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Autore: Zomi    29/03/2013    9 recensioni
Breve Raccolta su piccoli momenti perduti alla Rufy & Robin, basati sulle conosciute penitenze dei giochi infantili a cui tutti, chi prima chi poi, hanno dovuto subire nell'infanzia.
DIRE, FARE, BACIARE, LETTERA, TESTAMENTO...
[Il pairinig trattato non è ancora inserito tra le "coppie" del sito, ma spero che questa campagna pro Re e Regina aiuti il suo inserimento...]
Genere: Fluff, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nico Robin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LETTERA

 

“Caro Rufy,
Ti scrivo queste poche righe per mettere a tacere il mio snervante dolore.
Sono passati pochi contati giorni dalla nostra divisione, dalla nostra bruciante disfatta di Sabaudy.
Pochi giorni.
Eppure mi sembrano anni, lustri, secoli…
Sono trascorsi appena 10 giorni.
Dieci giorni, 240 ore, innumerevoli minuti e sospiri,  da quando Bartolomew ha levato la sua enorme mano su di me, fissandomi con i suoi vacui e nivei occhi, trapassando la mia figura inerme e tremante, mentre mi tagliava con uno schiocco di bolle, come fossi nebbia al mattino, spazzandomi via come polvere, spedendomi su un’isola prigione.
Mi sono risvegliata lontana da tutti i miei Nakama, dalla cara Sunny, distante migliaia di leghe dall’Arcipelago di Sabaudy.
Lontana da te.
Il mio ultimo pensiero, prima che la sua enorme mano rigonfia rimbalzasse su di me è stato di puro terrore, di follia dolorosa e tremante paura nel essere separata dalla persona più importante della mia vita: tu, mio capitano.
Di nuovo mi ritrovai sola, a lottare contro tutti e tutto, lontana dalla famiglia che finalmente ero riuscita a trovare, prigioniera di quel governo da cui scappavo da una vita, distante da tutto ciò che mi rendeva felice e viva.
Lontana da te.
Ho trascorso giorni interi, sollevando pietre e costruendo un ponte eretto verso chissà dove, alzando le rocce come fossero i miei pensieri, allentandoli da me ergendo un muro infinito di dubbi,di paure, di ansia, pensando a te e a dove fossi in quei momenti.
Stavi bene?
Eri ferito?
Soffrivi?
Eri solo?
Sollevavo pietre su pietre, sopportando la stanchezza e il dolore fisico, attutendo il rumore frastornate dei miei pensieri, che mi massacravano più del lavoro forzato. La fatica, la stanchezza, la spossatezza, non erano niente in confronto al dolore atroce e grave che mi pesava il cuore e la mente, nel non sapere dove mai fossi.
Io, Nico Robin, l’archeologa che avrebbe dissolto le nebbie dei 100 anni di Buio e i segreti dei Pognagriff, non avevo la più pallida idea o indizio su dove tu fossi, amor mio.
Dov’era il tuo bellissimo sorriso, Rufy?
Dov’erano i tuoi occhi di petrolio?
Dov’era quel calore, intenso ed inebriante, che mi avvolgeva e mi rendeva sicura di me quando eravamo insieme?
Oh, mio capitano, amor mio, non sai quante lacrime ho versato, quanti singhiozzi ho trattenuto nel petto, quanto forte abbia conficcato le unghie nei miei palmi nel sopportare la lontananza forzata da te, mio Re.
Tante lacrime da poter riempire un mare, tanti sospiri da riempire il cielo, tante urla da infrangere il silenzio.
Ho sopportato tutto, tutto, sacrificando la mia gioia come pegno nel poterti rivedere.
Mi sono ripromessa che avrei affrontato ogni pericolo e nemico, pur di ricongiungermi a te, pur di poterti rivedere sorridere e chiamare il mio nome.
Ho conservato il dolore nel petto come forza per sopravvivere, perchè un giorno, ne ero certa, sarebbe diventata felicità.
Perchè un giorno sarei tornata da te.
E quel giorno è arrivato una mattina presto, con le sembianza di una nave maestosa ed esponenziale, le cui effigi richiamavano la ribellione e la libertà.
Una mattina, la nebbia del dolore è stata tagliata dalla luce improvvisa della speranza.
La flotta di ribelli di tuo padre era giunta a liberare dalla schiavitù tutti i reclusi dell’isola prigione, me compresa.
Ho trattenuto il respiro nel vedere avanzare, tagliando le dense nubi ammassate attorno al ponte in costruzione, l’ombra grigia e compatta del veliero che avanzava tra le onde piatte del mare, smembrando il grigiore inerme che mi circondava e liberandomi dall’oblio della prigionia.
Tuo padre mi ha invitato a seguirlo per mare, condividendo con me brevi sprazzi della sua conoscenza, aiutandomi inconsciamente a ricongiungermi a te.
Ti pensato sempre.
Ogni singolo giorno, ogni singolo momento.
Prima sull’isola prigione, con tristezza e voglia di riabbracciarti, e poi sulla nave ribelle con speranza e amore crescente.
Ero subito venuta a conoscenza delle tue gesta a Marine Ford e al tuo secondo messaggio cifrato nell’avventura con Rayleigh e Jinbe.
“Aspettate” ci chiedevi con un sorriso “Aspettate solo due anni”.
Quel giorno, stringendo il giornale tra le mani sotto la tagliente bufera spinta dal vento contro le vele della nave di tuo padre, mi sono ripromessa di diventare la migliore per te, per non dover essere più divisi.
Mi sono ripromessa, bagnando con silenti lacrime i caratteri d’inchiostro del quotidiano, che quelle sarebbero state le ultime lacrime di dolore della mia vita, perché da quel momento in poi sarei stata forte e coraggiosa, pronta a tutto pur di rimanerti accanto e di essere una tua degna compagna.
E ora questa promessa la impregno anche del corvino inchiostro di questa lettera, pegno della mia decisione: Monkey D. Luffy, io ti prometto che sarò la miglior archeologa del mondo e che nessuno più ci dividerà.
Sarò forte per te, migliorerò per te, crescerò per te, amor mio.
Firmo con sangue e lacrime questo giuramento, mio capitano, sperando che come abbia trovato il coraggio di cambiare per te, trovi un giorno anche la forza di dirti quanto di amo.
Tua per sempre,
Nico Robin di Ohara “
 
Rufy inclinò il capo osservando quel sgualcito e giallognolo foglio, scivolato dalle pagine di un libro sul comodino della sua Robin, quando vi era inciampato nel vestirsi maldestro quella mattina, saltellando attorno al letto.
Lo rilesse attento, sorridendo ad ogni riga e parola.
Delicato, ripiegò la lettera, riponendola tra le pagine del tomo, nascondendola tra le facciate di storia che tanto amava la sua archeologa.
Piano si alzò dal materasso cigolante del suo letto, avviandosi verso la cucina per la colazione, dove già lo attendevano tutti i suoi Nakama.
Sorridente si sedette a fianco di Robin, baciandola dolcemente sulle tempie.
-Tranquilla, mia Regina…- le sussurrò all’orecchio, facendole arrossare le gote -… nessuno più ci dividerà… te lo giuro anch’io…-
 

   
 
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