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Autore: Josie5    03/04/2013    25 recensioni
Una punizione divina. Per Evelyne Gray, la ragazza del giornalino scolastico o la presidentessa, come ci tiene a dire lei, Max Parker è una punizione divina.
Evelyne è infatti convinta che il karma o Dio, o qualunque cosa sia, stia cercando di punirla con lui.
Punirla perché, a causa di problemi economici, comincia a sfruttare il fatto di essere così ben voluta dai professori per passare le soluzioni dei test ad alcuni suoi compagni di scuola; il tutto in cambio di soldi.
Evelyne non è orgogliosa di se stessa, ma per quasi due anni continua a tradire la fiducia che le è stata concessa.
Quando decide di smettere non tiene conto del fatto che Clark, il suo ultimo "cliente", sia uno dei migliori amici di Parker; non tiene conto del fatto che Parker stia preparando la sua vendetta fredda.
Max ed Evelyne non si sono mai parlati, ma si conoscono molto bene per via del giornalino di lei e di un certo articolo. E Max Parker, il capitano della squadra di basket della scuola, bello e popolare, non può di certo essere umiliato senza conseguenze. Non dopo quello che ha fatto Evelyne.
(Revisione in corso: 3/31)
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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 (ringrazio _miaoo_ per questa immagine <3 )

*E ah, dico già da qua che il vero nome di Billy è William, Billy è infatti un tipico soprannome per quel nome (non si era ancora sentito solo perchè lui è universalmente conosciuto come Billy e anche Eve lo chiama così, poi in nessun capitolo c'era stata l'occasione per sentire un adulto o un professore chiamarlo per nome:D) 
detto questo, ecco il capitolo .


22. Billy knows

 

 

- Eve! - Urlò Francy, non capendo, mentre io rischiavo di ruzzolare malamente scendendo le gradinate e sbattendo contro schiene, borse, bicchieri di caffè, calpestando mani. Altre urla si unirono a quelle della mia amica ma non badavo a nessuna.

In quel momento l'unica cosa che mi importava era raggiungere James Parker.

Avevo in testa così tanto quell'unica cosa da non pensare nemmeno a che cosa volessi fare. Salutarlo con un “Salve signor Parker, potrebbe gentilmente tornarsene a casa?” Forse? Tramortirlo prima che finisse di dire al mister quello che sapevo stava iniziando a spiegargli? Ucciderlo?

Niente di tutto quello avrebbe avuto senso, ma io dopo tutto non ci stavo nemmeno facendo caso.

Traballai raggiungendo con la mano la ringhiera e seguendola sempre di corsa.

Intanto Max aveva raggiunto il padre e si era unito alla conversazione, i pugni chiusi, parlava piano, per non farsi sentire dal resto della scuola, e nei momenti di silenzio la mascella si serrava con forza. James non dimostrava in nessun modo di essere arrabbiato e, mentre mi avvicinavo, entrando in campo, vedevo come non guardasse minimamente il figlio nella più completa calma e indifferenza.

Li raggiunsi, col fiatone, fermandomi a pochi passi di distanza.

L'allenatore, l'unico a mostrare chiaramente un'emozione sul viso era sconcertato; sconcertato alzò lo sguardo e mi osservò per poi tornare al padre, perchè era il suo discorso a causare la sua reazione, non il mio arrivo.

- Mi sta ascoltando? - Chiese evidentemente seccato James.

L'allenatore annuì, seriamente a disagio. - Sì, sto seguendo ma …

- Ma cosa? Ho detto che ho proibito a Max di proseguire con questo sport e gli vieto di fare questa partita.

- Ho capito, signor Parker, che l'ha messo in punizione, ma vede, questa partita sarebbe davvero importante!

- Non è una semplice punizione. Gliel'ho proibito e basta. Cosa c'è di difficile da capire? - Il tono di James era sempre calmo, tranquillo, apatico, come se non stesse con poche parole distruggendo tutto.

Io ascoltavo senza sapere davvero come intervenire, a bocca aperta assistevo alla scena non riuscendo ad entrarci.

- Come hai fatto a saperlo?! - Max finalmente parlò, a denti stretti, i pugni sempre chiusi. Ma fu ignorato.

- No, ho capito perfettamente ma ecco, se potesse chiudere un occhio anche solo per stasera! Da domani potrà continuare la punizione fino alla fine dell'anno scolastico - Insistette l'allenatore guardando, sempre nello stesso modo, il suo pupillo.

- Non ci siamo capiti, allora … - Iniziò di nuovo James, nella solita cantilena.

- Mi ascolti?! - Esclamò Max, facendo un passo verso il padre, irritato ma terrorizzato allo stesso tempo. - Non oggi! Vattene via! Lasciami fare solo questa partita! Oggi ci sono i reclutatori! - Continuò, facendo tremare la voce per lo sforzo di non urlare; quasi per caso mi vide ma l'occhiata che ricevetti non sembrò raggiungermi sul serio.

Anche James, quasi sentendo lo sguardo del figlio si girò e mi osservò accigliandosi e squadrandomi dall'alto in basso.

Io quasi scottata da quelle tre occhiate e sentendomi solo e soltanto un'intrusa arretrai leggermente, ma non riuscendo comunque davvero ad andarmene. Dov'era finita tutta la decisione? Era forse caduta dalle scale, restando lì, mentre le scendevo correndo?

- Non mi importa - Rispose alla fine James, tornando con gli occhi all'allenatore ma rivolgendosi a Max. - Te l'avevo detto.

- Come l'hai saputo?!

- I vicini. I vicini mi hanno chiesto se andavo a vedere la tua partita oggi, quando sono tornato a casa - e finalmente guardò per la prima volta il figlio. - Complimenti comunque, hai dimostrato come sempre la tua maturità: un'altra bugia.

- E tu la tua stronzaggine! Una partita! Cosa ti costa?!

James lo ignorò. - Allora, devo ripetere il concetto per l'ennesima volta? - chiese al mister.

Quello sembrò riscuotersi dalla trance e veramente addolorato guardò il suo giocatore. - Parker, mi dispiace, ma allora non credo di poterti far giocare, sei minorenne, lo sai e …

Max non aspettò nemmeno la fine della frase e dopo uno sguardo di puro risentimento corse via, verso gli spogliatoi, lontano dal padre, dalla partita e da me.

Da me che totalmente inutile, più di qualsiasi cosa e persona in quella palestra, non avevo potuto fare niente. Billy invece, che aveva assistito da lontano, non sentendo come invece avevo fatto io, ma immaginandosi tutto, aveva lasciato andare la palla, che ora rimbalzava per l'ultima volta sul campo, per seguire il suo amico.

James rivolse un paio di ultime frasi, che io non sentii, all'allenatore e alla fine ritornò sui suoi passi, passandomi di fianco ma non guardandomi nemmeno.

Il mister che poco a poco si era ripreso cominciò a guardarmi con rimprovero. - Gray, torna sugli spalti, non c'è più niente da vedere qua - mi fece notare e sbuffando andò a sedersi sulla panchina della sua squadra.

E mi sentii ancora più inutile, ancora più insulsa, solo una che era andata lì ad origliare. Una ragazza del giornalino, non altro.

Tornai a guardare la porta degli spogliatoi dove Max e Billy erano spariti.

Avevo pensato, dandolo per certo, senza molti dubbi, di poter essere d'aiuto: materialmente intervenendo, e in un modo più velato, ma allo stesso tempo importante, come sostegno morale per Max, come lui era stato per me nel momento del bisogno.

E invece niente.

I pensieri seguirono velocemente il loro corso e non fu difficile capire quale fosse la cosa giusta da fare, per rimediare a tutto, per smetterla di continuare, inutilmente, a crogiolarmi: feci dietro-front, seguendo i passi che James Parker aveva appena compiuto per uscire dalla palestra. Li feci di corsa, temendo di perderlo, di non fare in tempo, di risultare di nuovo inutile.

Corsi e aprendo di scatto la porta verde della palestra riuscii ad uscire; boccheggiai per pochi secondi nell'aria ancora fresca d'aprile, senza giacca e scoperta.

- Signor Parker! - Chiamai in un singulto, inseguendolo e vedendolo a pochi metri di distanza, mentre trafficava, camminando, con le tasche alla ricerca di qualcosa.

Lui si bloccò, si girò e mi osservò non capendo; ci mise un attimo prima di parlare: - Saresti?

In un'altra situazione forse mi sarei offesa ma non era quello il caso. Respirai a fondo, avvicinandomi, combattendo contro il disagio, il timore, contro tutto, sapevo perchè stavo facendo quello. - Evelyne Gr …

Non mi fece finire. - Ah, aspetta, lo so, la ragazza che abbiamo incontrato a casa con Max una sera e che poi è rimasta a cena e a dormire - si ricordò e mi guardò scettico, tirando fuori una sigaretta da un pacchetto con un gesto freddo e secco che mi fece sobbalzare, o forse fu colpa del tono.

- Sì - confermai, alla fine.

- Beh, dovrei andare, Evelyne.

Mi avvicinai ancora di più. - Prima vorrei parlarle di …

- So di cosa mi vuoi parlare e non voglio sentirlo: basket, basket e solo basket - si lamentò e gli occhi chiari mi lasciarono per seguire l'accendino che aprì sempre con un solo colpo.

Chiusi i pugni e sentii le unghie premere con forza contro il palmo. - Qua non si parla solo di basket!

- Invece sì. Ho proibito a Max di giocare una partita, una partita che non sarebbe servita a niente.

- Ma l'avrebbe fatto felice! - Ribattei. - Perchè io non l'ho inseguita per parlare di basket ma …

- Non immischiarti in cose che non conosci, Evelyne - mi avvertì portandosi velocemente la sigaretta tra le labbra. - Ti è stato concesso di sentire la nostra conversazione prima solo perchè non avevo tempo e voglia di parlare anche con te per mandarti al tuo posto, tra le gradinate; non nominare cose che non conosci e non puoi sapere. Non pensare di averne il diritto solo perchè hai passato una notte con mio figlio.

In un'altra situazione sarei rimasta senza parole a quell'accusa ma in quel momento le cose non mi permettevano di perdere tempo. - Non parli allora nemmeno lei di cose che non conosce.

Le sopracciglia gli si alzarono e assomigliò per un attimo, in qualcosa, a Max. - Non conosco? So che quel buono a nulla non fa altro che pensare alle ragazze e al sesso so …

- Non c'è stato niente tra me e Max quella notte! Sono rimasta semplicemente perchè avevate litigato e Max aveva bisogno di un'alleata! Siamo amici! - Ribattei, alzando i toni e sentendomi punta nel vivo.

James si rimise la sigaretta in bocca e senza rivolgermi un'altra occhiata mi diede le spalle, pronto ad andarsene di nuovo, ignorando la mia presenza.

Lo inseguii. - Signor Parker. La verità è questa e la verità è anche che io non voglio parlarle di un dannatissimo sport che odio con tutto il mio cuore! Io voglio parlarle di suo figlio: di Max Parker.

- E' la stessa cosa - fu la risposta apatica, sempre di spalle dell'uomo ma l'averlo fermato mi diede coraggio.

- Suo figlio e uno sport sono la stessa cosa?

Sbuffò e si girò, permettendomi di nuovo di guardargli gli occhi chiari. - Non fare retorica.

- Se le volessi parlare di basket non sarei qua, non l'avrei seguita. Ma le voglio parlare di Max perchè so che gliene importa di lui - mi fermai ma non disse niente. - Se non gliene importasse l'avrebbe fatto semplicemente giocare; le sarebbe cambiato qualcosa dopo tutto? Invece gliene importa e così tanto da volere che abbia solo contorni solidi intorno a lui, una carriera concreta, un lavoro concreto come il suo che non rischia di non realizzarsi mai o abbandonarti dopo pochi anni.

Esitò e lasciò cadere la sigaretta per terra. - Sto facendo per caso una seduta dallo psicologo? Evelyne, non ti ho richiesto niente del genere, anzi non ti ho richiesto niente.

Mi morsi le labbra. - Le sto solo dicendo …

- Che sono il cattivo. Mio figlio me lo dice già abbastanza, lo so.

- Non le sto dicendo che è il cattivo! Solo che non capisce davvero suo figlio.

Sbuffò ancora, ironicamente. - Mi pare la stessa cosa.

- Un padre a cui importa del figlio non è cattivo - dissi. - Un padre è cattivo se sparisce, se non c'è.

Sorrise, ma senza comunicare in realtà niente. - Ti ho detto di non parlare di cose che non sai: non sai quanto in realtà io ci sia stato poco per Max.

- Lo so invece, Max me ne ha parlato- spiegai, esitando. - Ma nonostante tutto lei cerca di intervenire nella vita di Max, di fargli avere il futuro migliore che possa avere e questo non è non esserci; non esserci davvero è altro - dissi e pensai al mio di padre. - E quell'altro so com'è veramente, quindi non sto parlando di cose che non conosco.

Sembrò notare qualcosa nel mio tono e mi osservò come cercando di capire ma non parlò.

- Vuole per lui il migliore dei futuri no? Non gli basta essere felice quindi?

Sbuffò di nuovo e tornò a fare un sorriso abbozzato. - Ti ho già detto di non usare retorica con me.

- Vero - ricordai spostandomi un ciuffo dietro l'orecchio ma continuando a guardarlo decisa negli occhi. - Voglio solo dire che la cosa migliore per Max è fare questa partita. Perchè se tiene davvero a suo figlio non deve impedirgli di correre dei rischi, non deve impedirgli di sognare di essere reclutato, di diventare un giocatore. Il basket, questo cavolo di sport, è probabilmente la cosa che Max ama di più al mondo - finii per borbottare con uno strano tono. - E se una cosa è così importante non bisogna lasciarla andare, perchè diventa più importante di tutto, Max non lo scambierebbe con nessun altro futuro, non importa se più concreto, più fattibile, più vantaggioso. Max ha già deciso qual è il suo sogno e glielo lasci realizzare, la prego, davvero; non faccia in modo che suo figlio finisca per odiarla.

Mi osservò in silenzio poi la mano destra si alzò lentamente verso il viso, in un gesto stanco. - Ma come faccio a capire se se lo merita davvero, se è davvero così importante per lui? A me spesso ha dimostrato il contrario …

- Resti a guardarlo giocare - risposi naturalmente, senza tante esitazioni.

Sorrise di nuovo, mestamente. - Non mi vorrebbe.

- Non la vorrebbe se non lo facesse giocare, in caso contrario sì. Mi ha detto che alla fine vorrebbe dimostrarle di valere qualcosa, a modo suo però.

Esitò ancora prima di rispondere e a me batteva il cuore all'impazzata, sperando che tutto quello che stavo dicendo, mostrando, rivelando, potesse davvero servire a qualcosa.

- E dimmi, Evelyne, perchè si merita che tu stia qua a difenderlo? Credo che i motivi siano gli stessi per cui si meriterebbe di giocare. Convincimi - ordinò, più ironico che altro.

Rimasi un attimo perplessa, non sapendo che dire. O meglio, sapevo cosa dire ma non lo poteva sentire James Parker.

- Perchè fai tutto questo? - Esortò e tornò serio.

Mi inumidii le labbra e scaldandomi le braccia con le mani parlai, perchè dovevo, perchè a Parker serviva: - Perchè Max non è irresponsabile o immaturo o superficiale come forse pensa lei. Max è tante cose ed è un mio amico dopotutto e … - avevo così tante cose da dire da non riuscire a raccoglierle in un unico ragionamento. - Se lo merita perchè è buono, è quel tipo di ragazzo che fa finta che non gliene freghi niente e poi ti dimostra il contrario con i fatti, e i fatti sono sempre più importanti delle parole; è quel ragazzo che si preoccupa ma cerca di non darlo a vedere, che prova ad aiutarti e a farti stare meglio come può e ci riesce, sempre. E' un idiota, lo ammetto, ma solo perchè cerca di tenere nascosto quello che è davvero, ed è davvero crudele a farlo perchè poi quando uno scopre com'è realmente ormai è troppo tardi.Sei impreparato e non puoi fare a meno di cercare di vedere sempre quello che nasconde. Max è il ragazzo che quando mia zia è stata male si è fatto due ore di macchina per venire a New York, che mi ha consolata; è il ragazzo che è riuscito a farmi compagnia e a farmi star meglio. E' il ragazzo che riesce a farmi sorridere anche quando sembrerebbe che niente possa farlo. Sembreranno idiozie ma è per queste cose che voglio che giochi questa partita. Ha fatto tanto per me, c'è stato quando ne ho avuto bisogno, e io vorrei fare qualcosa per lui, quel che posso per convincere lei a farlo giocare; perchè se lo merita - finii con la voce roca e le ultime parole tremarono.

James sorrise in uno strano modo che non gli avevo mai visto e questa volta sembrò davvero tanto simile al figlio. - Mi parli di uno sconosciuto, sai? Sicura che non sia così solo con te?

- Ne dubito - risposi e mi sorpresi a sentirmi fare una piccola risata. - Io non sono speciale o diversa dagli altri, per lui.

- Non saprei dirlo ma si capisce che lui lo è per te - mi fece notare.

Mi ritrovai ad arrossire come una bambina e tutte le parole che avevo appena usato per parlare di Max mi ripiombarono addosso: troppo esplicita, Evelyne, troppo; ma guardai lo sguardo del padre e mi sembrò anche di aver fatto solo la cosa giusta e quindi parlai di nuovo: - Sì, è vero.

E anch'io ero stata beccata in pieno da James Parker.

Sospirò e il suo sguardo mi sorpassò posandosi alle mie spalle. - D'accordo su tutto, William?

Raggelai ma trovai la forza di girarmi. Sgranai gli occhi trovando la figura di Billy, uscito dalla palestra di pochi metri: a portata d'orecchio.

Io mi sentii morire e mi portai una mano sul cuore sentendo prossimo davvero un attacco cardiaco.

Gli occhi scuri di Billy infatti incrociarono i miei ed era ovvio: Billy ora sapeva. Aveva sentito tutto? La sua espressione diceva di sì.

Tornai a guardare James incredula e sconvolta, lui stava cercando un'altra sigaretta, ne trovò una e gli occhi grigi tornarono nei miei. - Dite all'allenatore che Max può giocare - tagliò corto.

I miei occhi si spalancarono così come la mia bocca, in un sorriso. - Davvero?!

Fece una smorfia, altamente infastidito dalla mia reazione. - Sì. E se non ci crede che esca fuori a chiedere, mi rifiuto di subire anche l'umiliazione di tornare in quella palestra per ammettere che una ragazzina mi ha fatto cambiare idea.

- Grazie mille! - Esclamai, continuando a non crederci.

Non rispose e di umore -almeno apparentemente- pessimo ci diede le spalle andandosene tra le macchine.

Rimasi un attimo lì col sorrisone stampato sul viso. Poi mi resi conto che non potevo più evitare gli eventi successivi.

Mi mordicchiai le labbra, girandomi anch'io e mi avvicinai piano a Billy. - Cos'hai sentito? - Chiesi, deglutendo.

Billy sorrise e mi appoggiò una mano sui capelli, divertito da morire. - Ero venuto qua di corsa per urlare dietro a James e fargli cambiare idea e vedo che lo stai già facendo tu, è stato dolcissimo!

-Cos'hai sentito, Hans?- Chiesi di nuovo cominciando a diventare isterica.

- Dal “Max è tante cose”, direi - rispose facendo spallucce e dandomi un colpetto consolatorio sulla testa. - E sapevo che ti piaceva, anzi, sapevo che qua qualcuno era innamorato - commentò sorridendomi in una chiara presa in giro.

Arretrai avvampando. - No, era per convincerlo, dai, Billy! - Squittii.

Billy rise afferrandomi per un braccio ed evitandomi una fuga che stavo per compiere. - Non mentirmi, è abbastanza chiaro ed evidente, basta guardarvi un attimo per capirlo. Lui non se n'è accorto, però, tranquilla, nel caso non volessi farglielo sapere, come credo data la tua reazione; Max pensa che tu sia ancora al livello del “mi piaci fisicamente” - spiegò alzando gli occhi al cielo.

Esitai un attimo prima di continuare. - Glielo dirai?

Rise. - E dove starebbe il divertimento dopo? No, ovviamente no! Deve rendersene conto da solo così potrò osservare una bella reazione naturale e spontanea!

- Ma stai giocando?! - Chiesi quasi urlando e sentendomi andare a fuoco.

Fece spallucce. - No, mi piace solo osservare certe cose. E comunque, tranquilla, Evelyne, tifo per te - mi informò continuando a sorridere.

Mi passai una mano per i capelli, provando a calmarmi. - Graz … Oh, senti, andiamo dall'allenatore che la partita tra un po' inizia e Parker non si è scaldato - mi imbronciai facendo per superarlo.

- Parker? Usare il cognome con tanta freddezza dopo aver appena dichiarato il tuo amore verso di lui a suo padre? Non inganni nessuno, Gray ...

- Billy! - Lo richiamai rischiando di arrossire di nuovo.

Cercò di non ridere ancora e annuì. - Ma ti giuro che una che informa prima il padre che il diretto interessato non l'avevo mai vista! E okay, sto zitto, sto zitto!- Aggiunse vedendo il mio sguardo.

Sospirai. - Non verrò tradita da James, vero? - Chiesi a disagio e fin troppo paranoica mentre entravamo dentro la palestra.

- Dubito, hai visto i rapporti che hanno … Ma anche se provasse a dirglielo Max non lo ascolterebbe, puoi stare tranquilla. Ma sicura di non volerlo rivelare anche a Max?

- Sì! - Esclamai guardandomi intorno e controllando che nessuno fosse a portata d'orecchio. - Quindi mi fido di te, eh - lo ammonii.

Lui mi sorrise. - Mister! - Chiamò però senza rispondermi.

L'allenatore, a cui ci eravamo avvicinati, con la sua faccia da funerale si girò lentamente.

- Il padre di Parker ha cambiato idea, dà il permesso a Max!

Sembrò che il mister in quel momento fosse stato appena avvisato di aver vinto alla lotteria. - Davvero?! Non mi state fregando voi due, vero?!

- No, davvero, ma può andarglielo a chiedere, è qua fuori - lo informai sorridendo contenta.

L'allenatore non volle indagare oltre, volendo solo fidarsi sulla parola per fare il prima possibile. - Clark! - Chiamò Seth che lì vicino aveva sentito tutto e già sorridendo, per lui sembrava strano, si stava allontanando. - Vado ad avvisarlo - ci disse e fece per correre via.

- Vado io, sfigato - gli urlò contro Billy inseguendolo.

Pensando che alla fine l'importante era solo che Max giocasse, e non le mie piccole e stupide preoccupazioni su quello che avevo detto a James, sorrisi ancora e di più.

Kutcher mi raggiunse. - Cos'è successo?! - Chiese guardando Clark e Billy che andavano negli spogliatoi, spintonandosi. - Ha cambiato idea?! - Aggiunse quella domanda quasi non credendoci e fin troppo contento. Che tutti volessero così tanto Parker in quella partita mi fece ridere.

Annuii. - Lo stanno andando ad avvisare.

- Dio, è da non crederci! E come hanno convinto il Malvagio?

Intuii per chi fosse quel soprannome.

Esitai un attimo. - Billy ci ha parlato - risposi.

- Quanto adoro quel ragazzo! - disse estasiato Alex fingendo di avere una lacrimuccia. Risi ancora. - Anche se senza Parker c'erano alcune probabilità di perdere e in quel caso avrei avuto il mio bacio ...

- Convincerò Francy a dartelo anche in caso di vittoria - proposi divertita. - Forse oggi siamo tutti un po' più buoni.

- Ecco, brava! E a dopo che il mister mi sta guardando abbastanza male … - mi salutò e si allontanò.

L'uomo in questione, che stava cominciando a fulminare anche me, mi allontanò col suo sguardo e pian piano mi riavvicinai alle gradinate.

Notai in quel momento lo sguardo di molti puntati su di me. Cos'avevano pensato? Vedendo tutti quei movimenti in campo dei giocatori, di sconosciuti e miei?

- Che è successo? - Mi chiese una ragazza sulla seconda gradinata.

Le sorrisi scuotendo la testa. - Risolto tutto.

Ricevetti dalla gente nei dintorni un'occhiataccia: tutti volevano sapere cos'era successo, non come era finita.

Poco dopo riuscii a sedermi di fianco a Francy che mi guardava col broncio, Emily invece mi osservava di sottecchi ma non sembrava nemmeno particolarmente curiosa. - Sono offesa a morte - informò la prima.

Alzai gli occhi al cielo, divertita. - Perchè?

- Scappi, non mi dici niente, fai i tuoi loschi affari lì in campo poi con un tizio fuori e con Billy e non mi dici niente!

Feci cenno a Francy ed Emily di avvicinarsi, vedendo la fila davanti cominciare a zittirsi per tendere l'orecchio. Sussurrai subito dopo, per ovvi motivi, e spiegai tutto, censurando ovviamente il necessario.

Francy mi guardò alla fine, perplessa. - E come hai convinto suo padre?! Cioè, wow, Eve, dovrebbero santificarti, da come hai descritto tutto sembra quasi un miracolo!

- Gli ho detto … - Esitai. Francy ed Emily non sapevano il fatto, l' “oscuro” fatto di essere innamorata di Max. -Non so come, gli ho spiegato tutto più schiettamente degli altri forse e alla fine ha cambiato idea … Ogni tanto ci sono i miracoli, no?-

Francy si accigliò mentre Emily annuì tranquilla. Avrei spiegato tutto, ma non in quel momento, non con mezza scuola che provava ad origliare.

- Comunque tutta questa apprensione per Parker … - commentò Francy osservandomi. La guardai e ripensai a Billy che diceva che era tutto abbastanza ovvio, che bastava guardarci. Francy forse già sapeva e aspettava una mia confessione? La guardai negli occhi e sembrò leggermente triste.

- Domani - abbozzai un sorriso.

Francy ricambiò.

- Parliamo più che altro di Alex adesso, che vuole il suo bacio, insomma! - Cambiai velocemente argomento, facendo ridere le altre due.

 

La partita finì: la vittoria alla fine era stata sul serio della nostra scuola, di molti punti e ovviamente il miglior giocatore in campo era stato il capitano.

Parker a fine partita era stato portato via dai cori e dalle lodi e dal caos per andare, a bordo campo, dai reclutatori. Dal sorriso di entrambe le parti avevo saputo, anche da lontano, che il futuro di Max aveva cominciato ad essere scritto e mi ero ritrovata a sorridere, pensando che in parte c'entravo anch'io e che per lui tutto sarebbe andato per il meglio.

Durante la partita a un certo punto si era comunque sparsa la voce su Parker e suo padre e per tutta la scuola a risolvere la situazione era stato Billy. La voce quindi era partita da Kutcher -quant'erano pettegoli quei giocatori di basket?- Ed ero seriamente contenta di non esserne coinvolta. Era meglio così dopo tutto: era normale che Billy avesse aiutato, non che fossi stata io.

La palestra ormai era vuota e aspettavo, di fianco al portone verde, che i giocatori uscissero dagli spogliatoi.

Mi ero liberata di Francy ed Emily con una scusa e con un'altra volevo aspettare Max. Avrei infatti fatto finta di non ricordare, che dato che James sapeva, non c'era più bisogno che lo aspettassi per mettere il suo borsone di basket dentro la mia macchina. Ah, questi lapsus e l'Alzheimer precoce!

In realtà però non sapevo perchè lo stessi aspettando, non sapevo nemmeno cosa dirgli, tranne banali complimenti, ma dopo tutto quello che era successo sentivo in parte il bisogno di parlarci, seppur per un minuto, da sola.

- Come cavolo hai fatto?! - La domanda la sentii all'ultimo, troppo impegnata a osservarmi le scarpe pensando. Sollevai lo sguardo e incrociai gli occhi perennemente divertiti e accesi di Billy.

Sorrisi anch'io, non potendo evitarlo. - A far cosa?

Lui rise. - Ma a far girare la voce che sono stato io a far cambiare idea a James! Ti dico solo che mi vogliono proclamare eroe della scuola, quasi sopra Max.

- L'ho detto a Kutcher per dissimulare e ha fatto girare la voce. Siete proprio pettegoli, sai? Peggio delle cheerleader.

- Io pettegolo? - Anche Alex arrivò dal nulla, affiancando il suo amico.

- Sì, Kutcher, chi ha fatto girare la voce? - Chiese scettico Billy. - Per colpa tua sembriamo ingiustamente pettegoli! - Lo sgridò scherzando.

- Io?! Non sono stato io! - Si difese senza però molto successo; quindi tossicchiò allontanandosi un attimo. - Beh, non perdiamo tempo e andiamo alla mia festa su! Che bisogna bere! - Poi mi guardò. - E aspetta, Eve, tu domani sei alla fiera con Max per la casetta dei baci, vero?!

- Sì e non c'è Francy, mi dispiace ...-

- Tanto la bacio stasera - fece tranquillo con una scrollata di spalle e gasandosi. - Mi sono anche messo il profumo dopo la doccia! Senti, Billy, sarà buono?! Senti il mio sex-appeal?! - E si sporse verso il biondo cercando di farsi annusare senza molto successo.

Io risi. - Non credo funzioni per del ...

- Ma me l'avevi promesso! - Borbottò assumendo velocemente una grottesca espressione triste. Si riprese comunque in fretta: - Vabbè, comunque, Billyno bello, andiamo alla festa! - E detto questo corse via. Fin troppo pimpante.

Scossi la testa.

- Ah, comunque … - Billy attirò la mia attenzione e lo guardai, nel buio della palestra con le luci spente, tranne una, grande, al centro del campo. - A Max ho detto che sei stata tu a risolvere tutto - sorrise in uno strano modo e se ne andò via guardandosi alle spalle.

Seguii il suo sguardo e vidi Parker che tranquillamente, scrivendo al cellulare, chissà a chi poi, si avvicinava. Mi mordicchiai le labbra, aspettandolo anche se a quel punto non ero più tanto sicura che restare lì fosse stata la scelta giusta. Deglutii.

Quando alzò lo sguardo e i suoi occhi incrociarono i miei vidi il verde anche nel buio. Sorrise. - Come mai ancora qua? - Si fermò davanti a me, a poca distanza.

- Dovevo prendere il borsone, no? - Chiesi tranquilla dondolandomi sul posto e osservandolo.

Alzò le sopracciglia. - Mio padre mi ha già beccato, non ce n'è più bisogno di nasconderlo.

- Ah vero! - Esclamai e riuscii anche a non sembrare una completa bugiarda.

Parker rise e si avvicinò ancora. - Quindi ...- cominciò. - Sei andata sul serio a parlare con lui? - Era felice e si vedeva: aveva vinto, era riuscito a giocare e suo padre gli aveva dato il permesso; tutto perfetto.

- Sì - ridacchiai divertita. - Mi faceva un po' paura, ma ho superato i miei tim ...

Mi interruppe abbastanza bruscamente, avvicinandosi ancora: - E perchè?

Arretrai leggermente trovandolo troppo vicino e in quel momento, in cui avrei dovuto mentire, la vicinanza non faceva a caso mio.

- Perchè mi fa paura? - presi tempo. - Avete quella stessa espressione inquietante, a volte - lui si avvicinò ancora e io finii spalle contro il muro. Cercai con tutte le forze di calmarmi e non arrossire.

- No, perchè ci sei andata a parlare? - Insistette e mi osservò dall'alto come se avesse potuto trovare la risposta solo continuando a guardarmi in quel modo.

Ricambiai lo sguardo mordicchiandomi le labbra poi mi decisi a parlare. - Abbiamo detto che siamo amici, no? Anche Billy stava arrivando per fare lo stesso - mi giustificai nel modo più semplice del mondo. Così semplice da sembrare vero. E sarebbe stato vero se per me fosse stato solo un amico. Ma anche in quel caso avrei fatto lo stesso e avrei convinto James?

Si tirò leggermente indietro. - Grazie - borbottò con un mezzo sorriso.

Ricambiai guardandogli la maglietta.

Vidi e sentii la sua mano alzarsi e appoggiarsi sulla mia spalla. Mi avvicinò e dopo poco, appoggiata contro il suo petto, lo sentii abbracciarmi, in quel suo modo esitante.

- Sarò una grande amica? - Chiesi retorica, con la voce soffocata contro di lui.

Max rise e si appoggiò col mento alla mia testa. - Non l'avrebbero fatto in tanti.

- Billy sì - insistetti su quel punto e ispirare il suo odore, senza profumi come Kutcher, mi rilassò.

- Ma Billy è un caso a parte.

- Forse lo sono con lui.

Lo sentii sorridere contro i miei capelli. - Forse, ma non credo.

- Ah, sono un'amica offesa da tutti questi favoritismi! - Scherzai esagerando il tono per provare a sdrammatizzare.

- Perchè preferis … - Cominciò con un tono interrogativo per poi bloccarsi e non finire la frase. - Come hai fatto a convincerlo? - Cambiò totalmente il discorso, disorientandomi.

Boccheggiai meno pronta di prima a mentire. - Gli ho detto che … Te lo meritavi!

Max mi allontanò un attimo, per guardarmi ma senza staccare la mano sinistra dal mio fianco. Sorrise. - E perchè me lo meritavo?

- Perchè tutti questi perchè? - Chiesi a disagio e provando ad allontanarmi dalla sua mano e da lui. Senza successo, ovviamente.

- Non si risponde a una domanda con un'altra domanda … - Mi ricordò tenendomi ferma.

Feci una smorfia. - Perchè … Così siamo pari, dopo New York.

La sua mano, sul mio fianco, si spostò leggera avanti e indietro facendomi deglutire nervosa. - Questa sembra più la giustificazione del perchè ci sei andata a parlare.

- No … Semplicemente ti meritavi di giocare per quello … - Alzai lo sguardo e incrociai i suoi occhi. Verde scuro, non vedevo il contorno grigio nel buio, ma sì i suoi lineamenti e il sorrisetto sotto le labbra sottili. E parlai: - Perchè sei una brava persona, anche di più. E puoi fare lo stronzo e quel che ti pare ma lo so che sei buono, Max e ...

Mi osservò, non interrompendo il contatto visuale. - Buono? Anche se ti ho ricattato?

- A volte, per come sto imparando a conoscerti, mi sembra quasi impossibile che fossi davvero intenzionato a farmi espellere con quella foto - sussurrai, piano, come se fosse stato un segreto. E forse un segreto non lo era ma normalmente quelle cose non gliele avrei dette. I suoi occhi erano però sempre il mio punto debole, non si poteva non essere sinceri con gli occhi di Parker addosso e nemmeno con la sua mano sul fianco.

Non parlò e continuò solo a guardarmi. Il sorrisetto semi nascosto era svanito. Mi osservava indecifrabile e non capivo cosa stesse vedendo.

Continuai di slancio: - Poi anche se sei odioso e antipatico e ti odio proprio tanto, ma tanto! Nonostante tutto mi fai compagnia, mi aiuti, mi sei stato vicino quando ne ho avuto bisogno e ti sei anche impegnato per farmi stare meglio e … Non so perchè, ma sei quasi … Carino, in senso cattivo, ovviamente! Ma a volte lo sei con me e ti volevo ringraziare così … Per alcune cose, te lo meritavi, davvero - blaterai alla fine, con fare nervoso, io che ero sempre stata controllata e seria. Ma dov'era l'Evelyne di Ottobre? Sembrava sempre più lontana.

Max cambiò di nuovo espressione. Sembrò ingrandire leggermente gli occhi e la bocca si schiuse: dava l'impressione di essere sorpreso, come se di quelle cose che avevo appena detto non si fosse accorto fino a quel momento. Ruppe alla fine il contatto visivo e scese con lo sguardo fino alla sua mano, sul mio fianco, quasi casualmente.

Continuava a non parlare e non capivo a cosa stesse pensando. - Max? - chiesi un po' perplessa.

Tornò a guardarmi mentre faceva scivolare via la mano da me, per passarsela tra i capelli. Gli occhi erano di nuovo come al solito e sorrise divertito. - Uh?

Lo guardai non capendo bene cosa fosse successo.

- Parker, andiamo! - Urlò Clark, sorprendendo il suo capitano da dietro, insieme ad altri due della squadra.

Io sobbalzai spaventata: concentrata su Max non li avevo notati fino all'ultimo e sembrava lo stesso anche per lui.

- Oh, Gray, sempre a gironzolare per di qua - commentò acido appena mi vide. - Cosa vuoi?

Gli rivolsi una smorfia. - Vederti disturba più me che te- dissi per poi ignorarli e fare per andarmene.

- Gray, vieni da Kutcher? - Mi urlò dietro Parker, ridendo circondato dai suoi amici.

Mi girai velocemente annuendo e guardandolo.

Non c'era più quella cosa strana che gli era passata per gli occhi prima.

A cosa aveva pensato?

Anche durante la festa da Alex, mentre lui cercava di farsi dare il tanto agognato bacio da Francy e ne otteneva uno sulla guancia, me l'ero chiesto.

Forse il mio problema era che pensavo fin troppo.

Ma non potevo evitarlo e continuavo a pensare, vedendo Parker che si comportava come al solito, anche se in modo strano. Non mi obbligò a nessun gioco, non mi sentii tirare i capelli per un dispetto infantile, o pizzicare le guance come a volte faceva.

Mi chiedevo a cosa avesse pensato mentre Dawn ci provava spudoratamente con lui e Max abbozzava un sorriso, sovrappensiero.

A cosa stava pensando?

Verso la fine della festa, quando ormai io e Francy stavamo per andarcene, per caso, guardando tra gli invitati incrociai gli occhi di Parker, tra la folla. Lui li aveva appena alzati al cielo e aveva cercato un supporto morale con lo sguardo, più per scherzare che sul serio, mentre Dawn gli si sedeva sulle gambe, e aveva trovato me.

Vidi le gambe lunghe, scoperte e chiare della cheerleader che si appoggiavano sui jeans di lui e trattenni per pochi attimi il respiro.

Provai però a non sembrare irritata e abbozzai un sorriso per salutare, incrociando ancora gli occhi verdi. Max fece più o meno lo stesso per poi mettersi a fissare un bicchiere lì vicino, con uno sguardo vago.

A cosa stava pensando?

Billy che vidi subito dopo, seduto di fianco a Max e Dawn, mi sorrise divertito e con la mano mi fece un cenno d'intesa.

Billy sapeva.

Ma sapeva solo quello che avevo detto a James o anche quello che frullava per la testa di Max?

Ci pensai un attimo uscendo da quella casa, mentre Francy mi parlava e sapevo che non sarei arrivata a una conclusione.

 

Quello che non potevo sapere però era che Billy non era ancora a conoscenza dei pensieri di Parker, ma che presto lo sarebbe stato.

Troppo tardi, forse.

E anch'io, anch'io, non molto più tardi l'avrei saputo, dalle conseguenze.

E di quelle non sarei stata felice.




*Angolo dell'autrice:

Salve a tutte! 
Visto che questa volta sono riuscita a pubblicare senza un ritardo indecente?:D (ogni tanto succede! ahahahah)
Beeeeh, stranamente per questo capitolo sono stata meno stressata del solito, forse perchè ho imboccato ormai la strada che avevo deciso e mi sento a posto. Il titolo poi è in inglese perchè un "Billy sa" sarebbe suonato male, o almeno a me sembrava così ... Comunque è il primo e l'unico che rimarrà in lingua straniera, per chi non li apprezzasse :D

Cosa ne pensate? Avete idee? Perchè io qualcuna al posto vostro comincerei a farmela. *sembro un uccello del malaugurio*

Spero come sempre che il capitolo piaccia e di non deludervi:)

Avevo altre cose da dire ma non ricordo ...
Ah! Il prossimo capitolo: casetta dei baci. Mi ero dimenticata di dare una spiegazione più specifica sull'argomento (perchè non tutte si guardano i miei film dove compaiono queste cose malate AHAHAHAHAH)


La casetta dei baci da quel che ho intuito -e se non fosse così mi prendo la licenza!- è una specie di vera e propria e casetta che viene aperta durante le fiere per raccogliere dei soldi: un bacio, 50 cent! Si vede nel film "She's the man", per esempio, dove delle ragazze raccolgono dei soldi per una specie di ballo delle debuttanti (o qualcosa del genere); nel nostro caso la preside cerca soldi per la scuola:D

Lascio il link per il gruppo della storia per spoiler o altro ! : http://www.facebook.com/groups/326281187493467/ 

Alla prossima:) 

E ringrazio davvero tanto le 127 persone che hanno messo la storia tra le preferite, le 27 tra le ricordate e le 243 tra le seguite. Grazie mille <3 

 

   
 
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