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Autore: Ashbear    31/03/2013    0 recensioni
Se la vita fosse un libro che va letto, una riga potrebbe cambiare il corso della storia? A volte, è meglio che quelle parole non vengano scritte.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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WHERE SILENCE HAS LEASE
scritta da Ashbear, tradotta da Alessia Heartilly
Parte IV

La mia mente e il mio corpo erano bloccate in una battaglia di volontà, mentre perdevo e riacquistavo conoscenza. Linee spettrali si sono solidificate, e poi si sono trasformate in qualcosa di familiare.

Era come svegliarsi da un sogno intenso in cui ero preso tra due piani; in quei secondi fuggevoli, coesistevano due mondi. (familiare?) E anche se non ricordo i dettagli del mio sogno, di certo ricordo le mie emozioni.

Le sento ancora. Sono potenti e spietate.

Frammenti. Pezzi. Sta tornando tutto. È così che so che questi ricordi sono reali - i sogni spessi svaniscono in fretta.

È difficile tenere gli occhi aperti, ma più ci provo e più sembra diventare facile. La prima cosa che noto è che non c'è completamente buio.

È una dannata, tenue vampa verdognola a riempirmi la vista. È familiare; la notte in Infermeria. Se essere malato non è già abbastanza brutto, vogliono assicurarsi che tu - e chiunque altro - sembri una merda totale.

Ho notato Quistis seduta vigile accanto al mio letto. Non era in sé, e sembrava distrutta ed esausta, e non per la luce. Sorridendo dolcemente, non ha mostrato altro e quando ha parlato le parole sono risultate quasi... provate e riprovate.

"Sei sveglio."

Non sta facendo la parte di una persona felice di vedermi sveglio. Volevo chiederle così tante cose - capire. Onestamente, la sua reazione in sé era diventata una domanda.

"Di nuovo."

Con quella singola parola è arrivata un'ondata di chiarezza. Quistis è diventata malvolentieri una sua prigioniera, intrappolata nel mio perpetuo già visto. I suoi occhi mi hanno studiato esitante, prima di indicare la flebo.

"Ci siamo già passati."

Forse questo spiegava anche la sua mancanza di empatia. C'era quasi questo... soppesarmi? A dir poco, era imbarazzante, e io sentivo una precisa tensione che annebbiava la stanza.

Quistis si è tenuta a distanza; c'era qualcosa da dire, su questo. Era sempre lei quella che chiamavano per prima quando ero fer...

...Ma che diavolo?! (la tempesta ha colpito.)

Non so cosa diavolo stessi pensando, o perché stessi lì seduto e basta con una tale dannata cautela. Come avrei potuto...? Dovevo alzarmi, dovevo trovarla. (è crollato. è crollato) Avevo bisogno di essere ovunque tranne lì. Ho cercato di muovermi, ma ho incontrato una resistenza fisica. (dolore. non importa.)

"Squall, sei stato ferito. Devi restare calmo. Squall, ascolta." Sì, lei può stare calma e ascoltare; non è lei quella legata al dannato letto. "Ascolta, devi riprenderti. Non farlo... per favore. Se non per me o per te - stai calmo per-"

"Ri-" Avevo la voce troppo roca; la parola è rimasta silenziosa.

L'unica cosa che sapevo (senza ricordare) è che ogni volta che mi svegliavo, i miei pensieri erano sempre con Rinoa. Senza errore.

"Sì, Rinoa. Rimani calmo per lei. Sta bene, Rinoa sta bene."

Quistis era in piedi. Quando? Come? Non lo sapevo. (non mi interessava) Aveva le mani premute sulle mie spalle e strette come corde. (non toccarmi. non farlo) Cercava di costringermi a guardarla negli occhi. Io facevo l'opposto di proposito.

"Per favore, Squall. Non farlo di nuovo. Ti sentiranno."

Ho guardato.

Non posso dire per certo perché quelle parole precise mi hanno attirato. C'era solo questo fuggevole momento di disperazione che potevo capire. L'ho guardata scuotere la testa, e anche nella luce tenue, potevo vedere le lacrime che le scendevano sulle guance.

"Rinoa sta bene, ma io non posso. I-io non posso-"

"...sopportarlo."

Non ha detto quelle parole, ma io potevo terminare la frase. Quistis era stata esausta e altrettanto disperata. Quanto disperata? Quello era il confine che stavo per raggiungere mentre mi guardavo le corde che mi legavano.

"Bene," è sbottata. "Squall, mi fido di te."

Ho continuato a tacere mentre lei mi slegava. E, come promesso, non mi sono ribellato. Comunque lei evidentemente esitava, ma la sua stanchezza finalmente ha vinto.

Si è seduta e mi ha semplicemente chiesto, "ricordi?"

Mi sono voltato. No. Non ricordavo. (...non volevo)

"Ci siamo già passati... alcune volte." Ha fatto una risata cupa. "Almeno questa è andata... bene. L'ultima volta non molto, la dottoressa Kadowaki ha dovuto darti un sedativo. Non volevo che lei - che nessuno - ti sentisse finché non eri... beh, tu. Diciamo solo che eri - determinato."

Grandioso.

Ancora non mi diceva niente. Beh, a parte il pesante sottinteso che nemmeno nell' 'ultima volta' non mi avevano detto niente. Se avessi avuto risposte, non sarei stato così 'determinato'.

Immagino che, data quella breve storia, Quistis abbia deciso di aspettare finché le sue parole vuote potessero avere significato.

"Vi abbiamo trovato svenuti nella caverna, prima di riportarvi al Garden."

Mi prendeva in giro con quel commento? Non era altro che ribadire cose ovvie.

"...Intendi dirmi la verità?" ho chiesto, facendo involontariamente una smorfia. Rifiutavo ancora di lasciare che il dolore avesse qualche potere su di me.

"Intendi non mettere più la tua vita in pericolo in maniera avventata?"

Touchè. Sembrava che avessimo trovato tutti e due le nostre 'voci'. Comunque, lei non mi avrebbe dato sui nervi.

"Chissenefrega."

Sfortunatamente, non le è piaciuta la mia risposta non-risposta.

"Maledizione Squall! Hai una minima idea di cosa ci hai fatto passare?"

Sì, ce l'avevo.

Non intendevo rispondere, perché preoccuparsi di cose ovvie?

Ho guardato Quistis che si è alzata di nuovo, con il risentimento e la frustrazione evidenti sul suo viso. Voleva andarsene, per fare una specie di affermazione contro la mia sfida.

Mi odiavo per questo; perché non sapevo cosa dire. Non intendevo ferirla, ma la mia mente poteva sopportare solo fino a un certo punto. Qualche minuto fa si è fidata di me abbastanza da togliere i lacci. La sua rabbia è stata fuggevole quando mi ha guardato.

Con la luce fioca e il modo in cui mostrava preoccupazione, mi ha ricordato un genitore. Mi sono imbronciato quando ha allungato una mano per togliermi i capelli dal viso; si è fermata altrettanto velocemente. Ritraendosi, si è sistemata gli occhiali prima di controllare la flebo che avevo al braccio - come se questa fosse sempre stata la sua intenzione.

Onestamente, avrebbe potuto farlo con ognuno di noi; Quistis aveva i desideri conflittuali di proteggere e insegnare insieme. Ellione non si sarebbe fermata, ma lei era sicura nel suo ruolo. In questo aspetto, comprendevo Quistis - stava ancora cercando se stessa, il ruolo in cui si sentiva bene, e non quello voluto dagli altri.

Si è seduta di nuovo e mi ha indicato il petto. Non ero sicuro di cosa stesse facendo quindi ho guardato in basso, confuso... e ora ero io a irritarmi.

"È stato necessario metterti un tubo in gola durante l'intervento. Ti direi di non parlare, ma sei troppo testardo per ascoltarmi. Forse dovrei fartelo dire da Rinoa."

"Non servirebbe. Non ascolterei nemmeno lei." Non l'avrei fatto. Perché mentire?

"Probabilmente no." Si è guardata le mani. "Sembra che niente ti segni mai."

Le ultime parole sono state dette piano, ma a prescindere da come siano state dette, erano sbagliate. Le cose mi hanno segnato; più di quanto abbia mai capito. Ma quelle erano le mie scoperte - ed erano personali per me come qualsiasi parola io abbia mai detto.

Quindi non ho detto niente.

"Bene. Mi fa piacere vedere che sei tornato alla normalità."

Ho capito. Io e la mia 'affascinante' personalità. Desideravo che lei rispondesse semplicemente alla mia dannata domanda.

"Durante la preparazione del mattino, Selphie è entrata di corsa in classe, piuttosto sconvolta. A quanto pare, lei e Rinoa avevano deciso di incontrarsi al Giardino. Non capivo la maggior parte di quello che diceva - solo qualche parola chiave qui e là. Era qualcosa del tipo - rivalità e Zell - panini e Mensa. Per favore, non prendermi in parola, ma era qualcosa che sembrava ridicolo, detto così."

Ha agitato la mano, come per cacciare quel pensiero. Per una volta, non ero in disaccordo.

"Era convinta che qualcosa non andasse. Conosci Selphie e la sua determinazione - insisteva che Rinoa non avrebbe mandato a monte una tradizione di dieci mesi. Quindi ho ceduto."

L'ho vista reagire subito, mentre tutti e due capivamo il significato secondario(1). Quistis ha borbottato una scusa, in fretta, vergognandosi troppo anche solo per guardarmi. Penso che credesse di aver commesso chissà che peccato capitale. Stavolta, è toccato a me 'cacciare il pensiero', anche se con un cenno della testa dato che muovere le mani non era una mia priorità.

La cosa ironica? Questa era una di quelle volte in cui trovavo un certo umorismo macabro nel suo commento. So quanto sarebbe socialmente inappropriato, e cosa sembrerebbe. Ecco perché era meglio tenermi per me pensieri di quel tipo.

Fortunatamente, lei si è perdonata.

"Fondamentalmente, mi ha preso la mano e mi ha trascinata nel tuo ufficio. Già che c'ero, ho pensato di prendere anche le Ragnatele. ...Ma è saltato fuori che - tu non c'eri - e alla fine abbiamo scoperto che non c'era nemmeno la macchina."

Grandioso. Mi sono accorto che dovevamo la nostra sopravvivenza a un miscuglio di determinazione di Selphie e feticcio di Zell per la carne. Forse avrei dovuto essere un po' sorpreso, ma ero anche grato. Per una volta, volevo accettare le loro idiosincrasie per quello che erano. Onestamente, dovevo a Selphie qualche biglietto del treno di prima classe, e a Zell un freezer pieno di panini.

"Abbiamo rintracciato la macchina con il GPS. Selphie ha avuto la lungimiranza di portare Angelo, che si è rivelata una manna dal cielo. Vi abbiamo trovato sorprendentemente in fretta, dopo... ma era sera da un pezzo, ormai."

Immagino che dovrei informare Zell che avrebbe dovuto dividere il suo tesoro con 'qualcuno' molto più basso, e solo un pochino più peloso.

Alla fine, sapevo che probabilmente sarei risultato più grato. Lo ero, ma avevo troppi altri pensieri in testa. Mi sono trovato a controllare l'ora, irritandomi per tutti quei secondi sprecati. Guardare l'orologio era diventata una dipendenza sempre più forte. Il mio bisogno aumentava, rispecchiando la mia ascesa nei ranghi.

Mi preoccupava trovarmi così concentrato sul tempo. Negli ultimi anni, ne volevo sempre di più (con lei). Ma nell'ultima giornata, il tempo era stato tutta la nostra vita.

Il tempo aveva un modo di...

No.

Fissando l'orologio, ho capito; quello che pensavamo fosse lo stesso giorno del pranzo probabilmente era la mattina successiva. La notte che dubitavo avremmo superato l'avevamo giù superata.

Questo diceva qualcosa del tempo in cui eravamo scomparsi, ma a me mancavano altre spiegazioni. Come eravamo arrivati dal pavimento al muro? Era ancora quel déjà vu che non riuscivo a scrollarmi di dosso. Significava anche che avevamo parlato di altro che potevo ricordare? Se così-

Mi sono irrigidito.

Ero accecato da una sensazione che non potevo descrivere. (panico. disperazione) Era come l'attacco a sorpresa di un nemico, che ti lascia con quella confusione momentanea. Rinoa ricordava qualcosa?

Questo mi terrorizzava - e se questi ricordi erano soltanto miei? Se lei non ricordava, allora avrei dovuto dubitare che fossero anche solo reali. Forse ero stato la vittima di un sogno lucido?

I miei ricordi dovevano essere reali. (dovevano)

"Voglio vedere Rinoa."

"Squall, ne abbiamo già parlato. Mi dispiace."

Ho chiuso gli occhi.

Diamine, quella avrebbe dovuto essere l'ultima cosa che volevo fare, ma dovevo capire i miei pensieri. Quella sanità mentale che mi era rimasta sembrava scorrermi via tra le dita. Prima, Quistis aveva detto costantemente che lei stava 'bene', ma io capivo il giochetto. Si riduceva tutto al calmare un paziente con tutti i mezzi necessari. Per quanto ne sapevo, Rinoa stava peggio di quanto pensassi... o non era nemmeno...

No. Non lo farò. Lei non lo era..

Avevo bisogno di sapere se le parole di Quistis erano solo fumo e niente arrosto. La mia ex insegnante poteva dire praticamente di tutto per tenermi slegato. Ho aperto la bocca per dirle cosa pensavo. Fidatevi, avevo un'opinione - anzi, tante. Ma con mia sorpresa, mi è uscita solo una parola.

"Per favore."

Non penso che lei se la aspettasse (disarmata) e quando ho aperto gli occhi ho visto comprensione.

In quel momento sono arrivate in superficie tutte le mie paure.

Stavolta, quando si è alzata, ho davvero pensato che se ne sarebbe andata. Uscita. Non so spiegarlo, ma non potevo essere solo.

Mi sentivo impotente, e proiettavo tutte le mie speranze su di lei. Non lo sapeva. Per lei ero semplicemente indifferente. Guardando in corridoio, ha esaminato l'altro lato dell'Infermeria. Io avevo trattenuto il respiro. Non me ne ero accorto.

Ha incrociato le braccia e mi ha guardato - con un minuscolo sorriso sulle labbra.

So che la bellezza è soggettiva. Perché anche in quella dannata luce verde, non era mai stata così bella.

"Sai che la dottoressa Kadowaki mi spellerà viva."

"Almeno sei nel posto giusto per un trattamento medico."

Ho sorriso.

Beh, probabilmente mi è uscito come un ibrido tra un sorrisetto e un sorriso, dato che qualcosa probabilmente dipendeva dagli antidolorifici.

Lei ha ricambiato il gesto, e sapevo che Quistis era felice di poter aiutare; anche di più, era felice che io l'avevo accettato. Senza (molte) domande. Era uno di quei rarissimi, se non inesistenti, momenti in cui mostravo anche solo un frammento di me a qualcuno che non fosse Rinoa.

*~*~*~*~*

Con mia sorpresa, Quistis è diventata la mia improbabile campionessa. Non so come ci sia riuscita, ma ha fatto l'impossibile. Mi era stata concessa una momentanea sospensione della pena. Anche se la dottoressa Kadowaki era stata esitante nel lasciarmi andare sulla parola. Tutt'altro. Ho navigato oceani, attraversato il tempo e lo spazio per il bene di Rinoa; si direbbe che possa attraversare un dannato corridoio senza pasticci - e senza l'accompagnamento di guardie armate - sbagliate tutte e due le cose.

Forse era un po' eccessivo, ma avrei lasciato che lo capissero da soli. Ho dovuto chiedermi quanto mi sia comportato male prima; nonostante le legature e i sedativi via flebo.

Inoltre non ero eccitato di scoprire che il patto di Quistis era uno scambio. Per fare trenta metri, in una sedia rotelle, ho dovuto accettare prima una visita medica completa - senza essere, beh... 'affascinante come al solito'.

Durante la visita, ho scoperto che qualcuno può diventare aggressivo se esposto al gas metano. Dai sussurri degli assistenti della Kadowaki, ero incline a concordare.

Tutto quello che volevo era parlare e vedere Rinoa, ma sembrava che l'intero universo stesse cospirando contro di me. Forse mi servivano quei minuti per raccogliere i pensieri e trovare un senso a ogni cosa. Con l'aiuto di due studenti, mi sono trovato seduto su una sedia a rotelle. Mi sentivo del tutto impotente a dover essere sollevato da due estranei.

"Fondamentalmente, signor Leonhart, dichiaro ufficialmente che sei una versione del Garden di una coperta a patchwork. Sei tenuto insieme da una combinazione di medicina moderna, paramagia e magia di Strega. Per non parlare dei punti, stecche e bende. Sei una zuppa di tutto più il lavandino della cucina."

"Potete per favore portarmi da Rinoa e basta?"

"Sì, sì, ma non così in fretta." Sentivo che stava arrivando una predica. Ogni volta che qualcuno che era abbastanza vecchio da essere un mio genitore aveva una cartellina, incrociava le braccia e mi guardava disapprovando, seguiva presto una predica noiosa. In quel momento, persino le lezioni di Quistis sulla junction elementale e status sembravano preferibili.

"Senza offesa dottoressa, ma io..." Come lo dico a qualcuno che non potrebbe mai capire il legame?

"Sì. Sì. Sì." Ha tolto il fermo e mi ha portato fuori dalla stanza. "Tu e i tuoi 'ma', Comandante Leonhart. Bene. A quanto pare la sai più lunga. Sai che ho frequentato una scuola medica solo per sostenere la mia fiorente carriera nel Triple Triad. Volevo solo darti un aggiornamento veloce..."

"Non farlo." Mi è scappata di nuovo quella parola familiare. "Voglio dire, grazie. Ma posso farcela."

Ho dovuto.

Qualunque cosa io, e gli altri, vedessi in questa stanza, sarebbe stata una manifestazione fisica del mio fallimento.

"Per citare questo paziente davvero irritante, chissenefrega."

Non avevo idea di come lei, tra tutti, potesse ridere; la gente pensava che fossi duro, ma questo era più che crudele.

"Cavolo, Squall, hai un aspetto pessimo." Imbronciandomi, ho visto qualcosa che proprio non mi aspettavo.

La dottoressa Kadowaki mi ha spinto dentro, prima di sedersi a un tavolo dove si giocava a carte con Zell, Selphie e Irvine. "Ora, Comandante Leonhart, come ho detto ho davanti una certa carriera a Triple Triad. E tu sei un gran guastafeste."

Sono rimasto seduto lì, del tutto atterrito. Non so cosa fosse più scioccante - Rinoa sveglia e sorridente, il torneo di carte, o che la dottoressa Kadowaki avesse appena detto 'gran guastafeste' senza ironia.

"Squall... sono così felice di vederti."

Lei stava sorridendo.

Bellezza in una parola.

Non ho mai pensato che l'avrei rivista - che avrei visto quel sorriso. Nel buio mi sono aggrappato a questo ricordo. Per la prima volta non vivevo più un 'ricordo'. Asciugandosi le lacrime, ha guardato uno dei lividi più evidenti che aveva sul braccio. "Squall, non ridere... ma per due notti, non cenavo se prima non mi portavano a vederti."

"Dannazione, quello è un metodo a prova di bomba per perdere appetito."

"Irvine! Fa' il bravo."

Per due notti? Quanto tempo ho perso? Lei mi ha letto nella mente. Non sembrava reale, era l'unica cosa che mi spingeva avanti. Quello... e il suo sorriso.

"Il pranzo è finito tre giorni fa. Mi devi ancora la torta, amico."

Già. Forse avrei dovuto prendermi qualche minuto per ascoltare la dottoressa Kadowaki.

"Grandioso, ora voglio la torta. Possiamo ordinare in camera?"

"Zell! Tu e Irvine... mi farete impazzire."

So che parlavano altre persone, ma non capivo nulla.

"...Come?"

Sono stato grato quando Irvine mi ha portato direttamente accanto al letto. Almeno non mi sentivo nel mezzo del palco di un circo.

"È saltato fuori che quando il mio corpo è diventato troppo debole, si è protetto andando in coma. Da quanto ho capito è una specie di sicurezza - o per proteggermi o per sostenere il corpo quanto basta per passare i poteri. Quindi anche se non avevo la forza di usare una magia, il mio corpo ha cercato di guarirsi. Hanno detto che le mie ferite in realtà erano più gravi delle tue - non che la cosa delle ossa rotte fosse una gara."

"No, solo battere Zell ai panini lo è," ho detto io.

Lei ha riso, coprendosi il viso con un braccio. So che era imbarazzata.

"...Scusa, non volevo che lo scoprissi. Ho immaginato che avresti pensato che fosse infantile."

"Lo è." Era la risposta che lei non voleva sentire. "Ma spero che tu e Selphie lo prendiate a calci."

"Ventiquattro settimane su quaranta... beh, esclusa la vittoria discutibile di questa settimana. Lui insiste che conta."

Siamo rimasti seduti lì, a guardarci. Non avevo idea del perché lei volesse tutta questa gente nella sua stanza e per giunta un torneo di carte. Poi l'ho visto. Era debole, ma lei ha mollato la guardia per un secondo e io ho l'ho visto; la verità. Voleva che stessero lì per combattere il silenzio. La tenevano sveglia e questo le impediva di chiudere gli occhi. C'era qualcosa dentro di noi che condividevamo entrambi. Mi chiedevo se ricordasse le parole di Seifer.

Ho parlato piano; non volevo che gli altri sentissero. "Ti ricordi cos'ha detto Seifer quando l'abbiamo incontrato ai moli, qualche anno fa? Quando ha detto '"Il nemico peggiore da combattere è quello che giace in silenzio dentro di te."

Lei ha riso. "Dio, quanto me lo ricordo; come potrei dimenticarlo."

Perché rideva? Era delle poche cose che Seifer ha detto e che mi hanno impressionato.

"Un attimo, un attimo... Squall, ti ricordi? Voglio dire, il resto?"

No. Non ricordavo. Lei deve averlo capito dalla mia reazione.

"Squall, tutta la faccenda è andata tipo così: Il nemico peggiore da combattere è quello che giace in silenzio dentro di te. Quindi, Cercaragazzine, farai meglio a farti esaminare, chissà che diavolo hai preso."

Una battuta cambia davvero una storia.

*~*~*~*~*

Era difficile dormire, se non impossibile.

La mia prima notte a casa non si stava rivelando tanto buona. Onestamente, non ho mai trovato facile dormire, prima - e non c'erano le ossa rotte, i punti, e più botte degli aghi di un Kyactus. Gli antidolorifici avevano smesso di fare effetto ore (giorni) fa, ma non c'era nulla di peggio che sentire di non avere il controllo. Fortunatamente, la dottoressa Kadowaki non ha controllato troppo l'assunzione; raramente i suoi pazienti evitavano gli antidolorifici, soprattutto quanto somigliavano a una pinata umana.

Scambiare il sollievo del dolore con l'ambiguità non valeva il prezzo. Mi ricordava lo svegliarmi nella caverna, impotente e perduto. Sì, poteva essere un esempio estremo, ma mi rifiutavo di mettermi coscientemente di nuovo in quella posizione.

Ho guardato la tv; lo schermo era troppo lontano per capire i dettagli. Fortunatamente. Da lì, sembrava uno di quei programmacci di gossip di tarda notte... Ho avuto più di una menzione casuale in molti di loro. E, per questo motivo, probabilmente era meglio che non sentissi i dettagli; il rumore ambientale era già troppo irritante.

Guardando fuori dalla finestra, ho notato che era sorta la luna. Era solo una falce, ma anche il minimo sguardo mi dava momenti di pace.

Mi ricordava la mezzanotte.

Mi ricordava il ballare.

Mi ricordava lei. (Rinoa)

Non so quando ho cominciato a sorridere, forse è successo... naturalmente. Non che il mondo potesse vedere il mio segreto. La madre di Rinoa; le parole di Julia. (...segreto?) Sono tornato al modo in cui Rinoa parlava di sua madre, e battute non dette, con una punta di rimpianto. Aveva ragione - fino a un certo punto - ma a volte cambiare la direzione di una storia non era una cosa così brutta.

E proprio così, ho capito me stesso. Sapevo cosa volevo; cosa temevo.

Sapevo la verità. Non si trattava di religione, ma si trattava abbastanza certamente di ipocrisia.

Nel prendere il telefono, mi è scappata una risata imbarazzata. Dato che non solo ricordavo il commento di Rinoa sul Behemoth ubriaco che ballava sulle punte, ma lo vivevo mentre prendevo il telefono.

Digitato il numero sono ricaduto sul cuscino. Non so cosa mi abbia spinto a chiamare; di nuovo, sembrava che succedesse naturalmente e basta. Sono stato sorpreso quando lei ha risposto in fretta.

"Ecco cosa succede quando dormo tutto il giorno... sono perfettamente sveglia. E le mie acute capacità di osservazione dicono che sei sveglio anche tu."

Questa è Rinoa. Non mi sarei aspettato niente di diverso. Una persona normale si sarebbe sentita in colpa a chiamare la propria ragazza nel mezzo della notte e a chiederle di andare a trovarlo.

Ma io non ero normale; noi non eravamo normali. (tutto tranne quello)

*~*~*~*~*

"Ah. Anche nella mia stanza c'è la stessa ricezione schifosa. Non penso di aver mai visto tv a quest'ora della notte quando vivevo a Balamb. Ora so perché."

L'ho guardata spegnere la tv mentre veniva lentamente a letto. "Seriamente, Squall, non sapevo nemmeno che quella TV funzionasse. Ho sempre pensato che il suo unico scopo fosse fare da fermacarte di scorta."

Sorprendentemente, non era molto lontana dalla verità.

Quando si è coricata, la nostra velocità combinata ha fatto a gara con un Tomberry pieno di sciroppo. Ci è voluto tempo (...e tempo) e qualche parola colorita, ma è riuscita a entrare nel letto.

Penso che siamo stati entrambi in silenzio mentre ci adattavamo al (quasi) buio. L'unica luce era della luce crescente che filtrava tra le tende.

Siamo stati lì qualche minuto, adattandoci entrambi a trovarci in questa situazione. Quando le ho chiesto di venire da me, lei ha semplicemente risposto sì. Nessuno di noi ha detto che era la prima volta che stavo qui. Prima di stanotte, le nostre uniche notti insieme erano un regalo degli alberghi lontani da Balamb.

L'ho sentita respirare, profondamente, pesante. (...viva)

Siamo rimasti 'abbastanza vicini', ma attenti allo spazio l'uno dell'altra. Eppure, anche senza contatto fisico, mi ero sentito così solo una volta prima di questa. Nella caverna, quando ha messo la testa sul mio petto, ho sentito qualcosa che andava più a fondo del mio dolore... Mi sono sentito a casa.

In quel momento e in questo; abbiamo trovato la nostra casa.

"Rinoa?"

"Hmm?"

"Non ho mai avuto la possibilità di dire la mia battuta."

"Uhm, ehm... cosa?"

"Nella caverna, quando hai detto la tua battuta sul nostro incontro che era solo un sogno. Sto solo dicendo che non ho mai avuto la possibilità di dire la mia. Non penso che sia giusto."

"Oh... ok. Va bene," ha detto lei, anche se nervosamente.

Avrei potuto tirarmi indietro, ma onestamente questo non aveva più il fascino che aveva qualche giorno prima. Le prospettive cambiano. (persino le mie)

"Rinoa, se una battuta può davvero cambiare una storia, allora voglio una possibilità di dire la mia." Ho fatto un respiro profondo, era bello non tossire ogni volta. "E poi quando si svegliarono, si svegliarono insieme e lui capì una cosa, che la amava con tutto il cuore."

Lei ha taciuto, ma come prima potevo sentirla.

"Ti amo."

Dopo che l'ho detto. Ho chiuso gli occhi e ho ascoltato... il nulla.

Ma non c'era più paura, c'era tranquillità; c'era ancora l'incognito, ma l'incognito dava una nuova sensazione.

Nel silenzio, abbiamo sentito speranza.

*~*~*~*~*

Mi piacerebbe dire di aver mollato tutto per stare con lei, dopo quello.

Mi piacerebbe dire di essermi dimesso, rendendo il Garden un punto d'onore sul mio curriculum.

Mi piacerebbe dire che non vado in missione o che non passo svariate ore in ufficio.

Mi piacerebbe dire un sacco di cose, ma non è questa la storia che sto raccontando.

La prima notte che siamo stati entrambi fuori dall'Infermeria, Rinoa è rimasta da me, e poi la notte successiva... e poi quella dopo. È stato due anni fa. Non sono ancora pronto a prendermi un impegno formale, ma è una battaglia a cui mi sto lentamente preparando - conosci il tuo 'nemico' eccetera.

So che le piace il caffè e le orchidee e la sua più grande battaglia è con la sveglia.

So che è testarda e impulsiva e per qualche motivo mi ama.

E so di amarla, anche se l'ho detto solo quella volta.

Lei lo sapeva; lo ha sempre saputo.

Ci saranno sempre incognite e cose che non possiamo evitare, ma finché siamo preparati, lavoriamo meglio come squadra; insieme.

E per quanto riguarda quell'unica battuta che cambia di nuovo questa storia? La nostra storia? Ce ne sono molte.

Ma come ha detto Julia Heartilly a sua figlia molti anni fa - a volte è meglio lasciarle non scritte. Anche se, un giorno, penso che avrò alcune cose da aggiungere per mia figlia. (Sì. Il pensiero più consolante, finora.)

...Le storie migliori, come i consigli migliori, sono quelle che ti rimangono impresse.

...La cosa migliore di una storia è che non deve avere senso in quel momento; le storie migliori sono quelle che si possono capire completamente dopo.

Ti fanno pensare.

Ti fanno ricordare.

E volte non ti serve quella battuta finale, l'unica cosa che cambierebbe tutto ciò che l'ha preceduta. Perché la nostra storia potrebbe non essere affatto perfetta, ma è perfetta per noi.

*

Note al testo
(1) Significato secondario: in realtà, in inglese il gioco di parole è con la parola 'caved', verbo che significa appunto cedere, e 'cave', ossia il luogo dove erano intrappolati Squall e Rinoa. Ho usato il significato di cedere perché poteva riferirsi al cedere di Quistis e al cedere della caverna che crolla addosso a Squall e Rinoa, per mantenere il doppio senso.

*****
Nota della traduttrice: oltre i cambi bruschi dei tempi verbali, in inglese spesso Ashbear ha iniziato le frasi proprio con la minuscola. Siccome è una sua scelta precisa, l'ho rispettata anche in traduzione.
Vi ricordo come sempre la newsletter e che ogni commento verrà tradotto & inoltrato ad Ashbear (a cui ho inoltrato già i commenti ricevuti finora; attendete la risposta XD). Inoltre, è da poco attiva anche la pagina fan su Facebook! La trovate qui, e gli aggiornamenti verranno segnalati anche tramite la pagina fan (sia in italiano che in inglese!). Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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