ATTENZIONE!! Visto che non l’ho fatto prima, volevo
mettere in chiaro che qui il paring sarà quello
ovviamente scontato ma assolutamente bellissimo che vuole mamma Rowling, cioè
Hermione&Ron e Harry&Ginny, per le coppie principali. Amo questi quattro, non potrei vederli divisi, il mio
cuoricino ne soffrirebbe! Quindi, anche se ci sarà un po’
di confusione iniziale, poi in fine sarà così! Contateci!
II – Un primo giorno da
dimenticare
Ginny
arrivò puntualmente come ogni mattina. Lasciò il vespino legato nel parcheggio
e, messa la borsa a tracolla, attese una compagna che arrivava in quel momento,
la testa bionda immersa nella lettura di qualche strano libro.
“Ciao
Luna!” salutò tranquilla aspettando che la ragazza spuntasse da dietro la
copertina.
La
bionda abbandonò la lettura di Presenze:
chi c’è attorno a noi?, per rivolgere la propria
attenzione all’amica.
“Ciao
Gin! Che cos’è successo alla carrozzeria del tuo
vespino? Sopra la ruota davanti è tutta ammaccata… Hai
investito un poltergeist per caso? Sai, a volte non riusciamo a vederli ma loro
sono dappertutto!” osservò incuriosita.
Ginny
si accorse solo allora dell’ammaccatura. Doveva essere successo quando aveva
travolto quel tizio, prima, vicino ai giardini. Si grattò la testa con fare
incerto “Se riesco a farla mettere a posto da papà senza che mamma lo scopra
forse domani sarò ancora motorizzata…”
“Bè,
ma secondo me sarà comprensiva… dopotutto i
poltergeist sono invisibili, non potevi evitarlo a meno che tu non fossi stata
sensitiva” cercò di tranquillizzarla l’altra.
“Però purtroppo non è stato un poltergeist o un fantasma…
magari! A dirla tutta è stato un ragazzo in carne ed ossa che ho potuto vedere
benissimo! Cioè, avrei potuto vedere meglio se non
fossi stata distratta a salutare… Però un po’ è anche stata colpa sua, ha
attraversato in curva,eh!”
Luna
strabuzzò gli occhi ancora di più “Hai investito un
ragazzo? Ma è ferito?” le chiese preoccupata vedendo
la vistosa ammaccatura.
Ginny
scosse la testa “Ma va, non si è fatto nulla, mi ha
detto. E poi si è rimesso subito in piedi quindi vuol
dire che stava davvero bene. Credo… Oh, Lu! Che dubbi
che mi metti in testa!” gridò stropicciandosi i
capelli.
“Ma scusa, non ti sei fermata per accertartene?”
“Sì!
Ma lui mi ha detto che stava bene, e poi avevamo entrambi fretta, siamo subito ripartiti per la nostra strada…”
Ed era vero. Insomma, si era fermata, aveva chiesto come stava,
aveva visto che si era rimesso subito in piedi e aveva detto che stava bene, che
altro doveva fare, portarlo al pronto soccorso per una radiografia di
controllo?
E poi erano pari, lui le aveva ammaccato il suo amatissimo
vespino. E l’ultima volta che Blaise Zabini glielo
aveva rigato era finita dal preside Riddle per rissa. Si poteva toccare tutto
di Ginny, ma non il suo vespino. Zabini aveva avuto un occhio nero per più di
una settimana, e per qualche strano motivo le ruote della sua mountain bike si
sono ritrovato sgonfie ogni santo giorno, per più di
un mese…
Cambiando
argomento le due ragazze si incamminarono verso l’aula
di lezione, ignare del fatto che il poltergeist avrebbe presto colpito di
nuovo…
Quando
finalmente suonò la campanella del pranzo i ragazzi della IV
B si fondarono fuori dai banchi verso la mensa alla stessa velocità con cui un
morto di fame si avventerebbe su un tozzo di pane secco. Certo non erano
denutriti ma all’ultima ora avevano avuto storia con Ruf
e le sue lezioni provocavano un tremendo calo di zuccheri negli sventurati
studenti.
“Pranzi
con noi, Harry?” gli domandò cortesemente Hermione prendendo il sacchetto con
il suo pranzo.
Ron
sbuffò ma Harry accettò con piacere. Tanto per cominciare non aveva la più
pallida idea di dove fosse la mensa e quindi era
meglio seguire qualcuno e poi così non avrebbe pranzato solo.
Per
poco con inciampò nelle scale mentre scendevano al
pian terreno e quando Ron scoppiò in una risata sguaiata Hermione lo fulminò
con lo sguardo.
“Ma
come te li sei rotti questi occhiali?” domandò preoccupata che la cecità potesse causargli qualche tremenda sventura.
Harry
non fece nemmeno in tempo ad aprire la bocca per formulare la risposta che
qualcuno dietro di lui gli scivolò addosso.
Il
poverino e la zavorra che gli piombò addosso precipitarono rovinosamente per le
scale riuscendo solo per miracolo a non travolgere i numerosi studenti che le
affollavano e terminando la loro caduta, più morti che vivi, appallottolati sul
mezzanino.
“Oh mio dio,
Ginny! Harry! State
bene?” Hermione si precipitò
verso di loro trascinandosi dietro Ron troppo occupato a ridere dell’evento per
preoccuparsene.
Harry
si districò dalla zavorra che l’aveva appena travolto, regalandogli il terzo
incidente quasi mortale della giornata, per accorgersi con disappunto e terrore
che…
“TU!”
“Oddio,
di nuovo!” mormorò Ginny cercando di tirarsi su da terra e liberando dal suo
peso il malcapitato che, lo riconobbe al volo, era di nuovo il poltergeist che
le aveva ammaccato la vespa!
“Tu
sei quello che mi ha ammaccato il vespino!” “Tu sei quella che mi ha investito
e rotto gli occhiali!” si accusarono contemporaneamente.
“Io?
Ma se sei stato-a tu!” continuarono come se seguissero
il medesimo copione.
Per
prima fu Ginny a mettere da parte gli attacchi – Harry non ci riusciva proprio
ad andare d’accordo con una dai capelli così
rossi – e a risollevarsi in piedi porgendo una mano al malcapitato compagno
di caduta “Senti, scusami. Qualcuno mi ha spinto… Non
è che ce l’ho con te, eh…”
“Harry,
stai bene? E’ la terza volta oggi…” sottolineò
Hermione preoccupata, che nel frattempo li aveva raggiunti.
Lui
annuì poco convinto, stava quasi per afferrare la mano
di Ginny e rialzarsi quando…
“Terza
volta? Ah bè, ma allora io non c’entro… se tu che porti sfortuna!” aggiunse, mezzo convinta e mezzo ironica.
Harry
sbuffò contrariato, tirò subito in dietro la mano e si alzò da solo. Guardò
furiosamente Ginny negli occhi – Questa
qui è anche più insopportabile di quei due demoni
della piscina… – la spinse da parte con un braccio per passare e la lasciò
lì interdetta filando via alla velocità della luce e facendosi strada tra la
folla di curiosi sghignazzanti.
“Ma… tu lo conosci questo qui, Hermione?” domandò la ragazza
dal caschetto rosso alla sua amica.
“Sì,
è un nostro nuovo compagno. Si chiama Harry Potter” spiegò
cercando di sbirciare tra gli studenti che iniziavano a smuoversi nella
speranza di intravedere che direzione avesse preso il ragazzo.
“Bè,
un po’ scorbutico e maleducato il ragazzo…” constatò,
chinandosi per raccogliere il contenuto della sua borsa che si era sparso per
tutto il pavimento.
“Sì,
un povero sfigato, Gin… nulla degno di nota!” rispose
concorde il fratello, che immediatamente incassò una severa – e al quanto
violenta – gomitata di Hermione nelle costole “Ouch!”
“Smettila
Ron!”
Ginny
alzò le spalle e assieme agli amici seguì la fiumana di studenti per le scale e
i corridoi.
Quando giunsero alla mensa scoprirono che il
povero nuovo studente sedeva ad un tavolino quasi da solo. Quasi, perché
effettivamente all’altro capo del tavolo sedeva Millicent Bulstrode, ma tanto
era come se non ci fosse. Oltre che tremendamente
brutta era anche e soprattutto antipatica e violenta. Una piccola parte degli
studenti del Godric’s High si avvicinavano a lei solo per metterle in mano una
decina di sterline e farle prendere a calci qualche povero
sventurato che aveva avuto la sfortuna volontaria o involontaria di far loro un
torto. La parte più grande invece la evitava come la peste, troppo terrorizzata
o semplicemente menefreghista.
Il
poverino, a capo chino per evitare di incrociare gli occhi furenti della
Bulstrode, stava rimestando tapino la sua zuppa di
maiale, piatto forte del menù del giorno della mensa. In quel momento capì il
perché di tutte quelle borse e di quelle ciotoline che gli studenti si stavano
portando dietro e prese un appunto mentale: portarsi sempre il pranzo, il cibo
della mensa ha un aspetto e un odore tossici…
Pensò
che come primo giorno fosse assolutamente disastroso. Persino peggiore del
primo giorno in Australia, quando senza saperlo si era seduto accanto alla
ragazza del capitano della squadra di rugby più geloso e massiccio che avesse
mai visto e, dopo una disastrosa sfida sul campo a cui fu costretto dovette
trascorrere la restante settimana a letto in preda ai peggiori dolori alle ossa
che il suo corpo avesse mai patito.
Ecco
questo primo giorno, con i suoi tre incidenti, con gli occhiali rotti, con
tutte quelle persone dai capelli rossi e con i compagni che ormai lo avevano
soprannominato portasfiga dopo l’uscita di quella cretina del vespino e delle
scale, con gli sguardi minacciosi del colosso seduto al suo tavolo e quella
schifezza di pranzo che si trovava a rimestare
disgustato superava qualsiasi disastrosa aspettativa.
“Ehi
sono appena passato accanto a Potter, devo fare tre giri antiorari per evitare
che mi porti sfiga?” commentò ad alta voce, in modo
che mezzo refettorio lo udisse, un tizio pallido e biondo tutto griffato e
dall’aria anche più che antipatica. La sua compagna di specie, accanto a lui,
emise una risata maligna e fece le corna.
“Ecco,
vedi che cos’hai combinato?” Hermione puntò un dito contro Ginny, che assieme a
lei stava cercando un tavolo libero da occupare.
“Ma io ho fatto solo una battuta!” si difese lei, risentita.
Hermione
scosse il capo, passò lo sguardo da Ginny a Ron e quindi di nuovo a Ginny,
incredula “Certe volte si vede proprio che siete
fratelli!”
I
due Weasley si scambiarono uno sguardo interrogativo ma non commentarono.
“Dai facciamo così, adesso ci sediamo con lo jellat- ok, ok, con Barry! – si
affrettò a correggersi Ginny, sotto lo sguardo minaccioso di Hermione – E gli chiederò scusa, ok?”
“Guarda
che tanto per cominciare si chiama Harry…” la corresse.
“Ma scherzi? C’è quel mastino della
Bulstrode al suo tavolo, mi andrà di traverso il pranzo! E poi magari se
respiro troppo forte e la infastidisco quella mi fa a
pezzi!” commentò Ron, cercando di convincere le ragazze a trovarsi un altro
posto.
“Oh,
ma non dire assurdità, Ron!” e Hermione se lo trascinò dietro senza troppe
maniere.
“Ciao,
possiamo sederci qui?” domandò Hermione senza attendere risposta e prendendo
posto accanto a Harry, mentre anche Ginny e Ron – l’ultimo lanciando occhiate preoccupate alla Bulstrode – prendevano posto.
“Bè,
l’avete fatto…” rispose apatico Harry, che ormai non aveva più voglia di risultare simpatico e fare buona impressione ma solo di
tornare a casa sua e sfogarsi con due tiri al pallone, o magari facendosi una
partitina ad Halo.
“Mi
sono dimenticata di dirti che il mangiare della mensa è… immangiabile. Vuoi uno
dei miei tramezzini?” gli offrì lei, porgendogli il vassoio
“Ah,
visto che non vi siete ancora presentati loro sono
Ginny e
“Già,
io sono Ginevra… Senti, mi dispiace per prima eh, Jerry!”
fece la rossa, cercando di essere gentile.
Lui
le scoccò un’occhiata glaciale “Harry…”
Lei
rise di risposta imbarazzata della gaffe “Sì, scusa… Harry!”
Ma lui non sembrò trovarlo altrettanto divertente “Bè, se non
avete altro da dire possiamo anche salutarci”
Ginny
sembrò oltraggiata, tutti i suoi sforzi per mettere da parte il risentimento
per l’ammaccatura del suo vespino e chiedere scusa a quell’imbranato
sconosciuto e ora si sentiva trattata così. Era troppo.
“Oh,
scusaci tanto, caro il mio novellino imbranato, se
siamo venuti ad importunarti per chiederti scusa e per cercare di essere
gentili quando invece tutta la scuola ti considera lo zimbello di turno… Vedo
che i nostri sforzi non sono stati apprezzati!” Si era alzata in piedi e aveva
sbattuto le mani con i palmi aperti sul tavolo, facendo sobbalzare tutto quello
che c’era sopra.
Harry
specularmene fece la stessa cosa – la zuppa nel piatto
sparpagliò metà del suo contenuto sul tavolo.
“Peccato
che sia dovuto al fatto che tu hai la lingua più lunga
e veloce del cervello. Sempre che ce ne sia uno sotto
quei ridicoli capelli…” rispose infuriato.
“Ehi,
che problemi hai con i rossi?” intervenne Ron, sbattendo a sua volta le mani
sul tavolo, che vibrò dell’ennesimo colpo.
Harry
lo guardò infastidito “Tanti!”, sibilò.
“Questo
è troppo…” mormorò sottovoce Ginny mentre, con la mano che tremava di rabbia
afferrava la propria bottiglia di coca cola e ne svuotava l’intero contenuto
addosso ad Harry.
“Rinfrescati
le idee sui rossi, Potter!” rise di gusto. Alla sua risate
si unirono quelle del fratello, che scambiò un cinque d’intesa con la sorella,
e poi quelle di tutta la scuola che seguiva la vicenda col fiato sospeso e in
religioso silenzio come fosse una puntata cruciale di Beautiful.
Dopo
un attimo di smarrimento, la ciotola di Harry volò dritta
contro Ginny che si trovò ricoperta di zuppa dal colore e dall’odore
disgustoso. Cacciò un urlo disgustato e salì carponi sul tavolo dove protese le
braccia verso Harry nel tentativo di strozzarlo.
Ad
impedirne la morte fu un altro paio di mani, decisamente
più grosse e massicce, che sbatterono sul tavolo per l’ennesima volta,
fracassandolo e spezzandolo in due. Ginevra cadde, per l’ennesima volta,
addosso a Harry che venne mezzo sotterrato dalla ragazza e mezzo dal tavolo.
Nel
refettorio, dove fino a mezzo secondo prima riecheggiavano grida d’incitamento,
risate, fischi e echi di scommesse su chi avrebbe
avuto la meglio – inutile dire che Ginevra Weasley, conosciuta come la
vendicativa, era in testa alle quotazioni -, ecco in quella stessa sala regnò
il più completo silenzio.
Millicent
Bulstrode li fissò con lo stesso sguardo di un mastino rabbioso e affamato,
facendoli rabbrividire “Mi state infastidendo. E mi è arrivato uno schizzo proprio qui, novellino. Come la mettiamo?” domandò avanzando lentamente verso i due,
possiamo dirlo, condannati a morte.
Harry
e Ginny ingoiarono l’aria, incapaci di reagire alla vista di quel colosso
minaccioso che avanzava verso di loro, sulle loro schiene scese una gocciolina
di sudore freddo, originata dal puro terrore.
Ma probabilmente il fato aveva in serbo per loro altre morti
perché, a salvarli, comparve improvvisamente un tizio pallido, dai capelli
scuri e dalla lunga tunica nera dalla quale spuntavano due anfibi borchiati.
“Che cosa sta succedendo qui, mia cara Millicent?” domandò
l’uomo, con voce sibilante.
Questa
rispose con il sorriso più agghiacciante e diabolico che
occhi umano avesse mai visto “Nulla zietto, il novellino e quella coi capelli
rossi hanno appena distrutto uno dei tavoli della tua mensa.”
Zietto, ecco perché le passa tutte lisce, questa stronza!, pensò Ginny infastidita.
“Ma veramente, signore, non s– “ fece per intervenire Harry,
ma Ginny gli infilò un gomito in bocca intimandogli con lo sguardo di tacere.
“Vuoi
per caso farci uccidere davvero, Potter?” gli mormorò allarmata.
L’uomo
li scrutò profondamente, sia uno che l’altra, poi osservò minuziosamente il
tavolo spaccato completamente a metà “E così, la signorina Weasley e il signor novellino qui con lei hanno distrutto il mio tavolo,
numero inventario 00034987, del valore di 100 sterline, per saltarsi addosso
come due animali?”
“Ma questo tavolo non può valere cos– “ ma Ginny lo
interruppe infilandogli di nuovo un gomito in bocca e rischiando di abbattergli
un incisivo.
“Ci
scusi, Signor Preside Riddle, siamo veramente mortificati, non era nostra intenzione davvero… Sa, credo che ci fosse un
principio di consumazione da tarlo in questo tavolo… Non sono così pesante da
distruggerne uno solo con il mio peso, non crede?”
Harry
la fissò stranito, pensava fosse completamente pazza.
Ginny si era rimessa in piedi, calpestandolo non poco, e se ne stava in posa
come una modella ammiccando al… PRESIDE!
Gli preside gli rivolse un sorriso sornione “Già,
credo che tu abbia ragione, signorina Weasley! Ma
qualcuno deve pagare per il mio tavolo, non credi?”
“Assolutamente
si, Signor Preside Riddle!” fece, con lo stesso fare affabile e scodinzolante
di un cagnolino.
“Bene,
signor Weasley, signor novellino, immediatamente nel
mio ufficio. Discuteremo della mia proprietà che avete appena distrutto” fece
perentorio e si voltò con una giravolta aspettando i due malcapitati.
Harry
e Ron strabuzzarono gli occhi. Il rosso sillabò un “non è giusto!” alla sorella
che si limitò ad alzare spalle finalmente tranquilla mentre il moro era rimasto
senza parole dalla scena a cui aveva appena assistito.
Seguirono
senza parlarsi né rivolgersi un solo sguardo il preside nel suo ufficio.
Quando Harry ne varcò la soglia rimase prima
perplesso, poi shockato e in fine allibito.
L’ufficio
di Riddle non aveva niente, ma proprio niente a che fare, con gli uffici di
tutti gli altri presidi del mondo che gli era capitato di vedere. Intanto pareva la camera confusionaria di un adolescente, c’era roba
ovunque. Poi sotto vetro teneva un serpentone dalle spire enormi e disgustose.
I muri erano ricoperti di poster e foto: uno più normale con lo stemma e i
colori (azzurro e giallo) del Godric’s High, un altro con un gruppo di cantanti
dai volti pitturati di bianco e nero e dall’abbigliamento decisamente
dark e fetish che Harry non conosceva e poi, cosa più raccapricciante, c’erano
dozzine e dozzine di foto delle cheerleader nelle loro pose, delle studentesse
della scuola, alcune più datate e altre più recenti, foto di giovani donne con
attaccate accanto cartoline o lettere indirizzate al caro preside Riddle e
persino qualche orrendo primo piano della Bulstrode.
Quando il preside si levò la palandrana
nera che doveva essere una toga, rivelò lo stesso bizzarro ed egocentrico
abbigliamento dei tizi che aveva appena visto nel poster. Gli occhi di Harry corsero di nuovo
all’immagine alle sue spalle.
Il
preside notò il suo sguardo e gli domandò “Ti piace il metal, novellino?” i
suoi occhi fissi di lui in attesa di risposta.
Ron,
al suo fianco, strabuzzò gli occhi e annuì quasi impercettibilmente.
“S-sì signor Preside.” Balbettò incerto.
“Signor
Preside Riddle, per te, novellino… e comunque è una
bugia.” Lo corresse.
Harry
e Ron ingoiarono terrorizzati mentre l’uomo minaccioso si sedeva davanti a loro.
“E così avete distrutto un mio preziosissimo tavolo…” iniziò.
Ron
alzò una mano bianca e tremante “Se posso permettermi, signore, io non c’entro veramente…”
“Come
non c’entri? Weasley, non accampare scuse! Eri lì, con
novellino, c’entri eccome! Oppure vuoi che ti aggiunga un’ulteriore punizione per le scuse inutili che racconti?”
strillò innervosito.
“Ha
ragione signore. E’ colpa nostra…” mormorò abbattuto
Ron.
“Bene,
allora direi che, per equità e giustizia, ho deciso che pulirete i tavoli e i
pavimenti del refettorio per tutta la settimana, a partire da oggi, dalle
quattro alle cinque. E se non saranno puliti bene…” li
minacciò con lo sguardo.
“Lo
saranno, signor Preside Riddle, non si preoccupi…” si affrettò ad aggiungere
Ron.
“Bene,
e ora andate. Ah, qual è il tuo nome, novellino? Sai, devo pur segnarti una
nota di demerito…” aggiunse rivolto a Harry.
“Harry
Potter, signor Preside Riddle” rispose, nella speranza che iniziasse almeno ad
utilizzare il suo nome.
“Bene,
vai pure ora novellino. E signor Weasley, mi saluti
tanto sua sorella e le porga le mie scuse per lo spiacevole equivoco” aggiunse
con lo stesso sorriso sornione di pochi minuti prima.
Harry
e Ron si affrettarono ad uscire ed allontanarsi da quell’ufficio il più
velocemente possibile.
“Ma quello è completamente pazzo! Oltre ad essere un maniaco,
mi sembra” commentò Harry, camminando speditamente
dietro a Ron.
Il
rosso si voltò infuriato nella sua direzione “Grazie tante, Potter! Ora mi
toccherà pure saltare gli allenamenti. Tu e quella cretina di
mia sorella!”
“Ma non è stata colpa mia! E’ stata quell’energumeno! Ma
perché ha punito noi due?” domandò senza capire.
“Sei proprio tonto eh, ma non l’hai guardato il suo ufficio?
Quello va pazzo per le donne! E’ una sorta di cavaliere pazzo! Non assegna mai
compiti supplementari o punizioni alle ragazze. Ma in
compenso odia tutti i maschi di questa scuola. Era inutile discutere. Bè, ora
vedi di starmene alla larga il più possibile, ne ho
già avuto abbastanza di te per oggi!” lo additò Ron.
Harry
lo guardò bieco “Anche io…” e si separarono.
Quando quel pomeriggio Harry tornò a casa, dopo
la punizione, era stanchissimo e senza speranze. E
pensare che poche ore prima aveva desiderato di non spostarsi più, di non dover
più vivere un primo giorno, di non dover più salutare amici e fare l’ennesimo
trasloco.
Ecco,
in quel momento invece desiderò con tutto il cuore poter scappare all’altro
capo del mondo. In qualunque posto purché a mille e mille
miglia di distanza da Godric’s Hollow…
Continua…
Buongiorno
a tutti!!! Ecco qui pronto per i miei lettori il
secondo capitolo arrivato in tempo record per la sottoscritta! Che ne dite? Spero vi piaccia… Il preside (che non è
Silente, per lui ho in serbo un’altra parte…) Riddle non è
un pedofilo, come può anche sembrare eh, è solo uno che ama e ammira tutte le
donne e non farebbe mai nulla contro di loro. In compenso sfoga tutta la sua
pazzia verso i maschi… poveracci!!!
Ringrazio
tantissimo chi mi ha recensito:
EDVIGE86: grazie carissima!!
Ovviamente le coppie saranno quelle che Dio comanda, quelle giuste (Harry e
Ginny e soprattutto Ron ed Hermione, eh eh eh!), non potrei scriverne altre!!
Mi auguro che questa storia continuerà a piacerti, sono onorata di sapere che
la leggi nonostante le AU non rientrino nelle tue solite letture! A presto!
Ale: ciao amichetta mia, grazie grazie grazie del parere entusiastico!!
Lo sai eh, che ci tengo tantissimo al tuo parere! Che
ne pensi di questo capitolo? Ti è piaciuto il mio preside Riddle? Un bacetto e
a presto, stellina!
Pk82: spero che quello che ho tirato fuori in
questo capitolo ti abbia coinvolto e ti sia piaciuto. Ovviamente è ancora l’inizio,
poi diventerà più veloce e spero divertente! Continua a farmi sapere che ne
pensi, eh!
Un
bacetto anche alla mia preziosissima amichetta Vale!
Mi
raccomando, continuate a farmi sapere che cosa ne pensate!!
Un’autrice senza recensioni è come un fiore senza l’acqua… MUOREEE! <- come sono poetica…
Un
bacio e a presto, la vostra
Ly