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Autore: HamletRedDiablo    06/04/2013    4 recensioni
Al primo anno di Hogwarts, Albus Severus Potter aveva sperato in una tranquilla vita scolastica.
Al quarto anno, la sua utopia si era incrinata. Al settimo, era crollata definitivamente.
Ognuno sarà chiamato a combattere per evitare il definitivo crollo dei pilastri del mondo magico. Chi per riscattare il nome del casato, chi per non disonorare la famiglia, chi per dare prova del proprio coraggio: mille bacchette si leveranno sotto un unico simbolo.
Tuttavia...
"Non era necessario cercare nemici epocali per finire invischiati in un mare di guai. Bastava innamorarsi."
[AlbusScorpius, RoseNuovoPersonaggio]
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Da Epilogo alternativo
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Lutto a Hogwarts

 

 

 

Dalla camera non provenne alcun suono, ma Rose aprì comunque la porta.

Il piccolo stava infossato nel letto, spandendo una nube di depressione tutto intorno.

«Louis?» lo chiamò Rose, accostandosi al giaciglio. Le spalle incurvate ebbero un fremito, ma non una parola uscì dalle labbra pallide.

La ragazza si inginocchiò ai piedi del materasso e lo consigliò, con fare materno:

«Louis, se non mangi nulla ti deperirai.»

Il piccolo si rattrappì su se stesso, incarcerando gli occhi tra le ginocchia ossute.

«Sono due giorni che rifiuti il cibo. Per favore, mangia qualcosa.»

«Non mi va» la voce di Louis arrivò flebile e distorta dall’abisso in cui era stritolata. «Il mio stomaco è imploso.»

Rose inspirò profondamente, alzando gli occhi al cielo. Erano dunque giunti alla parte più spinosa del discorso.

«Quello che è successo a Valentine…» cominciò, scandendo lentamente in modo che Louis potesse assorbire ogni parola. «È qualcosa di atroce. È comprensibile che tu sia sconvolto; tutta Hogwarts sta vivendo il lutto, e ognuno lo affronta a modo suo. Ma…»

«Lui lo sapeva.»

Rose non si aspettava di essere interrotta, per cui lo stupore per l’intervento del parente la paralizzò momentaneamente.

«Chi sapeva cosa?» domandò, con cautela.

«Valentine. Sapeva che gli sarebbe successo qualcosa» Louis sollevò dalle ginocchia un paio di occhi gonfi e rossi in un modo tale da far stringere il cuore per la compassione. «Per questo mi ha chiesto di non dimenticarlo.»

Il piccolo infossò di nuovo il viso nelle gambe incrociate, e singhiozzò:

«Avrebbe dovuto cercare di evitare quella cosa, se sapeva che sarebbe arrivata, anziché fare il malinconico con me. Ma è sempre stato uno stupido!»

Sull’ultima sillaba la sua voce divenne irriconoscibile, affilata dalla rabbia e frantumata dal pianto. Rose accorse al suo fianco, e lo cullò fino a che i suoi singhiozzi non si placarono in lacrime silenziose.

Reclinò la testa all’indietro per ricacciare le lacrime che minacciavano di sfondare gli argini: Louis era sufficientemente scosso, non necessitava certo di una parente piagnona al suo fianco. Aveva bisogno di qualcuno che gli infondesse scurezza, non che aggiungesse il proprio pianto al suo.

La morte di Valentine aveva sconvolto tutti loro.

Era stata una Hufflepuff del terzo anno a scoprire il corpo. Amareggiata per il risultato della partita di Quidditch, aveva deciso di rilassarsi con una passeggiata lungo i corridoi della scuola. La sua tranquillità era stata brutalmente fatta a pezzi dal pungente odore ferrigno e dal liquido viscoso che si era appiccicato alla sua scarpa. Era bastata un’occhiata per accorgersi che quella in cui aveva inavvertitamente infilato il piede era una pozza di sangue, e che lo stagno scarlatto era riversato dal corpo squarciato di quello che era stato Valentine Cross.

Rose non aveva visto il corpo: faceva parte della seconda ondata di studenti, quelli arrivati quando i professori erano già accorsi a rimuovere il cadavere con la magia, e a cercare di tranquillizzare gli allievi che avevano visto quello scempio abominevole. Madamina non era mai stata tanto impegnata nella somministrazione di tranquillanti e sedativi.

Louis, Albus e Scorpius facevano invece parte della prima ondata: l’infermeria in cui i due Slytherin avevano passato la notte era tragicamente vicina al luogo del delitto, e il Fato aveva deciso che Louis scegliesse proprio quel momento per fare visita al parente infortunato.

Rose non avrebbe mai dimenticato lo stravolgimento che aveva letto sul volto del cugino e di Scorpius, ma ciò che l’aveva angosciata di più era stata la reazione di Louis: fermo e impallidito come se la morte si fosse appropriata anche del suo sangue, era rimasto in quello stato catatonico perfino quando la Eeriemay lo aveva gentilmente sospinto verso Madamina, gli occhi calamitati sul corpo martoriato che quel pomeriggio gli aveva spiegato gli esercizi di magia.

I professori non avevano divulgato dettagli riguardo alle loro indagini su quel delitto: avevano solo incoraggiato gli studenti a mantenere la calma, e a fidarsi di loro.

Louis non era riuscito a seguire il loro consiglio: era rimasto in camera, chiuso nel silenzio e nel digiuno, e aveva permesso solo a Rose di interrompere il suo isolamento.

«I professori non hanno detto nulla? Su chi o cosa sia stato a ridurlo così?»

Rose scosse la testa, e gli accarezzò i capelli morbidi.

«No. Nulla.»

«Sembrava che fosse stato sbranato da un drago» commentò, la voce ingolfata dalle lacrime e dallo shock. «Era tutto aperto… era…»

«Louis» lo richiamò gentilmente Rose, abbracciandolo più stretto. «Non devi torturarti così.»

Il piccolo si agitò debolmente tra le sue braccia, poi si accoccolò contro di lei e rimase fermo, in silenzio. Quando la crisi sembrò essersi acquietata, Rose gli sollevò il viso arrossato dal pianto e sillabò con lentezza:

«Te la senti di scendere in Sala Comune o preferisci che ti porti qualcosa da mangiare? Non puoi continuare a digiunare per sempre» aggiunse, per prevenire qualunque protesta.

Louis inclinò il capo in avanti e lo fece ciondolare debolmente a destra e sinistra.

«Non me la sento di scendere» borbogliò, tornando a stendersi.

«Allora ti porto qualcosa» sancì Rose, avviandosi verso la porta. Louis non la ringraziò, ma nemmeno protestò per quell’intrusione nel suo lutto.

Haru la attendeva al di fuori della porta: consapevole dell’astio che il piccolo Griffyndor nutriva nei suoi confronti, aveva preferito lasciare che la giovane entrasse da sola.

«Come sta?» si informò, seguendola mentre scendeva verso le cucine.

«Si riprenderà. Con il suo tempo» sospirò Rose. «È stato un duro colpo per lui. Era molto affezionato a Valentine.»

«Lo insultava sempre.»

«Proprio per questo so che era affezionato a lui. Louis non spreca tempo per infamare persone che gli sono indifferenti o antipatiche: le ignora semplicemente.»

Rose si voltò verso l’orientale e bisbigliò cospiratoria:

«L’incidente di Valentine… ha qualcosa a che fare con le nuove magie di cui ci avevi parlato al quarto anno?»

Haru sistemò gli occhiali sul naso, soppesando la possibilità.

«Non lo escludo. Dovrei recarmi al Quartier Generale per potermene accertare» poi propose, riprendendo a camminare: «Puoi venire con noi, questa sera. Io e Scorpius abbiamo intenzione di raggiungere gli altri.»

«Che c’entra Scorpius?»

«Si è aggiunto al nostro gruppo qualche giorno fa.»

«Per quale motivo?»

Haru frenò così bruscamente che Rose quasi gli finì addosso. L’asiatico le lanciò uno sguardo vagamente pettegolo da sopra gli occhiali e flautò:

«Per Albus.»

Le sopracciglia fulve di Rose si sollevarono in un rimprovero canzonatorio.

«Non credevo fossi così malizioso» lo provocò.

«Ci sono molte cose che ancora non sai» minimizzò Haru. «Ma potresti scoprirle venendo insieme a noi, questa sera.»

«È un ricatto?»

«Un invito ad ampliare i tuoi orizzonti intellettuali.»

Rose lo lasciò a cuocere nell’attesa per almeno cinque minuti prima di degnarlo di una risposta.

«Verrò.»

 

***

 

Albus sfregò la mano contro la cicatrice rovente. La rivelazione dell’amico sembrava averla incendiata.

«Puoi ripetere?» domandò, incredulo.

«Ho deciso di aggiungermi al gruppo di ricerca di Haru» reiterò statuario Scoprius.

«Perché hai preso questa decisione?» chiese Albus, sempre più confuso.

Il progetto proposto dal giapponese era allettante, ma da tempo quell’argomento non rientrava più nelle loro conversazioni. Era una decisione molto importante, che avrebbe inevitabilmente cambiato il loro futuro; non pensava che Scorpius sarebbe riuscito a scegliere senza farne parola con nessuno, e in modo così improvviso. Non riusciva a capire cosa avesse potuto fargli cambiare idea a quel modo.

Scorpius si prese qualche istante per riordinare le idee e stilare un discorso logico.

«Al primo anno siamo stati attaccati da una bestia, e al quarto da un mago sconosciuto. Valentine è stato ucciso. Non voglio farmi trovare impreparato» spiegò, con calma.

«Ma puoi difenderti anche con la magia normale» protestò Albus.

L’altro arricciò le labbra: sperava che l’amico non si accorgesse della piccola breccia nella sua esposizione. Con il passare degli anni, era sempre più chiaro perché il piccolo Potter fosse stato assegnato a Slytherin.

Scorpius prese fiato, e finalmente ammise quello che voleva confessare qualche sera prima.

«La tua cicatrice non appartiene alla magia canonica. È un nuovo tipo di maledizione. E ho intenzione di trovare una cura.»

Gli occhi di smeraldo si spalancarono per l’incredulità.

«Lo stai facendo per me?»

Scorpius fece un vago cenno con la mano, per confermare senza essere costretto a rendere la situazione ancora più imbarazzante.  

«Non sto andando in guerra contro un nuovo Signore Oscuro. Devo solo assistere un gruppo di ricerca» si ribellò con eleganza Scorpius.

«Ma è un impegno a lungo termine! Haru è stato chiaro su questo punto: non possiamo aggiungerci se abbiamo intenzione di mollare dopo qualche anno. Condizionerà tutto il tuo futuro! E poi…» Albus conficcò una mano nella tasca, dove il lupo d’argento gli trasmise una rassicurante frescura. «E poi, il gruppo di Haru è l’antagonista dei nuovi maghi oscuri: verranno loro a cercarvi, in ogni modo. E tu dovrai affrontarli.»

«Non sono riusciti a uccidermi due anni fa, non ci riusciranno nemmeno adesso» dichiarò Scorpius, con la sicurezza strappata a un eroe delle epopee di Avalon.

«Ma è diverso! Questa volta non saranno ologrammi, o ectoplasmi o robe simili: saranno maghi in carne e ossa!»

«E noi studieremo per sconfiggerli.»

«Scorpius, è un impegno troppo grande!»

«Non voglio che quella cicatrice ti divori mentre io me ne sto a contare le nuvole, Albus!»

Fino ad allora Scorpius aveva ribattuto conciso e calmo, ma in quel momento un’emozione nuova gli infiammò la voce. L’aveva contenuta nelle mani tremanti, arroccate all’interno delle tasche dei pantaloni, e l’aveva morsicata sulle labbra mentre l’amico cercava di convincerlo a desistere. Ma non era riuscito a trattenerla fino alla fine.

Albus lo fissò, spiazzato dal suo tono e dalla sicurezza con cui l’amico era pronto a gettarsi tra mille potenziali pericoli solo per il suo bene. Il minore dei Potter deglutì lentamente, senza staccare gli occhi dalle iridi grigie e fredde dell’altro.

«Non posso impedirti di aggiungerti al gruppo» meditò ad alta voce; raddrizzò le spalle e la voce nel proferire: «Ma tu non puoi impedirmi di accompagnarti.»

Scorpius saltò su se stesso come se fosse stato punto da una tarantola.

«Voglio esserti di sostegno mentre affronterai… qualunque cosa dovrai affrontare. Non voglio che i maghi oscuri ti uccidano mentre io me ne sto a contare le nuvole.»

Anche quel modo lievemente sadico di ritorcere contro l’interlocutore le sue stesse parole segnava il definitivo slancio di Albus nella cerchia degli Slytherin.

Scorpius fu sul punto di ribattere, ma le parole gli si essiccarono in gola. Il ricordo del sangue di Valentine sparso ovunque correva tra di loro, silenzioso e putrido come un fiume di melma, ed entrambi stavano cercando disperatamente di evitare che anche l’altro diventasse un rigagnolo di quel macabro ruscello.

Non vi era vischio, quel giorno, ma Scorpius non si fece intimidire dalla mancanza dei fiorellini spauriti. Si accostò ad Albus con un unico passo e, veloce come un fulmine, si chinò su di lui e gli sfiorò le labbra con le proprie.

«Haru ci farà strada, stasera» disse solamente, prima di lasciare l’amico, confuso e purpureo, in mezzo al giardino.

 

***

 

«Mi stai chiedendo di buttarmi in mezzo a una selva di germi sconosciuti e potenzialmente letali?»

«Dal tuo punto di vista, immagino si possa definire così.»

«Perché dovrei farlo? Tu non mi piaci molto, Harunobu, e i batteri mi piacciono ancora meno.»

«Ma Rose, Albus e Scorpius ti piacciono, vero? Hai intenzione di lasciarli da soli in questa avventura?»

Nott fissò il giapponese con astio, da sopra il muro della mascherina. Sistemò gli elastici attorno alle orecchie e ringhiò, visibilmente contrariato:

«Sei un vile ricattatore, Harunobu. E sono costretto ad accettare.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scusate l’atroce ritardo ç_ç

I preparativi e la partenza per il Giappone mi hanno tenuta lontana dal pc ç_ç Scusate *bows*

Ora sono nel paese del Sol Levante, quindi è probabile che aggiornerò ad orari potenzialmente strani xD

D’ora in poi (come avrete notato da questo ç_ç) i capitoli saranno più corti, perché il tempo per stare al pc è poco e scaglionato, e, per evitare altri mastodontici ritardi, cercherò di aggiornare più spesso, anche se con capitoli più corti.

Anyway… finalmente si sono baciati *w* (autrice che fanshippa la coppia della sua stessa fanfic XD). Forse vi sarà sembrato un po’ improvviso, ma… attendete il prossimo capitolo<3 Che cercherò di postare il prima possibile<3

Grazie, come sempre, per la pazienza e per seguire questa storia<3

A presto!

Red

   
 
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