalla stanza subito dopo.

Chiudo la porta dietro di me, sospirando pesantemente, avvertendo con distinzione il fremito delle mie gambe. Mi serve qualche secondo di raccoglimento, prima di dirigermi, barcollante e a capo chino, verso la camera al piano di sopra con tutta l'intenzione di concedermi un sonno ristoratore nella speranza di avere un minimo di requie dagli incubi che attorniano la mia mente, ma una vocina dentro di me mi sussurra che neanche ci arriverò in camera.

E infatti... percepisco appena una figura in avvicinamento da dietro le mie spalle. Senza neanche voltarmi, so già a chi appartiene.

Marta, non essere così abbattuta, Cardia ce la farà, non ti ho forse detto che quell'artropode insolente non conosce la parola arrendersi?!” mi sorride Dègel, appena alzatosi dal divano.

Respiro lentamente, cercando di non degnarlo di un solo sguardo, mi ci manca giusto lui in questa situazione più che disperata!

Sì, hai ragione... ora mi sembrava dormire più tranquillamente, rispetto a prima” biascico, non sapendo che altro dire, facendo per allontanarmi in fretta e furia anche da lui. Vorrei soltanto fuggire da tutto e tutti.

Non ho alcuna voglia di parlare in questo momento, figurarsi poi con lui, desidererei essere lasciata in pace, penso possa capirlo e... dormire, ma qualcosa nei passi di Dégel, che avverto sempre più vicini, mi fa presagire che le sue intenzioni siano ben altre.

Sta un po' meglio, sì, e tu... e tu sei sempre molto sensibile, a volte sembri proprio percepire il dolore degli altri, una peculiarità del tuo carattere che hai mantenuto anche in questa seconda vita e che mi piace da impazzire!” continua Dègel, con garbo, arrossendo nitidamente.

Spalanco gli occhi, guardandolo quasi implorante: no, ti prego, Dèg, vuoi... vuoi riprendere il dialogo proprio adesso, in una situazione simile? Guardami! Io... non ce la posso fare, sono disintegrata, si vede, lo percepisci, perché allora vuoi insistere?!

Da quella volta che, ehm, sono stati i nostri corpi a... parlare... non ci siamo quasi più sfiorati, se non furtivamente... - inizia, incerto, torturandosi le mani - Marta, io... avrei bisogno di... di avere una risposta!"

Sospiro rassegnata, non avendo altra scelta. Non credo assolutamente di essere abbastanza forte psicologicamente da poter reggere un confronto così, ma nel vedere i suoi occhi così tristi e logori non posso fare a meno che annuire rassegnata.

"Partiamo dall'ultimo accadimento, se per te non è un problema: quando Cardia è finito sott'acqua... come hai fatto a ritrovarlo in quelle condizioni così difficili? Hai trattenuto il respiro per moltissimo tempo!” comincia Dégel, avvicinandosi a me e posandomi una mano tremante sulla spalla.

Automaticamente mi discosto da quel contatto, facendo un passo indietro e ingoiando a vuoto. Non mi capisco più, vorrei il suo tocco con tutta me stessa, vorrei essere abbracciata e rassicurata da lui, non sentirmi sola con questa enorme pressione che avverto sempre più opprimente, eppure rifuggo il suo gesto con tutte le mie forze, quasi ne ho paura. Inspiegabilmente.

Dègel... io non lo so proprio, sono pur sempre sorella di Camus e lui è un provetto nuotatore, riesce a rimanere in acqua ben oltre i limiti umani, e del resto il potere in nostro possesso, il ghiaccio, è acqua allo stato solido: c'è un legame ambivalente con questo elemento!” tento di spiegare, non riuscendo però a nascondere il tono tremante che permea la mia voce.

No, non può essere solo per quello, è un'ipotesi che ho già scartato! Il ghiaccio, per quanto sia acqua allo stato solido, ha proprietà ben diverse rispetto alla sua controparte liquida, tanto da risultare quasi opposto. Chi comanda i ghiacci eterni non ha il dominio anche sull'acqua, e viceversa. Tu invece... li possiedi entrambi, vero? - mi chiede retoricamente lui, con sguardo indagatore. Non ho il coraggio di obiettare - Senza contare che ho avvertito un cosmo estremamente potente; un cosmo che, in qualche modo, conosco già, avendolo chiaramente percepito in alcuni sogni confusi che vedevano protagonista me, una immensa distesa d'acqua, il dio Poseidone... e te!”

D-Dégel c-cosa stai...?” biascico, cercando di sfuggire nuovamente al suo sguardo, ma lui è più veloce di me, mi imprigiona al muro, puntellando poi le braccia ai lati del mio corpo, non concedendomi più alcuna via di fuga.

Non posso più scappare, mi ha rinchiuso! O forse... era questo ciò che volevo?

T-ti prego, non obbligarmi a...”

Devo invece, Marta, perdonami... ti chiedo di non biasimarmi per questo gesto! - farfuglia a fatica, prima di muovere la mano destra e posarmela sotto il mento, dove, con una piccola pressione, mi fa alzare il volto. I miei occhi si stagliano nei suoi; i suoi nei miei, dandomi quel brivido che ben conosco e che mi toglie il fiato in corpo - Il tuo sguardo... è così cambiato da allora, piccola rondine... vedo con distinzione tutte le difficoltà che hai attraversato in questi anni, anche se io, non so perché, non ero presente al tuo fianco, e questo mi addolora ancora di più! Sembri così diversa, ma sei sempre tu; tu e nessun altro! Riconoscerei il tuo viso tra miliardi di altri, i tuoi capelli, che non hanno più tinte argentate come la neve che brilla alla luce della luna, ma che mi piacciono da impazzire comunque anche con questo color terra bagnata gremita di vita, e, infine, la capacità, tutta tua, di far percepire calore al prossimo, arrivando perfino a scaldare un cuore congelato e irrimediabilmente perduto con un unico, spontaneo, sorriso..."

Dègel, c-osa stai farneticando? I-io...”

Madamigella Seraphina, anzi no, Sefi, come ti chiamai la prima volta che facemmo l'amore, l-la mia Sefi... - arriva al nocciolo, facendo mancare a me un battito e poi lo stesso respiro - Ormai ho capito che sei tu, m-ma dimmi, se sai, cosa ci azzecchiamo noi in una guerra selvaggia contro Poseidone e... e poi ancora, cosa ci successe per finire, in un'altra vita, come fratello e sorella. S-saziami della verità, ti supplico, perché sto impazzendo su questa questione, ho il recondito terrore di non essere stato in grado di proteggerti e... vorrei rimediare... se posso ancora!"

Inizio a tremare vistosamente, completamente sopraffatta dalle emozioni e dalla paura. La sua frase finale mi fa accaponare la pelle, irretire i sensi, nell'illusione che lui mi possa salvare per davvero questa volta. Dopo tutti i discorsi, si sta comportando esattamente come Camus, non so se riesca a rendersene conto, così rischia di cambiare tutto il corso temporale. Che sia... che sia arrivato anche lui al limite?!

Malgrado sia perfettamente conscia di questo, ingoio a vuoto, prendendo tempo per valutare di rispondere affermativamente. In fondo basterebbe un semplice 'sì' e tutti i miei sogni si avvererebbero. Un solo 'sì' e tutto si sistemerebbe... potrei a mia volta salvargli la vita, impedire che finisca nelle grinfie di Unity, potrei evitargli di ingaggiare una battaglia disperata contro di lui, potrei... Potrei farlo, sì, un solo sì e cambierebbe tutto!

"I-io sono..."

Il viso straziato di Camus compare tra miei pensieri, stagliandosi più forte di ogni altra cosa al mondo. Camus. Mio fratello. Che in questo momento sta lottando disperatamente anche solo per respirare. Camus. Mio fratello. Che ha sacrificato sé stesso per me, per proteggermi. Camus... il mio fratellino, la persona che mi sta più a cuore.

Sì, cambierebbe tutto, un altro universo, un altro sistema... ne modificherebbe le sorti dell'intera struttura del mondo e, con esse, i destini di milioni e milioni di persone. Sarei così diversa dal Mago, se lo facessi? Se, da sola, mi arrogassi il diritto di cambiare tutto questo per un unico mio desiderio, quindi per una causa assai meno nobile rispetto a quella di mio fratello Camus?! Per cosa mi sono reincarnata in Marta, se non per abbattere quel lurido negromante una volta per tutte?!

Sospiro, sonoramente, buttando fuori aria. Questi di certo erano gli intenti nobili di Seraphina quando ha scelto il suo fato, il sacrificarsi per il bene comune... ma io, come Marta, appunto, che cosa sono in realtà?! Per chi lo sto facendo? Per il mondo... o per la salvezza del solo Camus?! Quale che sia la ragione, la risposta non può essere altro che univoca.

“Mi dispiace, Dégel, questa volta la tua acutissima mente ha preso una cantonata assurda, n-non conosco questa Seraphina che tu dici..."

Vedo gli occhi di Dègel spalancarsi per la sorpresa e l'incredulità. Il suo corpo sussulta sconvolto, come se fosse stato appena pugnalato. Probabilmente così è.

Butto fuori l'aria ancora una volta, tesissima, prima di sorridergli con una malinconia estremamente palpabile: "Io... ti ricordi quando hai discusso con Cardia circa me sui vostri sentimenti? Lo Scorpione sosteneva che ti fossi innamorato, tu hai risposto che eri già impegnato..."

"Marta, mi vorresti forse dire che...?"

Cercando di non farmi trafiggere dai suoi occhi tristissimi, vado avanti, guardando altrove, passandomi imbarazzata una mano tra i capelli: "Sì, io ho origliato per sbaglio il vostro dialogo e... mi ha fatto male! Mi ero già presa una simil sbandata per te e mi sono sentita ferita, priva di speranze..."

"..."

"L'altro giorno, quando è successo il fatto in soggiorno, ho... ho sfruttato la tua debolezza, Dégel, il tuo credermi qualcun altra, a mio vantaggio. Lo so, sono stata abietta, squallida, è dir poco, m-ma... m-ma mi piaci davvero tanto e, mi sono cantata che era la mia occasione per... f-farti mio!" ho sempre più difficoltà a parlare, avverto i suoi occhi su di me, che dovrebbero essere severi e schifati ma che percepisco solo densi di compatimento e gremiti di qualcosa di non espresso. Ciò mi fa ancora più male.

Dovresti odiarmi, Dégel, per quanto ti sto dicendo, perché invece avverto solo comprensione da te, come se, andando oltre il mio siparietto, avessi comunque capito?! Per favore, non rendermela più difficile di quanto già non sia... amore mio!

"Quindi, tu..."

Dégel! Marta! Cosa sta succedendo?”

Una voce, la voce della mia salvezza, interrompe la sceneggiata, facendo così allontanare di scatto lui da me; me da lui, spezzando così l'ultimo contatto che c'era tra noi.

Francesca, i-io...” esclama Dègel, pentito, mordendosi il labbro inferiore.

La mia amica intanto scende lentamente le scale dirigendosi verso di noi. Dal suo sguardo ancora assonnato, intuisco che stava sonnecchiando con le altre, ma parallelamente credo anche che abbia intuito perfettamente la situazione.

Per caso mi è capitato l'orecchio su parte del vostro discorso, me ne rammarico. Tuttavia la tua teoria, Dègel, per quanto affascinante, non regge minimamente! - esclama Francesca, razionalmente, chiudendo gli occhi per trovare le parole giuste - Se ho ben capito, Marta ti ricorda molto da vicino una persona a te cara, quindi pensi che possa esserne la reincarnazione, ma è fallace questo pensiero! Come puoi vedere ben da te, un'anima reincarnata tende, in qualche modo, a formare anche la fisicità, per questo tu e Camus, salvo alcuni piccoli particolari, siete così simili. Ma Marta... Marta non ha molto da spartire con questa tua amica, dico bene?"

Dégel mantiene lo sguardo basso, incapace di opporsi davanti all'evidenza, le sue mani automaticamente si stringono convulsamente a pugno, facendo diventare le nocche paurosamente bianche.

Posso capire come ti senti... tutti noi siamo sconvolti dagli ultimi fatti e, questo viaggio nel tempo, le interferenze tra linee temporali diverse, non fanno certo bene alla fragile salute degli esseri umani... ma questo non deve renderti cieco, dando a Marta connotati che non le appartengono!” continua Francesca, seria come non mai.

Dègel istintivamente si allontana ancora di più da me. Avverto le increspature del suo cosmo farsi sempre più tese e scure, come risucchiate da un mare in tempesta. E' così che deve andare... ma fa ancora più male!

Hai ragione... ho preso un abbaglio!” sussurra solo, chiudendo gli occhi in un'espressione ricolma di dolore.

Dal canto mio, riesco appena appena ad udire lo scambio di battute tra i due, perché le mie gambe, incapaci di sostenere ulteriormente il mio peso, mi fanno rischiare di cadere a terra, ma non posso in alcun modo crollare, non adesso. Non finché questa situazione non si sarà risolta e avremo inoculato la medicina ai nostri amici.

Rondinella, stai tremando per colpa mia? - percepisco a stento la voce di Dègel nella mestizia che mi ha avvolto, ma mi sento avvolgere con distinzione dalle sue forti braccia, che mi portano ancora una volta contro il suo petto. Il mio respiro si tronca seduta stante - Ho capito, Marta... ho capito il messaggio che mi hai trasmesso senza l'utilizzo delle parole" mi sussurra lieve, quasi leggiadro, posando il suo mento tra i miei capelli e accarezzandomi dolcemente la schiena.

"D-Dégel..." cammuffo il mio tono di voce per tentare di non fargli percepire le mie lacrime, che hanno preso a rigarmi il volto. Mi sento come se gli stessi dicendo addio e... non voglio, dannazione!

"Ho capito, non devi spiegarti ulteriormente... - mi rassicura ancora una volta, modulando la voce - Lo fai per Camus, vero? È lui la persona più importante della tua vita e... hai scelto di proteggerlo!" non c'è né rabbia né rancore nelle sue parole, solo una nota d'orgoglio che mi commuove ancora di più. Annuisco, senza proferire parola, del tutto incapace ad esprimermi.

"E' giusto... è esattamente così che deve andare, perdonami se non l'ho compreso subito, mettendoti in difficoltà!"

Annuisco ancora una volta, tremando, inspirando al contempo quell'odore, il suo, ancora un poco salmastro e buttando fuori il rammarico, il mio, che non riesco quasi più a tollerare.

"Io... sono, e sarò sempre, fiero di te, di noi, voglio che tu lo sappia, Marta!"

"A-anche io, D-Dègel!"

Rimaniamo diversi secondi così, Francesca rispetta questo intimo momento tra noi, rimanendo corrucciata e un poco distante. Prende parola solo nel momento in cui ci stacchiamo difficoltosamente una dall'altro.

Dègel, pensavo di andare a prendere qualcosa da mangiare, ma siccome Michela e Sonia dormono della grossa, ti ruberei Marta!” propone in tono fievole, non sapendo bene come farci sentire la sua vicinanza.

Sì, è davvero un'ottima idea, così le fai prendere anche un po' d'aria, ne ha veramente bisogno!” ribatte l'Acquario, sforzandosi di sorriderle mentre, dissimulando la sua prostrazione, si reca verso il divano e ci si siede pesantemente, coprendosi il volto con le mani in un gesto che vale più di mille parole.

"Dégel..." tento, non sapendo però cos'altro dire.

"Non ti angustiare per me, d-devo solo un attimo riprendermi, tu vai, rondinella!" mi rassicura ancora, spostando un poco la mano in modo da guardarmi con l'occhio destro, prima di nascondersi ancora di più.

Mi sento quasi di morire mentre distinguo una lacrima solcargli l'intera guancia per poi esaurirsi sulle labbra, che fremono con forza. Deve prendermi dolcemente per mano Francesca, per convincermi ad andare via da lì e, nonostante il suo gesto affettuso, ci lascio irrimediabilmente una parte di cuore che non recupererò mai più.

 

**********************

2 Agosto 2011, sera.

Continuo a camminare con lo sguardo basso, non trovando né la forza né la voglia di spiccicare parola. Non ho aperto quasi bocca per tutto il percorso, salvo il minimo indispensabile, ma il peso sul mio petto non si è minimamente attenuato.

Francesca, rispettando il mio silenzio come è sua natura fare, si limita a guardarmi con apprensione e aiutarmi a trasportare il cestino che abbiamo costruito per portare più agevolmente la frutta che abbiamo trovato nelle vicinanze, perché, come al solito, non ce la siamo sentita di uccidere animali e, parallelamente, non abbiamo soldi che ci permettano di fare la spesa.

Sospiro sonoramente durante una pausa, ormai ho perso il conto di quante volte l'ho fatto quest'oggi, soffermandomi a raspare brevemente la sabbia, di un insolito color quasi bianco, della spiaggia, quasi come se volessi seppellire tutte queste emozioni e farle tacere.

Certo che l'isola di Milos, con tutte le sue grotte sul mare e le scogliere, è una località che meriterebbe senz'altro di essere visitata più a fondo in un momento migliore di questo. Chissà se, quando torneremo al Grande Tempio del presente, avremo occasione di farlo, magari proprio sotto la guida di Sonia e Milo.

Perdonami, Marta, per il mio intervento drastico, forse non sarebbe stato neanche necessario, visto che tu hai agito davvero bene, ma... la posta in gioco era troppo alta!” mi spiega sbrigativamente Francesca, posizionandosi a forza davanti a me e tentando un primo approccio con lo sguardo, che io tuttavia rifiuto. Mi toccherà di nuovo parlare... non ce la faccio proprio più!

"Risparmiati le felicitazioni, Fra, ho appena dato un calcio alla mia felicità che mai come adesso mi sembrava a portata di mano, e non so neanche perché l'ho fatto!" esclamo, acida, mentendo sull'ultima frase. Prendo una boccata d'aria, aprendo e chiudendo gli occhi prima di proseguire nel dialogo ma cambiando argomento.

Tu sai chi sono realmente, vero? Anche Camus... - dico solo, osservando il mare e la spiaggia inaspettatamente deserta, malgrado la stagione balneare. Qui c'è qualcosa che non va, ma non indago più a fondo, avendo ben altro per la testa - Ecco il motivo di quelle mezze frasi di mio fratello, delle vostre occhiate complici, nonché dei vostri atteggiamenti. Vi siete proprio trovati, eh, una spalla su cui sfogarsi mentendo al resto del mondo!"

"E a te questo da fastidio, Marta? Ti irrita che Camus..."

"Ma no, figurarsi, lui può fare quello che vuole! Se si fida di te, e solo di te, me ne farò una ragione!" ringhio, cercando di tenere per le redini il mio disappunto.

"Lui si fida ciecamente di te, Marta, ma alcune cose, in quanto sua sorellina minore, non si è sentito di dirtele per..."

"Sì, sì, proteggermi e bla bla bla, la mia domanda però era un'altra!" mi rendo conto di essere ostile, più di quanto vorrei, ma sono talmente a terra che devo sfogarmi in qualche modo.

Io ti parlo di me... perché con Camus sarà un argomento che tratterete in solitaria voi due. Io... sì, lo sapevo, anche se da relativamente poco. Quando siamo finiti a Bluegrad, Milo ed io abbiamo fatto delle ricerche, abbiamo parlato con la gente del luogo e, in particolare, con una amica stretta di Seraphina... lei sapeva; lo sapevano entrambe che... che si sarebbe reincarna volontariamente in un'altra vita in un futuro prossimo - spiega, posando momentaneamente il cesto di frutta (che per la stizza ho lasciato solo a lei) per terra, prima di guardarmi negli occhi - Quella vita così preziosa, capace di trascendereil tempo e lo spazio fisico, sei tu, Marta!"

"Per... amore, l'ho fatto per quello!"

"Sì, esatto, perché amavi Dègel e volevi rimanere al suo fianco, volevi salvarlo, anche se sotto un'altra forma!"

E' ingiusto! Se è così palese perché diavolo non posso stare con lui? Ho aspettato così tanto tempo per... questo... e ora che ne avevo finalmente l'occasione ho rovinato tutto!" biascico, furente, dando voce a domande di cui conosco già la risposta ma che, in qualche modo, mi fanno sentire meglio. Anche alzare il mio tono di voce è una panacea, sebbene una parte di me si renda conto che Francesca non ne può nulla, ma è bellissimo poter gridare senza più mascherare alcunchè; sono solo io e basta a farlo, urlo, e ciò mi fa star bene, divinamente bene!

Perché sei consapevole del cambiamento che si ripercuoterebbe a livello globale, per questo hai coraggiosamente dissimulato, resistendo a forza e andando contro la tua stessa volontà. Non tutti lo farebbero, Marta, sii orgogliosa di questo!" mi sorride lei, una luce negli occhi che profuma di orgoglio, ma che a me fa solo montare ancora di più la rabbia.

"Che meraviglia, davvero! E l'ho fatto per cosa?! Per esseri umani che neanche conosco e di cui, detta sinceramente, non mi frega nulla?! Per questo ho condannato a morte Dégel?! IO POTEVO SALVARLO, E INVECE!!!"

"Marta!!!"

"Non sono mai stata filantropa, Fra, lo dovresti ben sapere, sono stufa di camuffare la mia vera essenza dietro questo bel faccino: per me l'umanità in quanto tale non significa niente, non sono un Cavaliere di Atena e, soprattutto, non sono più Seraphina, non ho più il suo cuore immenso!"

"Questo non è vero e lo sai, sei sempre stata buona con tutti, aiutando gli altri, sei un'ottima amica e..."

"Ah, sì? Che meraviglia parte due, proprio!"

Francesca sospira ancora una volta, radunando tutta la sua pazienza nel tentare di calmarmi. Lo apprezzo davvero ma in questo momento vedo tutto nero davanti a me.

"Lo stai facendo per la vita di Camus, Marta.. ti basta, questo? Per amore fraterno, perché è stato il tuo, e solo tuo, cuore a scegliere arbitrariamente di elevare lui a persona più cara della tua vita!"

"Camus... - ripeto il suo nome, scossa da un brivido, il suo volto si affaccia nuovamente alla mia mente, trasmettendomi una stillettata di dolore e facendomi quasi piangere, in una tempesta emotiva che non riesco più a controllare - Non è servito comunque a niente il mio siparietto, Dégel ha capito benissimo chi sono, la linea temporale è definitivamente compromessa!" sussulto, nascondendomi il viso tra le mani nel disperato tentativo di non frignare.

"Che Dègel abbia capito chi tu sia realmente è vero e testimonia la sua intelligenza. La linea temporale effettivamente ha subito un pesante scossone, a causa di questo, tuttavia NON è mutata!"

"Non è quindi... cambiata?" ripeto, sbigottita.

"Certamente qualcosa di è modificato, non posso negarlo, ma Dégel non sa PERCHE' tu sia la reincarnazione di Seraphina, né le cose che gli accadranno in futuro, fintanto che ne rimarrà all'oscuro questo mondo sarà salvo! Ma occorre comunque tornare stabilmente nel nostro tempo per scongiurare altri scossoni"

Mi siedo affranta, ingoiando a vuoto. Il mondo e le vite future sono così in salvo, ma, di contro, sto spedendo Dègel all'altro mondo con tanto di raccomandata. Cosa sto facendo?! Sto salvando un numero imprecisate di vite, è vero, ma sto sacrificando lui, proprio lui... la persona che amo!

Marta, mi dispiace... come allora così ora, è un amore destinato a non compiersi. Seraphina è già morta e il destino di Dègel e Cardia deve avverarsi. In tutto questo noi possiamo solamente tornare al nostro tempo, sperando che l'equilibrio venga completamente ristabilito” spiega ancora lei, dispiaciuta.

Rimango ferma ancora per qualche istante a contemplare il mare, poi mi volto verso di lei, un sorriso mesto a solcarmi la faccia devastata.

Sì, capisco... voi potete stare con i vostri amati, toccarli, parlarci, o anche solo starli ad ascoltare, vederli mentre si rivolgono a voi... IO NO!"

"M-Marta, come dire..."

"Non fraintendermi, desidero con tutto il cuore che tu e Michela siate felici con Death Mask e Hyoga, ma se penso a quello che ho dovuto rinunciare io per il bene comune, ecco... mi viene male; il male di vivere, come diceva Montale... - biascico, in un sorprendente tono ironico che non ha nulla a che fare con il mio stato emotivo - Comunque ormai ho fatto la mia scelta, farò di tutto per..." faccio per concludere in fretta il discorso, ma il bagliore dietro alle mie spalle mi fa sussultare pesantemente. Istintivamente mi metto in posizione difensiva.

Cosa diavolo...?!” impreca tra i denti Francesca, affiancandosi a me pronta ad attaccare.

Dalla fonte di luce fuoriescono delle figure incappucciate di nero accompagnate da dei robot alti più di due metri: gli sgherri del Mago!

“Maledizione, non ci voleva proprio, non qui, non adesso!” esclama Francesca, tesa.

Dal canto mio, quasi non odo l'imprecazione della mia amica, avverto solo una gran voglia di spaccare qualcosa e costoro cadono a fagiolo. Sogghigno in stile Cardia, pronta più che mai, finalmente potrò a dare sfogo a tutta la mia rabbia.

Maledette, che cosa avete fatto al nostro Signore?!” urla ad un tratto uno dei banditi, dirottandosi in avanti per attaccare immediatamente con la spada Francesca nel tentativo di trapassarle, da parte a parte, il petto.

Agisco d'istinto, balzando davanti alla mia amica e parando il fendente con la mano nuda; la stessa mano e lo stesso braccio già ferite precedentemente a causa dell'incidente aereo. Dolore acurìtissimo, bruciore, ma sorprendentemente, il provarlo, mi da una straordinaria, quanto innaturale, sensazione di euforia.

Marta!!! Non c'era bisogno di...”

Tranquilla, Fra... - la rassicuro sorridendole, voltandomi verso di lei, mentre un po' del mio sangue cola per terra. Che ciò sia un tributo per ciò che ho sacrificato, penso, prima di tornare a concentrarmi su ciò che ho davanti – Ehi, e così ci rivediamo, tu sei quello a cui ho rotto il setto nasale a Milano!” lo riconosco, strappandogli poi la spada di mano e dandogli un calcio in pieno stomaco.

Pochi fronzoli, sono davvero arrabbiata, poco importa il danno ricevuto, il bruciore, tutto, io questi li ammazzo una volta per tutte e, subito dopo di loro, lui, quel lurido negromante di merda. Farò terra bruciata, sarò implacabile, come mi è stato insegnato!

Che diavolo volete e che razza di modi sono?! Ponete una domanda e poi attaccate senza il minimo riguardo?! - esclama Francesca, mettendosi davanti a me, estraendo nuovamente la folgore, la cui sola appazione lì fa tremare - Sono una dea, forse non lo sapete? Dovete portarmi rispetto, rospi!” aggiunge, sorridendo con furbizia.

Che ne avete fatto del Mago, maledette mocciose?!" chiede ancora uno di loro, che tuttavia non riesco a riconoscere.

Come?! E' il vostro padroncino che ci ha attaccate, colpendo senza pietà il punto debole di Cardia e voi, i suoi leccapiedi, venite da noi a fare questa domanda?! - gli grido contro, ricolma d'ira - Tra l'altro, pessimo momento per manifestarvi, vi deve proprio puzzare la vita, sempre se la vostra si possa chiamare così!!!"

Bene, se non volete risponderci vi massacreremo per farvi strappare di bocca la verità!” ribatte quello di prima, preparandosi ad attaccare.

Non esito più, sto per darmi la spinta per colpirli a mia volta, ma Francesca mi blocca, scrollando il capo come a dire di trattenermi ancora per un poco.

Quindi... il vostro negromante non si trova più, come volatilizzato nel nulla?!” domanda, inarcando un sopracciglio.

Sì, non avvertiamo più la sua presenza è come se il suo potere si fosse annullato completamente, quando prima invece era così forte! Cosa gli avete fatto, maledette?! Dove si trova ora?!” ringhia il capo dei banditi, nervoso.

Nella spiaggia cade per qualche istante un silenzio assordante, rotto solo dalle onde del mare che si infrangono sulla costa. Io sono quasi tentata di attaccarli comunque per sbarazzarmene una volta per tutte, ma l'improvvisa, quanto la fragorosa, risata di Francesca catalizza tutta l'attenzione su di lei.

Ahahahahahaha, oh, che peccato! - dice la mia amica falsamente dispiaciuta – Vi aveva forse riferito di essere una divinità?! A quanto pare, invece, il suo potere ha un limite e, in fondo, mantenere due corpi, quello cosmico e quello fisico, è piuttosto dispendioso, non trovate?!”

Fisso sgomenta Francesca, mentre le sue parole sono come una doccia fredda per me. Giusto, il Mago usa due corpi, se quello cosmico è dentro Camus, significa che, quello fisico, è, era...

Cosa intendi, maledetta?! Non è forse un dio onnipotente?!” chiede uno dei banditi, mentre la mia testa si fa inspiegabilmente vuota.

Forse semplicemente il vostro padroncino ha ecceduto con la sua presunzione e ha così esaurito il suo potere! In fondo, anche lui, non è nient'altro che un umano, altroché Demiurgo! Il vostro Mago da strapazzo ha perso la ragione, ve lo dico io, può, si, fregiarsi del titolo di 'sommo ordinatore' ma le sue potenzialità vanno ad esaurirsi, non è forse vero?! ” li incalza Francesca, con un sorrisetto di scherno a solcarle le gote rosee.

NO, NON E' POSSIBILE! Vuoi forse dire che...?” ha appena il tempo di asserire uno di loro, prima di fissare sconvolto gli altri e svanire nel nulla, facendoci perdere ogni più piccola traccia di loro.

I robot invece rimangono davanti a noi, avvicinandosi minacciosi con l'intento di attaccarci. Sono privi della volontà, della paura, di tutto... proprio per questo sono deboli essere deformi, del tutto incapaci di comprendere lo stato di pericolo in cui versano.

Fra, lo facciamo insieme?” chiedo, sorridendo sorniona.

Ovvio che sì, uniamo i nostri colpi!” afferma lei, alzando il braccio destro.

Io faccio altrettanto con il sinistro, quello sano, preparandomi a sferrare l'attacco al momento propizio: aspettare e aspettare ancora, fino all'ultimo, in modo da colpirli tutti insieme! Si avvicinano, sono a pochi centimetri da noi, eccoli che ci assaltano!

BLUE IMPULSE!!!” grido immediatamente, chiudendo e aprendo il pugno in un millesimo di secondo.

"SPARKLING LIGHTNING!!!" urla lei, dandomi manforte, lanciando la sacra folgore ereditata da suo nonno.

Quando il polverone causato dai nostri attacchi si dilegua completamente, vediamo che i robot sono spariti senza lasciare alcuna traccia, come liquefatti. Ma i nostri colpi sono andati a segno, ne ho udito il frastuono. Sorrido, tentando di non dar peso al giramento di testa che comunque mi ha colto.

“Oserei dire 1 a 0 per noi!” esclama Francesca, alzando la mano stretta a pugno in segno di vittoria.

“Peccato solo che gli altri siano sfuggiti...” smorzo il suo entusiasmo. Ho una voglia insana di distruggere, la trattengo a stento per le redini.

No, no, cosa dici mai! Questa è proprio una vittoria! Il Mago è stato debellato, per il momento, ora non ha il potere necessario per opporsi a noi! Tutto merito del piano di mio nonno!” afferma ancora trillante Francesca, facendo una giravolta su sé stessa, del tutto euforica.

P-piano? Siamo sicuri che i banditi non abbiano mentito per darci false speranze?!” continuo, sempre più interdetta, non riuscendo a comprendere tutto il suo entusiasmo. Nonostante gli ultimi fatti, la stretta nel mio cuore non si è minimamente allentata, rimanendo anzi su di me come le nuvole nere che minacciano il temporale.

E basta con questa negatività, Marta! Se ti dico che abbiamo vinto questa battaglia... ehe!”

Ma le sue parole non riescono comunque a trasmettermi la speranza. Non capisco, proprio non comprendo... piano? Che genere di piano? Inoltre il Mago è comunque già penetrato nel corpo di mio fratello, finché non lo avremo separato da lui, non...

Francesca intercetta il mio sguardo cupo, quindi decide di continuare a parlare.

Va bene, ti spiegherò con calma, allora. Ricordi ieri, quando ci ha attaccato, che io sono riuscita a colpirlo?! "

"S-sì..."

"Ecco, ricordi che la volta antecedente, invece, i miei attacchi non avevano effetto, solo tu riuscivi a danneggiarlo?"

"S-sì..."

"Ecco, quello era il suo corpo cosmico, precluso agli attacchi diretti di chiunque, danneggiabile solo da un essere in grado di trovarsi, o attingere, allo stesso piano esistenziale in cui è lui..."

"..."

"Io, anche come divinità, non posso arrivare a quello stato di coscienza, non posso quindi danneggiarlo, ma tu sì, perché... sei una Sciamana, Marta, questo potere di deriva direttamente da Seraphina!"

"I-io... - le sue parole mi frastornano, anche se una parte di me lo sapeva già - N-non lo faccio scientemente, il mio corpo si muove da solo, in quei frangenti, e..."

"Non importano le modalità, ma lo fai, Marta, perché sei un'esistenza unica! - mi loda sorridendomi con calore, prima di tornare seria - E' il corpo cosmico ad essere dentro Camus, al momento, non... quello fisico!"

Comincio a capire, la mia bocca si apre meccanicamente: "Q-quindi quando ha attaccato Cardia, quello, era il suo corpo fisico?! Per questo sei stata in grado di danneggiarlo?!"

Esattamente, e ciò dimostra, maggiormente, che, come ci aveva accennato Crono, lui non è altro che un umano; un umano in possesso di un potere vastissimo ma non onnipotente, lo ha dimostrato proprio ieri!” mi conferma, una strana luce negli occhi.

"Agendo così, effettivamente, si è dimostrato vittima delle pulsioni umane... - rifletto, seria in volto - Non soltanto, la perdita stessa di controllo è da attribuire ad una fragilità intrinseca; fragilità che vuole sopperire ad ogni costo !" realizzo, sbattendo le palpebre.

...Con il corpo di mio fratello!

E' esattamente così, Marta... le motivazioni che lo hanno spinto a palesarsi realmente davanti a noi, oltre che per fermarci, sono da ricondurre al desiderio di rivalsa nei confronti di Cardia, che si era riferito a lui in maniera indecorosa... una simile, quanto futile, dimostrazione della sua grandezza, che invece è stata fatale per lui!” continua Francesca, sempre più euforica.

Quindi... è per capire quanto fosse vulnerabile che tu e tuo nonno avete elaborato un piano? Volevate... smascherarlo?" chiedo ancora, tesa.

Sì, non sapevamo né quando, né come, né dove, ma il nostro obiettivo era proprio questo. Certo, non con queste modalità, non avrei mai voluto che, per palesarsi fisicamente, Camus cadesse in queste condizioni e Cardia rischiasse di rimetterci le penne, ma il nostro nemico è subdolo sopra ogni dire e... scaltro!” conferma lei, abbassando un poco lo sguardo, sentendosi colpevole.

Sei... veramente eccezionale, Fra, e anche tuo nonno lo è! Per tutto questo tempo avete cercato una soluzione a questo sfacelo, malgrado aveste le mani legate. Ed io che pensavo di essere stata abbandonata dalle divinità, invece... s-sono contenta c-che non siamo sole!” chino un poco il capo, sopraffatta dall'emozione, sentendomi rinfrancata.

“Beh... comunque ci sono state un sacco di incognite, in mezzo, anche mio prozio Poseidone, per dirti. Eravamo straconvinti che fosse assolutamente incapace di agire, poiché sigillato da Atena in persona, ma... si è messo in contatto con te, vero? E' grazie a lui che hai salvato Cardia!”

“Poseidone, già...” ripeto, rabbuiandomi. Posso, all'occorenza, respirare sott'acqua grazie a lui, ma costui non è forse un nemico di Atena? Non mi ha... posseduto... nel 1743? Che legame ho io con lui?! Perché mi sembra costantemente che mi manchino dei pezzi, tanto da non riuscire ad assemblarli nella loro interezza?! Anche questo fatto di essere Sciamana, io... l'ho sempre saputo, ma se Francesca non me l'avesse detto io non avrei mai ricordato!

“Comunque direi di tornare in fretta a casa, dobbiamo informare gli altri sugli ultimi avvenimenti, è estremamente importante!"

Mi riscuoto, rammentandomi della situazione in cui ci troviamo, ancora tutt'altro che rose e fiori: “Sì, non perdiamo altro tempo!”

“E allora andiamo! Sei in forma per correre?!” esclama lei, afferrandomi per il braccio sano e tirandomi dietro con sé, mentre io, ancora un poco confusa, ma attenta, annuisco con la testa.

Arriviamo alla casetta di Milo a velocità lampo, aprendo di scatto la porta e facendola sbattere violentemente contro il muro con ben poca grazia. Il rimbombo si ode per tutte le mura domestiche.

S-siamo tornate, m-ma abbiamo lasciato indietro il cestino!” biascica Francesca, un poco incerta. Effettivamente lo abbiamo mollato in mezzo alla spiaggia, che spreco, spero che qualche animale, almeno, ne tragga giovamento.

Nessuna risposta verbale, ma dal soggiorno esce una saltellante Michela che ci avvolge ambedue nel suo fantomatico abbraccio.

Ragazze! Ragazze! Ragazzeeeeeee!!!” ci urla lei nelle orecchie, scrollandoci con veemenza dopo essersi strusciata più volte sulle nostre guance, del tutto fuori di sé dalla gioia.

Michelaaaa!!! Così ci soffochi!!!” si lamenta Francesca, tentando di opporsi a quella plateale manifestazione di effusioni.

Cos'è successo per renderti così felice?” chiedo, sfuggendo tempestivamente dalla sua morsa e lasciando così solo la povera Francesca a vedersela con le sue coccole.

E' Cardia! Ha ripreso coscienza un'ora fa, sta molto meglio!” trilla lei, gli occhi brillanti.

La mia bocca si spalanca automaticamente in un misto tra lo stupore e la felicità, mentre il cuore fa un tuffo verticale.

"Ce l'ha fatta, Marta! - mi sorride Francesca, quasi commossa, guardandomi con calore - Ed il merito è stato anche tuo! Non te l'avevo forse detto? Ora andrà tutto per il meglio!" esclama, convinta di ciò che dice, tenendo a sé Michela che non smette di ridacchiare, la tensione di prima un lontano ricordo.

Anche le mie labbra si stirano all'insù, il petto, pesante come un macigno fino ad adesso, si risolleva automaticamente, migliorando il mio umore: Cardia... ne ero sicura... ero sicura che ce l'avresti fatta in tempo!

 

 

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Angolo di MaikoxMilo.

Dedico il capitolo a Sonomi che ha fatto la duecentesima recensione a questa storia (grazie anche per la carrellata che ti sei fatta per recuperare i capitoli che ti mancavano). Inoltre rinnovo i miei ringraziamenti anche a Lady Aquaria per lo stesso motivo e per tutte le recensioni che mi ha lasciato e che mi stimolano ad andare avanti in questa mia follia.

Grazie di cuore a tutti quelli che mi seguono!!! :)

  
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