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Autore: SoleStelle    02/04/2013    1 recensioni
40 capitoli di cui un Prologo e un Epilogo (corti).
Basata su una storia vera.. ma con l'aggiunta di un pizzico di fantasia (molta).
Non sono bravissima con le introduzioni, si sa, ma ci provo comunque.. anche questa volta.
L'amore non sempre è semplice e quando si ha soli 15 anni non lo è per niente..
Cosa succede quando le cose di complicano e niente va come dovrebbe andare?
Quali sono le conseguenze che si pagheranno in un futuro (più o meno lontano)?
Dal testo:
[...] Non riuscivo a credere che nonostante tutto continuasse a non fidarsi di me.
Era come rivivere tutto da capo.. tutto quello che era successo appena tre anni prima stava succedendo ancora.
Mi buttai sul letto e mi coprii il viso con il cuscino. Era un incubo..
Un brutto incubo.
Mi sarei svegliata presto e sarebbe tornato tutto alla normalità..
Ne ero certa. [...]

Buona Lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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“penso che mi sarei meritata, almeno, il beneficio del dubbio” dissi. “ma no, tu te ne sei altamente fregato di tutto” aggiunsi.
“non è così. Se tu non mi vedevi fisicamente non significa che io non ci fossi. Mi tenevo informato.. su tutto” disse.
“certo, come no” dissi.
“fammi una domanda.. una qualsiasi domanda” disse.
Non me lo feci ripetere due volte..
“9 settembre” dissi, sicura che non sapesse tutti i fatti.
“è nata Angelica” disse.
“sbagliato” dissi, sorridendo bastarda. Sospirò.
“l’hanno dovuta far nascere” si corresse. “sei stata male a lavoro, circa alle 16, hai chiamato i tuoi nonni che ti hanno portata in ospedale. Sentivi delle fitte alla pancia ma non erano contrazioni. Ti hanno visitata e portata in sala parto. Ti hanno indotto le contrazioni e alle 21.34 è nata Angelica” aggiunse, riassumendo e tagliando parecchie parti, importanti o meno. “non succede spesso ma non è nemmeno raro che una madre manifesti gli stessi sintomi del figlio e tu sei arrivata in ospedali che non riuscivi a respirare. Ad Angelica non arrivava più ossigeno.. ecco perché avevi quelle fitte” concluse.
Ci rimasi male, malissimo.. sapeva tutto quello che era successo.
“come lo sai?” chiesi.
La versione che avevamo sempre fornito era diversa..
“quando sei arrivata in ospedale ero li. Ti ho seguita fino in sala parto ma non sono entrato.” disse. “ti schiacciavi il cuscino sul viso per non urlare e sprecare il poco fiato che ti rimaneva…” fece una smorfia. “mi hanno chiamato i tuoi nonni” concluse, rispondendo alla domanda che non avevo posto, ma che avevo pensato.

 
Mi sentii scuotere per il braccio e mi voltai.
“dimmi” dissi.
“l’ho fatto.. tre volte e non mi hai sentito” disse.
“ero sovrappensiero, scusa” dissi.
“vai a letto, finisco io” disse. Andò in cucina e lo vidi mettere dell’acqua a bollire, preparando una bustina di camomilla. Lo raggiunsi e gli fregai la bustina di mano.
“faccio io, tranquillo” dissi.
“Ronny, sei stanca.. vai a riposarti, tranquilla” disse. Mi riprese la bustina di mano e la aprì, rovesciandola nel biberon.
“dovremmo toglierglielo” dissi.
“Ronny, ha tre anni, e prende il biberon solo alla sera, non fa nulla. Non le verranno i denti storti se alla sera lo usa. Fa colazione nella tazza, non ha mai preso il ciucio e se fa merenda usa la tazza, sei paranoica..” disse, guardandomi. Mi rassegnai.
“ti aspetto a letto” dissi, andando verso la camera.
Mi faceva ancora uno strano effetto dirlo.. era una settimana che mi svegliavo con lui accanto, dopo essermi addormentata nello stesso modo. Eppure era un effetto bello.. mi dava tranquillità, in un certo senso.
Mi infilai sotto le coperte e lo aspettai.
Gli ci volle la bellezza di un’ora prima di riuscire a far addormentare Angelica.
Lo vidi entrare in camera senza accendere la luce, aiutandosi con il cellulare. Accesi l’abatjour.
“sei sveglia” disse. Mugugnai, incapace di rispondere, ammettendo che stavo per crollare.
Si spogliò e si infilò a letto. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai, baciandogli la spalla.
“grazie” biascicai.
Si voltò e mi abbracciò, baciandomi la fronte.
“prego” sussurrò.
Anche se mi costava parecchio ammetterlo il suo aiuto mi serviva.
Averlo in casa mi facilitava le cose.. dalle piccole alle grandi.
Potevo cucinare e andare a lavorare senza preoccuparmi dei compiti. Li faceva lui e io li copiavo quando rientravo.
Pulire era estremamente facile. Io che non mi accontentavo di una pulizia superficiale ma almeno due volte a settimana spostavo tutti i mobili mi ritrovavo spesso col mal di schiena.. ora appena mi vedeva spostare un mobile mi faceva fermare e lo faceva lui.
Portava lui Angelica a scuola, dando a me il tempo di prepararmi con più calma e non andare a scuola con una delle solite tute e se Angelica si svegliava la notte facevamo a turno.
Pacchia!
La convivenza con lui era una vera e propria pacchia!
Io, che inizialmente ero titubante all’idea di una nostra convivenza mi ritrovai a notare solo lati vantaggiosi e a ricredermi..
Vivere con lui era molto meglio di ciò che mi aspettassi.. indubbiamente..
 
 
 
 
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Note dell’Autrice:
per chi non lo sapesse pacchia, in questo caso, significa semplice e facile.. che non crea difficoltà o problemi..
preciso perchè già una volta ho utilizzato termini 'dialettali' che non tutti comprendevano..
   
 
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