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Autore: Lien    26/10/2007    10 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Crossed Times

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 17/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

 

 

Capitolo 17.  Tradito

 

 

 

I tavoli erano già accesi di chiacchiere e risate quando Harry entrò in Sala Grande per la colazione. Aveva i capelli ancora leggermente bagnati dalla doccia che si era fatto poco prima e l’aria rifocillata e attiva che aveva sempre quando tornava da uno dei suoi allenamenti. Si diresse con sicurezza verso il tavolo di Serpeverde, avendo ormai smesso di confondersi e dirigersi verso quello di Grifondoro come gli era capitato nei primi giorni.

 

“Ehi Harry! Finalmente ti si vede, eri di nuovo a correre?” gli arrivò per prima la voce di Orion, appena si fu avvicinato.

 

Alle parole di Black anche Tom, sedutogli di fronte, si voltò, annuendo una volta in segno di saluto e mormorando semplicemente “Buongiorno Harry” per poi ritornare al suo caffè.

 

“Si, ero giù al Lago.” Rispose il ragazzo, continuando però a guardare il Prefetto. Sembrava che il litigio del giorno prima non fosse mai successo, ma con la capacità di Tom di mascherare le proprie emozioni, non si poteva mai sapere se fosse arrabbiato o no.

 

Quando però il Serpeverde si spostò leggermente a sinistra, in modo da lasciare uno spazio abbastanza largo sulla panca tra lui ed Eileen, Harry tirò un sospiro di sollievo che non sapeva nemmeno di aver trattenuto e gli si sedette di fianco, accettando grato l’invito. Non si era nemmeno reso conto fino a quel momento quanto lo avesse turbato il pensiero che Tom ce l’avesse avuta ancora con lui.

 

Orion squadrò con occhi lascivi il ragazzo mentre si sedeva. “Mmm, allenandoti ogni giorno devi essere davvero in gran forma… Tutti quei muscoli, sarebbero perfetti per– Ahia! Tom, ma perché l’hai fatto?” gemette il Serpeverde massaggiandosi uno stinco da sotto il tavolo, probabilmente in seguito ad un doloroso calcio, “Quidditch. Sarebbero perfetti per il Quidditch. Finì lanciando un’occhiata torva al Prefetto.

 

Tom non alzò nemmeno gli occhi dalla sua copia della Gazzetta del Profeta, limitandosi ad un piccolo ghigno tra sé e sé.

 

“Ehi, Orion non ha poi tutti i torti.” Si intromise Caleb masticando di gusto un toast alla marmellata, “Non avevi detto che giocavi prima di venire qua?”

 

Harry deglutì, cercando di prendere tempo versandosi una tazza di latte. “Si, ma niente di spettacolare… e poi giocavo come Cercatore e ci sei già te in squadra, Caleb: non voglio rubare il posto a nessuno.” Tentò di spiegare. La sua Firebolt avrebbe suscitato troppe domande e a giocare con una delle scope di quel tempo non si sarebbe mai sentito a proprio agio.

 

“Beh, peccato.” Si limitò a ribattere il biondino, forse non volendo approfondire il discorso visto che si metteva a rischio la sua posizione nella squadra.

 

Intanto, mentre tirava il secondo sospiro di sollievo della mattinata, Harry alzò lo sguardo verso gli altri tavoli, non riuscendo ancora ad abituarsi a vedere davanti a sé quello di Corvonero al posto della massa giallo-nera dei Tassorosso. Molti di loro avevano davvero un libro aperto di fianco alla propria tazza di tè, una cosa che Harry aveva sempre pensato essere solo uno stereotipo.

 

Facendo vagare distrattamente gli occhi però, una figura alla fine del tavolo attirò la sua attenzione: era Meredith, la ragazzina che aveva conosciuto in classe il giorno prima, seduta separata dagli altri da almeno un paio di posti, completamente sola. Teneva la testa abbassata, probabilmente per leggere anche lei un libro che teneva sulle proprie ginocchia, e di tanto in tanto dava un morso ad un toast triangolare.

 

Harry aggrottò le sopracciglia: cosa ci faceva seduta al capo più lontano del tavolo? Ora che si ricordava, anche a lezione si era avvicinato giusto perché l’aveva vista sola e in disparte, seduta in prima fila mentre gli altri chiacchieravano amabilmente tra amici.

 

“Scusa un secondo…” bofonchiò ad Orion, che aveva cominciato un discorso di cui non aveva ascoltato una sola parola, e si alzò diretto verso il tavolo di Corvonero.

 

Arrivato davanti al suo obbiettivo, si sedette con noncuranza nel posto di fronte alla ragazza, ignorando completamente i bisbigli che si stavano alzando nel vedere un Serpeverde sedersi al tavolo di un’altra Casa.

 

“Ehilà Meredith, che leggi di bello?” chiese allegramente per attirare l’attenzione dell’altra.

 

La ragazza alzò la testa di scatto e un’espressione sorpresa le si disegnò sul volto vedendo Harry, subito seguita dal suo caratteristico rossore sulle gote.

 

“Oh, io… cioè, ciao Harry…” balbettò con voce flebile, ma al sorriso incoraggiante di Harry continuò, “Leggevo questo libro,” Rispose tirando su sul tavolo uno spesso volume dall’aria consunta, “è sui Patronus, molto interessante. Poi visto che… cioè, avevi detto che me lo avresti insegnato…” arrossì ancora di più, “volevo portarmi un po’ avanti…”

 

“Oh, ma si, certo. Fai benissimo, anzi!” rispose il ragazzo sorpreso. In realtà si era completamente dimenticato di quella promessa e già stava cominciando a sentirsi in colpa.

 

Meredith abbassò gli occhi, ma si lasciò ad un timido sorriso. Poi, con uno sguardo leggermente più curioso – che le toglieva anche un po’ di quell’aria da bambina addosso – disse:

 

“Ehm, Harry? Non che non ti voglia… anzi, il contrario, ma ehm… perché sei qui? Cioè,” aggiunse all’occhiata interrogativa dell’altro, “questo non è il tuo tavolo, te ne sei accorto?”

 

Il ragazzo scrollò le spalle. “Ha importanza?” chiese, iniziando a mangiare, “Non c’è nessuna regola che vieta di sedersi ai tavoli delle altre case. Masticò rumorosamente i suoi cereali con aria pensosa, “Oh beh, forse c’è, o se no ci sarebbe di sicuro più macello, ma finché non do fastidio a nessuno non vedo cosa ci sia di male.”

 

Sebbene i Corvonero fossero famosi per seguire le regole a puntino, Meredith non fece altro che soppesare per un attimo le parole del compagno, prima di tornare ad addentare il suo toast.

 

“Piuttosto,” continuò Harry, “come mai sei seduta qui tutta da sola?”

 

La ragazza abbassò subito lo sguardo, ma più che un’espressione imbarazzata, quella che le attraversò il volto sembrava un misto tra tristezza e amarezza. “Io… non ho molti amici. Non c’è molta gente che mi trovi simpatica, ecco.

 

Harry assottigliò gli occhi e osservò il resto del tavolo di Corvonero: come sempre molti ripassavano, le ragazze ridacchiavano e qualcuno gli lanciava occhiate sospette, ma nessuno sembrava particolarmente curioso o preoccupato che il Serpeverde stesse parlando con una loro amica o compagna di classe.

 

“Meredith,” iniziò riportando l’attenzione sulla ragazza davanti a sé, “qual è il vero problema?”  le chiese con voce calma ma ferma.

 

Finalmente la Corvonero alzò gli occhi e, Harry fu sorpreso nel notare, non vi era ombra di insicurezza sul suo volto e le emozioni erano stampate in modo chiaro e deciso nei suoi occhi.

 

“Forse Serpeverde è la Casa degli ambiziosi,” rispose, “ma a Corvonero uno dei tratti più distintivi è sempre stata la competitività. A nessuno piace dover riconoscere che può esserci qualcuno migliore di lui, ed ogni pretesto è buono da usare come scusa.

 

Harry aggrottò le sopraciglia, confuso. Che cosa voleva dire con quello? Non c’era alcun motivo per cui la competitività avrebbe dovuto impedirle di farsi degli amici… Spalancò gli occhi quando la risposta lo colpì.

 

“È perché hai saltato due anni…” sussurrò e vide Meredith annuire mesta. Lanciò un’occhiataccia al resto del tavolo e notò con soddisfazione che molti si girarono per evitare il suo sguardo. “Ma non ha senso, i tuoi compagni degli anni passati… dovrebbero essere felici per te, non possono incolparti per essere più intelligente!” esclamò alla fine.

 

Meredith scosse la testa. “Ma nessuno ammetterà mai che io sia più brava di loro, sarò sempre solo la figlia del Professore che se ne approfitta per avere i privilegi che vuole. Potrei scoprire la cura all’Avada Kedavra e non sarà mai comunque merito mio, ma del fatto che sono la figlia del Professor Donill.

 

Harry sentì la rabbia montargli in corpo. Non era giusto, non era per niente giusto. Chi erano quelli per giudicare senza sapere, spinti solo dalla gelosia? Era come al tempo del Torneo Tremagli, quando Ron gli aveva voltato le spalle perché aveva pensato che fosse stato lui a mettere il proprio nome nel Calice. Si ricordava ancora come era stato orribile quel periodo, quando tutti lo credevano uno in cerca di attenzioni e fama e non capivano che avrebbe dato tutto per poter rimanere nell’ombra, come un ragazzo normale.

 

Alzò gli occhi con sguardo deciso. “Hai finito di mangiare?” le chiese improvvisamente. Alla sorpresa risposta affermativa, continuò “Bene, che cos’hai adesso?”

 

La ragazza sembrava sempre più disorientata. “Ehm, Erbologia, perché?”

 

Harry si alzò ed aggirò il fondo del tavolo per pararlesi davanti. “Perché,” rispose con la punta di un sorriso prendendole la borsa da terra, “io non ho bisogno che i miei amici siano più stupidi di me per volergli bene.” Disse mettendosi la borsa della ragazza a tracolla, mentre lei lo guardava con occhi sgranati, “Per cui, Meredith, ora ti accompagno in classe.”

 

La Corvonero lasciò che la sorpresa le si dipinse sul volto solo per qualche altro istante, prima di illuminarsi in un vero sorriso e annuire. Non servivano sempre le parole per esprimere la gratitudine.

 

Mentre la Sala Grande si riempiva di mormorii nel vedere un Serpeverde e un Corvonero alzarsi dal tavolo insieme, c’era almeno una persona che sembrava propensa a fare più che limitarsi a spettegolare.

 

“Harry!”

 

L’indirizzato si voltò quando era ormai alle porte della Sala e vide Tom alzarsi dal tavolo e dirigersi con passo svelto verso di loro.

 

“Tom, cosa c’è? Vuoi venire con noi?” chiese sinceramente disponibile il ragazzo, una volta che il Prefetto li ebbe raggiunti.

 

L’altro Serpeverde non rispose subito, forse leggermente spiazzato da quell’invito, ma si riprese in fretta. “Dove stai andando?” chiese, assottigliando gli occhi in direzione di Meredith, “E soprattutto con chi?”

 

“Sto accompagnando Meredith ad Erbologia… oh, vero, che idiota: Tom, questa è Meredith Donill. Meredith, sono sicura che tu già lo conosca, ma lui è Tom Ridde. Presentò i suoi due compagni.

 

Tom non perse lo sguardo gelido e continuò a squadrare la ragazza con diffidenza. Harry non capiva da dove venisse tutta quell’avversione, ma quando si voltò verso Meredith, dovette trattenersi dallo sventolargli una mano davanti alla faccia. La ragazza aveva gli occhi spalancati e stava guardando Tom come se stesse vedendo una specie di superstar. Ogni tanto si dimenticava quanto fosse ammirato il Prefetto da quelle parti.

 

“Ehm, Mere…” gli sussurrò, tirandole una gomitata per svegliarla. Al colpo del gomito di Harry la Corvonero sembrò riprendersi e, subito dopo essersi resa conto del suo comportamento, arrossì furiosamente ed abbassò la testa mortificata.

 

“Harry,” riprese Tom come nulla fosse, “mi spieghi perché stai accompagnando questa Corvonero a lezione?”

 

“Perché è una mia amica.” Gli rispose l’altro lanciandogli un’occhiata di ammonimento, “E in ogni caso le serre sono sulla strada per Cura delle Creature Magiche, no? Quindi, vieni anche tu o vuoi restare qui ad aspettare Orion?” chiese di nuovo.

 

Tom non rispose, limitandosi ad incrociare le braccia al petto. Lanciò un breve sguardo al tavolo di Serpeverde, dove Orion si stava esibendo nell’imitazione del tricheco con un paio di grissini e voltò la testa con aria disgustata.

 

Harry a quanto pare però, non aveva così tanta voglia di aspettare, per cui prese a braccetto uno sbigottito Tom e con un “Ho deciso io, vieni con noi.” lo trascinò fuori dalla Sala Grande, di fianco ad una Corvonero divertita e agli sguardi di tutti gli altri studenti, che mormoravano stupefatti tra di loro su quello strano nuovo studente.

 

 

 

 

“A che stai pensando?” chiese Harry, mentre lui e Tom attraversavano tranquillamente il parco di Hogwarts.

 

Avevano appena lasciato Meredith alla Serra numero 3 ed ora si stavano incamminando verso il limitare della Foresta Proibita, dove si doveva svolgere la lezione di Cura delle Creature Magiche.

 

Il Serpeverde alzò lo sguardo verso l’alto e mise le mani in tasca con noncuranza, senza rispondere. Poi, in fine, si voltò verso Harry.

 

“A te.” Disse con l’accenno di un ghigno.

 

Senza capirne il motivo, Harry si ritrovò ad arrossire a quella semplice risposta. E ad arrabbiarsi con se stesso per il fatto di essere arrossito e arrossire ancora di più per la figura imbarazzante che di sicuro stava facendo. Quando però rialzò gli occhi verso Tom, vide che il ragazzo stava semplicemente continuando a ghignare.

 

“Stai ancora cercando di scoprire la mia identità?” chiese infine, riprendendosi.

 

“Si” rispose prontamente il Prefetto, “… e no. Aggiunse poi, allargando il suo ghigno.

 

Harry aggrottò le sopraciglia. Che intendeva con quello? Che stesse pian piano rinunciando nell’intento? Non era da Tom…

 

Strano, da quando lo conosci così bene da pensare di poter prevedere i suoi modi di fare?

 

Ignorando la fastidiosa vocina nella sua testa, chiese confuso “Che cosa vuoi dire?”

 

Il Serpeverde gli lanciò un’occhiata divertita e Harry dovette ammettere che non trovava più tanto strano vedere il ragazzo esprimere dei sentimenti positivi, vederlo ridere tanto quanto odiare. In quelle poche settimane che aveva condiviso con lui si era accorto quanto fosse davvero anche un ragazzo normale.

 

Solo molto, molto di più.

 

“Voglio ancora sapere chi sei,” arrivò la risposta di Tom, “ma non solo cognome, provenienza o motivazioni.”

 

Si fermò, ed Harry si trovò a fermarsi a sua volta sotto la sola forza dello sguardo dell’altro. Gli occhi neri così aperti non li aveva mai visti.

 

“Sei… una persona interessante, Harry.” continuò il moretto, “Io conosco tutti in questa scuola – o per lo meno, tutti quelli che contano – e so esattamente ciò che ciascuno di loro vuole.”

 

Riprese a camminare, alzando gli occhi verso il cielo, in un atteggiamento che della sua solita freddezza non aveva nulla.

 

“Tutti vogliono qualcosa, è la legge più vecchia del mondo. Di te però, Harry… non so cosa vuoi. Disse con un sospiro, mostrando quanto ci avesse riflettuto sopra. “Tu sei venuto qua, non so da dove, non so come e non so perché, ma sei venuto qua e hai accettato di lasciarti avvicinare, di lasciarti conoscere appena te l’ho chiesto. Lanciò un’occhiata all’ex-Grifone, “E non hai chiesto niente in cambio.

 

Harry trattenne un mezzo respiro. “Ma non è vero, tu mi hai dato i documenti per poter frequentare la scuola, senza quelli non–

 

Ma Tom lo interruppe con un verso spazientito.

 

“Quei documenti servivano tanto a te quanto a me. Sei stato proprio tu a dirmi che non ti avrei più rivisto se non fossi entrato ad Hogwarts come studente. Non si può certo dire che ti abbia ripagato solo con quello.

 

Harry lasciò andare un lungo sospiro. Avrebbe potuto raggirare la domanda, avrebbe potuto inventare una scusa, avrebbe potuto semplicemente dire che non poteva rispondere, ma era così stanco di tutti quei giochi, di tutte quelle bugie. Voleva che tutto fosse semplice per una volta, che potesse essere amico di Tom senza che il suo passato o il suo futuro si mettessero in mezzo.

 

‘Ma non potrà mai essere semplice, non quando lui è Tom Riddle e io sono Harry Potter.’ Pensò con amarezza.

 

Ma questo era il presente: lui si chiamava Harry Evans e l’altro… l’altro era semplicemente Tom. Era vero, sarebbe diventato Voldemort in un futuro ora lontano, ma per questo doveva forse buttare via questa unica, irripetibile occasione di conoscere una persona tanto speciale? Il fatto che sarebbe diventato un mostro, non rendeva ancora più urgente il bisogno di conoscere ora, in quelle troppo brevi settimane, ciò che sarebbe andato irrimediabilmente perso?

 

‘Non mi fido di Voldemort, non mi fido di ciò che Tom diventerà, ma ora…’

 

Ora mi fido di Tom.

 

“E se ti dicessi che non voglio nulla in cambio?”

 

Il Serpeverde assunse un’aria scettica. “Tutti vogliono qualcosa in cambio. Do ut des: è la prima cosa che imparano i bambini dopo camminare e parlare.

 

‘Io invece ho imparato a friggere uova e pancetta per i Dursley, vedi un po’ te.’ Pensò Harry alzando mentalmente gli occhi al cielo.

 

“Beh, forse invece ci sono delle persone che sanno dare senza aver bisogno ricevere. Che sono disposte a fare questo sacrificio… anzi, non lo vedono nemmeno come un sacrificio, ma sono contente di farlo.”

 

“Direi che sono dei folli, degli illusi.” Rispose prontamente l’altro.

 

Harry si fermò e fissò negli occhi il ragazzo di fianco a se, con un’espressione pacata ma decisa sul suo volto. “Allora sono un folle e sono un illuso, perché ti sto proprio offrendo la mia amicizia senza chiederti nulla in cambio.

 

Tom gli rivolse uno sguardo sorpreso e sui suoi occhi si poteva quasi scorgere una parola continuare a vorticare in superficie: amicizia.

 

Harry, intuendo i pensieri dell’altro, aggiunse. “Lo sai che Orion è un tuo amico.

 

“Io non–

 

“No,” lo interruppe, “non ho detto che tu ed Orion siete amici, ho detto che Orion è un tuo amico. C’è differenza: lo è e lo sarà, che tu lo voglia o meno.” Guardò gli occhi neri tentare di negare quelle parole, ma infine accettarne tacitamente l’evidenza. “Ed è quello che voglio essere io, è quello che sarò anch’io. Vuoi che ti chieda per forza qualcosa? Bene, chiedo che tu mi permetta di esserlo.

 

Tom rimase a guardarlo per qualche secondo, senza che si potesse individuare alcun’emozione precisa sul suo viso, da quante erano ad attraversargli lo sguardo. Poi cosse la testa.

 

“Come tu possa essere a Serpeverde, non smetterò mai di domandarmelo. Disse, e un piccolo sorriso gli si delineò agli angoli della bocca.

 

Un enorme sorriso si aprì sul volto di Harry e un sorprendente calore gli si accese nel petto. Non riusciva a capire perché si sentisse tanto felice da quella risposta, ma sentiva semplicemente che non poteva che essere stata quella giusta.

 

Quand’è che era passato dal volerlo uccidere al non volersene separare? Da quando Tom era diventato così importante? Ma soprattutto…

 

Da quando non gliene fregava più niente, fintanto che gli era vicino?

 

“Devo ricordarti che mi ci ha messo il Cappello, proprio come a te. Ribatté ridendo, mentre riprendevano a camminare verso la Foresta.

 

“Resta il fatto che ti comporti come un Grifondoro.

 

“Ehi! Non c’è nulla di male in Grifondoro!”

 

Tom alzò un sopracciglio. “Immagino tu non voglia dirmi come mai ti offendi tanto nel sentir qualcuno insultare i Grifondoro, giusto?”

 

Ma nemmeno le domande inquisitorie di Tom potevano togliergli il buon umore. “Nada.” Rispose con un ghigno.

 

Poi, lanciando un ultimo sorrisetto al Serpeverde, urlò “A chi arriva primo!” e partì in una corsa improvvisata verso il gruppo appena visibile della classe che aspettava l’inizio della lezione.

 

“Grifondoro…” borbottò appena Tom, prima di lanciarsi all’inseguimento.

 

 

 

 

Orion si guardò intorno, alla ricerca degli unici due Serpeverde che non erano ancora presenti all’appello. Fortuna che il Prof era in ritardo, o sarebbe stata la prima volta che la loro Casa perdeva dei punti per colpa di Tom. Si guardò intorno, osservando la classe: Cura delle Creature Magiche era con i Grifondoro, ma dopo i G.U.F.O. non erano più così tanti gli studenti che frequentavano quella classe.

 

Risate e rumore di passi in corsa lo fecero voltare in direzione del castello. ‘Finalmente!’ pensò irritato vedendo Harry e Tom arrivare, ma tutta l’irritazione scivolò via non appena si trovò ad osservare meglio il paio.

 

Harry si era appena fermato da quella che sembrava essere stata una folle corsa, con il fiatone e le guance arrossate dallo sforzo, e Tom gli era subito dietro – Tom! Quello sempre composto in qualunque cosa facesse – rallentando ora che l’altro si era fermato. E stavano ridendo, entrambi! Gli occhi nocciola di Harry brillavano e il volto era aperto in una chiara risata, le ultime tracce di euforia per la corsa ancora visibili, mentre Tom…

 

Dio, Tom

 

Stava sorridendo. No anzi, ridendo, senza alcuna traccia di ghigno. Mostrava una perfetta fila di denti bianchi e due piccole fossette, che Orion non sapeva nemmeno esistessero, gli si erano delineate ai lati della bocca, mentre negli occhi neri non si riusciva più a scorgere traccia della sua maschera di freddezza.

 

Era semplicemente stupendo.

 

Vide il Prefetto fermarsi di fianco al compagno una volta che lo ebbe raggiunto ed Harry aggrapparsi al suo braccio per riprendere fiato. E Tom lo lasciò fare! Anzi, gli raccolse la borsa che gli era caduta per terra e se la caricò su una spalla, continuando a chiacchierare. E pensare che Orion non era mai riuscito a dargli di più di una pacca sulla spalla…

 

Scosse la testa da quei pensieri e si concentrò sui due che si facevano sempre più vicini, tanto che poteva cominciare a sentire cosa si stavano dicendo.

 

“…sto! Non sei poi così in forma, eh Tom? Vedi cosa succede a disdegnare il Quidditch!” sentì Harry scherzare e tirargli un leggero pugno su una spalla.

 

“Primo, sei partito in anticipo, e secondo, ero appena di un metro dietro di te. Rispose Tom senza scomporsi, con un’espressione divertita sul volto. “E dubito che il Quidditch centri qualcosa, quando si parla del pazzo che si sveglia ogni mattina alle sei per correre intorno al lago.

 

L’ex-Grifondoro gli lanciò un’occhiataccia. “Questo era un colpo basso. Non c’è nulla di male nel volersi tenere allenati!”

 

Quello che fece Tom a quel punto lasciò Orion letteralmente a bocca aperta, perché il prefetto si fermò, squadrando da cima a fondo Harry con un piccolo ghigno stampato in faccia e disse: “Hai ragione, non c’è davvero nulla di male.

 

Poi si voltò, non vedendo quindi il rossore che si era steso sulle guance dell’altro ragazzo, particolare che invece ad Orion non era per niente sfuggito. Decise che era ora di riportare i due piccioncini con i piedi per terra.

 

“Ehi, voi due! Alla buon ora!” urlò in direzione dei due ragazzi.

 

Come previsto Harry si affrettò ad avvicinarsi e salutarlo, mentre Tom rialzava un buon numero delle sue difese, ricostruendo la sua raffinata maschera gelida.

 

“Scusa, ma abbiamo accompagnato Meredith ad Erbologia. Rispose subito Harry, “Il Professore si è arrabbiato?”

 

“No, in realtà non è ancora qua ma –” stava rispondendo Orion, ma la voce di una ragazza nel gruppo lo interruppe.

 

“Ragazzi! Scamandro ha detto di raggiungerlo tutti dietro la capanna del Guardacaccia!” urlò alla classe e tutti si affrettarono a raccogliere le proprie borse ed incamminarsi.

 

“Cos’avrà preparato questa volta quel pazzo…” borbottò Tom, mentre seguivano gli altri compagni di classe verso la capanna.

 

Quando raggiunsero finalmente il retro della piccola abitazione, Harry vide per la prima volta il professore di Cura delle Creature Magiche: era un ometto basso e mingherlino, con una zazzera di capelli rosso scuro e vivaci occhi neri. Pian piano che gli studenti si avvicinavano sembrava animarsi sempre di più, facendo dardeggiare lo sguardo da un volto all’altro. Ad Harry ricordava vagamente un elfo o un folletto.

 

Solo quando tutti si furono raggruppati e il Prof ebbe fatto un passo avanti per venire incontro agli alunni Harry notò la decina di casse stese sull’erba alle spalle del professore.

 

“Benvenuti, benvenuti ragazzi!” indirizzò la classe l’uomo, con una voce meno acuta di quanto Harry non si fosse aspettato.

 

I ragazzi risposero con un mormorio di “Buongiorno. ma la maggior parte dei bisbigli riguardavano le casse a qualche metro da loro. E Harry avrebbe giurato di aver sentito pure qualcuno lamentarsi della mancanza di luce, ma non riusciva davvero a capire cosa volesse dire vista la giornata mediamente limpida.

 

“Oggi ho pensato di portarvi qualcosa di speciale e vi chiedo quindi di fare attenzione se volete evitare spiacevoli incidenti. E detto questo si voltò e si accucciò davanti ad una delle casse, alla quale tolse il coperchio e infilò le mani dentro.

 

Oh, luce ffinalmente!” disse una voce di cui Harry non riuscì a capire la provenienza, fino a quando il Prof non si voltò, tenendo attorcigliato al braccio un lungo serpente a tre teste.

 

Era di un arancione grigiastro a strisce nere e le tre teste ondeggiavano fuori sincro facendo saettare in avanti le rosse lingue biforcute. Quella di sinistra si guardava intorno curiosa, studiando l’ambiente e le persone intorno a lei, quella al centro era ferma immobile, con gli occhietti aperti in un’espressione sognante, mentre quella di destra sibilava irata, scoprendo le lunghe zanne.

 

“Questo, come alcuni di voi hanno già capito, è un Runespoor. Cominciò il professore accarezzando leggermente la testa centrale, “Chi sa dirmi qual è l’unica testa velenosa?”

 

Mentre un ragazzo di Grifondoro rispondeva, Harry ascoltava divertito le minacce di morte della testa di destra e pensò che anche senza saperlo non ci sarebbe voluto un genio per capire quale delle tre sarebbe stato meglio evitare. Distratto nel sentire tutti i sibili provenire dalle casse, seguì appena la spiegazione – qualcosa a proposito di due teste che si coalizzavano per staccare a morsi l’altra – e solo quando il Prof ebbe riposto il Runespoor nella propria cassa tornò a prestare attenzione.

 

“Allora ragazzi, ho soltanto sette esemplari qua con me e voi siete in undici: formate quattro coppie e i tre restanti prenderanno un Runespoor ciascuno. Quando va sarete sistemati, mettetevi in fila qua davanti che vi darò il vostro serpente. Dette direttive il Prof, prima di tornare alle sue casse.

 

Fruscii di gente che si spostava e mormorii si propagarono per qualche secondo, mentre tutti cercavano di trovare un compagno.

 

“Beh, Harry, visto che il Tom qua presente se la sa cavare benissimo da solo con i serpenti, direi di lasciargli a lui l’esemplare solitario. Disse Orion rivolgendosi al ragazzo, “Fai coppia con me, allora?”

 

Ma Harry stupì entrambi i due amici scuotendo la testa. “No, grazie. Preferirei anch’io tenerne uno per me. Rispose con un piccolo sorrisetto, “Anch’io non me la cavo male.

 

Tom assottigliò gli occhi: “Non mi sembravi troppo a tuo agio quando ti ho presentato Nagini. Anzi, ti avrei quasi detto spaventato.”

 

L’ex-Grifondoro voltò la testa dall’altra parte: beh, con Nagini era stato diverso, erano stati solo lui e Tom, mentre ora c’era un sacco di altra gente, e se si fosse trovato a parlare in Serpentese l’avrebbero tutti sentito come un sibilo proveniente dai serpenti. Se avesse parlato a bassa voce, nemmeno Tom si sarebbe accorto della differenza.

 

“No, ero solo molto stanco quella sera,” cercò una scusa Harry, “non sono certo i serpenti a farmi paura.”

 

Il Prefetto non abbandonò l’aria sospettosa, ma scrollò le spalle e si avviò verso la coda, mentre Orion si appaiava ad Eileen. Aspettarono il loro turno in fila, fino a ché, arrivato a circa metà, il Professore non si fermò.

 

“Oh, due degli esemplari hanno ancora la testa destra… C’è per caso qualche volontario? È l’unica ad avere zanne avvelenate, e il suo morso è estremamente pericoloso, quindi va trattata con estrema cautela. Se nessuno se la sente, li lascerò nelle casse e formeremo un gruppo da tre. Spiegò, osservando attentamente la classe, “Qualcuno si offre?”

 

Tom e Harry alzarono in contemporanea le mani. “Io.”

 

Per qualche motivo, allo sguardo shockato che gli rivolse il Serpeverde, Harry si sentì particolarmente compiaciuto, forse solo per essere riuscito a rompere nuovamente la maschera che il Prefetto aveva prontamente indossato non appena avevano raggiunto gli altri.

 

Ritornò coi piedi per terra quando l’altro ragazzo gli prese il braccio in una stretta dolorosa.

 

“Quegli animali sono davvero pericolosi se non sai come trattarli. Sibilò tra i denti Tom, inchiodandolo con uno sguardo gelido, “Se lo stai facendo solo per far vedere che non hai paura, smettila immediatamente. Rischi davvero di farti male.

 

Tra l’irritazione per l’inutile ammonimento e un piacevole calore al pensiero che il Prefetto si preoccupasse per lui, Harry rimase senza risposta, ma liberò il braccio dalla presa dell’altro.

 

“Non sono un bambino e tu non sei mia madre. Gli rispose Harry acido, ma poi addolcì lo sguardo e con la mano con cui aveva strattonato il braccio di Tom per liberarsi strinse brevemente quella dell’altro. “So quello che faccio, fidati di me. Disse, prima di avvicinarsi al professore senza aspettare una risposta.

 

Quando il Runespoor gli venne posato sulle mani, non perse tempo ad attorcigliarglisi ad un braccio, mentre Harry trovava un posto leggermente in disparte dove portare a termine la lezione. Il compito non era particolarmente difficile: avevano una pila di topi morti e dovevano nutrire il serpente facendo in modo che tutte le teste ricevessero la stessa quantità di cibo, dovendo impedire le liti tra le tre bocche.

 

Vedendo che Tom era temporaneamente occupato a parlare con il professore, Harry indirizzò il serpente che aveva al braccio.

 

Ascoltate bene: vedete questo sacco di topi? È tutto per voi, a patto che stiate buoni e non litighiate.” Guardò la testa di destra che aveva ancora le zanne in bella mostra, “E non mordiate.

 

Un umano che parla la nossstra lingua?” rispose la testa di sinistra, quella pratica, “Sse ci darai davvero tutti quei topi, vedremo di non morderti, ma sstai attento a mantenere la tua parola.

 

Harry annuì, non fidandosi a rispondere ora che Tom era tornato nel gruppo, sedendosi non proprio vicino ma ancora abbastanza da essere a raggio di udito. Cominciò col prendere il primo topo e lasciarlo pendere dalla coda di fronte alla testa di destra – prima quella era occupata, meglio era – e la guardò affascinato aprire le mandibole snodabili ed ingoiarlo in un sol boccone. Ne raccattò un altro e lo diede a quella di sinistra, i cui sibili impazienti lo stavano innervosendo. Quando però sventolò il terzo topo di fronte alla testa centrale, quella non diede alcun cenno di vita.

 

Harry poggiò il topo a terra e la osservò attentamente. Non stava dormendo – gli occhi aperti escludevano quella possibilità – ma aveva un’aria leggermente incantata, come se stesse sognando ad occhi aperti. Il Prof non aveva per caso detto che quella centrale era la testa sognatrice? Beh, in qualche modo doveva risvegliarla da quel torpore. Gli schioccò un paio di volta le dita davanti al muso, proprio come avrebbe fatto con un essere umano.

 

Senza alcun preavviso, la testa si risvegliò e affondò le zanne nella sua mano.

 

Ahia! Ma perché l’hai fatto?!” esclamò arrabbiato.

 

Impallidì quando si rese conto di quello che aveva appena fatto.

 

Chiuse gli occhi, mentre il panico gli attanagliava le viscere. Non sentì nemmeno la testa sognatrice sibilare “Scusa, stavo sognando un coniglio succulento.”, mentre cercava in tutti i modi di non perdere la calma.

 

Probabilmente nessuno l’aveva visto parlare, ma sapeva, sapeva, che c’era almeno una persona che aveva sicuramente capito.

 

Lentamente, voltò la testa verso dove sapeva essere seduto Tom. Per quanto avesse potuto avere un’idea della possibile reazione del Prefetto, nulla lo preparò per lo sguardo scioccato, incredulo e tradito che si leggeva negli occhi nero inchiostro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A.N.: O_O <----- questa è stata pressappoco la mia reazione dopo aver visto quante recensioni aveva ricevuto l’ultimo capitolo. Ragazzi vi adoro! Siete il pane delle mie giornate!

Il cap 16 aveva suscitato qualche domanda, alle quali cercherò di rispondere al meglio nelle risp alle recensioni. Ho visto inoltre che molti si aspettavano che Harry rispondesse a Nagini, ma per l’effetto giusto serviva qualcosa di più drammatico, non trovate? ;). A proposito di questo capitolo… Harry è nei guai, neh? :P

 

 

RISPOSTE:

 

Selene_90: spero ti sia piaciuto anche questo e come vedi Tom si avvicina alla verità ogni giorno di più!

 

Kagchan: eheh, spero che non dovrete aspettare troppo per le Lemon, ma si vedrà (non sono ancora insieme in effetti =_=). Nagini in ogni caso è un essere mooolto intelligente, di più non dico ;).

 

Bluking: diamine, sono onorata di averti iniziato a questa coppia! Spero che continuerai a seguire e ti appassionerai sempre di più: credimi, sono davvero un amore Harry e Tom insieme XD.

 

MORFEa: non preoccuparti! Sono contenta che tu recensisca in ogni caso. Grazie davvero per i complimenti, finisco sempre per arrossire davanti allo schermo ^^”! Ora ci troveremo davanti un bello scontro, chissà che verità salteranno fuori…. ;)

 

GinnyW: beh, non ci è riuscito troppo bene, no? XD Spero davvero che ti sia piaciuto anche questo cap!

 

Zafirya: sono contenta ti sia piaciuto e si, i due cominciano ad essere sempre più vicini (si vede anche in questo cap prima del casino con il Serpentese). Vediamo cosa farà adesso Tom! ^^

 

Zia Voldy: sono sempre contenta che ci sia sempre più gente a cui questa fic piace. Per rispondere alle tue domande: 1) Eh, lo so che sarebbe stato un bello sviluppo, ma come vedi mi serviva il colpo di scena di questo capitolo. 2) Qui non sono sicura se stai chiedendo perché Harry ha un aspetto diverso o perché si è tolto l’illusione davanti a Tom. In ogni caso spiego: Harry è sotto un incantesimo che modifica il suo aspetto, dandogli capelli castani e occhi nocciola, che porta sempre su di sé per evitare che nel futuro qualcuno si ricordi di lui col proprio aspetto. Tom, però, conosce già il suo vero aspetto, per cui non c’era alcun motivo per rifiutare la sua richiesta. Spero di aver risposto bene ^^ Continua a seguire!

 

Gokychan: XDDDDD sindrome di Sherlock Holmes! Ora speriamo non diventi il Mastino di Baskerville nella sua furia semmai!

 

KIA: grazie per la recensione! In ogni caso aggiorno ogni venerdì, né prima, né dopo. Nel caso debba saltare un aggiornamento, lo farò sapere in anticipo così da non creare troppi problemi ^^

 

Miss pink 87: la Lemon arriverà, stanne certa, ma ci sarà ancora qualche capitolo: ora non stanno nemmeno davvero insieme XD

 

Cesarina89: sono contenta che ti sia piaciuta e spero che continuerai a seguire!

 

RowanMayFlower: grazie mille! E come vedi, puntuale come ogni venerdì (anche se ad un oriario leggermente più tardo ^^”)

 

Pristina: grazie mille per i complimenti! A proposito di Tom: la sua personalità è molto complessa (è per questo che lo amiamo ;) ) e la presenza di Harry di sicuro lo sta sconvolgendo un po’. Sicuramente ora non sarà felice dopo gli ultimi risvolti, ma vedremo la sua reazione nel prossimo cap!

  
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