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Autore: _Ly_    25/10/2007    6 recensioni
Signore e signori, LE CRONACHE DI GODRIC'S HOLLOW, Ovvero Quanto è Duta la Vita Senza Magia!
Se volete divertirvi, leggetele! Ci sono tutti i nostri protagonisti, ma cosa succederà al nostro amato trio?
Dal X capitolo: Anche Harry rise “Perfetto, grazie per l’approvazione, Ron. Peccato che Ginny ormai non mi caghi più nemmeno di striscio… Oggi pur di evitarmi ha cambiato strada e si è allontanata correndo… Peggio di così!” “Le ragazze sono veramente esseri complicati e problematici… Guarda Mione!” constatò il rosso, scuotendo la testa.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti lettori e lettrici delle mie brame

Ciao a tutti lettori e lettrici delle mie brame! ^_________^

Tra un lungo periodo di assenza e un altro è tornata Ly, con la fan fiction a più capitoli che state per leggere (la state per leggere, vero?).

Credo sia il caso di segnalarvi che state per leggere qualcosa di assolutamente diverso dalle mie solite fan fiction su Harry Potter, qui potrete tuffarvi sicuri nella lettura perché non incapperete in nessunissimo spoiler! Tanto per essere precisi, non ci saranno nemmeno riferimenti ai libri perché… Ho preso i nostri amati protagonisti, li ho rimescolati un po’ e li ho gettati un po’ alla rinfusa in un bel paesello di nome Godric’s Hollow che, in barba alla collocazione geografica Rowlinghiana, per me si troverà in Scozia!

Non è che io abbia in mente una trama ben precisa, eh… Si tratterà più che altro delle rocambolesche e comiche avventure quotidiane dei nostri beniamini alle prese con i loro piccoli e grandi problemi! Ah, niente magia, vediamo se piace lo stesso!

Mi auguro di coinvolgervi e divertirvi e… chiusa la premessa vi auguro anche buona lettura!!!

 

Ah, ovviamente una dedica speciale va alle mie due grandissime amiche Vale e Ale, per tutto!!!

 

 

LE CRONACHE DI GODRIC’S HOLLOW

Ovvero, quanto è dura la vita senza magia!

 

 

I – Vita da teenager

 

 

Ron Weasley si svegliò (ma non sarebbe corretto utilizzare il termine “svegliarsi”, fu più un semplice alzarsi dal letto in trance) con la solita aria stanca a depressa del lunedì mattina.

Sua madre bussava prepotentemente alla sua porta da dieci minuti, per la gioia di suo fratello Bill, che in ufficio aveva l’orario flessibile e il lunedì poteva entrare più tardi e che si era concesso alla comodità del letto da sole quattro ore.

Ma per Ron Weasley, come anticipato, svegliarsi il lunedì mattina per andare a scuola era un’impresa se non impossibile per lo meno disastrosa. Raccolse tutte le proprie forze e si alzò dal letto maledicendo anche quello che lui definiva “school lag”: la scuola era infatti iniziata da una settimana ma lui non si era ancora abituato alla sveglia crudele alle sette e mezza del mattino e al nuovo fuso orario.

In qualche modo si infilò la divisa e si lavò e scese in cucina (inciampando tra l’altro per le scale) con lo zaino in spalla.

“’giorno” borbottò alla metà della sua famiglia che affollava la tavola per la colazione, si infilò un toast in tasca (il giovane Weasley era alquanto sprovvisto di buone maniere) e uno in bocca e si chiuse la porta dell’ingresso alle spalle.

Uscì nel garage e inforcò la bicicletta scassata che gli toccava per arrivare a scuola per ritrovarsi una brutta sorpresa: la gomma posteriore era completamente sgonfia. Smanettando tra gli scaffali disordinati del locale alla ricerca della pompetta rischiò di tirarsi addosso i barattoli della pittura che suo padre aveva lasciato precari sopra un armadio, gli cadde anche il toast per terra –ma senza il minimo disgusto lo raccolse, lo scrollò e se lo infilò nuovamente in bocca, e riuscì persino a schiacciarsi un dito nella cassettiera.

Terminate le operazioni di gonfiaggio partì a tutta velocità, cronicamente in ritardo.

Ad aumentare il suo disappunto di quella mattina si aggiunse un vespino azzurro che lo sorpassò a tutta velocità: sua sorella minore Ginny gli augurò ironicamente buona giornata con una doppia suonata.

A Ron il fatto che sua sorella MINORE avesse il permesso di recarsi a scuola in vespino mentre a lui toccava quel ferro vecchio di bicicletta non era mai andato giù, nemmeno considerando il fatto che i genitori glielo avevano proibito a fronte della sua disastrosa situazione scolastica: insomma, lui era il maggiore ed era pure maschio! Il vespino doveva essere un suo sacrosanto diritto e invece…

 

Mi ammazzerà, mi ammazzerà! Pensava Ron pedalando più velocemente che poteva, anche se non seriamente preoccupato.

Quando girò l’angolo si tranquillizzò, lei era ancora là, le braccia incrociate, l’espressione furiosa e un piede che picchiettava nervosamente: come ogni mattina. Si fermò esattamente davanti a lei con una sgommata.

Hermione Granger montò con un salto sul portapacchi traballante della bicicletta dell’amico e si aggrappò alle sue spalle, badando bene di triturarle un poco per punirlo del ritardo.

“Stavo per andarmene! Stamattina sei anche più in ritardo del solito, domani giuro che sei fai tardi un minuto non mi trovi più!” gli strillò chinandosi all’altezza delle orecchie lentigginose e un po’ a sventola dell’amico.

Glielo ripeteva ogni mattina da sette anni a quella parte, da quanto lui aveva iniziato a passarla a prendere in bici, ma alla fine non l’aveva mai fatto.

“Guarda che sono come al solito, sei tu che hai l’orologio avanti…” si difese il rosso.

Hermione aumentò ancora più ferocemente la presa sulle sue spalle senza aggiungere risposta e il ragazzo fu costretto a balbettare velocemente un “Ok, ok, scusami! E’ che la gomma era sgonfia!”

Lei per tutta risposta sbuffò “Te lo avevo detto già venerdì che era un po’ a terra, se tu ti fossi ricordato nel fine settimana adesso non saremmo in ritardo!”

“Eddai Mione, la campanella sta ancora suonando, non siamo così in ritardo!” le fece notare lui raggiungendo le rastrelliere dell’edificio scolastico per parcheggiare il suo mezzo.

“Ok, però adesso fammi scendere e sbrigati!” lo incalzò lei.

Ron frenò e Hermione scese con un salto da dietro la bici. Senza aspettarlo si diresse di corsa verso l’ingresso, salì le scale e percorse frettolosamente il corridoio del secondo piano alla ricerca della propria aula.

“Ciao Hermione, mio fratello ce l’ha fatta anche stamattina, vedo!” una testolina rossa sbucò da una porta e sventolò una mano nella sua direzione.

“Ciao Gin. Peccato che debba sempre farmi correre…” sottolineò la riccia.

L’altra rise, “Quando vuoi fammi un fischio che vengo a prenderti io, motorizzate si fa sempre prima! E poi io sono sempre puntuale…” le propose per l’ennesima volta.

“Sto iniziando seriamente a prendere in considerazione la tua proposta… Adesso scappo, ci vediamo a pranzo!” e si lanciò di nuovo a tutta velocità per il corridoio.

Fece per lanciarsi verso una porta la cui targhetta indicava IV B quando andò a sbattere contro qualcuno.

La testata fu tremenda e i due malcapitati barcollarono per l’impatto.

 

“Ahi…” mormorarono contemporaneamente.

Hermione si portò una mano alla tempia dolente e l’altro sventurato, un ragazzo dai capelli neri, si chinò a raccogliere un paio di occhiali frantumati.

“Scusami… ti ho anche distrutto gli occhiali!” si precipitò ad aggiungere lei.

Lui si rialzò e si massaggiò il naso “Scusami tu, ma non preoccuparti… gli occhiali si sono rotti poco fa, è già la seconda volta che vengo travolto stamattina…Scusami davvero! E’ che ero concentrato a leggere le targhette… sai, senza questi vedo veramente poco…” confessò un po’ imbarazzato.

“Accidenti, che buon inizio settimana allora! Che classe stai cercando?” le chiese lei per aiutarlo.

“La IV B. Mi hanno detto che era in fondo al corridoio del secondo piano…”

“Infatti è questa!” e gli indicò la porta alla sua destra.

“Grazie! Oggi è il mio primo giorno…” aggiunse mettendo finalmente a fuoco la targa. Senza gli occhiali il mondo era un vero inferno per lui. Tutta colpa di quella svitata in motorino!

“Ah, a proposito, anche io sono in questa classe! Sono Hermione, piacere di conoscerti!” gli fece lei cordiale porgendogli la mano.

Lui la strinse con un sorriso. “Harry. Harry Potter, piacere!”

“Meglio entrare adesso… che ne dici? Conosci già qualcuno?” gli domandò facendogli segno di entrare in classe.

“Solo te… io e la mia famiglia ci siamo appena trasferiti.” rispose alzando le spalle con un sorriso timido.

Ad Hermione quel ragazzo nuovo suscitò immediata simpatia. Dopo tutto non capitava tutti i giorni di affrontare il primo giorno di scuola dell’ultimo anno di liceo in una città nuova, piena di sconosciuti e…senza un’adeguata capacità visiva.

“Seguimi, c’è un banco vuoto proprio accanto al mio, se ti va!”

E Harry seguì di buon passo Hermione dentro la nuova aula.

 

Se lo aspettava, ormai avrebbe dovuto esserci abituato per tutte le volte che aveva cambiato scuola, che aveva affrontato un primo giorno, ma le occhiate curiose dei compagni, tutte fissate su di lui lo rendevano nervoso da morire.

Iniziarono a sudargli le mani e pregò che nessuno dei nuovi ragazzi che lo stavano scrutando ed esaminando, gli porgesse la mano nel minuto successivo… sarebbe stata una pessima presentazione la sua mano umida e scivolosa…

Si sedette accanto ad Hermione cercando di ostentare un’aria tranquilla e sorridente ma, nella sua mente, stava maledicendo il lavoro di suo padre che lo aveva trascinato di qua e di là per il mondo per gli ultimi quindici anni della sua vita.

“Ma adesso torniamo a casa, Harry! Tu sei nato a Godric’s Hollow! Vedrai, farò in modo di non dovermi spostare più, e comunque non così a lungo da dovermi portare dietro tutta la famiglia.”

Glielo aveva promesso mentre facevano quello che Harry sperava fosse veramente l’ultimo trasloco della sua vita. In quel momento però, dentro quell’aula animata di brusii curiosi, si domandò se avrebbe davvero finito l’anno e la sua carriera scolastica, con quel compagni.

Bè, poi magari invece succedeva che l’indomani mattina, mentre veniva a scuola, la svitata in motorino lo investiva, lo centrava meglio e questa volta lo faceva secco… Al ricordo dell’incidente di pochi minuti prima provò un dolore lancinante al braccio sinistro su cui era atterrato e che si era graffiato e contuso.

La pazza alla guida doveva come minimo ripagargli gli occhiali, peccato che si fosse accorto della tragedia che questa era già andata. E che senza gli occhiali non avesse visto nemmeno la sua faccia.

Una cosa però non poteva dimenticarla. Una massa di capelli rossi a caschetto. Odiava i capelli così rossi - bè, a parte quelli di sua madre, ma non ero appunto così rossi.

Mentre si perdeva nei suoi pensieri sentì vagamente Hermione sgridare qualcuno che arrivava in ritardo.

“Ma com’è che ci vuole tutto questo tempo per legare una bicicletta? Muoviti, la Mc Granitt arriverà da un momento all’altro! Ah… ora capisco…”

“Ciao Hermione, come mai nervosa già di prima mattina?” domandò una vocina sottile e pungente. Appiccicata dietro un ragazzo dai capelli così rossi – Oh, non un altro! – Harry vide apparire una biondina tutto pepe. La gonna della sua divisa era almeno dieci centimetri più corta di quella delle altre ragazze e la camicia insolitamente aderente. C’era da aggiungere che per Harry stavano benissimo così.

Hermione sbuffò “Deve essere il tuo profumo, forse sono allergica… mi irrita!” rispose a tono.

Ma l’altra non la degnò di attenzione precipitandosi verso il nuovo arrivato “Non ti ho mai visto qui… se nuovo? Io sono Lavanda Brown, rappresentante di classe e capo cheerleader!”

Harry allungò una mano per stringere quella sottile e dalle unghie laccate della biondina di fronte a lui “Sì, ci siamo appena trasferiti… Io sono Harry Potter, ciao!”

Fortunatamente tutto il pensare di un minuto prima lo aveva rilassato e la mano non fece brutta figura.

“Sì? E dove abitavi prima? Hai un accento indefinibile…” incalzò lei, sedendosi sul banco davanti rivolta verso di lui.

Harry cercò di instaurare una conversazione tranquilla, se parlava tranquillo senza sudare o balbettare poteva fare una buona impressione. E poi stava parlando con la capo cheerleader!

“Bè, in verità sono nato in questa città ma per il lavoro di mio padre abbiamo iniziato a viaggiare che avevo due anni… siamo stati negli Stati Uniti, in Canada, in Argentina, in Australia, e in moltissimi altri posti. Prima di tornare qui abbiamo vissuto per sei mesi ad Hong Kong…” raccontò cercando di suscitare l’impressione favorevole del gruppetto di studenti curiosi che nel frattempo si erano radunati attorno a lui.

“Bè, beato te! Io adoro viaggiare! Con la mia famiglia andiamo tutti gli anni a Santa Monica, in California… Ci sei stato?” chiese interessata, Lavanda.

“Ehm… no.” rispose semplicemente.

“Ah… bè, dopo magari ci racconti di com’è la vita in tutti questi bei posti, eh Harry? E magari hai avuto una ragazza in ogni porto, proprio come i marinai!” ridacchiò maliziosa lei.

Fortunatamente ad evitare il problema della risposta ad Harry giunse una professoressa dall’aria severa “Che cos’è tutta questa confusione? Ai vostri posta, forza… Ah, tu dei essere Potter, il nuovo arrivato” fece indicandolo con un cenno del capo prima di mettersi a scorrere il registro.

Harry annuì “Si professoressa”

“Bene, ti do una settimana per metterti a pari con il programma di letteratura affrontato lo scorso anno e per fari passare gli appunti delle scorsi lezioni dopodiché ti considererò interrogabile come tutti i tuoi compagni” mise subito in chiaro la donna.

Un ragazzo dalla pelle scura e i capelli ricci, seduto una fila avanti a lui, gli rivolse uno sguardo mezzo dispiaciuto mezzo incredulo, poi gli sorriso con una strizzata d’occhio amichevole. Harry ricambiò con un sorriso incerto.

Hermione accanto a lui sfilò dai ganci del quaderno un pacchettino di fogli e richiamò la sua attenzione con una gomitata “Harry, gli appunti dei giorni scorsi… la Mc Granitt come avrai visto non perde tempo…” e glieli porse.

Harry fece per afferrarli quando il rosso accanto a Hermione le tirò il braccio allontanandoli dalla sua presa “Ehi, avevi detto che li passavi a me, non ho preso nessun appunto, lo sai!” protestò sottovoce, contrariato.

“Peggio per te, Ron. Direi che Harry ha un motivo più valido per aver bisogno dei miei appunti.”

E scrollatasi di dosso le grinfie del vicino passò decisa gli appunti ad Harry che assieme ai fogli incassò anche l’occhiata più carica d’odio che avesse mai visto da parte del rosso. Fu così penetrante che sentì i peli sulla nuca rizzarsi.

Davanti a lui invece, Lavanda armeggiò col suo block notes per sganciare i suoi fogli e passarli al volo a Ron che li prese con una strizzatine d’occhio di gratitudine. La biondina non mancò di rivolgere ad Hermione l’ennesimo sguardo di sfida contraccambiato a pieno dalla mora che per poco non si alzò dal banco per tirarle i capelli piastrati, tanta era l’antipatia che nutriva nei confronti della compagna. Rivalità secolare. L’eterna lotta tra il bene e il male, tra il caldo e il freddo, tra il bello e il brutto… tra la mora e la bionda insomma!

 

Tra una noiosissima lezione e l’altra la mattina trascorse più o meno velocemente. Ron pareva imbronciato con Hermione che, dal conto suo, non faceva il minimo sforzo per cercare di recuperare e anzi passò la maggior parte del tempo girata verso Harry.

Lui nel frattempo, aveva scoperto che il ragazzo dalla pelle scura era Dean Thomas e che era anche piuttosto simpatico, che c’erano due gemelle di nome Padma e Calì che per tutte le sterline del mondo (e anche con gli occhiali) non avrebbe mai imparato a distinguere e che, a quanto pareva, il rosso in banco con lui ed Hermione nutriva una malcelata antipatia nei suoi confronti, pienamente ricambiata dal moro.

Ma perché odiava così tanto i rossi? Bisogna sapere che Harry custodisce un unico ricordo dei suoi primi due anni e mezzo a Goldric’s Hollow, e che non è un ricordo esattamente piacevole. Mentre era in piscina a giocare, un pomeriggio d’estate, sul piccolo scivolo dei bambini aveva avuto da ridire con due gemellini teppisti rossi di capelli e tutti lentigginosi che, per fargliela pagare lo avevano costretto a scivolare a testa in giù. Ma non era finita lì, perché mentre lo mantenevano per il costumino questo si era sfilato e Harry era scivolato in acqua nudo come la mamma l’aveva fatto suscitando le risate di tutti gli spettatori – sua madre compresa, che invece di preoccuparsi che fosse scivolato a testa in giù rischiando l’annegamento si era quasi messa a piangere dal ridere.

Era la vergogna della sua infanzia.

Il suo segreto più compromettente.

E da quel giorno aveva detestato quasi ogni persona rossa.

E alla gioia dell’ennesimo trasferimento in Scozia c’era stata quella di scoprire che quella regione pullulava di capelli rossi come Pechino di occhi a mandorla.

 

Ma quello che Harry non sapeva era che, di lì a pochi minuti, avrebbe avuto l’incontro più sconvolgente della sua adolescenza…

 

 

Continua…

 

 

Eccoci! E’ finito il primo capitolo, che cosa ne pensate?

Vi prometto che, nonostante i precedenti, gli aggiornamenti arriveranno spessissimo (lavoro permettendo) e che la storia sarà piena di intrighi e misteri ^^ ma sempre fresca e leggermente comica!

Allora, non vi resta che commentare tutti cliccando sul link qui sotto! Più commenti, più aggiornamenti!!!

 

A presto,

Ly

 

  
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