Titolo: Crossed Times
Autore: Lien
Capitoli: 17/?
Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)
Pairing: Tom/Harry
Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy,
altri…
Avvertimenti: Slash, Slash e
ancora Slash
Capitolo 17. Tradito
I tavoli erano già accesi di chiacchiere e risate
quando Harry entrò in Sala Grande per la colazione. Aveva i capelli ancora
leggermente bagnati dalla doccia che si era fatto poco prima e l’aria
rifocillata e attiva che aveva sempre quando tornava
da uno dei suoi allenamenti. Si diresse con sicurezza verso il tavolo di
Serpeverde, avendo ormai smesso di confondersi e dirigersi verso quello di
Grifondoro come gli era capitato nei primi giorni.
“Ehi Harry! Finalmente ti si vede, eri di nuovo a
correre?” gli arrivò per prima la voce di Orion, appena si fu avvicinato.
Alle parole di Black anche Tom, sedutogli di
fronte, si voltò, annuendo una volta in segno di saluto e mormorando
semplicemente “Buongiorno Harry” per poi ritornare al suo caffè.
“Si, ero giù al Lago.” Rispose il ragazzo,
continuando però a guardare il Prefetto. Sembrava che il
litigio del giorno prima non fosse mai successo, ma con la capacità di
Tom di mascherare le proprie emozioni, non si poteva mai sapere se fosse
arrabbiato o no.
Quando però il Serpeverde si spostò leggermente a
sinistra, in modo da lasciare uno spazio abbastanza largo sulla panca tra lui
ed Eileen, Harry tirò un sospiro di sollievo che non
sapeva nemmeno di aver trattenuto e gli si sedette di fianco, accettando grato
l’invito. Non si era nemmeno reso conto fino a quel momento quanto lo avesse
turbato il pensiero che Tom ce l’avesse avuta ancora
con lui.
Orion squadrò con occhi lascivi il ragazzo mentre si sedeva. “Mmm,
allenandoti ogni giorno devi essere davvero in gran forma… Tutti quei muscoli,
sarebbero perfetti per– Ahia! Tom, ma perché l’hai
fatto?” gemette il Serpeverde massaggiandosi uno stinco da sotto il tavolo,
probabilmente in seguito ad un doloroso calcio, “Quidditch.
Sarebbero perfetti per il Quidditch.” Finì lanciando un’occhiata torva al Prefetto.
Tom non alzò nemmeno gli occhi dalla sua copia
della Gazzetta del Profeta, limitandosi ad un piccolo ghigno tra sé e sé.
“Ehi, Orion non ha poi tutti i torti.” Si intromise
Caleb masticando di gusto un toast alla marmellata,
“Non avevi detto che giocavi prima di venire qua?”
Harry deglutì, cercando di prendere tempo
versandosi una tazza di latte. “Si, ma niente di spettacolare… e poi giocavo
come Cercatore e ci sei già te in squadra, Caleb: non voglio rubare il posto a nessuno.” Tentò di
spiegare. La sua Firebolt avrebbe suscitato troppe
domande e a giocare con una delle scope di quel tempo non si sarebbe mai
sentito a proprio agio.
“Beh, peccato.” Si limitò a ribattere il biondino,
forse non volendo approfondire il discorso visto che si metteva a rischio la
sua posizione nella squadra.
Intanto, mentre tirava il secondo sospiro di
sollievo della mattinata, Harry alzò lo sguardo verso gli altri tavoli, non
riuscendo ancora ad abituarsi a vedere davanti a sé quello di Corvonero al
posto della massa giallo-nera dei Tassorosso. Molti
di loro avevano davvero un libro aperto di fianco alla propria tazza di tè, una
cosa che Harry aveva sempre pensato essere solo uno stereotipo.
Facendo vagare distrattamente gli occhi però, una
figura alla fine del tavolo attirò la sua attenzione: era Meredith, la
ragazzina che aveva conosciuto in classe il giorno prima, seduta separata dagli
altri da almeno un paio di posti, completamente sola. Teneva la testa
abbassata, probabilmente per leggere anche lei un libro che teneva sulle
proprie ginocchia, e di tanto in tanto dava un morso ad un toast triangolare.
Harry aggrottò le sopracciglia: cosa ci faceva
seduta al capo più lontano del tavolo? Ora che si ricordava, anche a lezione si
era avvicinato giusto perché l’aveva vista sola e in disparte, seduta in prima
fila mentre gli altri chiacchieravano amabilmente tra amici.
“Scusa un secondo…” bofonchiò ad Orion, che aveva
cominciato un discorso di cui non aveva ascoltato una sola parola, e si alzò
diretto verso il tavolo di Corvonero.
Arrivato davanti al suo obbiettivo, si sedette con
noncuranza nel posto di fronte alla ragazza, ignorando completamente i bisbigli
che si stavano alzando nel vedere un Serpeverde sedersi al tavolo di un’altra
Casa.
“Ehilà Meredith, che leggi di bello?” chiese
allegramente per attirare l’attenzione dell’altra.
La ragazza alzò la testa di scatto e un’espressione
sorpresa le si disegnò sul volto vedendo Harry, subito
seguita dal suo caratteristico rossore sulle gote.
“Oh, io… cioè, ciao Harry…” balbettò con voce
flebile, ma al sorriso incoraggiante di Harry continuò, “Leggevo questo libro,” Rispose tirando su sul tavolo uno spesso volume dall’aria
consunta, “è sui Patronus, molto interessante. Poi visto
che… cioè, avevi detto che me lo avresti insegnato…” arrossì ancora di più,
“volevo portarmi un po’ avanti…”
“Oh, ma si, certo. Fai benissimo, anzi!” rispose il
ragazzo sorpreso. In realtà si era completamente dimenticato di quella promessa
e già stava cominciando a sentirsi in colpa.
Meredith abbassò gli occhi, ma si lasciò ad un
timido sorriso. Poi, con uno sguardo leggermente più curioso – che le toglieva anche un po’ di quell’aria
da bambina addosso – disse:
“Ehm, Harry? Non che non ti voglia… anzi, il contrario, ma ehm… perché sei qui? Cioè,”
aggiunse all’occhiata interrogativa dell’altro, “questo non è il tuo tavolo, te
ne sei accorto?”
Il ragazzo scrollò le spalle. “Ha importanza?”
chiese, iniziando a mangiare, “Non c’è nessuna regola che vieta di sedersi ai
tavoli delle altre case.” Masticò rumorosamente i suoi
cereali con aria pensosa, “Oh beh, forse c’è, o se no
ci sarebbe di sicuro più macello, ma finché non do fastidio a nessuno non vedo
cosa ci sia di male.”
Sebbene i Corvonero fossero famosi per seguire le
regole a puntino, Meredith non fece altro che soppesare per un attimo le parole
del compagno, prima di tornare ad addentare il suo
toast.
“Piuttosto,” continuò
Harry, “come mai sei seduta qui tutta da sola?”
La ragazza abbassò subito lo sguardo, ma più che
un’espressione imbarazzata, quella che le attraversò il volto sembrava un misto
tra tristezza e amarezza. “Io… non ho molti amici. Non c’è molta gente che mi
trovi simpatica, ecco.”
Harry assottigliò gli occhi e osservò il resto del
tavolo di Corvonero: come sempre molti ripassavano, le ragazze ridacchiavano e
qualcuno gli lanciava occhiate sospette, ma nessuno sembrava particolarmente
curioso o preoccupato che il Serpeverde stesse
parlando con una loro amica o compagna di classe.
“Meredith,” iniziò
riportando l’attenzione sulla ragazza davanti a sé, “qual è il vero
problema?” le chiese con voce calma ma
ferma.
Finalmente la Corvonero alzò gli occhi e, Harry fu
sorpreso nel notare, non vi era ombra di insicurezza sul suo volto e le
emozioni erano stampate in modo chiaro e deciso nei suoi occhi.
“Forse Serpeverde è la Casa degli ambiziosi,” rispose, “ma a Corvonero uno dei tratti più distintivi è
sempre stata la competitività. A nessuno piace dover riconoscere che può
esserci qualcuno migliore di lui, ed ogni pretesto è buono da usare come scusa.”
Harry aggrottò le sopraciglia, confuso. Che cosa
voleva dire con quello? Non c’era alcun motivo per cui
la competitività avrebbe dovuto impedirle di farsi degli amici… Spalancò gli
occhi quando la risposta lo colpì.
“È perché hai saltato due anni…” sussurrò e vide
Meredith annuire mesta. Lanciò un’occhiataccia al resto del tavolo e notò con
soddisfazione che molti si girarono per evitare il suo sguardo. “Ma non ha
senso, i tuoi compagni degli anni passati… dovrebbero essere felici per te, non
possono incolparti per essere più intelligente!” esclamò alla fine.
Meredith scosse la testa. “Ma nessuno ammetterà mai
che io sia più brava di loro, sarò sempre solo la figlia del Professore che se
ne approfitta per avere i privilegi che vuole. Potrei scoprire la cura all’Avada Kedavra e non sarà mai
comunque merito mio, ma del fatto che sono la figlia del Professor Donill.”
Harry sentì la rabbia montargli in corpo. Non era
giusto, non era per niente giusto.
Chi erano quelli per giudicare senza sapere, spinti solo dalla gelosia? Era
come al tempo del Torneo Tremagli, quando Ron gli aveva voltato le spalle perché aveva pensato che
fosse stato lui a mettere il proprio nome nel Calice. Si ricordava ancora come
era stato orribile quel periodo, quando tutti lo credevano uno in cerca di
attenzioni e fama e non capivano che avrebbe dato tutto per poter rimanere
nell’ombra, come un ragazzo normale.
Alzò gli occhi con sguardo deciso. “Hai finito di
mangiare?” le chiese improvvisamente. Alla sorpresa risposta affermativa,
continuò “Bene, che cos’hai adesso?”
La ragazza sembrava sempre più disorientata. “Ehm, Erbologia, perché?”
Harry si alzò ed aggirò il fondo del tavolo per pararlesi davanti. “Perché,” rispose
con la punta di un sorriso prendendole la borsa da terra, “io non ho bisogno
che i miei amici siano più stupidi di me per volergli bene.” Disse mettendosi
la borsa della ragazza a tracolla, mentre lei lo guardava con occhi sgranati, “Per cui, Meredith, ora ti accompagno in classe.”
La Corvonero lasciò che la sorpresa le si dipinse sul volto solo per qualche altro istante,
prima di illuminarsi in un vero sorriso e annuire. Non servivano sempre le
parole per esprimere la gratitudine.
Mentre la Sala Grande si riempiva di mormorii nel
vedere un Serpeverde e un Corvonero alzarsi dal tavolo insieme, c’era almeno
una persona che sembrava propensa a fare più che limitarsi a spettegolare.
“Harry!”
L’indirizzato si voltò quando
era ormai alle porte della Sala e vide Tom alzarsi dal tavolo e dirigersi con
passo svelto verso di loro.
“Tom, cosa c’è? Vuoi venire con noi?” chiese sinceramente disponibile il ragazzo, una volta che il
Prefetto li ebbe raggiunti.
L’altro Serpeverde non rispose subito, forse
leggermente spiazzato da quell’invito, ma si riprese
in fretta. “Dove stai andando?” chiese, assottigliando gli occhi in direzione
di Meredith, “E soprattutto con chi?”
“Sto accompagnando Meredith ad Erbologia…
oh, vero, che idiota: Tom, questa è Meredith Donill.
Meredith, sono sicura che tu già lo conosca, ma lui è Tom Ridde.” Presentò i suoi due compagni.
Tom non perse lo sguardo gelido e continuò a
squadrare la ragazza con diffidenza. Harry non capiva da dove venisse tutta quell’avversione, ma
quando si voltò verso Meredith, dovette trattenersi dallo sventolargli una mano
davanti alla faccia. La ragazza aveva gli occhi spalancati e stava guardando
Tom come se stesse vedendo una specie di superstar. Ogni tanto si dimenticava
quanto fosse ammirato il Prefetto da quelle parti.
“Ehm, Mere…” gli sussurrò, tirandole una gomitata
per svegliarla. Al colpo del gomito di Harry la Corvonero sembrò riprendersi e,
subito dopo essersi resa conto del suo comportamento, arrossì furiosamente ed
abbassò la testa mortificata.
“Harry,” riprese Tom come
nulla fosse, “mi spieghi perché stai accompagnando questa Corvonero a lezione?”
“Perché è una mia amica.” Gli rispose l’altro
lanciandogli un’occhiata di ammonimento, “E in ogni caso le serre sono sulla
strada per Cura delle Creature Magiche, no? Quindi, vieni anche tu o vuoi
restare qui ad aspettare Orion?” chiese di nuovo.
Tom non rispose, limitandosi ad incrociare le
braccia al petto. Lanciò un breve sguardo al tavolo di Serpeverde, dove Orion
si stava esibendo nell’imitazione del tricheco con un paio di grissini e voltò
la testa con aria disgustata.
Harry a quanto pare però,
non aveva così tanta voglia di aspettare, per cui prese a braccetto uno
sbigottito Tom e con un “Ho deciso io, vieni con noi.” lo
trascinò fuori dalla Sala Grande, di fianco ad una Corvonero divertita e agli
sguardi di tutti gli altri studenti, che mormoravano stupefatti tra di loro su
quello strano nuovo studente.
“A che stai pensando?” chiese Harry, mentre lui e
Tom attraversavano tranquillamente il parco di Hogwarts.
Avevano appena lasciato Meredith alla
Serra numero 3 ed ora si stavano incamminando verso il limitare della
Foresta Proibita, dove si doveva svolgere la lezione di Cura delle Creature
Magiche.
Il Serpeverde alzò lo sguardo verso l’alto e mise
le mani in tasca con noncuranza, senza rispondere. Poi, in fine, si voltò verso
Harry.
“A te.” Disse con l’accenno di un ghigno.
Senza capirne il motivo, Harry si ritrovò ad
arrossire a quella semplice risposta. E ad arrabbiarsi con se stesso per il
fatto di essere arrossito e arrossire ancora di più per la figura imbarazzante
che di sicuro stava facendo. Quando però rialzò gli occhi verso Tom, vide che
il ragazzo stava semplicemente continuando a ghignare.
“Stai ancora cercando di scoprire la mia identità?”
chiese infine, riprendendosi.
“Si” rispose prontamente il Prefetto, “… e no.” Aggiunse poi, allargando il suo ghigno.
Harry aggrottò le sopraciglia. Che intendeva con
quello? Che stesse pian piano rinunciando nell’intento? Non era da Tom…
Strano, da
quando lo conosci così bene da pensare di poter prevedere i suoi modi di fare?
Ignorando la fastidiosa vocina nella
sua testa, chiese confuso “Che cosa vuoi dire?”
Il Serpeverde gli lanciò un’occhiata divertita e
Harry dovette ammettere che non trovava più tanto
strano vedere il ragazzo esprimere dei sentimenti positivi, vederlo ridere
tanto quanto odiare. In quelle poche settimane che aveva condiviso con lui si
era accorto quanto fosse davvero
anche un ragazzo normale.
Solo molto,
molto di più.
“Voglio ancora sapere chi sei,”
arrivò la risposta di Tom, “ma non solo cognome, provenienza o motivazioni.”
Si fermò, ed Harry si trovò a fermarsi a sua volta
sotto la sola forza dello sguardo dell’altro. Gli occhi neri così aperti non li
aveva mai visti.
“Sei… una persona interessante, Harry.” continuò il moretto, “Io conosco tutti in questa scuola – o
per lo meno, tutti quelli che contano – e so esattamente ciò che ciascuno di
loro vuole.”
Riprese a camminare, alzando gli occhi verso il
cielo, in un atteggiamento che della sua solita freddezza non aveva nulla.
“Tutti vogliono qualcosa, è la legge più vecchia
del mondo. Di te però, Harry… non so cosa vuoi.” Disse
con un sospiro, mostrando quanto ci avesse riflettuto
sopra. “Tu sei venuto qua, non so da dove, non so come e non so perché, ma sei
venuto qua e hai accettato di lasciarti avvicinare, di lasciarti conoscere
appena te l’ho chiesto.” Lanciò un’occhiata
all’ex-Grifone, “E non hai chiesto niente in cambio.”
Harry trattenne un mezzo respiro. “Ma non è vero,
tu mi hai dato i documenti per poter frequentare la scuola, senza quelli non–”
Ma Tom lo interruppe con un verso spazientito.
“Quei documenti servivano tanto a te quanto a me.
Sei stato proprio tu a dirmi che non ti avrei più rivisto se non fossi entrato ad Hogwarts come studente. Non si può certo dire che ti
abbia ripagato solo con quello.”
Harry lasciò andare un lungo sospiro. Avrebbe
potuto raggirare la domanda, avrebbe potuto inventare una scusa, avrebbe potuto
semplicemente dire che non poteva rispondere, ma era così stanco di tutti quei
giochi, di tutte quelle bugie. Voleva che tutto fosse semplice per una volta,
che potesse essere amico di Tom senza che il suo passato o il suo futuro si
mettessero in mezzo.
‘Ma non potrà mai essere semplice,
non quando lui è Tom Riddle e io sono Harry Potter.’ Pensò con amarezza.
Ma questo era il presente: lui si chiamava Harry
Evans e l’altro… l’altro era semplicemente Tom. Era vero, sarebbe diventato
Voldemort in un futuro ora lontano, ma per questo doveva forse buttare via
questa unica, irripetibile occasione di conoscere una persona tanto speciale?
Il fatto che sarebbe diventato un mostro, non rendeva ancora più urgente il
bisogno di conoscere ora, in quelle troppo brevi
settimane, ciò che sarebbe andato irrimediabilmente perso?
‘Non mi fido di Voldemort, non
mi fido di ciò che Tom diventerà, ma ora…’
Ora mi fido
di Tom.
“E se ti dicessi che non voglio nulla in cambio?”
Il Serpeverde assunse un’aria scettica. “Tutti
vogliono qualcosa in cambio. Do ut des: è la prima
cosa che imparano i bambini dopo camminare e parlare.”
‘Io invece ho imparato a
friggere uova e pancetta per i Dursley, vedi un po’
te.’ Pensò Harry alzando mentalmente gli occhi al cielo.
“Beh, forse invece ci sono delle persone che sanno
dare senza aver bisogno ricevere. Che sono disposte a fare questo sacrificio… anzi, non lo vedono nemmeno come un sacrificio,
ma sono contente di farlo.”
“Direi che sono dei folli, degli illusi.” Rispose
prontamente l’altro.
Harry si fermò e fissò negli occhi il ragazzo di
fianco a se, con un’espressione pacata ma decisa sul suo volto. “Allora sono un
folle e sono un illuso, perché ti sto proprio offrendo la mia amicizia senza
chiederti nulla in cambio.”
Tom gli rivolse uno sguardo sorpreso e sui suoi
occhi si poteva quasi scorgere una parola continuare a vorticare in superficie:
amicizia.
Harry, intuendo i pensieri dell’altro, aggiunse.
“Lo sai che Orion è un tuo amico.”
“Io non–”
“No,” lo interruppe, “non
ho detto che tu ed Orion siete amici,
ho detto che Orion è un tuo amico. C’è differenza: lo è e lo sarà, che tu lo voglia o meno.” Guardò gli occhi neri tentare di negare
quelle parole, ma infine accettarne tacitamente l’evidenza. “Ed è quello che
voglio essere io, è quello che sarò
anch’io. Vuoi che ti chieda per forza qualcosa? Bene, chiedo che tu mi permetta
di esserlo.”
Tom rimase a guardarlo per qualche secondo, senza
che si potesse individuare alcun’emozione precisa sul
suo viso, da quante erano ad attraversargli lo sguardo. Poi cosse la testa.
“Come tu possa essere a Serpeverde, non smetterò
mai di domandarmelo.” Disse, e un piccolo sorriso gli
si delineò agli angoli della bocca.
Un enorme sorriso si aprì sul volto di Harry e un
sorprendente calore gli si accese nel petto. Non riusciva a capire perché si
sentisse tanto felice da quella risposta, ma sentiva semplicemente che non
poteva che essere stata quella giusta.
Quand’è che era passato
dal volerlo uccidere al non volersene separare? Da quando Tom era diventato
così importante? Ma soprattutto…
Da quando non gliene fregava più niente, fintanto
che gli era vicino?
“Devo ricordarti che mi ci ha messo il Cappello,
proprio come a te.” Ribatté ridendo, mentre
riprendevano a camminare verso la Foresta.
“Resta il fatto che ti comporti come un Grifondoro.”
“Ehi! Non c’è nulla di male in Grifondoro!”
Tom alzò un sopracciglio. “Immagino tu non voglia
dirmi come mai ti offendi tanto nel sentir qualcuno insultare i Grifondoro,
giusto?”
Ma nemmeno le domande inquisitorie di Tom potevano
togliergli il buon umore. “Nada.” Rispose con un ghigno.
Poi, lanciando un ultimo sorrisetto al Serpeverde,
urlò “A chi arriva primo!” e partì in una corsa improvvisata verso il gruppo
appena visibile della classe che aspettava l’inizio della lezione.
“Grifondoro…” borbottò appena Tom, prima di
lanciarsi all’inseguimento.
Orion si guardò intorno, alla ricerca degli unici
due Serpeverde che non erano ancora presenti all’appello. Fortuna che il Prof
era in ritardo, o sarebbe stata la prima volta che la loro Casa perdeva dei
punti per colpa di Tom. Si guardò intorno, osservando la classe: Cura delle
Creature Magiche era con i Grifondoro, ma dopo i G.U.F.O.
non erano più così tanti gli studenti che frequentavano quella classe.
Risate e rumore di passi in corsa lo fecero voltare
in direzione del castello. ‘Finalmente!’ pensò
irritato vedendo Harry e Tom arrivare, ma tutta l’irritazione scivolò via non
appena si trovò ad osservare meglio il paio.
Harry si era appena fermato da quella che sembrava
essere stata una folle corsa, con il fiatone e le guance arrossate dallo
sforzo, e Tom gli era subito dietro – Tom!
Quello sempre composto in qualunque cosa facesse – rallentando ora che l’altro
si era fermato. E stavano ridendo, entrambi! Gli occhi nocciola di Harry brillavano
e il volto era aperto in una chiara risata, le ultime tracce di euforia per la
corsa ancora visibili, mentre Tom…
Dio, Tom…
Stava sorridendo. No anzi, ridendo, senza alcuna traccia di ghigno. Mostrava una perfetta fila
di denti bianchi e due piccole fossette, che Orion non sapeva nemmeno esistessero, gli si erano delineate ai lati della bocca,
mentre negli occhi neri non si riusciva più a scorgere traccia della sua
maschera di freddezza.
Era semplicemente stupendo.
Vide il Prefetto fermarsi di fianco al compagno una
volta che lo ebbe raggiunto ed Harry aggrapparsi al suo braccio per riprendere
fiato. E Tom lo lasciò fare! Anzi, gli raccolse la borsa che gli era caduta per
terra e se la caricò su una spalla, continuando a chiacchierare. E pensare che
Orion non era mai riuscito a dargli di più di una pacca sulla spalla…
Scosse la testa da quei pensieri e si concentrò sui
due che si facevano sempre più vicini, tanto che poteva cominciare a sentire
cosa si stavano dicendo.
“…sto! Non sei poi così in forma, eh Tom? Vedi cosa
succede a disdegnare il Quidditch!” sentì Harry
scherzare e tirargli un leggero pugno su una spalla.
“Primo, sei partito in anticipo, e secondo, ero
appena di un metro dietro di te.” Rispose Tom senza
scomporsi, con un’espressione divertita sul volto. “E dubito che il Quidditch centri qualcosa, quando si parla del pazzo che si
sveglia ogni mattina alle sei per correre intorno al lago.”
L’ex-Grifondoro gli lanciò un’occhiataccia. “Questo
era un colpo basso. Non c’è nulla di male nel volersi tenere allenati!”
Quello che fece Tom a quel punto lasciò Orion
letteralmente a bocca aperta, perché il prefetto si fermò, squadrando da cima a
fondo Harry con un piccolo ghigno stampato in faccia e disse: “Hai ragione, non
c’è davvero nulla di male.”
Poi si voltò, non vedendo quindi il rossore che si
era steso sulle guance dell’altro ragazzo, particolare che invece ad Orion non
era per niente sfuggito. Decise che era ora di riportare i due piccioncini con i piedi per terra.
“Ehi, voi due! Alla buon ora!”
urlò in direzione dei due ragazzi.
Come previsto Harry si affrettò ad avvicinarsi e
salutarlo, mentre Tom rialzava un buon numero delle sue difese, ricostruendo la
sua raffinata maschera gelida.
“Scusa, ma abbiamo accompagnato Meredith ad Erbologia.” Rispose subito Harry,
“Il Professore si è arrabbiato?”
“No, in realtà non è ancora qua
ma –” stava rispondendo Orion, ma la voce di una ragazza nel gruppo lo
interruppe.
“Ragazzi! Scamandro ha
detto di raggiungerlo tutti dietro la capanna del Guardacaccia!” urlò alla
classe e tutti si affrettarono a raccogliere le proprie borse ed incamminarsi.
“Cos’avrà preparato questa volta quel pazzo…”
borbottò Tom, mentre seguivano gli altri compagni di classe verso la capanna.
Quando raggiunsero finalmente il retro della
piccola abitazione, Harry vide per la prima volta il professore di Cura delle
Creature Magiche: era un ometto basso e mingherlino, con una zazzera di capelli
rosso scuro e vivaci occhi neri. Pian piano che gli studenti si avvicinavano sembrava animarsi sempre di più, facendo
dardeggiare lo sguardo da un volto all’altro. Ad Harry
ricordava vagamente un elfo o un folletto.
Solo quando tutti si furono raggruppati e il Prof
ebbe fatto un passo avanti per venire incontro agli alunni Harry notò la decina
di casse stese sull’erba alle spalle del professore.
“Benvenuti, benvenuti ragazzi!” indirizzò la classe
l’uomo, con una voce meno acuta di quanto Harry non si fosse
aspettato.
I ragazzi risposero con un mormorio di “Buongiorno.” ma la maggior parte dei bisbigli
riguardavano le casse a qualche metro da loro. E Harry avrebbe giurato di aver
sentito pure qualcuno lamentarsi della mancanza di luce, ma non riusciva
davvero a capire cosa volesse dire vista la giornata mediamente limpida.
“Oggi ho pensato di portarvi qualcosa di speciale e
vi chiedo quindi di fare attenzione se volete evitare spiacevoli incidenti.” E detto questo si voltò e si accucciò davanti ad una delle
casse, alla quale tolse il coperchio e infilò le mani dentro.
“Oh, luce ffinalmente!” disse una voce di cui Harry non riuscì a
capire la provenienza, fino a quando il Prof non si
voltò, tenendo attorcigliato al braccio un lungo serpente a tre teste.
Era di un arancione grigiastro a strisce nere e le
tre teste ondeggiavano fuori sincro facendo saettare in avanti le rosse lingue
biforcute. Quella di sinistra si guardava intorno curiosa,
studiando l’ambiente e le persone intorno a lei, quella al centro era ferma
immobile, con gli occhietti aperti in un’espressione sognante, mentre quella di
destra sibilava irata, scoprendo le lunghe zanne.
“Questo, come alcuni di voi hanno già capito, è un Runespoor.” Cominciò il professore
accarezzando leggermente la testa centrale, “Chi sa dirmi qual è l’unica testa
velenosa?”
Mentre un ragazzo di Grifondoro rispondeva, Harry
ascoltava divertito le minacce di morte della testa di destra e pensò che anche
senza saperlo non ci sarebbe voluto un genio per capire quale delle tre sarebbe
stato meglio evitare. Distratto nel sentire tutti i
sibili provenire dalle casse, seguì appena la spiegazione – qualcosa a
proposito di due teste che si coalizzavano per staccare a morsi l’altra – e
solo quando il Prof ebbe riposto il Runespoor nella
propria cassa tornò a prestare attenzione.
“Allora ragazzi, ho soltanto sette esemplari qua
con me e voi siete in undici: formate quattro coppie e i tre restanti
prenderanno un Runespoor ciascuno. Quando va sarete
sistemati, mettetevi in fila qua davanti che vi darò il vostro serpente.” Dette direttive il Prof, prima di tornare alle sue casse.
Fruscii di gente che si spostava e mormorii si
propagarono per qualche secondo, mentre tutti cercavano di trovare un compagno.
“Beh, Harry, visto che il Tom qua presente se la sa
cavare benissimo da solo con i serpenti, direi di lasciargli a lui l’esemplare
solitario.” Disse Orion rivolgendosi al ragazzo, “Fai
coppia con me, allora?”
Ma Harry stupì entrambi i due amici scuotendo la
testa. “No, grazie. Preferirei anch’io tenerne uno per me.”
Rispose con un piccolo sorrisetto, “Anch’io non me la cavo male.”
Tom assottigliò gli occhi: “Non mi sembravi troppo
a tuo agio quando ti ho presentato Nagini. Anzi, ti
avrei quasi detto spaventato.”
L’ex-Grifondoro voltò la testa dall’altra parte:
beh, con Nagini era stato diverso, erano stati solo lui e Tom, mentre ora c’era
un sacco di altra gente, e se si fosse trovato a parlare in Serpentese
l’avrebbero tutti sentito come un sibilo proveniente dai serpenti. Se avesse
parlato a bassa voce, nemmeno Tom si sarebbe accorto della differenza.
“No, ero solo molto stanco quella
sera,” cercò una scusa Harry, “non sono certo i serpenti a farmi paura.”
Il Prefetto non abbandonò l’aria sospettosa, ma
scrollò le spalle e si avviò verso la coda, mentre Orion si appaiava ad Eileen. Aspettarono il loro turno in fila, fino a ché,
arrivato a circa metà, il Professore non si fermò.
“Oh, due degli esemplari hanno ancora la testa
destra… C’è per caso qualche volontario? È l’unica ad avere zanne avvelenate, e
il suo morso è estremamente pericoloso, quindi va trattata con estrema cautela.
Se nessuno se la sente, li lascerò nelle casse e formeremo un gruppo da tre.” Spiegò, osservando attentamente la classe, “Qualcuno si
offre?”
Tom e Harry alzarono in contemporanea le mani.
“Io.”
Per qualche motivo, allo sguardo shockato che gli
rivolse il Serpeverde, Harry si sentì particolarmente compiaciuto, forse solo
per essere riuscito a rompere nuovamente la maschera che il Prefetto aveva
prontamente indossato non appena avevano raggiunto gli altri.
Ritornò coi piedi per terra
quando l’altro ragazzo gli prese il braccio in una stretta dolorosa.
“Quegli animali sono davvero pericolosi se non sai
come trattarli.” Sibilò tra i denti Tom, inchiodandolo
con uno sguardo gelido, “Se lo stai facendo solo per far vedere che non hai
paura, smettila immediatamente. Rischi davvero di farti male.”
Tra l’irritazione per l’inutile ammonimento e un
piacevole calore al pensiero che il Prefetto si preoccupasse
per lui, Harry rimase senza risposta, ma liberò il braccio dalla presa
dell’altro.
“Non sono un bambino e tu non sei mia madre.” Gli rispose Harry acido, ma poi addolcì lo sguardo e con
la mano con cui aveva strattonato il braccio di Tom per liberarsi strinse
brevemente quella dell’altro. “So quello che faccio, fidati di me.” Disse, prima di avvicinarsi al professore senza aspettare
una risposta.
Quando il Runespoor gli venne posato sulle mani, non perse tempo ad attorcigliarglisi ad un braccio, mentre Harry trovava un
posto leggermente in disparte dove portare a termine la lezione. Il compito non
era particolarmente difficile: avevano una pila di topi morti e dovevano
nutrire il serpente facendo in modo che tutte le teste ricevessero la stessa
quantità di cibo, dovendo impedire le liti tra le tre bocche.
Vedendo che Tom era temporaneamente occupato a
parlare con il professore, Harry indirizzò il serpente che aveva al braccio.
“Ascoltate
bene: vedete questo sacco di topi? È tutto per voi, a patto che stiate buoni e non litighiate.” Guardò la testa di
destra che aveva ancora le zanne in bella mostra, “E non mordiate.”
“Un umano che
parla la nossstra lingua?” rispose la testa di
sinistra, quella pratica, “Sse ci darai davvero
tutti quei topi, vedremo di non morderti, ma sstai
attento a mantenere la tua parola.”
Harry annuì, non fidandosi a rispondere ora che Tom
era tornato nel gruppo, sedendosi non proprio vicino ma ancora abbastanza da
essere a raggio di udito. Cominciò col prendere il primo topo e lasciarlo
pendere dalla coda di fronte alla testa di destra – prima quella era occupata,
meglio era – e la guardò affascinato aprire le mandibole snodabili ed ingoiarlo
in un sol boccone. Ne raccattò un altro e lo diede a quella di sinistra, i cui sibili impazienti lo stavano innervosendo. Quando però
sventolò il terzo topo di fronte alla testa centrale, quella non diede alcun
cenno di vita.
Harry poggiò il topo a terra e la osservò
attentamente. Non stava dormendo – gli occhi aperti escludevano quella possibilità – ma aveva un’aria leggermente incantata, come
se stesse sognando ad occhi aperti. Il Prof non aveva per caso detto che quella
centrale era la testa sognatrice? Beh, in qualche modo doveva risvegliarla da
quel torpore. Gli schioccò un paio di volta le dita davanti al muso, proprio
come avrebbe fatto con un essere umano.
Senza alcun preavviso, la testa si risvegliò e
affondò le zanne nella sua mano.
“Ahia! Ma
perché l’hai fatto?!” esclamò arrabbiato.
Impallidì quando si rese conto di quello
che aveva appena fatto.
Chiuse gli occhi, mentre il panico gli attanagliava
le viscere. Non sentì nemmeno la testa sognatrice sibilare “Scusa, stavo sognando un coniglio succulento.”, mentre
cercava in tutti i modi di non perdere la calma.
Probabilmente nessuno l’aveva visto parlare, ma
sapeva, sapeva, che c’era almeno una
persona che aveva sicuramente capito.
Lentamente, voltò la testa verso dove sapeva essere
seduto Tom. Per quanto avesse potuto avere un’idea della possibile reazione del
Prefetto, nulla lo preparò per lo sguardo scioccato, incredulo e tradito che si leggeva negli occhi nero
inchiostro.
A.N.: O_O <----- questa è stata
pressappoco la mia reazione dopo aver visto quante recensioni aveva ricevuto
l’ultimo capitolo. Ragazzi vi adoro! Siete il pane delle mie giornate!
Il
cap 16 aveva suscitato qualche domanda, alle quali cercherò di rispondere al meglio nelle risp
alle recensioni. Ho visto inoltre che molti si aspettavano che Harry rispondesse a
Nagini, ma per l’effetto giusto serviva qualcosa di più drammatico, non
trovate? ;). A proposito di questo capitolo… Harry è nei guai, neh? :P
RISPOSTE:
Selene_90: spero ti sia piaciuto anche questo e
come vedi Tom si avvicina alla verità ogni giorno di più!
Kagchan: eheh,
spero che non dovrete aspettare troppo per le Lemon,
ma si vedrà (non sono ancora insieme in effetti =_=).
Nagini in ogni caso è un essere mooolto intelligente,
di più non dico ;).
Bluking: diamine, sono onorata di
averti iniziato a questa coppia! Spero che continuerai a seguire e ti
appassionerai sempre di più: credimi, sono davvero un amore Harry e Tom insieme
XD.
MORFEa: non preoccuparti! Sono
contenta che tu recensisca in ogni caso. Grazie davvero per i complimenti,
finisco sempre per arrossire davanti allo schermo ^^”! Ora ci troveremo davanti
un bello scontro, chissà che verità salteranno fuori…. ;)
GinnyW: beh, non ci è riuscito
troppo bene, no? XD Spero davvero che ti sia piaciuto anche questo cap!
Zafirya: sono contenta ti sia
piaciuto e si, i due cominciano ad essere sempre più vicini (si vede anche in
questo cap prima del casino con il Serpentese).
Vediamo cosa farà adesso Tom! ^^
Zia Voldy: sono sempre
contenta che ci sia sempre più gente a cui questa fic piace. Per rispondere alle tue domande: 1) Eh, lo so
che sarebbe stato un bello sviluppo, ma come vedi mi serviva il colpo di scena
di questo capitolo. 2) Qui non sono sicura se stai chiedendo perché Harry ha un
aspetto diverso o perché si è tolto l’illusione davanti a Tom. In ogni caso
spiego: Harry è sotto un incantesimo che modifica il suo aspetto, dandogli
capelli castani e occhi nocciola, che porta sempre su di sé per evitare che nel
futuro qualcuno si ricordi di lui col proprio aspetto. Tom, però, conosce già
il suo vero aspetto, per cui non c’era alcun motivo
per rifiutare la sua richiesta. Spero di aver risposto bene ^^ Continua a
seguire!
Gokychan: XDDDDD sindrome di Sherlock Holmes! Ora speriamo non diventi il
Mastino di Baskerville nella sua furia semmai!
KIA: grazie per la recensione! In ogni caso
aggiorno ogni venerdì, né prima, né dopo. Nel caso debba saltare un
aggiornamento, lo farò sapere in anticipo così da non creare troppi problemi ^^
Miss pink 87: la Lemon arriverà, stanne certa, ma ci sarà ancora qualche
capitolo: ora non stanno nemmeno davvero insieme XD
Cesarina89: sono contenta che ti sia piaciuta e
spero che continuerai a seguire!
RowanMayFlower: grazie mille! E come
vedi, puntuale come ogni venerdì (anche se ad un oriario
leggermente più tardo ^^”)
Pristina: grazie mille per i complimenti! A
proposito di Tom: la sua personalità è molto complessa (è per questo che lo
amiamo ;) ) e la presenza di Harry di sicuro lo sta
sconvolgendo un po’. Sicuramente ora non sarà felice dopo gli ultimi risvolti,
ma vedremo la sua reazione nel prossimo cap!