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Autore: Beatrix Bonnie    08/04/2013    3 recensioni
-Seguito de Il torneo Trecolonie-
Edmund, ormai figlio adottivo del Presidente della Repubblica Magica d'Irlanda, si lascia alle spalle il suo passato, per diventare Edmund McPride, un giovane ambizioso, bello e pieno di talento. Ma presto dovrà fare i conti con la realtà: l'uomo in cui ha riposto la sua fiducia si rivelerà essere un meschino arrivista, mentre il suo passato verrà a bussargli alla porta nel giorno del suo diciassettesimo compleanno. Un misterioso orologio d'oro con le lancette ferme, una setta di folli scienziati, un codice impossibile da decifrare...
Ma quando, tra il clima di terrore e le sconvolgenti rivelazioni sul suo passato, Edmund non riuscirà più a vedere la luce, nel suo orizzonte si staglierà l'unica cosa certa: l'amicizia di Mairead e Laughlin.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 24
Missione di Salvataggio






Mairead stava sognando di volare su una scopa meravigliosa, una Firebolt di ultimo modello. Però non era davvero lei: era una bambina mora con i codini e insieme a lei volavano i suoi fratelli. Uno, piuttosto incapace a cavallo della sua scopa, era la copia sputata di Edmund, ma aveva gli occhi verdi degli O'Brian.
Nemmeno si accorse di essersi svegliata, finché non sentì una strana melodia che riempiva il dormitorio femminile del quinto anno. Stava pensando a Edmund, non sapeva nemmeno il motivo. Durante l'ultima settimana si era comportato in modo meno scontroso: un giorno non si era presentato alle lezioni del pomeriggio e, quando era ricomparso la sera in Sala Mor, si era seduto di sua spontanea volontà vicino a lei e Lily. Non che, durante la cena, si fosse dimostrato particolarmente loquace, ma almeno aveva evitato di sfogare la sua ira repressa contro il mondo intero. Un gran passo avanti, visto come si era comportato nell'ultimo mese.
Mairead si ritrovò nel buio a fissare quelle che dovevano essere le tende verdi del suo letto a baldacchino. La melodia che sentiva e che le aveva fatto venire in mente Edmund non apparteneva al suo sogno: era reale.
Improvvisamente lucida, si catapultò giù dal letto e corse ad affacciarsi alla finestra, con la netta sensazione che lì avrebbe trovato un significato a quel canto. Non le ci volle molto per individuare nel cielo la sagoma di un uccello aggraziato, reso ancora più maestoso dalla lunga coda di piume infuocate.
Carmen, la fenice di Edmund.
Il suo canto parlava direttamente al cuore, sussurrava parole, come fosse una voce angelica. E, per quanto Mairead non sapesse nulla di musica, era assolutamente certa del significato di quella melodia: era una richiesta d'aiuto. Non sapeva cosa la rendesse così sicura, tuttavia era chiaro che Edmund doveva trovarsi in qualche guaio.
Carmen pareva quasi umana, con il suo canto d'allarme e insieme di urgenza.
Mairead si sentì d'improvviso lucidissima e piena di coraggio. Infilò una vestaglia leggera sopra il pigiama e si affrettò verso il dormitorio maschile del quinto anno, sebbene fosse più che certa che non vi avrebbe trovato Edmund beatamente addormentato. Infatti, tre ragazzi russavano tranquilli nei rispettivi letti, ma il quarto era intatto. O Edmund non era nemmeno andato a dormire oppure, quando si era alzato per andarsene, aveva avuto tempo a sufficienza per risistemare il suo letto. Il che significava che se n'era andato consapevolmente e di sua spontanea volontà.
Ma per recarsi dove?
Mairead tornò a passo svelto nel dormitorio femminile, frugò nel baule ed estrasse il suo specchio comunicante che Laughlin aveva regalato a loro tre per il diciassettesimo compleanno di Edmund. Tentò di chiamare l'amico, ma non rispose nessuno: probabilmente Edmund non l'aveva preso dietro, oppure non aveva intenzione di farsi rintracciare.
Bene. Era decisamente arrivato il momento di piantarla con quella storia.
«Laughlin!» abbaiò verso lo specchietto, mentre si levava il pigiama per indossare la sua divisa verde. «Laughlin!»
Una voce impastata biascicò qualcosa quando un Laughlin parecchio assonnato apparve sullo schermo di Mairead. Il borbottio indistinto che seguì l'apparizione fece capire alla ragazza che l'amico era ancora tra le braccia di Morfeo.
«Svegliati!» tuonò, infilandosi le scarpe e scivolando fuori dal dormitorio femminile del quinto anno.
«Che c'è?» borbottò Laughlin, infastidito e per nulla lucido.
«Edmund è scomparso!» fu la doccia fredda che gli buttò addosso Mairead, senza troppi complimenti.
Per poco Laughlin non si ribaltò dal letto. «Chi... cosa... Ed scomparso?» tentò di articolare, senza molto successo.
«Scomparso! Non senti il canto della sua fenice?» gli fece notare Mairead.
Ci fu un qualche attimo di assoluto silenzio, poi la voce di Laughlin suonò sicura: «Tra cinque minuti in ingresso».
Fu di parola: cinque minuti dopo si presentò in ingresso con indosso la divisa e perfettamente sveglio. Poco importava se aveva infilato la giacca al contrario: Mairead non ebbe il cuore di farglielo notare.
«Per prima cosa perlustriamo palmo a palmo il castello» propose Laughlin, con cipiglio da capo. «Sarebbe assurdo dare l'allarme e poi, magari, quel cretino si è solo addormentato in biblioteca».
Mairead sbuffò, ricordandosi di quando, al secondo anno, credeva che Edmund fosse stato aggredito dalla setta degli Eletti e invece si era solo assopito in biblioteca. «Ci impiegheremo una vita, però» fu il suo commento.
Laughlin annuì pensieroso; restò qualche secondo in silenzio, poi propose: «Io vado a svegliare Dominique e mi faccio aiutare ad evocare sir Percivall, tu intanto cominci le ricerche».
Mairead annuì convinta, poi si diresse a passo svelto verso la biblioteca, sicura che quello sarebbe dovuto essere il primo posto in cui frugare. La serratura era ovviamente chiusa, ma bastò un tocco di bacchetta perché le porte si aprissero con sinistri cigolii. Tentando di fare meno rumore possibile, la ragazza fece passare tutte le zone senza successo: di Edmund non c'era traccia.
Uscendo dalla porta principale, per poco non le venne un infarto quando si scontrò con qualcuno.
«Che cosa...?»
«Chi è?»
«Moira?» indagò Mairead, riconoscendo la voce.
«Lumus» sussurrò la ragazza, illuminando se stessa, Henry e Dedalus, tutti con indosso la divisa e con le facce preoccupate. «Che fate in giro?» chiese Mairead, scuotendo la testa.
Dedalus mostrò la spilla del FIE. «Qualcuno ha usato la bacchetta per chiamarci...» spiegò annuendo.
«...e doveva essere successo qualcosa di grave per svegliarci in piena notte» completò la frase Henry, sfregandosi gli occhi per il sonno.
Mairead annuì, vedendoci finalmente chiaro: era probabile che fosse stato Dominique a suggerire l'idea di chiamare il FIE con le spille, visto che il ragazzo aveva sempre un senso pratico molto spiccato per risolvere le situazioni problematiche. A quel punto, tanto valeva farsi aiutare nelle ricerche. «Edmund è scomparso» rivelò ai tre Llapac in tono tetro.
Calò un silenzio carico di tensione, finché Moira non giunse alla stessa conclusione di Laughlin: «Perlustriamo prima il castello, poi vedremo il da farsi».
Scuri in volto, i quattro ragazzi annuirono, si divisero le zone in cui cercare e si diedero appuntamento in ingresso dopo un'ora esatta. «State attenti a non farvi beccare» fu l'ammonimento finale di Mairead. «L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno adesso è che i professori scoprano l'accaduto».
Dopodiché la ragazza si avviò a passo svelto verso l'ingresso della sala comune dei Nagard, con la speranza di incrociare Laughlin e Dominique. E per poco non si fece venire un secondo infarto quando, invece di incontrare i due ragazzi, quasi si schiantò contro un tornado dai capelli biondi. «Lily?» esclamò stupefatta, non appena riconobbe la compagna di squadra. «E tu che ci fai in giro?»
«Potrei farti la stessa domanda» fu la risposta sospettosa di Lily.
Le due ragazze si fissarono con astio malcelato per una manciata di secondi, finché Mairead non cedette: «Sei stata svegliata dalla spilla del FIE?»
«Come fai a saperlo?» indagò Lily, ora più preoccupata che ostile.
«Credo sia stata un'idea di Dominique» suppose Mairead.
«Dominique? No, non ha senso...» borbottò incerta Lily.
Mairead scrutò la compagna con occhio critico, certa che quella avesse un bel delitto da confessare.
Lily, infatti, sbuffò un paio di volte, ma alla fine cedette. «Io e Bearach usiamo le spille dell'EIF per contattarci e andare in giro la notte per esplorare il castello» raccontò, sfuggendo con gli occhi allo sguardo dell'altra. «Credevo mi avesse chiamato lui».
Come a confermare quelle parole, in quel momento comparve proprio Bearach, che si bloccò in mezzo al corridoio quando notò che c'era un intruso. «Ehi...» fu il suo saluto imbarazzato.
«Ormai siete svegli: datemi una mano a cercare Edmund, va'» commentò Mairead, scuotendo la testa rassegnata: sarebbe stato un miracolo se fossero riusciti a muoversi senza farsi beccare, vista tutta la gente che c'era in giro per quell'assurda missione di salvataggio.
Inutile dire che non trovarono Edmund da nessuna parte: controllarono in Sala Mor, nelle aule studio dei vari piani, nei bagni, nelle classi, in infermeria, nella sala trofei, in gufiera, nella cripta e nei sotterranei. Sir Percivall fu incaricato di perlustrare il bosco e la zona delle scogliere, ma se ne tornò al castello a mani vuote. Mairead, nel frattempo, andò a cercare nel covo segreto degli Extraiures e nella stanza dove la setta degli Eletti aveva tenuto prigioniero il dottor Cox, al secondo anno.
Nulla da fare.
«Edmund è uscito dal perimetro della scuola» fu l'ovvia conclusione che trasse Laughlin, quando si ritrovarono tutti assieme in ingresso, un'ora dopo.
«Già» asserì Dominique. «Il problema è: dov'è andato?»
«E come facciamo a raggiungerlo?» borbottò Henry.
Calò un silenzio rassegnato, interrotto dopo qualche attimo da un commento perplesso di Lily: «Laughlin, indossi la giacca al contrario?»
Il diretto interessato si osservò come se si vedesse per la prima volta, ma non riuscì a rispondere per l'improvvisa apparizione di una nona persona.
«Eccomi, scusatemi. Che mi sono perso?» esclamò la voce di Faonteroy, sopraggiunto proprio in quel momento.
«Che ci fai qui?» indagò Bearach, piuttosto perplesso.
Faonteroy sgranò gli occhi nella più pura espressione di sconcerto. «Mi avete chiamato» rispose con tutta la naturalezza del mondo, indicando la spilla del FIE che portava appuntata al corpetto.
«Un'ora fa» puntualizzò Lily.
Faonteroy sembrava scandalizzato. «Ma dovevo prepararmi» fu la sua ovvia risposta.
Incredibilmente, solo allora tutti notarono che il ragazzino era l'unico a non indossare la divisa scolastica, bensì un bizzarro abito da paggetto ottocentesco, con tanto di merletti di seta bianca sul collo e sulle maniche.
«Ma... che diavolo ti sei messo?» sputò fuori Laughlin, indeciso se essere disgustato o scoppiare a ridere.
Faonteroy si lisciò le pieghe dell'abito con aria altezzosa. «Quello che si conviene ad un nobile purosangue del mio rango. Dovresti indossare qualcosa di simile anche tu, Laughlin» commentò in risposta alle facce perplesse dei suoi amici.
Laughlin si ritrasse da lui, disgustato. «Non credo che mi vedrai mai andare in giro con tutti quei pizzi imbarazzanti» concluse scuotendo la testa.
Faonteroy preferì ignorare la provocazione. «Tu piuttosto indossi la giacca al contrario» commentò invece, con aria di superiorità.
«Non siamo qui per parlare di vestiti» tagliò corto Mairead, prima che i due cominciassero a litigare. «Dobbiamo trovare il modo di raggiungere Edmund. Qualcuno ha idee?»
Ci fu un lungo momento di silenzio, in cui ognuno frugò nella propria memoria, alla ricerca di qualcosa che li potesse aiutare.
Mairead sperò tanto che Dominique proponesse qualcosa di geniale perché, dopo Edmund, era lui ad avere le idee più brillanti. Invece, quando lei incrociò il suo sguardo, il Nagard scosse la testa dispiaciuto.
«Ci vorrebbero dei Lucht Siuil» se ne uscì alla fine Dedalus.
«Che cosa?» chiese Bearach, non ancora del tutto abituato alle stranezze del Llapac.
Dedalus sorrise allegro, come se avesse appena trovato la soluzione al problema della scomparsa di Edmund. «I Lucht Siuil, gli Irish Travellers» ripeté pieno di entusiasmo. «Tra le magie druidiche più interessanti che conoscono, ce n'è una che ti materializza vicino alla persona che stai cercando».
Laughlin sbuffò senza ritegno. «E questa dove l'hai letta? In “Aneddoti assurdi che nessuno vuole sentire”?»
Dedalus non si fece minimamente scoraggiare. «No, l'ha detta il professor Saiminiu a Magicologia Irlandese» rispose tranquillo.
«Non l'ha detta a lezione» fu il commento di Laughlin; tuttavia, visto che nessuno sembrava condividere la sua opinione, lui si sentì in dovere di ripetere: «Non l'ha detta a lezione».
Qualcuno borbottò qualcosa, ma non sembrava esserci nessuna persona preoccupata quanto lui per il fatto che con le idiozie sparate da Dedalus ci avrebbero potuto riempire la biblioteca del Trinity. «Non l'ha detta a lezione!» fu il suo ultimo, frustrato tentativo di mettere in chiaro le cose.
Mairead gli si avvicinò cauta, come per far restare la discussione solo tra loro due. «E se Dedalus avesse ragione?» azzardò in un sussurro.
«Non ha ragione» la liquidò senza mezzi termini. «E comunque anche se l'avesse, non conosciamo nessun Lucht Siuil».
«Noi no, ma Edmund sì» fu la replica di Mairead. Lo guardava con studiata intensità: sembrava volergli trasmettere il piano che aveva in mente senza che gli altri lo venissero a sapere.
Tuttavia, la cocciuta opposizione di Laughlin a qualsiasi idea giungesse da Dedalus non gli fece cogliere i taciti segnali lanciati dalla sua amica. «Però Edmund non c'è, ricordi? È lui che stiamo cercando» commentò con un certo sarcasmo.
La risposta di Laughlin irritò non poco Mairead. Gli si parò davanti con sguardo bellicoso e gli fece notare: «Laugh, potrebbe essere la nostra unica speranza, quindi metti da parte i tuoi commentini acidi, grazie».
Il ragazzo tentò di tenere a freno la lingua, ma non riuscì ad sottrarsi dal chiedere: «Ma come lo troviamo? Non sappiamo nulla di lui, se non che si chiama Rohiall e dorme con un vampiro!»
«Sappiamo anche che, di solito, la sua famiglia si accampa vicino al lago Key» sussurrò Mairead, tornando alla carica con il suo piano.
Laughlin fece una smorfia. «È un'indicazione un po' vaga».
Mairead ignorò il suo commento e gli bisbigliò quanto aveva progettato: «Usiamo il passaggio segreto per uscire dalla scuola, sfruttiamo il metrombino di Doolin per raggiungere Boyle e perlustriamo il lago a cavallo di scopa».
Laughlin, questa volta, non riuscì a evitare di commentare sarcastico: «Mi sembra un piano piuttosto labile».
«È l'unico che abbiamo» replicò Mairead, intransigente. «E poi speriamo in una botta di fortuna» completò, questa volta a voce più alta.
Lily scosse i vaporosi capelli biondi. «Audentes fortuna iuvat» fu il suo dotto commento. E c'era un che di spaventosamente Raloi nel suo sguardo.
«Qualsiasi cosa stiate progettando, veniamo anche noi!» intervenne prontamente Bearach. E, per quanto fosse quel genere di cosa che diceva sempre, non aveva affatto l'aria del moccioso esagitato che vuole unirsi ai giochi del fratello maggiore: sembrava molto più maturo del solito e completamente consapevole dei rischi che stava per correre. Lily si aggrappò al suo braccio e annuì con altrettanta convinzione.
«No, andremo solo io e Mairead» rispose Laughlin, improvvisamente spaventato dall'idea di mettere in pericolo il suo fratellino. Anche se Bearach pareva tutto tranne che un bambino spaventato.
«Non potete impedirci di venire con voi» intervenne Moira, in tono tranquillo ma deciso. «Edmund è anche nostro amico».
«Ben detto!» aggiunse Dominique, estraendo la sua bacchetta. Dedalus e Henry annuirono a loro volta.
Faonteroy, in compenso, mugugnò qualcosa di incomprensibile. «Io posso restare qui... a fare la guardia, per quando tornate» propose in tono incerto, sperando che il suo sorrisetto fiducioso li convincesse a lasciarlo indietro.
«Zitto, Faonteroy» gli intimò invece sua cugina, massaggiandosi le tempie. Stava pensando in fretta e a Faonteroy non piacque per niente il suo sguardo. Dopotutto, era chiaro a tutti che delle bacchette in più avrebbero fatto comodo per una missione verso l'ignoto; e questo sembrava capirlo benissimo anche Mairead.
«Va bene» mormorò infine la ragazza. «Andiamo tutti».

Faceva ancora freddo, la notte, per essere una serata di inizio maggio. Mairead, a cavallo della sua Nimbus, si maledisse per non aver preso con sé il mantello di lana. Stava perlustrando la zona intorno al lago Key insieme a Lily, l'unica che sapesse volare bene quanto lei e che, di conseguenza, riuscisse a starle dietro.
«Non la troveremo mai!» gridò la ragazzina, per sovrastare il vento che frustava loro la faccia.
Mairead aveva riferito a tutti che stavano cercando una carrozza rotonda di colore giallo ma, dopo un'ora di ricerche, stava cominciando a temere che il suo piano fosse davvero troppo labile per poter funzionare. La zona intorno al lago era immensa da perlustrare, avvolta dall'oscurità della notte e da una fastidiosa nebbiolina che saliva dalle acque. Mairead conosceva abbastanza bene la topografia del luogo, visto che Boyle non si trovava molto distante dal lago e spesso vi era si recata d'estate con suo padre. Sapeva dove si collocava il Forest Park Babbano, dal momento che l'aveva visitato almeno una volta all'anno, quando frequentava la scuola elementare di Boyle; si ricordava bene anche del castello sull'isola, che tante volte l'aveva affascinata da bambina; era inoltre a conoscenza del fatto che sulle rive del lago si trovasse uno dei più rinomati pub magici di tutta l'Irlanda. Ma tutte queste informazioni non la aiutavano per nulla ad individuare un maledetto carrozzone giallo di Irish Travellers.
Completamente scoraggiata, Mairead fece segno a Lily di scendere a terra. Le due ragazze planarono in una piccola radura, sufficientemente nascosta da occhi indiscreti. Solo quando furono scese dalle scope, Lily osò porre la domanda: «E ora?»
«E ora non lo so» replicò sconsolata Mairead. «Forse faremmo meglio a tornare al Trinity».
In realtà, non riuscì a terminare la frase che un'ombra scura si stagliò alle sue spalle.
«Cosa...» provò ad avvertire Lily.
«Profumi di buono» sussurrò una voce roca all'orecchio di Mairead.
La ragazza cacciò un urlo e si scansò in una frazione di secondo. Lily estrasse la bacchetta e la puntò dritta davanti a sé. «Stai lontano da noi» gli intimò, la voce che tremava appena, ma lo sguardo ghiacciato.
Anche Mairead estrasse la sua bacchetta per puntarla contro lo sconosciuto, il quale, tuttavia, non sembrava essere armato né pareva aver l'intenzione di attaccarle. La ragazza, per prudenza, decise di non abbassare la guardia, ma si azzardò a chiedere: «Cosa vuoi?»
L'uomo avanzò di qualche passo verso di loro, finché non uscì dall'ombra proiettata dalle fronde degli alberi e non fu illuminato dalla luce della luna. Allora le due ragazze poterono notare la sua pelle bianca come quella di un cadavere, le profonde occhiaie scure e quella bocca rossa come il sangue da cui sbucavano due canini affilati.
«Un vampiro...» sussurrò la voce tremolante di Lily. Perché, un conto era fare la coraggiosa tra le rassicuranti mura del Trinity, un altro era trovarsi faccia a faccia con una creatura del genere.
Anche Mairead, per una frazione di secondo, pensò che la cosa migliore sarebbe stata tornare a cavallo delle loro scope e squagliarsela il più in fretta possibile, senonché le balenò in mente una frase di Laughlin.
...dorme con un vampiro.
«Rohiall!» esclamò Mairead, afferrando il braccio di Lily per trattenerla, prima che quella schizzasse via sulla sua scopa.
Il vampiro fece un segno d'assenso con il capo. «Lo conosco» asserì.
«Dove possiamo trovarlo?» chiese Mairead, ignorando le proteste sussurrate di Lily, che stava cercando di farle capire che conversare con un vampiro non doveva essere una buona idea.
La creatura, come niente fosse, si girò e disse: «Lì».
Nessuno seppe dire se il carrozzone giallo fosse comparso in quel luogo per le parole del vampiro o se si fosse già trovato lì ma fosse stato invisibile agli occhi di chi non sapeva dove cercarlo. Una sola cosa era certa: avevano trovato i Lucht Siuil.
Mairead si lasciò sfuggire un sorriso. «Eddy, stiamo arrivando».







Perdono! Perdono! Perdono! Perdono!
Lo so, sono in terribile ritardo! Scusatemi davvero, ho avuto una serie di contrattempi accumulati uno sull'altro. E il prossimo periodo non sarà tanto migliore, ma prometto di aggiornare con più regolarità.
Comunque, avevo promesso a tutti che il FIE sarebbe sceso in campo, no? Eccoli qui, belli come il sole! XD Avanti, non sono divertentissimi insieme?
Avevo anche promesso un po' di azione, no? Ci saranno incantesimi alla grande, nel prossimo capitolo, anche perché andremo a recuperare quel cretinetto di Eddy... che ovviamente è andato a cacciarsi nei guai! Se no che gusto c'è? Dove è finito? Lo vedrete...! ;)
Intanto, godetevi qualche link:
QUI il sito del
Lough Key Forest Park, il parco forestale a sud del lago Key;
QUI una foto del castello sull'isola in mezzo al lago, molto suggestivo;
QUI la google maps del lago, così potete anche divertirvi a trovare Boyle;
QUI, infine, un disegno fatto da me, che non è proprio prioprio il disegno del capitolo, ma erano tanto carini! *-* Sono i ragazzi del FIE, in tutto il loro splendore! XD
Grazie a tutti per la vostra pazienza! Se tutto va bene, ci rivediamo fra un mese, lunedì 6 maggio.
A presto,
Beatrix

   
 
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