2
Lutto a Hogwarts
Dalla
camera non provenne alcun suono, ma Rose aprì comunque
la porta.
Il
piccolo stava infossato nel letto, spandendo una nube di
depressione tutto intorno.
«Louis?»
lo chiamò Rose, accostandosi al giaciglio. Le
spalle incurvate ebbero un fremito, ma non una parola uscì
dalle labbra
pallide.
La
ragazza si inginocchiò ai piedi del materasso e lo
consigliò, con fare materno:
«Louis,
se non mangi nulla ti deperirai.»
Il
piccolo si rattrappì su se stesso, incarcerando gli occhi
tra le ginocchia ossute.
«Sono
due giorni che rifiuti il cibo. Per favore, mangia
qualcosa.»
«Non
mi va» la voce di Louis arrivò flebile e distorta
dall’abisso in cui era stritolata. «Il mio stomaco
è imploso.»
Rose
inspirò profondamente, alzando gli occhi al cielo.
Erano dunque giunti alla parte più spinosa del discorso.
«Quello
che è successo a Valentine…»
cominciò, scandendo
lentamente in modo che Louis potesse assorbire ogni parola.
«È qualcosa di
atroce. È comprensibile che tu sia sconvolto; tutta Hogwarts
sta vivendo il
lutto, e ognuno lo affronta a modo suo. Ma…»
«Lui
lo sapeva.»
Rose
non si aspettava di essere interrotta, per cui lo
stupore per l’intervento del parente la paralizzò
momentaneamente.
«Chi
sapeva cosa?» domandò, con cautela.
«Valentine.
Sapeva che gli sarebbe successo qualcosa» Louis
sollevò dalle ginocchia un paio di occhi gonfi e rossi in un
modo tale da far
stringere il cuore per la compassione. «Per questo mi ha
chiesto di non
dimenticarlo.»
Il
piccolo infossò di nuovo il viso nelle gambe incrociate,
e singhiozzò:
«Avrebbe
dovuto cercare di evitare quella cosa, se sapeva
che sarebbe arrivata, anziché fare il malinconico con me. Ma
è sempre stato uno
stupido!»
Sull’ultima
sillaba la sua voce divenne irriconoscibile,
affilata dalla rabbia e frantumata dal pianto. Rose accorse al suo
fianco, e lo
cullò fino a che i suoi singhiozzi non si placarono in
lacrime silenziose.
Reclinò
la testa all’indietro per ricacciare le lacrime che
minacciavano di sfondare gli argini: Louis era sufficientemente scosso,
non
necessitava certo di una parente piagnona al suo fianco. Aveva bisogno
di
qualcuno che gli infondesse scurezza, non che aggiungesse il proprio
pianto al
suo.
La
morte di Valentine aveva sconvolto tutti loro.
Era
stata una Hufflepuff
del terzo anno a scoprire il corpo. Amareggiata per il risultato della
partita
di Quidditch, aveva deciso di rilassarsi con una passeggiata lungo i
corridoi
della scuola. La sua tranquillità era stata brutalmente
fatta a pezzi dal
pungente odore ferrigno e dal liquido viscoso che si era appiccicato
alla sua scarpa.
Era bastata un’occhiata per accorgersi che quella in cui
aveva inavvertitamente
infilato il piede era una pozza di sangue, e che lo stagno scarlatto
era riversato
dal corpo squarciato di quello che era stato Valentine Cross.
Rose
non aveva visto il corpo: faceva parte della seconda
ondata di studenti, quelli arrivati quando i professori erano
già accorsi a
rimuovere il cadavere con la magia, e a cercare di tranquillizzare gli
allievi
che avevano visto quello scempio abominevole. Madamina non era mai
stata tanto
impegnata nella somministrazione di tranquillanti e sedativi.
Louis,
Albus e Scorpius facevano invece parte della prima
ondata: l’infermeria in cui i due Slytherin
avevano passato la notte era tragicamente vicina al luogo del delitto,
e il
Fato aveva deciso che Louis scegliesse proprio quel momento per fare
visita al
parente infortunato.
Rose
non avrebbe mai dimenticato lo stravolgimento che aveva
letto sul volto del cugino e di Scorpius, ma ciò che
l’aveva angosciata di più
era stata la reazione di Louis: fermo e impallidito come se la morte si
fosse
appropriata anche del suo sangue, era rimasto in quello stato
catatonico
perfino quando la Eeriemay lo aveva gentilmente sospinto verso
Madamina, gli
occhi calamitati sul corpo martoriato che quel pomeriggio gli aveva
spiegato
gli esercizi di magia.
I
professori non avevano divulgato dettagli riguardo alle
loro indagini su quel delitto: avevano solo incoraggiato gli studenti a
mantenere la calma, e a fidarsi di loro.
Louis
non era riuscito a seguire il loro consiglio: era
rimasto in camera, chiuso nel silenzio e nel digiuno, e aveva permesso
solo a
Rose di interrompere il suo isolamento.
«I
professori non hanno detto nulla? Su chi o cosa
sia stato a ridurlo così?»
Rose
scosse la testa, e gli accarezzò i capelli morbidi.
«No.
Nulla.»
«Sembrava
che fosse stato sbranato da un drago» commentò, la
voce ingolfata dalle lacrime e dallo shock. «Era tutto
aperto… era…»
«Louis»
lo richiamò gentilmente Rose, abbracciandolo più
stretto. «Non devi torturarti così.»
Il
piccolo si agitò debolmente tra le sue braccia, poi si
accoccolò contro di lei e rimase fermo, in silenzio. Quando
la crisi sembrò
essersi acquietata, Rose gli sollevò il viso arrossato dal
pianto e sillabò con
lentezza:
«Te
la senti di scendere in Sala Comune o preferisci che ti
porti qualcosa da mangiare? Non puoi continuare a digiunare per
sempre»
aggiunse, per prevenire qualunque protesta.
Louis
inclinò il capo in avanti e lo fece ciondolare
debolmente a destra e sinistra.
«Non
me la sento di scendere» borbogliò, tornando a
stendersi.
«Allora
ti porto qualcosa» sancì Rose, avviandosi verso la
porta. Louis non la ringraziò, ma nemmeno
protestò per quell’intrusione nel suo
lutto.
Haru
la attendeva al di fuori della porta: consapevole
dell’astio che il piccolo Griffyndor
nutriva nei suoi confronti, aveva preferito lasciare che la giovane
entrasse da
sola.
«Come
sta?» si informò, seguendola mentre scendeva verso
le
cucine.
«Si
riprenderà. Con il suo tempo» sospirò
Rose. «È stato un
duro colpo per lui. Era molto affezionato a Valentine.»
«Lo
insultava sempre.»
«Proprio
per questo so che era affezionato a lui. Louis non
spreca tempo per infamare persone che gli sono indifferenti o
antipatiche: le
ignora semplicemente.»
Rose
si voltò verso l’orientale e bisbigliò
cospiratoria:
«L’incidente
di Valentine… ha qualcosa a che fare con le
nuove magie di cui ci avevi parlato al quarto anno?»
Haru
sistemò gli occhiali sul naso, soppesando la
possibilità.
«Non
lo escludo. Dovrei recarmi al Quartier Generale per potermene
accertare» poi propose, riprendendo a camminare:
«Puoi venire con noi, questa
sera. Io e Scorpius abbiamo intenzione di raggiungere gli
altri.»
«Che
c’entra Scorpius?»
«Si
è aggiunto al nostro gruppo qualche giorno fa.»
«Per
quale motivo?»
Haru
frenò così bruscamente che Rose quasi gli
finì addosso.
L’asiatico le lanciò uno sguardo vagamente
pettegolo da sopra gli occhiali e
flautò:
«Per
Albus.»
Le
sopracciglia fulve di Rose si sollevarono in un
rimprovero canzonatorio.
«Non
credevo fossi così malizioso» lo
provocò.
«Ci
sono molte cose che ancora non sai» minimizzò
Haru. «Ma
potresti scoprirle venendo insieme a noi, questa sera.»
«È
un ricatto?»
«Un
invito ad ampliare i tuoi orizzonti intellettuali.»
Rose
lo lasciò a cuocere nell’attesa per almeno cinque
minuti prima di degnarlo di una risposta.
«Verrò.»
***
Albus
sfregò la mano contro la cicatrice rovente. La
rivelazione dell’amico sembrava averla incendiata.
«Puoi
ripetere?» domandò, incredulo.
«Ho
deciso di aggiungermi al gruppo di ricerca di Haru»
reiterò statuario Scoprius.
«Perché
hai preso questa decisione?» chiese Albus, sempre
più confuso.
Il
progetto proposto dal giapponese era allettante, ma da
tempo quell’argomento non rientrava più nelle loro
conversazioni. Era una
decisione molto importante, che avrebbe inevitabilmente cambiato il
loro
futuro; non pensava che Scorpius sarebbe riuscito a scegliere senza
farne
parola con nessuno, e in modo così improvviso. Non riusciva
a capire cosa
avesse potuto fargli cambiare idea a quel modo.
Scorpius
si prese qualche istante per riordinare le idee e
stilare un discorso logico.
«Al
primo anno siamo stati attaccati da una bestia, e al quarto
da un mago sconosciuto. Valentine è stato ucciso. Non voglio
farmi trovare
impreparato» spiegò, con calma.
«Ma
puoi difenderti anche con la magia normale»
protestò
Albus.
L’altro
arricciò le labbra: sperava che l’amico non si
accorgesse della piccola breccia nella sua esposizione. Con il passare
degli
anni, era sempre più chiaro perché il piccolo
Potter fosse stato assegnato a Slytherin.
Scorpius
prese fiato, e finalmente ammise quello che voleva
confessare qualche sera prima.
«La
tua cicatrice non appartiene alla magia canonica. È un
nuovo tipo di maledizione. E ho intenzione di trovare una
cura.»
Gli
occhi di smeraldo si spalancarono per
l’incredulità.
«Lo
stai facendo per me?»
Scorpius
fece un vago cenno con la mano, per confermare
senza essere costretto a rendere la situazione ancora più
imbarazzante.
«Non
sto andando in guerra contro un nuovo Signore Oscuro.
Devo solo assistere un gruppo di ricerca» si
ribellò con eleganza Scorpius.
«Ma
è un impegno a lungo termine! Haru è stato chiaro
su
questo punto: non possiamo aggiungerci se abbiamo intenzione di mollare
dopo
qualche anno. Condizionerà tutto il tuo futuro! E
poi…» Albus conficcò una mano
nella tasca, dove il lupo d’argento gli trasmise una
rassicurante frescura. «E
poi, il gruppo di Haru è l’antagonista dei nuovi
maghi oscuri: verranno loro a
cercarvi, in ogni modo. E tu dovrai affrontarli.»
«Non
sono riusciti a uccidermi due anni fa, non ci
riusciranno nemmeno adesso» dichiarò Scorpius, con
la sicurezza strappata a un
eroe delle epopee di Avalon.
«Ma
è diverso! Questa volta non saranno ologrammi, o
ectoplasmi o robe simili: saranno maghi in carne e ossa!»
«E
noi studieremo per sconfiggerli.»
«Scorpius,
è un impegno troppo grande!»
«Non
voglio che quella cicatrice ti divori mentre io me ne
sto a contare le nuvole, Albus!»
Fino
ad allora Scorpius aveva ribattuto conciso e calmo, ma
in quel momento un’emozione nuova gli infiammò la
voce. L’aveva contenuta nelle
mani tremanti, arroccate all’interno delle tasche dei
pantaloni, e l’aveva
morsicata sulle labbra mentre l’amico cercava di convincerlo
a desistere. Ma
non era riuscito a trattenerla fino alla fine.
Albus
lo fissò, spiazzato dal suo tono e dalla sicurezza con
cui l’amico era pronto a gettarsi tra mille potenziali
pericoli solo per il suo
bene. Il minore dei Potter deglutì lentamente, senza
staccare gli occhi dalle iridi
grigie e fredde dell’altro.
«Non
posso impedirti di aggiungerti al gruppo» meditò
ad
alta voce; raddrizzò le spalle e la voce nel proferire:
«Ma tu non puoi
impedirmi di accompagnarti.»
Scorpius
saltò su se stesso come se fosse stato punto da una
tarantola.
«Voglio
esserti di sostegno mentre affronterai… qualunque
cosa dovrai affrontare. Non voglio che i maghi oscuri ti uccidano
mentre io me
ne sto a contare le nuvole.»
Anche
quel modo lievemente sadico di ritorcere contro
l’interlocutore le sue stesse parole segnava il definitivo
slancio di Albus
nella cerchia degli Slytherin.
Scorpius
fu sul punto di ribattere, ma le parole gli si
essiccarono in gola. Il ricordo del sangue di Valentine sparso ovunque
correva
tra di loro, silenzioso e putrido come un fiume di melma, ed entrambi
stavano
cercando disperatamente di evitare che anche l’altro
diventasse un rigagnolo di
quel macabro ruscello.
Non
vi era vischio, quel giorno, ma Scorpius non si fece
intimidire dalla mancanza dei fiorellini spauriti. Si
accostò ad Albus con un
unico passo e, veloce come un fulmine, si chinò su di lui e
gli sfiorò le
labbra con le proprie.
«Haru
ci farà strada, stasera» disse solamente, prima di
lasciare l’amico, confuso e purpureo, in mezzo al giardino.
***
«Mi
stai chiedendo di buttarmi in mezzo a una selva di germi
sconosciuti e potenzialmente letali?»
«Dal
tuo punto di vista, immagino si possa definire
così.»
«Perché
dovrei farlo? Tu non mi piaci molto, Harunobu, e i
batteri mi piacciono ancora meno.»
«Ma
Rose, Albus e Scorpius ti piacciono, vero? Hai
intenzione di lasciarli da soli in questa avventura?»
Nott
fissò il giapponese con astio, da sopra il muro della
mascherina. Sistemò gli elastici attorno alle orecchie e
ringhiò, visibilmente
contrariato:
«Sei
un vile ricattatore, Harunobu. E sono costretto ad
accettare.»
Scusate
l’atroce
ritardo ç_ç
I
preparativi e
la partenza per il Giappone mi hanno tenuta lontana dal pc
ç_ç Scusate *bows*
Ora
sono nel
paese del Sol Levante, quindi è probabile che
aggiornerò ad orari
potenzialmente strani xD
D’ora
in poi
(come avrete notato da questo ç_ç) i capitoli
saranno più corti, perché il
tempo per stare al pc è poco e scaglionato, e, per evitare
altri mastodontici
ritardi, cercherò di aggiornare più spesso, anche
se con capitoli più corti.
Anyway…
finalmente si sono baciati *w* (autrice che fanshippa la coppia della
sua
stessa fanfic XD). Forse vi sarà sembrato un po’
improvviso, ma… attendete il
prossimo capitolo<3 Che cercherò di postare il prima
possibile<3
Grazie,
come
sempre, per la pazienza e per seguire questa storia<3
A
presto!
Red