Allora, eccoci con il
secondo capitolo di questo capitolo, non avrei mai aggiornato in tempo e non
avrei dovuto aggiornare perché dovevo studiare ed invece ho scritto (e sommerso
la mia cucina di dolci, questo però non ha reso fattibile le mie Reazioni)
quindi spero gradiate questo capitolo ed io intanto vado a mangiucchiare dei
muffin che ho sfornato ieri.
Ringrazio di cuore le sei
persone che hanno inserito questa storia nelle seguite e serin88 che ha recensito.
Baci baci
RL&H
Tutto ciò che ‘è di
semplice
(Kagome II)
Il ragazzo aspro come una scorza di limone
Kagome aveva afferrato il libro di Ayame di chimica, per confrontare
gli esercizi, Kikyo era in ritardo, cosa profondamente strana. “Mi sa che
questo è sbagliato” aveva commentato Sara Asano, piantando il dito su un
esercizio, “Impossibile, li ho copiati da Jackotsu” aveva spiegato la ragazza
dai capelli ramati, prima di indicare il ragazzo dal volto efebico che
continuava a passarsi il rossetto sulle labbra, davanti l’occhiata stupefatta
del suo compagno di banco e di Shunran Pantera che continuava a punzecchiarlo
dicendoli che non era il suo colore. “Si è corretto” aveva detto Byakuya quando
Kagome li aveva posto l’esercizio sotto gli occhi, “Bene” aveva detto, prima di
vedere con soddisfazione che anche il suo era corretto.
Era da buone due settimane che si era trasferito in quella città ed in
quella nuova scuola; quasi le sembrava strano pensarlo ma poteva essersi
ambientata meglio di quanto avesse mai fatto. “Qualcuno ha visto Kikyo?” aveva
domandato, guardando Naraku che si divertiva a svuotare l’astuccio di Ginta
ogni volta che questo si distraeva, per spargerli un po’ ovunque, “Io si” aveva
detto Hiten, mentre rovesciava il contenuto della borsa sul banco alla ricerca
di chi sa cosa, “Credo che abbia intenzione di marinare la scuola” aveva
commentato quello. “Kikyo?” aveva domandato esterrefatta, quella Kikyo? Quella
stessa ragazza tutta precisa e seriosa che si appuntava qualunque cosa
dicessero i professori? Quella lì? “Sei sicuro?” aveva domandato Kagome,
“Certo” aveva commentato quell’altro.
Il professore era entrato, ma a sorpresa non era entrato il
professor Gyu-oh di chimica, con quel sorriso affascinante in viso, ma al contrario era
arrivato il professori di educazione fisica, il signor Hoshiyomi, “Ragazzi”
aveva detto con la stessa severità di quanto contava le flessione, “Il professor
Izumo ha avuto un piccolo incidente” aveva commentato, “Intossicazione
alimentare” aveva aggiunto, roteando gli occhi al cielo, “Sono stati i ragazzi
dell'ultimo anno” aveva detto sommessamente Byakuya, facendo ridacchiare Ayame,
prima che commentasse che effettivamente ne aveva sentito parlare. “Quindi per
la vostra gioia, farò vedere più sole ai vostri visi pallidi da computer
dipendente” aveva commentato il professore, “Non abbiamo la tuta” si era
lamentata Sara Asano, “Faremo qualcosa di poco impegnativo” aveva risposto
quello, prima di afferrare il registro per fare l’appello, “Miiko dov’è?” aveva
chiesto, guardandosi intorno, “E’ assente” aveva risposto Kagome, “Inusuale”
era stato il commento del professore Hoshiyomi, prima di scriverlo ed uscire
dalla classe.
Così li altri lo seguirono, “Tutta ieri a studiare chimica per niente”
si era lamentata Ayame, “Ma non avevi copiato gli esercizi?” aveva chiesto
indiscreto Moryomaru, ricevendo dalla ragazza un’occhiata fredda, “Che classe
ha educazione fisica a quest’ora?” aveva domandato Hiten, “Mio fratello” era
stata la precipitosa risposta di Shunran, “Quarta sezione del terzo anno” aveva
aggiunto. Kagome si fermò a riflettere su chi conoscesse di quella classe,
Jinenji e Tsubaki, che pareva averla presa in antipatia solo perché per la
scuola girovagava con Kikyo, ed anche Koga Yoro ed il suo amico dalla cresta,
si e se non sbagliava c’era anche lo scorbutico ragazzo che guidava la moto,
quello che il primo giorno l’aveva chiamata Strega.
Jackotsu le si era letteralmente buttato addosso, “Un’ora intera a
poter guardare il mio bel Inuyasha, dopo potrei anche morire” aveva squittito
con gli occhi sognanti, Kagome aveva riso a vederlo così, quel ragazzo era
proprio strano, oltre al suo aspetto così femmineo, che accentuava con il
trucco pesante, ma proprio nella sua interezza, un giorno mentre passeggiava
con Kikyo aveva domandato di descriverglielo, aveva risposto che per le ragazze
era più che innocuo. La ragazza si infilò i capelli dietro l’orecchio, “Un bel
ragazzo?” aveva chiesto, “Il più bello del mondo” aveva esclamato quello, lei
aveva ridacchiato e la tranquillità di quel momento era stata rovinata da
Naraku, “Qualcuno si mangerà le mani per non esser venuto” aveva detto
scanzonato, lanciando un eloquente sguardo a suo cugino che aveva riso senza
mezzi termini, Jackotsu si era morso il labbro. C’era qualcosa di non detto in
quella conversazione.
Quando arrivarono al campetto, Kagome notò immediatamente i ragazzi che
giovano a calcetto, le ragazze invece parevano starsi esercitando con la corda.
Tsubaki stava saltava la corda, mentre Abi si era intrecciata la corda alle
gambe ed era caduta a terra come una pera. Un ragazzo, invece non sembrava star
giocando con i ragazzi, ma tentasse la corda con le ragazze, ma come l’altra
ragazza sembrava parecchio incapace, “Kao! Kao!” l’aveva chiamato Moryumaru
alzando le mani per farsi vedere, quello aveva ricambiato il saluto, prima che
una pallonata lo colpisse in pieno viso. “Povero” aveva detto il ragazzo dai
capelli a caschetto, “E quello chi è?” aveva domandato la nuova, guardando quel
povero ragazzo dai capelli ricci che cercava di togliersi le corde di dosso,
“Il capo del club di Giardinaggio” aveva detto Ginta, “Un tipo abbastanza
strano” aveva commentato Ayame, Jakotsu aveva fatto un mellifluo commento sul
fatto che l’orientamento sessuale di quel tizio fosse anche più incerto del
suo, era effettivamente alla vista molto femminile, “Perché sul tuo ci sono mai
stati dubbi?” aveva domandato Hiten sardonico, prima di allontanarsi, seguito
da una sghignazzante Shunran.
Kagome stava cercando di sollevare il busto, mentre Jakotsu teneva le
sue mani sulle sue scarpe da tennys, per aiutarla a fare le flessioni. “Suto!
Suto!” stava chiamando Byakuya, mentre teneva i piedi di suo cugino che
ignorava deliberatamente quello che doveva fare, preferendo starsene steso
sull’erba fresca, sotto lo sguardo curioso della ragazza, Naraku si era difeso
come un ragazzo più intellettuale; “Che vuoi?” aveva gracchiato il compagno di
educazione fisica di Kagome, “Dov’è Banryu?” aveva chiesto indicando i ragazzi
che giocavano a calcio, “Aveva un compito” aveva gracchiato Jakotsu, prima di
tornare a contare le flessioni della ragazza, intrecciandosi un po’ con i
numeri, non era alquanto brillante nei conti.
“Certo che Inuyasha è proprio bello” aveva detto sognante il ragazzo,
liberando i piedi della ragazza dalla sua morsa, quella si sollevò e guardò il
campo, “Qual è?” aveva domandato, “Il più incantevole” aveva detto con la voce
tipica delle ragazzine innamorate Jakotsu, mancavano solo cuori svolazzanti
attorno alla sua testa o rubicondi angioletti armati d’arco e frecce. Gli
esaminò: Koga era un bel ragazzo, ma il più carino Kagome dovette ammettere era
il motociclista, non sapeva il suo nome ma da quando l’aveva quasi investito il
primo giorno di scuola l’aveva rivisto tutti i giorni, era alto dai capelli
chiari ed occhi di miele puro, sarebbe stato il suo uomo ideale se non avesse
avuto un carattere aspro come quello di un limone. “Quello” disse additando
discretamente il motociclista, “Vedi Higurashi, abbiamo gusti simili” aveva
squittito il ragazzo. Bene l’acido sbruffone dai capelli pallidi si chiamava
Inuyasha.
Il resto accadde troppo velocemente perché sapesse spiegare bene come,
ma la pallonata la colpì dritta in testa, così che lei finì a terra. Quando
riaprì gli occhi, un mucchio di facce la stavano guardando, i due Onigumo,
Suto, Inuyasha, Koga e Tsubaki. “E’ viva” aveva commentato acida l’unica
ragazza, infilando una mano tra i capelli albini, “Sorella ti chiediamo scusa”
aveva detto Koga con incredibile aulicità, con un espressione seria, afferrando
con entrambe le mani una sola delle sue e stringendola calorosamente, “Non
preoccuparti” aveva detto imbarazzata lei, cercando di far scivolare via la
mano dalla presa, “No dobbiamo, è stata colpa di questo Botolo qui” aveva detto
quello con un tono rancoroso quasi ringhiando verso il ragazzo dai capelli
pallidi, “Non dar la colpa a me se non sai riprendere un pallone e se questa
stregaccia era in mezzo ai piedi” aveva detto sostenuto quello. Kagome si era
sollevata dalla sua posizione supina, “Hei tu” aveva detto arrabbiata, “Abbi
almeno la buona creanza di scusarti” aveva detto infervorata, una pallonata
nell’ora di educazione fisica era più che legittima, ma un comportamento così
antipatico no. Inuyasha aveva incrociato le braccia per enunciare la sua
superiorità, gli occhi miele brillavano di stolta audacia, “Io non devo delle
scuse proprio a nessuno” aveva stabilito; Koga l’aveva guardato, “Veramente
dovresti” aveva esclamato, “Probabilmente la bella Kagome avrà un livido a
deturparle il viso a causa tua” aveva aggiunto, con gli occhi azzurri
infiammati di ardore, prima di prendere la mano della ragazza, “Ma ciò non toglie
che la tua bellezza resterà immutata” aveva detto troppo invadente. Lei era di
tutti i colori dell’arcobaleno.
Jakotsu aveva ridacchiato, “Koga amo la tua intraprendenza e se fosse
rivolta a me ti sarei già saltato addosso” aveva commentato il ragazzo,
accarezzandoli il braccio, “Ma direi che così traumatizzi Kagome” aveva detto
prima di liberare le mani della ragazza dalla presa del ragazzo. E lei ma li fu
più immensamente grata, “Appurato che la principessina è sana e salva, torniamo
tutti ai propri affari” aveva commentato Tsubaki, con un tono infastidito,
arricciando il naso. Byakuya aveva tossicchiato, “A me piacerebbe vedere come
finisce” aveva squittito, ricevendo un pizzicotto dalla ragazza. Allora Naraku
aveva parlato per la prima volta, “Sperare in un atto di tale maturità da
Inuyasha sarebbe stupido quanto inutile” aveva detto con quel suo tono di
incredibile superbia, ma un attimo dopo il ragazzo in questione l’aveva
atterrato con un pugno sul naso, “Tu non devi permetterti Bastardo!” aveva gracchiato
infervorato, Jakotsu aveva intercettato il polso prima che potesse colpirlo di
nuovo, così come Byakuya si era impegnato per soccorrere il cugino, mentre
Tsubaki asciugava con un fazzoletto il naso sanguinante del ragazzo. Si erano
poi allontanati a teste basse, ma macchinosi.
“Sai che odio essere d’accordo con te” aveva enunciato Koga, “Ma si,
Kami, era ora che qualcuno rompesse quel visino” aveva ringhiato quello,
Inuyasha aveva annuito, sorridendo appena. Kagome era rimasta in silenzio, non sembrava
difficile decretare che tutti odiassero Naraku e con sincerità non le era
eccessivamente estranea come idea. Jakotsu aveva accennato un sorrisetto, “Tipo
strano hai intenzione di lasciarmi?” aveva chiesto il ragazzo dai capelli
chiari, cercando di divincolarsi dalla stretta di quello, “Una volta che ti ho
preso, non ti lascio più” aveva commentato suadente, appiccicandosi al suo
fianco, il ragazzo dagli occhi azzurri era scoppiato a ridere, “Qualcuno mi
salvi” aveva detto Inuyasha, cercando di sfuggire a due labbra a polipo come
quelle dell’altro ragazzo che si avvicinavano pericolosamente a lui. L’unica
ragazza lo arpionò per le spalle, “Suto, credo che sia meglio che tu non lo
baci, rischieresti di prenderti un’indigestione” aveva detto, allontanando
dall’altro ragazzo, “Credo sia caustico” aveva aggiunto scherzando.
Era finita l’ora della professoressa Midoriko quando si era chiusa in
bagno per cercare di chiamare Kikyo, era certa che avrebbe gioito nel sapere
che qualcuno aveva colpito Naraku in pieno viso. Aveva incrociato una ragazzina di primo anno
che cercava di lavar via una macchia non identificata dalla camicia, “Serve
aiuto?” aveva domandato, ma quella aveva mosso la testa in segno di negazione,
era piccola con i capelli scuri ed un ciuffo di capelli raccolti in una piccola
coda, “D’accordo” aveva detto prima di chiudersi in un gabinetto, aveva poco
tempo prima che il professore dell’ora dopo venisse, così compose il numero. “Pronto”
aveva sentito la voce di Kikyo dall’altro lato del capo mentre soffocava una
risata, “Sono Kagome” disse, prima di mordersi il labbro, era ovvio che lo
sapesse, aveva registrato il numero, “Dimmi” aveva detto bonaria
l’altra, “Volevo sapere come va, oggi non sei venuta” aveva commentato, “Il mio
vicino di casa mi ha praticamente obbligato a saltare la scuola” disse lei, con
una mezza accusa, dall’altro lato del telefono sentì qualcuno lamentarsi,
“Volevo anche dirti che il professore di chimica è assente, si vocifera che
l’abbiano intossicato di proposito” aveva bisbigliato lei, Kikyo aveva espresso il suo disappunto, “Ed
un ragazzo della quarta sezione ha tirato un pugno a Naraku oggi” aveva
comunicato Kagome cristallina, così l’altra aveva ridacchiato, “E’ fantastico”
aveva squittito. Sarebbero rimaste a parlare al telefono ma la ragazza doveva
scappare alla lezione successiva, non comunque con la promessa dell’altra di
passare a trovarla quel pomeriggio per prendere i compiti.
Durante le ore di storia, Shunran si era seduta accanto a lei, per
poter infastidire Ayame , sebbene aveva giustificato la
situazione dicendo che non aveva voglia di avere a che fare con il misogino del
suo vicino di banco, Hiten le aveva mandato un bacio. Kagome non aveva detto
niente, non aveva molto parlato con quella ragazza, aveva sempre un espressione
di superbia e spendeva tutte le lezioni a parlocchiare con Goryomaru o Hiten,
mentre tutto il resto degli intervalli con un gruppo di altre tre persone.
“Signore, la vostra presenza illumina la mia giornata” aveva detto Byakuya con
un sorriso sornione, ricevendo una
gomitata dalla compagna di banco, “Ricordatevi dell’elezione a rappresentate di
classe” aveva aggiunto il ragazzo, ignorando il gestaccio di Ayame. Kagome
trovò singolare il suo continuo ricordarlo, “Vuoi per caso candidarti?” chiese
alla fine, “Naraku non mi perdonerebbe mai” aveva detto indicando il cugino,
che se ne stava incupito mentre continuava a premere il cerotto sul naso, tremendamente
infastidito. Il ragazzo si voltò verso di lei e fece la cosa che meno la
ragazza si sarebbe aspettata: sorrise; e la cosa l’inquietò.
Aspettava sempre Souta alle fontanelle, lui andava sempre li con i suoi
compagni di classe e lei l’aspettava approfittandone per sorseggiare qualcosa.
“Volevo dirti grazie” aveva esordito qualcuno affiancandosi a lei, un ragazzo
alto dai capelli più chiari che avesse mai visto, “Per avermi salvato dalle
labbra a ventosa di Suto” aveva squittito quello, “Oh Inuyasha io ho salvato le
sue labbra dal tuo sapore aspro da scorza di limone” aveva risposto lei,
infilando una mano tra i capelli scuri. Il ragazzo aveva sorriso malefico,
“Stregaccia” aveva detto lamentoso. Davanti quell’espressione buffa, la ragazza
era scoppiata a ridere, “Comunque …” aveva enunciato, “Non ci siamo formalmente
presentati: Kagome Higurashi” aveva affermato allungando la mano, il ragazzo
l’aveva presa, “Inuyasha NoTaisho” aveva risposto lui, rispondendo alla
stretta; lei non seppe esattamente cosa, l’avrebbe poi imputato al suono, ma
c’era qualcosa in quel nome che le piacque particolarmente. “Sei strano però”
aveva commentato la fanciulla, “Mi ringrazi per un nonnulla e non mi chiedi
scusa per una pallontata” aggiunse con un sorriso sardonico, quello si limitò a
sbuffare, “Tu sei una stregaccia e basta” aveva stabilito scorbutico prima di
andare via.
Kagome si perse in un mero sorriso nel vedere la schiena di Inuayasha
sparire nel parcheggio. Non amava particolarmente gli sbruffoni, aveva sempre
avuto una cotta per Hojo perché era distante anni luce da questo genere di
persona, era dolce, amichevole e dolce, con quella passione inusuale per i doni
mitologici; aveva sempre pensato che sarebbe andato d’accordo con suo nonno.
Una mano si posò sulla sua spalla, “Sei radiosa” aveva enunciato una voce
leziosa, Naraku Onigumo nei suoi suadenti occhi scuri come una notte senza
stelle la fissava, “Grazie” disse lei a disaggio, spostandosi qualche passo
indietro per sfuggire alla presa sulla spalla, c’era qualcosa in quel sorriso
che la metteva a disaggio. Dopo qualche titubanza chiese solamente come andava
il naso, il ragazzo si era tastato il cerotto, “Nulla di grave, probabilmente
domani non farà neanche male” aveva detto quello, accompagnando il tutto con un
sorriso favolistico, Kagome aveva adocchiato suo fratello che veniva verso di
lei, mentre confabulava con un ragazzo dai capelli ramati, “Devo andare” disse
allora evasiva all’altro ragazzo.
Afferrò Souta per un braccio trascinandolo via, quello si era lamentato
malamente ed aveva urlato all’amico di salvarlo da quella ragazza, “Oh!
L’avessi io una ragazza che mi prende così” aveva squittito l’altro con un
sorriso divertito, “Shippo è mia sorella” si era lamentato il ragazzino bruno
cercando di liberarsi dalla presa di rapace della sorella, che a sentir quel
discorso aveva ridacchiato divertita. Lasciò la presa solo fuori i cancelli
della scuola, “Kagome che ti è preso?” aveva detto lamentoso il fratellino,
“Dovevo liberarmi di una persona” aveva risposto quella, prima di invitarlo a
procedere per andare a casa, aveva una certa fame e non sapeva esattamente
quando Kikyo sarebbe arrivata; “Va bene” si era lamentato il ragazzino.
Erano le prime ore del pomeriggio quando sua madre entrò in camera sua.
La ragazza era stesa sul letto che tormentava il suo gattino, “Kagome è
arrivata la tua amica” disse sua madre, titubando un po’ sull’ultima parola,
“Scendo” aveva risposto lei con allegria, prima di lasciare le zampette della
bestiolina. Aveva detto a sua mamma che una compagna di classe sarebbe venuta a
studiare da lei quel pomeriggio e quando viveva ad Osaka erano scene correnti,
forse la titubanza di sua madre era dovuta al fatto che dopo due settimane non
potesse considerare Kikyo propriamente un amica. Capì il vero motivo di
quell’incertezza solo quando entrò in salotto e suo nonno stava spacciando una
testa di lucertola per un manufatto taumaturgico ad una ragazza dai capelli
castani, che pareva davvero interessata. “Nonno!” l’aveva rimproverato lei,
prima di voltarsi verso la ragazza, non era Kikyo si accorse, non era neanche
una ragazza, era Jakotsu con i capelli sciolti, il viso truccato, vestita
d’abiti femminili, compresa una svolazzante gonna ed una sciarpa di mille
colori; si in quelle condizioni poteva apparire davvero una ragazza sebbene la
marcatura del volto tradisse un aspetto più che maschile.
“Non mi aspettavo di vederti” disse lei, avvicinandosi e dandoli due
baci sulle gote, “Ed io non mi aspettavo che tu e Kikyo non mi invitaste” si
era lamentato il ragazzo, pigiandole un dito sulla guancia; “Era per studiare”
si era difesa Kagome, “Non importa” aveva detto Jakotsu mettendo un espressione
indispettita sul viso ed incrociando le braccia al petto. Suo nonno nel
frattempo era ripartito all’attacco con un unguento che si dicesse in grado di
far cadere ogni uomo ai propri piedi, “Potrei usarlo con Inuyasha” aveva
gracchiato il ragazzo, prima che la proprietaria di casa li tirasse una
pizzicata all’orecchio, “Non lasciarti abbindolare” disse categorica, “Ma
potrei conquistare l’uomo della mia vita” aveva esclamato quello, con gli occhi
persi nel mondo dei sogni, “Sei tutto matto” squittì lei. Allora suo nonno
aveva cominciato ad elogiare l’unguento nei suoi molteplici usi, cominciando a
mostrare il listino dei prezzi, “Ma ad un’avvenente signorina come te potrei
regalarlo” aveva aggiunto, “Se non fosse così stagionato mi butterei anche su
di te, nonnino” aveva detto suadente Jakotsu, ma Kagome l’aveva ripreso per la
vita, con una risata prigioniera tra le labbra e l’auto imposizione di non dire
a suo nonno il vero sesso del ragazzo.
Souto rimase in silenzio assoluto quando vide la scena che si
presentava davanti a loro, “Sono arrivati i tuoi amici” aveva commentato il
ragazzino, indicando qualcuno alle sue spalle, “Come?” aveva inquisito lei,
prima di sollevare gli occhi e vedere alle spalle di suo fratello Kikyo,
incantevole in un vestito sobrio, ed ai suoi fianchi Ayame e Byakuya, l’ultimo
con un sorriso frivolo sul viso. “Ragazzi che ci fate qui?” aveva domandato
Kagome sciogliendo la presa dalla vita dell’amico, “Lui” aveva detto Ayame,
indicando Jakotsu che aveva sorriso malizioso, Kikyo aveva battuto la mano sul
viso, tremendamente dispiaciuta, mentre Onigumo aveva informato dispiaciuto che
Hiten si scusava per non essere riuscito a venire, i suoi fratelli minori
avevano diversi e svariati problemi; “Non fa niente” aveva commentato la
padrona di casa grattandosi la testa.
Si erano sistemati tutti in sala a studiare, poiché erano più di quanti
la sua scrivania potesse contenere. Anche se il termine studiare era stato
alquanto esagerato; in tanta gente era difficile concentrarsi ed anche se
alcuni di loro brillavano in svariate materie, quando era stato il momento di
inglese tra i ragazzi era cominciato il vero dramma, tra pronunce sbagliate e
frasi da ambigui significati. La signora Higurashi era venuta da loro con un
vassoio con del tè bollente e dei biscotti al cioccolato, “Ho convinto mio
suocero che avreste preferito questo che baffi di tengu” aveva detto quella,
posando il vassoio sul tavolo; “Grazie mamma” sussurrò la ragazza, “Siete
gentilissima” aveva detto Byakuya facendoli un baciamano, guadagnando un
occhiataccia dall’amica. Ayame aveva ringraziato con costanza, mangiucchiando
un biscotto, Kikyo anche aveva dimostrato un immensa gentilezza e solo quando
la signora era andata via, Byakuya aveva espresso il suo parere che anche il
nonno sarebbe andato bene con le sue strane reliquie. “Comunque dovete
spiegarmi il pugno che hanno tirato ad Onigumo” aveva detto la ragazza che era
stata assente, “Penso mi mangerò le mani per averlo perso” si era lamentata
elegiaca Ayame, “Non mi pronuncio” aveva commentato il cugino della vittima
sollevano le mani al cielo, “Non è stata poi così epico” aveva invece sminuito
la situazione Jakotsu, mordendosi il labbra tinte di rosso, con una certa
incertezza.
Kikyo lo aveva guardata preoccupata, “Scherzi?” aveva esclamato
perdendo il suo autocontrollo, “Nessuno colpiva Naraku da Giugno” aveva
aggiunto, ma il sorriso che aveva sulle labbra era sparito velocemente, così
aveva afferrato quello che restava del tè nella sua tazza ed aveva mandato giù,
il ragazzo in gonnella aveva posato una mano sulla sua schiena e l’aveva fatta
scivolare in modo dolce. Kagome aveva trovato quel atteggiamento alquanto
sospetto ma gli altri due non avevano dato segno di accorgersene, “Ritorniamo a
Shakespeare?” aveva proposto Byakuya, esibendo il libro di inglese ormai da
troppo abbandonato sul tavolo a se stesso, “Essere o non essere questo è il
dilemma” aveva commentato Ayame, sollevando un sopracciglio, “Odio Amleto” aveva
confessato la padrona di casa.
L’ultima ad andare via fu Kikyo, scusandosi innumerevoli volte per
essersi lasciata sfuggire del pomeriggio con il loro ambiguo amico che aveva
poi invitato gli altri, “Tranquilla” aveva detto Kagome, stringendola in un
abbraccio confortevole. Non le era dispiaciuto un pomeriggio in allegria,
l’aiutava moltissimo a socializzare ed in una situazione angustia come una
nuova scuola non poteva che farle piacere. “Ad Osaka lo facevamo spesso, era
una cosa che mi mancava” aveva commentato la padrona di casa, con un sorriso
amichevole, che l’ospite aveva contraccambiato.
Shippo aveva aspettato la mattina Souta ai cancelli, ma con loro c’era
anche un ragazzo più alto dai capelli bruni, aveva mosso a malapena la mano
quando li aveva visti, “Hirakoitsu del secondo” le aveva illustrato il
fratellino, lei aveva comunque sorriso di miele. Aveva lasciato i ragazzi per
conto proprio ed era entrata nello spiazzale davanti l’ingresso, cercando con
gli occhi i suoi compagni di classe, ma aveva trovato Jinenji che conversava
con Inuyasha, il ragazzo si era allontanato dall’amico e si era diretto verso
di lei. La prima cosa che Kagome notò non era l’aspetto trasandato o quanto
radiosi fossero gli occhi, ma l’ambigua spilletta che esibiva sul blazer nero,
era rossa e sembrava un cane. “Ciao stregaccia” enunciò lui immediatamente, con
quell’espressione spinosa sul viso; più lo conosceva più si convinceva fosse
aspro come un limone, era già pronta sulla punta della sua lingua una
battutaccia sull'agrume in questione quando di nuovo l’attenzione su catturata
dalla spilla ed allora la parola le uscì fuori spontanea: “Accuccia” e
l’espressione di Inuyasha era stata una maschera di puro stupore, “C-Come?”
aveva balbettato poi, “Mi hai capito” aveva imbeccato Kagome, pigiando il cane
rosso sulla divisa a quel punto il ragazzo dai capelli chiari aveva compreso.
Probabilmente, pensò la ragazza, avrebbe voluto dibattere, vedeva già fiorire
dalle sue labbra chi sa quale offesa, ma l’avvicinarsi cheto di Kikyo l’aveva
zittito. “Ciao Kagome” aveva detto la sua vicina di banco con tranquilla, ma
molto più mestamente aveva salutato il ragazzo, dal canto suo lo sbruffone era
stato come defraudato dalla spavalderia o della parola stessa ed aveva salutato
la mano come accenno. Questo, si disse, era veramente sospetto.
[Nel prossimo capitolo se
ci sarà: Kagome III e a scanso di equivoci dovrebbe chiamarsi “La
cospirazione ai danni del Ragno”]